mercoledì 30 gennaio 2008

..Smile!... Michela Brambilla "spopola(va)" sul Times

Dedicato ai nostri due lettori di lingua inglese. Questo numero del Times sul quale "spopola" Michela Vittoria Coscialunga Brambilla lo avevamo colpevolmente mancato. Rimediamo ora, sia pure in ritardo.

Times_2

Flame-haired Miss Italy finalist is Berlusconi’s new hope for the Right - To the consternation of many of his allies, Silvio Berlusconi is promoting a striking 39-year-old redhead with sparse political experience as the future “saviour” of the Italian Right. Italy was consumed by the news yesterday that after months of rumours Michela Vittoria Brambilla, known as “La Rossa”, had registered the name and logo of the “Party of Freedom” (Partito della Liberta) with a notary, at Mr Berlusconi’s behest. The Party of Freedom is seen as a new umbrella organisation to revital-ise Mr Berlusconi’s centre-right alliance, which lost elections to Romano Prodi’s centre-left coalition a year and a half ago. However, the involvement of Ms Brambilla – a former Miss Italy finalist – has been called widely into question [...]

Michela_brambilla_times ...ma la cosa tragica è l'immancabile lettera al Times dell'arcorizzato di turno nostrano. L'amore non è solo cieco, ma anche bisognoso di un "ripasso" di sintassi inglese...

Italian politics have always been in the hands of overaged men as the world resigning is absolutely unknown in those circles. I therefore believe that the growing importance of a young lady like Mrs. Brambilla in a Berlusconi's party, under one or the other name, can only be very positive. Besides being very attractive, which is also a positive aspect, Mrs. Brambilla is demonstrating at the beginning of her activity in politics to be very active and determinated having a big success with her Circoli della Libertà  (Freedom Clubs). Therefore, wellcome Signora Brambilla go ahead and don't listen those who speak only for envy !
Roberto Castellano, Salsomaggiore, Italy

...non avendo tempo di tradurre per i pochi lettori italiani  l'articolo sulla Brambilla e la lettera dell'arcorizzato, ho fatto ricorso al mitico "traduttore automatico" suggeritomi, a suo tempo, dal mitico "kagnolazzi"...

Fiamma capelli finalista Miss Italia di Berlusconi è la nuova speranza per il destro - Per la costernazione di molti dei suoi alleati, Silvio Berlusconi è la promozione di un sorprendente 39-year-old redhead con scarsa esperienza politica come il futuro "salvatore" della italiano Destra. L'Italia è stata consumata da ieri la notizia che, dopo mesi di voci Michela Vittoria Brambilla, conosciuto come "La Rossa", aveva registrato il nome e il logo del "Partito della Libertà" (Partito della Libertà), con un notaio, al signor Berlusconi Richiesta. Il Partito della Libertà è vista come una nuova organizzazione ombrello per revital-ise signor Berlusconi alleanza di centro-destra, che perse le elezioni a Romano Prodi coalizione di centro-sinistra, un anno e mezzo fa. Tuttavia, la partecipazione della sig.ra Brambilla - un ex finalista di Miss Italia - è stato chiamato ampiamente in discussione [...]

Il arcorizzato la lettera
Politica italiana sono sempre stati nelle mani di uomini come overaged dimissioni del mondo è assolutamente sconosciuta in quegli ambienti. Credo quindi che la crescente importanza di una giovane donna, come la signora Brambilla in un partito di Berlusconi, sotto l'uno o l'altro nome, non può che essere molto positivo. Oltre ad essere molto attraente, che è anche un aspetto positivo, la signora Brambilla sta dimostrando agli inizi della sua attività politica e ad essere molto attivo e determinato avendo un grande successo con i suoi Circoli della Libertà (Libertà Club). Pertanto, la signora Brambilla wellcome andare avanti e non ascoltare coloro che parlano solo per invidia!
Roberto Castellano, Salsomaggiore, Italia

lunedì 28 gennaio 2008

Piccoli Cretini Crescono: Giancarlo Brestini, la patella del Tafanus, ci scrive ancora. Altre minchiate.

Giancarlo Brestini, non pago delle figure di cacca già accumulate, ci scrive ancora:

"...Grillo spopola in america sul New Yorker prestigiosa rivista USA... il Moore italiano... tu che fai rosichi come al solito?..."

Questa notizia di Grillo che "spopola" (addirittura!) sul prestigioso New Yorker mi aveva intrigato, per cui, nelle mie funzioni di San Tommaso, sono "andato a vedere". Spopola, spopola... In effetti nell'ultimo numero c'è un articoletto su Beppe Grillo (una corrispondenza da Roma), di ben 453 parole (visivamente, mezza paginetta word). E il "Michael Moore" italiano? Due righe (controllare per credere):

http://www.newyorker.com/reporting/2008/02/04/080204fa_fact_mueller

"...Grillo, fifty-nine, is a distinctly Italian combination of Michael Moore and Stephen Colbert: an activist and vulgarian with a deft ear for political satire..."

In compenso, il prestigioso New Yorker dedica altrettanto spazio all'omidicio colposo dell'81, quando l'ecologista Grillo (quello dell'auto a idrogeno) guidando un inquinantissimo SUV, ammazzò tre persone:

"...mentions a 1981 incident in which Grillo was driving a car that got into an accident, killing three people..."

Invano si cercherebbe, in annate ed annate del New Yorker, un qualsiasi altro trafiletto sul "Beppe Grillo che spopola etc..." Mi è venuto il sospetto che Grillo "spopoli" sul resto della stampa americana. Ho cercato su Google sia Michael Moore che Beppe Grillo: per il primo ho trovato 13.990.000 articoli e 4.380.000 immagini; per il Moore di Genova ho trovato 2.610.000 articoli (quasi tutti autoreferenziali) e 94.000 immagini. No, Brestini, non mi sembra che sia il Moore italiano: al massimo, la sua caricatura in scala 1:50...

Caro Bretini, e se provasse a mettere online il cervello, prima di parlare? Forse lei non conosce Michael Moore, e allora vale la pena di ricordarle qualcosa:

Michael Francis Moore (Flint, 23 aprile 1954) è un regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico statunitense. La sua carriera è stata contrassegnata da una feroce satira contro il potere dominante delle major e del business, specialmente negli Stati Uniti.

Nel documentario del 2002 Bowling a Columbine ha preso di mira le lobby statunitensi delle armi. Il film ha riscosso un notevole successo di pubblico e critica, vincendo un premio al Festival di Cannes e meritandosi un premio Oscar come miglior documentario. Celebre è rimasto il suo discorso contro il presidente George W. Bush durante la cerimonia di consegna di quest'ultima onorificenza.

Nel 2004 ha presentato Fahrenheit 9/11, ove pone al centro dell'attenzione la guerra in Iraq avvenuta dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. Il film, che doveva essere inizialmente distribuito dalla Disney che poi ha preferito abbandonare il progetto, ha riscosso un grande successo di pubblico negli Stati Uniti e scatenato notevoli polemiche. La pellicola è risultata vincitrice della Palma d'Oro al Festival di Cannes sotto la giuria guidata da Quentin Tarantino.

Il successivo documentario di Moore, Sicko, uscito nel 2007, si concentra sui problemi della sanità statunitense, basata su un sistema che riserva le cure migliori alle classi più abbienti. Il film esprime la sostanziale inesistenza di strutture sanitarie riservate agli indigenti, teoricamente previste in quasi tutti gli stati federali. Il documentario ha subito le aspre critiche dell'AMA (American Medical Association), una delle associazione di medici statunitensi, ampiamente citata da Moore, per le azioni che negli anni'50 tentarono di collegare una eventuale estensione dei diritti sanitari, ad un indirizzamento in senso socialista del paese.

Filmografia di Michael Moore

Roger e io (Roger & Me) (1989)
Bestiole da coccole o da macello: il ritorno di Flint (Pets or Meat: The Return to Flint) (1992) - TV
Two Mikes Don't Make a Wright (1992) - TV
TV Nation (1994-1995) - serie TV
The Big One (1997)
TV Nation (1997)
TV Nation 2 (1997)
And Justice for All (1998) - TV
The Awful Truth (1999) - serie TV
Bowling a Columbine (Bowling for Columbine) (2002)
The Corporation (2003)
Fahrenheit 9/11 (2004)
Sicko (2006)
Fahrenheit 9/11½ (2007) (pre-produzione)
Operazione Canadian Bacon (Canadian Bacon) (1995)

Filmografia di Grillo (solo come attore)

Cercasi Gesù (1982)
Scemo di guerra (1985)
Topo Galileo (1988)

Bibliografia di Moore

Giù le mani! L'altra America sfida potenti e prepotenti 
Adventures in a TV Nation
Stupid White Men
Ma come hai ridotto questo paese?
Ingannati e traditi. Lettere dal fronte
The Official Fahrenheit 9/11 Reader

Bibliografia di Grillo

Schiavi moderni - Disponibile nel suo sito con licenza Creative Commons
Tutte le battaglie di Beppe Grillo
Tutto il Grillo che conta

Premi a Moore

Un Oscar ed un Premio a Cannes per "Bowling the Columbine"
La Palma d'Oro a Cannes per Farenheit 9/11

Premi a Grillo:

Sconosciuti.

Chi sentisse l'irrefrenabile desiderio di avere scambi culturali con Giarcarlo Brestini, meglio noto come il "Litodomus Litofagus" del Tafanus, può inoltrare la corrispondenza ai seguenti indirizzi:

                        giancarlobrestini@katamail.com          giovannixl@yahoo.it

giovedì 24 gennaio 2008

Il potere della stupidità - di Giancarlo Livraghi

Giancarlo_livraghi

(Seconda e conclusiva puntata. La prima puntata è stata pubblicata dal Tafanus, per cortese concessione di Giancarlo Livraghi, il 20 c.m.:

http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2008/01/il-potere-della.html )
Maggiori informazioni su http://www.gandalf.it/ e su http://stupidita.it/

È ovvio che concetti come questi possono essere inquadrati con le classiche “coordinate cartesiane”.

graficoNon so perché la regola (o l’usanza) sia numerare i “quadranti” da I a IV in senso “antiorario”. Ma se così vuole la matematica, così sia.

Asse1 Se sulle ascisse (asse X) collochiamo il vantaggio (o svantaggio) che qualcuno ottiene con le proprie azioni, e sulle ordinate (asse Y) il beneficio (o danno) ad altri, ognuno di noi può definire, in base alle conseguenze pratiche di un comportamento, dove si colloca una persona o un gruppo di persone – in generale o in una particolare circostanza. È evidente che i comportamenti collocati nel “primo quadrante” (in altro a destra) sono a vari livelli di “intelligenza”, mentre nel “terzo quadrante” (in basso a sinistra) si tratta di stupidità.

È altrettanto ovvio che nel quarto quadrante (in basso a destra) si possono collocare diversi livelli di “banditismo”. Invece quelli del secondo (in alto a sinistra) possono richiedere interpretazioni più complesse. (Questo è uno dei punti in cui la mia interpretazione diverge, in parte, da quella di Carlo Cipolla – di un altro, più generale, parleremo nelle osservazioni conclusive di questo articolo).

Si può trattare di “sprovveduti” quando inconsapevolmente danneggiano se stessi e gli altri. Ma la stessa collocazione può riguardare comportamenti consapevolmente generosi o “altruistici”. In questo caso l’analisi può procedere in due modi. Può tener conto dei vantaggi morali e sociali – e perciò collocare quei comportamenti nell’area dell’intelligenza. Oppure lasciare che si trovino a sinistra dell’asse “Y”, ma usare una definizione diversa da “sprovveduti” (a questo proposito vedi anche il supplemento a La stupidità del potere).

Senza entrare nei dettagli, che possono essere complessi, di analisi come queste, il fatto è che le valutazioni degli effetti di diversi comportamenti si possono fare su scala individuale (rapporti fra due persone) o su una base più estesa, riferita a “grandi” sistemi (nazioni, comunità internazionali o anche l’umanità in generale) o ad ambiti più ristretti (situazioni locali, imprese, associazioni, gruppi organizzati o spontanei, aggregazioni umane di qualsiasi specie, natura e dimensione).

Il sistema, nel suo complesso, può progredire o arretrare per una combinazione di comportamenti di varia specie, non tutti e non sempre “altruistici”. Ma è chiaro che il massimo beneficio collettivo si ottiene con azioni “intelligenti” – e il massimo danno con quelle “stupide”. In altre parole, se ognuno bada troppo al suo interesse particolare, trascurando gli effetti del suo agire sugli altri, si ha un degrado generale della società nel suo complesso – e così anche chi credeva di essere “furbo” si rivela stupido. Ma spesso accade che questa constatazione avvenga quando è troppo tardi per poter rimediare.

Questo conferma la premessa fondamentale: il fattore di maggior danno in ogni società umana è la stupidità.

Naturalmente si creano particolari, e spesso drammatiche, conseguenze quando c’è uno squilibrio fra causa ed effetto. Come nel caso in cui le azioni di pochi influiscono sulla condizione di molti. Per qualche ulteriore osservazione su questo tema vedi  La stupidità del potere

Stupidit Nell’uso di queste coordinate ci sono alcune differenze fra il metodo proposto da Carlo Cipolla e quello che sto seguendo in questi ragionamenti. Sono principalmente tre.

 

Le osservazioni di Cipolla (come quelle di Walter Pitkin e di quasi tutti quando si occupano di questo argomento) si basano su un’ipotesi di separazione netta: alcune persone sono intelligenti e altre sono stupide. Come vedremo poco più avanti, la mia convinzione è che quasi nessuno è totalmente stupido e (soprattutto) nessuno può illudersi di essere sempre intelligente. Perciò è necessario tener conto della componente di stupidità (come di altre categorie di comportamento) che è presente in ognuno di noi.

 

Le analisi basate sui risultati possono essere fatte tentando di definire in generale il comportamento di una persona oppure limitandosi a un particolare sistema di circostanze. Questa seconda soluzione non è da escludere, anzi può essere particolarmente interessante per scoprire come la stessa persona, in situazioni diverse, possa avere un comportamento diversamente classificabile e definibile.

La più ovvia tendenza è, quando si traccia un grafico di questo genere, collocare se stessi nelle ascisse (asse X) e qualcun altro nelle ordinate (asse Y). Ma può essere molto utile fare il contrario: cioè valutare il nostro comportamento in base all’effetto sugli altri. La difficoltà sta nel fatto che, ovviamente, la qualità dei risultati deve essere valutata dal punto di vista di chi ne subisce l’effetto – ma sapersi “mettere nei panni degli altri” è sempre utile, specialmente quando tentiamo di verificare il nostro livello di stupidità (o di intelligenza).

È un fatto universalmente noto che le persone consapevoli e generose generalmente sanno di esserlo, i malvagi e i prepotenti si rendono conto del proprio atteggiamento e anche le vittime più deboli e peggio informate hanno qualche percezione del fatto che qualcosa non va... ma gli stupidi non sanno di essere stupidi – e questo li rende ancora più pericolosi. Il che mi riporta alla prima, angosciosa domanda: sono stupido?

Ho superato varie prove di “quoziente di intelligenza” con buoni risultati. Purtroppo conosco il funzionamento di quei formulari e so che significano poco o nulla. Molte persone mi hanno detto che sono intelligente. Ma anche questo non è significativo. Potrebbero essere troppo gentili per dirmi la verità. O, al contrario, potrebbero voler sfruttare la mia stupidità a loro vantaggio. O potrebbero essere stupide come me. Mi rimane un filo di speranza. Spesso sono acutamente cosciente di quanto sono stupido (o lo sono stato). E questo indica che non sono completamente stupido.

A volte ho cercato di collocarmi nello schema cartesiano, usando il più possibile risultati concreti di azioni (non opinioni) come unità di misura. Secondo la situazione, sembra che io tenda a oscillare nella parte alta del grafico (sopra l’asse X) talvolta nel quadrante destro, cioè con un livello variamente “basso” o “alto” di intelligenza – ma in alcuni casi sono disperatamente perso in quello a sinistra, cioè fra quelli che avvantaggiano gli altri con proprio danno. Spero di essere “utile agli altri” così spesso come mi sembra. Ma so che non sbagliare è impossibile – e che non si finisce mai di imparare. In generale, sembra logico aspettarsi che i fattori più forti di successo si trovino nel primo o quarto quadrante delle coordinate, cioè nei settori a destra dell’asse Y. Ma il numero impressionante di persone che si collocano dall’altro lato, e tuttavia hanno splendide carriere, si può spiegare solo con un forte desiderio da parte di molti potenti di circondarsi il più possibile di stupidi.

Poco dopo aver letto il suo libro, scrissi a Carlo Cipolla (ho fatto una cosa del genere solo due volte in vita mia). Fui piuttosto sorpreso quando mi rispose. Con una lettera breve, ma cortese. Gli avevo chiesto: «Che cosa pensa del mio “corollario” alla sua teoria?» La risposta fu «Be’, perché no?» – che credo di poter interpretare come conferma e approvazione del Corollario di Livraghi alla Prima Legge di Cipolla

In ognuno di noi c’è un fattore di stupidità che è sempre maggiore di ciò che pensiamo. Questo “corollario” (come gli altri due – vedi “ Seconda Parte ”) non è necessariamente collegato a un singolo autore. Potrebbe anche, per esempio, riferirsi al “Rasoio di Hanlon” o alla “Legge di Finagle” – come a ogni considerazione generale sull’onnipresenza della stupidità e sul fatto che è spesso, se non sempre, più diffusa e più pericolosa del previsto.

Così si crea un modello tridimensionale e non credo di doverne spiegare la struttura, perché è improbabile che una persone stupida o pavida sia arrivata a leggere fino a questo punto. Naturalmente, oltre alla nostra e altrui stupidità, possiamo inserire anche altre variabili, come i nostri diversi fattori di comportamento e il modo in cui si combinano con quelli di altre persone. Può essere saggio dimenticare il fattore “intelligenza”, perché non ce n’è mai abbastanza. Ma non è il caso di trascurare i valori del “quarto quadrante”, perché anche la persona più generosa può qualche volta comportarsi da “bandito”, anche se solo per errore. Con l’aggiunta di questi fattori si crea un modello multi-dimensionale di difficile gestione. Ma anche considerando solo le nostre componenti individuali di stupidità la complessità può essere sconcertante. Provare per credere... ed essere davvero spaventati.

Vedi anche Il potere della stupidità, seconda parte   
e la terza parte La stupidità del potere   
oltre all’indice  dei testi successivi.

Avevo fatto parecchi tentativi, nel corso degli anni, di trovare il testo originale inglese del saggio di Carlo Cipolla sulla stupidità. Era stato scritto all’inizio degli anni ’70 e distribuito in fotocopia “fra pochi amici”.
Poi stampato nel 1976 a Bologna in un piccolo opuscolo “fuori commercio” come regalo natalizio a colleghi e amici. Pubblicato dalla Whole Earth Review nel 1987 (senza, a quanto pare, autorizzazione dell’autore).
Sembrava irreperibile – finché, nel 2002, si scoprì che era diventato disponibile online in Ecotopia  e altri siti. Ma ora, per volontà dei titolari del “diritto d’autore”, non è più consentito metterlo a disposizione in rete.
(È un peccato che così quel testo sia diventato di nuovo irreperibile. Ma quella, purtroppo, è la legge).

Ringrazio Giancarlo per la sua cortesia, e spero di poter attingere ancora dai suoi sapidi scritti. Tafanus

mercoledì 23 gennaio 2008

Il PapaRazzi, la Sapienza, e la lettera del Prof. Giorgio Parisi ( da Diabolik)

Italialaica Tafanus carissimo,

Sono Diabolik, cioè quello che quando imbratta il tuo blog con le sue stronzate si firma così... - :). Stavolta però volevo mandarti altro, che mi arriva "in diretta" da un docente di fisica con cui a suo tempo ho indegnamete diviso i banchi delle scuole superiori, e che ancora oggi mi onora della sua amicizia.

Trattasi di una lettera di Giorgio Parisi (uno dei 67 firmatari della famosa lettera) che forse può fare chiarezza su come si sono svolti e quali sono realmente i fatti.

Giorgio Parisi è probabilmente il fisico più importante che ci sia in italia, più volte candidato al nobel. Anche Maiaini è stato candidato al Nobel e gli hanno sospeso la nomina a presidente del CNR. Tra i 67 "professorucoli e ometti" (parole del Sig. Buttiglione, che professore non è, checchè ne dica) ce ne sono quindi due che sono stati candidati al Nobel; che potrebbero scrivere a qualsiasi università del mondo, da Harvard in poi, chiedendo una cattedra, e queste si scannerebbero per garantirseli. (...mentre Diabolik mi inviava questa lettera, avevo pubblicato un post sull'adesione alla lettera dei 67 da parte di un Nobel, tale Rita Levi Montalcini... NdR). Qui in Italia trovano invece Gasparri che ne chiede l'allontanamento. O tale Carla Vanni che gli manda mail come quella che segue:

"Quando il mare di vergogna in cui vi ha cacciato il resto del mondo si abbasserà, il ricordo di questa giornata a San Pietro alzerà una nuova, inesorabile alta marea che vi sommergerà con i vostri figli: a voi questo. A Sua Santità Benedetto XVI, Capo della Chiesa Universale di Nostro Signore Gesù Cristo e Suo Vicario in terra, l'ondata del nostro amore fedele ed imperituro."Non prevalebunt"
Carla Vanni" (ma chè... sarà mica Santa Paria Poretti sotto falso nome?)

Sempre questo mio amico - che data l'aria che tira vuole giustamente mantenere l'anonimato e ci sta leggendo in copia nascosta - mi racconta che nel giorno della fatidica inaugurazione la polizia ha permesso l'ingresso nell'ateneo soltanto ai dimostranti di destra che, indisturbati, hanno fatto fatto irruzione nell'auletta del collettivo di fisica devastandola e imbrattando i muri di svastiche. I telegiornali si sono dimenticati di dirlo. Cos'altro si può dire? Forse stiamo assaggiando quello che si prova nei paesi musulmani.
Diabolik

LA LETTERA DEL PROFESSOR GIORGIO PARISI

Sulla mancata visita del Papa alla Sapienza (17 gennaio 2008): proviamo a riepiologare i fatti
In questi ultimi giorni una lettera scritta a metà di novembre da 67 docenti dell’Università della Sapienza, fra cui il sottoscritto, in cui s’invitava il  rettore a riconsiderare l’invito al Papa per parlare all’inaugurazione dell’anno accademico, è finita sulle prime pagine di tutti e giornali. Non ho seguito, per (forse colpevole) abitudine i telegiornali, ma molti docenti mi hanno scritto per esprimere la loro solidarietà a me e agli altri colleghi “fatti oggetto di un indegno linciaggio mediatico”.

Si è arrivati al punto che con la scusa di difendere il diritto di parola del Papa, che non è stato mai messo in discussione, sono state avanzate proposte di provvedimenti di vario tipo contro noi, fra cui spicca quella di Gasparri, che dichiara ”dopo lo sconcio della Sapienza di Roma ci attendiamo che vengano assunte iniziative per allontanare dall'ateneo i professori ancora in servizio che hanno firmato quel vergognoso manifesto. Questa dimostrazione di intolleranza non può restare priva di conseguenze.” (Ovviamente quest’ultima proposta è del tutto incostituzionale).

Visto il coro di condanna proveniente da tutto il mondo politico, sono convinto che ci sia stata anche una mancanza di comunicazione da parte nostra e che sia opportuno riassumere tutta la vicenda e aggiungere degli elementi chiarificatori. Non vorrei che la scelta del Papa di annullare motu proprio la sua conferenza all’ultimo momento venisse collegata pretestuosamente con la nostra lettera che nasceva in un altro tempo e con altro scopo. Tuttavia non posso far a meno di notare che quando lo stato abdica al suo ruolo di garante della laicità si crea un vuoto, un vuoto in cui molti cittadini non si sentono rappresentati e corrono il rischio di contribuire al generarsi di polemiche come questa.

Il primo atto è stata una lettera di Marcello Cini pubblicata sul Manifesto il 15 Novembre scorso, reperibile su questo sito all’indirizzo http://www.sinistra-democratica.it/libert-diritti-etica/libert-0. Successivamente verso il 20 novembre (attenzione alla data) una sessantina di docenti della sapienza  hanno scritto al proprio rettore la seguente lettera (che gli è stata consegnata fisicamente):

“Magnifico Rettore,

con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che il collega Marcello Cini Le ha indirizzato sulla stampa a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l’intervento di papa Benedetto XVI all'Inaugurazione dell'Anno Accademico alla Sapienza. Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini, salvo un particolare. Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: «All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto». Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano. In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato.”

Il rettore non ci ha risposto e poco accortamente è andato avanti per la sua strada. A questo punto per noi (o almeno per la stragrande maggioranza dei firmatari) la questione era chiusa. La lettera è rispuntata fuori nei giorni recenti talmente all’improvviso che alcuni giornali hanno preso un abbaglio ed hanno pensato che fosse stata scritta il 10 gennaio. C’è stata una reazione popolare di un’ampiezza inaspettata (tremila interventi sul forum di Repubblica. La maggior parte a nostro favore) che a parer mio ha confermato il nostro giudizio che l’invito era incongruo. La reazione dei lettori dei forum e quella di molti studenti romani mostra chiaramente che c’è una fortissima tensione politica intorno al problema della laicità e che la nostra lettera è stata una scintilla che ha fatto sviluppare un incendio in un bosco pieno di legna secca durante una libecciata.

Non c’è stata quindi dai 67 docenti nessuna forma di prevaricazione verso gli altri colleghi, ma semplicemente l’esposizione di una tesi culturale mediante una dichiarazione fatta nei dovuti modi e tempi. La riscoperta da parte della grande stampa di questa tesi, a ridosso della visita del Papa, ha aperto su scala nazionale un dibattito che si sarebbe potuto e dovuto fare con maggior calma e senza toni concitati nel mese di novembre. I problemi culturali devono essere discussi pacatemente e se arrivano in maniera clamorosa sui talk show televisivi o sulle prime pagine dei telegiornali, abbiamo un scontro frontale senza che per l’ascoltatore sia possibile afferrare il bandolo della matassa.

Come docente di un’università ritengo mio diritto e dovere interloquire col mio Rettore su chi far intervenire alla cerimonia di apertura dell’anno accademico, che è un momento simbolico per l'inizio del percorso formativo universitario. Mi pare che tutto ciò faccia parte normale della dialettica interna di un’università che deve scegliere chi far parlare all’inaugurazione dell’anno accademico in base a considerazioni di varia natura. Sono in questo confortato dalle recenti dichiarazioni alla stampa del Direttore del Dipartimento di Fisica, professor Giancarlo Ruocco, che era uno dei destinatari (per conoscenza) della lettera, che afferma che “l’inaugurazione dell'anno accademico, cui partecipa un pubblico di docenti e studenti di diversa formazione politica e religiosa, non sembra essere il giusto contesto per una visita del Papa, o di qualsiasi altra autorità religiosa o politica che non si rapporti direttamente all’accademia. Infatti, insegnare ai giovani è una grande responsabilità che richiede di prescindere in ogni momento dalle proprie convinzioni religiose e ideologiche. La presenza del Papa alla cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico propone invece un’interpretazione e lettura del mondo ben precisa, che pone la fede innanzi ad ogni percorso della conoscenza. Tale posizione può risultare, come troppo spesso è avvenuto in passato, fonte di censura della conoscenza e non di confronto libero del sapere.

In un altro, diverso contesto la visita del Papa alla Sapienza sarebbe benvenuta, come qualsiasi forma di dialogo e confronto fra culture diverse. Nessuno, tantomeno i docenti della Sapienza, vuole esercitare un arrogante diritto censorio sulla libertà di espressione del pensiero religioso, o politico che sia, in nome di un laicismo di stato.”

Dal punto di vista politico quest’articolo potrebbe finire qui. Tuttavia fatemi aggiungere un punto marginale, ma per me importante. Nella lettera facevamo riferimento ad una citazione del Cardinal Ratzinger e siamo stati accusati da varie parti (giornali, televisioni e uomini politici) di non aver letto (o di non aver saputo leggere) il testo originale. Questo non è vero. Il testo originale era il seguente:

“Nell'ultimo decennio, la resistenza della Creazione a farsi manipolare dall'uomo si è manifestata come elemento di novità nella situazione culturale complessiva. La domanda circa i limiti della scienza e i criteri cui essa deve attenersi si è fatta inevitabile. Particolarmente significativo di tale cambiamento del clima intellettuale mi sembra il diverso modo con cui si giudica il caso Galileo.Questo fatto, ancora poco considerato nel XVII secolo, venne - già nel secolo successivo - elevato a mito dell'illuminismo. Galileo appare come vittima di quell'oscurantismo medievale che permane nella Chiesa. Bene e male sono separati con un taglio netto. Da una parte troviamo l'Inquisizione: il potere che incarna la superstizione, l'avversario della libertà e della conoscenza. Dall'altra la scienza della natura, rappresentata da Galileo; ecco la forza del  progresso e della liberazione dell'uomo dalle catene dell'ignoranza che lo mantengono impotente di fronte alla natura. La stella della Modernità brilla nella notte buia dell'oscuro Medioevo.(…). Molto più drastico appare invece un giudizio sintetico del filosofo agnostico-scettico P. Feyerabend. Egli scrive: «La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione». (…)

Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande.”

Come si vede, il cardinale Ratzinger non si distanzia dall’affermazione di Feyerabend, anzi la utilizza per argomentare che Galileo non è stato vittima di dell'oscurantismo della Chiesa. Conclude dicendo di non voler usare questo testo per una “frettolosa apologetica”, ma non ne nega la validità. Inoltre la citazione di Feyerabend, fatta senza far riferimento alle posizioni teoriche di Feyerabend, stravolge completamente il pensiero di questo filosofo della scienza. Al contrario di quello che sembra da questa citazione isolata, Feyerabend ha sempre esaltato la creatività e l'audacia intellettuale di Galileo; tuttavia si esprime per paradossi e tutta la sua visione è una critica della "ragione", quindi, nel dire che la Chiesa era da parte della ragione, non sta dando torto a Galileo ma alla Chiesa. Tuttavia un'analisi del pensiero di questo filosofo ci porterebbe troppo lontano.
Giorgio Parisi,  Ordinario di Fisica,  Dipartimento di Fisica, Università La Sapienza, Roma

CHI E' GIORGIO PARISI

Giorgio Parisi (Roma, 4 agosto 1948) è un fisico italiano, attivo nell'ambito della ricerca sulla meccanica statistica e teoria dei campi, nonché in un numerosi altri ambiti della fisica, matematica, e della scienza in generale. I risultati che lo hanno reso noto a livello internazionale riguardano principalmente i sistemi disordinati ed i vetri di spin (anche noti come spin glass), una classe di modelli della meccanica statistica di cui lo stesso Parisi ha fornito numerose applicazioni in teoria dell'ottimizzazione, biologia ed immunologia. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi, tra cui la Medaglia Boltzmann e la Medaglia Dirac, ed è considerato uno dei migliori scienziati italiani in assoluto. Nell'ottobre 2007 ha vinto il Microsoft European Science Award istituito dalla Royal Society inglese, dall’Accademia delle scienze di Parigi e da Microsoft Research . Con Nicola Cabibbo è l'unico fisico italiano membro della National Academy of Sciences, l'accademia nazionale americana delle scienze. Giorgio Parisi è uno dei fisici più autorevoli del mondo secondo la scala h-index.

Giorgio Parisi si è laureato a all'Università La Sapienza di Roma nel 1970, sotto la guida di Nicola Cabibbo. È stato ricercatore presso l’INFN, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Frascati dal 1971 al 1981. Successivamente ha lavorato presso la Columbia University (1973-1974), l'Institut des Hautes Études Scientifiques (1976-1977) e all’École normale supérieure de Paris (1977-1978). È divenuto professore ordinario di fisica teorica nel 1981 all'Università di Tor Vergata, e nel 1992 presso la stessa La Sapienza, dove attualmente insegna Calcolo delle probabilità. In passato, ha svolto la sua ricerca anche all'estero. (da Wikipedia)

...insomma, a occhio e croce, ci sembra un curriculum vitae più consistente di quello del "Professor" Bottiglione, di Maurizio Gasparri e dello studente fuori corso (e fuori peso) Giuliano Ferrara...

martedì 22 gennaio 2008

La morte del partigiano Arrigo Boldrini, il "Comandante Bulow"

Aveva 92 anni e si è spento nella sua Ravenna, che aveva liberato - Fu tra i costituenti. Medaglia d'oro al valor militare e presidente dell'Anpi

Arrigoboldrini E' morto Arrigo Boldrini, lo storico comandante partigiano 'Bulow' e presidente onorario dell'Anpi. Aveva 92 anni e dall'8 gennaio era ricoverato in gravi condizioni all'ospedale di Ravenna. Per molti anni presidente nazionale dell'Anpi, era nato nella città romagnola il 6 settembre 1915. Da tempo viveva in un centro gestito da un amico sacerdote.

Il 4 dicembre 1944 i partigiani di Boldrini, comandante della 28/a Brigata Garibaldi 'Mario Gordini', e i reparti alleati dell'VIII Armata britannica liberarono Ravenna con un'offensiva combinata. Esattamente due mesi dopo 'Bulow' fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare, con una grande manifestazione pubblica nella piazza di Ravenna, dal generale Richard McCreery, comandante dell'Ottava Armata.

Si portava appresso quel nome di battaglia per le sue capacità militari. Durante una riunione clandestina disse che non si poteva abbandonare la pianura al nemico tedesco, che era necessaria la 'pianurizzazione' della guerra partigiana, fino a liberare Ravenna. I suoi compagni lo ascoltarono poi uno di loro (poco dopo fucilato dai nazisti) sentenziò: 'Mo' chi sit, Bulow?, cioè 'Ma chi sei, Bulow?', alludendo al generale tedesco che sconfisse Napoleone.

Dopo la guerra Boldrini fu componente dell'Assemblea Costituente, parlamentare dal '53 al '94, presidente Anpi, oltre che dirigente nazionale del Pci: "La tua azione - ricordò da presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in un messaggio di auguri per il novantesimo compleanno - è sempre stata ispirata a principi di libertà e di democrazia, valori che nel ruolo di presidente dell'Anpi hai promosso presso le nuove generazioni, mantenendo desta la memoria storica di quell' eroico e drammatico periodo fondante della nostra repubblica".

E proprio alla battaglia per non far affievolire i valori della Resistenza Boldrini ha dedicato tutta la sua vita.  E' stato lo storico presidente e animatore dell'Anpi (l'associazione partigiani d'Italia). Ed è rimasto famoso l'appello lanciato nell'agosto 2004, nell'ultimo discorso da presidente, quando la maggioranza al governo annunciò di voler tagliare i fondi proprio per la celebrazione dei sessant'anni della Resistenza. Chiese contributi ai Comuni e ai cittadini "perchè - aveva detto - bisogna ricordare degnamente il cemento dell'identità e dell'unità nazionale".

Durante una manifestazione per il cinquantesimo della Resistenza, lo stesso Boldrini sintetizzò così il suo messaggio: "Noi abbiamo combattuto per quelli che c'erano, per quelli che non c'erano e anche per chi era contro...". Questa - ricordano in tanti - è stata sempre la sua profonda, autentica e leale convinzione [...]

(Repubblica, 22 01/08)

...dimenticatevi di Bulow... ora stanno per tornare quelli che il 25 aprile hanno sempre qualcosa d'altro da fare. Quelli che il 25 Aprile è un nuovo Vaffa-Day. Quelli che "Mussolini è stato il più grande statista del secolo". Quelli che mentre i Boldrini, i Pertini, le Anselmi rischiavano la pelle per noi, il papy faceva l'imboscato di lusso in Svizzera. Quelli che "devo proprio andarlo a trovarlo, questo papà Cervi. Quelli che la Repubblica di Salò. Quelli che la shoah e le foibe sono la stessa cosa. Dimenticate la resistenza, stanno per tornare quelli che "però i treni arrivavano in orario"...

              ORA E SEMPRE, RESISTENZA!

domenica 20 gennaio 2008

Il potere della stupidità - di Giancarlo Livraghi

Per cortese concessione di Giancarlo Livraghi, http://www.gandalf.it/

Giugno 1966 - Traduzione italiana settembre 2001 - revisione e aggiornamento ottobre 2006

Giancarlo_livraghi Questo articolo era stato scritto in inglese nel 1996, per un sito online americano, che mi aveva chiesto alcune osservazioni sul tema della stupidità umana. Di The power of stupidity era stata fatta nel 1998 una traduzione spagnola. Ma non avevo mai trovato il tempo, né sentito la necessità, di farne una versione italiana – fino a quando varie persone me l’hanno chiesta con una certa insistenza. Così è uscita nel settembre 2001.

Questa versione è un po’ modificata, anche in relazione a vari testi successivi sullo stesso argomento. Ma la sostanza è essenzialmente la stessa. L’analisi della stupidità può far parte di una più estesa area di studio sui motivi per cui tante cose vanno molto peggio di come dovrebbero (vedi a questo proposito una breve sintesi in Murphy, Parkinson, Peter e Cipolla). Ma si può inquadrare l’argomento anche in senso inverso. Tutti i fenomeni che portano a decisioni sbagliate sono classificabili come forme di stupidità – e nessuno ha effetti così devastanti come la stupidità umana.

...le considerazioni Giancarlo Livraghi sulla stupidità sono raccolte in un libro. Tutte le informazioni possono essere reperite http://stupidita.it 

 

StupiditSono sempre stato affascinato dalla stupidità. La mia, naturalmente. E questa è già una grossa fonte di preoccupazione. Ma le cose si complicano molto quando abbiamo l’occasione di scoprire come persone potenti e influenti prendono “grandi” decisioni con “grandi” conseguenze. Tendiamo spesso ad attribuire decisioni sbagliate (o catastrofiche) a intenzionale perversità, astuta cattiveria, megalomania, eccetera. Questi comportamenti ci sono – e in esagerata abbondanza. Ma un attento studio della storia (come degli avvenimenti in corso) porta all’inevitabile conclusione che la principale causa di terribili errori è una: la stupidità.

Questo è un fenomeno abbastanza noto. Uno dei modi in cui è riassunto è il cosiddetto Rasoio di Hanlon: «Non attribuire a consapevole malvagità ciò che può essere adeguatamente spiegato come stupidità». Il concetto è stato ribadito da Robert Heinlein in una frase ancora più semplice: «Non sottovalutare mai il potere della stupidità umana».

L’origine di Hanlon’s Razor è un po’ misteriosa. È considerato un corollario della cosiddetta “legge di Finagle” (Finagle’s Law of Dynamic Negatives) che somiglia alla “legge di Murphy”. Si ispira al classico “Rasoio di Occam” (ed è altrettanto tagliente). Non si ha notizia di un autore chiamato Hanlon - probabilmente è una variazione fonetica sul nome di Robert Heinlein, che aveva fatto quella constatazione nel suo romanzo Logic of Empire (1941).

Quando la stupidità si combina con altri fattori (come succede spesso) l’effetto può essere devastante.

Una cosa che mi sorprende (o forse no?) è quanto poco studio si dedichi a un argomento così importante. Ci sono dipartimenti universitari che si occupano delle complessità matematiche dei movimenti delle formiche in Amazzonia o della storia medievale dell’isola di Perim. Ma non mi risulta che ci siano cattedre di stupidologia.

Ho trovato pochi buoni libri sull’argomento. Fra cui tre che meritano, in particolare, di essere citati. C’è un libro che ho letto quando ero un ragazzino – e non ho mai dimenticato. Si chiama A Short Introduction to the History of Human Stupidity di Walter B. Pitkin della Columbia University ed era stato pubblicato nel 1934. L’avevo trovato per caso, molti anni fa, in uno scaffale di vecchi libri, E, per fortuna, ce l’ho ancora. Vecchio com’è, è ancora un buon libro. Molte delle osservazioni del professor Pitkin sono di grande attualità dopo più di settant’anni.

Viene spontanea una domanda: perché un libro di 300 pagine si chiama “breve introduzione”? Il libro si conclude con un epilogo: «ora siamo pronti a cominciare lo studio della storia della stupidità». Poi... più nulla. Il professor Pitkin era saggio. Sapeva che un’intera vita è troppo breve per poter approfondire anche solo qualche frammento di un argomento così vasto. Perciò pubblicò l’introduzione – e basta.

Pitkin era cosciente della scarsità di lavori precedenti in quel campo. Mandò una squadra di ricercatori a esplorare gli archivi della Central Library a New York. Trovarono solo due testi sull’argomento: Über die Dummheit di Leopold Löwenfeld (1909) e Aus der Geschichte der menschlichen Dummheit di Max Kemmerich (1912). Evidentemente esistono molti altri libri e documenti in cui si parla, in un modo o nell’altro, di stupidità. Ma pochi in cui si tenta un inquadramento sistematico del problema per individuarne i meccanismi e gli effetti.

Nel corso degli anni, per completezza di informazione, ho raccolto una piccola bibliografia sull’argomento.

Secondo Pitkin, quattro persone su cinque si possono definire “stupide”. All’epoca in cui ha scritto il suo libro erano un miliardo e mezzo di persone. Oggi più di quattro miliardi. Questo, in sé, è piuttosto stupido. Una fondamentale osservazione di Pitkin è che uno dei motivi per cui è difficile studiare la stupidità è la mancanza di una buona definizione di che cosa sia. Per esempio i geni sono spesso considerati stupidi da una maggioranza stupida (non è facile neppure definire che cosa sia il genio). Ma la stupidità palesemente esiste. E ce n’è molta più di quanto possiamo immaginare nei nostri peggiori incubi. Infatti governa il mondo – cosa ampiamente dimostrata dal modo in cui il mondo è governato.

Qualcuno, cinquant’anni dopo, ha proposto un’analisi molto interessante della stupidità. Carlo M. Cipolla, professor emeritus di storia dell’economia a Berkeley, aveva scritto in inglese un piccolo saggio intitolato The Basic Laws of Human Stupidity – uno dei migliori testi che siano mai esistiti sull’argomento. Circolò per alcuni anni in forma semiclandestina (vedi la nota alla fine di questa pagina) finché fu pubblicato a Bologna da Il Mulino nel 1988 in un libro intitolato Allegro ma non troppo (tradotto in italiano da Anna Parish).

Le “leggi fondamentali della stupidità umana” sono note e citate anche in altri contesti. Non mi sembra necessario riprodurle, né riassumerle. A chi non le conoscesse, consiglio di leggere il testo di Carlo Cipolla (che, come altre opere dello stesso autore, unisce la serietà dell’analisi a una gradevole vena di umorismo).

Mi limito qui ad alcuni commenti. In parte si tratta di cose già note. Per esempio un fatto rilevato anche da altri autori (vedi il già citato rasoio di Hanlon) e da quasi tutte le persone che hanno avuto occasione di ragionare sull’argomento: si tende sempre a sottovalutare “il numero di stupidi in circolazione”. È una constatazione che ognuno di noi può fare ogni giorno: per quanto coscienti possiamo essere del potere della stupidità, siamo spesso sorpresi dal suo manifestarsi dove e quando meno ce la aspettiamo.

Ne derivano due conseguenze, anche queste evidenti in ogni analisi coerente del problema. Una è che si sottovalutano spesso i perniciosi effetti della stupidità. L’altra è che, per la loro imprevedibilità, i comportamenti stupidi sono ancora più pericolosi di quelli consapevolmente malvagi. Ciò che manca nell’analisi così impostata (come anche nel caso di Wakter Pitkin e di altri autori che si sono occupati dell’argomento) è una valutazione della nostra stupidità – o comunque della componente di stupidità che esiste anche nelle persone più intelligenti.

Su questo ritorneremo più avanti – ma intanto vorrei rilevare che il problema della stupidità presente in ognuno di noi, generalmente ignorato o sottovalutato, è correttamente impostato nell’interessante libro Understanding Stupidity di James Welles, la cui prima edizione è uscita nel 1986 (ampliata e approfondita negli anni successivi).

Devo confessare che (mea culpa) quando avevo scritto la prima stesura di questo articolo non conoscevo ancora il lavoro di James Welles. Ora posso dire che lo considero il miglior libro fra tutti quelli che ho letto sull’argomento. Il più completo per ampiezza e profondità. Mi ha fatto piacere constatare che, in molte cose, i ragionamenti di Welles confermano ciò che avevo già scritto e pubblicato sul potere della stupidità.

Uno dei meriti del saggio di Carlo Cipolla (come del libro di James Welles) è riconoscere il fatto che la stupidità di una persona “è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona”. Questo è un punto fondamentale, che contraddice opinioni diffuse, ma è confermato da ogni attenta verifica sul tema. Non è solo o banalmente politically correct, ma è sostanzialmente vero, che nessuna categoria umana è più intelligente o più stupida di un’altra. Non c’è alcuna differenza nel livello o nella frequenza della stupidità per genere, sesso, razza, colore, etnia, cultura, livello scolastico eccetera. (L’ignoranza può essere influenzata dalla stupidità, e viceversa, ma non sono la stessa cosa – vedi a questo proposito Tre sorelle della stupidità).

C’è un criterio, della teoria di Cipolla, che ho adottato come metodo in alcune delle mie analisi. È definito in quella che lui chiama “terza (e aurea) legge”. «Una persona stupida è una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno».

Un importante vantaggio di questo concetto è che evita l’arduo problema di definire “in teoria” che cosa sia la stupidità (o l’intelligenza) mentre ne valuta la rilevanza in relazione agli effetti pratici. È evidente che, in base a questo criterio, si possono definire diverse categorie di comportamento. Ovviamente ai due estremi stanno le persone che realizzano un vantaggio per sé e per gli altri (perciò “intelligenti”) e all’altro quelle che danneggiano gli altri e anche se stesse (perciò “stupide”). È chiaro anche che ci sono almeno due categorie “intermedie”. Una che fa danno agli altri con vantaggio per sé (Cipolla li definisce“banditi”) e l’altra che fa un danno a sé con vantaggio per gli altri. Per quest’ultima categoria, la definizione “sprovveduti” è discutibile. Può essere ragionevole finchè ci si limita alle valutazioni di costi e guadagni secondo i canoni dell’economia “classica”. Ma può essere sbagliata quando si tratta di persone che consapevolmente si sacrificano per il bene altrui – come vedremo poco più avanti. (Questa è la prima parte di un articolo, che continua alla prossima puntata))

...ringrazio Giancarlo Livraghi per avermi concesso di pubblicare i suoi articoli sulla stupidità, ed attendo impavido l'assalto di chi mi darà dello stupido per aver iniziato la pubblicazione di questi sapidi saggi sulla stupidità... Tafanus

venerdì 18 gennaio 2008

Spigolando nella merda/3 - Totò Vasa Vasa ha "favorito" ma non "avvantaggiato" la mafia (?)

...la corrente filosofica sofista prende avvio tra il V° e il IV° secolo a.C. principalmente in Grecia, per poi diffondersi un po’ ovunque nel bacino mediterraneo (...principalmente nella Magna Grecia?...). Sofisti furono chiamati quei filosofi che negavano la possibilità di raggiungere una verità definitiva, per cui tutto poteva essere messo in discussione, tutto era relativo, ogni argomento poteva essere confutato....

Mafia, Cuffaro condannato a 5 anni - Il presidente della Sicilia riconosciuto colpevole di favoreggiamento ma non di aver avvantaggiato Cosa nostra. "Resto al mio posto" - (...hic manebimus optime...) Mafia, Cuffaro condannato a 5 anni: "Riconosciuto che non sono colluso"

PALERMO - Il presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, è stato condannato a 5 anni nel processo per le 'talpe' alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. La terza sezione penale del Tribunale, presieduta da Vittorio Alcamo, ha escluso l'aggravante di aver favorito la mafia. A Cuffaro è stata applicata anche la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici.

Nel processo per le 'talpe' alla Direzione distrettuale antimafia, il presidente della Regione era imputato di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto e per questo i pm avevano chiesto otto anni di reclusione. La corte però, pur riconoscendo una condotta colpevole di favoreggiamento a favore degli altri imputati (alcuni dei quali condannati per associazione di tipo mafioso), non ha ritenuto dimostrata l'aggravante di aver favorito l'organizzazione criminale e quindi ha abbassato la pena. (...condotta colpevole di favoreggiamento ma non ha favorito l'organizzazione criminale??? sogno o son desto???)

[...] "Sono confortato, non sono colluso con la mafia e per questo resto presidente della Regione. Da domani torno al lavoro". Queste le prime parole dell'esponente dell'Udc. [...]

Condannati anche tutti gli altri imputati. A 14 anni di reclusione è stato condannato l'ex manager della sanità privata Michele Aiello (associazione mafiosa, rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio, truffa, accesso abusivo al sistema informatico della Procura e corruzione); la pena di 7 anni è stata inflitta maresciallo del Ros Giorgio Riolo (associazione mafiosa, accesso abusivo al sistema informatico della Procura, rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio, corruzione e interferenze illecite nella vita privata altrui); 4 anni e 6 mesi al radiologo Aldo Carcione (rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio e accesso abusivo al sistema informatico della Procura).

Sei mesi la pena inflitta all'ex segretaria della Procura Antonella Buttitta (accesso abusivo al sistema informatico della Procura e rivelazione ed utilizzazione di segreto d'ufficio); 1 anno a Roberto Rotondo (favoreggiamento); 3 anni a Giacomo Venezia (favoreggiamento); 9 mesi a Michele Giambruno (truffa e corruzione); 9 mesi a Salvatore Prestigiacomo (corruzione); 2 anni ad Adriana La Barbera (corruzione); 2 anni ad Angelo Calaciura (corruzione); 4 anni e 6 mesi e 1500 euro di multa a Lorenzo Iannì (truffa).

...ora attendiamo a pié fermo che il prode pierferdi scenda in Sicilia, a portare la sua convinta solidarietà a questo campione dell'UDC, che "favoreggiava" ma non "favoriva"... Scusate, vado a vomitare. Ci sentiamo più tardi...

Cuffaro, la parola ai giudici - Veglia di Preghiera per Totò Vasa Vasa

...un governatore il cui responsabile per il redditizio settore della monnezza si chiama Felice Crosta potrebbe essere anche condannato senza un regolare processo. Ma l'Italia, si sa, è uno stato democratico... Sarebbe molto istruttivo sapere chi siano i partecipanti alla "veglia di preghiera", e in che termini si stiano rivolgendo a Santa Rosalia; forse in mezzo a fiumi e fumi di Santo Rosòlio...  Tafanus
(dalle pagine regionali di Repubblica. edizione di Palermo)

Cuffaro2 I giorni dell´attesa per Cuffaro e per la Sicilia che gli ruota intorno sono cominciati formalmente ieri mattina alle 9,45. I giudici del collegio presieduto da Vittorio Alcamo si sono chiusi in camera di consiglio. Nelle prossime ore emetteranno la sentenza del processo che vede il governatore imputato per favoreggiamento a Cosa nostra e rivelazione di segreto d´ufficio.

Il presidente della Regione, malgrado gli inviti in senso contrario da parte dei leader siciliani della Casa delle Libertà, ha fatto sapere che, in caso di condanna per il reato più pesante (favoreggiamento aggravato) lascerà la carica e la vita politica. E in queste ore negli ambienti politici, negli studi legali, nel macrocosmo che vede al centro la Regione cuffariana, si accavallano le ipotesi sugli scenari che potrebbero aprirsi. Le certezze sono quelle offerte dal vecchio Statuto del '46, modificato nel 2001 con le norme sull´elezione diretta del presidente della Regione. L´articolo 10 della carta dell´autonomia siciliana, al comma due, dice che «in caso di dimissioni, rimozione, impedimento o morte del presidente della Regione, si procede alla nuova e contestuale elezione dell´Assemblea regionale e del presidente della Regione entro i successivi tre mesi».

In sostanza, se Cuffaro si facesse da parte subito dopo la sentenza, si andrebbe per la prima volta nella storia della Regione a elezioni anticipate e si voterebbe entro la fine di aprile [...]

Dimissioni sì? Dimissioni no? L´ora della verità si avvicina e potrebbe rendere persino superfluo il quesito. Perché una sentenza di condanna per favoreggiamento alla mafia potrebbe produrre effetti indipendenti dalla volontà di Cuffaro. L´articolo 1 della legge 55 del '90 statuisce che «non possono ricoprire la carica di presidente della Regione... coloro che hanno riportato condanna definitiva per il delitto previsto dall´articolo 416 bis del codice penale (associazione mafiosa, ndr)... o per il delitto di favoreggiamento personale o reale commesso in relazione al predetto reato». E chi, come Cuffaro, potrebbe ricevere una condanna in primo grado? L´articolo 4 bis della stessa legge dice che, in questo caso, si applica «la sospensione per 18 mesi dalla carica». Pitruzzella ricorda che «quella norma è entrata in vigore prima dell´introduzione dell´elezione diretta del presidente della Regione». Ma aggiunge: «È pacifico che dalla disposizione discenda la sospensione di Cuffaro almeno dalla carica di deputato regionale: sarebbe decretata, in questo caso, dal consiglio dei ministri». Ora, la questione è controversa ed è stata discussa da Cuffaro anche con Pitruzzella. Saverio Romano, segretario regionale dell´Udc, insiste: «In caso di condanna, anche la più grave, non esiste alcun obbligo di dimissioni. Bisogna fare riferimento a una norma successiva, del 2000, Casini_fellatio che elenca le cause di incompatibilità per gli amministratori eletti direttamente dal popolo». È la tesi espressa fino a qualche giorno fa dal capogruppo dei senatori forzisti Renato Schifani, che però, dopo aver riletto le carte, corregge il tiro: «La legge del 2000 fa riferimento solo a sindaci e presidenti di Provincia. Sì, la disposizione contenuta nella disposizione del '90 potrebbe trovare applicazione. Ma sono certo che questa controversia sia assolutamente inutile, perché Cuffaro sarà assolto e resterà al suo posto».

Il governatore, da ieri, ha sospeso la sua attività istituzionale in attesa della sentenza. È rimasto per lo più a casa, con i familiari, da dove ha dettato tre comunicati al suo ufficio stampa. In uno di questi ha solidarizzato con il ministro Mastella, che si è dimesso in seguito all´arresto della moglie Sandra. Romano oggi tornerà in Sicilia e vivrà al suo fianco l´attesa del giudizio. «Malgrado le vicende campane - dice il segretario Udc - io resto fiducioso nel collegio giudicante di Palermo. E nel fatto che Totò, il suo tratto umano e la sua azione politica, usciranno indenni da questa vicenda».

Burocrati, manager e consulenti: la lunga attesa delle truppe di Totò

Leggenda vuole che la sua rubrica telefonica contenga oltre ventimila nomi ma a sentire chi è stato vicino a Cuffaro per 24 anni, il segretario regionale dell´Udc Saverio Romano, l´azienda politica del governatore ha dimensioni ben più vaste: «Diciamo trecentomila persone, fra diretto e indotto». Proprio così.

Dove il diretto, nella scienza economica post-democristiana, è costituito dai siciliani che conoscono direttamente il presidente e l´indotto da chi trae comunque un vantaggio concreto dalla sua permanenza a Palazzo d´Orleans. Politici, burocrati, manager pubblici, consulenti e imprenditori legati alla mammella regionale, primari, un esercito di precari, persino sindacalisti: è l´Isola che sta con il fiato sospeso in attesa della sentenza sulla presunta mafiosità del governatore che, nel giro di 48 ore, deciderà il suo avvenire politico.

Rapporto sul cuffarismo, attraverso i numeri e nomi di una rete di amicizia e di potere che attraversa la Sicilia, dalle campagne di Pantelleria dove il vecchio maestro Calogero Mannino svolge la sua attività di vitivinicoltore, ai palazzi palermitani dell´amministrazione che il presidente controlla mediante una squadra di dirigenti rinnovata in questi anni attraverso due criteri: la giovane età e la fedeltà al capo. Un cuffarismo che poggia anzitutto sulla straordinaria armata dell´Udc siciliana, stampella senza la quale forse cadrebbe il partito di Casini. Un esercito di 553 eletti nell´Isola, fra cui 5 deputati e tre senatori, 18 parlamentari regionali, 80 sindaci, 97 assessori e 288 consiglieri comunali. Ma sarebbe fuorviante limitarsi ai posti Schifani_dipietro_yespicaistituzionali per descrivere l´impero cuffariano. Bisogna allargare il campo alla burocrazia, al sottogoverno, alle leve della finanza mosse attraverso le nomine nei posti-chiave, alle ramificazioni nelle associazioni di categoria e nei sindacati.

La burocrazia regionale ha cambiato faccia l´ultima volta nel settembre del 2006, con un´operazione di spoils-system varata dalla giunta, dalla quale il vicepresidente della Regione Lino Leanza (Mpa) uscì atterrito: «Ha preso tutto Cuffaro», sbottò [...]

Lo strapotere del governatore si esplica tradizionalmente nel mondo della sanità, che da solo brucia la metà dei fondi del bilancio regionale. Il presidente esercita la sua influenza attraverso i "fedelissimi" posti a capo di aziende e ospedali [...] Se Forza Italia ha radici consolidate nelle case di cura, Cuffaro ha il suo bacino elettorale negli oltre 1.500 laboratori d´analisi dell´Isola. E conserva buoni rapporti con la federazione dei medici di medicina generale. Un legame, quello con i camici bianchi e il personale che opera nel settore, coltivato anche attraverso i baroni della sanità privati di cui il governatore ha agevolato lo sbarco in politica: come Nunzio Cappadona, titolare di cliniche nel Siracusano e oggi deputato dell´Udc con il «740» più pesante dell´Ars (455.600 euro di reddito annuo). Il cuffarismo alligna nel sottogoverno attraverso alcune postazioni tradizionali (la Cassa degli artigiani, il consorzio autostrade, gli istituti zootecnico e zooprofilattico, l´Irfis del vicepresidente Massimo Dell´Utri, e strutture strategiche di recente istituzione, come l´agenzia per i rifiuti affidata a Felice Crosta (...omen nomen...), che nello scacchiere del potere vale più di un assessorato. Ma la nuova frontiera del potere è rappresentata dalle 22 spa regionali sorte come funghi negli ultimi anni, che gestiscono un´imponente mole finanziaria. Basti pensare che Sicilia Innovazione e Sicilia servizi, le società che si occupano dell´informatizzazione degli uffici regionali, usufruiscono di qualcosa come 300 milioni di euro, fra fondi statali ed europei. Ci sono politici trombati e burocrati in pensione, alla guida delle spa: da Domenico Sudano (Riscossione Sicilia) a Silvio Liotta (Serit), fino a Sebastiano Burgaretta che guida Multiservizi, la società che impiega oltre mille precari soprattutto nella sanità. E poi l´ex segretario generale Gaetano Scaravilli (Sicilacque) e l´attuale capo di gabinetto del presidente Michele Sarrica, che è pure presidente di Sicilia e-ricerca, dove l´amministratore delegato è un altro protegè del governatore, Antonio Pisano.

Bernardo_provenzano Non a caso, il controllo su tutte le spa regionali è stato di recente affidato a Enzo Emanuele, il ragioniere generale che in questi anni è stato lo snodo di gran parte delle manovre amministrative regionali. Emanuele è, tra l´altro, il regista dell´operazione fondo immobiliare che ha spinto la Regione di Cuffaro sul terreno del business. Nel quale si è mossa in modo deciso, creando ad esempio un fondo per il private equity a disposizione di piccole e medie imprese. E anche in questo caso è stata costituita una società mista in cui è stato dato spazio agli amici, come quel Fabrizio Di Paola che aveva mollato i fozisti agrigentini per finire alla corte del governatore. Ma in campo finanziario il vicerè cuffariano è Marcello Massinelli, presidente della società per l´aeroporto di Agrigento (nel cda di Birgi siede invece il segretario particolare Fabrizio Bignardelli) e uomo forte del numero uno di Palazzo d´Orleans nel board del Banco di Sicilia. Nonché socio in affari di Fulvio Reina, genero di Nino Mormino, cioè il legale di Cuffaro nel processo che si conclude. L´ultimo nome dell´impero del governatore. Un regno in bilico.

La memoria dell'accusa (pdf):

http://static.repubblica.it/palermo/pdf/memoria-aiello-gup.pdf

La Puglia? coltiva campi di pannelli fotovoltaici

Di Antonio Calitri - L'Espresso
...sempre che gli ambientalisti "duri e puri" non si mettano di traverso. Sempre che l'Enel e i petrolieri non abbiano obiezioni. Sempre che le lobbies delle energie tradizionali non si comprino mezzo parlamento, forse potremmo iniziare a fare un bagno di realismo. Anche in Italia...

Pannellifotovoltaici In Puglia i terreni incolti acquistano valore. Merito del fotovoltaico. Che ormai conviene più di qualsiasi agricoltura.Possedere un terreno incolto in Puglia da qualche mese è diventato una ricchezza. I fondi abbandonati e improduttivi di colpo sono diventati i più redditizi. Molto meglio di quelli coltivati. Tutto merito delle decine di progetti per la costruzione di centrali fotovoltaiche che hanno bisogno di terreni assolati, senza colture e magari vicini ai tralicci per allacciarsi alla rete nazionale.

Per i proprietari terrieri ma anche per investitori e intermediari è scattata la corsa ad accaparrarsi pietraie da acquistare o affittare a poche centinaia di euro e girare alle imprese disposte a pagare da 1.500 a 3 mila euro all'ettaro all'anno con contratti ventennali. "Se si pensa che mediamente una pietraia ha un valore di mercato di circa 10 mila euro all'ettaro, il guadagno è enorme", spiega Pietro Santamaria, assessore all'agricoltura di Mola di Bari. "Anche noi stiamo pensando di utilizzare le superfici delle cave abbandonate per questo scopo".Pietraia

In pratica l'acquisto viene ripagato con quattro anni di affitto; dal quinto al ventesimo anno il canone ricevuto può fruttare altre quattro superfici equivalenti a quella affittata. "Con la progressiva eliminazione dei sussidi comunitari sui seminativi, i proprietari di molti campi coltivati troveranno conveniente affittare alle imprese del fotovoltaico", spiega Michele Scoppio, responsabile sviluppo della Alerion Energie Rinnovabili, che questo mese inaugurerà la prima centrale fotovoltaica pugliese da 2 megawatt (altre due sono in costruzione).

Con progetti di centrali fotovoltaiche per un totale di 38 Mw in Puglia (più 12 in Sicilia) il gruppo Italgest è tra i maggiori attori del mercato. Paride De Masi, amministratore della società, ritiene positiva questa nuova corsa all'oro: "Costruiremo una centrale sui terreni inquinati del petrolchimico di Brindisi, che verranno bonificati. Per il resto utilizzeremo i terreni agricoli improduttivi". Rischi di speculazione? "Il fotovoltaico permette di passare dalla multinazionale all'energia diffusa con i vantaggi per tanti. Ben venga che una parte di questi vantaggi vadano ai proprietari terrieri".

mercoledì 16 gennaio 2008

La porcilaia di Ceppaloni e dintorni

Coniugi_mastellaNAPOLI - Terremoto nell'Udeur. Ordinati gli arresti domiciliari per Sandra Lonardo Mastella, presidente del Consiglio regionale della Campania e moglie del ministro della Giustizia, che risulta invece iscritto nel registro degli indagati con ben sette ipotesi di reato: concorso esterno in associazione per delinquere, due episodi di concorso in concussione e uno di tentata concussione, un concorso in abuso d'ufficio e due concorsi in falso. Ma l'episodio più clamoroso contestato a Clemente Mastella è sciuramente il tentativo di concussione ai danni del presidente della Regione Antonio Bassolino.

Provvedimenti restrittivi anche per gli assessori regionali campani dell'Udeur Luigi Nocera all'ambiente, ed Andrea Abbamonte al personale; il sindaco di Benevento Fausto Pepe, ed i consiglieri regionali Fernando Errico, capogruppo dell'Udeur, e Nicola Ferraro. In totale i provvedimenti restrittivi, partiti tutti dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, contro esponenti della giunta regionale campana, consiglieri regionali e amministratori dell'Udeur sarebbero 23; 4 da scontare in carcere.

Tutti i nomi degli indagati. Tra le persone sottoposte alla misura degli arresti domiciliari anche il sindaco del Comune di Cerreto Sannita, in provincia di Benevento, Antonio Barbieri, di Forza Italia. In carcere doveva andare Carlo Camilleri, presidente dell'Autorità di bacino del Sele e suocero di uno dei figli del ministro, da ieri però in ospedale per un malore. Gli altri esponenti politici Udeur coinvolti sono: Vincenzo Lucariello; Antonello Scocca; Domenico Pianese; Carlo Bianco; Erminia Florenzano; Francesco Cardone; Vincenzo Liguori; Nino Lombardi; Angelo Padovano; Domenico Pietrocola; Francesco Zaccaro; Letizio Napoletano; Paolo Budetta; Cristiana Fevola e Ugo Ferrara. Sono indagati a vario titolo per falso, corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio e tentato abuso d'ufficio.

Sospeso prefetto e giudice del Tar. Nell'ambito dell'indagine è stato sospeso anche il prefetto di Benevento Giuseppe Urbano, da circa due anni nel Sannio dopo essere stato vicario a Caserta, indagato per falso; il giudice del Tar Campania Ugo De Maio, al quale viene contestata la rivelazione di segreto di ufficio, e il vigile urbano Luigi Treviso, in servizio ad Alvignano, indagato per falso.

L'inchiesta in ambito sanitario. I provvedimenti richiesti dalla procura di Santa Maria Capua Vetere sono stati firmati dal gip Francesco Chiaromonte. L'ipotesi di reato per la moglie di Mastella è tentata concussione nei confronti del direttore generale dell'ospedale di Caserta.

Le accuse al ministro. Stesso reato ipotizzato nei confronti del marito. A quanto si è appreso, l'inchiesta riguarderebbe uno scambio di favori. Il ministro della giustizia avrebbe in particolare fatto pressioni indebite sul governatore della Campania affinche gli lasciasse mano libera su alcune nomine. I magistrati, riferendosi al Guardasigilli, parlano del suo potere di controllo sulle attività degli enti pubblici e locali ricadenti nel territorio della Campania. Sistema al quale Mastella avrebbe dato un "contributo concreto, specifico, consapevole e volontario". Per il sindaco di Benevento, l'imputazione riguarda invece un filone di indagine che ha al centro una gara di appalto avvenuta a Matera.

"Saranno i cittadini a giudicare". Sandra Lonardo Mastella è nella casa di Ceppaloni, paese natale suo e del marito. Il provvedimento le è stato notificato intorno alle 14.30 ma le indiscrezioni sull'arresto erano comparse sulle agenzie di stampa già nel primo mattino. Raggiunta al telefono dai cronisti, prima che gli agenti di polizia giudiziaria le consegnassero l'ordine firmato dal giudice, Sandra Lonardo aveva annunciato che non si sarebbe dimessa: "Dimettermi? Assolutamente no. Non ci penso proprio. Saranno i cittadini a giudicare. (...e pensare che noi, ingenuamente, pensavamo che il compito di giudicare spettasse alla magistratura, e non alla "ggente"...) Sono serena e pronta a fornire qualsiasi chiarimento. Credo che anche questo è l'amaro prezzo che, insieme a mio marito, stiamo pagando per la difesa dei valori cattolici in politica, dei principi di moderazione e tolleranza contro ogni fanatismo ed estremismo. Basta guardare alla vicenda del Papa di questi giorni per capire cosa avviene ai cattolici".

L'avvocato: "Nessuna bustarella". Bocche cucite in Procura. Il procutore capo di Santa Maria Capua Vetere Mariano Massei, ha detto: "Nessun provvedimento è stato notificato alla Mastella. Che esista o no, non posso dirlo". Parla invece l'avvocato Titta Madia, difensore della moglie del Guardasigilli: Al centro della vicenda giudiziaria ci sarebbe "una grande sfuriata telefonica che la donna avrebbe fatto al direttore di un ospedale in merito ad una nomina. Quindi solo un contrasto di carattere politico e nulla a che vedere con dazioni di danaro o vantaggi di altro tipo". Tesi ribadita dal portavoce della moglie di Mastella: ''Da una lettura rapida degli atti - ha detto Alberto Borrelli - si parla di banali contrasti che attengono alla normale dialettica politica. Non si parla mai di soldi, né di appalti, né di gare. Si fa solo riferimento a diversità di giudizio su una nomina, peraltro non di sua competenza e, comunque, avvenuta e mai revocata''. (16 gennaio 2008) - Repubblica.it

domenica 13 gennaio 2008

Forse sono un hacker (o potrei diventarlo) - di Giancarlo Livraghi

I "garbugli" della Rete (21)

Premessa: mentre leggerete questo scritto, vi prego di non dimenticare che è stato pubbicato nel 1998; considerando la velocità alla quale si muove l'informatica, e la rete in particolare, 10 anni sono un secolo. Gli articoli di Giancarlo non dimostrano, però, l'età che hanno... Taf

Si parla spesso di hacker; e spesso non ci si capisce, perché la parola ha significati diversi. Un giorno qualcuno mi disse che ci sarebbe stata una riunione clandestina, in cui un famoso hacker avrebbe raccontato come era riuscito a penetrare nel Pentagono. Ci andai. Non era affatto clandestina; parlava Richard Stallman, che non si è mai sognato di “penetrare” in alcun sistema, ma si occupa di freeware: quel software che non è sempre gratuito ma è free, cioè libero, e può essere liberamente usato e modificato da tutti (un argomento importante, su cui tornerò in un prossimo garbuglio).

Quel signore è un hacker? Si, nel significato originale della parola. Che non vuol dire “malintenzionato”, come sembrano intendere gli articoli sui giornali e i discorsi che si sentono in giro.

La cosa è spiegata bene in alcuni libri, come il classico Hackers: Heroes of the Computer Revolution di Stephen Levy (1984) e l’ottimo Hacker Crackdown di Bruce Sterling (1992); di tutti e due ci sono traduzioni italiane. C’è anche un bel libro italiano uscito alla fine del 1997: Spaghetti Hacker di Stefano Chiccarelli e Andrea Monti. Quando sono andato a comprarlo, il libraio mi ha detto che lo doveva continuamente riordinare, perché andava a ruba. Evidentemente c’è interesse per l’argomento.

In sostanza un hacker è una persona con una forte preparazione tecnica che si diverte a trafficare con le macchine e a inventare cose nuove. Quello che in Italia chiamiamo uno “smanettone”. Senza persone come queste non ci sarebbero molte tecnologie che stiamo usando e non ci sarebbe l’internet.

I primi hacker del MIT non si occupavano di computer, ma di trenini elettrici. I primi che si divertirono a fare cose un po’ birichine (più per dimostrare la loro abilità che con l’intenzione di fare danni) furono quelli che negli anni settanta inventarono le blue box per fare telefonate interurbane senza pagarle.

Dirà chi legge: ma tu cosa c’entri? Non sono uno “smanettone” perché non ho la competenza tecnica. Ma non posso evitare di “mettere le mani” sul computer, perché non accetto che faccia cose diverse da quelle che mi servono; e quando (come purtroppo succede spesso) un software fa i capricci, o si comporta in modo diverso da come vorrei, scatta un impulso basato su un fermo principio filosofico: la macchina deve lavorare per me, e non viceversa. Ne nascono talvolta battaglie impegnative, se occorre mi faccio aiutare da uno “smanettone” vero, ma alla fine le cose devono andare come voglio.

Credo che non ci si debba arrendere mai. Sistemi, protocolli, procedure di comunicazione in rete, eccetera, devono adattarsi alle esigenze delle persone; non noi alle fisime di qualche ingegnere matto o di qualche prepotente e gigantesca software house. Questo è un comportamento da hacker.

Il confine fra “bravo tecnico” e “disturbatore’ è sottile. Alcuni cosiddetti hacker sono arrivati davvero a fare cose illegali o dannose (anche se spesso il loro scopo non era nuocere, ma vantarsi della loro abilità; tanto è vero che molti giovani hacker “da grandi” si trovano, con lauti stipendi, in qualche grande impresa di software).

Ma c’è un altro motivo per cui penso di essere un po’ hacker; e ha poco a che fare con la tecnologia. Credo di essere stato, per tutta la vita, una specie di hacker culturale. Ho sempre avuto l’invincibile tendenza ad andare oltre la superficie delle cose, a cercare notizie e informazioni diverse da quelle più diffuse. Insomma sono inguaribilmente curioso.

Per quelli come me, se non ci fosse la rete bisognerebbe inventarla; anche se presto ci accorgiamo che trovare ciò che cerchiamo non è facile. Ci sono decine di motori di ricerca, alcuni hanno una potenza enorme, altri hanno acute capacità selettive... ma spesso non trovano ciò che stiamo cercando. Così nasce il divertimento (ma anche la fatica) di dialogare in giro, usare il filo dei contatti personali finché finalmente si trovano quei nodi della rete che ci permettono di imboccare nuovi percorsi. Roba da hacker...

E non finisce qui. Sentiamo spesso parlare di regole, filtri, controlli, insomma censura. Finora in Italia siamo quasi completamente liberi. Ma se un giorno i “controllori” riusciranno davvero a limitare le nostre capacità di ricerca e di dialogo, allora per quelli come me non resterà altra scelta che trovare qualche percorso non controllabile, mettersi su un server in Ruritania con un’identità marziana, o in qualsiasi altro modo diventare un hacker, un bucaniere dell’informazione.

Spero che non succeda mai... ma se succederà, cari lettori e care lettrici, ci daremo appuntamento sulla mia imprendibile nave fantasma in qualche invisibile baia della Tortuga.

Articolo pubblicato per cortese concessione di Giancarlo Livraghi

                                                  http://gandalf.it/garbugli/garb21.htm

                                                                   http://gandalf.it/    

Giancarlo_livraghiCHI E' - Laureato in filosofia all'Università degli Studi di Milano. Aveva cominciato a lavorare (mentre studiava) come giornalista, redattore e bibliografo. Il suo primo lavoro a tempo pieno è iniziato nel 1952, quando è entrato come copywriter nell'agenzia CPV (sede italiana della Colman, Prentis and Varley). Poco più tardi, è divenuto direttore creativo e in seguito ha avuto responsabilità gestionali più ampie. In quel periodo l'agenzia si è sviluppata fino a diventare la più grande in Italia.

Nel 1966 è diventato consigliere delegato e poi presidente della McCann-Erickson italiana. Negli anni seguenti la McCann è cresciuta rapidamente, fino a diventare la più grande agenzia di pubblicità italiana nel 1971. Nello stesso anno, Livraghi è stato nominato presidente del comitato new business europeo e responsabile dell'area Europa sud.

Dal 1975 è stato executive vice-president della McCann-Erickson International a New York. È ritornato in Italia nel 1980 come socio di maggioranza della Livraghi, Ogilvy & Mather, che sotto la sua guida ha avuto un veloce sviluppo. Nel 1993 ha lasciato il mondo delle agenzie di pubblicità. In quel periodo aveva già cominciato ad interessarsi alla comunicazione in rete.

Nel 1994 è stato tra i fondatori di ALCEI, l’associazione per la libertà della comunicazione elettronica interattiva, e ne è divenuto il primo presidente. È stato presidente della TP (Associazione professionisti pubblicitari), della Federazione Professionale della Pubblicità e dell’ASSAP (Associazione delle Agenze di Pubblicità). Nel 2004 è stato eletto alla Hall of Fame dell’Art Directors’ Club.

Approfondimenti e bibliografia su http://gandalf.it/livraghi.htm

Vi chiederete cosa c'entri io... Nulla. Ho avuto il piacere di conoscere Giancarlo a metà degli anni '60, quando io ero un giovane uomo di marketing per il Sud-Europa della Vick (che allora era una divisione della Richardson-Merrell, e Giancarlo era già un guru della pubblicità (ma diciamolo sottovoce, perchè non ama sentirsi definire "guru", anche se è esattamente così che lo vedevo io, in quegli anni).

Poi, nei giorni scorsi, per una serie di circostanze abbastanza fortuite (Lucio Sorge o suo figlio, non ricordo bene), mi avevano segnalato il sito di Giancarlo, che "merita la visita", l'ho ricontattato per chiedergli il permesso di "rubargli" qualcosa, ed ho, con piacere ma senza sorpresa, ritrovato la persona squisita che avevo lasciato 40 anni fa.

Grazie, Giancarlo, e.... a rirubarti.

Tafanus

giovedì 10 gennaio 2008

Beppe Grillo "il censore" e i V-Day del 25 Aprile

La esilarante, tragicomica esperienza del giornalista dell'Espresso Alessandro Gilioli, nel momento in cui decide di intervistare il promotore del V-Day per l'informazione (che nessuno ha capito cosa sia e a cosa serva). Ecco il suo articolo:

Beppegrillo_ombrelloUna storia un po’ lunga, ma se avete voglia di leggerla fino in fondo vi dirà parecchio su Beppe Grillo. Il giorno 2 gennaio, come molti, ho letto e visto in Internet il “discorso di Capodanno” di Grillo. Nel quale, come si ricorderà, è stato lanciato il V-day contro i giornali per il 25 aprile prossimo venturo. Tra le altre cose, nel suo discorso Grillo prevedeva con certezza che tutti media “mainstream” avrebbero volutamente ignorato il suo V-day sui giornali, visto che la cosa riguardava direttamente gli interessi delle testate e dei loro proprietari.

Il fenomeno Grillo mi interessa, da tempo vado scrivendo diverse cose sulle storture del sistema editoriale in Italia (a partire dall’Ordine e dalla legge sulle provvidenze) e credo anche che i giornali debbano interessarsi delle fasce della società che Grillo più o meno rappresenta.

Quindi il giorno stesso telefono a Grillo sul suo cellulare per proporgli un’intervista sul tema del V-day contro la stampa, la “vera casta” come dice lui. Grillo mi risponde quasi subito, con gentilezza, ma nicchia un po’ sull’intervista: «Io sono un monologhista», mi dice testualmente. «Invece dell’intervista le scrivo un pezzo io e voi lo pubblicate su L’espresso».

Io gli rispondo che un pezzo no, non ci interessa, che per quelli c’è già il suo seguitissimo blog e noi invece vorremmo un confronto, anche aspro magari, sul tema che ha lanciato, il V-Day contro i giornali. Gli prometto che però, ovviamente, tutte le sue risposte saranno riportate senza variazioni e senza alcuna censura, che ha la più assoluta libertà di dire quello che gli pare, che sono dispostissimo a mandargli i suoi virgolettati per approvazione a intervista scritta.

«Mah», dice lui, «non so, io non do il mio meglio in queste cose».

Insisto, gli faccio presente che un confronto civile è il modo migliore per far crescere e circolare le idee, gli propongo di andarlo a trovare dove si trova e alla fine sembro parzialmente convincerlo: «D’accordo, facciamolo», dice, «ma non di persona. Mi mandi le sue domande via mail e io le rispondo subito dopo le feste».

Il giorno dopo mi metto al mio pc e una dopo l’altra snocciolo le domande. Sono tutte molto semplici, anche se non a zerbino.

Gli chiedo ad esempio se non ritiene che i giornali e la Rete possano convivere, visto che la tivù non ha ucciso la radio.

Se non crede che grazie alla loro buona salute economica molti giornali possano fare anche ottime inchieste, e gliene elenco alcune di questo e di altri giornali. Gli faccio l’esempio di Mastella, su cui diversi giornali hanno fatto inchieste ampiamente riprese dallo stesso Grillo nel suo blog.

Gli chiedo dunque se non pensa che sia sbagliato mettere sullo stesso piano i quotidiani di partito inesistenti che prendono soldi direttamente dallo Stato e i giornali veri - magari perfino utili al dibattito sociale e al controllo sulla politica - che hanno solo detrazioni postali e contributi per la carta.

Gli chiedo se è consapevole che con l’abolizione totale e indistinta delle provvidenze probabilmente morirebbero voci come il Manifesto o come l’Internazionale, su cui lui stesso scrive una pagina ogni settimana, e gli chiedo se questo secondo lui sarebbe un passo in avanti per la nostra società.

Gli chiedo perché nel discorso di Capodanno ha esaltato come “ultimi giornalisti liberi” Biagi e Montanelli contrapponendoli a tutti gli altri, visto che anche Biagi e Montanelli scrivevano sui grandi giornali secondo lui servi e di “casta”.

Gli chiedo se in questo suo condannare senza eccezioni i giornali e i giornalisti ce n’è qualcuno che salverebbe, che secondo lui non fa parte della casta.

Gli chiedo se considera parte della casta anche quelle migliaia di giornalisti sottopagati e precari che ormai lavorano in gran parte delle redazioni.

Gli chiedo come può dire che tutti i giornalisti sono casta, visto che la grandissima parte di loro ha come unico privilegio il biglietto gratis ai musei, e per il resto si paga come tutti gli altri comuni mortali la casa, il cinema, il treno, l’autobus, il biglietto allo stadio e così via.

Già che ci sono, gli chiedo perché non risponde mai agli altri blog, visto che predica i blog come mezzo di comunicazione dell’avvenire.

Gli mando il tutto con una bella mail. Passa la Befana, passano altri due giorni ma da Grillo nessuna risposta. Gli mando un sms per ricordargli il nostro accordo, lui non risponde. Gli mando un’altra mail copiaincollando la precedente, nel caso la prima si fosse persa. Niente.

Questa mattina, 9 gennaio, gli telefono:

«Pronto buongiorno sono Gilioli de L’espresso, la disturbo?»
«Certo, lei mi disturba sempre».

«Mi dispiace. Volevo sapere se ha visto le domande che le ho mandato…».
«Certo che le ho viste e non intendo minimamente risponderle».

«Come mai?»
«Perchè sono domande offensive e indegne».

«Mi scusi, ma non mi pare, sono solo domande. Servono a un confronto. Se lei mi dà le sue risposte per iscritto, io le trascrivo tali quali, le dò la mia parola».
«No, non se ne parla neanche, lei non ha capito niente. Buongiorno».

«Buongiorno».

Da questa ridicola esperienza, deduco due o tre cose di cui credo di avere ormai la certezza.

Primo: Grillo ha una paura fottuta del confronto. Sa che il suo linguaggio apocalittico e assertivo non ha niente a che vedere con lo scambio di idee e con il dibattere. E’ chiuso nel suo monologhismo. Sa di non avere argomentazioni razionali forti per difendere le sue affermazioni a tutto tondo, sa che il confronto lo obbligherebbe a qualche sfumatura e sa che probabilmente le sfumature lo annienterebbero, visto che il suo successo è figlio della sua assertività.

Secondo: Grillo ha una strategia di comunicazione basata sul vittimismo da censura. Io gli avevo promesso tre o quattro pagine di intervista su “L’espresso”, lui ha preferito non apparire per poter dire che la grande stampa lo ignora e lo censura. Bene, visto che da qui al 25 aprile andrà strillando al mondo che i giornali non parlano del suo V-Day perché ne hanno paura, si sappia che questo giornale voleva concedergli ampio spazio ma che lui lo avrebbe accettato solo per monologare, per ospitare la sua invettiva, e non per un’intervista. Nemmeno il più tracotante politico della Casta, a fronte di una richiesta di intervista, risponde “O scrivo io da solo e senza domande o niente”.

Terzo: Grillo con ogni probabilità usa così tanto Internet - e detesta così tanto i giornali - proprio perché il blog gli consente questo non-confrontarsi, questo non-dibattere. Perfino Berlusconi - dopo i primi tempi in cui mandava le videocassette registrate ad Arcore - ha imparato a rispondere alle domande dei giornalisti. Grillo no. Grillo si trincera dietro Internet per non ricevere domande, per non confrontarsi. Per esaltare, come direbbe lui, le sue caratteristiche di “monologhista”.

Attenzione, ragazzi, perché se questo è il futuro della politica in Rete fa veramente schifo. Alessandro Gilioli

Questo è quanto. Per quanto ci riguarda, le conclusioni tratte da Gilioli le avevamo tratte TUTTE, da un pezzo. E' tutto verificabile. Gilioli ha avuto però il grande merito di ficcare un palo nel termitaio, e far venire fuori le bestiole...

Sembrano passati mille anni da quando srivevamo: "...Grillo, tornando in TV dopo un lungo periodo di esilio, e sparando subito la famosa battuta "abbiamo raggiunto un patto coi socialisti: io smetto di dire che i socialisti sono ladri, e loro smettono di rubare", non poteva non prevedere che costringeva la RAI a cacciarlo di nuovo. E' stato l'inizio della sua fortuna (cosa largamente prevedibile) come Guru che parla a masse esaltate di fedeli paganti. Cosa largamente prevedibile e programmabile.

Sulla "interattività" del suo blog, ho già fatto e raccontato i miei esperimenti di comunicazione. Risultati, Zero Virgola Zero.

Ora uno così, mentre ancora non sappiamo (o lo sappiamo troppo bene?) che fine farà la sua mitica "Legge di iniziativa popolare" (V-Day dell'8 settembre), ha già spostato l'asticella in avanti, al 25 Aprile, su un'altra minchiata. Non che sia una minchiata la libertà d'informazione. Diventa una minchiata se il tema è affrontato da uno così, con una nuova "megafonata in piazza", coi Fedeli che fanno la ola e gridano a comando "Vaffanculo!" Poi tutti in pizzeria, a raccontarci com'era bella quella piazza. Segue libro. Segue DVD. Dopodichè i giornali continueranno a prendere i sussidi all'editoria (di partito e non), Grillo a promuovere un paio di "serate" di successo al botteghino. La solita compagnia di giro di politici non accasati lo seguirà per qualche settimana, sperando di mettersi a rimorchio di un carro che arranca sempre più.

Dal giorno dopo, potremo tornare nella stessa edicola di sempre, a comprare gli stessi giornali di sempre, sovvenzionati ed asserviti, come sempre, ai rispettivi Poteri di riferimento, però cogli occhi e col cuore ancora gonfi d'emozione per quella bella piazza. Ah! come è stato bello gridare tutti insieme Vaffanculo! Certo che Beppe gliele ha cantate, a questi bastardi!

Da stasera, invece, qualche bel tomo ricomincerà ad attaccare il Tafano e la sua "invidia del pene" nei confronti di Beppe Grillo. Hic manebimus optime.

Tafanus: Ricciardi inchioda Meloni in Aula: “Ma cosa festeg...

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