venerdì 30 marzo 2007

Gino Strada? ...un bandito...

Scopro solo oggi questo sconvolgente articolo apparso sul Manifesto del 23 Marzo. Lo riporto integralmente, perchè questo ci deve dare la forza di andare avanti col massimo impegno. A proposito di "massimo impegno", ieri sera ho scritto a circa quaranta quotidiani italiani. Stamattina ho aggiunto notizie sulla petizione su Wikipedia, alla voce Gino Strada. Su google, digitando "Gino Strada Nobel" appaiono oltre 90.000, molti dei quali riferiti alla petizione. Ho scoperto moltissimi blogs che hanno linkato la nostra petizione, ma anche molti che hanno lanciato la loro raccolta, che in genere raccoglie poche decine di firme. Bisogna fare uno sforzo per convincere questi blogs a concentrare gli sforzi sulla petizione che prenderà il maggior abbrivio (se sarà quella di un altro blog o sito, noi passeremo volentieri ad altri il compito)

"Il manifesto" del 23 Marzo 2007
Tutta colpa di Emergency L'impossibile rapporto tra il civile e il politico nell'era della guerra al terrore - Strada facendo scoppia il caso: gli hanno chiesto di mediare? No, si è imposto lui. Ha ottenuto il rilascio? No, ha fatto liberare i talebani. Da eroe a colpevole in un lampo: la politica presenta il conto all'eretico Gino Strada
(Roberto Zanini)

E' tutta colpa sua, adesso, colpa di Gino Strada, di Emergency, e quel loro mediatore, e quell'interprete che nessuno cerca... insomma tutta di questi volontari in camice bianco che si sono sostituti allo stato, e poco importa se l'ostaggio è tornato a casa.

Non ci è voluto molto perché l'eroico chirurgo italiano, primattore della liberazione del reporter Daniele Mastrogiacomo, tornasse nella polvere. Tre giorni, tre soli giorni per transitare dal palco di eroe a quello di colpevole. Messo in mezzo per tutto ciò che è andato storto e anche per ciò che è andato dritto, rimasto solo col cerino in mano. Ezio Mauro e Massimo D'Alema gli hanno chiesto di mediare ma no, è stato lui che si è imposto. Ha concordato le condizioni per il rilascio ma nemmeno, ha fatto liberare dei talebani cattivissimi. Ha avvertito i servizi che i loro uomini erano stati individuati dal rapitore Dadullah ma neppure, è lui che ha voluto tagliare fuori il Sismi. E' la storia della vita di Gino Strada, comunque. Non è la prima volta. Non sarà l'ultima.

Gino Strada, il personaggio non il chirurgo, nasce in Afghanistan poco dopo il massacro delle Torri gemelle. A meno di un mese dall'11 settembre Washington decide di bomb them into stone age, bombardare l'Afghanistan fino all'età della pietra. Il chirurgo vola a Kabul e rappezza i feriti. E' il solo e l'unico, il paese applaude, concediamo spazio aereo truppe e rifornimenti ma anche bende, bisturi e cerotti, viva Gino Strada, che eroe, e poi è tanto un bell'uomo.

Partono richieste per il Nobel per la pace con le firme di quattro ex Nobel, di varie sigle e associazioni, persino dell'onorevole Caligiuri di Forza Italia. E Gino sta in Afghanistan, di giorno opera e di notte borbotta, sobbolle, sbotta e dichiara guerra alle guerre e a chi le fa. Bush e Osama terroristi, Bush e Hitler pari sono, soldi dallo stato non ne voglio, basta con questi governi che pagano le bombe e gli aiuti ai bombardati con la stessa mano. Sono tre mesi di sala operatoria ininterrotta, e tre mesi di opinioni campali. Strada torna in Italia perché interista-leninista ed è morto l'avvocato Prisco, poi Natale in famiglia, Inter-Chievo in tribuna e di nuovo Kabul. Ma il feeling se n'è andato, il paese reale ancora applaude ma quello istituzionale prepara la ritirata dall'integralismo ginostradale. Tre mesi sono bastati per spaventare i tiepidi di cuore.

Sembrava facile opporsi alla guerra, tanto più alla guerra dichiarata dal governo Berlusconi, e forse lo era anche. Di conseguenza nel 2002 l'Ulivo riesce a sfracellarsi in cinque mozioni diverse, Rutelli guida il campo interventista, la sinistra cosiddetta radicale variamente dalla parte opposta e i Ds come sempre in mezzo a porgere guance fino all'esaurimento. Nell'ottobre di quell'anno le Torri gemelle fumavano ancora un pochetto, eravamo tutti americani ma decidemmo di smettere perché gli americani veri sparavano davvero troppo. E l'eroico Gino Strada fa la fine che doveva fare. Spaventato per la tenuta della sua maggioranza il segretario dei Ds Fassino scrive una lettera sulle truppe in Afghanistan e il Corriere della Sera titola: «Votiamo no ma non siamo pacifisti alla Gino Strada». I Nobel per la pace tornano nel cassetto, addosso al massimalista che spaventa i ceti medi. Un mese dopo il Social forum di Firenze sfila contro la guerra «senza se e senza ma», Gino Strada è l'eroe del corteo insieme a Cofferati, al nuovo segretario della Cgil Epifani, a Haidi Giuliani, a Alex Zanotelli, mentre dalle colonne del Corriere Oriana Fallaci versa una pagina di veleno al giorno. A Firenze Strada lancia gli «stracci bianchi per la pace», prova generale della fioritura di bandiere arcobaleno che segnerà gli anni successivi. La rottura è completa, si apre una ferita destinata a riaprirsi sempre uguale ogni volta che il parlamento vota sulle truppe.

Ma Strada è Strada, è soprattutto un chirurgo e c'è parecchio da fare perché nel marzo del 2003 comincia la guerra in Iraq. Ancora una volta Emergency è in prima linea, talmente da sola che rifiuta i soldi del governo guerriero e anche la «protezione» delle truppe italiane per i suoi centri sanitari. Con rigore talebano il chirurgo separa civile e militare, fa arrabbiare i militari suppostamente umanitari, incenerisce il concetto di truppe di pace. Il contrario della Croce rossa di Maurizio Scelli, che accetta i carabinieri tricolori e offre loro la copertura di un ospedale da salvaguardare. Scelli interviene in modo pesantissimo quando - è l'aprile del 2004 - Gino Strada va ad Amman e poi a Baghdad per cercare di liberare Agliana, Stefio, Cupertino e Quattrocchi. Ha buoni contatti, li migliora con una ventina di camion di aiuti destinati a Fallujah assediata dagli americani. Ma è la Croce rossa governista e platealmente collegata alle truppe italiane a mediare per i bodyguard, fino al discusso - nel senso di inverosimile - blitz delle truppe americane che li libera. Strada parla di un riscatto di 9 milioni di dollari e si prende gli insulti di mezzo governo, Fini lo sfida a fornire prove, Forza Italia lo definisce «patetico», Scelli lo sbeffeggia («quelli scappano al primo mortaretto»). La cosa finisce in tribunale ed è ancora lì.

Il gelo dei rapporti con la politica viene rotto da Cofferati. Il cinese si ritira dalla Cgil, tra i molti che credono nella discesa in campo c'è Strada. Una conferenza stampa in Campidoglio a Roma annuncia la campagna «Fuori l'Italia dalla guerra», al tavolo Zanotelli, Ciotti, Terzani. E c'è anche Cofferati, alla sua prima apparizione pubblica dopo l'addio alla Cgil. Cofferati è il nuovo leader di una sinistra all'epoca non ancora «radicale»? Si dice che Strada gli abbia offerto la vicepresidenza di Emergency, lui nega ma non serve. Alla fine Cofferati se ne va a Bologna e il chirurgo è tra i tanti che restano con un palmo di naso in quel giugno del 2003.

Strada continua a fare il chirurgo e anche il pacifista fino a un'altro incidente, nel 2004, quando definisce «delinquenti politici» i parlamentari del centrosinistra usciti dall'aula al momento di rifinanziare la missione in Iraq. Pochi giorni dopo c'è una manifestazione e il segretario dei Ds Piero Fassino viene rudemente estromesso dal corteo che manifesta per la pace a Roma. Tutta colpa di Gino Strada, naturalmente, che per i Ds e per il ministro dell'interno Pisanu è un «violento verbale».

Nel 2005 solo la voce (falsa) che correrà alle primarie del centrosinistra provoca un breve panico. E quando nelle elezioni del 2006 Berlusconi è battuto d'un soffio, cambia il governo ma non la musica. Strada prende qualche voto nel segreto dell'urna che eleggere il presidente della Repubblica. Ma il movimento per la pace ha il fiato corto e qualche mese dopo, in un'intervista a Nigrizia, Strada ne ha per tutti: la Tavola della pace «è morta e sepolta», alla marcia Perugia-Assisi «non ci andiamo», tra le ong «il primo motivo ideale di chiama euro». E poi il capolavoro: nel luglio del 2006 il ministro della difesa Parisi dice al Corriere: «Se Emergency può agire a Kabul, è grazie alla protezione dei militari». Strada s'infuria per iscritto: bugia sciocca, banale, confutabile, trovi altre scuse per i suoi soldati, si ricordi della costituzione. Sei mesi dopo arriva il rapimento di Mastrogiacomo. E Parisi, livido, il giorno della liberazione ringrazia tutti ma evita persino di pronunciare il nome di Gino Strada.

Da quella liberazione sono passati tre giorni e Gino Strada è già il colpevole di quasi tutto. Non è la prima volta. Non sarà l'ultima.

...ecco... ci sono tante, troppe, ottime ragioni per fare ogni sforzo per il Nobel a Gino Strada: un premio a lui, una lezione a questo inguardabile ceto politico...

giovedì 29 marzo 2007

Credere, obbedire, combattere!

Il Diktat dei Vescovoni - Bagnasco peggio di Ruini?

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Bagnasco_leone_alle_crociate Tre pagine di testo, scritte dai 31 vescovi del Consiglio permanente della Cei e con il sostegno della Santa Sede. Questi alcuni passaggi del testo, che si definisce addirittura «impegnativa» per i politici (ma che non prevede esplicitamente sanzioni per chi non vi si attiene): «La legalizzazione delle unioni di fatto è inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo»; avrebbe effetti deleteri sulla famiglia perchè toglierebbe «al patto matrimoniale la sua unicità, che sola giustifica i diritti che sono propri dei coniugi e che appartengono soltanto a loro». E poi: La legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso è un problema ancor più grave - si afferma - perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile». I cristiani «non possono appellarsi al principio del pluralismo e dell'autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società». E ancora, il parlamentare cattolico ha il «dovere morale di esprimere il suo disaccordo e votare contro qualsiasi progetto di legge che possa dare un riconoscimento alle unioni gay». Di più, secondo la Cei sarebbero «incoerenti» i politici cattolici che appoggeranno il disegno di legge sui diritti dei conviventi.

Bocchino_osservatore_romano

I vescovi precisano di non avere interessi in una parte politica da affermare con la pubblicazione di questa nota, l'ingerenza è palese. «Sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune», visto che «per la società l'esistenza della famiglia è una risorsa  insostituibile, tutelata dalla costituzione». L'obiettivo di attribuire garanzie e tutele giuridiche per le persone che convivono «è perseguibile soltanto nell'ambito dei diritti individuali - continua il testo - senza ipotizzare una nuova figura giuridica che sarebbe alternativa al matrimonio e alla famiglia e che produrrebbe più guasti di quelli che vorrebbe sanare». Tutte queste riflessioni sono «affidate alla coscienza di tutti e in particolare a quanti hanno la responsabilità di fare le leggi, affinché si interroghino sulle scelte coerenti da compiere e sulle conseguenze future delle loro decisioni».

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martedì 27 marzo 2007

La "RAI" di sinistra? Parliamone: a cominciare da "Zapping"

Radio_marelliLa RAI, si sa, è in mano alle "sinistre" (nonostante il CdA sia ancora in maggioranza controllato da Forza Italia e soci).

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Abbiamo deciso di fare una sorta di "content-analysis" delle trasmissioni d'informazione della TV e della Radio pubbliche (su Mediaset, credo ci sia ben poco di approfondire). Per fare questo, ho bisogno della collaborazione di più volontari che mi diano una mano, aiutandomi a seguire per qualche tempo le trasmissioni "sotto indagine", ed a tenere una sorta di bordereau delle trasmissioni stesse. Questa analisi non vuol'essere fine a se stessa, ma è destinata ad essere pubblicata sul blog, trasmessa nella newsletter, inviata al Ministro Gentiloni, ai quotidiani nazionali, all'Authority competente per materia.

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Stranamente, non voglio cominciare dal medium più noto, la TV, ma da una trasmissione radiofonica, che ritengo un vero e proprio scandalo pubblico: Zapping, RadioUno, tutti i giorni feriali su alle 19,37 circa. Conduttore tale dottor Aldo Forbice. La formula della trasmissione non sarebbe neanche brutta: si ascoltano in tempo quasi reale i titoli di testa di tutti i TG; Aldo Forbice conduce; in studio alcuni giornalisti ed opinionisti; telefonate dal pubblico, che pone domande o esprime opinioni. Insomma, una buona formula.

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Senonchè, come tutti sanno, il pesce, in genere, puzza dalla testa. Quindi, tentiamo di capire,  prima di tutto, chi sia Aldo Forbice (che, guarda caso, è alla conduzione di questa trasmissione dal 1994), e prendiamo uno dei tanti siti che parlano di questo Signore:

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Democrazia e Legalità:

http://www.democrazialegalita.it/longo/valerio13marzo06.htm 

Ecco cosa scrive del mitico dottor Forbice questo sito:

.Gentiloni

2 marzo 2006 – Compro l’Unità e prima di correre a leggere la Bananas quotidiana di Marco Travaglio mi imbatto nella striscia rossa che campeggia sulla prima pagina – “Ascoltatore: «Dottor Forbice io le riconosco di avere condotto nella sua trasmissione molte battaglie civili. Che cosa penserebbe di condurre un’altra battaglia per la raccolta di firme per la reintegrazione dei tre giornalisti che sono stati esclusi dal fare trasmissioni come sa lei» Forbice: «Come si permette? Questa è una trasmissione Rai. E in Rai di queste cose non si discute. Buonasera e grazie» (interrompe la telefonata).” Ecco la Rai che hanno costruito destra e sinistra in questi anni. Non ci sarebbe bisogno di dire altro. Certo Aldo Forbice è un Bruno Vespa radiofonico, ma come direbbe Petruccioli decisamente meno agrèable.

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Forbice conduce Zapping dal '94 ed evidentemente finora è andato bene a tutti; non ha dato fastidio a nessuno, né a Prodi e D’Alema prima, né a Berlusconi adesso. Per questo quelli come Aldo Forbice alla Rai si trovano benissimo, ci si accasano, ci si arroccano semmai qualche cittadino/ascoltatore osasse contraddirli. La Rai non può dare lezioni di buona educazione a nessuno, né ai parlamentari ospiti dei suoi studi, né ai giornalisti che vi lavorano. Il rispetto dell’opinione contraria? E che sarà mai. Nella trasmissione di Forbice gli ascoltatori servono per fare da intermezzo agli interventi fiume dei colleghi giornalisti e i titoli dei telegiornali. L’ascoltatore deve limitarsi ad offrire gli spunti agli ospiti e guai ad uscire dal seminato e a parlare di democrazia dell’informazione e di Internet. In una trasmissione di gennaio, ad esempio, il dottor Forbice ha sostenuto che Internet è il luogo delle informazioni incontrollate, il regno dell’anarchia. Chi sulla rete pensa di trovare notizie attendibili è anch’esso un anarchico; così ha bollato un ascoltatore che gli aveva inviato una lettera (se più o meno anarchico di chi contesta la Tav, questo Forbice non lo ha detto). Esilarante è la motivazione che lo stesso Forbice adduce per giustificare tanta sicumera ed arroganza - “Ho scritto un libro sulla rete quindi le lascio immaginare la mia competenza”. Aver scritto un libro nel lontano 2000 – Tutti gli uomini della rete - dà il diritto al conduttore di zittire gli ascoltatori-navigatori anche nel 2006. Secondo quello che chiameremo il teorema Forbice Bruno Vespa è il più autorevole giornalista italiano solo per il fatto di aver scritto e venduto più libri di tutti i suoi colleghi. Un giornalista siffatto non poteva che diventare vice-direttore del Gr1. Peraltro, fa bene Forbice a dire che le informazioni in rete non sono controllate. Dimentica di dire però che sono verificabili. Per esempio un articolo del RadioCorriere, riprodotto sul sito della sua trasmissione Zapping, a scopo autoincensatorio, nel celebrare la sua trasmissione gliene attribuisce anche l’ideazione. Bisogna ricordare o andare altrove per scoprire che Zapping preesisteva al suo ideatore ed era condotta da Santalmassi, uomo come Forbice di estrazione socialista [...]

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Enrico_cisnetto Che il potente abbia bisogno di guardaspalle è noto, ma che alcuni giornalisti come Forbice scalpitino per fare di più di quanto loro richiesto è fenomeno poco analizzato benché diffusissimo ed evidentissimo. Una riprova minima dell’assunto l’ha fornita lo stesso Forbice il 2 marzo 2006. Gli ascoltatori di Zapping si sono fatti scaltri e pur di riuscire ad argomentare qualche secondo di più evitano affermazioni perentorie ed apodittiche e tentano viceversa di ricostruire sinteticamente i fatti. Così ad un ascoltatore, che sosteneva perché la missione di Berlusconi in Usa era stata soltanto propaganda, non era consentito porre la domanda – “Come lascia, invece, l’Italia dopo cinque anni di governo?” perché Forbice lo apostrofava con un – “I suoi comizi ce li risparmi!!!” salvo permettere di lì a poco ad un altro ascoltatore di dire – “Andiamo avanti con questo governo per altri 5 anni”. Quindi critiche no, domande in tono critico neppure, ma propaganda per il governo sì [...]

 

Di mio, su Forbice, ho un paio di ricordi precisi; l'unica volta che sono riuscito al infiltrarmi nella trasmissione, ce l'ho fatta perchè alle "signorine-filtracomunisti", che ovviamente mi hanno chiesto quale sarebbe stato il tema del mio intervento, ho raccontato una balla: era un momento in cui le "toghe rosse" tentavano di ottenere delle rogatorie su Berlusconi dalla Svizzera, e Silvio si opponeva con tutte le sue forze ed i suoi avvocati. Alle "signorine-filtravedo" ho fatto intuire che volevo parlare delle toghe rosse: quando mi sono impadronito della linea, ho parlato della mancanza di senso civico di chi, dichiarandosi candido come un giglio, tuttavia si opponeva all'arrivo di carte che avrebbero potuto confermare il suo candore.. Da quel momento, non sono mai riuscito a prendere più neanche la linea per prenotare l'intervento. Non è escluso (è una mia impressione, ma molto netta) che esista una sorta di database che accende la lucina rossa accanto ai numeri chiamanti schedati come cattivi.

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Un secondo ricordo, molto netto, mi riporta alla telefonata, educatissima, di una signora, che "pretendeva" di parlare dell'editto bulgaro di Berlusconi contro Biagi, Santoro e Luttazzi: troncata brutalmente. "In questa trasmissione non si parla della RAI!!!"

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Aldo_forbice Ho avuto poi un piccolo scambio di email, col Dottore; nella prima gli davo ironicamente dello "schienadritta" per la ferocia con la quale difendeva il più forte (indovinate chi era???). Mi ha risposto di badare alla mia, di schiena. Gli ho dovuto rispondere che mentre io ero in grado di esprimere giudizi sulla sua schiena, poichè la conoscevo, in quanto giornalista RAI, per quello che poteva saperne lui (cioè niente) potevo avere una schiena dritta quanto la sua, di meno, di più... insomma, tutte le ipotesi erano aperte.

 

Ma la caratteristica per la quale ho deciso di mettere sotto osservazione, con la cooperazione di qualche volontario che spero si offra di aiutarmi, è la seguente: io ho come un’impressione che i giornalisti presenti in studio non siano esattamente 50% di destra e 50% di sinistra. Vorrei, per due settimane, essere aiutato a contarli.

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Ho altresì l’impressione che anche gli ascoltatori che riescono a prendere la linea siano, per qualche strano motivo legato al calcolo “improbabilistico”, molto più di destra che di sinistra, pur essendo il paese spaccato esattamente in due. Insomma, è come se alla roulette uscisse sistematicamente, per tutto l’anno, due volte il nero ed una volta il rosso.

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Anche coi giornalisti “in studio” la solfa non cambia. Una sera Valentini, vice-direttore di Repubblibìca, indignato per il comportamento di questo messere, lo ha piantato in asso, lasciando la trasmissione.

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Il comportamento tenuto poi cogli ascoltatori che iniziano con la servile frase “complimenti per la trasmissione” e cogli altri, non è narrabile o descrivibile; bisogna che ognuno, se ne ha il fegato, ascolti qualche volta questa trasmissione, e se ne faccia un’idea personale.

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La trasmissione inizia, quasi sempre, con un intervento sui temi economici del giorno, tenuto da un giornalista economico. Però non ci sarebbe, in teoria, alcuna ragione per la quale il servizio debba essere appaltato “in esclusiva”, o quasi, a Enrico Cisnetto. Io stimo Cisnetto, ma in Italia ci sono anche giornalisti economici (da Massimo Riva a Spaventa) non necessariamente di destra. O no? Vediamo il bellissimo, ma “monocromatico” curriculum di Cisnetto:

 

Enrico Cisnetto è stato direttore di alcune testate della Rusconi, vicedirettore del quotidiano L’Informazione e vicedirettore del settimanale Panorama. È tuttora editorialista per diversi quotidiani e settimanali italiani, come Il Messaggero, Il Foglio, Il Gazzettino, Panorama e Il Mondo.

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Insegna Finanza alla Scuola di Giornalismo dell’Università Luiss (la “chiesetta” di Confindustria) e alla Scuola Superiore di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza (chi lo ha messo lì?).

 

E’ da sempre vicino a Confindustria [...] (Segue - Fonte Wikipedia)

 

La_voce_del_padroneCon tutto il rispetto: non ci sarebbe, una sera alla settimana, spazio per un Riva, uno Spaventa, un Salvati, un Tito Boeri? Si svegli, Dottor Forbice (omen nomen): c’è gente alfabetizzata anche a sinistra.

 

 

Quello che chiedo a chi vorrà darmi una mano è di armarsi per una settimana di pazienza, e di un block-notes, e prendere nota dei giornalisti presenti in studio, degli ascoltatori che riescono a prendere la linea (se un ascoltatore è di destra o di sinistra si capisce in 5 secondi), di come vengono trattati (o maltrattati) dal dottor Forbice gli ascoltatori di destra e quelli, molto eventuali, di sinistra; infine, di farsi un’idea dei tempi assegnati ai giornalisti di destra e a quelli, eventuali, di sinistra. Tutto qui. Poi trarremo le conclusioni.

 

P.S.: Un altro peculiare tic del dottor Forbice è quello delle perenni e multiple “raccolte- firme; le fa su tutto, anche sul sesso degli angeli, ma soprattutto sulla pena di morte nei paesi comunisti – Cina in primis. Mai venuto in mente di fare una raccolta contro la sedia elettrica negli USA, contro le torture ad Abu Grahib o a Guantanamo. Aldo Forbice raccoglie di tutto, anche fax con elenchi incontrollati ed incontrollabili che inviano 200 firme alla volta. Il Raccoglitore-Speditore passa per una sera alla Storia, guadagnandosi una citazione del Dottor Aldo Forbice, e vive felice per il resto dei suoi giorni.

Corteo sulla sicurezza fa cadere decine di moto

SicurezzaScivolati diversi centauri oggi in corso Venezia, a Milano, a causa della cera finita per terra durante la fiaccolata sulla sicurezza che si è svolta ieri sera.

Altro che sicurezza: una decina di moto sono cadute per terra oggi in corso Venezia, a Milano, a causa della cera finita per terra durante la fiaccolata sulla sicurezza che si è svolta ieri sera nonostante l'intervento, fin dalla mattina, dei mezzi di pulizia dell'Amsa. La cera si è attaccata al manto stradale ed è stata molto difficile da staccare nonostante i mezzi con getto d'acqua abbiano più volte ripassato la strada. Sono dovuti intervenire manualmente gli operatori ecologici e il tratto fra piazzale Oberdan e via Senato è stato più volte chiuso e poi vietato ai motociclisti.

Comunque non sembra che nessuno si sia fatto particolarmente male: diverse pattuglie di vigili urbani hanno comunque diretto manualmente il traffico e quando le due ruote sono state di nuovo autorizzate hanno fatto moderare la velocità a chi le guidava.
(27 marzo 2007)

domenica 25 marzo 2007

Petizione per la candidatura di Gino Strada al Nobel per la Pace

Gino_stradaLa petizione per la candidatura di Gino Strada al premio Nobel per la pace, a sei giorni dall'inizio, ha raggiunto 1800 firme.

E' stato raggiunto un grande traguardo in brevissimo tempo. E' necessario mettercela tutta. Abbiamo bisogno che tutti coloro che ci tengono e ci credono, diano un contributo operativo, scrivano ai blogs (magari sotto forma di commento Off Topic), inviando il link www.tafanus.it oppure il link http://www.petitiononline.com/ginostra/petition.html e chiedendo sia ai bloggers che ai privati di innescare una catena di Sant'Antonio. Se ognuno che riceve questo invito lo inviasse alla propria rubrica email, con preghiera di inoltro, potremmo ottenere dei risultati fantastici.

Quello che segue è il testo che stiamo inviando noi, ma ovviamente ciascuno è libero di adottarlo o di scriverne uno proprio:

Emergency "Abbiamo lanciato una petizione per la candidatura di Gino Strada al Premio Nobel per la pace, per l'opera complessiva che Gino Strada e la sua creatura, Emergency, hanno compiuto e compiono in ogni angolo del mondo a favore dei diseredati di ogni razza e di ogni fede.

Chi volesse firmare questa petizione, troverà il link relativo sul nostro blog, in alto sulla colonna di sinistra, sulla foto di Gino Strada. L'indirizzo del sito è: www.tafanus.it

Firmate, invitate i vostri amici a farlo e a far circolare questo invito, ed invitate i blogs che frequentate a creare un link che porti alla firma della petizione. Grazie" 

_______________________________________________________________________________________

...cos'è Emergency...
Emergency è un'associazione umanitaria fondata a Milano nel 1994 per portare aiuto alle vittime civili delle guerre.

Dal 1994 a oggi, Emergency è intervenuta in 13 paesi, costruendo 8 ospedali, 4 centri di riabilitazione, 1 centro di maternità, 55 tra posti di primo soccorso e centri sanitari. Su sollecitazione delle autorità locali e di altre organizzazioni, Emergency ha anche contribuito alla ristrutturazione e all'equipaggiamento di strutture sanitarie già esistenti.

Tra il 1994 e il 2006, i team di Emergency hanno portato aiuto a oltre 2.300.000 di persone.

Emergency3Proprio perché conosce gli effetti della guerra, sin dalla sua costituzione Emergency è impegnata nella promozione di valori di pace. Nel 1994 Emergency ha intrapreso la campagna che ha portato l'Italia a mettere al bando le mine antiuomo. Nel 2001, poco prima dell'inizio della guerra all'Afganistan, ha chiesto ai cittadini di esprimere il proprio ripudio della guerra con uno "straccio di pace".

Nel settembre 2002, insieme ad altre organizzazioni, ha lanciato la campagna "Fuori l'Italia dalla guerra" perché l'Italia non partecipasse alla guerra contro l'Iraq. Con la campagna "Fermiamo la guerra, firmiamo la pace" Emergency ha promosso una raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare "Norme per l'attuazione del principio del ripudio della guerra sancito dall'articolo 11 della Costituzione e dallo statuto dell'Onu", depositata alla Camera dei deputati nel giugno 2003.

Emergency è stata giuridicamente riconosciuta Onlus nel 1998 e Ong nel 1999. Dal 2006 Emergency è riconosciuta come Ong partner delle Nazioni Unite - Dipartimento della Pubblica Informazione.

Petizione per la candidatura di Gino Strada al Nobel per la Pace

Gino_stradaLa petizione per la candidatura di Gino Strada al premio Nobel per la pace, a sei giorni dall'inizio, ha raggiunto 1800 firme.

E' stato raggiunto un grande traguardo in brevissimo tempo. E' necessario mettercela tutta. Abbiamo bisogno che tutti coloro che ci tengono e ci credono, diano un contributo operativo, scrivano ai blogs (magari sotto forma di commento Off Topic), inviando il link www.tafanus.it oppure il link http://www.petitiononline.com/ginostra/petition.html e chiedendo sia ai bloggers che ai privati di innescare una catena di Sant'Antonio. Se ognuno che riceve questo invito lo inviasse alla propria rubrica email, con preghiera di inoltro, potremmo ottenere dei risultati fantastici.

Quello che segue è il testo che stiamo inviando noi, ma ovviamente ciascuno è libero di adottarlo o di scriverne uno proprio:

Emergency "Abbiamo lanciato una petizione per la candidatura di Gino Strada al Premio Nobel per la pace, per l'opera complessiva che Gino Strada e la sua creatura, Emergency, hanno compiuto e compiono in ogni angolo del mondo a favore dei diseredati di ogni razza e di ogni fede.

Chi volesse firmare questa petizione, troverà il link relativo sul nostro blog, in alto sulla colonna di sinistra, sulla foto di Gino Strada. L'indirizzo del sito è: www.tafanus.it

Firmate, invitate i vostri amici a farlo e a far circolare questo invito, ed invitate i blogs che frequentate a creare un link che porti alla firma della petizione. Grazie" 

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...cos'è Emergency...
Emergency è un'associazione umanitaria fondata a Milano nel 1994 per portare aiuto alle vittime civili delle guerre.

Dal 1994 a oggi, Emergency è intervenuta in 13 paesi, costruendo 8 ospedali, 4 centri di riabilitazione, 1 centro di maternità, 55 tra posti di primo soccorso e centri sanitari. Su sollecitazione delle autorità locali e di altre organizzazioni, Emergency ha anche contribuito alla ristrutturazione e all'equipaggiamento di strutture sanitarie già esistenti.

Tra il 1994 e il 2006, i team di Emergency hanno portato aiuto a oltre 2.300.000 di persone.

Emergency3Proprio perché conosce gli effetti della guerra, sin dalla sua costituzione Emergency è impegnata nella promozione di valori di pace. Nel 1994 Emergency ha intrapreso la campagna che ha portato l'Italia a mettere al bando le mine antiuomo. Nel 2001, poco prima dell'inizio della guerra all'Afganistan, ha chiesto ai cittadini di esprimere il proprio ripudio della guerra con uno "straccio di pace".

Nel settembre 2002, insieme ad altre organizzazioni, ha lanciato la campagna "Fuori l'Italia dalla guerra" perché l'Italia non partecipasse alla guerra contro l'Iraq. Con la campagna "Fermiamo la guerra, firmiamo la pace" Emergency ha promosso una raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare "Norme per l'attuazione del principio del ripudio della guerra sancito dall'articolo 11 della Costituzione e dallo statuto dell'Onu", depositata alla Camera dei deputati nel giugno 2003.

Emergency è stata giuridicamente riconosciuta Onlus nel 1998 e Ong nel 1999. Dal 2006 Emergency è riconosciuta come Ong partner delle Nazioni Unite - Dipartimento della Pubblica Informazione.

sabato 24 marzo 2007

Europa, Pentiti! Natzinger sempre peggio

Ratzinger “Ecco il trailer dell’atteso documento sui cattolici in politica: fra i valori ‘non negoziabili’ secondo Ratzinger rientrano la discriminazione verso gay e lesbiche e l’esclusione sociale delle loro relazioni d’amore. Il Vaticano non riesce più a guardare con amore alla realtà sociale. Così si promuovono pregiudizi e diffidenze, non comprensione ed accoglienza”.

Questo il commento del presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, di fronte alle parole contenute nell’esortazione apostolica Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI.

“Ai cattolici democratici sottoposti ad una forte pressione perché legiferino secondo i voleri vaticani ricordiamo le parole di don Lorenzo Milani: ‘l’obbedienza non è più una virtù’, soprattutto se obbedire al Papa significa tradire la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea che impone agli stati firmatari di tutelare le famiglie non fondate sul matrimonio, senza discriminazioni per orientamento sessuale."

Ratzinger_1943“Siamo invece sconcertati - prosegue Lo Giudice – dalle parole del ministro Rosy Bindi, che ieri ha additato i genitori omosessuali come ‘narcisisti’, uno degli stereotipi più vieti sull’omosessualità. Definire i nostri figli ‘disadattati’ è non solo volgare e ingiurioso, ma scientificamente infondato, dato che tutti gli studi empirici sull’adattamento sociale e la serenità della maturazione personale dei figli di gay e lesbiche dicono l’opposto. Dire che per un bambino africano senza genitori naturali è meglio un orfanotrofio dell’amore di due mamme è un segno di disprezzo gratuito”.

“Si possono non condividere le normative adottate in mezza Europa (adozioni alle coppie dello stesso sesso sono previste in Spagna, Gran Bretagna, Svezia, Olanda, Belgio, Repubblica Sudafricana, New Jersey e, limitatamente ai figli naturali di uno dei due partner, Francia, Germania, Danimarca e Israele), ma non accettiamo di subire pesanti offese da un ministro della Repubblica."

"Pensavamo che il tempo dei Tremaglia e dei Calderoli fosse ormai superato. Adesso ci aspettiamo le sue spiegazioni le sue scuse”.

(Dal sito Tamless)

mercoledì 21 marzo 2007

Petizione per ila candidatura di Gino Strada al Nobel per la Pace

RAGGIUNTE LE PRIME 100 FIRME

La petizione per la candidatura di Gino Strada al premio Nobel per la Pace, iniziata ieri, ha superato le 100 firme. E' un buon risultato, ma dobbiamo e possiamo fare di più. E' necessario che tutti coloro che ci tengono e ci credono, diano un contributo operativo, scrivano ai blogs (magari sotto forma di commento Off Topic), inviando il link www.tafanus.it oppure il link http://www.petitiononline.com/ginostra/petition.html , e chiedendo sia ai bloggers che ai privati di innescare una catena di Sant'Antonio. Se ognuno che riceve questo invito lo inviasse alla propria rubrica email, potremmo ottenere dei risultati fantastici.

Bandiera_paceQuello che segue è il testo che sto inviando io, ma ovviamente ciascuno è libero di adottarlo o di scriverne uno proprio:

"Abbiamo lanciato una petizione per la candidatura di Gino Strada al Premio Nobel per la pace. Non tanto, o non solo, per il suo contributo alla liberazione di Daniele Mastrogiacomo ma, prendendo spunto da essa, per l'opera complessiva che Gino Strada e la sua creatura, Emergency, hanno compiuto e compiono in ogni angolo del mondo a favore dei diseredati di ogni razza e di ogni fede.

Chi volesse firmare questa petizione, troverà il link relativo sul nostro blog, in alto sulla colonna di sinistra, sulla foto di Gino Strada. L'indirizzo del sito è: www.tafanus.it

Firmate, invitate i vostri amici a farlo e a far circolare questo invito, ed invitate i blogs che frequentate a creare un link che porti alla firma della petizione. Grazie"

martedì 20 marzo 2007

Prosperini: fascista era, fascista è rimasto

Prosperini: garrotiamo i gay. Fini: via da An - L'assessore lombardo attacca omosessuali, tossici, nomadi e musulmani. Il leader di An: «Si vergogni e si dimetta»
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Prosperini2_3 MILANO - Questa volta forse non la passerà liscia. Prosperini, assessore regionale in Lombardia di Alleanza nazionale, è uso a provocazioni e sparate. Ma l'ultima uscita in cui invoca «la garrota» per i gay ha fatto infuriare il leader del suo partito Fini, che questa volta non intende soprassedere: «Prosperini si vergogni e si dimetta. Di dirigenti come lui la destra italiana non sa che farsene» ha scritto nero su bianco il presidente di An.

LE FRASI - Le frasi incriminate, riportate in un'intervista a un quotidiano, attaccano duramente omosessuali, tossicodipendenti, nomadi e musulmani. Frasi come «Ci vuole il modello Singapore: lo stendi sulla panchetta e ten, ten dieci nerbate..» a proposito di possibili terapie per combattere la tossicodipendenza. Oppure quelle contro gli omosessuali: «I gay garrotiamoli, ma non con la garrota spagnola, il collare che stringe lentamente la gola. Ma quella indiana, pare degli Apache: cinghia di cuoio legata intorno alle tempie che asciugandosi al sole si stringe ancora..»

PROTESTE - Parole che hanno fatto divampare proteste e polemiche: si moltiplicano le richieste  di dimissioni. Primi fra tutti i circoli Margo (i 35 circoli della Margherita che raccolgono persone ed istanze provenienti dalla società civile) chiedono le dimissioni dell'Assessore. In alternativa sollecitano il presidente Roberto Formigoni a intervenire per revocargli almeno la carica. Al governatore lombardo si rivolge in una lettera aperta, anche il presidente dei Giovani della Margherita Pina Picierno, che riporta le frasi più discusse di Prosperini. «Anche per le polemiche più roventi esiste un limite invalicabile che in questa cosa è stato ampiamente superato, quello della legalità - ha detto Franco Grillini, deputato dell'Ulivo - Invitare all'omicidio sui media oltre che indecente può essere configurabile come un reato e pone Prosperini sia al di fuori del contesto civile di libertà e democraticità che fuori da quello istituzionale».

...che dire??? uno così, che vuole garrotare "i froci", "Baluardo della Cristianità" e Flagello dei Centri Sociali, Condottiero del Nord, non solo un partito lo ha accolto, ma una città, ex capitale morale, l'ha eletto. Fini non può far finta di scoprire oggi chi sia Prosperini, perchè questo manifesto, a metà fra l'orrido e il grottesco, esisteva anche prima di quest'ultima sortita. Questo è un paese senza cultura, senza vergogna, senza futuro. (Taf)

Corriere.it

sabato 17 marzo 2007

Tronchetti Provera: il Marco Incompiuto

Tronchetti_provera_2(di Enrico Arosio - L'Espresso)
Lo avevano ribattezzato l'erede di Agnelli. Lo facevano paladino di una missione etica. Poi la parabola di Tronchetti Provera. Tra stock option e lo scandalo spioni

Parafrasando Primo Levi, si potrebbe dire, del Tronchetti Provera svelato dagli avvenimenti degli ultimi anni: "...se questo è un manager...". Insomma, viene da chiedersi, dopo questo profilo tratteggiato dall'Espresso, se la stampa nazionale e internazionale non si sia spinta un po troppo nell'incensare questo personaggio. La fine miseranda delle sue aziende, le tre mogli (non sono un reato, ma neanche un bel segnale di "stabilità emotiva"), i passi sempre più lunghi della gamba, la sua ambiguità politica... e, last but not least, questo suo innamorarsi sempre e solo di personaggi potenzialmente "utili" (figlie di banchieri, rampolle di grandi capitalisti, principesse), qualche perplessità ce la crea. Possibile che non gli sia mai capitato, nella vita, di innamorarsi di una persona normale? non diciamo, per carità, di una shampista, o della casalinga di Voghera; ma una donna-manager, una dottoressa, una commercialista?...

Adesso l'eclissi, i guai giudiziari, le intercettazioni di massa, dal costo talmente elevate che una domanda sorge spontanea: era d'accordo con Tavaroli & C., oppure era così sprovveduto che non si era accorto di quanto costasse l'esercito della security Telecom, il cui solo capo ha preso decine di miliardi di lire? Continueremo a farci delle domande... Per esempio: Perchè?...

[...] C'è qualcosa di precario, un'altalena di aspettative e delusioni, di intenzioni alte e di esiti contraddittori, nella vicenda del salvatore di Pirelli e leader sconfessato di Telecom Italia, rifondatore a metà dell'industria italiana a cavallo del Ventunesimo secolo.

Afef_inter L'erede di Agnelli, s'era detto. Esattamente dieci anni fa, l'11 marzo 1997, un articolo del 'Financial Times' presentava l'allora 49 enne presidente Pirelli come "il nuovo Principe" dell'industria italiana, successore naturale del "vecchio leone" torinese. "Sebbene non abbia il peso economico di un Agnelli o di un Berlusconi", così 'FT', "Tronchetti è ineccepibile dal punto di vista etico. Il suo è uno dei pochi gruppi a non essere stato toccato da Tangentopoli. È lui che ha salvato la Pirelli...". (...quando si dice un giornale che se ne intende, di cose italiane...) Oggi, marzo 2007, è facile ironizzare sull'etica, in pieno scandalo sulle intercettazioni telefoniche. L'inchiesta giudiziaria ha decapitato la struttura security di Telecom Italia. Migliaia di cittadini sono stati auscultati da una struttura deviata cresciuta in seno a Telecom, capeggiata dal top security manager Giuliano Tavaroli. E i magistrati devono capire se Tronchetti sia stato vittima, come egli sostiene, o in qualche forma connivente [...]

Tronchetti è borghesia milanese liberale: razionalista, scientista, con una sobrietà di fondo che lo rende reticente, anche scostante. Non è un mistero che la sua terza moglie, la bella ex modella tunisina Afef Jnifen, lo abbia definito troppo serio e noioso. Il rapporto con l'allora suocero Leopoldo Pirelli che lo chiamò in azienda nel 1986, lasciandogli il timone nel '92, non si può certo ridurre a un matrimonio d'interesse (Cecilia Pirelli, da cui ebbe tre figli belli ed educati, Giada, Ilaria e Giovanni). "Marco sarà più di un capo", era stata la frase di Leopoldo quando lo fece socio accomandatario nella Pirelli & C, detta Pirellina. Anche gli analisti più severi riconoscono che il salvataggio della Pirelli, uscita stremata dal fallito takeover della tedesca Continental (700 miliardi di lire di perdita, 3.200 di debiti) e il suo rilancio e diversificazione nei cavi, nella tecnologie ottiche, nell'immobiliare attraverso Pirelli Re, sia stato un notevole successo strategico. Con ammirato sgomento si assisté alla madre di tutte le plusvalenze, il più folle affare messo a segno da Tronchetti negli anni d'oro della new economy, la vendita nel 2001 di una piccola società pirelliana, la Optical Technologies Usa, alle americane Corning e Cisco, per 3,6 miliardi di dollari (168 volte i ricavi). Il patron, grazie all'esercizio delle stock option, ne ebbe un profitto personale di 219 milioni di dollari, ma i modi della compravendita lo esposero ad aspri attacchi da parte della stampa internazionale.

Luna_rossa Tronchetti parla spesso della missione etica, della "responsabilità sociale dell'impresa". I media italiani, in larga maggioranza, amplificano volentieri queste dichiarazioni di principio, sebbene ripetitive e smentite dalla realtà dei fatti. Il signor Pirelli che controlla Telecom, grazie a una lunga catena di controllo, con un infimo impegno finanziario personale, è un'anomalia segnalata a lungo da una nicchia ostinata di osservatori. L'economista Alessandro Penati per questo si giocò la collaborazione al 'Corriere della Sera'. Come ricorda un giornalista che Tronchetti non ama molto, Massimo Mucchetti, allora a 'L'espresso', oggi al 'Corriere', in 'Licenziare i padroni' (Feltrinelli), investendo mezzi propri per appena 17 milioni di euro l'accomandita di Tronchetti controllava un gigante come Telecom che a fine 2001 aveva un valore di mercato consolidato di 92 miliardi. (Mucchetti finì poi tra gli spiati illustri del 'Corriere' da parte degli hacker orchestrati da Tavaroli).

A questi rilievi (alti rischi con denari altrui, stock option esose) Tronchetti risponde che la ricchezza conquistata era prontamente reinvestita; e certo fu la plusvalenza Corning a favorire l'acquisto di Telecom a fine luglio 2001. Anno fatale, il 2001. Il passaggio di proprietà dalla lussemburghese Bell di Colaninno, Gnutti e soci, la cosiddetta Razza Padana, fu firmato il 31 agosto 2001, alla vigilia dell'attentato alle Twin Towers che sconvolse gli Usa e inaugurò l'era del terrorismo globale. Nel dicembre di quell'anno Tronchetti, in piena emergenza per raddrizzare i conti dell'ex monopolista Telecom, celebrò il suo terzo matrimonio con Afef Jnifen (la prima moglie era stata la giornalista Letizia Ritattore Vonwiller, famiglia di banchieri milanesi).[...]

Afef_mastellaTronchetti dunque uscirà da Telecom. Come reagirà la sua formidabile rete di relazioni? I tre figli sono sistemati in una accomandita i cui probiviri sono amici di famiglia, il presidente Rcs Piergaetano Marchetti, il banker di fiducia Gerardo Braggiotti e il manager Carlo Buora (che però, all'ultimo consiglio di amministrazione Telecom, ha appoggiato il piano industriale del neo presidente Guido Rossi). Amico storico è Carlo Puri Negri, dominus di Pirelli Re. Le grandi banche entrate con Telecom, invece, sono più lontane. I Benetton, soci in Pirelli e in Grandi Stazioni, gli hanno appena votato contro. Il 'Corriere della Sera' di Paolo Mieli si raffredderà? La famiglia Moratti non tradirà, un po' per l'energia (c'è di mezzo la Camfin) un po' per l'Inter, ma Patrizio Bertelli e Miuccia Prada, per Luna Rossa, si terranno lo sponsor Telecom orfano di Marco? Certo il network resta solido: Luca di Montezemolo e Confindustria, gli amici della Trilateral, il Consiglio per le relazioni Italia-Usa, la New York Stock Exchange. E il Bilderberg Group, l'influente pensatoio che ha tra i soci Paul Wolfowitz della Banca Mondiale, l'ex ministro di Bush Donald Rumsfeld, il candidato alla presidenza John Edwards.

Edilnord_pirelliBerlusconi_bustoUn problema resta la politica. Tronchetti ha sempre predicato l'autonomia dell'impresa in un'Italia consociativa e clientelare. Detesta farsi catalogare, non è noto per chi voti, si è definito "un liberale di antica estrazione". Da ragazzo stava tra i Giovani liberali, non facile negli anni Settanta, come Carlo Scognamiglio poi marito della sua ex moglie Cecilia. Nel 2006 a Milano ha votato Letizia Moratti, ma a Roma? Nel '94 diffidava del partito-azienda Forza Italia; nel 2001 molto meno. Dalla destra al governo ha avuto attenzioni. Berlusconi favorì la conquista di Telecom, e lo stesso anno Pirelli comprò da Berlusconi l'Edilnord e le Pagine Utili. Affari incrociati, si disse. Da Romano Prodi non ebbe gran favori in passato, e il rapporto non è caloroso neanche oggi. Nel '93, presidente dell'Iri, Prodi non permise a lui e a Pierre Suard di Alcatel di entrare nella Stet (telecomunicazioni), e fece lo sgarbo di rendere nota la lettera di offerta di Tronchetti. Nel '97, con Prodi a Palazzo Chigi, fu il ministro del Tesoro Ciampi a negare a Pirelli l'ingresso nel nocciolo duro di Telecom privatizzanda. Quando a settembre Tronchetti ha divulgato la lettera riservata del consigliere prodiano Angelo Rovati sullo scorporo Tim da Telecom, qualcuno l'ha letta come una vendetta. Servita molto fredda.

venerdì 16 marzo 2007

Non diamo l'8 per mille alla chiesa di Natzinger

Ratzinger_1943 Con l’approssimarsi della dichiarazione dei redditi, e viste le posizioni sempre più retrive assunte dal pastore tedesco e dai suoi seguaci, diventa sempre più importante fare campagna per privare  QUESTA chiesa dell’8 per mille. L’amico Alberto ci invia questa puntuale informativa sulla suddisivione dell’8 per mille, che ci spiega come Natzinger faccia la parte del lenone (non è un errore di battitura) coi soldi nostri, e poi vuole anche sorvegliare cosa avviene sotto le nostre lenzuola. non consentiamoglielo.

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8 per mille: la Chiesa Cattolica non raggiunge il quorum ma fa l'en plein* - Il cardinale Ruini, predicatore dell'astensione, conosce bene il valore vincente di tale pratica. Vediamo, per esempio, cosa succede all'8 per mille delle nostre tasse. La scelta della destinazione dell'8 per mille viene indicata dal 39,6  per cento dei contribuenti ed è così ripartita: 34,56 % alla Chiesa Cattolica; 4,07% allo Stato; 0,5 alla Chiesa Valdese; 0,16 alla Unione delle comunità ebraiche italiane; 0,08% all'Assemblee di Dio in Italia ed uno 0,22 ad Avventisti e Luterani. A questo punto la percentuale degli astenuti (60,4 %) viene ridistribuita in parte proporzionale alle scelte effettuate. A tutti, tranne Valdesi e Assemblee di Dio in Italia che devolvono allo Stato quanto non specificamente loro destinato.

.20070317

Così la Chiesa Cattolica, con un 34% di suffragi si prende l'87% del piatto! E come lo impiega? Il 47% (855 miliardi del vecchio conio) a "esigenze  di culto", il 34% (617 miliardi) al sostentamento e del clero e quello che resta, il 19% (367 miliardi) ad opere di carità. E' finita qui? No, perché lo Stato destina alla conservazione beni culturali legati al culto cattolico il 44,64%; (17 miliardi del buon vecchio conio) della sua quota. Per la fame nel mondo lo Stato distribuisce il 4,4% (poco più di 1 miliardo e mezzo).

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Che fare? Davanti ad un piatto truccato non restano molte possibilità. Personalmente piuttosto che astenermi darò il mio 8 per mille alla Chiesa Valdese che mi sembra agire con correttezza e che, tra l'altro, è stata discriminata dal pubblicizzare la sua raccolta per il fatto che diceva che TUTTO quanto raccolto sarebbe stato destinato ad opere sociali e comunque né a chiese né a preti. Dati aggiornati alla dichiarazione dei redditi del 2004. Per ulteriori informazioni si può visitare il sito

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http://www.aduc.it/dyn/pulce/art/singolo.php?id=113635
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Nota: Come e' gia' noto, lo Stato si e' decurtato per il 2004 la somma di 80 milioni di euro, che la "Finanziaria 2004" (Legge 24.12.2003 n. 350, art. 2 comma 69) ha, per cosi' dire, ributtato nel grande calderone delle spese generali.

Alberto

Cardinal Martini e Papa Natzinger: opinioni a confronto

 

Intervista al cardinale Martini:"Bisogna parlare di cose che la gente capisce e ascoltare le sue sofferenze" - La Chiesa non dia ordini

Cardinale_martini GERUSALEMME - "Credo che la chiesa italiana debba dire cose che la gente capisce, non tanto come un comando ricevuto dall'alto, al quale bisogna obbedire perché si è comandati. Ma cose che si capiscono perché hanno una ragione, un senso. Prego molto per questo". Raramente, il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, 80 anni compiuti da poco, ha fatto un accenno così diretto, così esplicito, durante un'omelia pronunciata in chiesa, a temi che agitano anche il dibattito politico nazionale. Ma non lasciavano molti dubbi di interpretazione, le frasi pronunciate ieri sera, durante la messa celebrata nella basilica della Natività di Betlemme, davanti a 1300 pellegrini arrivati al seguito del suo successore, l'arcivescovo Dionigi Tettamanzi. Il cardinal Martini, parlando a braccio, fra gli applausi dei fedeli, ha sollecitato la chiesa italiana a credere nel dialogo "fra chi è religioso e chi è non religioso, fra credenti e non credenti" aggiungendo di pregare "perché si raggiunga quel livello di verità delle parole per cui tutti si sentano coinvolti".

Eminenza, a cosa si riferiva quando parlava della necessità di usare un linguaggio che la gente possa intendere non come un comando ma come una verità quotidiana?
"Credo che la chiesa debba farsi comprendere, innanzitutto ascoltando la gente, le sue sofferenze, le sue necessità, i problemi, lasciando che le parole rimbalzino nel cuore, lasciando che queste sofferenze della gente risuonino nelle nostre parole. In questo modo le nostre parole non sembreranno cadute dall'alto, o da una teoria, ma saranno prese per quel quello che la gente vive. E porteranno la luce del Vangelo, che non porta parole strane, incomprensibili, ma parla in modo che tutti possono intendere. Anche chi non pratica la religione, o chi ha un'altra religione".

Lei ha sempre auspicato la nascita di una pubblica opinione nella chiesa, con la possibilità di discutere, anche di non essere d'accordo.
"Venendo a vivere qui a Gerusalemme io mi sono posto come se fossi in pensione, fuori dai doveri pubblici. Mi sono posto l'impegno di osservare rigorosamente il precetto del vangelo di Matteo, quello che dice non giudicare e non sarai giudicato. Quindi io non giudico, perché con quella misura sarei giudicato. Ma il mio auspicio va in quella direzione".

Molti pensano che la Chiesa sia in difficoltà di fronte ai cambiamenti imposti dalla modernità.
"La modernità non è una cosa astratta. In verità ci siamo dentro, ciascuno di noi è moderno se vive autenticamente ciò che vive. Non è questione di tempi. Il problema è essere realmente presenti alle situazioni in cui si vive, essere in ascolto, lasciare risuonare le parole degli altri dentro di sé e valutarle alla luce del Vangelo".

Lei ha parlato recentemente della necessità di promuovere la famiglia, un compito che ha definito "più urgente" rispetto alla difesa della famiglia. Con quali azioni si può raggiungere lo scopo?
"Promuovere la famiglia significa sottolineare che si tratta di un'istituzione che ha una forza intrinseca, che non è data dall'esterno, o da chissà dove. La famiglia ha una sua forza e bisogna che questa forza sia messa in rilievo, che quindi appaia la bellezza, la nobiltà, l'utilità, la ricchezza, la pienezza di soddisfazioni di una vera vita di famiglia. Bisognerà che la gente la desideri, la gusti, la ami e faccia sacrifici per essa".

Invece, in questa fase del dibattito politico, della famiglia attuale vengono più facilmente lamentati i modi in cui essa si discosta rispetto al modello ideale.
"Durante l'omelia ho parlato delle comunità che troppo spesso rimangono prigioniere della lamentosità. Il Signore vuole che noi guardiamo alla vita con gratitudine, riconoscenza, fiducia, vedendo le vie che si aprono davanti a noi. Quando andavo nelle parrocchie a Milano, trovavo sempre chi si lamentava delle mancanze, del fatto che non ci sono giovani. E io dicevo di cui ringraziare Dio per i beni che ci ha concesso, non per quelli che mancano. Dicevo che la fede, in una situazione così secolarizzata, è già un miracolo. Bisogna partire dalle cose belle che abbiamo e ampliarle. L'elenco delle cose che mancano è senza fine. E i piani pastorali che partono dall'elenco delle lacune sono destinati a dare frustrazioni e non speranze".

dal nostro inviato ZITA DAZZI

Leggo con profondo dolore, da ateo, questa splendida intervista del Cardinale Martini. La leggo con un profondo senso di pietà per i cristiani che frequentano questo blog, e mi chiedo PERCHE' ci siamo meritati il pontificato di Natzinger, e non quello di Martini. Qualcuno può darmene una ragione comprensibile?

...ed ora mettiamo il Natzinger-pensiero face-to-face con quello di Martini, affinchè ognuno possa fare le sue valutazioni e mangiarsi le palle, con o senza condimenti...

Ratzinger L'obiezione di coscienza in difesa della vita è esercizio doveroso per medici, farmacisti, infermieri e giudici coinvolti nella tutela della vita umana individuale, "laddove le norme legislative prevedessero azioni che la mettano in pericolo". E poi un capitolo intero per rinnovare la condanna contro l'eutanasia e la pillola abortiva [...]
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Monito ai politici. Il monito espresso dalla Pontificia Accademia non lascia appello. Chiede una mobilitazione del popolo cattolico come aveva fatto pochi giorni fa Papa Benedetto XVI rivolgendosi alla coscienza dei politici chiamati a discutere la nuova legislatura sulle coppie di fatto. "Non votate leggi contro la natura umana", aveva detto Papa Ratzinger. "Bisogna difendere i valori fondamentali come la vita umana". E stamane, l'assemblea della Pontificia accademia ha esteso il principio e invitato alla mobilitazione di "tutti coloro che hanno a cuore la tutela della vita umana" [...]
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Contro l'eutanasia. Il Vaticano torna a condannare la campagna in atto per la legalizzazione dell'eutanasia. "Si prevedono - denuncia una nota della Pontificia Accademia della vita - eccezioni al diritto individuale alla vita e si vanno legittimando sempre più diversi attentati contro la vita umana, finendo di fatto per disconoscere che la vita è il fondamento di ogni altro diritto della persona".
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No alla pillola abortiva. Una menzione specifica è stata riservata al caso della 'contraccezione di emergenza', la cosiddetta pillola abortiva. La Pontificia assemblea ricorda innanzittutto la responsabilità morale di coloro che ne rendono possibile l'uso e l'esigenza di ricorrere all'obiezione di coscienza. La Pontificia Accademia per la vita ribadisce anche "il dovere morale di fornire al pubblico un'informazione completa sui veri meccanismi d'azione ed effetti di tali ritrovati".

...come dire... la "summa" del pensiero progressista di Santa Romana Chiesa...

Repubblica

Aldo Moro e la strage di via Fani: sono passati 29 anni

Rapimento_moro A Roma, alle 9.15 del 16 marzo 1978, il giorno in cui il governo appena nominato, guidato da Giulio Andreotti, doveva presentarsi in Parlamento per ottenere la "fiducia" (approvazione parlamentare), l'auto che trasportava Moro da casa alla Camera dei Deputati fu intercettata in via Mario Fani da un "gruppo di fuoco" delle Brigate Rosse,  che in pochi istanti portò a termine una delle più feroci azioni terroristiche che si ricordino nella storia italiana contemporanea. In una manciata di secondi, sparando con armi automatiche, i terroristi massacrarono i due carabinieri a bordo dell'auto di Moro (Domenico Ricci e Oreste Leonardi) e i tre poliziotti a bordo dell'auto di scorta (Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana. Moro venne caricato a forza su un'auto che si allontanò rapidamente.
.Moro_cadavere_2
Il rapimento fu rivendicato con il primo dei nove comunicati che le Brigate Rosse inviarono durante i 55 giorni del sequestro.

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Il 9 maggio dello stesso anno, dopo 55 giorni di detenzione, al termine di un presunto processo del popolo, sarebbe stato assassinato per mano di Mario Moretti. Il cadavere di Moro è stato ritrovato il 9 maggio in una Renault 4 rossa in Via Caetani, in pieno centro di Roma.

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Si è sostenuto che non tutto il vertice brigatista fosse concorde con il verdetto di condanna a morte. La brigatista Adriana Faranda citò una riunione notturna tenutasi a Milano e di poco precedente l'uccisione di Moro, ove ella ed altri terroristi (Prospero Gallinari e - forse - Franco Bonisoli) dissentirono, tanto che la decisione finale sarebbe stata messa ai voti.

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Quel giorno non segna solo la fine del compromesso storico, ma, paradossalmente, segna l'inizio della fine delle Brigate Rosse. Sembra che il destino di questo paese sia costantemente quello di dover toccare il fondo, prima di avvertire un senso di asfissia, e di sentire il bisogno di risalire. Ci riusciremo anche questa volta?

giovedì 15 marzo 2007

Dove si racconta di Sircana, Belpietro, Barbara Berlusconi, il suo Papy e il senso dello Stato

Maurizio_belpietroFacciamo un passo indietro. Ieri mattina esce il “Geniale”, con un bel servizio-spazzatura (che nessun altro giornale, neanche della destra più becera, si sogna di pubblicare). Nel servizio si pubblica, con sapiente uso di omissis e di virgolettati, la notizia-bomba: Sircana, portavoce di Prodi, sarebbe stato fotografato mentre va per viados.

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Niente nomi, siamo gentiluomini, ma solo allusioni. Quanto basta perchè in un attimo tutte le agenzie online si riempiano della notizia-bomba: Sircana beccato che va neanche a puttane, ma addirittura a viados.

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Il povero Sircana, con quella sua faccia improbabile quant’altre mai, si limita a mormorare: “...sono una persona perbene...”

 

Facciamo un secondo passo indietro: sempre ieri mattina, sul sito di Dagospia, specializzato in gossip di bassa lega, c’è l’inevitabile, ampio servizio del tipo “puttanoni allo sbaraglio”. Fra le tante notizie vere o false, si parla anche di come fra le ricattate del giro Corona’s ci fosse  tale Barbara Berlusconi, fotografata in Corso Como, all’esterno di una discoteca, “...ubriaca fradicia, con un tizio che la sbaciucchia e le palpa il culo...”

Berlusconi_barbara01g

 

La notizia ci lascerebbe del tutto indifferenti, se non fosse per il fatto che la Barbara non è un’omonima della figlia dell’ex premier, ma è proprio lei, e che alla richiesta di un compenso che eviti la pubblicazione delle foto sui giornaletti per shampiste, anzichè recarsi al più vicino commissariato di polizia per querelare i ricattatori, si reca nella più vicina banca, ritira qualche decina di milioni di vecchie lire, e risolve il problema come sa e come usa: pagando.

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Facciamo un passettino avanti: durante tutta la giornata Sircana viene sbertucciato; alcuni pongono in relazione il suo ricovero in ospedale con una fuga dai fatti, o con un malore dovuto al fatto di essere stato beccato coi viados. Le sue dimissioni sono date per “altamente probabili” persino dal “Velino”, agenzia di stampa vicina alla sinistra.

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Sircana_prodi Persino una Santa che da un paio di giorni frequenta il Tafanus (ma arrivano tutti da noi?!?!), tale Santa Paria Poretti, dimentica la carità che il suo corano le imporrebbe, e puccia il biscotto, e forse anche qualcos’altro, nel caso Sircana, scrivendo questo commento caritatevole e garantista:

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“..Sircana è propio un bell'esponente di questo governo! Se ne tornassero tutti a scuola per imparare la differenza tra uomo e donna e per capire che le vie di mezzo non possono esistere! Ma Santo Iddio da chi siamo governati? E poi lasciamo che siano questi depravati a legiferare in materia di Famiglia?...”

Saluti, Maria P.

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Insomma, questi destri integralisti sono iper-garantisti, ma, santo cielo!, ogni tanto anche loro devono avere un quarto d’ora di ricreazione!

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Una piccola parentesi: la “notizia” su Sircana ovviamente ha lasciato male me come molti a sinistra, anche se le reazioni generalizzate sono state del tipo “... a me interessa sapere se fa bene il suo lavoro, e se ruba o non ruba; per il resto, nel suo tempo libero vada con chi vuole: donne, uomini, ricchioni, viados, transgender...

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Bandana_cdl Più tardi, la sorpresa: il Cavaliere in persona si scaglia contro “l’imbarbarimento” della politica. Sentite con quali nobili, incredibili parole:

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“...basta gogne, basta «fango», basta con certe «inaccettabili aggressioni mediatiche. Mi sembra che questo ulteriore scandalo della cosiddetta Vallettopoli stia imbarbarendo la vita civile[...] Davvero un fenomeno assolutamente deprecabile, tanto più che si tratta di fango non supportato da alcuna prova...”

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Quali nobilissime parole... peccato che non siano accompagnate da una letterina di licenziamento a Maurizio Belpietro. Perchè, vedete, qualcuno di noi DEVE trovare il coraggio di informare il Cavaliere che la merda nel ventilatore l’ha buttata il suo giornale, il suo Maurizio Belpietro, che ancora oggi, dalle pagine del Geniale di famigghia, si erge a maestro di giornalismo, ed anzichè giustificarsi per aver messo in moto il ventilatore coi cartocci di merda fra le pale, butta merda sugli altri giornalisti, chiedendosi, perentorio: “...tutti i giornali avevano queste notizie: perchè le ho pubblicate solo io?...”

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Caro, ineffabile BellissimoPietro, ci consenta di non risponderle, anche per evitare eventuali querele per insulti. Perchè ha pubblicato solo lei? Faccia come farebbe Marzullo/Crozza: si faccia una domanda, si dia una risposta, e poi fuori dai coglioni.

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Storace1 Intanto, dai fascisti, partono dichiarazioni di solidarietà pelosa (Fini) perchè mentre si finge di essere solidali con Sircana, si continua a definirlo “ricattato”, e quindi, come conseguenza logica, “ricattabile”. Oppure idiotissime, impossibili difese del “Geniale” da parte di uno come Storace, sul quale pesano fascicoli giudiziari (veri e non inventati) coi quali si potrebbe riempire un armadio:

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Gianfranco Fini: «Se è inaccettabile mettere alla gogna, non solo mediatica, chi non è nemmeno indagato, è addirittura disgustoso gettare nel tritacarne anche le vittime di ricatti e estorsioni»

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Tutti «ipocriti» secondo Francesco Storace. «In quale scuola di giornalismo si insegna a censurare quanto riguarda il portavoce del governo? Il Giornale ha avuto una notizia e l’ha pubblicata. E quelli che attaccano il quotidiano sono quelli che hanno goduto quando Repubblica ha sbattuto in prima pagina la lettera di Veronica Lario a Berlusconi, questa sì una vicenda privata, e che sono stati zitti di fronte al linciaggio di Salvatore Sottile».

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Alcune brevi “istruzioni” per Starace:

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1.       Il “Geniale non ha avuto una notizia, l’ha fabbricata.

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2.       Repubblica non ha sbattuto in prima pagina un bel nulla: la lettera di Veronica Lario l’ha ricevuta da Veronica Lario, con richiesta di pubblicazione.

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3.       Last, but not least, la lettera di Veronica Lario era autentica, le foto di Sircana coi viados inventate (meglio: inesistenti).

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Coglie le sottili differenze, Starace? Faccia uno sforzo: ci potrebbe riuscire persino lei...

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Tutt’altra musica da sinistra:

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Per Vannino Chiti si è trattato di «un vergognoso attacco». «Quando si usa la stampa - aggiunge Francesco Rutelli - per tentare una lapidazione in pubblico, e lo si fa da parte di chi si riempie la bocca ogni giorno col garantismo, è motivo di profonda tristezza e preoccupazione». Altri a sinistra preferiscono prendersela con il Giornale. È il caso di Giovanna Melandri, secondo la quale, «il senso del limite è stato superato da un sensazionalismo vigliacco». Di Roberto Cuillo: «Il quotidiano mette dolosamente alla gogna il nome di Sircana per colpire Prodi». Di Roberto Villetti: «È stato sparso discredito sul portavoce del premier». E soprattutto di Renzo Lusetti, che parla di «scandalo inventato»: «Devono essere proprio arrivati alla frutta se, per vendere qualche copia, hanno tirato in ballo una persona per bene come Sircana». E Dorina Bianchi, Margherita, chiede che «Berlusconi faccia seguire alle parole i fatti e intervenga sul Giornale».

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LA COMICA FINALE: Abbiamo scherzato !!!

 

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Dal Geniale - Il paparazzo: «Macché scoop io scherzavo...»

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Corona02g Max Scarfone lei come fotografo è indagato dalla Procura di Potenza per delle fotografie scattate a Silvio Sircana in una serata del settembre scorso. Volevate ricattarlo?
«Ma come si permette? Era tutto uno scherzo! Faccio le foto dietro i cespugli, mi camuffo, corro da una parte all’altra... Sono un paparazzo doc ma non per questo sono un ricattatore».

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Uno scherzo?

«Sì, le telefonate tra me e Fabrizio Corona sulle foto fatte a Sircana. Colloqui tutti assolutamente scherzosi... Io non ho mai fatto estorsioni né scatti per ricattare politici. Leggendo gli atti nessuno può sapere che noi scherzavamo al telefono».

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Si difenderà così davanti ai magistrati?

«Io ho dato tutto a un avvocato per intraprendere azioni legali. Fabrizio ci diceva sempre di portargli degli scoop. Era malato di scoop. E noi come altre agenzie ci davamo da fare. Così anch’io, che sono un paparazzo a tutti gli effetti, fotografo tutti, chiunque abbia una rilevanza pubblica... Ho lavorato due, tre anni per Corona e poi mi sono fermato e nel periodo incriminato, quello in cui avrei spiato Sircana, cioè dal 31 marzo al 10 settembre, sono stato bloccato perché ho avuto un incidente in moto».

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Quindi le foto?

«Non sono state fatte anche se una foto di un personaggio e di una situazione come quella di Sircana non ha prezzo».

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Le foto coincidono però con le intercettazioni...

«Io ho fatto solo quelle al ristorante, non so che dirle. Ho visto questa scena ma tutto quello che è successo dopo è uno scherzo. Ho la fedina penale pulita, 35 anni, e non ho mai commesso illegalità. Mai avuto problemi».

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Ma lo ha pedinato...

«Non credo che Corona facesse estorsioni e se mi dovessi sbagliare io non ne so assolutamente niente».

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Si vuole scusare con qualcuno?

«Ecco, questo è il vero paradosso. Il paradosso è che devo delle scuse pubbliche per avere scherzato al telefono».

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Perché non va dai magistrati?

«Guardi che non ho niente da nascondere».

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Appunto...
«Non sono stato mai ascoltato dal Pm ma sono pronto in qualunque momento a dare la mia versione dei fatti. Era una situazione goliardica dove commentavamo una cena di questo signore con una donna bionda. Proprio per la valenza del personaggio ho chiamato Corona e gli ho detto, sempre scherzando, che c’era il colpo del secolo ma, ripeto, lo scoop eclatante non c’era».

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Le cronache dall’Italia della vergogna finiscono qui (...per ora...)

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