martedì 29 aprile 2008

Il gioco delle tre tavolette: Il Ponte, Impregilo, Alitalia

Avvertenza: questa è una storia di fantasia, arbitrariamente attribuita a personaggi realmente esistenti. Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti (o che accadranno) è puramente casuale.

Un giochino facile facile: dunque, mettiamo che io sia Presidente del Consiglio designato.

Prima tappa: faccio circolare la voce che, in men che non si dica, inizierà la costruzione del mitico Ponte sullo Stretto. La Impregilo, guidata dalla banda Ligresti, Gavio, Benetton, schizza in borsa. In pochi giorni i tre-tre guadagnano in borsa milioni di euro. Specialmente se qualcuno li avverte in anticipo che farà queste dichiarazioni.

Seconda tappa: chiedo al più "ricattabile" dei tre di mettere un "chip" sul piatto Alitalia. Come rifiutare, visto che solo con l'incremento delle quotazioni di borsa di Impregilo ho guadagnato TANTI chips? Non lo dico a Marcellino perchè è un impresentabile (troppe "voci giudiziarie" di mazzette alla Ombretta Colli, la "Signora Provincia"), e non insisto con Benetton, che essendo già ricco "di suo", ha già risposto picche.

Terza tappa: il Ponte non si fa, perchè non c'è una lira. Ma chi riesce a saperlo in anticipo sugli altri, guadagna un altro fracco di euro. Perchè il bello della Borsa è che si può guadagnare sia al rialzo che al ribasso. Basta essere "illuminati" per tempo.

Resta il problema Alitalia: in "cordata" restano Ligresti e Tronchetti, due potenze economiche fondate sui debiti. Scalfari calcolava che, ad andar bene, i due potranno tirar fuori 150 milioni di euro, che ormai Alitalia brucia in 4 mesi. Poi il commissariamento, e la svendita delle spoglie, per quattro centesimi, agli amici degli amici. Amen

Per la gioia dei sindacati fascisti dei piloti, di Angeletti, di Bonanni, di Tremonti, di Berlusconi, di Maroni di Formigoni, di Sticojoni. Le famiglie di 20.000 dipendenti Alitalia sentitamente ringraziano.

Finalmente si comincia! Oggi avremo la "Seconda Carica dello Stato": Renato Schifani! (omen, nomen?)

Oggi, a Dio piacendo, avremo finalmete il Presidente del Senato della Repubblica della XVI Legislatura. Colui che sarà chiamato a sostituire il Presidente della Repubblica in caso di temporaneo inpedimento. Una figura di grande spessore politico e morale, al quale avevamo già dedicato una sezione di un post sugli "Impresentabili", che ci piace riprendere integralmente.

PRESIDENZA DEL SENATO: Renato Schifani, uno dei nomi più prestigiosi della scena politica italiana. Renato Schifani negli anni '80 è stato a lungo socio, assieme all'ex ministro Enrico La Loggia, della Siculabrokers: una compagnia in cui figuravano anche Nino Mandalà, futuro boss di Villabate, e Benny d'Agostino, imprenditore legato per sua ammissione al celebre capo di tutti i capi, Michele Greco. L'Espresso del 13 aprile 2006 riporta questo illuminante paragrafo:

 

Schifani"...e poi per riportare l'ordine bisognerebbe tornare a uccidere. Bernardo Provenzano però non è solo l'icona storica che ha guadagnato potere con l'arresto dei rivali. La sua autorità è tuttora rispettata. Come quando, nei piani di investimento, i boss di Villabate e Brancaccio entrano in competizione per la costruzione di due centri commerciali. Provenzano decide che devono essere realizzati tutti e due. Non importa che su uno dei progetti ci sia il parere dell'attuale capogruppo dei senatori di Forza Italia, Vito Schifani. E sull'altro, l'approvazione del presidente Totò Cuffaro. "Due progetti portano più soldi", fa sapere il superlatitante. E nessuno osa contraddirlo. In fondo Cosa nostra continua a mantenere intatta la sua ala militare. È un equilibrio delicato che finora funziona. Lo spiega Vincenzo Lo Giudice, di Canicattì, assessore regionale passato indenne dal centro-sinistra al centro-destra, e poi al carcere. Il suo modello di Sicilia, rivelato in una intercettazione, non è più suddiviso tra uomini d'onore e quaquaraquà. Ma tra affaristi: "Se uno ha la pecora, la tosa". E mafiosi armati: "A me conviene che c'è l'amico nostro che ha il bastone...". Insomma, ai politici eletti da Cosa Nostra non serve far ammazzare gli avversari. Basta ricordar loro che in qualche cassetto c'è sempre una pistola pronta a sparare..."

Una vita da SCHIFANI
L'Espresso, 13-08-02 - di Franco Giustolisi e Marco Lillo

Quando, dopo una settimana di nottate, blitz e tranelli ha portato a casa l'approvazione della legge sul legittimo sospetto, Renato Schifani ha sottolineato con il consueto senso delle istituzioni la sua vittoria sull'Ulivo: "Li abbiamo fregati". Il capo dei senatori forzisti è fatto così [...] Schifani per amore del capo è disposto a sfidare anche il ridicolo. Come quando si fa riprendere in tv accanto al santino del leader neanche fosse Padre Pio. Avvocato civilista e amministrativista, 58 anni, è stato eletto nel collegio di Corleone, cuore di quella Sicilia che ha dato il cento per cento degli eletti a Forza Italia. Per descrivere l'eroe del legittimo sospetto, l'uomo che ha scavato nottetempo la via di fuga dal processo milanese per Berlusconi e Previti, si potrebbe partire dalle sue radici democristiane. Ma applicando alla lettera il suo credo, "non bisogna usare il politichese ma parlare con serenità il linguaggio dell'uomo comune", sarà meglio partire da una constatazione: il capo dei senatori di Forza Italia è stato socio di affari (leciti) con presunti usurai e mafiosi.Filippomancuso

Sua eccellenza Filippo Mancuso, solitamente bene informato, ha definito così il suo ex compagno di partito: "Un avvocato del foro di Palermo specializzato in recupero crediti". Schifani gli ha risposto con una lettera in cui difende la sua "onesta e onorata carriera" e nega di avere mai svolto una simile attività. Negli archivi della Camera di commercio di Palermo risulta però una società, oggi inattiva, costituita nel 1992 da Schifani con Antonio Mengano e Antonino Garofalo: la Gms. L'avvocato Antonino Garofalo (socio accomandante come Schifani) è stato arrestato nel 1997 e poi rinviato a giudizio per usura ed estorsione nell'ambito di indagini condotte dal sostituto Gaetano Paci della Procura di Palermo. L'ex socio di Schifani è ritenuto il capo di un'organizzazione che prestava denaro nella zona di Caccamo chiedendo interessi del 240 per cento. Schifani non è stato coinvolto nelle indagini ma certo non deve essere piacevole scoprire di essere stato socio con un presunto usuraio in un'impresa che come oggetto sociale non disdegnava: "L'attività esattoriale per conto terzi di recupero crediti e l'attività di assistenza nell'istruttoria delle pratiche di finanziamento...".

Schifani è stato sempre sfortunato nella scelta dei compagni delle sue imprese. In un rapporto dei carabinieri del nucleo di Palermo, di cui "L'Espresso" è in grado di rivelare i contenuti, si ricostruisce la storia di un'altra strana società di cui il capogruppo di Forza Italia è stato socio e amministratore per poco più di un anno. Si chiama Sicula Brokers, fu istituita nel 1979 e oggi ha cambiato compagine azionaria. Tra i soci fondatori, accanto a un'assicurazione del nord, c'erano Renato Schifani e il ministro degli Affari regionali Enrico La Loggia, nonché soggetti come Benny D'Agostino, Giuseppe Lombardo e Nino Mandalà. Nomi che a Palermo indicano quella zona grigia in cui impresa, politica e mafia si confondono. Benny D'agostino è un imprenditore condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e, negli anni in cui era socio di Schifani e La Loggia, frequentava il gotha di Cosa Nostra. Lo ha ammesso lui stesso al processo Andreotti quando ha raccontato un viaggio memorabile sulla sua Ferrari da Napoli a Roma assieme a Michele Greco, il papa della mafia.

Laloggiaenrico Giuseppe Lombardo invece è stato amministratore delle società dei cugini Ignazio e Nino Salvo, i famosi esattori di Cosa Nostra arrestati da Falcone nel lontano 1984 e condannati in qualità di capimafia della famiglia di Salemi. Nino Mandalà, infine, è stato arrestato nel 1998 ed è attualmente sotto processo per mafia a Palermo. Questo ex socio di Schifani e La Loggia era il presidente del circolo di Forza Italia di Villabate, un paese vicino a Palermo e proprio di politica parlava nel 1998 con il suo amico Simone Castello, colonnello del boss Bernardo Provenzano mentre a sua insaputa i carabinieri lo intercettavano. Mandalà riferiva a Castello l'esito di un burrascoso incontro con il ministro Enrico La Loggia, allora capo dei senatori di Forza Italia. Mandalà era infuriato per non avere ricevuto una telefonata di solidarietà dopo l'arresto del figlio (poi scagionato per un omicidio di mafia). E così raccontava di avere chiuso il suo colloquio con La Loggia: "Siccome io sono mafioso ed è mafioso anche tuo padre che io me lo ricordo quando con lui andavo a cercargli i voti da Turiddu Malta che era il capomafia di Vallelunga. Lo posso sempre dire che tuo padre era mafioso. A quel punto lui si è messo a piangere". La Loggia ha ammesso l'incontro ma ne ha raccontato una versione ben diversa. E anche Mandalà al processo ha parlato di millanteria. Nella stessa conversazione intercettata Mandalà parlava di Schifani in questi termini: "Era esperto a 54 milioni all'anno, qua al comune di Villabate, che me lo ha mandato il senatore La Loggia".

Schifani è stato sentito dalla Procura e, senza falsa modestia ha spiegato con la sua bravura la consulenza e lo stipendio: "Il mio studio è uno dei più accreditati in campo urbanistico in Sicilia". Ma per La Loggia sotto sotto c'era una raccomandazione: "Parlai di Schifani con Gianfranco Micciché (coordinatore di Forza Italia in Sicilia) e dissi: sta sprecando un sacco di tempo e quindi avrà dei mancati guadagni facendo politica. Vivendo lui della professione di avvocato dico se fosse possibile fargli trovare una consulenza. È un modo per dirgli grazie. E allora parlammo con il sindaco Navetta". Il sindaco Navetta è il nipote di Mandalà e il suo comune è stato sciolto per mafia nel 1998.

Miccichgianfranco Il capogruppo di Forza Italia è stato sfortunato anche nella scelta dei suoi assistiti. Proprio un suo ex cliente recentemente ne ha fatto il nome in tribunale. La scena è questa: Innocenzo Lo Sicco, un mafioso pentito, il 26 gennaio del 2000 entra in manette in aula a Palermo e viene interrogato sulla vicenda di un palazzo molto noto in città, quello di Piazza Leoni. Le sue parole fanno balenare pesanti sospetti: "L'avvocato Schifani ebbe a dire a me, suo cliente, che aveva fatto tantissimo ed era riuscito a salvare il palazzo di Piazza Leoni facendolo entrare in sanatoria durante il governo Berlusconi perché, così mi disse, fecero una sanatoria e lui era riuscito a farla pennellare sull'esigenza di quegli edifici. Era soddisfattissimo. Perché lo diceva a me? Ma perché io lo avevo messo a conoscenza di qual era la situazione, l'iter, le modalità del rilascio della concessione...".

La Procura dopo aver analizzato le parole del pentito non ha aperto alcun fascicolo per la genericità del racconto. Comunque la storia di questo palazzo, scoperta dal giornalista de "la Repubblica" Enrico Bellavia, è tutta da raccontare. Comincia alla fine degli anni Ottanta quando Pietro Lo Sicco, imprenditore finanziato dalla mafia e zio di Innocenzo, mette gli occhi su un terreno a due passi dal parco della Favorita, una delle zone più pregiate di Palermo. Lo Sicco vuole costruirci un palazzo di undici piani ma prima bisogna eliminare due casette basse che appartengono a due sorelle sarde, Savina e Maria Rosa Pilliu, che non vogliono svendere. Pietro Lo Sicco le minaccia e le sorelle si rivolgono alla polizia. Ma la mafia è più lesta della legge: Lo Sicco ottiene la concessione edilizia grazie a una mazzetta di 25 milioni di lire e comincia ad abbattere l'appartamento a fianco. Quando le sorelle vedono avvicinarsi il bulldozer cominciano ad arrivare nel loro negozio i fusti di cemento. Il messaggio è chiaro: finirete lì dentro. Lo Sicco smentisce di essere il mandante ma la Procura offre alle Pilliu il programma di protezione. Oggi le sorelle Stefanobontatesono un simbolo dell'antimafia: vivono proprio nel palazzo costruito da Lo Sicco e confiscato dallo Stato. Il costruttore è stato condannato a 2 anni e otto mesi per truffa e corruzione a cui si sono aggiunti sette anni per mafia.

All'inaugurazione del nuovo negozio costruito grazie al fondo antiracket, il senatore Schifani non c'era. Era dall'altra parte in questa vicenda. Il suo studio ha difeso l'impresa Lo Sicco davanti al Tar. Il pentito Innocenzo Lo Sicco, ha raccontato che lui stesso accompagnava l'avvocato Schifani negli uffici per seguire la pratica. Certo all'epoca l'imprenditore non era stato inquisito e il senatore non poteva sapere con chi aveva a che fare, anche se il genero di Lo Sicco era sparito nel 1991 per lupara bianca. In quegli stessi anni Schifani assisteva anche altri imprenditori che sono incappati nelle confische per mafia, come Domenico Federico, prestanome di Giovanni Bontate, fratello del vecchio capo della cupola Stefano. Un settore quello delle confische che il senatore non ha dimenticato in Parlamento. Quando ha presentato un progetto di legge (il numero 600) per modificare la legge sulle confische e sui sequestri.
(ha collaborato Giuseppe Lo Bianco)

venerdì 25 aprile 2008

25 Aprile: “QUANDO LA CULTURA IMBRACCIA IL FUCILE “

(a cura di Pasionaria)

La Resistenza degli intellettuali.

25apriletorino Quest’anno la riflessione sul 25 aprile, nasce dalla rilettura di un articolo che Davide Lajolo scrisse in occasione dell’uscita di un libro di Delmo Maestri: “Resistenza ed impegno letterario”, edito da Paravia in occasione del trentennale della Resistenza.

La cultura in Italia era stata da sempre una sorta di monopolio delle classi dominanti, spesso legate se non addirittura asservite agli interessi stranieri e quindi, nella quasi totalità dei casi, un fenomeno estraneo alle masse ed alle esigenze del popolo. Se rottura, anche se parziale, ci fu con questa consuetudine, questa avvenne per la prima volta durante il Risorgimento, quando sulle barricate cominciarono ad apparire i primi intellettuali impegnati ad uscire dall’isolamento. Ma fu durante la Resistenza che la cultura italiana, per la seconda, gloriosa volta, imbracciò il fucile, quando intellettuali, artisti, studenti e studiosi ruppero definitivamente col passato, nel prendere atto che il fascismo era la più vergognosa forma di non-cultura che mai l’Italia avesse conosciuto, e si schierarono con operai e contadini impegnandosi e battendosi per la Libertà.

Invitando soprattutto i giovani a non dimenticare mai, specialmente di questi tempi in cui il fascismo subdolo ha assunto nuove forme ed ha dismesso l’aspetto criminale di allora per indossare il rispettabile doppiopetto blù della “tutela della sicurezza” e della “repubblica presidenziale”, ripetiamo, oggi come allora, il nostro “NO” deciso ad ogni dittatura ed ogni fascismo, magari rileggendo le opere di questa schiera di insigni artisti.

L’ordine in cui li cito ha tenuto conto solo della rappresenzanza di ogni singola categoria umana e culturale: il professore, lo studente, il prete, la scrittrice, nessuno ultimo per valore ed importanza, tutti primi.

BUON 25 APRILE A TUTTI !!!

CONCETTO MARCHESI

Concettomarchesi Uno dei più insigni latinisti di tutti i tempi, nacque a Catania nel 1878; fu rettore dell’università di Padova dove pronunciò il famoso discorso di apertura dell’anno accademico il 28 novembre 1943, in cui coraggiosamente esortava, davanti ai notabili fascisti, gli studenti ed i giovani ad unirsi agli operai, ad imbracciare il fucile per liberare l’Italia. In seguito partecipò egli stesso alla guerra di Liberazione. Ecco una brano di quel discorso:

“Una generazione di uomini ha distrutto la vostra giovinezza e la vostra Patria; vi ha gettato tra cumuli di rovine; voi dovete tra quelle rovine portare la luce di una fede, l’impeto dell’azione e ricomporre la giovinezza e la Patria. Traditi dalla frode, dalla violenza, dall’ignavia, dalla servilità criminosa, voi, insieme alla gioventù operaia e contadina, dovete rifare la storia dell’Italia e costruire il popolo italiano.[…] Dietro ai sicari c’è tutta una moltitudine che quei delitti ha voluto o ha coperto con il silenzio o la codarda rassegnazione, c’è tutta la classe dirigente italiana sospinta dall’inettitudine e dalla colpa verso la sua totale rovina. Studenti, mi allontano da voi, con la speranza di ritornare a voi, maestro e compagno, dopo la fraternità di una lotta insieme cambattuta. Per la fede che vi illumina per lo sdegno che vi accende […] liberate l’Italia dall’ignominia, aggiungete al labaro della vostra Università la gloria di una più grande decorazione in questa battaglia suprema per la giustizia e la pace del mondo.”

 WALTER FILLAK

Walterfillak Nacque a Torino nel 1920. Studente di chimica industriale, costituisce nell’inverno del 1940 gruppi di azione antifascista composti da studenti e da operai. Nel 1942 viene arrestato dall’OVRA e liberato dopo il 1943. E’ è tra i primi ad organizzare la resistenza armata a Torriglia (Genova). Divenne, poi, comandante della 7^ divisione in Piemonte. Fu arrestato presso Vercelli ed impiccato il 5 febbraio 1945. Questo il testo della sua ultima lettera alla madre:

“Alla sig.Maria Fillak - Via Reina 5 Milano

Mia cara mamma,

è la mia ultima lettera. Molto presto sarò fucilato. Ho combattuto per la Liberazione del mio Paese e per affermare il diritto dei comunisti alla riconoscenza e al rispetto di tutti gli Italiani. Muoio tranquillo perché non temo la morte. Il mio abbraccio a te e Liliana.

Walter

ALFONSO GATTO

 

Nasce a Salerno nel 1909; partecipa attivamente alla Resistenza dal 1943 al 1945. Le poesie composte in quei giorni, pur essendo stampate alla macchia furono popolarissime perché esprimevano i sentimenti e le idee che erano alla base della lotta di Liberazione.

 

Hanno sparato a mezzanotte

“Hanno sparato a mezzanotte. Ho udito

il ragazzo cadere nella neve

e la neve coprirlo senza un nome.

Guardare i morti alla città rimane

E illividire sotto il cielo. All’alba,

con la neve cadente dai frontoni

dai fili neri, sempre più in rovina

accasciata di schianto sulla madre

che carponi si abbevera a quegli occhi

ghiacci del figlio, a quei capelli sciolti

nei fiumi azzurri della primavera.” (1944)

 

ALDO MEL

Sacerdote, fucilato il 4 agosto 1944 a Lucca. Questa la sua ultima lettera:

”…Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell’odio, io che non ho mai voluto vivere che per l’Amore!… e non muore l’Amore!…”Vascopratolini

 

VASCO PRATOLINI

E’ nato a Firenze nel 1913. E’ uno degli scrittori più significativi del nostro tempo. Le sue opere: “Cronache di poveri amanti”, “Un eroe del nostro tempo”, “Metello”, “Lo scialo”, “La costanza della ragione”, sono ispirate soprattutto alla Resistenza popolare contro il fascismo e alle grandi lotte per la democrazia e per un’italia migliore.

ELIO VITTORINI

Eliovittorini Nacque a Siracusa nel 1908. Dopo aver lavorato in Venezia Giulia come operaio e assistente edile, pubblicò a 23 anni il suo primo romanzo “Piccola borghesia”. Partecipò alla guerra di Liberazione. Dal 1945 al 1947 fondò e diresse la rivista “Il Politecnico”. Il romanzo: “Uomini e no” è ambientato a Milano, nel periodo più arroventato della lotta di Liberazione. Nelle città operai e studenti si uniscono ed operano i GAP ( gruppi armati partigiani).

ITALO CALVINOItalocalvino

Nasce a Sanremo nel 1923. Tra i suoi libri: la trilogia dei “Nostri antenati” i “Racconti”, le “Cosmicomiche”, “Ti con zero”, “Le città invisibili” “ Il castello dei destini incrociati”, per citare i più famosi. Ne “Il sentiero dei nidi di ragno”, primo romanzo di Calvino, pubblicato nel 1946, l’autore sottolinea il ruolo essenziale che ebbero i giovanissimi nella Lotta di Liberazione. La vicenda si snoda nell’ambiente della Riviera di Ponente all’epoca della dominazione nazista ed ha come protagonisti i partigiani ed un ragazzo, Pin, volgare il cui animo, invece, cela un grande desiderio di bontà.

 

SALVATORE QUASIMODO

Salvatorequasimodo Nacque a Siracusa nel 1901. la sua prima raccolta di poesie “Acque e terre” fu pubblicata nel 1930. Nel 1942 fu pubblicata “Ed è subito sera” seguita da ”Con il piede straniero sopra il cuore”, “La vita non è sogno”, “Giorno dopo giorno”, ispirate ai grandi avvenimenti della guerra e della Resistenza. Nel 1959, Quasimodo ebbe il Nobel per la letteratura. Scrisse poesie in onore dei Fratelli Cervi, martiri della resistenza e l’epigrafe per i caduti di Marzabotto.

...e poi ancora, non ultimi, Carlo Cassola, Franco Antonicelli, Cesare Pavese, Elio Filippo Accrocca, Davide Lajolo, Mario Rorino, Beppe Fenoglio, Corrado Govoni, Giorgio Bassani, Libero De Libero, Natalia Ginzburg, Sandro Pertini...

Per chi volesse approfondire, iL link di seguito offre la possibilità di accedere ad una banca dati su cui ritrovare opere di arte varia che hanno come soggetto la Resistenza: 

                                                 "OPERE SULLA RESISTENZA"

 

“Sorge dall’impegno di allora, senza le illusioni del 1945, con la stessa determinatezza, l’impegno di oggi: impedire una marcia retrograda del nostro Paese. La Resistenza deve dunque ancora resistere”

Ferruccio Parri

(a cura di Pasionaria)

giovedì 24 aprile 2008

Gianfranco Fini: espulso dalla politica, torna in piazza con l'olio di ricino

FINI A BOCCEA CONTROLLA DOCUMENTI DI SOGGIORNO AGLI IMMIGRATI

 

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Fasciofini(ANSA) - ROMA, 23 APR - Mancano pochi giorni al ballottaggio per il Comune di Roma e Gianfranco Fini sceglie il popolare quartiere di Boccea per appoggiare Gianni Alemanno passeggiando fra i cittadini. Ma stavolta il presidente della Camera in pectore non si limita a stringere mani e ad ascoltare i passanti ma, nella inusitata veste di pubblico ufficiale, chiede il permesso di soggiorno ad alcuni immigrati. Accompagnato dal candidato al XVII Municipio, Daniele Giannini, anche lui al ballottaggio domenica e lunedì, Fini chiede i documenti a due venditori d'accendini ad un semaforo. I due, cittadini egiziani, lo salutano con un saluto romano appena accennato e gli presentano i documenti. "Mi sa - commenta divertito Fini - che voi due siete gli unici in regola in questa città..."[...] Alcuni, infastiditi dalla ressa, accennano una pacata protesta che viene subito zittita da alcuni militanti al seguito del leader [...] Prima di entrare in macchina, Fini incontra altri due extracomunitari, seduti in un bar. Anche a loro chiede i documenti. Uno ce li ha, l'altro risponde di averli dimenticati in casa. "Paraculo", commenta ironico Fini. "Voglio vedere - conclude Fini - se funziona la Legge che ho fatto io ma mi sa che non è così... Non è possibile che in tanti hanno il permesso, mi sa - scherza - che se lo comprano" [...]

 

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...No, Camerata Fini! Nessuno ha comprato nulla. E' molto più probabile che la maggior parte dei "clandestini" controllati abbiamo i documenti in regola. Esattamente dal Novembre 2002. Le ricorda niente, questa data? E' il mese della più gigantesca sanatoria di clandestini mai fatta nella storia della Repubblica. Eravamo sotto il Regno di Silvio II, e lei era Gran Ciambellano e Leccaculo di Corte. Ecco cosa scriveva Repubblica del 12 Novembre:

 

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Sanatoria immigrati: 600 mila le richieste. Cifre ancora parziali, record di domande in Lombardia. Mantovano: "La gran parte dei clandestini ora non sono più un potenziale pericolo"

Repubblica - Giancarlo Mola

 

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ROMA - I numeri dicono seicentomila, almeno. Cioè la più massiccia sanatoria di immigrati della storia italiana. La lunga maratona che si è chiusa ieri ha infatti aperto le porte - teoricamente - a 360.000 colf o badanti e a 240.000 lavoratori dipendenti. Cifre ancora non ufficiali, ma che rendono comunque l'idea di una operazione di proporzioni gigantesche: la legalizzazione inserita in extremis nella Bossi-Fini raggiunge quasi, nelle dimensioni, le regolarizzazioni degli ultimi dodici anni. Messe insieme. La legge Martelli ('90) aveva fatto emergere 215.000 extracomunitari, il decreto Dini ('95) 244.000 e la Turco-Napolitano ('98) 217.000 [...] Alfredo Mantovano, tignoso ha "ribadito: "...non mi stanco di ribadire, non è una sanatoria, è una regolarizzazione...", ha spiegato il sottosegretario all'Interno. Sottolineando la sua soddisfazione per le centinaia di migliaia di clandestini "riportati alla luce, identificati e dunque non più un potenziale pericolo. [...]

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Alla fine la sanatoria della Bossi-Fini (pardon... la regolarizzazione) riguarderà la gigantesca cifra di 740.000 persone. L'anno successivo Berlusconi e Fini si vanteranno di aver creato un milione di posti di lavoro (mettendo nel conto anche i 740.000 che già lavoravano in nero, ma che adesso possono rientrare nelle statistiche dell'ISTAT grazie alla sanatoria (pardon... regolarizzazione).

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ClandestiniMa il punto non è questo: il punto è che non abbiamo letto un solo medium scandalizzarsi per questa pagliacciata (molto probabilmente illegale) del controllo di documenti fatti da un fascista, che si è fatto eroicamente accompagnare dalla sue personali squadre di AAA (Arditi Alla Amatriciana); non si sa mai..., ed accolto dagli applausi della plebe, sempre pronta a salire sul carro (anzi: sul carretto) del vincitore. Per conto nostro, non possiamo che esprimere la nostra solidarietà a questi pària della società, costretti a subire l'olio di ricino morale di questo emerito stronzo.

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Immaginiamo che questo zerbino della politica si sia molto compiaciuto con se stesso, e che la sera, al Gilda, abbia raccontato più e più volte della sua prodezza dannunziana a Divani&Divani di adoratores in orbace, ogni volta arricchendo il racconto di nuovi particolari eroici. Come i colonnelli inglesi rincoglioniti, reduci dall'India, così ben descritti da Agatha Christie. Una domanda, però, sorge spontanea: dopo aver sanato (pardon, regolarizzato) 740.000 clandestini in un botto solo, sarà riuscito a trovare ALMENO UN IMMIGRATO non in regola, da esibire nel suo palmares?

mercoledì 23 aprile 2008

Alitalia: il Miracoliere alterna minchiate a puttanate

AdieuROMA - "Air France si è ritirata in primo luogo per i veti dei sindacati". Silvio Berlusconi, additato da molti come uno dei responsabili del "no" definitivo della compagnia franco-olandese alla trattativa per Alitalia, attacca i sindacati. Poi annuncia: "Ci saranno dolorose riduzioni di personale" (1). Il titolo scivola in Borsa.

Intervenendo a un programma radiofonico, il leader del Pdl fornisce la sua versione della vicenda. "I francesi - dice - non si sono ritirati perché ci sono state interferenze politiche (2). Da un lato la situazione si è chiusa perché il governo non ha accettato le condizioni imperative che erano state poste da Air France, tra le quali il prezzo che non era ritenuto congruo (3) e il fatto che si dovesse rinunciare al trasporto delle merci,". "Ma la prima motivazione per cui Air France ha detto di no - aggiunge - è il veto opposto dai sindacati, il grande, deciso, fermo no dei sindacati a ciò che Air France aveva proposto come riduzione del personale".

Il Cavaliere parla anche del futuro di Alitalia e torna sul tema della cordata italiana. "Bisogna escludere innanzitutto il commissariamento", dichiara. "Il governo ha dato i mezzi alla compagnia per sopravvivere per i prossimi mesi (4), che saranno impiegati da una compagine di imprenditori italiani, banche e compagnie aeree, per guardare i conti di Alitalia" (5). "Dopo la due diligence di 3-4-5 settimane - continua - questa compagine dovrà presentare un'offerta impegnativa, che comporterà dolorosi tagli di personale" (6). Ai lavoratori "giustamente preoccupati", Berlusconi assicura che "ci saranno meccanismi di assistenza da parte dello Stato per chi perderà il lavoro". "L'obiettivo - conclude - è portare la compagnia a chiudere i bilanci positivamente". (7)

Ali5A questo punto noi, che siamo risaputamente lenti di riflessi, vorremmo porre al nano alcune domande:

(1) Quanto dolorose? di AirFrance sapevamo: 1.600 persone. Di AirOne pure: 4.000 persone. Lei sa già "quanto dolorose" saranno queste riduzioni, prima di sapere chi, con quale piano industriale, dopo quali risultati della "due diligence" i SALVATORI  si muoveranno? Complimenti, lei fa impallidire il Mago Otelma. Sui "sindacati che hanno fatto fallire la trattativa" ha ragione; solo che dimentica di precisare che si tratta dei sindacati vicini alla sua parte politica (dall'ANPAC, all'UG, all'UGL, ad Angeletti, a Caronia... a proposito, suppongo che la figliola di Caronia, da lei candidata in Sicilia, sia stata eletta. O no?)

(2) Tutta la stampa non "embedded", italiana e sraniera, ha chiaramente accusato lei e le SUE interferenze politiche, fatte per piccole ragioni di "bottega" elettorale, per il fallimento della trattativa AirFrance. In particolare, sono state molto apprezzate le sue minacce pre-elettorali: "mai con AirFrance". Vuole che riproponiamo i filmati, o si fida sulla parola?Cordataitaliana

(3) Il prezzo non era stato ritenuto congruo dal Governo? ma allora c'era il Governo Prodi, quello che lei accusava, in tutte le comparsate TV, di voler svendere l'Alitalia. Non dovrebbe mettere un limite alle minchiate che dice? giusto per togliersi di dosso il nomignolo di Al Zheimer, che sempre più sa prendendo piede?

(4) Il Governo che le ha dato TUTTI i soldi che lei ha ritenuto necessari e sufficienti a fare il Miracolo. L'orrendo ed ostile Governo Prodi. Caro Al Zhaimer, lei adesso è fottuto, perchè Prodi le ha tolto ogni alibi. Adesso si affretti a "miracolare".

(5) Perchè questi salvatori non si sono fatti avanti e non hanno guardato i conti nei due anni che hanno avuto a disposizione? Mistero! Perchè, ora che è caduto il vincolo pre-elettorale, ancora ci tiene sulle spine circa la mitica "cordata italiana"? Mistero! Perchè, nel momento in cui invita cani e porci a partecipare alla "cordata", non inizia a dare il buon esempio, cominciando a "metterci del suo"? Non si preoccupi per noi, non la accuseremo di conflitto d'interessi. Il conflitto d'interessi che ci preoccupa maggiormente è quello legato al possesso dei media, strumenti per la gestione del consenso. E di quelli lei si è sempre sbattuto bellamente i coglioni.

(6) Le "provvidenze" di sostegno ai lavoratori che perderanno il posto (e che grazie ad Al Zheimer saranno molto più numerosi di quelli che avrebbe licenziato AirFrance), non sono un suo regalo. Sono strumenti che i lavoratori finanziano attraverso i LORO contributi previdenziali. Se lo facca spiegare bene dal suo amico Pezzotta, o da Angeletti.

(7) I conti Alitalia hanno presentato un bilancio in utile in un solo anno della loro storia (guarda caso, l'anno prima di portare alla quotazione in Borsa il titolo. Quando si dice la coincidenza). Ora lei, uomo del fare, vuole riportare l'azienda in utile. Saggio proponimento. Con quali capacità? Quelle con le quali ha portato sull'orlo del fallimento Standa e Pagine Utili? Non avrebbe potuto esercitarsi su queste aziende?

P.S.: Lei sta diventando per Alitalia quello che il Triangolo delle Bermude ha rappresentato per la marina mercantile: un buco nero in cui tutto sparisce senza lasciare traccia. Cordate, luftanse ed aeroflotte spariscono nel nulla. Fra qualche settimana, spariranno nel buco nero anche 20.000 posti di lavoro, il benessere di 60.000 persone, il mitico HUB FormiPensa, e la sua reputazione di "Miracoliere".

La foto di Ali5 è dovuta alla cortesia di Diabolik - Il logo "Adieu è dovuto alla cortesia di Giancarlo

lunedì 21 aprile 2008

...finalmente, "LA SQUADRA": Un esecutivo che il mondo ci invidia.

Magootelma Finalmente inizia a delinearsi "la squadra", quella fortemente voluta dal Popolo Sovrano. Il mondo osserva attonito questa roba che sta uscendo dal cilindro del Mago Otelma: qualcosa che si situa fra l'archivio del Casellario Giudiziario, le feste celtiche di Pontida, la Curva Sud della Lazio ed il libro degli ospiti illustri del Billionaire. I giornali titolano: "Accordo fatto fra Berlusconi e Lega. Di AN, nessuno parla più. AN, grazie a Fini, è riuscita a raggiungere finalmente l'insostenibile leggerezza del non-essere. Le decisioni sono state prese durante un "vertice" ad Arcore, presenti, con Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Giulio Tremonti, Sandro Bondi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli. I militanti di AN ringraziano.

Finalmente il Vanna Marchi della politica corona il suo sogno. Diventa "l'uomo che non deve chiedere, mai!", perchè si è circondato da una "squadra di "schiene dritte", ma in orizzontale. Un esecutivo fatto da gente (tipo Elio Vito, Bonaiuti, Sandro Bindo-Bondo), che si piega ma non si spezza. Diciamo anche noi, come l'Economist: MAMMA MIA!

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Berlusconi Silvio, piduista, falsificatore di bilanci, corruttore di giudici, padrone in proprio di metà dell'etere, e controllore, per interposti servi, del 75% dell'altra metà dell'etere, nonchè della maggior casa editrice italiana. Macchietta nei vertici internazionali, patetica figura di cadente latin lover, titolare di un fascicolo giudiziario più alto di quello di Totò Riina.

VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Roberto Calderoli, autore della "legge porcata", esperto in dentiere e riforme istituzionali, elegantissima camicia verde, fustigatore di costumi della "Roma Ladrona", ma prenditore" disinvolto di soldi dal Fiorani della BPI. Sposato "con rito celtico", ma separato (il matrimonio è indissolubile. Quello altrui.). Il 15 febbraio 2006 il Ministro Calderoli, in un'intervista televisiva del TG1 sulla libertà di espressione in Europa in seguito alle conseguenze della pubblicazione di alcune caricature di Maometto sul Jyllands-Posten, mostra una maglietta con la riproduzione di una delle caricature. Il servizio viene ripreso e ritrasmesso da tutti i telegiornali RAI. La notizia della maglietta blasfema viene pubblicata dal giornale Iraniano Iran Daily. Il 17 febbraio in una violenta protesta contro il Ministro, davanti al Consolato Italiano di Bengasi, in Libia, la polizia libica spara sulla folla, uccidendo 11 manifestanti. L'11 giugno 2007 viene iscritto al registro degli indagati, con l'ipotesi di appropriazione indebita, dalla Procura della Calderoli_piazza Repubblica di Lodi nell'indagine sui comportamenti del banchiere Giampiero Fiorani e di Antonveneta. "...il ministro leghista Roberto Calderoli, indicato da Donato Patrini, una delle gole profonde dell'indagine, come un parlamentare particolarmente insistente nel chiedere alla Bpl denaro e favori..." (Dall'Espresso del 9 febbraio 2006). Il 13 settembre 2007 ha dichiarato di essere disponibile ad organizzare un Maiale-day per fermare la costruzione della moschea di Bologna, promettendo una passeggiata con un suino sul terreno dove è prevista la costruzione dell'edificio. In questo modo il suolo verrebbe reso impuro e, di conseguenza, inutilizzabile per la comunità islamica. Ecco alcune frasi celebri che ben illustrano il pensiero filosofico del nuovo Vicepresidente del Consiglio:

«La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni... Qua rischiamo di diventare un popolo di ricchioni.»

«Pacs e porcherie varie hanno come base l'arido sesso e queste assurde pretese di privilegi da parte dei culattoni...»

«Se non si fosse ancora capito essere culattoni è un peccato capitale e chi vota una legge a favore dei Di.Co. finirà nelle fiamme del più profondo dell´Inferno»

«È una vittoria dell'identità italiana, di una squadra che ha schierato lombardi, napoletani, veneti e calabresi e che ha battuto una squadra, la Francia, che, per ottenere dei risultati, ha sacrificato la sua identità schierando negri, musulmani e comunisti.»

«La fogna va bonificata e visto che Napoli oggi è diventata una fogna bisogna eliminare tutti i topi, con qualsiasi strumento, e non solo fingere di farlo perché magari anche i topi votano.»

«Ambulanze assaltate, come non accade nemmeno nei Paesi in guerra, incendi urbani, guerriglie con la polizia: tutto quello che sta succedendo dimostra che Napoli non è Italia.»

«Andremo a Bruxelles noi padani, porteremo un po' di saggezza della croce a quel popolo di pedofili!»

«Che tornino nel deserto a parlare con i cammelli o nella giungla con le scimmie, ma a casa nostra si fa come si dice a casa nostra!»

«Dare il voto agli extracomunitari, non mi sembra il caso, un paese civile non può fare votare dei bingo-bongo che fino a qualche anno fa stavano ancora sugli alberi, dai!»

Gianniletta ALTRO VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Gianni Letta, il quale siederà, senza vergogna, insieme a Calderoli, sull'altro lato del Mago Otelma.

MINISTRO DELLE RIFORME: Umberto Bossi. Altro strenuo difensore della famiglia. Divorziato. Risposato. Diplomato alla scuola con maturità scientifica (per la precisione il sito Internet del Governo riporta come qualifica "specializzato in elettronica applicata alla medicina"). Vanta una parentesi come cantautore, ma decise di abbandonare il mondo della musica. Per alcuni anni si occupa di compravendita di prodotti ortofrutticoli all'ingrosso in Italia e alla loro rivendita in Svizzera. È per un certo tempo segretario amministrativo della sezione di Samarate del PCI. Esplode Tangentopoli, un evento epocale che vede Bossi inizialmente fra i più convinti sostenitori del pool di magistrati intenti ad indagare sui fenomeni di corruzione. Ma anche il Senatur in persona e la sua Lega vengono coinvolti per una questione legata a un finanziamento illecito di cento milioni, ricevuti dagli allora dirigenti Montedison. Il 5 gennaio 1994, al processo Enimont, Umberto Bossi ammette il finanziamento illecito tramite una tangente ricevuta dalla Montedison. Viene condannato successivamente in via definitiva dalla Cassazione a 8 mesi. Di recente, verso la fine dell'agosto 2007, è tornato a far parlare di sé a causa di una esternazione relativa alla protesta fiscale da lui stesso ideata per far cadere il governo Prodi, affermando: "C'è sempre una prima volta per prendere in mano i fucili", ma anche: "Se la Lombardia non paga, l'Italia muore in 5 giorni".

Il curriculum giudiziario: Il 5 gennaio 1994, al processo Enimont Umberto Bossi ha riconosciuto la colpevolezza dell'amministratore del movimento Alessandro Patelli relativamente ad un finanziamento illecito ricevuto dallo stesso da parte di Carlo Sama della Montedison. Dopo aver restituito integralmente la somma di 200 milioni di lire, raccolta dagli stessi militanti leghisti, e dopo l'allontanamento dal partito di Patelli, è stato condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a 8 mesi di reclusione. Bossi è stato in seguito condannato per il reato di vilipendio alla bandiera italiana per averla in più occasioni, il 26 luglio e il 14 settembre 1997, pubblicamente offesa usando, nella prima occasione la frase "Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo", nel secondo caso, rivolto ad una signora che esponeva il Bossi tricolore, "Il tricolore lo metta al cesso, signora", nonché di aver chiosato "Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore". Per la prima affermazione, Bossi è stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione. Per il secondo evento si è ricorso alla Camera, nel gennaio 2002, che non ha concesso l'autorizzazione a procedere nei confronti di Bossi (allora ministro delle Riforme) per l'accusa di vilipendio alla bandiera, ma la Consulta ha annullato la delibera di insindacabilità parlamentare.

La esilarante "Dichiarazione d'Indipendenza della Padania: può essere letta, in versione integrale, al seguente link:

                                         "Dichiarazione d'Indipendenza della Padania"

La lettura è raccomandata ad un pubblico adulto. Consigliato l'uso preventivo di prodotti anti-vomito.

MINISTRO DEGLI INTERNI: Roberto Maroni - Inizia la sua esperienza politica alla fine degli anni sessanta militando fino al 1979 nel movimento d'estrema sinistra Democrazia Proletaria. È stato Ministro dell'Interno e Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, per otto mesi, nel 1994, nel primo governo Berlusconi. È al fianco di Umberto Bossi nella svolta secessionista della Padania (15 settembre 1996) e viene indagato dalla Magistratura per reati legati al vilipendio dell'unità nazionale. Nel 2001 riceve una lettera dal giuslavorista Marco Biagi, suo collaboratore al Ministero del Lavoro, che lamentava una non adeguata protezione. A Biagi non viene assegnata la scorta perchè, a detta di Scajola, è un rompicoglioni in cerca di status-symbols. Biagi sarà ucciso dalle Brigate Rosse nel 2002. Maroni è stato condannato in via definitiva a 4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale.

MINISTRO DEGLI ESTERI: Franco Frattini. Ha collaborato al quotidiano "Il manifesto". Nel 2001 si era candidato alla Camera nel collegio di Bolzano: sostenuto dalla Casa delle Libertà, ottenne il 42,0% dei voti e venne sconfitto dal rappresentante dell'Ulivo, Gianclaudio Bressa. Frattini è stato censurato Frattinisci all'Europarlamento per le sue esternazioni contro la libertà di movimento delle persone nella UE. La risoluzione presentata dalla sinistra europea è stata votata a larga maggioranza: 306 sì, 86 no e 37 astenuti.

Porta la sua firma la esilarante legge sul conflitto d'interessi, secondo la quale Berlusconi non sarebbe in conflitto d'interessi perchè non esercita il management nelle sue aziende, delle quali si limita ad avere "la mera proprietà". Il caso è diventato oggetto di studio in tutti i cabarets del mondo. Frattini arriva alla politica per meriti sciistici, come ex maestro di sci della famiglia di Bettino Craxi. Prima di approdare a Forza Italia, transita per la "camera di decontaminazione" di Rinnovamento Italiano di Lambertow Dini. Con grande senso delle istituzioni, si libera della carica di Commissario UE per poter correre alle elezioni politiche nella squadra" di Silvio, Umberto, Alessandra.

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA: Alfredo Mantovano. Magistrato post-fascista di Lecce (ma come, i magistrati in parlamento non erano tutte "toghe rosse"?). Nel 2001 si candida alla Camera dei Deputati nel collegio di Gallipoli, dove è battuto da Massimo D'Alema. Nel 2005 è stato fra i promotori del Comitato Scienza e Vita, il pensatoio di tutti i più retrivi nemici della "genetica buona". E' ovviamente contro l'aborto, contro l'analisi pre-impianto dell'embrione, contro la ricerca sulle cellule staminali. Insomma, un faro per il progresso scientifico.

POLITICHE AGRICOLE: Luca Zaia. È stato presidente della provincia di Treviso da giugno 1997 ad aprile 2005. È stato consigliere comunale di Godega di Sant'Urbano. Aderisce alla Lega Nord. Punto di forza della sua amministrazione provinciale è il Progetto Rotatorie: sono oltre 300 gli incroci trasformati in rotonde nell'era di Zaia. Sua anche la decisione di applicare sulla maggior parte delle strade provinciali gli occhi di gatto, ovvero delineatori laterali di corsia rifrangenti.

Larussa MINISTRO DELLA DIFESA: Ignazio La Russa. Le Forze Armate faranno il "Presenta t'arm" ad un post-fascista, reginetto del Billionaire e del Gilda. D'altronde le FF.AA., con Berlusconi, sono stata abituate a tutto, persino a rendere gli onori militari a tale Cesare Previti. Ci informa Wikipedia che Ignazio "... ha tenuto il suo primo comizio a soli 10 anni, assieme al padre Antonino La Russa, senatore del MSI...". Caspita! ci piacerebbe tanto reperire il testo di questo fondamentale documento della politica italiana. E' stato sponsor politico di Daniela Coscialunga Santanscé, ma i due non si amano più. Una candidatura al di sotto dei limiti della decenza. "Disciamoscelo!"

ATTIVITA' PRODUTTIVE: Claudio Scajola. Nel 1980 venne eletto nel Consiglio comunale di Imperia, che, dopo due anni, lo elesse sindaco, ma dopo un anno fu costretto a dimettersi a causa di pesanti accuse giudiziarie. Nella vicenda, relativa a un appalto per la gestione del Casinò di Sanremo, Scajola venne coinvolto inizialmente nelle indagini per essere stato presente a un incontro segreto in Svizzera insieme a una delle parti in gara, con l'accusa di tentata concussione aggravata e suo conseguente arresto. Alle elezioni politiche del 2001, nuovamente rieletto deputato, fece parte dei governi della Casa delle Libertà guidati da Berlusconi. Scajola viene nominato ministro dell'Interno. Sotto la sua gestione avvengono i fatti del G8 di Genova e della “macelleria messicana”. Viene cacciato di fronte alle polemiche sollevate per alcune affermazioni offensive nei riguardi di Marco Biagi (Biagi era un rompicoglioni sempre alla ricerca di status-symbols, ecco perchè chiedeva con petulanza una scorta).

ECONOMIA: Giulio Tremonti: ineguagliato maestro della "finanza creativa", in 5 anni, dal 2001 al 2006, riesce a devastare le finanze italiane, faticosamente ricostruite dai governi di Centro-Sinistra. Viene cacciato a metà legislatura, su ultimatum di Fini, per aver "truccato i conti". Poi, grazie ad un giro di valzer di poltrone, e di alcune mancette date ad AN, Tremonti viene riaccolto (e accetta, senza un grammo di dignità) ad occupare il superministero dell'Economia, devastando definitivamente le finanze pubbliche. Questo Quintino Sella della mutua riesce ad azzerare l'avanzo primario, a far risalire il debito pubblico di due punti e mezzo, a riportare il deficit ben oltre i tre punti (fino a sfiorare i 5 punti). Riesce a fare venti Tremonti_cagone condoni, cartolarizzazioni che produrranno costi strutturali inenarrabili per le prossime generazioni, a proporre minchiate tipo la cessione in consessione dei beni demaniali per 99 anni. Riesce anche, con estrema facilità, a far aprire una procedura UE d'infrazione contro l'Italia. Adesso, riecchilo... Questo liberista della mutua è un propugnatore della reintroduzione di dazi e balzelli doganali, peraltro vietati dalle regole UE e WTO (ma forse questa notizia a Sondrio non è ancora arrivata). Collaborare per il Corriere della Sera dal 1984 al 1994, chiamato dal piduista Piero Ostellino. Candidato nelle liste del PSI alle politiche del 1987 in quanto vicino a Gianni De Michelis, tra il 1979 e il 1990 fu uno stretto collaboratore e consigliere degli ex ministri delle Finanze Franco Reviglio e Rino Formica. Per un breve periodo, negli anni '90, ha fatto parte di Alleanza Democratica di Adornato, e poi del movimento politico fondato da Mario Segni, con il quale venne eletto deputato nel 1994. Subito dopo l'elezione, passa armi e bagagli a Forza Italia, in cambio di una poltrona (Tremonti e Grillo sono stati i primi ribaltonisti della seconda Repubblica, ma guai a ricordarglielo...). Durante il governo Berlusconi, Tremonti tentò (inutilmente) di nazionalizzare nuovamente la Banca D'Italia (insomma, un'altra cosina da "liberista"...). Tremonti si è distinto anche per aver concesso, da padrone della GdF, una caserma della Guardia di Finanza alla sorellina, non eccelsa pittrice, perchè vi organizzasse una "personale". Roba che neanche nella prima repubblica...

MINISTERO DELLA SALUTE: Gianni Alemanno, in attesa del risultato del ballottaggio per il Campidoglio, è in lizza per il Welfare-Salute. Alemanno è sposato con Isabella Rauti (figlia di Pino Rauti, oggi leader del partito Movimento Idea Sociale: l'unica "perdita" subita dal MSI col lavaggio di Fiuggi: un fascista duro e puro). Alemanno entra da giovanissimo in politica, nelle organizzazioni giovanili del MSI-DN diventando segretario provinciale romano del Fronte della Gioventù, il movimento giovanile missino. È stato arrestato diverse volte: nel novembre 1981 per aver partecipato insieme ad altri quattro componenti del Alemanno_trombone Fronte della Gioventù all’aggressione di uno studente di 23 anni. Nel 1982 viene fermato per aver lanciato una molotov contro l’ambasciata dell’Unione Sovietica a Roma, scontando poi 8 mesi di carcere a Rebibbia. Nel 1988 diventa Segretario Nazionale del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del MSI, succedendo a Gianfranco Fini che la gestiva dal 1977. Resterà in carica fino al 1991, caratterizzando il suo segretariato per una più spiccata linea movimentista e per la ripresa di tematiche antiamericane ed antioccidentali. (...caspita... chi lo avrebbe mai detto... uno che accusa tre volte al giorno i "sinistri" di "anti-americanismo"! Quam mutatus ab illo!...). Il 29 maggio 1989 viene arrestato a Nettuno per resistenza aggravata a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata, tentato blocco di corteo ufficiale, lesione ai danni di due poliziotti, in occasione della visita del Presidente degli Stati Uniti d'America, George H. W. Bush, al cimitero di guerra americano. La sorella, Gabriella, è direttrice delle strategie dei Monopoli di Stato. Nessun problema: tutti hanno diritto di lavorare. Ma a noi piacerebbe, nondimento, sapere quale sia il curriculum vitae di Gabriella Alemanno. Siamo certi che sarà coerente con la posizione occupata. O no?

MINISTERO PER L'AMBIENTE: Michela Vittoria Brambilla, detta anche "Coscialunga" o "Autoreggenti". Nota per il suo amore per gli animali, nonostante una denuncia per maltrattamento di animali. Nel settembre 2007 incappa nell'esposto della giovane avvocatessa Susanna Chiesa, che per conto di alcuni volontari del canile di Lecco denuncia condizioni di estremo degrado della struttura gestita dall'Associazione Lega Italiana per la Difesa degli Animali [LEIDA]. Il canile sarebbe di molto al di sotto degli standards minimi previsti per queste strutture. Della Brambilla sono celebri l'assoluta dedizione al padrone, e l'assoluta incapacità di condurre in porto un qualsiasi ragionamento di senso compiuto. Mitica la sua performance a Ballarò con Renato Soru quando, sputtanata sui numeri dei conti pubblici e dell'occupazione in Sardegna, improvvisamente tentò, nel generale imbarazzo, di spostare il discorso sui cani randagi in Sardegna.Brambilla_berlusconi

MINISTERO PER LE INFRASTRUTTURE: Altero Matteoli, del quale sono assolutamente ignote le competenze specifiche. Ragioniere, esponente del Movimento Sociale Italiano. È stato consigliere comunale di Castelnuovo di Garfagnana (LU) e di Livorno. Famoso per aver ricevuto, come Ministro per l'Ambiente, il "Premio Attila", per aver propugnato l'apertura alla caccia dei Parchi Nazionali".

MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA: Sandro Bondi. Entra giovanissimo nella Federazione Giovanile Comunista Italiana, della quale diventa presto segretario della Lunigiana. Cattolico democratico, milita nel Partito Comunista Italiano, nelle cui liste viene eletto, nel 1990, sindaco di Fivizzano. Nel 1992 la giunta comunale da lui guidata viene rovesciata dai socialisti locali, in associazione con la Democrazia Cristiana. Già allora gli attivisti lo paragonano scherzosamente ad un "rapanello": cioè rosso fuori e bianco dentro. In seguito lascia il PCI. Successivamente, attraverso lo scultore Pietro Cascella conosce Silvio Berlusconi, di cui diviene segretario e collaboratore. Sandro Bondi diventa consigliere fidato del Cavaliere, tanto da ricevere il compito, in occasione della campagna elettorale del 2001, di coordinare la stesura di Una storia italiana, un libro fotografico sulla vita pubblica e privata di Berlusconi spedito a tutte le famiglie italiane, e presto diventato oggetto di culto. Bondi ricambia la fiducia accordatagli da Berlusconi diventandone negli anni uno dei maggiori sostenitori e cantori, esternandogli pubblicamente in più occasioni la propria devozione e fedeltà, anche tramite poesie che ha talvolta letto in alcuni programmi televisivi, tanto da essere stato spesso bersaglio di critiche o battute ironiche.

MINISTERO DEI BENI CULTURALI: Paolo Bonaiuti. Noto come la caricatura del Paolini dei preservativi. E' stato zitto per 13 anni; ora, da un anno, non perde occasione per pontificare. Le sue parole sono sempre di assoluta prevedibilità, come il fatto che dopo il lunedì arrivi il martedì. Come giornalista, non ha lasciato grandi tracce di se. Mai stato candidato non dico al premio Pulitzer, ma neanche ad un Tapiro di cartapesta.

MINISTERO DELLA PARI OPPORTUNITA': Stefania Prestigiacomo, che ha toccato i vertici di notorietà quando è finita sui giornaletti di gossip per una presunta storia con Gianfranco Fini. A 23 anni, bambina prodigio, diventa presidente dei giovani industriali di Siracusa. Ha creato un'azienda? no... lavora nell'azienda creata da papi, che oltretutto è coordinatore di Forza Italia. Entra in politica anche grazie allo zio Santi Nicita. Insomma, figlia e nipote d'arte. Di suo, solo il birignao da siciliana ricca. Suo zio Santi Nicita è l'ex presidente della Regione Siciliana, una regione dove non si muove foglia che la mafia non voglia. Santi è un uomo aperto, senza pregiudizi. Infatti attraversa tutti gli schieramenti politici siciliani, con l'eccezione del Partito dei Pensionati. Nel 1971 viene eletto deputato all'Assemblea Regionale Siciliana nella lista DC. Rieletto nel 1976, è eletto assessore allo Sviluppo Economico e successivamente alla Presidenza fino al 1979. Confermato nella IX legislatura, nel 1982 diviene assessore al Bilancio e il 19 ottobre 1983 viene eletto presidente del 39° governo della Regione. Resta in carica fino al 21 marzo 1984, per delle questioni giudiziarie legate al cosiddetto "scandalo Isab" (tangenti del petroliere Garrone), tanto che nel 1986 la DC non lo ricandida. (...caspita... non essere ricandidati in Sicilia dalla DC per "questioni morali" è un privilegio che tocca a pochissimi...). Torna però all'Assemblea Regionale Siciliana nel 1991 nella lista del Partito socialista democratico italiano, sempre nel collegio di Siracusa. L'anno successivo torna nel gruppo DC. Si dimette però dall'ARS il 18 febbraio 1994. Dopo alcuni anni lontano dai riflettori della politica, anni durante i quali ha lanciato in politica la nipotePrestigiacomo_2 Stefania Prestigiacomo, ha aderito al centrosinistra. (...Mancava, nel centro-sinistra, uno come Santi Nicita...). Alle elezioni politiche del 2006 si è candidato alla Camera con l'UDEUR. Recentemente ha appoggiato la nascita del Partito Democratico a Siracusa.

MINISTRO PER I RAPPORTI COL PARLAMENTO: Elio Vito: quello che mentra parla al centro, guarda con un occhio ai banchi di AN, e con l'altro ai banchi di RC... Niente di drammatico: sulla scia del predecessore Giovanardi, si limiterà a leggere in aula le risposte "preparate dagli uffici" alle interrogazioni parlamentari, spesso senza neanche capire cosa legge. E' un uomo eclettico, tanto da passare dal partito radicale (liberista - liberale - libertario) ai forcaioli di Forca Italia, senza il minimo imbarazzo (se non per gli altri).

MINISTERO PER L'INNOVAZIONE TECNOLOGICA: Lucio Stanca. Un altro bellissimo esempio del nuovo che ri-avanza, dopo 7 anni. Sempre lo stesso disutile del 2001, solo di 7 anni più vecchio. Nonostante i titoli altisonanti conquistati in IBM, di informatica non capisce un cazzo, tanto che le uniche riforme fatte in Italia in questa direzione sono dovute a Bassanini ed al suo staff. Stanca è laureato in Economia e Commercio, e l'unico titolo in Informatica di cui è in possesso è una laurea "honoris causa" dell'Università di Camerino (nientemeno!). Nell'opuscolo del governo "L'innovazione digitale per le famiglie" da lui voluto nel corso del suo ministero, si parla del portale nazionale del turismo Italia.it, "Un portale nato per promuovere l'offerta turistica via internet e il patrimonio culturale, ambientale e agroalimentare italiani". Il portale è costato in tutto 45 milioni di euro. È stato accolto da una pioggia di critiche sia per la cifra costata, fuori da ogni paragone di mercato, che per i numerosi bug, sia, infine, per il fatto che non rispetta i requisiti di accessibilità imposti dalla stessa Legge Stanca [sic!] sull'accessibilità per la pubblica amministrazione online. Il portale, considerati i risultati fallimentari, è stato chiuso per volontà di Rutelli nel mese di Gennaio 2008.

POLITICHE COMUNITARIE: Adriana Poli Bortone. Esperta di legislazione comunitaria? di diritto internazionale comparato? Niente di tutto questo. Docente ordinario di latino e greco presso il Liceo Classico "Palmieri" di Lecce. Sindaco. ma, soprattutto, dirigente di AN, capace di leggere e scrivere.

Polibortone AFFARI REGIONALI: Mariastella Gelmini. Una emergente che emerge: è stata Presidente del Club “azzurro" di Desenzano dal 1994. Nel 1998 è stata prima degli eletti alle amministrative ricoprendo, fino al 2002, la carica di Presidente del Consiglio del comune di Desenzano. Dal 2002 è stata Assessore al Territorio della Provincia di Brescia dove ha realizzato il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e ha ottenuto il riconoscimento di nuovi parchi quali il «Parco della rocca e del sasso di Manerba» e l’ampliamento del «Parco delle colline di Brescia» e del «Parco del lago Moro». Dal 2004 è stata Assessore all'Agricoltura. Il 18 novembre 2007, in Piazza San Babila a Milano, è stata al fianco del Presidente Berlusconi durante il “Discorso del Predellino”. Azzo...

PRESIDENZA DELLA CAMERA: Gianfranco Fini, ma forse Gianfranco non è stato interpellato, così come non ha partecipato alla riunione di Arcore. Cucù, Cucù... Gianfranco non c'è più... Il Mago Otelma lo ha fatto sparire.

PRESIDENZA DEL SENATO: Renato Schifani, uno dei nomi più prestigiosi della scema politica italiana. Renato Schifani negli anni '80 è stato a lungo socio, assieme all'ex ministro Enrico La Loggia, della Siculabrokers: una compagnia in cui figuravano anche Nino Mandalà, futuro boss di Villabate, e Benny d'Agostino, imprenditore legato per sua ammissione al celebre capo di tutti i capi, Michele Greco. L'Espresso del 13 aprile 2006 riporta questo illuminante paragrafo:

Schifani"...e poi per riportare l'ordine bisognerebbe tornare a uccidere. Bernardo Provenzano però non è solo l'icona storica che ha guadagnato potere con l'arresto dei rivali. La sua autorità è tuttora rispettata. Come quando, nei piani di investimento, i boss di Villabate e Brancaccio entrano in competizione per la costruzione di due centri commerciali. Provenzano decide che devono essere realizzati tutti e due. Non importa che su uno dei progetti ci sia il parere dell'attuale capogruppo dei senatori di Forza Italia, Vito Schifani. E sull'altro, l'approvazione del presidente Totò Cuffaro. "Due progetti portano più soldi", fa sapere il superlatitante. E nessuno osa contraddirlo. In fondo Cosa nostra continua a mantenere intatta la sua ala militare. È un equilibrio delicato che finora funziona. Lo spiega Vincenzo Lo Giudice, di Canicattì, assessore regionale passato indenne dal centro-sinistra al centro-destra, e poi al carcere. Il suo modello di Sicilia, rivelato in una intercettazione, non è più suddiviso tra uomini d'onore e quaquaraquà. Ma tra affaristi: "Se uno ha la pecora, la tosa". E mafiosi armati: "A me conviene che c'è l'amico nostro che ha il bastone...". Insomma, ai politici eletti da Cosa Nostra non serve far ammazzare gli avversari. Basta ricordar loro che in qualche cassetto c'è sempre una pistola pronta a sparare..."

Restano ancora irrisolti i nodi di Formigoni (coi "lumbard" che vorrebbero toglierselo dai coglioni per liberare il Pirellone per l'Ing. Ac. Castelli, ed il Cav. che non lo vorrebbe a Roma perchè dopo la cacciata dei Delfini Fini e Casini. a Roma Formigoni potrebbe rompere i maroni.

sabato 19 aprile 2008

Grand Prix Poltronissima - Chi si incolla adesso?

Espresso Politici navigati e attricette. Eminenze grigie ed ex spioni. Manager e banchieri. Aspiranti statisti e magliette verdi, vecchie volpi democristiane e pura specie berlusconiana, nata e cresciuta nell'era del Cavaliere. C'è di tutto, alla corte di Silvio III, monarca dell'Italia 2008. Ecco il chi è dei candidati agli incarichi che contano. Ecco il catalogo di chi è destinato a salire ai vertici del comando nei prossimi anni: nel governo, nelle banche, nell'impresa. E, naturalmente, in tv.
di francesco bonazzi e marco damilano

Lettagianni GOVERNANTI
Gianni Letta - In questi anni ha fatto scuola: nel Pdl in tanti sognano di assomigliargli. E lui è pronto al salto: resterà accanto a Silvio a Palazzo Chigi come vicepremier. Con l'incarico di dialogare con l'amico Veltroni.

Giulio Tremonti - Da macchina spara-slogan con il sorrisetto sprezzante a uomo del dialogo tutto minuetti e fairplay. L'ultima trasformazione del tributarista di Sondrio ha stupito molti avversari. Nulla di casuale, ovviamente. Il ministero dell'Economia non si discute, ma per ambire a mete più alte bisogna sembrare meno partigiani e limitare i sarcasmi.

Franco Frattini - L'ex ministro degli Esteri di Silvio II ha lasciato la Commissione europea per prenotare un posto al governo. Il Cavaliere lo ha annunciato in diretta tv, la notte delle elezioni: tornerà alla Farnesina, per costruirsi un futuro da delfino. Aspirante Gianni Letta.

Claudio Scajola - Duro e pragmatico, di un vecchio lupo Dc come 'Sciaboletta' il Cavaliere ha sempre bisogno. Per il sire di Arcore presidia lo scivoloso comparto sicurezza (polizia, carabinieri e barbe finte) in concorrenza con Frattini. In cambio di tanta fatica ha ottenuto mano libera nella sua Liguria, dove comanda come fosse l'Abruzzo di Remo Gaspari.

Altero Matteoli - L'uomo forte di An, come ambientalista, ha un cuore di cemento e infatti ha un sogno: essere il primo ministro dell'Ambiente e delle Infrastrutture insieme. Il progetto tenta molto il Cavaliere. Certo, di più osè ci sarebbe solo Dell'Utri all'Antimafia.

Marco Reguzzoni - L'ex presidente della Provincia di Varese è il giovane leone padano più amato dall'Umberto Bossi, fin dai tempi dell'ictus. La scelta di spedirlo a Roma non è stata indolore, Varese è il cuore della Lega. Per l'ingegnere di Busto Arsizio la candidatura alla Camera è stato un sacrificio che potrebbe essere ripagato con un posto da mastino al governo.

Scajola_claudio Giulia Bongiorno - È la new entry di An: potrebbe diventare ministro della Giustizia, alle prese con le intercettazioni da vietare. Da avvocato di Giulio Andreotti a legale di Gianfranco Fini, per cui cura affari pubblici e privati, le querele e la separazione dalla moglie Daniela.

Mara Carfagna - Alla convention delle donne del Pdl si è presentata con un nuovo taglio di capelli e col piglio del leader. "La donna è il fulcro della famiglia", ha proclamato con gli occhi spiritati: "Fare un figlio è un atto di generosità verso la nazione". Idee non proprio avanzate, da rivedere in caso di incarico governativo.

Stefania Prestigiacomo - Nel precedente governo Berlusconi, dopo la bocciatura delle quote rosa, finì con lei in lacrime nel Consiglio dei ministri e Bonaiuti che la consolava. Oggi è certa di ritornare ministro, con la sicurezza della veterana.

Roberto Formigoni - È già stato nel governo come sottosegretario all'Ambiente. Ora che è un azzimato signore di 61 anni il governatore lombardo ritenta il salto nazionale. Si prepara il ministero dell'Istruzione. Oppure la presidenza di Palazzo Madama: l'anticipo del Senato delle regioni che piace tanto anche alla Lega.

Maurizio Lupi - Le sue quotazioni sono salite dopo aver accompagnato Magdi Cristiano Allam dal papa come padrino di battesimo. Seguace di don Luigi Giussani, intimo di monsignor Rino Fisichella, vorrebbe fare il vice-ministro dei Trasporti.

Formigoni_bossi Francesco Giro - Deputato del Lazio, molto legato a Letta, si è segnalato per aver ripreso con una telecamerina gli spacciatori a Trastevere. I maligni in Forza Italia temono che Berlusconi gli assegni un posto da sottosegretario agli Interni: con l'incarico, questa volta, di tenere d'occhio i colleghi. Non caso, lo chiamano lo Spione.

Maristella Gelmini - Avvocato trentaquattrenne, coordinatrice lombarda di Forza Italia, ben sponsorizzata dalla lobby ciellina per un incarico di governo, viceministro o sottosegretario.

Michela Vittoria Brambilla - La rossa presidente dei Circoli della libertà vorrebbe portare la società civile nel governo. Con un'idea meravigliosa: un ministero del Made in Italy per rilanciare l'immagine dell'Italia nel mondo. Dalle autoreggenti alle autocandidature.

Giorgia Meloni - Leader dei giovani di An, 31 anni, già vicepresidente della Camera, con i big al governo potrebbe assumere la reggenza del partito di via della Scrofa, in vista dell'abbraccio con i berluscones e con le ragazze di Silvio. Con cui non va d'accordo: militante lei, fru fru quelle. Diversità antropologica.

Paolo Bonaiuti - Portavoce di Silvio, per il grande pubblico è il signore con i capelli color Berlusconi che annuisce in tv piantato sulle spalle del Cavaliere. Ora, a quasi 70 anni, vorrebbe fare il ministro dei Beni culturali: per dimostrare la sua passione per le belle arti ha dichiarato guerra al tram che passerà intorno al battistero di Firenze, la sua città.

Adolfo Urso - Moderato di An, può ambire a un dicastero economico, ma il suo sogno nel cassetto si chiama Rai. Se volesse presiederla dovrebbe dimettersi da deputato e forse neppure basterebbe. Ma una poltrona da viceministro delle Comunicazioni è a portata di mano.

Brambilla_dicera Roberto Maroni - L'eterno erede di Bossi piace anche a sinistra perché non ce l'ha con gli operai e non santificherebbe subito l'ex stalliere di Arcore Vittorio Mangano. Un ministero di peso lo acchiappa sicuro. A meno che il Senatùr lo incateni in via Bellerio con una poltrona da comandante supremo. In seconda, ovviamente.

Roberto Calderoli - Come uomo immagine non è il massimo. Ma l'ex ministro ha doti indiscusse di capo d'Aula. L'astuzia e l'efficienza con cui guidava Palazzo Madama da vicepresidente del Senato gli sono state universalmente riconosciute. Chissà che non venga promosso.

Roberto Cota - L'avvocato trentanovenne che guida la Lega in Piemonte è una macchina da voti certificata. Ex sottosegretario alle Attività produttive, pur di allontanarlo dalla regione, in Forza Italia sono pronti a spalancargli le porte di Roma.

Nicolò Pollari - L'ex capo del Sismi gode ancora della piena stima di tutto il centrodestra. I guai giudiziari per le vicende Abu Omar e Pio Pompa sono probabilmente destinati a finire in nulla per la compatta copertura che tutti i governi gli hanno assicurato. La riforma dei servizi è una grande incompiuta, i suoi ex collaboratori sono più o meno ai loro posti e Pollari potrebbe essere il primo Mister Sicurezza italiano. Con rango di viceministro o sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

BANCHIERI E IMPRENDITORI
Corrado Passera  - Pare che tutti lo cerchino e tutti lo vogliano. E il numero uno di Intesa-San Paolo passa la vita a smentire salti in politica o nella finanza italo-francese (Generali, l'ultima voce). Se però qualcuno gli offrisse la guida dell'Eni, non è detto che il 'patriota' che voleva salvare Alitalia a mezzo di Air One sappia resistere alla tentazione di dire 'sì'.

Pollari Diana Bracco - Presidente di Assolombarda, amministratore del colosso farmaceutico, il suo nome è rimbalzato sui giornali nella cordata italiana per Alitalia. Di certo è una grande amica del Cavaliere che voleva candidarla alle elezioni. E ora potrebbe inserirla, a sorpresa, nella lista dei ministri con un ruolo di primo piano.

Giorgio Squinzi - Il presidente di Federchimica era l'uomo che Berlusconi avrebbe voluto issare sulla poltrona più alta di viale dell'Astronomia. Ora Emma Marcegaglia sta tentando di coinvolgerlo nel nuovo corso confindustriale. La disponibilità a rischiare la faccia nel salvataggio Alitalia alla vigilia delle elezioni ne fa una sicura riserva della Repubblica (di Arcore).

Ennio Doris - L'uomo con la banca intorno non si occuperà mai di politica, almeno finché c'è in campo il suo socio più famoso: Berlusconi Silvio. Ma è ben piazzato in Mediobanca e Generali. Chi meglio di lui potrebbe aiutare l'amico nelle future battaglie finanziarie?

Ubaldo Livolsi - Il consulente-banchiere più vicino al Cavaliere, ex numero uno della Fininvest, è un vulcano di progetti finanziari. È l'Angelo Rovati di Silvio con una fondamentale differenza: da bravo siciliano non gli esce di bocca una parola che è una.

Cesare Geronzi - Come per Pollari, non c'è praticamente nessun politico di peso che non gli debba qualcosa. Certo, anche il presidente del consiglio di sorveglianza di Mediobanca è inseguito dalla giustizia, ma questo in Italia non è più un problema. Anzi, le disavventure giudiziarie forgiano e completano un vero leader. Così Geronzi attende serafico che la prescrizione faccia il suo corso, per uscire indenne dai processi Cirio e Parmalat.

BOIARDI
Paolo Scaroni  - Con Berlusconi e Tremonti, il gran capo dell'Eni ha un rapporto di ferro. Il problema è: cosa gli possono offrire più del cane a sei zampe? L'unico intralcio può venirgli dall'inchiesta sulla vendita di Wind a Sawiris. Ma per uno che si è rialzato alla grande da Tangentopoli non è certo un problema da perderci il sonno.

Cattaneo_flavio Flavio Cattaneo  - Guida il monopolista Terna con una mano. Con l'altra rischia d'impalmare l'eroina dei precari e della sinistra Sabrina Ferilli. In più, ha trent'anni di meno dei suoi colleghi. Insomma, deve solo saper scegliere la poltrona giusta.

Pierfrancesco Guarguaglini  - Alla guida del polo italiano della Difesa, il numero uno di Finmeccanica ha la stima di tutto l'arco costituzionale, solidi agganci internazionali e discreta immagine sui mercati, nonostante un eloquio livornese non proprio da Harvard. Candidabile a tutto.

Roberto Poli  - Il commercialista più fidato del Cavaliere, l'uomo che da anni tenta di risolvere i complicati problemi ereditari di Re Silvio, per inciso è anche presidente dell'Eni. Lo davano in uscita, ora sarà lui a scegliere che fare.

RAISET
Agostino Saccà - "Lei mi ha lasciato una libertà culturale totale", giurava al telefono con il Cavaliere don Agostino, "lo dico senza piangeria". Ha resistito a indagini giudiziarie e a procedimenti disciplinari della Rai. E ora il "vuoto" che lamentava nella società italiana dopo la sconfitta del suo boss alle elezioni del 2006 è finalmente colmato. Anche per lui.

Fabrizio Del Noce - Sopravvissuto a Celentano, a 'Striscia la notizia', ai flop del sabato sera e di Sanremo, potrebbe lasciare Raiuno per la poltronissima di viale Mazzini, la direzione generale.

Maurizio Belpietro - Folgorato dalle telecamere, da anni sogna una carriera da anchorman: direttore di un tg con ampia facoltà di incursioni video. Un Gianni Riotta con la giacca e il ringhio: ora o mai più.

Belpietro Guido Paglia - Avvistato nei tristi aperitivi di An, dove si esalta il futurismo e si tuona contro l'egemonia culturale della sinistra, il capo della corrente berlusconian-finiana della Rai, oggi alle relazioni istituzionali, assapora altri cinque anni di potere, magari da una poltrona nel cda.

Gianluigi Paragone - L'ex direttore della 'Padania' imperversa su tutti i canali. Direttore di un tg Rai in quota Lega o di un tg Mediaset, per portare il verbo del Nord nelle case del resto d'Italia.

Emilio Carelli - Negli ultimi due anni il suo tg su Sky è stato il canale preferito di Romano Prodi, ma questo non va ricordato al Cavaliere. Nel cuore, è rimasto sempre un uomo Mediaset: in caso di ritorno a casa sarebbe accolto a braccia aperte.Clemente_mimun

Clemente Mimun - Per ora resterà al Tg5, almeno fino alla nomina del nuovo cda Rai. Ama la prima linea, ma la direzione di Raiuno al posto di Del Noce sembra fatta apposta per lui, secondo la linea di successione decisa ad Arcore.

Deborah Bergamini - "Voglio cambiare il mondo", proclama la neo-deputata. Nell'attesa, ha incassato dalla Rai una liquidazione principesca. E si prepara a controllare viale Mazzini dalla commissione parlamentare di vigilanza.

Evelina Manna, Elena Russo  - Le ragazze della fiction che stavano nel cuore di Silvio ("Sono dilaniato dalle richieste") nella ormai storica telefonata con Saccà. Pronte a invadere le serate Rai.

Ennio_doris Bruno Vespa - Intoccabile. Dalla seconda serata di Raiuno non se ne va neppure a cannonate. E c'è chi teme perfino l'allargamento ad altre fasce orarie. Vespa for ever.

SUDDIVISIONE RAGIONATA PER CATEGORIE

QUOTE MARRON

Claudio Scajola, che ha conosciuto la galera per lo scandalo del Casinò di Sanremo. Noto per aver negato la scorta a Biagi, il rompicoglioni.

Roberto Formigoni: implicato negli scandali della ristorazione scolastica, di Lombardia Informatica, di Oil for Food, della discarica di Cerro Maggiore (insieme a Paolo Berlusconi), dei corsi professionali gestiti dall Regioni con soldi UE. Non sono sicuro di scordare qualcosa.

Roberto Maroni: resistenza a pubblico ufficiale.

Roberto Calderoli: qualche problemino di strani giri di danaro con la banchetta di Fioroni.

Niccolò Pollari: problemi non secondari per il rapimento illegale di Abu Omar, e per il G8 della "macelleria messicana". Redento da Giuliano Amato, che lo ha chiamato al suo fianco.

Michela Vittoria Brambilla: animalista sotto inchiesta per la gestione disumana del canile di Lecco, gestito con soldi pubblici e con criteri privati.

Ubaldo Livolsi: invischiato nella creazione di tutto il "sistema estero" della Fininvest (leggi "paradisi fiscali").

Evelinamanna Cesare Geronzi: grandi problemi giudiziari anche per lui. Ma arriverà in tempo, provvidenziale, la prescrizione.

Paolo Scaroni: reduce di Tangentopoli. Sotto inchiesta anche per la vendita di Wind a Sawiris.

Agostino Saccà: propaggine di Mediaset in RAI. Inquisito per aver svenduto gli interessi della RAI al "concorrente".Elena_russo

LA SERVITU'

Bruno Vespa, Fabrizio del Noce, Maurizio Belpietro, Paolo Bonaiuti, Agostino Saccà

IL GRUPPO "BELLAGNOCCA"

Mara Carfagna, Stefania Prestigiacomo, Evelina Manna, Elena Russo, Michela Brambilla.

I DIPENDENTI

Giulio Tremonti, Mara Carfagna, Ennio Doris, Ubaldo Livolsi, Maurizio Belpietro, Emilio Carelli, Deborah Bergamini, Clemente Mimun.

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