lunedì 30 giugno 2008

Il Financial Times su Berlusconi: “Oh no, not again”

FinancialtimesLeggi-canaglia: “Oh no, ancora!”. Il duro editoriale del Financial Times contro Berlusconi - Articolo originale: “Oh no, not again”, Financial Times, 25 giugno

(Traduzione di Paolo Maccioni - dal sito di MicroMega)

BerlusconiditoOH NO, ANCORA! Silvio Berlusconi è al potere in Italia da quasi 50 giorni. Vedere il suo nuovo governo in azione è un po’ come sedersi a guardare ancora una volta un vecchio brutto film. Quando il leader di Forza Italia governò l’Italia dal 2001 al 2006, investì troppo tempo a legiferare per proteggere se stesso dalle inchieste e troppo poco per riformare la stagnante economia italiana. Ovviamente è troppo presto per esprimere giudizi netti. Ma l’ultima uscita di Berlusconi al governo ha già i tratti di un nuovo show dell’orrore. Ancora una volta il 71enne premier investe molta della sua energia politica a legiferare per proteggersi dagli inquirenti italiani. Vuole passare una legge che sospenderebbe per un anno la maggior parte di casi giudiziari i cui reati comportano più di dieci anni di condanna. Se questa legge passasse farebbe naufragare un processo fissato per il prossimo mese nel quale Berlusconi è accusato di aver pagato 600.000 dollari al suo avvocato britannico David Mills. L’opposizione – non c’è bisogno di dirlo - l’ha ribattezzata “legge salva premier”.

Berlusconi non si ferma qui. Sta anche cercando di introdurre una legge che darebbe immunità dalle inchieste giudiziarie alle più alte cariche dello Stato, incluso lui stesso. Una legge siffatta sarebbe impensabile nella maggior parte dei paesi occidentali ed era stata ritenuta incostituzionale dalla Corte Costituzionale italiana l’ultima volta che Berlusconi cercò di introdurla nel 2004. Ora che Berlusconi è tornato al governo ci riprova. Tutto ciò sarebbe di modesto interesse se Berlusconi spendesse la stessa energia per riformare la stagnante economia italiana. Ma pure su questo fronte i timori crescono. L’ultima volta che era al potere, uno dei peggiori errori fu di lasciare che il deficit e il livelli del debito uscissero fuori controllo. Ci si domanda se stiamo per assistere allo stesso scenario.

Il governo Berlusconi la scorsa settimana ha introdotto un piano finanziario che vedrà crescere il rapporto deficit pubblico/pil dall’1.9% del 2007 al 2,5% nel 2008. Un aumento che potrebbe essere giustificato dalla scarsa crescita economica, ma ancora non si vedono segnali che questo governo voglia mantenere una stretta sulla spesa pubblica. Per il bene dell’Italia le cose devono migliorare da qui. Il paese ha uno dei tassi di crescita più lenti dell’eurozona. Ha bisogno di un’azione di governo seria e responsabile per far ripartire l’economia. Mercoledì scorso Berlusconi ha detto che i pm italiani l’hanno sottoposto ad un interminabile “calvario”. Ma l’unico calvario di questa vicenda è quello patito dall’Italia, che necessita di un drastico cambiamento del suo destino politico ed economico.

(Copyright The Financial Times Limited 2008)

martedì 24 giugno 2008

Fronte del Porco/3

Brandopadrino_5Berlusconi_bonaiuti_4La migliore interpretazione

Ci mancava Maurizio Gasparri per chiarirci in maniera definitiva il senso dei provvedimenti pro domo sua del nuovo governo Berlusconi. Apparendo nei tg con la sua faccia da Neri Marcorè, Gasparri ha infatti voluto dare il suo personale contributo alla guerra contro i magistrati e lo ha fatto sostenendo che, anziché attaccare Berlusconi, i giudici farebbero meglio a pensare ai veri problemi della giustizia; per esempio la lunghezza esagerata dei processi, che colpisce tutti i cittadini. Ben detto. È per questo, infatti, che il governo vuole addirittura bloccare per un anno tutti i processi, pur di bloccare quel solo processo che il premier e i suoi avvocati evidentemente sono sicuri di perdere. Se ci poteva essere un argomento sbagliato nello squallido dibattito ad personam che il Paese sta subendo, Gasparri lo ha trovato. Ora, a questo punto, qualcuno potrebbe anche pensare che Gasparri sia un perfetto cretino. Noi no: noi (a scanso di ulteriori querele) ci limitiamo a scrivere che Gasparri fa la migliore imitazione di perfetto cretino in circolazione.
(Maria Novella Oppo - l'Unità)

I veleni di Messina: Misericordia Ministeriale

Contravvenendo alla ferrea regola del silenzio che si è autoimposto (non più di quattro dichiarazioni al giorno) l'On. Rotondi ha deciso ieri di difendere il Guardasigilli, Angelino Alfano. Famiglia Cristiana lo aveva definito "l'ex segretario personale che Berlusconi ha messo Ministro della Giustizia". Ebbene, dice Rotondi, "la parola segretario personale usata usata come dispregiativo è prosa arrogante e priva di misericordia cristiana".

In effetti il settimanale cattolico avrebbe potuto usare alre definizioni: "il prestigioso legislatore", oppure "l'autorevole giureconsulto", o ancora "il dotto legisperito". Ormai è andata. Comunque c'è sempre tempo per una riparazione, magari quando Famiglia Cristiana si occuperà misericordiosamente dl Ministro delle Pari Opportunità. Mara Carfagna, insigne.meridionalista - sia chiaro - e promettente statista. (Sebastiano Messina - Repubblica.it)

Pil pro capite: Italia terzultima. Si allarga la forbice con la Spagna

Nei Paesi della 'Vecchia Europa' Roma supera solo Grecia e Portogallo. L'Italia arretra ancora nella classifica europea del Pil pro capite. E' nella media Ue-27 ma viene superata praticamente da tutti i Paesi dell'Unione Europea prima dell'allargamento, a eccezione di Grecia (98) e Portogallo (75). E si allarga la forbice con la Spagna: nel 2007, infatti, considerata pari a 100 la media Ue a 27, la Spagna arriva a 107 mentre l'Italia si ferma a 101.

La distanza tra Italia e Spagna nel 2007 è passata da due a sei punti. La ragione principale - spiegano fonti della Commissione - è la crescita tumultuosa registrata nel Pil spagnolo negli ultimi anni, a fronte di "un incremento quasi nullo, o comunque molto ridotto" del Pil italiano.

...si sbarchicchia, si sbarchicchia... anche sotto la destra "low and order"...

Nei primi sei mesi del 2008 sono quasi raddoppiati gli arrivi di immigrati clandestini nel Centro di accoglienza dell'isola di Lampedusa: circa 7.000 contro i circa 3.600 del primo semestre 2007.

A quanto si apprende, inoltre, sono circa 1.040 gli immigrati clandestini ospitati in queste ore nel centro di accoglienza dell'isola. La struttura ha una capienza di circa 850 posti. I nuovi arrivi con gli sbarchi delle ultime ore, favoriti anche dalle condizioni meteo favorevoli, hanno portato la capacità recettiva del centro a livelli di guardia, vicina cioè al picco di circa 1.100 ospiti registrati anche di recente in coincidenza di una impennata negli sbarchi.

Alemanno: Buchi & Bufale

Veltroni attacca Alemanno e Berlusconi: "Bluff mediatico per ragioni politiche" - E poi: "Milano ha un debito superiore, ecco tutte le cifre" - "Il buco di Roma non esiste: Infangata l'immagine della città" - In forse la Notte Bianca della Capitale. L'ex sindaco: "Spese coperte
da sponsor ma molto difficile organizzarla".

ROMA - Il "buco" di Roma non esiste. "E' - dice un Walter Veltroni insolitamente e pubblicamente arrabbiato - una delle più grandi bufale mediatiche mai costruite ed è stata costruita per ragioni politiche". Da una parte per attaccare e offuscare i sette anni di Veltroni al governo della città. Dall'altra "perchè governare una città complessa come Roma è difficile". La Notte Bianca, ad esempio, quella notte di settembre in cui Roma diventa un unico grande teatro e museo - gratuito - per tutti: è voce sempre più insistente, quasi acquisita, che la giunta Alemanno la cancelli per mancanza di fondi. Veltroni non ci sta: "La verità - dice - è che è difficile organizzarla. Si dica questo, si dica la verità. E non si tirino fuori problemi di bilancio perchè non ci crede nessuno: la Notte Bianca costa un miliardo di euro e sono per lo più coperti da sponsor".

Veltroni aspetta tre giorni prima di rispondere a tono, cioè numero su numero, all'attacco di Berlusconi. "Avrei preferito - dice - far sgonfiare la cosa da sola, come sta accadendo con la certificazione della Ragioneria generale e di Standard and Poor's, l'agenzia di certificazione dei bilanci...". Ma l'attacco di Berlusconi, a freddo, venerdì, mentre era in corso una delicatissima Assemblea dei costituenti del Pd, è stato troppo. Così Veltroni convoca una conferenza stampa. "Adesso - attacca - vi dimostro cifra per cifra come il debito della Capitale sia cresciuto meno di altre città, e sia inferiore, tanto per fare une esempio, a quello di Milano". Con le dichiarazioni del presidente del Consiglio "si è oltrepassato il limite: così si prendono in giro i cittadini. Se c'è materia su cui Berlusconi non dovrebbe parlare è quella sui buchi di bilancio: lui ha lasciato all'Italia 30 miliardi di aumento di deficit in tre anni".

Dopo qualche ora arriva la replica di Alemanno. Che evita le cifre e più in generale sembra porgere una guancia all'opposizione: "Guai a minimizzare l'emergenza finanziaria. Ora basta polemiche, collaboriamo".

lunedì 23 giugno 2008

I Tagliani brava ggente/8

Rebecca_covaciu Patrizia T., in un suo commento, mi invita a fare un "I Tagliani brava ggente" dedicato alla piccola rom Rebecca. Lo faccio volentieri, ma mi limito ad evidenziare e postare parte del commento di Patrizia T, coi relaviti links destinati a chi volesse approfondire.Non c'è niente da aggiungere.

Rebecca Covaciu è una bambina rom. Molti la conoscono come l'Anna Frank dei rom. E'anche stata insignita del premio Unicef 2008, ma nella Milano da bere è solo una "non persona", e come lei la sua famiglia. Accolta a Napoli dopo essere fuggita, insieme alla sua famiglia, da vari paesi, perchè perseguitati dall'odio razziale, subisce a Napoli le pagine nere delle ronde di Ponticelli. Dopo Ponticelli, la famiglia Covaciu si è rifugiata a Milano, dove la bambina e la sua famiglia hanno sperimentato nella maniera più cocente la repressione del nuovo regime italiano, che ha deciso (quale originalità...) di utilizzare la solita carta di scaricare sui diversi e i deboli le colpe delle misure impopolari adottate per mantenersi a galla e continuare a ad accumulare indisturbati profitti e consensi.

Da "Lberazione" di oggi:

Spedizione punitiva della polizia contro un rom e la sua bambina (di Laura Eduati) - Picchiato a sangue da quattro agenti, davanti alla baracca dove viveva - Due giorni prima era stata picchiata sua figlia dodicenne, e lui aveva osato protestare.

Un rumeno di etnia rom, Stelian Covaciu, è stato picchiato a sangue da quattro agenti della polizia. E' accaduto nella tarda serata di giovedì, accanto alla baracca dove vivono Stelian e la sua famiglia, a pochi passi da piazza Tirana, Milano. Soltanto martedì scorso la figlia di Stelian, Rebecca Covaciu, 12 anni, era stata aggredita da due agenti in borghese che poi avevano spintonato il padre e dato sberle al fratellino quattordicenne Jon urlando: «Zingari di merda, se non ve ne andate vi ammazziamo e distruggiamo tutto».

Dopo il pestaggio di venerdì Stelian, 40 anni, missionario evangelico pentecostale, è stato ricoverato all'ospedale San Paolo dove gli hanno riscontrato un trauma cranico e segni di forti percosse. E' stato dimesso ieri con una prognosi di sei giorni. La polizia lo ha interrogato ma Stelian non ha voluto sporgere denuncia: teme di venire espulso in quanto non ha ancora trovato una occupazione. Gli agenti che l'hanno accompagnato in ospedale a bordo dell'ambulanza gli hanno detto: «A noi puoi raccontare la verità».

La verità esce dalla bocca di Rebecca, la figlia dodicenne di Stelian. Rebecca è una bimba prodigio. Dipinge su tela e illustra la sua vita nelle baracche, tra topi e immondizia. I suoi disegni sono stati esposti e poi acquisiti in permanenza dall'Archivio storico di Napoli

Napoli apre le braccia a Rebecca

Appello di Rebecca

Per la Giornata della Memoria del 2008. Per le sue doti artistiche, Rebecca ha ricevuto il premio Unicef 2008. E venerdì sera da quelle due volanti ha visto scendere anche uno dei due uomini che l'avevano aggredita martedì.

Per la storia completa, vi rinvio al commento di Patrizia T, al seguente link:

                   Commento di Patrizia T

sabato 21 giugno 2008

Fronte del Porco/2

Brandopadrino_5Berlusconi_bonaiuti_4Il premier attacca i magistrati "che vogliono mettere a rischio la democrazia"

E annuncia: "Non userò la norma salva-processi". - L'Anm chiede di incontrare Napolitano - Berlusconi: "Pm sovversivi" - E attacca Veltroni: "E' un fallito"
Fine della luna di miele: "Il leader Pd ha lasciato Roma in bancarotta, si dimetta" La replica: "E' l'ultimo a poter parlare: ha lasciato un aumento di deficit di 30 miliardi" Berlusconi0620

BRUXELLES - E' finita la luna di miele con Veltroni e torna il Berlusconi lancia in resta contro i magistrati. Il presidente del consiglio da Bruxelles rompe la tregua e attacca: "Denuncerò la magistratura che vuole sovvertire la democrazia", e annuncia per la prossima settimana una conferenza stampa nella quale denuncerà "iniziative di pm e giudici che, infiltrandosi nel potere giudiziario, vogliono sovvertire il voto". E ancora: "Non esiste una norma salva-premier. Ho indignazione di questo e dirò ai miei legali che io non voglio approfittare di questa norma perchè voglio allontanare qualunque sospetto. Questa è una norma salva-tutti"

Questa notizia avrebbe potuto essere inserita, oltre che in "Fronte del Porco/2", anche in "Hano la faccvia come il culo/12.735

20/06/2008 - Repubblica.it

Intervista a Bersani sulla finanziaria di Treconti

[...] quanto alla benzina, le faccio solo notare che da quando sono stati fatti gli annunci della Robin tax il prezzo alla pompa nei distributori italiani ha raggiunto il massimo del differenziale rispetto ai prezzi degli altri paesi europei. C' è un mix di demagogia e di misure compassionevoli. In realtà questo governo ha introdotto un meccanismo di concertazione corporativa con alcuni soggetti forti. L' hanno fatto per le concessioni autostradali, per l' accordo sui mutui predisposto dalle banche. E ancora, sulla vicenda Alitalia di cui non si sente più parlare». Pensa che la class action sarà definitivamente abbandonata oppure crede al ministro Scajola che ha promesso la riforma dal prossimo anno? «Ma su! Qui nessuno è fesso. Si sta facendo un' operazione di svuotamento della class action. Io lo so bene che ci sono resistenze enormi. So anche che la normativa si può migliorare. Ma io sono certo che finirà di fatto con la sua eliminazione, a svantaggio dei consumatori»... [...]

giovedì 19 giugno 2008

Fronte del Porco/1

Brandopadrino_5Berlusconi_bonaiuti_4Il Tafanus inaugura oggi una nuova rubrica, che forse sarà ricca di spunti, visti gli inizi della legislatura. Una rubrica che raccoglierà i mille episodi che hanno costellato questi primi 45 giorni della legislatura, e che costelleranno i prossimi 59 mesi. La rubrica raccoglierà per i posteri gli articoli più belli sulle porcherie più porche. Avrà un titolo evocativo di episodi borderline fra atti di arroganza mafiosa e maialate DOC. La rubrica si intitola "Fronte del Porco", e si avvarrà anche di segnalazioni dei lettori. Iniziamo con questo splendido scritto odierno di Franco Cordero su Repubblica

La conversione impossibile
di FRANCO CORDERO - Repubblica.it

NEL DIALETTO subalpino circolava una metafora romanesque: "l'hanno cambiato a balia"; forse lo dicono ancora d'uno che improvvisamente risulti diverso (i dialetti e relativa sapienza vanno estinguendosi); l'ubriacone diventa asceta, il codardo compie gesta eroiche et similia.

Stanno nel fisiologico le metamorfosi lente operate da lunghi esercizi (Freud le chiama forme reattive, Reaktionsbildungen). Qui è innaturalmente fulminea. Tale appariva la conversione del Caimano in homme d'Etat pensoso, equanime, altruista. Impossibile, natura non facit saltus. Nessuno cambia d'un colpo a 72 anni, tanto meno l'egomane insofferente delle regole (etica, legalità, grammatica, buon gusto), specie quando sia talmente ricco in soldi e voti da mettersele sotto i piedi. Era molto chiaro dall'emendamento pro Rete4, in barba alla disciplina della concorrenza, ma i cultori del cosiddetto dialogo perdonano tutto o quasi.

Nell'aria del solstizio, lunedì sera 16 giugno, Leviathan (nome biblico del coccodrillo archetipico) batte due colpi. Partiamo dall'arcinoto retroscena. Come gli capita spesso, soffre d'antipatiche rogne giudiziarie: in un dibattimento milanese prossimo all'epilogo è chiamato a rispondere del solito vizio, definibile lato sensu "frode"; stavolta l'accusa è d'avere pagato David Mills, avvocato londinese, affinché dichiarasse il falso su fondi neri esteri; l'aveva incautamente svelato l'accipiens. Inutile dire quanto gli pesi la prospettiva d'una condanna: il massimo della pena è otto anni, art. 317 ter c. p., o sei, se fosse applicato l'art. 377 (indurre al falso chi abbia la facoltà d'astenersi); appare anomala l'ipotesi d'un presidente del Consiglio interdetto dai pubblici uffici, né sarebbe pensabile l'insediamento al Quirinale nell'anno 2013; punta lì, lo sappiamo, in un'Italia ormai acquisita, patrimonio familiare, dépendance Mediaset. La posta è enorme. Altrettanto i mezzi con cui risponde al pericolo.

Esiste un dl sulla sicurezza pubblica. Palazzo Madama lavora alla conversione in legge. Gli emendamenti presentati dai soliti yes men prevedono la sospensione d'un anno dei processi su fatti ante 1 luglio 2002, la cui pena massima non ecceda i 10, pendenti tra udienza preliminare e chiusura del dibattimento; così tribunali e corti sbrigheranno il lavoro grosso. Lo dicono senza arrossire i presentatori del capolavoro e lo ripete Leviathan nella lettera al presidente del Senato, sua devota creatura, annunciando un secondo passo, ripescare l'immunità dei cinque presidenti, dichiarata invalida dalla Consulta quattro anni fa.

Sarà sospeso anche uno dei processi inscenati a suo carico "da magistrati d'estrema sinistra": gliel'hanno detto gli avvocati; che male c'è?; un perseguitato politico deve difendersi; e ricuserà il presidente del tribunale, lo rende noto en passant. Ma è puro caso che l'emendamento gli riesca comodo. La ratio sta nell'interesse collettivo. Discorso molto berlusconiano, chiunque glielo scriva. Tra un anno sarà immune: se non lo fosse ancora, basterebbe allungare la sospensione; tra cinque da palazzo Chigi scala Monte Cavallo, sono due passi; nel frattempo vuol essersi riscritta la Carta vestendo poteri imperiali (davanti a lui, Charles-Louis-Napoléon, III nell'ordine dinastico, è un sovrano legalitario). In sede tecnica riesce arduo definire questo sgorbio, tanto straripa dalla sintassi legale. Ciurme parlamentari sfigurano il concetto elementare della legge: va al diavolo la razionalità immanente i cui parametri indica l'art. 3 Cost.; l'atto rivestito d'abusiva forma legislativa soddisfa solo l'interesse personale del futuro padrone d'Italia.

Vengono in mente categorie elaborate nel diritto amministrativo: "le détournement du pouvoir"; mezzo secolo fa Francesco Carnelutti configurava l'ipotesi "eccesso di potere legislativo". Siamo nel regno dei mostri, studiato dal naturalista Ulisse Aldrovandi. L'espediente appare così sguaiatamente assurdo in logica normativa, da sbalordire l'osservatore: perché sospendere i processi su fatti ante 1 luglio 2002, mentre seguitano i posteriori?; e includervi i dibattimenti alla cui conclusione manchi un giorno?; tra 12 mesi l'ingorgo sarà più grave, appena ricadano nei ruoli. Che nel frattempo il taumaturgo d'Arcore abbia quadrato il cerchio allestendo una giustizia rapida, è fandonia da imbonitori: la pratica abitualmente, quando non adopera le ganasce; o forse sottintende una tacita caduta nella curva dell'oblio; spariscono e non se ne parla più, amnistia anonima. Oltre alla patologia amministrativa, l'incredibile pastiche ne richiama una civilistica: il dolo, nella forma che Accursio chiamava "machinatio studiosa", stretta parente della frode, tale essendo la categoria sotto cui è definibile l'epopea berlusconiana (avventuriero piduista, impresario delle lanterne magiche, grimpeur d'affari risolti con trucchi penalmente valutabili, intanato in asili fiscali a tenuta ermetica, spacciatore d'illusioni elettorali): gli emendamenti galeotti hanno come veicolo un dl firmato dall'ignaro Presidente della Repubblica su materie nient'affatto analoghe, e s'era guardato dal dire cosa covasse; in nomenclatura romana, dolus malus.

Gli sta a pennello l'aggettivo tedesco "folgerichtig", nel senso subrazionale: ha dei riflessi costanti (finto sorriso, autocompianto, barzelletta, morso, digestione); non tollera le vie mediate; sceglie d'istinto la più corta, come il caimano quando punta la preda. Con questa sospensione dei processi sotterra l'azione obbligatoria: Dio sa cos'avverrà nei prossimi cinque anni ma gli obiettivi saltano all'occhio: la vuole a' la carte; carriere distinte, ovvio; Procure agli ordini del ministro, sicché il governo disponga della leva penale; procedere o no diventa scelta politica (se ne discorreva nella gloriosa Bicamerale sotto insegna bipartisan: Licio Gelli, fondatore della P2, rivendicava i diritti d'autore riconoscendo le idee del suo "Piano" d'una "rinascita democratica" anno Domini 1976; l'ancora invisibile demiurgo frequentava la loggia in quarta o quinta fila). A quel punto nessuno lo smuoverebbe più se fosse il superuomo cantato dai caudatari, invulnerabile dal tempo. Le altre due mete è chiaro quali siano: prima, uscire dall'Unione europea, compagnia scomoda; seconda, moltiplicare lo smisurato patrimonio. Sul quale punto nessuno con la testa sul collo ha dubbi: anni fa gli contavano 40 mila vecchi miliardi; crescono come la vorace materia prima evocata da Anassimandro.

(19 giugno 2008)

mercoledì 18 giugno 2008

Panem et circenses - L'Italia pallonara rifiata

Donadoni Ieri sera, nel solito bar del solito villaggio turistico, stracolmo di una umanità in mutande firmate, che rappresentava bene lo spaccato dell'Italia ignorante, berlusconiana e pallonara, alle note dell'inno di Mameli il popolo dell'infradito, dimentico dei problemi di ieri e di domani, si alza in piedi, a cantare l'inno (ritmo, parole e tonalità: puri optionals). Aspetto fiero, mano destra sul coccodrillo della Lacoste, e cioè nella posizione dove normalmente dovrebbe battere un cuore da patriota. Basta uno stadio urlante, e le vergogne parlamentari del primo mese del nano sono subito dimenticate. Forza, Italia!

All'inizio della Marsigliese, tutti ad ululare come cani rabbiosi. Scenetta da teatro dell'assurdo: in questa canea, Marisa ed io ci alziamo in piedi, ed iniziamo a cantare a squarciagola, insieme ai "bleus" francesi:

...allons enfants de la Patrie, Le jour de gloire est arrivé! Contre nous de la tyrannie, L'étendard sanglant est levé, Entendez-vous dans les campagnes mugir ces féroces soldats? Ils viennent jusque dans vos bras egorger vos fils et vos compagnes!

Aux armes, citoyens, formez vos bataillons, Marchons, marchons! Qu'un sang impur abreuve nos sillons!. Que veut cette horde d'esclaves, de traîtres, de rois conjurés?...

...eccetera. Distillato di retorica, come il nostro inno. Ma Il fatto è che proprio non ce la sentivamo di non manifestare contro il branco.

DomenechDella partita, che dire? Tre reti in tre partite, tutte su calci piazzati (un rigore e due punizioni, di cui una fortunosamente deviata). Nessun goal su azione. 0-3 contro l'Olanda. Il bomber della serie A italiana in panchina per 3 ore e mezza su 4 ore e mezza; il bomber della serie A tedesca che solo ieri riceve otto palle giocabili nell'area piccola, ne butta fuori sei, e ne tira due debolmente addosso al portiere. Record ineguagliabile. Ci voleva solo la Francia di Domenech per farci resuscitare.

Domenech è l'unico allenatore che riesca ad essere antipatico sia ai suoi connazionali che ai suoi avversari. Uno dei pochi aspetti positivi della sconfitta della Francia è che il mondo si libera di Domenech. Purtroppo l'Italia non si libererà di Donadoni, che continuerà a fornire formazioni e tattiche "random", tirate fuori dal cestello della tombola.

L'Italia berlusconiana ringrazia i circenses de noantri, che faranno dimenticare, fino a domenica prossima, che in parlamento si sta procedendo a lunghe falcate verso la demolizione delle regole democratiche.

L'Italia pallonara, così ben rappresentata dal Corrierone, spara senza vergogna un titolone in prima pagina: "L'ITALIA S'E' DESTA". L'Italia dei piedi, non quella della testa.

Senza vergogna.

martedì 17 giugno 2008

Il vero volto del Cavaliere (di Ezio Mauro)

...banditi si nasce. Ed egli lo nacque...

BerlusconiNEL mezzo della luna di miele che la maggioranza degli italiani credeva di vivere con il nuovo governo, la vera natura del berlusconismo emerge prepotente, uguale a se stessa, dominata da uno stato personale di necessità e da un'emergenza privata che spazzano via in un pomeriggio ogni camuffamento istituzionale e ogni travestimento da uomo di Stato del Cavaliere. No. Berlusconi resta Berlusconi, pronto a deformare lo Stato di diritto per salvaguardia personale, a limitare la libertà di stampa per sfuggire alla pubblicazione di dialoghi telefonici imbarazzanti, a colpire il diritto dell'opinione pubblica a essere informata sulle grandi inchieste e sui reati commessi, pur di fermare le indagini della magistratura.

La Repubblica vive un'altra grave umiliazione, con le leggi ad personam che ritornano, il governo del Paese ridotto a scudo privato del premier, la maggioranza parlamentare trasformata in avvocato difensore di un cittadino indagato che vuole sfuggire al suo legittimo giudice, deformando le norme.

In un solo giorno - dopo la strategia del sorriso, il dialogo, l'ambizione del Quirinale - Silvio Berlusconi ha chiamato a raccolta i suoi uomini per operare una doppia azione di sfondamento alla normalità democratica del nostro sistema costituzionale. Sotto attacco, la libertà di informazione da un lato, e l'obbligatorietà dell'azione penale dall'altro.

Per la prima volta nella storia repubblicana, il governo e la sua maggioranza entrano nel campo dell'azione penale per stravolgerne le regole e stabilire una gerarchia tra i reati da perseguire. Uno stravolgimento formale delle norme sulla fissazione dei ruoli d'udienza, che tuttavia si traduce in un'alterazione sostanziale del principio di obbligatorietà dell'azione penale. Principio istituito a garanzia dell'effettiva imparzialità dei magistrati e dell'uguaglianza dei cittadini.

La nuova norma berlusconiana (presentata come un emendamento al decreto-sicurezza, firmato direttamente dai Presidenti della I e II commissione di Palazzo Madama) obbliga i giudici a dare "precedenza assoluta" ai procedimenti relativi ad alcuni reati, ma questa precedenza serve soprattutto a mascherare il vero obiettivo dell'intervento: la sospensione "immediata e per la durata di un anno" di tutti i processi penali relativi ai fatti commessi fino al 31 dicembre 2001 che si trovino "in uno stato compreso tra la fissazione dell'udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado". (...per andare più sul sicuro, l'emendamento avrebbe potuto aggiungere che il provvedimento è limitato a tutti i nani pelati di età compresa fra70 e 75 anni, alti fra un metro e un cazzo ed un metro e un cazzo e mezzo, residentia nord-est di Milano, nel raggio di 20 chilometri, che abbiano subito almeno tre liposuzioni e tre trapianti di capelli negli ultimi 5 anni. Eccetera. NdR)

Staino_20080617 È esattamente la situazione in cui si trova Silvio Berlusconi nel processo in corso davanti al Tribunale di Milano per corruzione in atti giudiziari: con l'accusa di aver spinto l'avvocato londinese Mills a dichiarare il falso sui fondi neri della galassia Fininvest all'estero.

Quel processo è arrivato al passo finale, mancano due udienze alla sentenza. Si capisce la fretta, il conflitto d'interessi, l'urgenza privata, l'emergenza nazionale che ne deriva, la vergogna di una nuova legge ad personam. Bisogna ad ogni costo bloccare quei giudici, anche se operano "in nome del popolo italiano", anche se il caso non riguarda affatto la politica, anche se il discredito internazionale sarà massimo. Bisogna con ogni mezzo evitare quella sentenza, guadagnare un anno, per dar tempo all'avvocato Ghedini (difensore privato del Cavaliere e vero Guardasigilli-ombra del suo governo) di ripresentare quel lodo Schifani che rende il premier non punibile, e che la Consulta ha già giudicato incostituzionale, perché viola l'uguaglianza dei cittadini: un peccato mortale, in democrazia, qualcosa che un leader politico non dovrebbe nemmeno permettersi di pensare, e che invece in Italia verrà presentato in Parlamento per la seconda volta in pochi anni, a tutela della stessa persona, dalla stessa moderna destra che gli italiani hanno scelto per governare il Paese.

Con ogni evidenza, per l'uomo che guida il governo non è sufficiente vincere le elezioni, e nemmeno stravincerle: non gli basta avere una grande maggioranza alle Camere, parlamentari tutti scelti di persona e imposti agli elettori, una forte legittimazione popolare, mano libera nel dispiegare legittimamente la sua politica. No. Ancora una volta a Berlusconi serve qualcosa di illegittimo, che trasformi la politica in puro strumento di potere, il Parlamento in dotazione personale, le istituzioni in materia deformabile, come le leggi, come i poteri della magistratura.

È una coazione a ripetere, rivelatrice di una cultura politica spaventata, di una leadership fuggiasca anche quando è sul trono, di un sentimento istituzionale che abita la Repubblica da estraneo, come se fosse un usurpatore, e non riesce a farsi Stato, vivendo il suo stesso trionfo come abusivo. Col risultato di vedere il Capo dell'esecutivo chiedere aiuto al potere legislativo per bloccare il giudiziario. Qualcosa a cui l'Occidente non è abituato, un abuso di potere che soltanto in Italia non scandalizza, e che soltanto l'establishment italiano può accettare banalizzandolo, per la nota e redditizia complicità dei dominati con l'ordine dominante, che è a fondamento di ogni autoritarismo popolare e di ogni democrazia demagogica, come ci avviamo purtroppo a diventare.

Questo uso esclusivo delle istituzioni e della norma, porta fatalmente il Premier ad un conflitto con il Capo dello Stato, garante della Costituzione. Napolitano era già intervenuto, nelle forme proprie del suo ruolo, contro il tentativo di introdurre la norma anti-prostitute nel decreto sicurezza, spiegando che non si vedeva una ragione d'urgenza. Poi aveva preso posizione per la stessa ragione contro l'ingresso nel decreto della norma che porta i soldati in strada a svolgere compiti di polizia. Oggi si trova di fronte un emendamento che addirittura sospende per un anno i processi penali e ordina ai magistrati come devono muoversi di fronte ai reati, una norma straordinaria inserita come "correzione" in un decreto che parla di tutt'altro.

Che c'entra la sospensione dei processi con la sicurezza? Qual è il carattere di urgenza, davanti ai cittadini? L'unica urgenza - come l'unica sicurezza - è quella privatissima e inconfessabile del premier. Una stortura che diventa un abuso, e anche una sfida al Capo dello Stato, che non potrà accettarla. Come non può accettarla il Partito Democratico, che ieri con Veltroni ha accolto la proposta di Scalfari: il dialogo sulle riforme non può continuare davanti a questi "strappi" della destra, perché non si può parlare di regole con chi le calpesta.

Nello stesso momento, mentre blocca i magistrati e ferma il suo processo, Berlusconi interviene anche sulla libertà di cronaca. Il disegno di legge sulle intercettazioni presentato ieri dal governo, infatti, non impedisce solo la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, con pene fino a 3 anni (e sospensione dalla professione) per il cronista autore dell'articolo e fino a 400 mila euro per l'editore. Le nuove norme vietano all'articolo 2 la pubblicazione "anche parziale o per riassunto" degli atti delle indagini preliminari "anche se non sussiste più il segreto", fino all'inizio del dibattimento.

Questo significa il silenzio su qualsiasi notizia di inchiesta giudiziaria, arresto, interrogatorio, dichiarazione di parte offesa, argomenti delle difese, conclusioni delle indagini preliminari, richiesta di rinvio a giudizio. Tutto l'iter investigativo e istruttorio che precede l'ordinanza del giudice dell'udienza preliminare è ora coperto dal silenzio, anche se è un iter che nella lentezza giudiziaria italiana può durare quattro-sei anni, in qualche caso dieci. In questo spazio muto e segreto, c'è ora l'obbligo (articolo 12) di "informare l'autorità ecclesiastica" quando l'indagato è un religioso cattolico, mentre se è un Vescovo si informerà direttamente il Cardinale Segretario di Stato del Vaticano, con un inedito privilegio per il Capo del governo di uno Stato straniero, e per i cittadini-sacerdoti, più cittadini degli altri.

Se il diritto di cronaca è mutilato, il diritto del cittadino a sapere e a conoscere è fortemente limitato. Con questa norma, non avremmo saputo niente dello spionaggio Telecom, del sequestro di Abu Omar, della scalata all'Antonveneta, della scalata Unipol alla Bnl, del default Parmalat, della vicenda Moggi, della subalternità di Saccà a Berlusconi, dei "pizzini" di Provenzano, della disinformazione organizzata da Pollari e Pompa, e infine degli orrori della clinica Santa Rita di Milano. Ma non c'è solo l'ossessione privata di Berlusconi contro i magistrati e i giornalisti (alcuni).

C'è anche il tentativo scientifico di impedire la formazione di quel soggetto cruciale di ogni moderna democrazia che è la pubblica opinione, un'opinione consapevole proprio in quanto informata, e influente perché organizzata come attore cosciente della moderna agorà. No alla pubblica opinione (che non sappia, che non conosca) a favore di opinioni private, meglio se disorientate e spaventate, chiuse in orizzonti biografici e in paure separate, convinte che non esista più un'azione pubblica efficace, una risposta collettiva a problemi individuali.

A questo insieme di individui - di cui certo fanno parte anche gli sconfitti della globalizzazione, la nuova plebe della modernità - il populismo berlusconiano chiede solo una vibrazione di consenso, un'adesione a politiche simboliche, una partecipazione di stati d'animo, che si risolve nella delega. La cifra che lega il tutto è l'emergenza, intesa come orizzonte delle paure e fine del conformismo, del politicamente corretto, delle regole e degli equilibri istituzionali.

Conta decidere (non importa come), agire (non conta con che efficacia), trasformare l'eccezione in norma. Il governo, a ben guardare, non sta militarizzando le strade o le discariche, ma le sue decisioni e la sua politica. Meglio, sta militarizzando il senso comune degli italiani, forzandolo in un contesto emergenziale continuo, con l'esecutivo trasformato per conseguenza da organo ordinario in straordinario, che opera in uno stato d'eccezione perenne. Così Silvio Berlusconi può permettersi di venire allo scoperto in serata, scrivendo in una lettera a Schifani che la norma blocca-processi "è a favore di tutta la collettività", anche se si applica "a uno tra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica".

È il preannuncio di una ricusazione, in una giornata come questa, vergognosa per la democrazia, con il premier imputato che rifiuta il suo giudice mentre ne blocca l'azione. A dimostrazione che Berlusconi è pronto a tutto. Dovremmo prepararci al peggio: se non fosse che il peggio, probabilmente, lo stiamo già vivendo.

L'ira di Napolitano per il blitz: "Non è il decreto che ho firmato"
(di Claudio Tito)

Il Cavaliere tentato dal messaggio tv: "Non mi faccio azzoppare" - Il capo dello Stato: "Se quelle norme ci fossero state dall'inizio, non avrei firmato"

NapolitanoROMA - "Se quelle norme fossero state contenute nel decreto fin dall'inizio, non l'avrei firmato". Questa volta il clima bipartisan è svanito di colpo. La "sintonia" con il Quirinale di cui spesso aveva parlato Silvio Berlusconi si è trasformata nel primo conflitto istituzionale della legislatura. Giorgio Napolitano ha sbattuto i pugni sul tavolo. Lo ha fatto prima con il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta, e poi con il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Perché quei due emendamenti presentati al Senato per "congelare" alcuni processi tra cui quelli che riguardano il presidente del consiglio, lo hanno mandato su tutte le furie. Al punto di far sapere, appunto, che quelle misure avrebbero reso impossibile l'avallo del Colle. E che ora potrebbe indurre il capo dello Stato ad una valutazione critica della legge. Se davvero verrà approvata.

Uno scontro che al momento non ha precedenti. Anche perché la reazione del Cavaliere non è stata affatto conciliante. Prima ha sferzato gli alleati recalcitranti (la Lega in particolare) e poi, dopo che Letta gli ha riferito le tante perplessità del Colle, ha voluto spedire un segnale pubblico proprio a Napolitano.

E già, perché la lettera al presidente del Senato, Renato Schifani, in realtà ha come reale destinatario il capo dello Stato. In un primo momento, addirittura, il premier aveva optato per una sorta di "messaggio alla nazione" in televisione. Poi si è arrivati alla soluzione "più solenne": la missiva alla seconda carica dello Stato. "Perché questo non è più il tempo degli equivoci, questo è il tempo della chiarezza - si è sfogato telefonicamente da Arcore con i suoi - . Tutti i sondaggi mi danno il 68% di gradimento. Io parlo al Paese e non nei corridoi della politica". Un modo per sfidare Napolitano anche sul piano della popolarità.

Certo, nel frattempo ha dovuto fronteggiare i dubbi degli alleati. Sia la Lega che Alleanza nazionale nella riunione svoltasi la scorsa settimana a Via del Plebiscito, gli avevano chiesto di "metterci la faccia". "Non puoi pensare - aveva insistito il ministro dell'Interno, Roberto Maroni - che ti copriamo su una cosa del genere e tu rimani coperto". "Allora - ha annunciato ieri l'inquilino di Palazzo Chigi dopo aver parlato con Umberto Bossi - mi assumo tutte le mie responsabilità. Spiegherò alla gente a cosa serve quella norma. Parlo al Paese. E voglio vedere se qualcuno avrà il coraggio di dissociarsi".

In effetti, per ora, i partner non hanno preso le distanze. Il presidente della Repubblica, però, sì. Il nodo a questo punto si sta stringendo proprio nelle stanze del Quirinale. Napolitano sta studiando le possibili soluzioni per evitare che le norme "salva-premier" diventino effettive. Ha incaricato gli uffici giuridici di valutare varie possibilità. Anche quella di controfirmare "in parte" il provvedimento. Un rinvio "parziale" alle Camere. Una strada, però, difficilmente praticabile.

Sul tavolo c'è pure la "bocciatura" integrale del testo. Una "extrema ratio" che Napolitano non scarta ma di cui coglie le controindicazioni: equivarrebbe a far saltare tutte le misure contro la criminalità e rimettere in libertà i tanti malviventi chi si trovano in carcere grazie alle aggravanti inserite nel decreto. Tant'è che a Letta, il presidente della Repubblica ha chiesto nuovamente di ritirare quei due emendamenti. "Presentati senza consultarmi". Con una procedura "poco istituzionale" di cui la prima carica dello Stato si è lamentato, nel giro di pochissimi giorni, in almeno altre due circostanze: in occasione del decreto sulle prostitute "per cui ho dovuto intervenire su Schifani"; e sull'impiego dei militari nelle città per cui "ho dovuto ricordare che sono io il capo dell'esercito e solo in quel modo il ministro La Russa ha deciso di modificare l'intervento".

Ma da Palazzo Chigi è stato scandito un altro "niet". Anzi, Berlusconi vuole sfidare Napolitano con un voto formale in Consiglio dei ministri sui due emendamenti. Per il Cavaliere, del resto, questo è passaggio cruciale. Che fa perno sul processo Mills. "Vogliono imbrigliarmi", ripete da giorni. Soprattutto "vogliono condannarmi - ragionava ieri - per impedirmi una futura elezione al Quirinale. È questo il loro obiettivo. Vogliono azzopparmi in vista del 2013". Il premier e i suoi legali, infatti, si aspettano una sentenza di condanna a 6-8 anni di detenzione per corruzione entro il prossimo mese di ottobre. Ben prima della prescrizione del processo prevista per la fine del 2009. E ben prima che il famigerato "Lodo Schifani", modifica costituzionale, possa diventare legge dello Stato. "E io - ha ammonito - non ho tutto questo tempo".

(17 giugno 2008 - Repubblica.it))

Corsera

Patto tra mafia e massoneria per ritardare i processi: otto persone arrestate - L'inchiesta vede coinvolti professionisti, medici, imprenditori, boss e iscritti a logge massoniche

PALERMO - Massoneria e mafia strette in un patto segreto contro la giustizia, con il primo obiettivo di ritardare i processi ai boss delle cosche di Trapani e Palermo. I carabinieri hanno arrestato otto persone, in diverse città, accusate di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, peculato, accesso abusivo in sistemi informatici giudiziari e rivelazione di segreti d'ufficio. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del tribunale di Palermo, Roberto Conti, su richiesta del procuratore Francesco Messineo, dell'aggiunto Roberto Scarpinato e del sostituto della Dda, Paolo Guido.

COINVOLTI IMPRENDITORI, MEDICI, BOSS - L'inchiesta vede coinvolti professionisti, medici, imprenditori, boss e alcuni iscritti a logge massoniche e si è sviluppata anche attraverso decine di perquisizioni.

IL PRIMO OBIETTIVO ERA RITARDARE I PROCESSI - Dall'inchiesta emerge che boss mafiosi, grazie all'aiuto di persone appartenenti a logge massoniche avrebbero ottenuto, dietro pagamento di tangenti, di ritardare l'iter giudiziario di alcuni processi in cui erano imputati affiliati a cosche di Trapani e Agrigento. Le indagini che hanno portato alla scoperta dei presunti intrecci fra boss e massoni diretti a ritardare i processi di alcuni affiliati alle cosche mafiose, sono state avviate dai carabinieri nel 2006. L'indagine, denominata "Hiram", coordinata dalla procura di Palermo, è stata coperta dal massimo riserbo, e ha preso il via da accertamenti svolti sulle famiglie mafiose di Mazara del Vallo e Castelvetrano, in provincia di Trapani. Oltre alle perquisizioni, che non sono ancora terminate, altri controlli vengono svolti anche su conti correnti bancari intestati agli indagati.

...vi ricorda niente?...

Lodo Maccanico? No, si chiama "Lodo Schifani(l'Unità.it)

Schifani Ecco rispuntare un´altra bella legge "ad personam", che vuol dire a favore di Silvio Berlusconi o dei suoi più stretti collaboratori. Sarebbe il famigerato "lodo Schifani", la norma che prevede la non punibilità per le più alte cariche dello Stato. Ma il vice capogruppo vicario al Senato, Gaetano Quagliariello, conversando con i giornalisti a palazzo Madama, ha detto che è più corretto parlare di «lodo Maccanico» più che «lodo Schifani», essendo stata del senatore Maccanico l'idea di una «sospensiva» dei processi per le alte cariche istituzionali. Naturalmente, i telegiornali come il Tg1 si sono subito accodati al gentile consiglio.

Lodo Maccanico? Veramente, non è per niente così. Tornare a chiamarlo "lodo Maccanico" è quindi un errore e serve solo a creare un atmosfera "bipartisan". Proposta inizialmente dal senatore della Margherita, Antonio Maccanico, venne da questi sconfessata del tutto quando la proposta di legge venne modificata da un maxi-emendamento a firma Schifani. La proposta di legge fu così ribattezzata "lodo Schifani" e successivamente "lodo Berlusconi". Approvata il 20 giugno 2003, grazie a essa il presidente del Consiglio Berlusconi scampò di fatto alla sentenza del processo SME, in cui furono condannati per corruzione Attilio Pacifico, Cesare Previti e Renato Squillante. Successivamente, il premier fui assolto dall´accusa di falso in bilancio perché «i fatti non sono più previsti dalla legge come reato» dopo una modifica introdotta dallo stesso governo Berlusconi.

La legge del "lodo Schifani" venne poi dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale il 13 gennaio 2004, perché in contrasto con gli articoli 3 e 24 della Costituzione. In particolare i giudici misero in evidenza che la legge è in contrasto con il principio d´uguaglianza e viola l´obbligatorietà dell´azione penale. Il lodo Schifani incide direttamente sul principio d´eguaglianza, infatti, stabilendo un privilegio di tipo feudale per cinque persone che vengono sottratte alla giurisdizione ordinaria non per reati connessi alla loro funzione, ma solo per la loro carica. Si verifica così il paradosso che il Presidente del Consiglio, con le altre quattro cariche, rimane sottoposto alla giurisdizione ordinaria per i reati commessi nell´esercizio della sua funzione (previa autorizzazione della Camera o del Senato), mentre è legibus solutus, cioè non perseguibile per i reati comuni: dall´omicidio, al furto e alla corruzione.

Ecco il testo dell'emendamento presentato al Senato dalla Casa delle Libertà nel 2003: «Non possono essere sottoposti a processi penali per qualsiasi reato, anche riguardante fatti antecedenti l'assunzione della carica o della funzione e fino alla cessazione della carica, il presidente della Repubblica (eccezion fatta per il caso di impeachment per alto tradimento o attentato alla Costituzione votato dal Parlamento), il presidente del Senato, il presidente della Camera, il presidente del Consiglio (salvo il caso di reato commesso nell'esercizio della propria funzione, accertato con autorizzazione a procedere del Parlamento), il presidente della Corte Costituzionale.

Processi e prescrizione sospesi da entrata in vigore legge: dalla data di entrata in vigore della nuova legge sono sospesi i processi penali in corso contro le cinque cariche a cui si riferisce la legge, in ogni stato e fase o grado e per qualsiasi reato siano stati iniziati, anche per fatti antecedenti l'assunzione della carica e fino alla cessazione della medesima. A partire dalla data di sospensione dell'azione penale e/o dei processi è altresì sospeso il decorso dei termini per la prescrizione del reato contestato all'alta carica».

lunedì 16 giugno 2008

Festa grande, stasera, a Varese, Cassano Magnago e Treviso - 140 clandestini annegati in un colpo solo

Tonnara ROMA - Nuova tragedia sulle rotte degli immigrati diretti in Italia. Almeno 40 di loro sono affogati e altri cento sono dispersi dopo che il barcone su cui viaggiavano, partito dalla Libia e diretto in Italia, si è capovolto in mare. Lo ha reso un funzionario egiziano. L'imbarcazione è affondata il 7 giugno, poco dopo aver mollato gli ormeggi al largo di Zuwarah, vicino al confine con la Tunisia. A bordo c'erano 150 persone: soltanto uno di loro è stato tratto in salvo. Le autorità libiche sono riuscite finora a recuperare 21 cadaveri. Secondo un portavoce, il ministero dell'Interno del Cairo è stato informato della tragedia il 13 giugno, perché Tripoli riteneva che a bordo del barcone vi fossero 12 egiziani. Le condizioni dei corpi non hanno reso possibile alcun riconoscimento. Borghezio

Intanto risultano ufficialmente "dispersi" sei migranti scomparsi nella acque davanti a Malta: le speranze di trovarli in vita sono quasi nulle. Le ricerche sono riprese all'alba. Mancano all'appello anche dei bambini. I superstiti che si sono salvati aggrappandosi alle gabbie dei tonni sono stati accompagnati nei centri di raccolta a Malta.

Supponiamo che stasera i patani festeggeranno alla grande. 140 morti in un colpo solo, non capita tutti i giorni. Maroni, Bossi, Gentilini e Borghezio invitano tutti i patani alla grande festa che si terrà stasera sul pratone di Pontida. Cotiche coi fagioli gratis per tutti i residenti.

Bastardi dentro: al via la norma salva-premier - Preoccupazione al Quirinale

"Sospendere i processi non necessari". Una norma può bloccare la sentenza sul caso Mills
(Liana Milella - Repubblica.it)

ROMA - Il Quirinale è preoccupato. Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino altrettanto. Berlusconi lo sa, ma va avanti lo stesso.L'obiettivo è bloccare la sentenza del processo Mills dov'è imputato di corruzione in atti giudiziari. La strategia prevede due tempi: subito (oggi) un emendamento al decreto sicurezza, l'unico contenitore disponibile che gli può garantire la rapidità necessaria, per bloccare tutti i processi che "non destino grave allarme sociale" per i reati commessi fino al 2001 (come il suo). A seguire un disegno di legge per riproporre, con legge ordinaria, il lodo Schifani, inchieste congelate per le più alte cariche dello Stato. Mancino boccia entrambi i progetti. Del secondo dice: "Ci vuole una legge costituzionale". E delle priorità ai giudici per mandare avanti i dibattimenti per reati gravi e gravissimi: "Non sono mai stato di questo avviso perché scalfisce e attenua l'obbligatorietà dell'azione penale".

Saggi consigli, rischi di conflitto istituzionale, sconvolgimento dei processi in un'intera nazione, rottura con l'opposizione. Ma il Cavaliere mette in gioco tutto pur di evitare un'ipotetica condanna che, a parole, il suo avvocato Niccolò Ghedini continua ad escludere dal novero delle possibilità. E tuttavia, da una settimana, si lavora in modo febbrile per infilare nel decreto sicurezza la norma che proprio Ghedini aveva proposto sin da quando il governo ha cominciato a lavorare sul pacchetto. Un articolo che suona così: "Nella trattazione dei procedimenti penali e nella fissazione delle udienze è data precedenza ai processi con imputati detenuti e a quelli che abbiano messo in pericolo la sicurezza pubblica o che abbiano comportato grave allarme sociale".
Un diktat alle toghe. Simile a quello che il Csm fece negli anni Settanta per i processi di terrorismo. O come la circolare del procuratore Maddalena per i reati indultati. Mandare avanti i reati gravissimi, mafia e terrorismo, e quelli gravi, furti, rapine, violenze di ogni tipo. Tutto per rispondere all'allarme sicurezza, "come vuole la gente" insiste il Cavaliere. Reati commessi fino al 2001 (giusto come il suo), e quindi a rischio prescrizione, ma con la garanzia che la stessa prescrizione sia sospesa per legge. Restano fuori tutti i delitti dei colletti bianchi, e tra questi ovviamente anche la corruzione giudiziaria del presidente Berlusconi.

Nelle riunioni per definire il ddl sulle intercettazioni si parla anche di questo. Ne discutono tecnicamente Ghedini, il Guardasigilli Angelino Alfano, il ministro dell'Interno Bobo Maroni, l'aennina Giulia Bongiorno. Berlusconi insiste, vuole subito la sospensione e poi il lodo. Giovedì ne parla a pranzo con Bossi e Maroni. Propone che l'emendamento, assieme a quello sull'esercito, venga licenziato nel consiglio del giorno dopo. Una proposta del ministro della Giustizia, di per sé molto impegnativa. Ma ci si ferma su due perplessità non di poco conto. Una politica, se sia opportuno che proprio il governo faccia un simile passo, destinato a sollevare un vespaio. Una di contenuto: basta solo un'indirizzo di priorità alle toghe che lascia loro la discrezionalità di scegliere quali processi anticipare o è necessario bloccare comunque quelli non urgenti (corruzione e altri, leggi Berlusconi) per un anno? Lega e An sono molto perplessi sulla seconda via. Tutto si ferma. Alfano annuncia solo, a consiglio finito, che presenterà un emendamento per dare "la corsia preferenziale ai processi per gli infortuni sul lavoro". Stop. Poi un contentino ai giudici, anche i giovani uditori potranno fare i pm e i giudici nelle terre di frontiera.

Ieri hanno deciso. Non sarà il governo a presentare l'emendamento, ma un esponente del Pdl. Il nome più accreditato è quello di Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali e relatore del dl sicurezza. Ma potrebbe prevalere l'idea di affidarsi a un peones che, come avvenne per Melchiorre Cirami quando nel 2002 presentò la legge sul legittimo sospetto, alla fine darebbe il nome all'ennesima norma salva Berlusconi. Che, se gli indirizzi dell'ultim'ora di ieri saranno confermati, dovrebbe contenere sia l'indicazione delle priorità per i processi che la sospensione per un anno. Che potrebbe anche essere reiterata per altri 12 mesi. Berlusconi, del resto, ha poco tempo. Il processo Mills è agli sgoccioli. E l'accelerazione imposta dai giudici della decima sezione del tribunale di Milano lo preoccupa.
Venerdì è saltata una trasferta a Lugano perché un testimone della difesa, il banchiere Paolo Del Bue, ha presentato un certificato medico. Ma le udienze che mancano sono poche e, salvo ostacoli, la sentenza potrebbe arrivare prima delle vacanze. La sospensione dei processi serve come il pane. Poi ci sarà tutto il tempo per approvare un nuovo lodo Schifani.

Questo bandito ha deciso di fare anche in questa legislatura ciò che ha già fatto nella precedente: un cumulo di leggi di volta in volta definite "leggi ad-personam" e/o "leggi-vergogna". Non si vergogna lui, non si vergognano i suoi scherani (neanche i fascisti "law-and-order", e neanche i patani appartenenti alla tipologia antropologica che sbraitava contro Roma ladrona e contro il mafioso di Arcore. Ma, quel che è peggio, non si vergogna il 54% degli italiani.

Vi auguro un buon inizio di settimana proponendovi alcuni aforismi di Ennio Flaiano, da me arbitrariamente selezionati:

Essere pessimisti circa le cose del mondo e la vita in generale è un pleonasmo, ossia anticipare quello che accadrà.

La stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia.

Fra 30 anni l'Italia non sarà come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la tv.

Io non sono comunista perché non me lo posso permettere.

La castità è il miraggio degli osceni

Gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso dei vincitori.

Quando morirà, ci lascerà un vuoto colmabile.

L'insuccesso mi ha dato alla testa

Il profilo dei visitatori del Tafanus

La piccola inchiesta organizzata dal Tafanus per conoscere il profilo dei propri visitatori, ha fornito per alcuni parametri risultati attesi, per altri risultati abbastanza sorprendenti. Vediamo questi risultati, parametro per parametro.

Domanda: Qual'e' il suo sesso?

Maschio

 

67.6%

 

Femmina

 

30.4%

 

Omosessuale

 

2.0%

 

 

La frequenza di visitatori maschi è più che doppia rispetto alle femmine, mentre le femmine, dall’esame dei commenti, sono proporzionalmente molto più attive come commentatrici.

 

Domanda: Status familiare

Single

 

23.8%

 

Convivente/sposato

 

74.6%

 

Vedovo/a

 

1.6%

 

 

I tre quarti dei visitatori vivono con un coniuge o un/una compagna, ma quasi sempre SOLO uno dei due membri della coppia partecipa attivamente alla vita del blog. La partecipazione al blog è quindi essenzialmente attività individuale, non di coppia.

 

Domanda: La sua professione

Studente

 

8.4%

 

Disoccupato

 

5.0%

 

Pensionato

 

26.1%

 

Operaio - Artigiano

 

5.0%

 

Impiegato

 

27.7%

 

Insegnante

 

5.9%

 

Dirigente

 

6.7%

 

Libero Professionista

 

15.1%

 

 

Contrariamente ad una certa diffusa corrente di pensiero, il Tafanus non è un rifugio di pensionati, che sono solo il 26%, mentre il 60% lavora, il 5% vorrebbe lavorare, l’8% studia.

 

Domanda: Politicamente si situa...

PdL

 

0.8%

 

Centro

 

1.6%

 

PD

 

49.2%

 

Altri di sinistra

 

40.3%

 

Apolitico

 

8.1%

 

 

Era facile attendersi una larghissima area di visitatori di sinistra, ma quello che sorprende è l’elevata quota di lettori che si situano a sinistra del PD.

 

Domanda: Si definirebbe...

Cattolico

 

27.7%

 

Ebraico

 

0.8%

 

Islamico

 

1.7%

 

Ateo

 

35.3%

 

Agnostico

 

20.2%

 

Altro

 

14.3%

 

 

Atei ed agnostici, sommati, costituiscono il 55% della readership, ma c’è anche una buona partecipazione di cattolici (il 28%)

 

Domanda: La sua citta' e' di...

< 10.000 ab.

 

24.8%

 

10.000 - 50.000 ab.

 

26.5%

 

50.000 - 100.000 ab.

 

7.7%

 

100.000 - 500.000 ab.

 

17.9%

 

500.000 - 1.000.000 ab.

 

2.6%

 

> 1.000.000 ab.

 

20.5%

 

 

Un quarto dei visitatori abita piccoli centri sotto i 10.000 abitanti, tre quarti in centri di dimensioni superiori.

 

Domanda: La sua eta' e'...

< 20 anni

 

2.3%

 

21 - 30 anni

 

14.6%

 

31 - 40 anni

 

12.3%

 

41 - 50 anni

 

21.5%

 

51 - 60 anni

 

26.2%

 

61 - 70 anni

 

19.2%

 

71 - 80 anni

 

3.1%

 

> 80 anni

 

0.8%

 

 

Contrariamente alla vulgata che vorrebbe per il Tafanus una readership di vecchietti, circa la metà dei visitatori è “under 50”.

 

Domanda: Ci visita da...

Europa

 

96.1%

 

Nord America

 

3.9%

 

 

Del 96% che si collega dall’Europa, circa l’80% si collega dall’Italia, circa il 16% da altri paesi europei (con prevalenza di UK, Germania, Olanda, Belgio, Francia, Paesi scandinavi).

 

Domanda: Area di residenza

ITA Nord-Ovest

 

27.6%

 

ITA Nord-Est

 

16.4%

 

ITA Centro

 

31.0%

 

ITA Sud

 

11.2%

 

ITA Sicilia

 

6.9%

 

ITA Sardegna

 

6.9%

 

 

Il 75% delle visite proviene dall’Italia del Centro-Nord; il 25% dall’Italia meridionale ed insulare.

 

Domanda: Scolarita'

Scuola dell'obbligo

 

10.7%

 

Diploma scuola secondaria

 

45.8%

 

Laurea scientifica

 

16.0%

 

Laurea umanistica

 

17.6%

 

Master post-laurea

 

9.9%

 

 

Molto più elevata che nella media della popolazione, e di altri media di cui conosco il profilo del lettore, la quantità di persone con livelli di scolarità alti (laureati e “masterizzati” totalizzano i 44% della readership).

Tafanus: Ricciardi inchioda Meloni in Aula: “Ma cosa festeg...

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