Tafanus
giovedì 4 dicembre 2025
Elsa Armengou - Arietis
Sembra che Elsa Armegou, sorella più giovane di Alba (che ha ormai una solida notorietà internazionale), abbia deciso di raggiungere la sorella maggiore, riuscendovi?
martedì 25 novembre 2025
sabato 22 novembre 2025
Addio a Ornella Vanoni... Grazie per aver innalzato il livello della canzone italiana, e non solo, ad "alta quota"
Oggi, spulciando fra i miei dischi, e le mie ricerche di altro di Ornella, ho toccato alcune delle cose più belle che mi sono tornate in mente, di tutte o quasi le cose di Ornella, quasi mia coetanea, di cui ho avuto il privilegio di seguire lo sviluppo della sua vita musicale, durata 65 anni.
Grazie, Ornella. Per me e mia moglie sei stata una "compagna di strada" per 65 anni.
Ti ricorderemo sempre per "cosine così":
Ma mi - Le mantellate - Senza fine - Tu si 'na cosa grande - Io ti darò di più - La musica è finita - Tristeza - Una ragione di più - Eternità - L'appuntamento - Albergo a ore - La voglia, la pazzia - Il cielo in una stanza - Ho capito che ti amo - Se stasera sono quì - Vedrai, vedrai - Una ragione di più - Io mi fermo qui
venerdì 7 novembre 2025
I fantastici (o fantasiosi?) records della "pesciarola" Meloni
Non passa giorno che su Tele Meloni non ci sia un défilé della Meloni con un minimo di sei "mises" diverse. E dati i suoi gusti estetici, sembra di assistere al giorno dei saldi alla Conad. Naturalmente Tele Meloni ad ogni apparizione della pesciarola non dimentica mai di esporre il cartello
"PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI"
Saggia decisione. Se non ce lo ricordasse ogni giorno, faremmo fatica a non inquadrarla, piuttosto, come "Presidente del Coniglio", data la sua propensione ad eseguire ogni giorno gli ordini del suo pigmalione Donald Tromb (incluso quello di "baciare" le sue parti basse?). Non è una affermazione; è una domanda.
Non passa giorno senza che la Meloni non ci ricordi del suo "milione di posti di lavoro". Un vero miracolo economico, dal momento che da ben 31 mesi, senza un solo mese di pausa, scende inesorabile il valore della produzione industriale. Un vero "miracolo economico". Mentre la Meloni vanta ogni giorno la "durata record" della sua presidenza, i giornali economici seri (a partire dal Wall Street Journal), documentano la tragedia di una nazione che è ormai quasi la "maglia nera" di un'Europa che non brilla certamente per crescita... Anzi.
Una totale sprovveduta in economia. Forse l'unica persona al mondo (fra le titolari almeno di un diploma) che straparlano di spread e dimostrano ogni giorno di non aver capito cosa sia lo spread. Già... la pesciarola è (recidiva) l'autrice di una dichiarazione esilarante. Quando la Germania è entrata in crisi economica (che è tutta da ridere, rispetto alla crisi italiana), ha iniziato a spiegarci ogni giorno (quindi non era distratta, ma convinta), che il calo dello spread fosse la prova che le istituzioni internazionali ormai si fidassero più dell'economia italiana che di quella tedesca (e io sono stato in dubbio se risolvere ridendo o piangendo).
Verde, signora economista.. Le spiego, come si farebbe con un bambino di terza media inferiore, cosa sia lo spread: dicesi SPREAD la DIFFERENZA fra i tassi d'interesse italiani per i titoli di stato a 10 anni, e i tassi tedeschi, espressa in centesimi di punto. Spieghiamoci con un esempio: se lo spread è parti a 200, significa che prestare i soldi allo stato per dieci anni, i mercati prestano soldi alla Germania - poniamo - accontrntandosi di un rendimento dell'1%. All'Italia chiedono il triplo: il 3%. Chiedono cioè un tasso più alto di due punti, cioè di duecento centesimi di punto, cioè di 200 c.d. "punti-base".
Vede, lo spread è una cosina che - contrariamente alle sue dichiarazioni (che possono essere dovute o ad ignoranza, o a disonestà) indicano che finchè il numeretto sarà positivo (come ora, prossimo a 100) vorrà dire che per ora gli investitori chiedono all'Italia un interesse pari - a spanne - al doppio di ciò che chiedono alla Germania. Con buona pace per la cazzata sparata di recente, che gli investitori sarebbero ora più tranquilli comprando titoli dell'italietta meloniana, madrina dell'evasione fiscale, e delle tasse assimilate al "pizzo".
E veniamo ora al "record di durata" della sua legislatura. Vede, signoramia, potrà vantarsi solo quando e se batterà "i nemici" per SOMMA delle legislature. Per farla contenta, le elenco chi ha avuto tempi di legislatura complessivi superiori, a volte in misura imbarazzante, ai suoi circa 1100 giorni:
Mussolini--7532
Depretis----3197
Berlusconi-3088
Andreotti---2678
Giolitti------2669
De Gasperi-2591
Moro--------2279
Crispi--------2098
Fanfani------1888
Prodi---------1608
Minghetti----1543
Di Rudini----1403
Lanza---------1304
Zanardelli----1165
Meloni--------1108
sabato 1 novembre 2025
"Ce ne freghiamo della galera camicia nera trionferà!" (...ma per adesso trionfano solo solo stupidità e atti criminali...)
Quei «bravi ragazzi» di Parma
Giovinezza Cori fascisti nella sede dell’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia. E Giorgia Meloni si chiude in un silenzio imbarazzato

«Ce ne freghiamo della galera camicia nera trionferà! E se non trionfa sarà un macello con il manganello e le bombe a man! Duce! Duce! Duce!».
A cantare, si capisce dalle voci, è un gruppo di ragazzi giovani e giovanissimi. Il cellulare che riprende si trova a qualche decina di metri dalla sede di Fratelli d’Italia di Borgo del Parmigianino, a Parma, ma le voci che provengono dall’interno rimbombano tutto intorno. Dalla finestra si vede sventolare una bandiera tricolore, sulla porta, ben visibile, un manifesto elettorale con la foto della premier e la scritta «Meloni».
OGNI VOLTA CHE SI APRE uno spiraglio sulla vita interna di Gioventù Nazionale, l’organizzazione erede di Azione Giovani, il copione è sempre lo stesso: saluti romani, slogan fascisti, teorie e parole d’ordine appartenenti a un immaginario nostalgico più che a una destra conservatrice e democratica come si vuole presentare Fratelli d’Italia. Dopo l’inchiesta di fanpage.it, che mostrava il doppio volto della gioventù meloniana, tutto lo stato maggiore del partito si è dato da fare per riabilitare l’immagine dell’organizzazione giovanile, dalla premier in giù. Ma ogni volta un nuovo caso riapre la questione della formazione politica, dei simboli e delle mitologie in cui crescono i ragazzi e le ragazze di FdI.
Subito dopo la diffusione del filmato sono iniziate le prese di posizioni politiche. «È molto grave, aspettiamo di sentire una presa di distanza dalla presidente del Consiglio Meloni, o forse tacerà anche questa volta?», ha commentato la segretaria del Partito democratico Elly Schlein. Da Avs è Angelo Bonelli a incalzare, ricordando come Meloni da una parte definisce l’opposizione «peggio di Hamas», mentre se in una «sede del suo partito si cantano cori fascisti, si inneggia al Duce» allora «improvvisamente tace».
DA VIA DELLA SCROFA subito hanno messo le mani avanti. Il primo a parlare è il responsabile nazionale dell’organizzazione Giovanni Donzelli. «Da noi, chi sbaglia paga. A sinistra non so. Gioventù nazionale aveva provveduto a commissariare la federazione di Parma autonomamente e ben prima che il video venisse pubblicato e circolasse sui media. Da noi non c’è spazio per la nostalgia dei totalitarismi», ha spiegato Donzelli, ributtando la palla nel campo della sinistra, accusata di coprire i violenti e i nostalgici della stagione della lotta armata. Sarà, ma intanto il responsabile cittadino di Gioventù nazionale, Jacopo Tagliati, fino a ieri mattina continuava a postare sulla propria pagina social e nulla trapelava sulla sua rimozione dall’incarico (forse per questo la pagina è finita offline).
Alle ultime elezioni comunali Fratelli d’Italia si è presentata da sola, candidando come primo cittadino Priamo Bocchi, senza superare il 7,5% dei consensi. È lui l’uomo forte del partito a Parma. Capogruppo in consiglio comunale, nel 2024 ha conquistato anche un seggio in regione Emilia Romagna, mantenendo il doppio incarico. A pochi mesi dall’elezione ha fatto parlare di sé per alcune dichiarazioni in aula sui femminicidi: «L’uomo ha perso virilità ed è troppo dipendente dalla donna, quando viene respinto va in tilt». E poco tempo dopo, a proposito dell’utilizzo della Ru 486: «Consente l’aborto a domicilio, si consente a una donna di abortire da sola nel bagno di casa, espellendo il feto e tirando lo sciacquone».
Ma a Parma Fratelli d’Italia non è l’unico partito a far parlare di sé per gli inni a Mussolini e le parole sui femminicidi. Nell’ultimo anno anche l’estrema destra neofascista si è riorganizzata. A marzo CasaPound ha rilanciato la sua presenza in città con un grande concerto e successivamente con l’organizzazione di ronde per la sicurezza. Il raduno neofascista aveva mobilitato la reazione della società civile e democratica. A difenderlo, il solito Bocchi, che in una lettera alla Gazzetta di Parma aveva parlato «dell’isterica e anacronistica reazione» dei «gendarmi della libertà e della democrazia».
QUELLO DI MELONI E LA RUSSA è il più novecentesco dei partiti italiani. Il tesseramento, la militanza di sezione e la gavetta nell’organizzazione giovanile fanno parte del cursus honorum che tutti gli attuali parlamentari, ministri, sottosegretari hanno fatto per arrivare dove sono oggi. Eppure la musica, gli slogan, i libri che si leggono, le idee che circolano nelle sezioni giovanili del partito sono sempre gli stessi. Un bagaglio che arriva dritto dagli anni Settanta e che è rimasto fermo. Così è accaduto che l’incongruità tra quello che si professa in pubblico e quello che si fa nel privato della vita della propria comunità politica, non sia più percepito come una contraddizione, ma come un discorso codificato. Il fascismo viene condannato con i giornalisti, mentre fa parte della propria identità in sezione. E tutto si tiene. In serata, un centinaio di persone ha partecipato al presidio indetto dal collettivo Azione Antifascista. Intano la Procura di Parma ha aperto un fascicolo per ora senza indagati e senza ipotesi di reato.
martedì 14 ottobre 2025
domenica 12 ottobre 2025
...ma guarda un po'... il "branco non era costituito da immigrati, ma da bravi ragazzi italiani...
Palermo, cerca di sedare una rissa: muore con un colpo in fronte. Fermato il presunto omicida
Credit: Repubblica.it Francesco PatanèLa vittima, Paolo Taormina, 21 anni, figlio del titolare del locale. La prima ricostruzione: ha cercato di bloccare il branco che si stava scatenando contro un ragazzo a terra. Il fermato è un giovane di 28 anni dello Zen. I carabinieri gli hanno trovato addosso una pistola
E' stato fermato, nel rione Uditore, il presunto autore dell'omicidio di Paolo Taormina, il 21enne ucciso la notte scorsa a Palermo. Il fermato è Gaetano Maranzano, un ventottenne originario dello Zen. Il giovane era in casa assieme alla compagna. Nella perquisizione i militari gli hanno rinvenuto addosso una pistola.
L’omicidio nella zona champagneria, nel cuore di Palermo e della movida palermitana, a 50 metri da Teatro Massimo. Un giovane è stato ucciso con un colpo di pistola alla fronte fra i tavolini del locale O'scruscio in piazza Spinuzza. Il delitto è avvenuto alle 3:30. Da quanto si apprende l'omicidio è avvenuto al culmine di una rissa a cui la vittima non ha partecipato.
Il giovane si chiama Paolo Taormina, 21 anni, ed è figlio dei titolari del locale. Avrebbe tentato di calmare un gruppo di avventori che stavano picchiando un ragazzo. La vittima pare volesse fermare la furia del branco contro un ragazzo a terra. Pareva esserci riuscito. Ma all'improvviso uno del branco ha estratto la pistola e gli ha sparato a bruciapelo.
Il gruppo si è poi dileguato a bordo di scooter. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 che non hanno potuto che constatare il decesso. Le indagini sono affidate ai carabinieri del reparto operativo e della compagnia di piazza Verdi. La zona è stata transennata per consentire i rilievi del nucleo investigazioni scientifiche.
Gli investigatori hanno visionato le molte telecamere dei locali di piazza Spinuzza. Comprese quelle del locale O’ Scrusciu. Da quanto trapela e dal racconto dei testimoni chi ha sparato era a volto scoperto, come gli altri protagonisti del feroce pestaggio del ragazzino.
Non è confermato ma si tratterebbe ancora una volta del gruppo di giovani dello Zen. Le ricerche per ora si stanno concentrando su questa pista. A pochi metri di distanza c’è il locale dove i protagonisti della strage di Monreale, anche loro dello Zen, si fotografarono prima di salire e uccidere i tre ragazzi a fine aprile.
«I locali di piazza Spinuzza sono uno dei punti dove si ritrovano – racconta Mariano, barista di un locale a pochi metri – Questo è uno dei punti da cui partono a tarda notte per fare casino».
"Ma come si fa? Qual è la motivazione. Mi hanno distrutto la vita. Come si fa a sparare in testa a un ragazzo? Come faccio a vivere ora? Mi avete tolto la speranza". Urla disperata la madre di Paolo Taormina. Attorno alla donna parenti e amici che cercano di consolarla.
"C'era una rissa. In dieci picchiavano un ragazzino. Paolo è uscito e ha detto loro di smetterla e di spostarsi perché loro dovevano lavorare. Sembrava finita, quando uno lo ha colpito a distanza ravvicinata". Così uno dei giovani che ieri era davanti a O Scruscio racconta l'omicidio di Paolo Taormina. "Stava lavorando, stava lavorando. Si stava guadagnando il pane. Come si fa ad ucciderlo per una banale rissa?", si chiede il giovane che era amico della vittima.
venerdì 10 ottobre 2025
Una giornata indimenticabile: demoliti Iva Swiatek da Jasmine Paolini, e Donald "Trumpet" dalla Machado
Una giornata così... Il giorno dei miti che crollano. In una giornata che non possiamo che definire indimenticabile, due miti (o meglio... un mito e un mitomane) crollano quasi contemporaneamente.
Iniziamo dal fatuo, che ci sbrighiamo prima - Oggi erano in programma a Wuhan i quarti di finale di un WTA 1000 di tennis. Uno degli incontri il cui esito era dato per scontato dagli "espertoni" dei siti web di tennis e dai siti di scommesse, era quello fra la "quasi-eterna" leader Iga Swiatek, con un record di vittorie consecutive e di permanenza al n° Uno del tennis quasi senza pari, e la irresistibilmente simpatica (e da un paio d'anni anche bravissima) Jasmine Paolini.
Lo confessiamo: eravamo fra quelli che temevano una "quasi certissima" sconfitta di Jasmine. Invece... Pronti, via! Si inizia con la Swiatek al servizio, e Jasmine le infligge un break vergognoso: 4 punti a zero. Si fila lisci fino al 4/0 per Jasmine, che a questo punto perde l'unico game del primo set, e poi chiude in bellezza il primo set con un incredibile 6/1, in mezz'oretta scarsa.
Non molto diverso il secondo set, che si chiude con la vittoria di Paolini. Il tutto si consuma in 65 minuti, con un nettissimo 6/1 6/2 per Paolini. Una cosa che spiazza tutto il mondo del tennis. All'inizio dell'incontro, gli espertoni dei siti di tennis e di scommesse quotavano per "quasi certissima" la vittoria della polacca.
Incuriosito dal nettissimo punteggio, scorro all'indietro l'elenco degli incontri della Swiatek, per capire a quando risaliva l'ultima sconfitta per un complessivo 3 games a 12... Ho dovuto smanettare fino agli US Open 2022 per trovare un risultato invertito fra le due, ma tre anni fa la Swiatek era stabilmente n° uno al mondo, e Jasmine navigava intorno alla 50° posizione.
E' vero che la Swiate ha perso quest'anno 3/12 dalla Gauff, ma è altrettanto vero che la Gauff è una che ha perso tre incontri su tre da Paolini!
In precedenza, bisogna risalire fino al giugno 2019 per trovare una sconfitta della Swiatek col passivo di 3/12. ma nel 2019 la sua avversaria era tale Stosur (allora fra le top-players), e la Swiatek aveva 17 anni, ed era solo una promessa da verificare.
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E ora andiamo sulle cose serie...
Donald "Trumpet" e il tentativo di "appropriazione indebita" del Nobel per la Pace
Donald Trumpettone vince il Nobel per la Stupidità. Quello per la pace lo pretendeva, ma è stato trombato (omen...nomen). E la cosa tragica per il trumpismo" è che chi lo ha "stirato" non solo è una donna, ma non è neanche una komunista trinariciuta, ma una donna di destra democratica (esistono, ogni tanto, anche a destra...)
Raccogliamo nelle righe che seguono il "chi é" di Maria Corina Machado, rubandolo da
https://www.ilpost.it/2025/10/10/maria-corina-machado-vincitrice-nobel-per-la-pace/
e sperando che ilpost non ce ne voglia...
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María Corina Machado, vincitrice del Premio Nobel per la Pace del 2025, è la leader dell’opposizione al regime di Nicolás Maduro in Venezuela: a causa della repressione politica del regime oggi vive in clandestinità, ma rimane probabilmente la politica più popolare del paese, e l’unica che è stata capace negli ultimi anni di unificare l’opposizione.
Machado è formalmente leader dell’opposizione dal 2023, quando vinse le primarie dell’opposizione con oltre il 90 per cento dei voti, ma è una figura importante della politica venezuelana da decenni. È una politica di centrodestra, con idee liberiste e conservatrici soprattutto in economia, e una contrarietà profonda al regime autoritario di ispirazione socialista guidato da Maduro.
A causa della sua popolarità, il regime le impedì di partecipare alle elezioni del luglio 2024, e lei scelse un suo alleato, l’ex ambasciatore Edmundo González, come candidato della Piattaforma Unitaria Democratica (PUD), l’ampia coalizione di 11 partiti provenienti da tutti gli schieramenti che lei aveva messo insieme. Benché González fosse il candidato ufficiale, la campagna elettorale fu condotta quasi esclusivamente da Machado, che era la leader di fatto e dei due la politica decisamente più popolare.
Secondo tutti i conteggi indipendenti, il PUD vinse le elezioni. Ma il regime di Maduro dichiarò ugualmente vittoria, falsificò i dati elettorali e cominciò una violenta repressione. Per alcuni mesi Machado e González cercarono di fare pressione sul regime, organizzando grandi manifestazioni nella capitale Caracas e in altre città del Venezuela. Ma la repressione si fece via via più asfissiante e arrivò a minacciare l’incolumità fisica dei due oppositori. González decise di andare in esilio in Spagna. Machado fu brevemente arrestata a gennaio del 2025, poi entrò in clandestinità, e da allora non si sa dove si trovi. In una intervista, qualche settimana fa, ha detto di essere ancora in Venezuela e di esserci sempre rimasta, ma nascosta.
Dopo i brogli elettorali del 2024 e a causa della dura repressione, l’opposizione in Venezuela si è disgregata. Alle successive elezioni legislative e amministrative di maggio di quest’anno l’opposizione ha deciso di boicottare il voto, una tattica già usata in passato e sempre in maniera fallimentare. Il regime ha vinto con un’ampia maggioranza parlamentare e ha ottenuto il controllo di 23 stati federali su 24.
Il comitato norvegese ha detto di avere premiato Machado per «il suo instancabile lavoro nella promozione dei diritti democratici per il popolo venezuelano e per la sua lotta per ottenere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia».
Al tempo stesso, la scelta di Machado è quella che potrebbe essere meno sgradita al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che puntava tantissimo a ottenere il riconoscimento. Trump per mesi ha detto molto esplicitamente di meritarsi il Nobel, e ha minacciato ripercussioni sul comitato di selezione e sulla Norvegia (il paese che lo organizza), se non lo avesse ricevuto [...]
Tafanus
venerdì 3 ottobre 2025
Ci siamo inutilmente preparati a ridere su Camila Giorgi all'Isola dei Fumosi. Ci ha traditi!
Camila Giorgi lascia L’Isola dei Famosi, spunta una foto che fa sorgere i dubbi sulla reale motivazione
Le parole di Camila Giorgi in diretta: “Non potevo restare”
“Ho lasciato a casa una situazione difficile. I miei cari si trovano in Argentina e stanno attraversando problemi di salute, per questo hanno bisogno di me”, ha dichiarato Camila nel corso della puntata. “L’esperienza sull’Isola è stata intensa e complicata. Non ero pronta del tutto, ma ho vissuto comunque momenti belli e ho conosciuto persone speciali”, ha concluso con emozione.
La conferma della sua uscita anticipata è arrivata anche dalla conduttrice Veronica Gentili, che ha rivelato come la produzione fosse stata contattata poche ore prima dai familiari della Giorgi per comunicarne le difficoltà.

[...] Secondo quanto riportato, la Giorgi avrebbe rimandato più volte l’incontro con la produzione prima della partenza, e si sarebbe mostrata poco entusiasta all’idea di partecipare. Alcune voci parlano anche di una trattativa parallela con Pechino Express, che avrebbe contribuito al suo comportamento esitante.
Nel frattempo, anche Nunzio Stancampiano e Spadino hanno abbandonato l’avventura honduregna, ma a differenza della tennista si sono concessi un giorno di relax nel resort della produzione prima di fare ritorno in Italia. Mare, sole e comfort a cinque stelle: una chiusura decisamente più soft rispetto al clima teso sull’isola.
In molti si chiedono se il loro ritiro sia stato coordinato per godersi il viaggio di ritorno insieme, alimentando critiche da parte del pubblico e generando malcontento anche all’interno della produzione, già provata da una lunga serie di abbandoni [...]
L’Isola dei Famosi 2025 in difficoltà: troppi ritiri e tensioni interne - Con l’uscita di Camila Giorgi, Nunzio e Spadino, il numero dei concorrenti che hanno lasciato il reality cresce in modo preoccupante. Questa edizione rischia seriamente di entrare nella storia come la più instabile di sempre, sia per i bassi ascolti, sia per le continue defezioni.
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Un vero peccato! Stavamo già pregustando le sapide considerazioni della Giorgi dall'isola, ma siamo stati mollati sul più bello... Chissà perché...
Che abbia improvvisamente scoperto che con l'Honduras ci sia la possibilità di essere instradati verso l'Italia, per rispondere nei tribunali dei tanti reati sui quali lei e la famigliola sono accusati?
Un piccolo campionario: falso ideologico per l'affaire "vaccinazioni anti-Covid" falsamente certificate; evasione fiscale totale per miliardi, essendo sconosciuta al fisco italiano; inadempienza contrattuale con la FIT; fuga dalla villa di Calenzano, dimenticandosi di pagare i canoni arretrati d'affitto della villa, e portandosi via un container di mobili e tappeti pregiati...
Oppure è troppo impegnata nella scrittura del libro di favole che aveva minacciato di dare alle stampe?
Ai posteriori l'ardua sentenza!
Tafanus
mercoledì 1 ottobre 2025
In morte del blog "Tafanus"
Come annunciato nei giorni scorsi, il glorioso "Tafanus" è stato ucciso, col breve preavviso di tre settimane, dalla piattaforma "Typepad" (che oltre tutto non era neanche gratuita). Un preavviso di tre settimane per trasferire circa ventimila post!
Fatti i conticini? Venti giorni di tempo per trasferire su altra piattaforma ventimila post. Mille post al giorno, ma senza alcuna possibilità di trasferire ANCHE alcune decine di migliaia di commenti che - lo dico con sincerità - spesso erano anche più interessanti dei post ai quali si riferivano.
Su ventimila e passa post, ieri, implacabilmente puntuale, alle ore 24, tutto si è fermato. Avevo fatto in tempo, in tre settimane di fatica, a salvare e trasferire circa 1500 post su 20.000, e lo zerovirgola dei commenti.
TUTTI i post dal 2017 a oggi sono persi, insieme al 99% dei commenti.
TUTTA la sezione "Tennis" è andata persa, così come la "Rassegna Stanca"
Nessun danno economico, perchè non accetto NESSUN banner pubblicitario (per decisione personale, a garanzia della indipendenza delle mie opinioni - giuste o sbagliate - dai "danée")
Da oggi ciò che resta (e ciò che arriverà) chi ha voglia lo troverà, per il "tafanus", a uesto link:
https://tafanusnew.blogspot.com/
Gli appassionati di tennis troveranno qualcosa di vecchio (e tutto il nuovo che arriverà) su quest'altro link:
https://tennis-tafanus.blogspot.com/
Infine, gli appassionati di tennis e/o di buona musica jazz "main-stream" , troveranno molta roba selezionata sulla mia pagina youtube, a questo indirizzo:
@antoniocrea6058
Chiesto processo per Papi Tiziano Renzi e mum Laura Bovoli (Emissione di fatture false... non hanno ammazzato nessuno...)
Tiziano Renzi e Luigi D'Agostino
La procura di Firenze ha fatto richiesta al gip di rinvio a giudizio per i genitori dell’ex premier e segretario del Pd, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, accusati di emissione di fatture false tramite l’azienda di famiglia Eventi 6 e la Party srl nell’ambito dell’affare degli outlet The Mall del gruppo Kering (Gucci). Chiesto il processo anche per il loro ex socio, il faccendiere pugliese Luigi Dagostino, che deve rispondere delle stesse accuse più di un’altra per truffa.
L’inchiesta condotta dai pm fiorentini Christine von Borries e Luca Turco, ha acceso un faro su un incasso illegittimo di quasi 200mila euro ricevuto tra giugno e luglio 2015 dalle due società riconducibili ai genitori di Matteo Renzi. Grazie appunto a due fatture che gli inquirenti ritengono false e, soprattutto, ai magheggi di Dagostino. Secondo la ricostruzione dei pm, in particolare, i genitori dell’allora capo del governo si erano accordati con lo sviluppatore degli outlet, per emettere la fattura più rilevante, quella da 140mila euro oltre all’Iva, relativa a uno studio di fattibilità che però “non era mai stato effettuato”. La fatturazione è stata piuttosto laboriosa visto che sono state necessarie almeno due bozze prima di arrivare alla versione definitiva che parla di uno studio di fattibilità di un’area food nei pressi del The Mall di Leccio Reggello. Inizialmente, invece, come testimonia uno scambio di email, gli indagati avevano pensato a motivare il pagamento con lo studio di una “struttura ricettiva alberghiera” e dei relativi supporti logistici, quindi avevano aggiunto il food e poi hanno deciso che sarebbe bastata la sola ristorazione che compare nella terza e definitiva versione della fattura.
Grazie poi all’intervento di Dagostino che ha fatto tempestivamente mettere in pagamento le fatture, la Bovoli e Renzi hanno ricevuto quello che i pm definiscono “un ingiusto profitto” ai danni della società che ha effettuato il pagamento. Cioè la Tramor. Quest’ultima era un’impresa riconducibile alla famiglia Moretti di Arezzo che è servita da contenitore per lo sviluppo del progetto di ampliamento del The Mall di Leccio Reggello e che, a fine lavori, a giugno del 2015, è stata ceduta al committente Kering. Dagostino ne è stato amministratore fino al passaggio di mano, ma secondo gli inquirenti ha “abusato di tale carica anche dopo le dimissioni, agendo quale ideatore ed esecutore materiale” di quella che, sempre secondo gli inquirenti, si configura come una truffa. Che è venuta a galla quando, a fine 2017, l’amministratore di Kering in Italia ha corretto la dichiarazione dei redditi presentata dalla Tramor per il 2015, dopo aver verificato che due anni prima era stata pagata una fattura “non supportata da adeguata documentazione, dato che non rinveniva né il contratto di affidamento a tale società (la Eventi 6,ndr) né lo studio di fattibilità menzionato in tale fattura”.
Dopo la notizia della richiesta di rinvio a giudizio, è stata diffusa una nota di Federico Bagattini, legale dei genitori dell’ex premier: “La richiesta diffusa dalla stampa e della quale la difesa non ha conferma ufficiale è ampiamente compatibile con la nostra richiesta di andare a processo, formulata qualche tempo fa. Siamo certi di poter dimostrare in sede processuale l’assoluta correttezza dei comportamenti tenuti dai signori Renzi”.
martedì 30 settembre 2025
Matteo Renzi, e i "Cento Passi" verso l'affondamento del buonsenso e del Paese . Quarta puntata
Devo affrettarmi, perchè il giorno delle elezioni si avvicina, e non vorrei far mancare a nessuno (neanche a Maria Teresa Meli) delle ottime ragioni per non votare per il Bischero... Non vale la pena di esaminare tutti i punti. Moltissimi non si possono neanche analizzare perchè non vengono forniti né i dati sui costi, né quelli sulle fonti di finanziamento. Che vuoi discutere??? Allora esaminiamo le più demagogiche ecretine delle idee.
I "passi cretini"
In questa schermata, uno dei passi più demagocici e cretini è quello sulle colonnine per la ricarica delle auto elettriche. Riportiamo un test fatto da "Altro Consumo" sull'autonomia delle auto elettriche, e sui tempi di ricarica.
Auto elettriche: l'autonomia non è quella dichiarata
Abbiamo testato tre modelli di auto elettriche (Opel Ampera-e, Nissan Leaf e Renault Zoe) e tutti hanno un’autonomia nettamente inferiore a quanto dichiarato dalle case automobilistiche. Colpa dei test di omologazione, poco verosimili.
L'autonomia reale è ben diversa
Tutte le auto hanno mostrato un’autonomia reale molto più bassa del dichiarato. Nelle condizioni del test, Nissan Leaf può percorrere un massimo di 144 km contro i 250 km dichiarati; Opel Ampera-e 304 km invece di 520; Renault Zoe 232 km al posto di 400. Queste auto erano state omologate con il ciclo NEDC, un test su rulli (non su strada) poco realistico, perché accelerazioni e decelerazioni sono troppo modeste e non prevede l’accensione del climatizzatore né la presenza di carico a bordo: insomma un'auto in vetrina, non su strada.
I consumi sono falsati
Un altro dato falsato è quello sui consumi. Tra i consumi dichiarati e quelli misurati nel nostro test ci sono forti differenze: questi ultimi sono sempre più alti di quanto dichiarato dalla casa automobilistica (problema che riguarda sempre anche le automobili a benzina o diesel).
Tempi di ricarica lunghi
Infine, c'è il problema dei tempi di ricarica: ci vogliono diverse ore se pensiamo di fare il pieno di elettricità a casa (a una potenza di 230 V, utilizzabile con i normali impianti elettrici domestici). Il tempo di ricarica dipende anche dalla capacità della batteria dell’auto (più è grande, più tempo ci vuole per riempirla). Installando nel box sistemi di ricarica a potenza maggiore si può risparmiare tempo, ma è necessario sostenere costi maggiori per l'impianto potenziato. Durante il rifornimento si disperde in media un 5-10% di energia e anche questo incide, seppur indirettamente, sui consumi dell'auto.
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Ma parliamo adesso di cose serie in rapporto al "passo" renzino n° 42:
-a) Lasciamo fuori dal calcolo le auto ibride, utilizzate quasi esclusivamente a benzina, e solo in casi eccezionali e su brevissime distanze in modalità elettrica. Le immatricolazioni di auto elettriche in Italia, dopo clamorosi "incrementi percentuali", sono la follia di... 150 al mese.
-b) Cosa significano 15.000 colonnine di ricarica sul territorio nazionale?. Il conto è presto fatto: la rete stradale italiana è composta da 6.800 chilometri di autostrade, e da 858.000 chilometri di strade statali. NESSUNO conosce il chilometraggio di strade provinciali e conunali, ma le stime ad cazzum fanno salire il totale delle strade a circa 10.000.000 chilometri.
-c) Mano alla calcolatrice! Renzi promette, per fine legislatura (altrui) l'installazione di 15.000 colonnine, cioè di UNA colonnina ogni 67 chilometri. Come dire: Partite da Milano per andare a Parma, e in tutto il percorco trovate UNA colonnina. Mi direte: ma tanto le macchine elettriche sono poche, quindi quasi sempre si arriva alla colonnina e non cìè da aspettare : si mette la spina, si carica, e si riparte.
-d) E sti cazzi! La ricarica dura ORE, non minuti. L'autonomia è quella che è. Un'auto di prezzo abbordabile ha un'autonomia di circa 200 chilometri. E se dovete andare da Milano a Napoli?. Nessun problema: ogni ora e mezza di viaggio, vi fermate per un paio d'ore per ricaricare, e poi ripartite: freschi, riposati e incazzati. Proviamo a immaginare: partiamo da Milano, e venti chilometri prima di Bologna ci fermiamo. Un paio d'orette se tutto va bene, e poi possiamo fare un bel tratto da Bologna a poco dopo Firenze. Altre due orette di sosta, e siamo pronti a ripartire fino a Orte. Ancora due ore di ricarica, e siamo a metà strada fra Roma e Napoli. Qui ci fermiano solo un'ora, perchè siamo quasi arrivati. Fatto il conticino? 8 ore vi viaggio, più 9 ore di ricariche, seduti comodamente nella nostra bella auto elettrica a bestemmiare. In fondo, però, non è tanto scomodo! Basta partite alle 8 da Milano, e all'una di notte siamo già a Napoli.
-e) Però non inquinano! E sti ricazzi! Perchè, guarda caso, l'elettricità che compriamo nelle mitiche 15.000 colonnine, sono prodotte per due terzi non dal vento, dall'acqua, dal sole o dal mago Zurl', ma da comsudtibili fossili (petrolio e carbone). L'anidride carbonica che non produciamo noi, è prodotta dalle centrali a gasolio o a carbone. Noi spostiamo solo i punti di produzione di CO2 dalle nostre macchinette, a Vado Ligure. O no? Poi dobbiamo aggiungere i costi (e l'inquinamento ambientale) per il trattamento delle batterie morte. In fondo, si tratta solo di trattare robetta come il piombo, il litio, il manganese, il cadmio... e cché ce vò...
Caro Renzino, l'auto elettrica ha un senso solo come auto da città, per i pendolari che fanno massimo - per alcuni modelli - un centinaio di chilometri fra andata e ritorno dal posto di lavoro. Poi mettono la macchina nel box, e durante la notte ricaricano. Oppure per le signore che potranno andare a prendere l'aperitivo in centro anche nei giorni di blocco del traffico. E se così non fosse, resterebbe da spiegare perchè l'auto elettroica-elettrica rappresenti solo un mercato da meno di 2000 auto all'anno vendute, contro un milione e mezzo di auto vere. Comunque suona bene: "abbiamo (?) aumentato le vendite di auto elettriche, in un anno, del 20%! (traduzione: siamo passati da 125 auto al mese a 150. Un successone).
Andate avanti voi, che a me scappa da ridere, e sono morto di stanchezza, a furia di occuparmi delle minchiate di Renzi. Solo, per oggi un ultimo esempio sul valore degli aumenti percentuali delle spese: se Renzi dice: "Raddoppieremo i contributi per le famiglie con un disabile in casa", tutte le marieteresemeli d'Italia fanno clappete clappete. Nessuna di loro si accorgerà che Renzi starebbe parlando di portare i contributi PER OGNI DISABILE da 13 euro all'anno a 26.
Mi raccomando, adesso non correte a comprare per l'invalido di casa una sedia a rotelle elettrica firmata Pinin Farina, con cuscini Gucci e fodere Prada. Contenetevi
Tafanus
D'Alema: «Negoziato surreale, intesa dannosa. Il voto utile alla fine schiaccerà il Pd»
Ebbene si, lo confesso! Non riesco a condividere l'odio diffuso, anche a sinistra, nei confronti di Massimo D'Alema. E non è una non-antipatia di pancia. E' una condivisione di pensiero che ho avuto spesso. L'ho avuta quando - unico esempio in Italia - si è dimesso perchè aveva perduto le elezioni regionali. Dimissioni: lemma pressocchè sconosciuto nel mondo luccicante del renzismo. E l'ho avuta persino (adesso mi farò qualche altro centinaio di nemici), quando "ha fatto la guerra".
Si, lo confesso. Ma a qualcuno di quelli "che la guerra mai" i termini "Serajevo, Mostar, pulizia etnica, fosse comuni, stupri di massa, massacro di Matkale, Karadzic, Mladic, Srebrenica" (potrei continuare per due pagine) dicono o ricordano qualcosa??? Io sulla guerra alla Serbia della UN e della NATO (Italia inclusa) rimprovero due cose: hanno aspettato troppo (più di tre anni) per farla, e l'hanno fatta in maniera troppo morbida. Per la cronaca (e per i teorici del D'Alema Guerrafondaio): la "Guerra di D'Alema" è stata dicìhiarata tardi, e questo ha fatto sì che in un paese di 23 milioni di abitanti il bilancio di chiusura facesse contare più di 210.000 cadaveri, e circa un milione di feriti. In 15 famiglie su cento c'è stato un morto o un ferito., e nessuno è riuscito ancora a tentare un conteggio dei profughi, e delle donne (specie di religione musulmana) stuprate dalle bestie di Karadzic e di Mladic. Il tutto a mezz'ora d'aereo dalle nostre confortevoli case.
Ora questa intervista (arrogante? Si. Arrogante. Arrogante, ma stiamo al merito: D'Alema dice palle o dice verità inconfutabili? Se dice palle, mi si dica QUALI).
Un'ultima cosa, per salvare qualcuno dal dire che "io la penso sempre a rimorchio di D'Alema": due giorni fa ho scritto UN POST (quello precedente a questo) molto critico su Fassino, che una volta stimavo, e che adesso si è lasciato mandare allo sbaraglio a fare il ruffiano (pardon... "il mediatore") di Renzi, lanciandosi a capofitto in una impresa che ha finito col devastare non l'immagine di Renzi (chi potrebbe ancora peggiorarla?), ma la sua. Peccato. Oggi (due giorni dopo) nella sua intervista, con parole leggermente diverse, D'Alema esprime su Fassino esattamente lo stesso parere che avevamo espresso noi due giorni fa. Siamo fantastici, non vi pare??? Riusciamo a fare i lecchini di D'Alema addirittura in anticipo sui fatti.
Tafanus
L'intervista del Corsera a D'Alema
L’ex premier: «Basta appelli all’unità, ma cerchiamo di rispettarci in campagna elettorale». E precisa: «Dopo il voto non ci sarà una maggioranza. Un governo del presidente? La prospettiva è di una forte centralità del Parlamento e noi ci saremo» (di Aldo Cazzullo - corriere.it)
D’Alema, è proprio impossibile l’alleanza con il Pd? - «Sarebbe stata necessaria una svolta radicale di grande impatto sull’opinione pubblica. Non modeste misure di aggiustamento, che ci hanno proposto a parole mentre ce le negavano nei fatti in Parlamento. Un negoziato surreale».
Affidato a Fassino, che lei conosce da una vita - «Mi stupisco che una persona seria come Piero si sia prestata a un’operazione priva di senso. Non è con questi pannicelli caldi che si ricostruisce l’unità del centrosinistra. Ci vuole una temperatura, come per saldare metalli spezzati».
Ma così vi presentate divisi contro il centrodestra unito e contro Grillo - «Questa è una sciocchezza fatta scrivere ad arte ai giornali. Non è vero che il centrosinistra perde perché è diviso. Il Pd si è separato da una parte del suo popolo, e non c’è nessuna coalizione che possa porvi rimedio. Il centrosinistra unito ha perso ovunque. Io stesso sono stato a Genova a fare campagna per il candidato del Pd. Mi rispondevano: “È un bravo compagno, ma non possiamo votarlo; perché così voteremmo per Renzi».
Ecco il vero problema: Renzi - «No. Sono le scelte politiche del Pd a guida renziana. Questa storia del rancore personale è un’altra sciocchezza. Io ho lavorato fianco a fianco con persone che mi stavano antipatiche. Non si può dividere la sinistra per questioni personali. Se noi abbiamo deciso di dar vita a una nuova esperienza politica, ci sono ragioni profonde. Abbiamo un’idea del tutto diversa del Paese, del partito, della democrazia».
E se dopo le elezioni Renzi si facesse da parte, il dialogo potrebbe ricominciare? - «Non dipende solo dal leader, per quanto il Pd si stia caratterizzando come partito personale; dipende dalle politiche. Evitiamo che la campagna elettorale sia dominata da una polemica tra di noi. Finiamola con questo tormentone, questo assillo dell’appello unitario; perché così si creano le premesse per le recriminazioni successive. Se noi avremo dei voti, non saranno tolti al Pd, ma recuperati all’astensionismo. Smettiamola con queste sciocchezze che fanno soltanto del male, e cerchiamo di rispettarci. Non siamo dei matti, vogliamo riaprire una prospettiva di governo del Paese, ricostruire un centrosinistra autentico. Se avremo una forza consistente, costringeremo il Pd a dialogare con noi. E daremo maggior forza a quelli che dentro quel partito dicono che bisogna cambiare strada. Ce ne sono tanti».
Non è possibile neppure una desistenza nei collegi uninominali, come tra Ulivo e Rifondazione nel 1996? - «Noi avevamo fatto una proposta di buon senso: introdurre il voto disgiunto. Un conto è votare una persona nei collegi, un altro è votare una lista nel proporzionale. Ci hanno chiuso la porta in faccia. Hanno risposto di no con arroganza e cecità politica, ponendo la fiducia sulla nuova legge elettorale».
Di cui lei è grande estimatore - «È una legge mostruosa, pasticciata, confusa. Il Pd l’ha voluta pensando che il voto utile ci avrebbe schiacciato; poi in Sicilia hanno visto che il voto utile schiaccia loro. Sono rimasti imprigionati nella trappola che avevano preparato per noi. Mi chiedo che gruppo dirigente sia questo: dovrebbero essere gli eredi, oltre che di nobili tradizioni, di una certa professionalità politica. Ma se il bipolarismo diventa tra 5 Stelle e il centrodestra, la cui riunificazione è stata favorita da questa legge scritta dal Pd sotto dettatura di Forza Italia, allora chi non vuole Berlusconi voterà Grillo, e chi non vuole Grillo voterà Berlusconi».
Lei chi sceglierebbe? - «Io voterò per la nostra lista. Non partecipo a questo gioco di società. È inutile fingere che le prossime elezioni siano una sfida finale per il governo: tutti sanno che non ci sarà una maggioranza in grado di governare da sola».
A maggior ragione avrebbe senso riunire il centrosinistra, per dargli maggior forza - «Perché dobbiamo entrare in una dinamica suicida? I nostri elettori reali e potenziali non ci seguirebbero. Non è che, se ci alleiamo con il Pd, quelli che votano per noi votano per il Pd; chi lo pensa vive sulla luna; quelli che votano per noi sono in forte dissenso con il Pd. Quando un partito piccolo si allea con un partito grande, agli occhi degli elettori ne condivide l’ispirazione e ne accetta la leadership. Se una coalizione di questo genere dovesse vincere le elezioni, cosa altamente improbabile, sarebbe naturale che il capo dello Stato desse l’incarico al leader del partito principale. Da cui però ci divide tutto: la politica economica, estera, istituzionale. Anche il populismo».
Renzi è populista? - «A intermittenza, come ha scritto Stefano Folli. Promettere meno tasse per tutti e nel contempo più investimenti: questo è il populismo».
Vede che il problema è lui? - «Prima della scissione disse che gli dispiaceva, ma sul piano elettorale eravamo irrilevanti. Se siamo irrilevanti, non vedo perché dobbiamo essere tormentati in questo modo, come se dipendesse da noi il futuro dell’umanità».
Con Fassino almeno vi siete parlati? - «I giornali hanno scritto di una telefonata di 47 minuti. È durata 4 minuti e mezzo. Ho detto a Piero la verità: non decido io, parla con Speranza. Capisco che scrivere la verità sarebbe stato deludente. Occorreva evocare la presenza del cattivo».
Lei non sarà cattivo, ma Mdp dà l’idea di un’operazione di ceto politico. - «Fassino e Martina da dove vengono? E Renzi? Questa nostra fase costituente è caratterizzata da un’enorme partecipazione della società civile, del cattolicesimo popolare. Le nostre liste saranno le più aperte. La fondazione Italianieuropei ha collaborato all’organizzazione di due convegni con l’Associazione Elpis e la Romana di Studi e Solidarietà, vicine al mondo dei gesuiti e a quello dell’Opus Dei, per parlare di disuguaglianze e migranti. Questi sono gli interlocutori, questi i temi».
E il leader chi sarà? - «Lo decideremo al momento opportuno».
Lei chi vorrebbe? Grasso? - «Attendo disciplinatamente. Se il presidente del Senato decidesse di impegnarsi, sarebbe un valore aggiunto straordinario. È una delle personalità più stimate del Paese».
E Pisapia cosa farà? - «Non lo so. Mi pare un uomo tormentato, incerto. Nelle dichiarazioni è stato molto più radicale di me, ha chiesto al Pd netta discontinuità di programmi e di leadership. Ora leggo che Campo Progressista sta negoziando con il Pd. Mi aspetto siano coerenti. Discontinuità è una parola forte, non un elenchino di promesse per la prossima legislatura».
Pisapia si batte per l’unità a sinistra - «Capisco il suo afflato, ma questo progetto unitario non ha nessuna consistenza politica né programmatica. Sarebbe stato un segnale esaminare seriamente il provvedimento sull’articolo 18 che avevamo proposto; c’è una certa schizofrenia tra il dire e il fare».
L’abolizione dell’articolo 18 l’avete votata anche voi - «Io non sono in Parlamento. Molti sono usciti proprio per non votarla. Altri l’hanno votata per una logica di disciplina di partito, cui non intendiamo tornare. Quella controriforma ha contribuito a umiliare il mondo del lavoro. Se togli la tutela contro i licenziamenti ingiusti, cambi il rapporto di forza: la conseguenza infatti è il dilagare della precarietà. Il mio amico Padoan dice che la priorità sono i giovani…».
Invece? - «Invece abbiamo il record europeo di disoccupazione giovanile. E il record di stagisti che lavorano 12 ore al giorno e guadagnano 300 euro al mese. Il governo ha fatto affluire un fiume di soldi verso imprese e banche, e ora non trova 300 milioni per i pensionati. Ho provato una stretta al cuore nel vedere Renzi alla corte di Macron, mentre la Francia colonizza il nostro sistema economico, scala Telecom, fa incetta di marchi; e appena noi tentiamo una mossa in casa sua, nazionalizza i cantieri navali. Io sono un federalista europeo convinto, come Ciampi, Prodi e la Bonino. Renzi ha una visione dell’Europa intergovernativa, rivendicativa, da pugni sul tavolo. È all’opposto».
Per il dopo-voto lei ha parlato al «Corriere» di un possibile governo del presidente. Mdp ci sarebbe? - «Quello che stiamo costruendo non sarà più Mdp, sarà qualcosa di significativamente più ampio. La prospettiva per il dopo-voto è di una forte centralità del Parlamento. E noi ci saremo».
Intervista di Aldo Cazzullo
Caso biglietti ultrà: Andrea Agnelli squalificato per un anno
Un anno di inibizione (la Procura aveva chiesto 30 mesi e due turni a porte chiuse per la società) per il presidente della Juventus. Al club bianconero ammenda di 300 mila euro (di Matteo Pinci - Repubblica.it)
ROMA - Agnelli è colpevole. E dopo 10 giorni di attesa, l'inibizione arriva davvero: un anno di stop e una multa da 20mila euro, questo ha deciso il Tribunale nazionale della Figc, accogliendo l'accusa della procura federale sul bagarinaggio. Non le richieste: il pm della Federcalcio Pecoraro e i suoi uomini avevano infatti chiesto 30 mesi di squalifica per il presidente del club campione d'Italia. La sentenza - leggi squalifica - è effettiva da subito: Agnelli non potrà presentarsi in Lega, scendere negli spogliatoi e rappresentare il club in ambito federale. Ma lo stop, non superando i 12 mesi, se pure fosse confermata nei 3 gradi di giudizio non comporterà l'impossibilità di ricoprire incarichi federali per 10 anni. Colpevoli e sanzionati nello stesso modo anche gli altri deferiti: Francesco Calvo, ex direttore marketing, e Stefano Merulla, responsabile ticketing. Per il security manager Alessandro D'Angelo, invece, 1 anno e 3 mesi di inibizione e 20 mila euro di ammenda.
Nonostante lo "sconto" rispetto alle richieste della Procura, il verdetto è pesante. Per il giudice Cesare Mastrocola e la sua commissione giudicante, "sono emersi elementi di chiara colpevolezza a carico degli odierni deferiti, e, conseguentemente della Società" Juventus. E soprattutto, "La invocata estraneità del Presidente non possa ritenersi tale". Insomma, è colpevole. E il Tribunale riscontra come "l'Agnelli, con il suo comportamento abbia agevolato e, in qualche modo avallato o comunque non impedito le perduranti e non episodiche condotte illecite". Anche se a Agnelli viene scontato forse il più imbarazzante dei capi d'imputazione: quella sulla frequentazione con gli ultrà e con esponenti della criminalità organizzata. "Non é stata fornita prova concreta", la chiosa nella sentenza Figc, che aggiunge come Agnelli fosse "inconsapevole del presunto ruolo malavitoso. Il Tribunale non ritiene quindi sufficientemente provato che una simile frequentazione fosse dotata della contestata "consapevolezza" riferita allo status di quei tifosi".
Ma questo non ha impedito la sanzione, per la violazione dell'articolo 12, che regola i rapporti con gli ultrà, la prevenzione di fatti violenti e il divieto di contribuire al mantenimento dei gruppi organizzati. Per il primo grado di giudizio, il fatto che il club riservasse agli ultrà pacchetti di biglietti consentendone la cessione in numero superiore al consentito con la consapevolezza che diventassero oggetto di bagarinaggio, è "oltremodo preoccupante anche in ragione del fatto che non sono stati fenomeni sporadici e occasionali; in realtà le vicende contestate assurgono a vero e proprio modus operandi di una delle Società più blasonate a livello europeo per un lunghissimo arco di tempo ed hanno trovato la loro conclusione non già a seguito di un volontario cambio di rotta societario, ma esclusivamente per l'avvenuta conoscenza delle attività di indagine della Procura della Repubblica di Torino". Per poi puntare l'accento sulle "tessere abbonamento gratuitamente distribuite al gruppo Viking".
Esclusa invece sia la possibile estorsione da parte dei gruppi nei confronti della società, che "non trova conferma". E la presunta consapevolezza dell'appartenenza di alcuni ultrà a gruppi della criminalità organizzata cade anche per gli altri deferiti: "La notizia ufficiale riferita alla presunta appartenenza dei citati soggetti a cosche illecite - ricorda il giudice - venne resa pubblica in epoca successiva rispetto ai rapporti intercorrenti tra la dirigenza e la tifoseria". Respinte però tutte le tesi difensive del club e dei vari deferiti, "pienamente consapevoli delle "utilitá" finalizzate al mantenimento dei gruppi dei sostenitori ai quali avevano riconosciuto i predetti benefici in dispregio della normativa". Parole che pesano sull'immagine del presidente della Juventus, Agnelli: per questo, lui e il club - che se l'è cavata con una ammenda di 300mila euro, evitando la chiusura dello Stadium per due turni e quella della curva per un'altra gara, chieste invece dalla Procura - è pronto a presentare ricorso in appello. "Sono parzialmente soddisfatto perché siamo riusciti a provare la colpevolezza di tutti, ma i fatti sono talmente gravi che secondo me andavano sanzionati di più: per questo presenteremo ricorso". Il capo della Procura Figc, Giuseppe Pecoraro commenta così la sentenza. "Credo sia utile la valutazione di un'altra corte, tenendo presente che le risorse derivanti dal bagarinaggio sono andate alla criminalità organizzata, e questo è gravissimo".
Anche la Juventus, con un cominicato, ha annunciato che ricorrerà in appello: "Juventus Football Club, preso atto dell'odierna decisione del Tribunale Federale Nazionale, - è detto nella nota - preannuncia ricorso presso la Corte Federale di Appello nella piena convinzione delle proprie buone ragioni, che non hanno ancora trovato adeguato riconoscimento. La società esprime la propria soddisfazione perché la sentenza odierna, pur comminando pesanti inibizioni nei confronti del Presidente e delle altre persone coinvolte, ha 'dopo ampia valutazione del materiale probatorio acquisitò escluso ogni ipotesi di legame con esponenti della criminalità organizzata. Juventus Football Club ha fiducia nella giustizia sportiva e ribadisce di aver sempre agito in un percorso condiviso con le Forze dell'Ordine con l'obiettivo di contribuire alla piena salvaguardia della sicurezza e dell'ordine pubblico".
Matteo Pinci - Repubblica.it
Confesso che nonostante tutta l'antipatia viscerale che nutro per Andrea Agnelli, non sono riuscito a capire quali siano esattamente le accuse che gli vengono rivolte. Concorso in bagarinaggio??? Meaning? Andrea Agnelli, carico di immagine e di relazioni col "mondo che conta", si sarebbe messo a rifornire i bagarini di biglietti a gogò? A che pro? Per dividersi gli eventuali guadagni coi bagarini? Tutto è possibile, ma mi riesce assolutamente difficile pensare ad una cosa simile.
Oppure di aver affidato migliaia di biglietti ad agenzie di ticketing, che poi avrebbero fatto (accade spesso, per i grandi concerti) azioni di prevendita a prezzi esorbitanti? E in tal caso la colpa sarebbe di chi cede biglietti in prevendita alle varie ticket.one o booking.com (come è normalissimo), o ad eventuali profittatori nella "catena lunga" dello smercio dei biglietti?
Premetto che non è nelle mie corde assolvere nessuno "a prescindere", ma neanche condannare, a prescindere. Aspetto di saperne di più, perchè l'accusa mi sembra abbastanza incredibile.
Tafanus
L'inchiesta - "Quel cemento è colla" Le grandi opere pilotate con escort e bustarelle
Trenta arresti per il Terzo Valico e la Salerno-Reggio. Arrestato il figlio di Monorchio (ex Ragioniere Generale dello Stato), indagato il figlio di Lunardi (ex Ministro dei Lavori Pubblici di Berlusconi) (di Fabio Tonacci e Giuseppe Scarpa - Repubblica)
Renzi alla Salini-Impregilo - "E' qui la festa"?
ROMA. Nell'amalgama di imprese colluse, di relazioni tecniche taroccate per illudere sul rispetto delle tempistiche, di funzionari corrotti, affonda il segreto del perché, in Italia, le grandi opere pubbliche non finiscono mai. E del perché, quelle volte che arrivano a conclusione, si scoprono giganti con piedi di cemento scadente. «Cemento che sembra colla», come dicono al telefono gli uomini che tale "amalgama" hanno creato attorno a due infrastrutture vitali per il paese - la linea dell'Alta Velocità Milano-Genova, l'autostrada Salerno-Reggio Calabria - e al progetto del "People Mover" (...englishish d'obbligo...), che dovrà collegare l'aeroporto Galilei e la stazione di Pisa.
Due inchieste separate dei pm di Roma e Genova, "Amalgama" e "Arka di Noè", condotte dal Nucleo Investigativo Provinciale del comando di Roma e dal Tributario dalla Finanza, hanno portato all'arresto di 30 persone in tutta Italia, con le accuse di associazione a delinquere, corruzione, turbativa d'asta, tentata estorsione. Quattro di loro figurano in entrambe le indagini: il direttore tecnico Giampiero De Michelis, l'imprenditore Domenico Gallo (che pare avere legami con le 'ndrine di Piatì), Michele Longo e Ettore Pagani.
Non due nomi qualunque, questi ultimi. Oltre ad avere ruoli apicali nella Salini-Impregilo, il colosso delle costruzioni asso pigliatutto dei lavori pubblici in Italia (tra le altre cose, il Ponte di Messina), sono anche direttore e presidente del consorzio Cociv cui le Ferrovie dello Stato hanno affidato la realizzazione del Terzo Valico della Tav, un'arteria strategica tra Genova e Milano (del costo di 6,2 miliardi, fine lavori nel 2021). Nel consorzio, oltre a Impregilo, c'è la Condotte d'Acqua spa. Gli stessi attori del sesto macro-lotto della Salerno-Reggio Calabria, che ha richiesto un investimento per lo Stato di 632 milioni di euro.
Questo è il quadro. Ciò che racchiude la cornice è desolante, ma spiega molte cose. Il personaggio chiave è il "mostro", come è soprannominato De Michelis, il tecnico della Sintel di Giandomenico Monorchio chiamato per fare il direttore dei lavori delle tre opere, assumendo il ruolo di pubblico ufficiale. Il "mostro" conduceva le danze: invece di controllare le imprese subappaltatrici (tra cui anche la Rocksoil dell'indagato Giuseppe Lunardi, figlio dell'ex ministro del Pdl), ometteva. I procuratori aggiunti Michele Prestipino e Paolo Ielo l'accusano di non aver segnalato «le irregolarità nelle forniture di prefabbricati e nell'ingresso nei cantieri di mezzi e materiali non autorizzati», di essersi "dimenticato" di applicare penali per i ritardi, di aver permesso che venissero montati cordoli costruiti con calcestruzzo sbagliato. La sua "cecità" aveva un prezzo: ottenere appalti per aziende (Breakout, Oikodomos, Tecnolab, Mandrocle) riconducibili a lui e a Gallo. Per ottenere la compiacenza e chiudere qualche occhio, giravano anche mazzette e escort.
«Quel cemento sembrava colla, abbiamo rimandato indietro tre betoniere», si lamenta l'impresario Paolo Piazzai, quando si accorge di cosa erano fatte le miscele mandate dalla Breakout. Un suo collega aggiunge: «L'iniziale fornitura era acqua, la seconda non scendeva nemmeno dalla canalina e si intasava pure la pompa». In un altro caso il gruppo cerca di nascondere una gettata di calcestruzzo malfatta, priva delle le previste strutture di contenimento. «La cassaforma non c'era! Perché avete firmato una cosa così», sbraita al telefono un imprenditore con Jennifer De Michelis, la figlia del direttore d lavori. «Valuteremo se ci sono le condizioni per chiedere il commissariamento di alcuni appalti: se necessario, siamo pronti a farlo», spiega il presiden delI'Anac, Raffaele Cantone.
Proprio così. Cantone, un #OrgoglioItaliano portato da Obama come una Madonna Pellegrina in processione, è sempre pronto a commissariare DOPO, quando il danno è stato già fatto. E fa un certo effetto veder entrare in un cellulare quegli stessi managers Impregilo che solo poche settimane fa erano alla festa della Impregilo stessa, con Renzi che - quando si dice il caso - proprio in quell'occasione riesumava la salma del Mitico Ponte... Ma si sa, Renzi è "uomo del fare", che a furia di fare, adesso forse dovrebbe capire che si può (o si deve?) anche imbattersi in uomini del malaffare... Se Renzi togliesse il disturbo, credo che due terzi degli italiana (la c.d. "maggioranza qualificata) stapperebbe quella bottiglia di Dom Pérignon gelosamente conservata per anni...
Tafanus
Lo "sgub" di Michele Serra: "La UE mente! In Italia c'è più PIL per tutti!
Un accurato riconteggio del valore degli album di francobolli custoditi nelle case degli italiani ha permesso all'Istat di rivalutare dello 0,01 per cento il Pil nazionale. Un ulteriore 0,01 per cento potrebbe provenire dai corredi di nozze dimenticati nei bauli, spesso ricchi di ricami e merletti, copriletto di ciniglia gialla, federe con le iniziali dei nonni: un inestimabile patrimonio sentimentale al quale - spiega l'Istat - è ora di attribuire anche il dovuto valore economico. Questo permetterà all'Italia, nel corso dei prossimi centotrent'anni, di rientrare lentamente nei parametri previsti dalle autorità economiche europee. Centesimo su centesimo, goccia di sudore dopo goccia di sudore.
Nel frattempo - Ogni venti minuti la finanza internazionale guadagna settemila fantastiliardi digitando sugli smartphone, spesso con un dito solo, così non devono neanche appoggiare il sigaro. E un quindicenne di Silicon Valley, anche se non abita affatto a Silicon Valley, vendendo una app per la chat senza slip sullo smart, guadagna più di Alessandro Magno con il saccheggio della Persia. Il suo business crea zero posti di lavoro. Anzi no, uno, ma solo in prospettiva: quello del suo psicanalista.
I rimedi - Chiedere l'elemosina alla finanza internazionale: sarebbe questa la via più diretta attraverso la quale i governi europei potrebbero provare a ripianare i loro debiti. In via sperimentale, in tutti i negozi al dettaglio della City di Londra (pub, tabaccherie, fioristi, mercerie, cartolerie) sono stati messi, accanto alla cassa, grossi salvadanai per raccogliere le monete del resto in favore degli Stati europei. Per impietosire i clienti, portano impresse le fotografie dei primi ministri di tutti i paesi membri dell'Unione. Un'altra possibilità è ritoccare il rapporto tra Pil e debito pubblico cancellando la cifra reale e ritoccandola con una grossa matita copiativa: Renzi si sta allenando a Palazzo Chigi ma, per carattere, è troppo frettoloso e i ritocchi a mano sui suoi fogli sono troppo visibili.
La terza via - C'è poi la famosa "terza via", molto praticata dalla sinistra più dinamica: consiste nel fare finta che tutto vada benissimo, fischiettando con aria disinvolta anche quando i cortei di disoccupati danno fuoco al ministero dove ci si è rinserrati. Scendendo di corsa per le scale di sicurezza si scopre che sono invase da profughi che dormono: l'importante è continuare a fischiettare anche mentre li si scavalca.
Gli esperti - Può funzionare un mondo nel quale l'uno per cento della popolazione possiede, solo in accessori per il cane e il gatto, quanto il restante novantanove per cento dell'umanità? Ed è legittimo che il cane e il gatto siano chiamati a fare parte del Consiglio d'Amministrazione della holding di famiglia, indossando un collare regimental? La risposta dei centri studi è stata positiva fino al febbraio del 2015: «Può funzionare con qualche ritocco, un paio di riforme e molto culo». A partire dal febbraio del 2015, in concomitanza con il mancato pagamento delle loro parcelle, la risposta degli centri studi è diventata «No, non può assolutamente funzionare».
I populismi - I leader populisti si rafforzano in tutti i continenti, compresa l'Artide dove l'esquimese Ikuk, addestratore di cani da slitta, si batte contro la casta delle motoslitte, rappresentata dall'unico concessionario presente sul territorio, suo cugino Akik. Di prossima convocazione, in un motel sulla circonvallazione di una città che sarà estratta a sorte tra le più brutte d'Europa, la prima Internazionale populista: decine e decine di delegazioni raccolte dallo slogan "Basta con gli stranieri". Si temono gravi disordini tra i convenuti già durante le presentazioni. La proposta principale di quasi tutti i leader populisti è l'impiccagione dei governanti come indispensabile segno di cambiamento. Ma è molto importante valutare con la massima precisione quanta corda di canapa serve, senza che ne avanzi nemmeno un metro: il rischio è che, se ne avanza, i prossimi a essere impiccati siano i leader populisti nel frattempo saliti al governo.
(di Michele Serra - l'Espresso)
I Miracoli del Renzismo non finiscono mai
Oggi ho appreso di un altro miracolo, che mi ha reso felice.
TUTTI abbiamo sentito il Renzino spiegarci che la sua riformona, con la riduzione del numero dei senatori, farà risparmiare 500 milioni all'anno. CINQUECENTO.
Senonchè, mi capita sotto gli occhi un dato bellissimo (dato da prendere con le molle, però, perchè proviene da quel covo di komunisti trinariciuti e di grillacei vaffaankulisti che si annidano, sotto mentite spoglie, nella Ragioneria Generale dello Stato. Il dato è questo: il costo globale dell'attuale Senato (315 senatori, funzionari, barbieri, baristi e quant'altro), è di 58 milioni (CINQUANTOTTO). Ma Renzino (miracolo!) riesce a farci risparmiare 500 milioni su una spesa di 58. Non è bellissimo????
E' come se qualcuno ci dicesse che i nuovi "ripartitori di calore" sui termosifoni, che saranno obbligatori dal 1° gennaio 2017, su 2.000 euro di spese di riscaldamento all'anno, ci faranno risparmiare 17.241 euro all'anno.
Cosa non succede, nel Meraviglioso Mondo dei Fandonisti"!
Tafanus
L'Unirenzità, se Dio vuole, corre ormai senza freni verso l'eutanasia
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L'Unirenzità ri-ri-rinasce. Scordatevi dei tempi belli quando si chiamava l'Unità, era un giornale aperto a tutte le anime della sinistra, ed anche al dissenso, tirava 70.000 copie, e i militanti erano orgogliosi di portarlo, bene in vista, nella tasca della giacca.
Non chiedetemi quanto "tiri" adesso l'Unirenzità. Da quando era ri-rinato, circa un anno fa, coi soldi dei fratelli Pessina (ramo "palazzineria" e acque minerali), licenziando 30 giornalisti su 59 della penultima ri-nascita), per pudore l'Unirenzità non aderisce più all'ADS (l'Istituto che verifica e pubblica i dati di diffusione dei giornali). Ma indiscrezioni "affidabili" parlano ormai di tirature da ciclostile, intorno alle 5.000 copie.
Non chiedetemi neppure come possa fare un giornale con un personale di 29 persone a fare un buco, in un anno, di due milioni di euro (4 miliardi di lire). O, se vi torna più facile, un buco di 333 milioni di lire al mese: oltre 11 milioni di lire a persona al mese... Caso mai, chiedete spiegazioni al Grande Manager Erasmo D'Angelis
Ma chi è Erasmo d'Angelis??? Potremmo definirlo, a scelta, un "Uomo Per Tutte Le Stagioni", o anche "Un Uomo per Tutte le Mansioni". Con una costante: lui è anima e corpo per Renzi, e Renzi ricambia. Nei primi anni '70 è stato tra i partecipanti al Movimento di Animazione Cristiana (MAC) di Formia. Laureatosi in Psicologia, ha lavorato come giornalista presso media quali RAI ed Il manifesto. Attivo in Legambiente, ha organizzato la rassegna "Ecolavoro". È stato promotore dei due Raduni internazionali degli Angeli del Fango (1996 e 2006).
Nel dicembre 2009 è stato nominato Presidente di nomina pubblica di Publiacqua, la società pubblico-privata che gestisce il servizio idrico integrato di Firenze, provincia e aree limitrofe. Durante la sua gestione sono ripartiti i lavori per la costruzione del nuovo collettore fognario di Firenze, ma non sono mancate dure polemiche dopo il referendum del 2011 sulla liberalizzazione dei servizi idrici.
Il 30 giugno 2015 è stato nominato direttore della nuova edizione del quotidiano L'Unità. A causa della pesante crisi di vendite, dopo un solo anno viene rimosso - e nuovamente spostato come dirigente a Palazzo Chigi (...insomma... non sarà fra quelli che dovranno far ricorso, dopo il fallimento-tris dell'Unirenzità, né ai pasti caldi della Caritas, né al sussidio per i poveri da 80 euri a persona/mese....)
In occasione delle elezioni regionali in Toscana del 2000 è eletto Consigliere Regionale nel listino bloccato Toscana Democratica; aderisce poi a La Margherita di Rutelli (e di Renzi) ed è riconfermato alle elezioni regionali del 2005 con la lista Uniti nell'Ulivo. È stato Presidente della Commissione Ambiente, Infrastrutture e Trasporti. Ha inoltre guidato la Commissione del Consiglio Regionale della Toscana che si occupa di Alta Velocità ferroviaria. All'interno del Partito Democratico è considerato molto vicino a Matteo Renzi. Matteo Renzi lo vuole a capo della struttura di missione sul dissesto idrogeologico. Ha scritto numerose pubblicazioni su temi come l'ambiente, gli Angeli del Fango, l'acqua e la tutela del territorio.
Come direbbero i "Tre Tre": ...quasi cosa, a esposizione...
Dal 15 settembre il quotidiano sarà firmato dal vignettista e da Andrea Romano. Più pagine e integrazione carta-web. Tra le firme arriva Adriano Sofri. "E' la fase del rilancio". Ma la redazione teme ulteriori tagli all'organico (...ancora??? un altro rilancio???? e a farlo sono chiamati Sergio Staino - quello che ormai disegna vignette che hanno bisogno del foglietto illustrativo - e Andrea Romano, uno che passa più tempo sui divanetti de "La7" che in Parlamento???? Auguri vivissimi... Se l'Unirenzità targata Erasmo D'Angelis non ha conseguito neanche l'obiettivo minimo di far sottoscrivere UN abbonamento ad ognuna delle 7.000 "sedi-fantasma" del PD, quello targato Andrea Romano si avvia - parere nostro - ad una morte ancor più rapida di quello morto in un anno. Ma questa volta, si spera, IL DECESSO POTREBBE ESSERE DEFINITIVO).
Ma ecco come riporta la notizia: Renzubblica
Cambio alla guida dell'Unità. Dopo Erasmo D'Angelis, il direttore ultra renziano che ha guidato la riapertura del giornale nel giugno 2015, arriva una coppia di direttori: Sergio Staino e Andrea Romano, che firmeranno il quotidiano fondato da Antonio Gramsci dal 15 settembre.
Una "strana coppia", quella formata dal vignettista simbolo col suo Bobo della base del Pci-Pds-Ds transitata nel Pd, e l'intellettuale e deputato Pd Romano, già collaboratore di Massimo D'Alema e Luca di Montezemolo e della casa editrice Einaudi, eletto alla Camera nel 2013 con Mario Monti e ora tra i parlamentari più vicini al premier (...Franza o Spagna, purchè se magna... D'Alema, "ma anche" Montezemolo, Rutelli, Mario Monti, Renzi...)
Nelle intenzioni di Renzi e della coppia di direttori, entrambi toscani (...ma va???...) così come toscano di adozione è l'uscente D'Angelis (che torna a occuparsi di dissesto idrogeologico a Palazzo Chigi e collaborerà al piano "Casa Italia"), il cambio non è solo questione di nomi. "Per l'Unità si tratta di una fase 2, di un rilancio", spiegano fonti vicine all'operazione. Il giornale di carta "sarà consolidato e le pagine aumentate, rivoluzionata la redazione web" che finora è stata appaltata alla società Eyu controllata dal Pd. Nelle prossime settimane anche il sito unita.tv sarà diretto da Staino e Romano, nell'ottica di una maggiore integrazione tra carta e web. Resta il legame col Pd renziano, ma "sarà una Unità più larga ed accogliente", con una maggiore attenzione alla cultura e alla società e un taglio "meno politicista" (...oddio, NOOOOOOOO... meno "politicista" di così??? Di cosa si occuperà??? di gossip, Miss Italia, corsa nei sacchi, meteo???).
"Sarà un giornale con l'ambizione di accompagnare la costruzione di un nuovo Pd, a partire dalla cultura politica", il ragionamento. "Più spazio" sarà garantito alle ragioni della minoranza dem, "ma non in termini di manuale Cencelli". "L'obiettivo è ampliare il respiro del racconto sul Pd e sull'Italia". Tra le firme confermato Gianni Cuperlo, mentre altri sono in arrivo, a partire da Adriano Sofri. "Sarà un giornale tenda, in grado di ospitare opinioni diverse" (Opinioni diverse??? Perchè, finora non lo ha fatto??? Ma va???? Cosa vuol essere, una "confessione piena" di cosa sia stato, questo foglietto, negli ultimi 12 mesi???? E davvero si pensa che col "Franza o Spagna" in arrivo andrà meglio???? Ma allora viviamo davvero in un'epoca di "fuori di testa"... NdR)
Staino sarà il direttore, Romano il condirettore con il ruolo di direttore responsabile (...cioè il vero direttore... A Staino basta e avanza il biglietto da visita... NdR) e non percepirà compensi oltre a quello di deputato. Cambio anche alla guida della società Unità srl che edita il giornale, gravata da un rosso di circa 2 mili, già firma di punta del quotidiano, con l'obiettivo di attrarre nuovi azionisti. (Chicco Testa: un altro komunista trinariciuto che aiuterà l'ulteriore spostamento a destra del "Giornale dei Contadini e del Lavoratori. Fondato, of course, da Antonio Gramsci"...)
Tra i dipendenti del giornale, che hanno scioperato il primo luglio denunciando il mancato pagamento dei contributi Inpgi e chiedendo parole certe su un piano di rilancio, c'è grande preoccupazione per le ricadute occupazionali del nuovo progetto. Si annunciano infatti tagli per i 35 tra giornalisti e poligrafici, ancora non quantificati. "Una razionalizzazione della redazione", viene spiegato, che inquieta i giornalisti, che oggi si riuniranno in assemblea per analizzare le novità scaturite dal cda che si è riunito mercoledì a Milano per varare il cambio di direzione. Dal Nazareno negli ultimi mesi sono arrivati segnali rassicuranti sui livelli occupazionali, ed è stata ribadita l'intenzione di rafforzare il giornale. L'Unità, dopo la chiusura del luglio 2000, ha chiuso una seconda volta il 31 luglio del 2014. Nel 2015, alla riapertura, solo 29 dei 59 giornalisti sono stati riassorbiti. Per gli altri, al netto dei pensionamenti, dopo due anni di cassa integrazione è scattato il licenziamento il 31 luglio 2016 (Il Contributo Renziano alla crescita del PIL e dell'occupazione)
L'Unità del 25 Aprile 1945
L'Unirenzità dell'8 Settembre 2016
...tanto per celebrare la nascista del "pluralismo"...
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