sabato 26 luglio 2008

Università: le "magnifiche sorti e progressive" degli atenei ai tempi belli della Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti Viendalmare

UNIVERSITÀ / LE MANI SUGLI ATENEI - LA MAFIA DEI BARONI - Una cupola che domina i concorsi universitari. Da agraria a medicina vincono solo parenti o favoriti. In tutta Italia. Ecco i risultati choc delle inchieste delle procure sui professori.
di Davide Carlucci, Gianluca Di Feo e Giuliano Foschini - L'Espresso

Mafia. Il guaio è che non sono solo i magistrati a usare questo termine. Adesso anche i docenti più disillusi citano il modello di Cosa nostra come unico riferimento per descrivere la gestione dei concorsi nelle università italiane. Proprio nei luoghi dove si dovrebbe costruire il futuro, prospera una figura medievale capace di resistere a ogni riforma: il barone [---] l'ultima generazione di baroni per mantenere intatto il potere ha rinunciato a ogni parvenza di nobiltà accademica e si è organizzata secondo gli schemi dell'onorata società. Questo raccontano gli investigatori di tre procure che hanno radiografato l'assegnazione di decine e decine di poltrone negli atenei di tutta Italia, dalle Alpi alla Sicilia [...] 

"Una volta si parlava di "baroni". Adesso i numeri (anche dei docenti) sono cresciuti. Al posto del singolo barone ci sono i clan e i loro leader, che non necessariamente sono i migliori dal punto di vista della ricerca...", scrivono sempre Giaquinta e Guerraggio, docenti di matematica che hanno appena pubblicato un saggio coraggioso intitolato "Ipotesi per l'università". E continuano: "La situazione non sembra migliorata: baroni per baroni, sistema mafioso per sistema mafioso, forse i vecchi "mandarini" sapevano maggiormente conciliare il loro interesse con quello generale [...] 

Nell'inchiesta più sconvolgente, quella della Procura di Bari sulla "cupola di cardiologia", emergono numerosi indizi dell'influenza dei capitali aziendali nel mercato delle nomine. Al telefono gli indagati parlano addirittura di pagamenti di un grande imprenditore per far promuovere il suo medico di fiducia. Ci sono poi le sponsorizzazioni alle associazione specialistiche, viste spesso dagli inquirenti come alter-ego della "cupola". Discutendo della disputa per alcuni uffici chiave, il primario pisano Mario Mariani annuncia al telefono che "la Società italiana di cardiologia ha creato la Fondazione... che è la più importante d'Italia perché raccoglie tutti i fondi. E m'ha designato presidente. Allora: Collegio presidente so' io, la Fondazione il presidente so' io. Ecco io lo stermino in tre minuti, perché in Italia non si muove foglia di cardiologia che io non voglia". Mariani, arrestato nel 2004, viene indicato dal gip come il dominus delle gare di cardiologia. Per inciso: la Fondazione in questione venne creata nel 2003 per volontà, tra gli altri, di Calisto Tanzi ed Emilio Gnutti. (Toh!... ancora una volta spunta il nome del signor Gnutti, padrone della HOPA, di cui è socio il Cipria!...)

[...] Bari offerta family È come essere a un matrimonio, a una festa di famiglia: c'è il padre che ha appena messo a contratto la figlia, nella facoltà di cui è preside, senza alcun concorso (Vito e Giulio Maria Gallotta). C'è il vecchio professore di medicina (Riccardo Giorgino) che sta giudicando il cognato (Sebastio Perrini) di suo figlio Francesco. A uno stesso tavolo potrebbero sedersi otto invitati della stessa famiglia (Antonella, Fabrizio, Francesco Saverio, Giansiro, Gilberto, Lanfranco, Manuela e Stefania: tutti Massari), stesso cognome, stesso mestiere: professore universitario, facoltà di Economia. Il grande ricevimento si tiene all'Università di Bari, il luogo italiano per eccellenza dove il mondo accademico e gli affetti familiari tendono a fondersi. Nulla che sia stato dichiarato illegale. La Procura, però, vuol capire sin dove si sono spinti i sentimenti. E in un anno e mezzo ha aperto 18 inchieste. Gli otto Massari rappresentano per Bari (e probabilmente per l'Italia) un record assoluto.

Seguono a ruota a quota sei i Dell'Atti e i Girone, capitanati dall'ex rettore Giovanni. Il proliferare di figli e dunque di cattedre ha provocato non pochi problemi alle casse dell'ateneo: stretta la cinghia, lo scorso anno non è stato bandito nemmeno un concorso da professore. Nel 2005 furono più di cento. E la parentopoli barese alimenta feroci sarcasmi. A Medicina, è scritto in alcune delle denunce anonime che riempiono le scrivanie della Procura, è scoppiato il "caso Ottanta": è la somma di Antonio e Nicola Quaranta, padre e figlio. Il primo, eletto preside, ha lasciato due mesi fa al secondo (34 anni appena) la direzione della scuola di specializzazione. Era l'unico candidato [...]

domenica 20 luglio 2008

...e se la piantassimo con la minchiata del nucleare?...

Tafanus_2Solo in un paese da operetta come l’Italia una scelta drammatica (nucleare si – nucleare no), carica di implicazioni tecniche, può essere demandata ad un minchione di politico che da mesi straparla di una cosa che non esiste (il nucleare di “terza generazione e mezza”). Più che una categoria tecnologica, una truffa da epigono di Treconti. Quest’uomo si chiama Scajola, ed è passato alla storia per i fasti del G8 di Genova, e per il contributo dato alla morte di Biagi. E se provassimo a mettere in fila i pochi fatti certi che conosciamo?

ChernobylCominciamo da Chernobyl - La catastrofe ambientale della centrale di Cernobyl, la più grave della storia del nucleare civile, in Ucraina avvenne il 26 aprile del 1986: in seguito a gravi errori del personale e a negligenze nella manutenzione, esplose il reattore numero 4. Le autorità sovietiche minimizzarono, ma nei giorni che seguirono una nube radioattiva contaminò buona parte dell' Europa, Italia compresa. A 22 anni dalla catastrofe, secondo alcuni recenti studi, almeno mezzo milione di persone sono morte a causa della nube radioattiva, trentamila dei quali lavoravano alla ripulitura della centrale. E le conseguenze dell'incidente, affermano gli esperti, si sentono ancora oggi.

La “terza generazione e mezza” di Scajola – Semplicemente, non esiste: “…Gilles Bignan è un dirigente del Commissariat à l' Energie atomique (CEA), l'ente pubblico francese per l'energia nucleare. Bignan è uno dei responsabili del progetto "Jules Horowitz", un reattore sperimentale che dal 2015 permetterà di studiare a fondo le centrali nucleari di ultima generazione. Si trova presso il sito di Cadarache […] Una cittadella tutta dedicata allo studio e alla realizzazione delle centrali: quelle del presente (II e III generazione) e quelle del futuro, la IV generazione, operative intorno al 2040.

Ditelo a Scajola: dalla II e III generazione di passa alla IV, non alla “III ½”, categoria dello spirito nota solo in provincia di Imperia. Operative (il forse è d’obbligo) nel 2040.

Giochiamo con gli aquiloni - Intanto, anziché giocare col plutonio, Scajola porebbe distrarsi giocando con gli aquiloni. Sembra che una centrale eolica mossa dagli aquiloni usati per il kite surfing possano essere impiegati per costruire centrali eoliche per le quali il costo di costruzione per megawatt è un sesto di quello delle centrali (di terza generazione, Scajola, di terza). Dimenticavo: non producono scorie nucleari.

Scajola_claudioUn esperto di nucleare scrive ad Augias: Caro dottor Augias, il nucleare non può ritornare in Italia. Per ragioni non politiche ma economiche. Eppure se ne parla come se tutto fosse deciso. La spesa per la costruzione di 5 centrali Epr è pari a 20 miliardi di euro circa. Servirebbero poi uno o due depositi per stoccare le scorie ad alta attività ed il plutonio, elemento che perde la sua carica radioattiva in 250 secoli; depositi non come quelli che oggi esistono per tenere in sicurezza le scorie di I e II categoria (principalmente ospedaliere) ma depositi di calcestruzzo con muri spessi più di 1 metro e a prova d' impatto aereo. Poi servirebbero fabbriche di combustibile e centri di riprocessamento: per fabbricare combustibile, appunto, e per recuperare l'uranio inutilizzato e ancora presente nelle barre nucleari esauste. Tutti stabilimenti, a parte i depositi, da costruire vicino a fiumi o laghi per la grande quantità d'acqua che serve per il motore nucleare. Ci sono poi i 20 mila metri cubi di scorie eredità della prima avventura nucleare che la Sogin doveva mettere in sicurezza e che, pur con una spesa tra il 2000 ed il 2006 di 676 milioni di euro, sono ancora nei vecchi siti nucleari che saranno "messi al sicuro" nel 2024 con una spesa finale che si aggirerà attorno ai 4 miliardi di euro. Non dobbiamo poi dimenticare i 255 milioni che dovremo dare entro il 2020 alla Francia per il combustibile che gli abbiamo spedito. Eccetera. Daniele Rovai.

Caro, impagabile Scajola, permetta una domanda anche ad un profano come me: lei conosce molti modi per stoccare in sicurezza  le scorie di plutonio per 25 millenni? Si? Io, che sulle scorie del nucleare ho avuto qualcosina a che vedere, non ne conosco. Lei si? Ce le indichi. Però sappia che in 25 millenni non si risolve il problema, perché la radioattività di queste scorie, pur dimezzata, è sempre mortale. Vogliamo fare 50 millenni? Meglio 100, anche se neanche 100 millenni bastano.

Intanto in Giappone… “…almeno sei morti, un centinaio di feriti, numerosi dispersi e una centrale nucleare danneggiata. E' il drammatico, provvisorio bilancio di un forte terremoto - 7,2 gradi della scala Richter…”

Si, Scajola, 7,2 gradi Richter corrispondono a circa 8,5 gradi della scala Mercalli. Un forte terremoto, ma non fortissimo. In Italia, non è una rarità. Mi raccomando, se fa una centrale vicino a casa mia, si tenga più largo, coi limiti di sicurezza.

Gli Scienziati, questi Comunisti… “…caro governo, lascia perdere il nucleare. E l'invito che, attraverso una lettera aperta, 1300 docenti universitari e ricercatori rivolgono al premier Berlusconi, al ministro dello Sviluppo economico Scajola alla vigilia della discussione sul rilancio delle centrali. L' iniziativa, partita dal sito www.energiaperilfuturo.it , è sfociata in un comitato promotore guidato da Vincenzo Balzani, scienziato dell' Università di Bologna fra i più accreditati a livello internazionale. «Il sole è la più grande risorsa energetica del nostro pianeta», scrivono gli scienziati, e il nucleare «un pericoloso fardello sulle spalle delle prossime generazioni». Comunisti!

Formigoni_governatore Formigoni: le cenrali sono belle se le fanno altrove – “…Non ci saranno centrali nucleari in Lombardia. La rassicurazione è arrivata dal presidente della Regione Roberto Formigoni il quale, in seguito ad un incontro con il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, ha dichiarato che «ogni discorso sulla localizzazione in Lombardia di eventuali centrali è del tutto prematuro, in quanto non è stato minimamente aperto». Della serie “nimby” Not in my backyard.

Cinque incidenti nucleari in poco più di un mese: possono bastare? - La centrale danneggiata dal terremoto in Giappone. Poi il gusato (con perdita di liquido di raffreddamento radioattivo) in Slovenia, a Krsko; poi il guasto in una centrale svedese; quindi un primo incidente a Tricastin, in Francia. Perdita di 30.000 litri di acqua radioattiva. A 160 chilometri dall'Italia. Guasto tanto lieve che la centrale è stata chiusa. Ieri un altro incidente, sempre in Francia, a Romans-Sur-Isère.

Scajola, ci tranquillizzi, ci dica che 5 incidenti in un mese sono normali. Perchè vede, alcuni esperti invece sono convinti che, trascorsi più di trent'anni, ormai, dalla gran massa delle centrali costruite in piena follia nucleare, sta arrivando a scadenza il conto dell'obsolescenza tecnica. Succederà ancora . Succederà sempre più spesso. Gli incidenti saranno sempre più gravi.

Ed ora si concentri, Scajola, e risponda a delle domandine semplici semplici:

-1) Perchè continua con la minchiata della "terza generazione e mezza" che non esiste?.

-2) Perchè non dice agli italiani che iniziando domani a costruire una centrale nata vecchia, avrà fra 8/10 anni una centrale morta in culla?

-3) Perchè non dice agli italiani che in Germania il nucleare è stato messo definitivamente al bando, e che nel 2021 è prevista la chiusura dell'ultima centrale nucleare in funzione?

-4) Perchè non dice che in questo momento ci sono in costruzione, in tutto e per tutto, 5 (cinque) centrali nucleari in tutto il mondo, di cui due in un paese avanzato come la Romania?

-5) Perchè non dice agli italiani che negli USA, paese che conta un quarto delle circa 400 centrali operanti nel mondo, l'ultima centrale è datata 1973 (è passato tanto tempo, Scajola... esattamente 35 anni), e che non se ne sta costruendo più nessuna?

L'Italietta alle prese con le Grandi Operette

Statisti/1 - «Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L'Inno dice che 'l'Italia è schiava di Roma...', toh!  dico io». È la frase che Umberto Bossi ha pronunciato a Padova, con il dito medio levato, parlando ai delegati della Liga Veneta-Lega Nord riuniti a congresso.

Statisti/2 - Ieri, per esempio, i tg aprivano ancora sulle turpitudini dette da Gasparri contro il Csm, seguite dal commento: caso chiuso. E chiuso da chi? Dallo stesso Gasparri, che ha precisato: «Non intendevo denigrare l’istituzione». Si vede che, per lui, denigrare la magistratura vuol dire almeno strangolare un giudice con le sue mani. Invece, secondo noi, denigrare Gasparri è impossibile, in quanto scrivere che è un cretino è solo la verità (e neanche tutta). (Maria Novella Oppo)

Statisti/3 - Non finiremo mai di sorprenderci per la bellezza contenuta in ogni parola e di indignarci per gli abusi ai danni della parola, il Verbo, che è addirittura sinonimo di Dio. A questo pensavamo ascoltando il Papa dire che potere, denaro e sesso sono falsi dei. Ma, chissà perché, anziché andare a dirlo a Sydney, Benedetto XVI non lo dice direttamente a Roma a Berlusconi, noto assatanato di denaro, potere e sesso, per sua stessa vanteria (e senza alcun bisogno di intercettazioni). (Maria Novella Oppo)

Statisti/4 - L'Expo di Saragozza inizia a fare i primi bilanci, e sono disastrosi. Si prevede che questa sagra potrebbe chiudere con un terzo dei visitatori previsti (3,5 milioni, contro gli oltre 10 previsti). A Milano siamo più bravi, e ne prevediamo 16. Meglio tenersi larghi. Intanto a Milano è già iniziato l'OK Corral fra Moratti, Formigoni e Penati, sul tema del "chi comanda". Non è una questione di principio, ma di soldi. Intanto la statista Moratti, reduce dalla sua visita di stato a Saragoza, dove ha lasciato sul libro dellwe firme un commento entusiastico, tornata a Milano lo ha detto: qui dobbiamo inventarci qualcosa di enorme. E' vero. Fatelo, perchè per il momento. Non c'è una sola ragione per la quale l'Expò di Rho debba attrarre 16 milioni di visitatori.

Costruttori di Grandi Opere/1 -  Ascolto la radio. Apprendo che la Filt-CGIL ha presentato uno studio secondo il quale la Salerno - Reggio Calabria sarà pronta nel 2046 (duemilaquarantasei). Provo, meccanicamente, a fare di conto. Nel 2046 avrò 109 anni. Forse, se Scapagnini mi da una mano...

Costruttori di Grandi Opere/2 - Ascolto la piccata replica dell'ANAS: balle!!! l'autostrada sarà pronta già nel 2036. Il cuore si riapre alla speranza. In fondo, nel 2036 avrò solo 96 anni...

Costruttori di Grandi Opere/3 - Guardo un documenrtaro su Discovery Channel. A Pechino è in costruzione il più grande aeroporto del mondo: il "Terminal Tre". Sistemi automatizzati per lo smistamento ed il controllo di 250.000 bagagli al giorno. Pronto a ricevere anche l'Airbus 380 (850 passeggeri). Tutte le travi d'acciaio poggiate su giunti cardanici che reggono a uragani, terremoti, ed 80 centimetri di dilatazione termica fra giorno e notte. Sento che la progettazione è iniziata nel 2004, e che l'aeroporto è pronto per l'uso. Mi si stringe il cuore. Penso a Tremonti che pensa che i cinesi ci stiano massacrando solo per la fabbricazione di magliette e pantofole. La mano corre alla pistola, che per fortuna non posseggo.

Un governo di maniaci - di Edmondo Berselli

Ministri che si dedicano alle proprie fissazioni, senza senso delle cose, ordine, accuratezza

Espresso Adesso pare che il ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini, definita a suo tempo dai supporter "tenero germoglio del berlusconismo", si sia concentrata sul voto in condotta. Interessante. Collegare il profitto, come si chiamava una volta, quando c'erano le mezze stagioni, al comportamento. Ecco la soluzione ai problemi della scuola. Anzi, con il ripristino del sette in condotta e della bocciatura in tutte le materie in caso di infrazioni gravi, ecco un possibile impegno per il programma di governo.

Quale programma? Già, è vero. Il governo Berlusconi non ha un programma. Ma se è per questo il centrodestra non ha nemmeno una cultura. Sono lontani se non lontanissimi i tempi in cui il Cavaliere si proponeva come il rappresentante domestico di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, nel nome del neoliberismo e del taglio delle tasse. Altri giorni, allorché re Silvio prometteva meno tasse per tutti e il 'sogno'. Altre estati allorché il divo Berlusconi, fra un vulcano artificiale e una serata con le señoritas si proponeva come l'interprete nostrano dello spirito neoconservatore.

Anche Berlusconi alla fine dev'essersi convinto, come accadde a Benito Mussolini che "governare gli italiani non è difizzile, è inuttile!". E quindi si dedica a importanti strategie internazionali, puntando sulla sua trascinante simpatia: dove nessuno lo prende sul serio, ma che lui presenta come grandi innovazioni geopolitiche. Al G8 di Tokyo: aumento dei depositi sui futures, per bloccare la speculazione (la proposta, scrivono freddamente le cronache, non è stata presa in considerazione). E poi: i governi fissino un tetto al prezzo del petrolio! Idem con patate. La prossima volta, per stupire il mondo, verrebbe bene una proposta sugli Ufo, magari presentati come "i nostri amici sconosciuti" (quelli conosciuti sono Putin e Sarkozy).Berselli_edmondo

In sostanza, il Popolo della libertà non possiede più le 'ricette' per "il nuovo, grande, straordinario miracolo italiano" che Berlusconi promise nel 1994 all'epoca della discesa in campo. Non sa più che cosa dire sul "nostro tesoro nascosto, il Mezzogiorno". Ha rinunciato alle fantasmagorie sulle tasse e alla curva di Laffer. Si butterà sulle riforme costituzionali per far credere di esistere e per confermare a suon di decisioni l'egemonia della destra sulla politica italiana. E nel frattempo darà corpo al suo vero programma: che consiste nell'integrare gli interessi di riferimento della destra in una struttura corporata, in modo che possa spolpare il lavoro dipendente. Le corporazioni potranno prosperare, mentre gli altri pagheranno con l'inflazione il prezzo della prosperità altrui.

Basta guardare alle prese di posizione dei ministri e dei principali esponenti del Pdl, per capire che cosa sta succedendo. Poiché non esiste più una cultura comune nella destra, ogni protagonista si sente autorizzato a esprimere le sue manie. È una congrega di fissati, ognuno dei quali coltiva da decenni un pensiero fisso, attraverso il quale pensa di risolvere a cascata tutti i problemi nazionali. Oltre alla signora fissata con i grembiuli a scuola, c'è quello delle impronte digitali, quello del federalismo fiscale, quello dei fannulloni nel pubblico impiego, quello dell'abolizione del valore legale del titolo di studio. Ognuno convinto che c'è un modo per penetrare nel meccanismo della società, un problema che, una volta risolto con una trovatina, si ripercuoterà beneficamente su tutti gli aspetti del vivere civile.

Abolire i limiti di velocità in autostrada, permettere la deducibilità fiscale delle spese. Mandare l'esercito nelle città. La tolleranza zero. Multare quelli che fanno pipì nei parchi. Ripristinare le pene corporali. Vietare le sigarette ai giardini pubblici. Sono le soluzioni semplici a cui si affezionano le anime semplicissime. Tutti coloro che ignorano la complessità delle società contemporanee, gli interessi in gioco, la rete degli effetti. D'altronde, il miglior talento del governo, Giulio Tremonti, è l'inventore dei condoni, dell'ipoteca sulla proprietà delle case, della Robin Tax, della social card.

In realtà il governo non farà nulla. Per fare qualcosa ci vuole senso delle cose, ordine, accuratezza. Una compagnia di fissati si dedicherà alle proprie fissazioni. Chi ad acquistare coltelli di notte, chi a parlare di donne, chi a convincere il bar che i bambini zingari vanno strappati ai genitori, eventualmente per farli partecipare a qualche reality show strappalacrime. Perché c'è una soluzione per tutto. Anche se si ignora quale sia il problema.

sabato 19 luglio 2008

Gasparri, con quella cloaca di bocca puoi dire quello che vuoi

Gasparri: «Il Csm è una cloaca» - ANM: «si vuole delegittimare l'intera magistratura»
Bufera per la frase del leader dei senatori del Pdl. L'opposizione: «Attacchi volgari contro magistrati»

Gasparri Cloaca Maxima "...la cloaca del CSM correntizzato, partitizzato e parcellizzato è uno scandalo che offende gli italiani». Parole pesanti a Radio Radicale del capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, che fanno esplodere l'ennesima bagarre sul tema già bollente della giustizia. «Reputo prioritaria una equilibrata riforma della giustizia. La separazione delle carriere è un'esigenza prioritaria per restituire maggiore trasparenza alla giustizia, la depoliticizzazione della magistratura è un'emergenza democratica. La magistratura seria e laboriosa composta dalla maggioranza dei magistrati è la prima vittima di quattro guitti che usano le toghe per un'azione di militanza politica, che occupano militarmente il Csm e che non giovano a un'immagine della magistratura fortemente incrinata come si vede dai sondaggi, una reputazione che la magistratura non merita».

«INVETTIVA QUALUNQUISTA» - A Gasparri risponde il presidente dell'Anm Luca Palamara secondo cui i giudici non si faranno «trascinare sul terreno dell'invettiva volgare e qualunquista», ma di fronte ai «tentativi ormai chiari di delegittimare l'intera magistratura» difenderanno strenuamente la loro indipendenza. Carlo Federico Grosso, in passato vice presidente del Csm, parla di «un colpo di sole, che non mi pare proprio meriti commenti». Poco dopo il chiarimento dello stesso Gasparri: «Non intendevo denigrare l'istituzione in quanto tale o chi ne ha la guida operativa - sottolinea in una nota -. L'espressione, che può essere apparsa indubbiamente eccessiva (...cazzo, che aquila, il fascista!...)  era collegata alle note polemiche con taluni esponenti del Csm che recentemente hanno assunto iniziative che hanno alimentato un acceso dibattito anche in riferimento ai compiti e ai limiti delle diverse istituzioni». Conclusione in serata per bocca del presidente Berlusconi: «Il senatore Gasparri ha già fatto una precisazione che credo abbia posto fine al problema».Cloaca_maxima_2

REPLICA FINOCCHIARO - Per l'opposizione la replica alle parole di Gasparri è affidata al presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro, che denuncia come «offensive e gravissime le parole venute da Gasparri contro il Csm «presieduto, lo ricordo, dal Capo dello Stato». «Io credo che sia sotto gli occhi di tutti la necessità di una riforma complessiva della giustizia - ammette Finocchiaro -. Ma una riforma contro la magistratura, o peggio ancora, per garantire immunità o tutelare una cerchia ristretta di persone sarebbe dannosa per tutti». È quindi, «assolutamente necessario che la maggioranza abbassi i toni e smetta di attaccare quotidianamente i magistrati».

PALOMBA (IDV): «INQUALIFICABILE» - «Un'espressione volgare, inqualificabile, irrispettosa, dalla quale chiediamo alla maggioranza di prendere immediatamente le distanze» rincara Federico Palomba (Italia dei valori), vicepresidente della commissione Giustizia della Camera. «Al di là della volgare espressione che si commenta da sé, è evidente che Gasparri non capisce niente di Csm, dato l'assemblamento sconclusionato di cose che mette insieme. La verità è che il suo capo, Silvio Berlusconi, gli ha ordinato di partire a testa bassa e lui l'ha fatto, senza guardare verso dove».

Marcor_gapsarri CASO MILLS, IL CSM: IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO RISPETTI I GIUDICI» - «Il presidente del Consiglio rispetti i magistrati. Lo chiede la Prima Commissione del Csm nella risoluzione a tutela delle toghe del processo Mills, che sarà discussa giovedì prossimo dal plenum. Nel documento si sottolinea che il premier ha usato «espressioni denigratorie» nei confronti di quei giudici e «gravi accuse manifestamente idonee a delegittimarne l'operato» e si rivendica il «dovere» del Consiglio di intervenire a loro difesa. I consiglieri di Palazzo dei Marescialli si riferiscono non solo alle espressioni usate da Berlusconi nella lettera al presidente del Senato Renato Schifani, in cui accusa pm e giudici di agire per finalità politiche. Ma anche a quanto detto nei giorni successivi dal premier sulla magistratura nella conferenza stampa di Bruxelles e all'assemblea annuale della Confesercenti. E rivendicano come proprio «dovere istituzionale al quale non si può abdicare» la difesa dei magistrati contro attacchi del genere. «Gli atti dei magistrati possono certamente essere discussi e criticati, e chi è imputato in un processo, chiunque sia, ha il diritto di difendersi nella maniera più ampia a norma di legge ; tutt'altro, invece, è adoperare espressioni denigratorie verso il singolo magistrato o l'attività giudiziaria» - sottolinenea il documento approvato con 5 voti a favore e il no del laico di An Gianfranco Anedda- ed «è purtroppo» quanto accaduto« in questo caso.

Corsera

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Riesce difficile capire perchè persone abbastanza serie, come la Finocchiaro, si affannino a discettare sulle scorregge orali di questa cloaca massima, accattone fascista assiso alla tavola del nano di arcore. Di queste persone non si deve discettare seriamente. Si deve parlare con lo stesso ésprit de finesse usato da loro ogni volta che aprono lo sfintere anale (pardon.. la bocca)! Tafanus

giovedì 17 luglio 2008

Silvio-superstar: "Meglio di Sarkò"

"Più bravo dei francesi: premier e ministri libici saranno miei ospiti - E al caro petrolio ci penso io" - Poi il paragone tra Carfagna e Santa Maria Goretti. Chiude con la gaffe in latino.

Berlusconi_coppe ROMA - "Ebbene sì, sono meglio di Sarkozy, lui non è riuscito a portare Gheddafi e i ministri libici al vertice sul Mediterraneo. Io invece... eccoli qua". Non è cambiato in nulla. Silvio Berlusconi mantiene se stesso uguale a se stesso, nel tempo, nei luoghi, nelle situazioni: sugli eterni temi della giustizia, l'ossesione dei giudici, inseguendo il mito dell'io-faccio-quindi-sono-bravo. Il Caimano diventa Statista e viceversa, due tocchi, oplà, stravolgimenti così repentini che neppure Superman-Clark Kent.

Ordunque, oggi è stata la giornata del "oh come sono bravo" variante del "come me nessuno mai", manifestazioni di un misto di gelosia, invidia e bisogno sfrenato di sentirsi il migliore. In tutto. E di piacere, a tutti.

Da un po' di tempo, ad esempio, Berlusconi sente il fiato sul collo di Nicolas Sarkozy, più giovane di lui, più belloccio di lui, tombeur des femmes più di lui tanto da sposarsi Carla Bruni. Alto come lui ma negli indici di gradimento popolari Messieur le President sembra piazzato meglio. Ci manca solo che l'inquilino dell'Eliseo lo possa incalzare in politica. La Francia adesso è alla guida del semestre europeo e l'attivismo di Sarkò si è fatto subito sentire: il congresso Euromed per unire le risorse dei paesi che affacciano sul Mediterraneo; l'aut-aut all'Irlanda sul carta europea-Trattato di Lisbona. Senza contare quello straordinario momento mediatico che è stata la liberazione di Ingrid Betancourt. Santa_maria_goretti

Così da un paio di giorni Berlusconi si lancia in sfide, confronti e paragoni eccentrici. L'altro giorno ha "rinnovato" in diretta tivù l'incarico per un secondo mandato al presidente della Commissione Ue Manuel Barroso. Stamani ha messo le cose in chiaro con Sarkozy. "Dopo questo incontro avrò un piacevolissimo appuntamento con il primo ministro della Libia e con il ministro degli Esteri. Lo sottolineo anche perchè ciò ci conferisce una superiorità rispetto a Sarkozy che non è riuscito ad avere il governo libico come ospite nella conferenza Euromediterranea di Parigi".

Mara_carfagna Da Parigi non ci sono segnali su eventuali reazioni alla battuta. La giornata però ha regalato altre perle di stravaganza. Nello stesso convegno il premier ha informato che al problema caro-petrolio, su cui è impegnata in un fronte unico tutta l'Europa, ci pensa lui. "Sarò l'ufficiale di collegamento con i paesi produttori di petrolio" ha spiegato. Ghe pensi mi, insomma. Un'autocandidatura che nasce dal fatto che l'Europa in questo momento, dopo gli addii di Chirac, Putin, Blair, Aznar e Schroeder, è "un po' in affanno e accusa carenza di leadership".

Il resoconto stenografico della giornata segnala anche il paragone, fatto da Berlusconi, tra il ministro Mara Carfagna e Santa Maria Goretti ("Presidente, accetti un consiglio, scherzi pure con le Fante, ma per favore lasci stare le Sante" è l'invito di Rosy Bindi) e uno strafalcione di latino. Parlando del muro contro muro con la Lega sulle priorità del governo - la giustizia per il premier, il federalismo per il Carroccio - il Cavaliere ha rassicurato tutti. Nessun problema, e quando mai. "Simul stabunt, simul cadunt" dice il premier sfoggiando il latinorum, "insieme staranno così insieme cadranno" nel senso che non ci saranno modifiche nè problemi tra Pdl e Lega. Però ha sbagliato la declinazione del verbo cadere, ha usato cadunt invece di cadent. Lo stesso errore che fece Craxi, anni fa. Ma allora c'era Natta, segretario del Pci e latinista, e la correzione arrivò seduta stante.(Repubblica.it)

Coglioni si nasce, ed egli lo nacque.

mercoledì 16 luglio 2008

Genova, Iraq: tana libera tutti/2

Quando è stato scritto il primo post, ho inviato alla ex Senatrice Haidi Giuliani questo messaggio:

Cara Haidi,
 
è un po di tempo che non ti secco. Oggi no. Avevo proprio bisogno di scriverti. La scandalosa sentenza su Bolzaneto mi ha addolorato, anche pensando al lavoro da te inutilmente profuso per una commissione d'inchiesta sul G8 che nessuno ha voluto darti.
 
Oggi ho messo sul blog un post sull'argomento:
 
    
Mi farebbe piacere se avessi tempo e voglia di leggerlo, ed eventualmente di lasciare un commento alle molte persone che frequentano il blog e che ti vogliono bene. Un abbraccio
 
Antonio.
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Ed ecco la risposta di Haidi, che mi ha inviato il progrmma della manifestazione del Comitato Carlo Giuliani, che la terrà impegnata fino al 22 di luglio:
 
 
Caro Antonio,
se dai un'occhiata all'allegato puoi capire perchè in questi giorni non ho il tempo per scrivere! Anzi, se lo diffondi te ne sono grata. a presto!
Haidi

Genova, Iraq: tana libera tutti

Abughraib Genova, provincia di Abu Ghraib. Ieri si è consumata una delle più prevedibili e vergognose sentenze degli ultimi anni. Ora lo sappiamo: a Genova non è successo niente. Su 45 processati, trenta sono stati assolti. Quindici hanno avuto pene talmente lievi, talmente ben calibrate sulle nuove "regole d'ingaggio" fra guardie e ladri, che nessuno si è fatto male.

Nessuno, tranne i 55 fermati e i 252 arrestati, che hanno capito, sulla loro pelle, cosa doveva essere Via Tasso, a Roma, ai tempi belli delle $$. Ben 307 persone. Alcune sono uscite da Bolzaneto (Iraq) con lesioni permanenti. Tutti sono usciti umiliati, frastornati disgustati, da questa corale manifestazione di fascismo reale.

Fra indulto e prescrizioni, NESSUNO vedrà, neanche per due ore, come è fatta da dentro una galera. La "macelleria cilena"? tutta un'invenzione. Per fortuna non è una definizione nostra, visto che a creare la definizione è stato un alto funzionario di polizia. Uno che c'era.

In questo momento il nostro imbarazzato pensiero corre all'amica Haidi Giuliani, che della costituzione di una commissione d'inchiesta sui misfatti del G8 aveva fatto Lo scopo del suo mandato parlamentare. Haidi ha fallito. Viva Haidi, che non si è battuta per avere un "candeggio" postumo dell'immagine del povero Carlo, ma per avere LA VERITA'. Non l'ha avuta. Non ha perso da sola. Abbiamo perso tutti. Ha perso la giustizia. Hanno vinto gli impresentabili Berlusconi, Fini, Castelli, Scajola, Ascierto. Ha perso lo stato.

Per ricordare i "giorni del disonore", ricorriamo alla penna ed all'archivio di Giuseppe D'Avanzo, che ringraziamo in anticipo.Bolzaneto

Non era la "punizione" degli imputati il cuore del processo per le violenze di Bolzaneto. Quel processo doveva dimostrare (e ha dimostrato in modo inequivocabile, a nostro avviso) che può nascere senza alcuna avvisaglia, anche in un territorio governato dalla democrazia, un luogo al di fuori delle regole del diritto penale e del diritto carcerario, un "campo" dove esseri umani - provvisoriamente custoditi, indipendentemente dalle loro condotte penali - possono essere spogliati della loro dignità; privati, per alcune ore o per alcuni giorni, dei loro diritti e delle loro prerogative. Nelle celle di Bolzaneto, tutti sono stati picchiati. Questo ha documentato il dibattimento. Manganellate ai fianchi. Schiaffi alla testa. Tutti sono stati insultati: alle donne è stato gridato "entro stasera vi scoperemo tutte". Agli uomini, "sei un gay o un comunista?". Altri sono stati costretti a latrare come cani o ragliare come asini. C'è chi è stato picchiato con stracci bagnati. Chi sui genitali con un salame: G. ne ha ricavato un "trauma testicolare". C'è chi è stato accecato dallo spruzzo del gas urticante-asfissiante. Chi ha patito lo spappolamento della milza. A. D. arriva nello stanzone della caserma con una frattura al piede. Lo picchiano con manganello. Gli fratturano le costole. Sviene. Quando ritorna in sé e si lamenta, lo minacciano "di rompergli anche l'altro piede".

C'è chi ha ricordato in udienza un ragazzo poliomielitico che implora gli aguzzini di "non picchiarlo sulla gamba buona". I. M. T. ha raccontato che gli è stato messo in testa un berrettino con una falce e un pene al posto del martello. Ogni volta che provava a toglierselo, lo picchiavano. B. B. era in piedi. Lo denudano. Gli ordinano di fare dieci flessioni e intanto, mentre lo picchiano ancora, un carabiniere gli grida: "Ti piace il manganello, vuoi provarne uno?". Percuotono S.D. "con strizzate ai testicoli e colpi ai piedi". A. F. viene schiacciata contro un muro. Le gridano: "Troia, devi fare pompini a tutti". S.P. viene condotto in un'altra stanza, deserta. Lo costringono a denudarsi. Lo mettono in posizione fetale e, da questa posizione, lo obbligano a fare una trentina di salti mentre due agenti della polizia penitenziaria lo schiaffeggiano.

Bolzaneto2 J.H. viene picchiato e insultato con sgambetti e sputi nel corridoio. Alla perquisizione, è costretto a spogliarsi nudo e "a sollevare il pene mostrandolo agli agenti seduti alla scrivania". Queste sono le storie ascoltate, e non contraddette, nelle 180 udienze del processo. È legittimo che il tribunale abbia voluto attribuire a ciascuno di questi abusi una personale, e non collettiva, responsabilità penale. Meno comprensibile che non abbia voluto riconoscere - tranne che in un caso - l'inumanità degli abusi e delle violenze. Era questo il cuore del processo.

Alla sentenza di Genova si chiedeva soltanto di dire questo: anche da noi è possibile che l'ordinamento giuridico si dissolva e crei un vuoto in cui ai custodi non appare più un delitto commettere - contro i custoditi - atti crudeli, disumani, vessatori. È possibile perché è accaduto, a Genova, nella caserma Nino Bixio del reparto mobile della polizia di Stato tra venerdì 20 e domenica 22 luglio 2001, a 55 "fermati" e 252 arrestati.

È questo "stato delle cose" che il blando esito del giudizio non riconosce. È questa tragica probabilità che il tribunale rifiuta di vedere, ammettere, indicarci. Nessuno si attendeva pene "esemplari", come si dice. Il reato di tortura in Italia non c'è, non esiste. Il parlamento non ha trovato mai il tempo - in venti anni - di adeguare il nostro codice al diritto internazionale dei diritti umani, alla Convenzione dell'Onu contro la tortura, ratificata dal nostro Paese nel 1988. Agli imputati erano contestati soltanto reati minori: l'abuso di ufficio, l'abuso di autorità contro arrestati o detenuti, la violenza privata. Pene dai sei mesi ai tre anni che ricadono nell'indulto (nessuna detenzione, quindi). Si sapeva che, in capo a sei mesi (gennaio 2009), ogni colpa sarebbe stata cancellata dalla prescrizione.

Il processo doveva soltanto evitare che le violenze di Bolzaneto scivolassero via senza lasciare alcun segno visibile nel discorso pubblico.

Fini_fascista Il vuoto legislativo che non prevede il reato di tortura poteva infatti consentire a tutti - governo, parlamento, burocrazie della sicurezza, senso comune - di archiviare il caso come un imponderabile "episodio" (lo ripetono colpevolmente oggi gli uomini della maggioranza). Un giudizio coerente con i fatti poteva al contrario ricordare che la tortura non è cosa "degli altri". Il processo doveva evitare che quel "buco" permettesse di trascurare che la tortura ci può appartenere. Che - per tre giorni - ci è già appartenuta.

I pubblici ministeri sono stati consapevoli dell'autentica posta del processo fin dal primo momento. "Bolzaneto è un "segnale di attenzione"", hanno detto. È "un accadimento che insegna come momenti di buio si possono verificare anche negli ordinamenti democratici, con la compromissione dei diritti fondamentali dell'uomo per una perdurante e sistematica violenza fisica e verbale da parte di chi esercita il potere".

I magistrati hanno chiesto, con una sentenza di condanna, soprattutto l'ascolto di chi ha il dovere di custodire gli equilibri della nostra democrazia, l'attenzione di chi ostinatamente rifiuta di ammettere che, creato un vuoto di regole e una condicio inhumana, "tutto è possibile". Bolzaneto, hanno sostenuto, insegna che "bisogna utilizzare tutti gli strumenti che l'ordinamento democratico consente perché fatti di così grave portata non si verifichino e comunque non abbiano più a ripetersi". È questa responsabile invocazione che una cattiva sentenza ha bocciato.

Il pubblico ministero, con misura e rispetto, diceva alla politica, al parlamento, alle più alte cariche dello Stato, alla cittadinanza consapevole: attenzione, gli strumenti offerti alla giustizia per punire questi comportamenti non sono adeguati. Non esiste una norma che custodisca espressamente come titolo autonomo di reato "gli atti di tortura", "i comportamenti crudeli, disumani, degradanti". E comunque, il pericolo non può essere affrontato dalla sola macchina giudiziaria: quando si muove, è già troppo tardi. La violenza già c'è stata. I diritti fondamentali sono stati già schiacciati. La democrazia ha già perso la partita. I segnali di un incrudelimento delle pratiche nelle caserme, nelle questure, nelle carceri, nei campi di immigrati - dove i corpi vengono rinchiusi - dovrebbero essere percepiti, decifrati e risolti prima che si apra una ferita che non sarà una sentenza di condanna a rimarginare, anche se quella sentenza fosse effettiva (come non era per gli imputati di Bolzaneto).

Castelli L'invito del pubblico ministero e una sentenza più coerente avrebbero potuto e dovuto indurre tutti - e soprattutto le istituzioni - a guardarsi da ogni minima tentazione d'indulgenza; da ogni volontà di creare luoghi d'eccezione che lasciano cadere l'ordinamento giuridico normale; da ogni relativizzazione dell'orrore documentato dal processo. Al contrario, la decisione del tribunale ridà fiato finanche a Roberto Castelli, ministro di giustizia dell'epoca: in visita nel cuore della notte alla caserma, bevve la storiella che i detenuti erano nella "posizione del cigno" contro un muro (gambe divaricate, braccia alzate) per evitare che gli uomini molestassero le donne.

"Bolzaneto" è una sentenza pessima, quali saranno le motivazioni che la sostengono. È soprattutto una sentenza imprudente e, forse, pericolosa. Nel 2001 scoprimmo, con stupore e sorpresa, come in nome della "sicurezza", dell'"ordine pubblico", del "pericolo concreto e imminente", della "sicurezza dello Stato" si potesse configurare un'inattesa zona d'indistinzione tra violenza e diritto, con gli indiscriminati pestaggi dei manifestanti nelle vie di Genova, il massacro alla scuola Diaz, le torture della Bixio.

Oggi, 2008, quelle formule hanno inaugurato un "diritto di polizia" che prevede - anche per i bambini - lo screening etnico, la nascita di "campi di identificazione" che spogliano di ogni statuto politico i suoi abitanti. Quel che si è intuito potesse incubare a Bolzaneto, è diventato oggi la politica per la sicurezza nazionale. La decisione di Genova ci dice che la giustizia si dichiara impotente a fare i conti con quel paradigma del moderno che è il "campo". Avverte che in questi luoghi "fuori della legge", dove le regole sono sospese come l'umanità, ci si potrà affidare soltanto alla civiltà e al senso civico delle polizie e non al diritto. Non è una buona cosa. Non è una bella pagina per la giustizia italiana.
(16 luglio 2008)

martedì 15 luglio 2008

Fatto col Cuore

19900528





















 

 

19900528_2...ebbene si, dovevano uscire i suddetti, ma anche Ottaviano Del Turco? stento a crederci, ma trovo preoccupante che di Del Turco abbiano già assunto la difesa d'ufficio avvocati poco tranquillizzanti, come Berlusconi e Stefania Craxi, che è ancora fortemente convinta che il cinghialone fosse un grande statista, attento solo al bene pubblico, ed ingiustamente mandato in esilio, dove si è spento gridando Viva l'Italia.

Oggi qualcuno, a Primo Piano, ha spiegato che non è mai andato in galera nessuno della sanità laziale. Eppure a Roma, stagione Storace, si sono fatte, in strutture "convenzionate", 500.000 risonanze magnetiche. Una ogni 5 abitanti. E la signora Daniela Di Sotto in Fini otteneva convenzioni in sette giorni. Che efficienza!

In Sicilia il Governatore Cuffaro ha stipulato 1800 convenzioni. Quanto quelle del resto d'Italia messe assieme. Cuffaro è stato condannato in primo grado a cinque anni e mezzo per favoreggiamento di mafiosi (fra i quali primeggia il re delle cliniche private).

...a Milano il Governatore della Santa Rita e della camera iperbarica assassina di Ligresti parla come uno statista attento ai bisogni dei deboli e degli oppressi. Possibile che in questo generalizzato magna-magna, Del Turco sia l'unico colpevole? Io non contesto, fino a prova contraria, i provvedimenti assunti su Del Turco. Contesto (sempre fino a prova contraria) quelli mai assunti contro Cuffaro, Storace, Daniela Di Sotto in Fini, Formigoni...

...nessuno si è fatto del male, nessuno è finito neanche ai domiciliari....

domenica 13 luglio 2008

Si impicca a 7 anni dallo stupro - Era stata violentata da tre italiani

LarussaTORINO — Chi la conosceva racconta che Valentina C., 29 anni, studentessa di neuropsichiatria, non si era mai ripresa dalla violenza subita. Ieri i genitori l'hanno trovata nel suo appartamento di Torino: la ragazza si era impiccata. L'episodio del quale la giovane era stata vittima è avvenuto sette anni fa a Milano: insieme al fidanzato era uscita per una passeggiata serale in un parco. Tre italiani avevano aggredito la coppia, picchiato il ragazzo e stuprato lei. Arrestati, sono stati condannati, mentre la vittima ha cambiato città dove ha cercato di proseguire gli studi all'università. Negli ultimi mesi anche lo studio era diventato difficile per Valentina. Ieri, i primi esami del medico legale, hanno stabilito che non erano passate più di 15 ore tra la sua morte e la scoperta. (Corriere.it)Carabiniere_di_quartiere

Fantastico! Questa bruttissima notizia ha del fantastico, perchè ci fa venire in mente due cose:

-a) gli stupratori non erano di Bucarest: erano di Milano;

-b) lo stupro, anche di gruppo, era fra i reati i cui processi il Nano era pronto a sospendere, anche per decreto-legge, anche contro il parere dei costituzionalisti, anche ingaggiando una guerra con Napolitano, che gli aveva fatto sapere che MAI avrebbe firmato quel decreto (anzi, quel de-cretino), pur di schivare il processo Mills.

Il problema "sicurezza" è stato uno spot in campagna elettorale, e continua ad esserlo. Non che l'Italia sia il paradiso, ma è ottava, in Europa, in termini di insicurezza: più sicura della Svezia e, udite! udite! del mitico Lussemburgo, dove, secondo la vulgata, se butti una cicca si sigaretta per strada ti fucilano in piazza. E in Italia ci sono un quarto degli omicidi per milione di abitanti che ci sono nella New York della tolleranza zero, della politica del "vetro rotto" di Giuliani. Cazzo! fa il 75% in meno!

Ma ora allo spottone sicurezza ci pensa il duo dello Zalig Berlusconi/La Russa. Metteranno in strada l'esercito. Pardon metteranno in strada 3000 soldatini, cioè 1500 pattugline, cioè, considerando la turnazione, le ferie, le malattie, i periodi di periodico aggiornamento, in ogni momento ci saranno sulle strade italiane ben 375 pattuglie in più. Una ogni 160.000 abitanti. Per dire: in tutta la Brianza, 4 pattuglie. Persino le telecamere di Emilio Fede e di Mauro Mazza faranno fatica a scovarle e a metterle nei TG. Si riceve per appuntamento. Come per il Carabiniere di Quartiere e per il Poliziotto di Prossimità, che ormai sono finiti su "Chi l'ha visto?" e su Blob.

P.S.: questi dovranno inoltre girare a piedi o in bicicletta, visto che siamo già al taglio della benzina destinata alle auto dei Carabinieri. Quelli veri.

giovedì 10 luglio 2008

Quando la politica si mischia coi comici

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Tafanus Oggi leggo l'articolo di Curzio Maltese sulle piazze (o meglio su "certe" piazze), e mi sento meno solo. Esattamente 10 mesi fa è iniziata, sulle pagine del Tafanus, una lotta (inizialmente quasi solitaria, poi sempre meno solitaria) contro ogni tipo di populismo, di demagogia, di qualunquismo.

Una lotta che ha portato un'amica ad abbandonare il blog perchè, testuale: "io approvo TUTTO quello che dice Travaglio, sempre e comunque". Esticazzi. Io approvo Travaglio quando dice cose che condivido, non lo approvo quando dice cose che non condivido. Lapalissiano? ebbene si. Cerco disperatamente di rimanere aggrappato al mio spirito critico. Provo a distinguere. Altri amici hanno abbandonato il Tafanus perchè non sono riusciti a convincermi della lancinante bellezza delle piazze di Bologna e Torino del V-Day dell'8 settembre 2007. E poichè loro non sono riusciti a convincere me, ed io non sono riuscito a convincere loro, sono andati via sbattendo la porta. E' la democrazia, bellezza! io discuto con te solo se, e finchè, la pensi come me, e scrivi cose sulle quali io concordi. C'è stato persino un lettore (tale Sergio, se la memoria non mi inganna), che con molto candore, mi ha mandato l'ultimo commento - avviso - minaccia, col quale mi "avvisava": se non smetti di parlare male di Grillo, non leggerò più il Tafanus. Caspita! Il dibattito democratico ha avuto una perdita irreparabile. Il tempo lenisce tutte le ferite. E della perdita di Sergio ci faremo una ragione.

Su Piazza Navona, ho poco da aggiungere a quanto scritto ieri. Vorrei ricordare agli eventuali smemorati che questo blog ha aderito attivamente alla manifestazione, inserendo addirittura, sulla colonna laterale, una locandina "autoprodotta, ed un visibilissimo link animato che portava al sito "Piazza del Dissenso". Ed accarezzando persino l'idea di esserci fisicamente. Ho scritto a Flores spiegando che aderivo perchè condividevo gli scopi della manifestazione, e poichè non vedevo, nel programma della manifestazione stessa, o nella lista dei promotori, tale Grillo Rag. Giuseppe da Genova. Per me infatti CHIUNQUE, anche Pacciani, avrebbe potuto partecipare come semplice manifestante, "a livello suolo", alla manifestazione. Non mi sono mai arrogato il diritto di scegliere chi deve scendere in piazza e chi no. Diverso è il discorso sulla composizione del palco stesso: se il palco di una piazza non mi piace, io semplicemente, da privato, non vado in piazza. Da blogger, posso decidere se ignorare la manifestazione, o se addirittura mettermi, per quel che pesa, di traverso. E' quel che avrei fatto se non mi fossi ingenuamente lasciato ingannare dal silenzio di Flores, che ho colpevolmente interpretato come silenzio-assenso.
Piazza_navona

Ieri ho letto con molta attenzione i commenti di chi in Piazza Navona c'era. Su alcune cose mi hanno convinto. Su altre, no. Non sono d'accordo che in fondo gli interventori contestati siano stati solo due su quindici, e quindi "irrilevanti" come peso specifico nel contesto della manifestazione. Purtroppo, oggi, nessuno parla dei bellissimi interventi di Laura Belli o di Moni Ovadia, traboccanti di passione civile; nessuno parla del rom professore universitario; nessuno parla dell'inciso di 45" di Fiorella Mannoia, che con poche coltellate è riuscita a dire perchè c'era, e perchè sbagliava Veltroni ad organizzare il dissenso in autunno su cose ignobili che stanno accadendo stamattina; pochissimi parlano del bellissimo intervento "riparatore" dell'amico Furio Colombo; TUTTI i media, assolutamente TUTTI (basta sfogliare i giornali di oggi), sono invece pieni di annotazioni sull'intervento di Sabina Guzzanti e del comico di Genova. Attenzione! dell'intervento di Sabina Guzzanti nessuno riporta i passaggi più prettamente politici, che pur ci sono stati. No, il focus è sui passaggi inutilmente volgari. Anche perchè, sembra, in quella piazza c'erano pure dei giovanissimi. Forse parlare di "succhiare l'uccello" serve a chiamare la standig ovation, ma non mi sembra il massimo in termini di approfondimento politico. Lo dice un non-bacchettone, che ha attaccato pesantemente la Carfagna quando non si usava e non si osava. Lo dice uno che certamente non sfoggia sempre un linguaggio da "Collegio delle Orsoline". Del comico di Genova, essendo, come da attese, totalmente assente la politica (anche in "tracce"), si riportano solo gli attacchi a Veltroni, e quelli al Presidente della Repubblica.

Ora, i miei amici della "cellula romana" del Tafanus mi rassicurano che la piazza era più bella di quanto non si sia visto in TV, e di quanto non appaia dalla lettura dei media. Non ho motivo di dubitarne, ma questa osservazione risveglia dal letargo della pensione le non del tutto cancellate cognizioni che 46 anni di attività NELLA comunicazione hanno fatto sedimentare  su di me. In Piazza Navona c'erano moltissime persone? Lo so, l'ho intravisto, è stato detto e scritto. E' un fatto altamente positivo, perchè significa che nella gente si sta risvegliando la voglia di partecipazione. Viceversa, a fini strettamente mediatici, che i testimoni oculari siano stati 50.000 o 100.000 non cambia niente. Il 998 per mille degli italiani in quella piazza non c'era, e, salvo casi sporadici (come per il sottoscritto) non saranno edotti dal 2 per mille che c'era, ma dai mass-media (TV e quotidiani). E sui mass media la manifestazione di cui si parla non è quella di Moni Ovadia, di Fiorella Mannoia o di Laura Belli; è quella del comico genovese che attacca Veltroni e Napolitano,ed è la parte più discutibile della performace della Guzzanti. Questo è quanto transiterà verso la gente attraverso i media che pesano. Milioni di lettori dei quotidiani nazionali, decine di milioni di tele-idioti.

E' quello che, da esperto di comunicazione, avrei spiegato a Flores o a Di Pietro, se me lo avessero chiesto. Glielo avrei spiegato gratis. Avrei spiegato loro anche che quando inviti (o accetti, non saprei) il comico genovese, non puoi aspettarti che si trasformi in Fortebraccio o in Flaiano: rimane ostinatamente Grillo (mi piacerebbe sapere i titoli degli ultimi 5 libri che ha letto). Avrei spiegato che quando una opposizione che non ha il controllo dei media (tutt'altro) organizza manifestazioni di questo tipo, deve prestare la massima attenzione alla scelta dei compagni di strada. Perchè se tutto fila liscio come l'olio, il male peggiore che ci possano fare i "padroni dei media" è quello di ignorarci. Ma se qualcosa va storto, ci massacreranno, parlando solo di ciò che è andato storto.

Ricordate? Manifestazioni con centinaia di migliaia di persone che si svolgono in perfetto ordine, ma le TV di Raiset che si concentrano su quei tre coglioni che bruciano una bandiera USA o di Israele. Alla fine, la sensazione trasferita è che il corteo fosse composto da una massa di violenti allo stato brado. Nell'epoca del MinCulPop berlusconiano, gli errori sono incidenti da evitare. Invitando il populista di Genova, gli organizzatori hanno  creato le condizioni affinchè qualcosa di sbagliato non solo potesse accadere, ma non potesse non accadere. Hanno fatto un grandissimo regalo all'uomo di Arcore, il quale, quando noi manifestiamo, ha nel cuore una sola speranza: "...oportet ut scaldala eveniant...". Accontentato.
Tafanus

 

Il commento di Curzio Maltese (Repubblica): "Show-business sul palco"

 

Manifestazioni come quella di Piazza Navona dell'altro giorno sono show business. Servono a sfogare i sentimenti di un pubblico di spettatori, servono ai protagonisti a vendere merci sul mercato: libri, dvd, spettacoli teatrali. Non servono a cambiare le cose. Quindi non sono politica. I guai cominciano se si scambia lo show business per politica e lo si prende sul serio. Quando Beppe Grillo o Sabina Guzzanti o altri comici sanno di dover intervenire a una manifestazione pubblica, riuniscono i loro autori e chiedono un "pezzo" efficace. Un testo per una riunione politica è diverso da un testo comico per il teatro, ma segue regole rigide. Non dev'essere serio ma neppure troppo divertente: sarebbe un errore. Si bruciano belle battute del repertorio, che è giusto riservare al pubblico pagante dei teatri e dei palazzetti. Oltretutto, se la gente ride troppo, pensa. E se pensa non si scalda abbastanza, non urla. Bisogna dunque tenere alto il livello dell'emozione e "spararle grosse". Contro un bersaglio non scontato. Altrimenti non si fa notizia. Occorre anche valutare se alla manifestazione parteciperanno altri comici, come nel caso di piazza Navona. In tal caso il livello di fuoco aumenta, perché si corre il rischio di essere oscurati dalla concorrenza, in gergo televisivo "impallati".

 

La logica è simile a quella che si segue per lanciare un film o un libro in una comparsata televisiva importante, uno show del sabato sera o il festival di Sanremo. È inutile parlare del prodotto in sé, perché il pubblico se lo aspetta e si perde l'effetto sorpresa. Benigni,quando doveva lanciare un film, non andava a parlare del film da Baudo o dalla Carrà ma s'inventava memorabili performances, tipo toccare gli attributi di Baudo o palpare le curve della Raffaella nazionale, con gran successo di promozione. Non tutti naturalmente, parlando di sesso o di altri temi "bassi" - penso al magnifico "Inno del corpo sciolto" - mostrano il talento di poeta contadino di Roberto. Le allusioni sessuali comunque funzionano sempre, soprattutto in Italia. Un altro trucco è attaccare un bersaglio imprevisto e in teoria intoccabile. Insomma, se Grillo o la Guzzanti si fossero limitati ad attaccare Berlusconi, nessuno ne avrebbe parlato. Per questo, hanno spostato l'obiettivo sul presidente della Repubblica e sul Papa [...]

 

Gli eventi creati di Beppe Grillo, dai Vaffa Day in poi, non sono azioni politiche. Il fine non è cambiare le cose, ma accrescere la popolarità del protagonista. Basterebbe un po' di lucida attenzione per comprenderlo. Purtroppo, chi vi partecipa e chi li osteggia non brilla in lucidità. La maggior parte dei bersagli di Grillo sono irrilevanti, innocui oppure marginali. Che importanza volete che abbia la presenza di diciotto parlamentari condannati in Parlamento, su mille, quando ce ne sono stati in passato due, tre, cinque volte tanti e 200 inquisiti? D'altra parte se la presenza in politica di un pregiudicato fosse un tema così importante, i seguaci di Grillo non si affiderebbero a lui, che ha una condanna definitiva e ricopre un ruolo politico, per quanto improprio, assai più importante dei diciotto messi assieme. Lo stesso discorso vale per altri obiettivi, come il doppio mandato, l'ordine dei giornalisti, i finanziamenti ai giornali di partito. Tutte storture, tutte battaglie condivisibili, s'intende, ma quisquilie. Nel caso del referendum sulla legge Gasparri non si tratta di una quisquilia, ma è ancora peggio. È un suicidio politico. Se si votasse oggi, quel referendum sarebbe una catastrofe per l'opposizione e un trionfo per Berlusconi.

 

Ma la cosa più probabile è che il referendum non si faccia, per fortuna. Nessuna delle altre proposte avrà poi uno sbocco politico. Che senso ha dunque sbattersi tanto? Senso politico, nessuno. Ma il comico ha enormemente aumentato il proprio seguito, pubblico, clientela [...]

 

Se fosse un po' più sincero, dovrebbe ammettere che il suo blog non è tanto uno strumento di lotta politica e confronto di opinioni (peraltro, sono tutti d'accordo) quanto un fenomenale punto vendita di merci autoprodotte [...] Appena calano l'attenzione e le vendite, ecco l'evento, il vaffanculo col botto mediatico. Nelle settimane successive, le vendite e la popolarità schizzeranno di nuovo alle stelle. Gli altri hanno capito e lo imitano. Oggi la frase che gli agenti di spettacolo si sentono ripetere più spesso dagli attori, ma ormai perfino da registi, scrittori e professori di diritto comparato col saggio in uscita, è "facciamo una cosa alla Grillo, facciamo un gran casino". S'intende, per lanciare il prodotto. I più avveduti o i più aristocratici, come Nanni Moretti, si sono sottratti per tempo alla trappola. L'interesse delle persone di spettacolo a usare eventi politici a fini di popolarità e commerciali è insomma piuttosto evidente. Come dovrebbero essere chiare le analogie di meccanismo e di linguaggio fra queste tecniche e il populismo berlusconiano. Misteriosa è invece la ragione per cui i politici e gli organizzatori si prestino a queste operazioni di marketing, dalle quali hanno tutto da perdere. Paolo Flores ha il grande merito di aver avviato con la manifestazione del Palavobis del 2002 la stagione dei movimenti che, negli anni successivi, riempì le piazze italiane di milioni di persone. (Prima che vadano perse le tracce, metterò sul blog una selezione delle immagini del Palavobis. Solo perchè si afferrino le differenze. NdR) Da storico e filosofo di valore, può stimare lui stesso l'abissale distanza che separa la sobria e feconda forza politica del Palavobis di allora con la sguaiata impotenza di Piazza Navona. L'ultima adunata non avvierà una stagione di protesta. Al contrario, può aver contribuito a stroncarla sul nascere. I toni, i modi, l'eco mediatica per quanto parziale e magari ingiusta dell'evento, hanno contribuito a rafforzare il disegno del "nemico" berlusconiano. Il quale da anni cerca di rovesciare la questione centrale della criminalità delle classi dirigenti italiane nel suo contrario, l'emarginazione fra gli estremisti di chi difende la magistratura e i valori della Costituzione. Con gli insulti di piazza Navona gli si è reso un enorme favore.

 

Quanto ad Antonio Di Pietro, non gode forse degli stessi strumenti culturali di Flores, ma ha di sicuro fiuto politico. Capirà prima o poi che la strada in cui si è messo porta a un finale scontato: Grillo in cima alle classifiche dei best sellers e l'Italia dei Valori allo 0,5% dei voti. Perché prima o poi gli toccherà dissociarsi, anzi ha già cominciato, e sarà bollato come codardo e venduto.

 

Ma in questo scambio di favori ed equivoci fra primedonne, l'unico aspetto che davvero intristisce è l'inganno del pubblico. Le persone che sono andate a Piazza Navona da cittadini e si sono ritrovati spettatori, come sempre. Hanno applaudito un idolo che attaccava un altro idolo. Portando a casa la sera il tacito, amaro dubbio che le cose non cambieranno. E come potrebbero? A colpi di eventi? Gli show servono a consolare, non a cambiare la realtà. Lo show di Berlusconi, che rimane l'inventore del metodo, si rappresenta da quindici anni e l'Italia è il paese meno cambiato al mondo. Soltanto ogni giorno un po' più volgare, ignorante e incattivito. È la politica che cambia le cose, e quella non c'è più.

 

Beppe Grillo è piaciuto moltissimo: a Beppe Grillo. Oggi, sul suo blog, campeggia lo stenografico del suo intervento. Evidentemente ne è orgoglioso. Noi vogliamo aiutare il suo narcisismo, riportando il link del post:

L'Intervento di Grillo

 

 

 

Veramente, chi dovesse leggere l'intervento senza sapere quale fosse l'oggetto della manifestazione, difficilmente arriverebbe a capirlo. La manifestazione di Piazza Navona era centrata su due temi: la difesa della Costituzione; l'attacco alle leggi-canaglia di Berlusconi. Sfido chiunque a dimenticare per un attimo di saperlo, e a dedurlo dallo stenografico dell'intervento del comico. Perchè nell'intervento c'è di tutto: insulti e sberleffi a destra e a manca (tanto per ribadire la sua equidistanza ed il suo qualunquismo). Tutto, tranne che qualcosa sullo specifico della manifestazione. Gli adoratores di Grillo potranno scaricarlo e salvarlo sul proprio PC, per poterlo rileggere con commozione tutte le sere prima di andare a letto. Ne riporto solo i passi peggiori:

 

[La Spectre contro Grillo]:"Italiani! Non siamo collegati per un incidente “tecnico”. Ero collegato fino a quattro, dieci minuti fa. Andava tutto bene. Poi, stranamente, manca il segnale [...]

 

[La Gentilezza]: Siete lì anche per dimostrare la vostra esistenza, cari amici [...]. Io forse ce l’ho più con voi che con gli psiconani, ballerini e affini.

 

[Questo o quello per me pari sono] Lo psiconano è solo l’effetto. La causa è quella che ho detto prima. C’è stato un partito unico. Un partito unico per quindici anni. Hanno fatto finta. Prodi, Berlusconi, D’Alema, Berlusconi. È tutta una presa per il culo. Allora, cosa bisogna fare? Non lo so cosa bisogna fare. Questo è un governo, cari amici, che vive con marchette televisive. In qualsiasi popolo, in qualsiasi paese del mondo, totalitario o democratico, se un premier avesse telefonato per vendere della fica in leasing, come ha fatto il nostro premier, per corrompere dei senatori, per far cadere il governo, sarebbe arrestato per colpo di stato. Non è importante la fica, cari amici, è importante quello che vuole la gente [...]

 

[Ibidem] Non so chi sia questo Veltroni -Topo Gigio. È il nuovo Mastella? Chi è? Chi è questo grande personaggio? Non è neanche un uomo. È un soggetto! Cos’è? È un avverbio! Che cos’è? Non riesco a capire neanche cosa siano i suoi discorsi. Mette un aggettivo e dei sostantivi. Lui non ha né cuore, né polmoni, né cervello. Ha solo dei sostantivi. Come i suoi discorsi [...]

 

[Ibidem] C’è stato solo un partito. Solo un partito in Italia: Forza DS. E questo ha sfasciato lo Stato. Allora, ci vorrebbe una persona chiara. Ci vorrebbe un curatore fallimentare, in Italia. Perché lo Stato è fallito! (...magari un ragioniere di Genova?...) [...]

 

[Le idee chiare] Allora che cosa dobbiamo fare? Io non lo so cosa dobbiamo fare [...]

 

[Solidale] 1.300 morti. Non sono morti, così, sul lavoro. Sono assassinati sul lavoro perché non investiamo nulla sulla sicurezza sul lavoro (...1.303, in un certo anno. Tre persone sono morte perchè un certo comico, legalista ed ecologista, ha deciso che poteva percorrere il Col di Tenda col ghiaccio a placche, di notte, e nonostante il cartello "Strada chiusa al traffico") [...]

 

[Vittimista] Portiamo un milione e mezzo di firme l'11 luglio a Roma e li (le) butteranno nel cesso (...te lo avevamo detto, Ragioniere! Ma allora cosa le porti a fare? andrai in risciò, come l'altra volta? Segue DVD?...) [...]

 

[Falsificatore] ...fanno la banda dei quattro: la legge Schifo-Alfano. Le quattro più alte cariche dello Stato sono immuni da ogni tipo di giustizia. Potranno delinquere e non gli succederà nulla. Chi sono questi quattro? Abbiamo Schifani [...] Ha delle amicizie per lo meno dubbie di mafiosi post datati. Berlusconi, uno prescritto iscritto alla P2. Ma chi sono queste persone qua? Com'è potuto succedere? Chi è Fini, la badante di Berlusconi? [...] (...ahi... ahi... Il Savonarola imbroglia! da uno stenografico fedelissimo - tanto fedele che riporta persino i numerosi errori di sintassi - è sparito il nome di Napolitano. C'era. Basta riguardare in video l'intervento. Savonarola, ma attento ai media, il Ragioniere!...) [...]

 

[Distratto] Dicono che offendo il Presidente della Repubblica. Io Morfeo non l’ho mai offeso (...Ragioniere, ma come, ancora prima di aver completato questo intervento, già lei sa che "dicono che lei offende eccetera?...).

 

[Ignorante] Sonnecchia. Firma delle cose. Questo patto della “Banda dei 4”. Ha firmato una cosa… Ve lo immaginate voi Pertini che firmava una legge che lo rendeva immune dalla giustizia italiana? Ma io non mi immagino neanche Ciampi, non riesco neanche a immaginarmi Scalfaro a fare una cosa così. E allora chi è questo uomo qua? Chi difende? È un primo cittadino o un uno che difende i partiti politici? Chi è? (...semplice, Ragioniere: è la prova vivente della Sua Incommensurabile Ignoranza: uno che ha "firmato delle cose" prima ancora che queste cose fossero licenziate dal Parlamento, E qualche minchiata in meno, no???...)

 

[Istituzionale e garantista] Quando c’era Chiaiano, la discarica: la Polizia contro le famiglie, a Napoli, la sua città. Lui dove festeggiava? Dove andava? È andata da una famiglia di Chiaiano a festeggiare qualcosa? (...Ragioniere, Lei c'è mai stato, da una famiglia di Chiaiano? o era troppo impegnato a Porto Cerco? ci dichi...) Era a Capri a sentire della musica con due inquisiti: Bassolino e la moglie di Mastella (...la moglie di Mastella è stata prosciolta, Ragioniere. Non che della moglie di Mastella ci freghi qualcosa. Ci sta anche sulle palle, per dirla tutta; ma, sa... la verità non è un optional...).

 

[La televendita] Bene, il prossimo anno ci saranno le elezioni amministrative. Cominciamo dal basso. Io sosterrò tutte le liste civiche che vorranno occuparsi del loro Comune e della loro Regione. Io sarò in prima fila. Mi dispiace per questa manifestazione che era una cosa pacifica. Abbiamo fatto 140.000 persone a Torino, non è successo nulla. (..."abbiamo fatto". Testuale. Come nell'ambiente dei teatranti e dei cantantisti si dice per le "serate" in teatro o in piazza. Abbiamo fatto. Come Berlusconi, che ogni tanto si distrae - gli capita spesso - ed anzichè parlare dei "cittadini", parla del "pubblico". Che tristezza...) Abbiamo messo 40.000 persone a Bologna. (Messo. Testuale) Un milione e mezzo in tutte le città italiane.

 

[Universale] Allora, voglio dire ai ragazzi che hanno preso biglietti, organizzato pullman, di non buttarsi giù. Organizzeremo qualcosa. Nemmeno più in Italia. Andremo a Strasburgo, andremo a Brussel (Brussel, testuale), se ci danno il permesso. Faremo dei pullmann e andremo a manifestare all’estero come è ridotto il nostro Paese. Quindi, coraggio.

 

[Scontato] “Fatevi un passaporto, un gran bel passaporto, e andate tutti a ‘fanculo!” (Rag. Grillo)

 

Ora, dopo aver rispedito al mittente il vaffanculo, ormai usato come un trade-mark della bottega del comico, io chiederei la collaborazione di qualcuno meno distratto di me, per farmi postare i passaggi dell'intervento del comico dove si parli del tema della Manifestazione: "In difesa della Costituzione, e contro le leggi-canaglia". Questo era il tema. Ma si da il caso che, l'unica volta che si avventura in questo terreno, spara la"minchiata del mese": Napolitano che ha firmato una legge prima ancora che questa venga approvata dal Parlamento. Flores, era proprio necessario affidarsi ad uno stronzo così?  Tafanus

 

(Continua)

mercoledì 9 luglio 2008

Peccato! Anche per Padellaro, Piazza Navona è stata rovinata dai suoi amici populisti.

( Antonio Padellaro - L'Unità)

Se piazza Navona applaude Giorgio Napolitano e Beppe Grillo lo insulta, noi stiamo con la piazza e stiamo con il presidente della Repubblica. Noi stiamo con Furio Colombo che ha dato una scossa a quella folla azzittita da troppe imbarazzanti volgarità ricordando quello che tutti volevamo sentire. Che si era lì in tanti non per attaccare Veltroni o per deridere l’opposizione del Pd ma per protestare contro il governo dell’impunità e delle impronte digitali ai bambini rom. Siamo con Moni Ovadia che ha detto: «noi stiamo qui per esserci», condensando in cinque parole un sentimento comune di non rassegnazione. Stiamo con Rita Borsellino, donna di ferro. Stiamo con Andrea Camilleri e con le sue civilissime poesie incivili.

È un vero peccato che Antonio Di Pietro non abbia capito che quella piazza chiedeva concordia e che l’aveva avuta nelle parole (anche sue) e nei toni e negli accenti, fino a quando una voce dall’aldilà non ha fatto piazza pulita di sentimenti e speranze sentenziando con un vaffanculo che era tutto inutile e che l’Italia era perduta per sempre. Se inviti Grillo avrai Grillo. Che non è il diavolo ma che persegue una sua personale profezia di sfascio e dissoluzione dalle cui rovine, figuriamoci, nascerà il nuovo e il giusto. Cosa aveva a che fare questa apocalisse condita di oltraggi al Papa con una manifestazione di protesta contro il governo, resta un mistero. Forse neanche Berlusconi aveva sperato in tanto: un girotondo che servisse alla causa del peggiore, la sua. L’opposizione non è un pranzo di gala e forse ci voleva una piazza Navona per restituire la parola a una base lasciata troppo sola dopo la batosta elettorale. Ma l’opposizione non si costruisce né con le scorciatoie e né mettendo insieme tutto e il contrario di tutto, magari per togliere qualche voto al vicino di banco. L’opposizione è soprattutto una scommessa sul futuro. Speriamo, ieri, di non averla perduta.

martedì 8 luglio 2008

Roma 8 Luglio: le ragioni di chi non ci sarà

Caro Antonio, io domani a Roma non ci sarò. Ti mando le mie motivazioni scritte e pubbliche, un po' pedanti come al solito, anche un po troppo auliche ma in qualche modo devo sfogare un po di pathos anche io, la carne è debole...un abbraccio
Roberta Anguillesi - Democrazia & Legalità

Una scelta laica

di Roberta Anguillesi

La sana indignazione e il sano panico che prese le coscienze di molti italiani all’avvento del secondo governo Berlusconi, finì con l’intervento di apertura di Nanni Moretti alla Festa di Protesta del 14 settembre 2002 a piazza san Giovanni: “non perdiamoci di vista”, esordì: "Noi continueremo a delegare ai partiti, ma visto che un po' ci siamo svegliati la nostra delega non sarà sempre in bianco" concluse.

E così si concluse  quello che poteva essere l’inizio di un cambiamento. Finì l’opportunità per la  società italiana di conoscere se stessa  e affrontare i propri vizi, mancanze e fantasmi, per tentare di liberarsene.

Tornò  ad essere il rassicurante esorcismo a cui anni e anni di piazza ci avevano ammaestrato, mentre sopra le nostre teste marcianti si lavorava, da sempre, per costruire un paese immobile, capace di generare solo ciò che poi ha generato. Per quella stessa manifestazione , Paolo Sylos Labini  aveva preparato un intervento, voleva raccontare cosa era (ed è) l’Italia parlando anche di mafia, ma molti tra gli organizzatori reputarono che non fosse ‘pertinente’. La festa di protesta era contro Berlusconi. Il resto rischiava di interrompere l’emozione e riportare il tutto sul terreno infido della storia patria, magari inoculando il dubbio in qualcuno su come e perché il cavaliere del male avesse potuto arrivare a fare della repubblica il suo feudo, tra l’indifferenza di molti e la compiacenza di tanti.

Comunque di vista non si persero e il movimento dei girotondi continuò per qualche tempo, diventando a poco a poco una spirale di scontri, personalismi e sgomitamenti, leader sempre più leader, martiri e compagnie di giro.

La costituzione italiana difesa dagli attacchi del nuovo Attila mano nella mano  con vecchi consumati Attila, coordinatori di Girotondi con la tessera di Partito in tasca e dei curriculum di tutto rispetto tra dirigenze di compartecipate e segreterie, indignazione a palate convogliata e disarticolata per renderla consenso.

Niente di nuovo, niente di niente, nessun progresso nelle coscienze e nelle conoscenze, nessun mutamento sociale e culturale rilevabile neppure con lo scandaglio, il profondo della società non è toccato dalla piazza, non è toccato neppure dalla propria indignazione.

Finiscono i Girotondi, un democristiano di lungo, ma lungo,  corso viene indicato come la salvazione e nessuno si sente indignato per questo, nessuno si chiede perché quelli che venivano chiamati  movimenti si erano fermati appena assolto il loro antico ruolo di ammortizzatori sociali senza aver saputo partorire altro che un vecchio consunto e pericoloso rito, tutti a casa e   sul selciato resta qualche palloncino sgonfio e un paio di cartelli sagaci,  mentre molti  si defilano e tornano alla propria arcadia personale, ed  altri ancora si dimettono dalla politica per tornare agli applausi, ed  altri ancora cercano un modo, uno qualsiasi, per continuare ad riscaldarsi alle  luci della ribalta, qualcuno è amaramente sconfitto e qualche altro si sente vincitore, qualcuno poi si erge a bandiera e sventola tra un compromesso e l’altro nelle stanze del potere, molti sono tornati a casa e molte hanno riposto i pennarelli e i cartoncini in attesa di momenti migliori.

Noi a San Giovanni non c’eravamo, noi non ci saremo l’8 di luglio a Piazza Navona perché rifuggiamo da tutte le messe, anche da quelle solenni; da tutti i predicatori, anche da quelli spiritosi;  vogliamo un paese laico, senza processioni e santi, senza l’enfasi mortale della eroica resistenza a tempo, senza il  fumo dei turiboli agitati nelle piazze, senza un prima e soprattutto senza un dopo.

Cara Roberta, io ho dato la mia adesione condizionata (anche se non ci sarò fisicamente) alla manifestazione. Condizionata in primis al fatto che non ci siano telepredicatori in posizione di "più uguali di altri". Mi sarebbe piaciuto che alla manifestazione contro le leggi-canaglia avessero aderito tutte le forze del centro-sinistra, a partire dal PD, e senza divisioni nella sinistra-sinistra. Così non è stato, ma resto dell'avviso  che qualcosa (anche se di soltanto mediatico) si dovesse fare. Come ho già detto, io sono pronto a ritirare la mia adesione morale (per quel poco che conta) un minuto dopo che la manifestazione dovesse trasformarsi da lotta alle leggi-canaglia a regolamento di conti interno al centro-sinistra. Così come sono pronto a ritirarla un momento dopo che la manifestazione dovesse diventare una palestra dedicata a masanielli (minuscolo) di vario tipo. Sbaglierebbero gli organizzatori se ciò avvenisse. Ha sbagliato uolter a chiamar fuori il PD. Pensavamo di aver votato a sinistra, e non per un partito con la non sopita tentazione di giocare a "culo e camicia" col Nano Incatramato. Tafanus

domenica 6 luglio 2008

Finestra politica/11 - a cura di Paolo Farinella, prete

Premessa: "...MADRID — Arrivano tutte insieme, anche se non proprio inattese, le cattive notizie per il presidente della Conferenza Episcopale spagnola, cardinale Antonio María Rouco Varela: secondo i socialisti, al governo, la Spagna non è ancora abbastanza laica. Ed è anche arrivata ora di rimettere mano alla legge sull'aborto, ormai più che ventenne; mentre si comincia a parlare, seppure sommessamente, di eutanasia. Il 37mo congresso del Psoe, che conclude oggi tre giorni di lavori a Madrid, traccia le linee di un futuro che non concilierà il sonno dei vescovi più conservatori della Chiesa iberica: via i crocifissi da scuole e uffici pubblici; niente più giuramenti ufficiali sulla Bibbia, niente più funerali di Stato secondo il rito cattolico. Il partito di maggioranza non prevede una tabella di marcia serrata e, dopo molte discussioni e ripensamenti, ha deciso di aggiungere l'avverbio «progressivamente» nel comunicato (non vincolante per il Governo) in cui riassume i suoi propositi di riforma della Legge organica sulla libertà religiosa. Ma «la Chiesa cattolica deve essere cosciente che la Costituzione non le riconosce privilegi », si legge nella nota..."

E mentre in Spagna, paese lontano da noi anni-luce, ci fanno sognare, in Italia, pur di portare avanti il "dialogo", la sinistra nostrana sarebbe disponibile persino a rivedere al ribasso la 194, a trovare modi "costituzionali e surrettizi di finanziare le scuole private (leggi: Cattoliche). Arriva quindi a proposito questa nota di Paolo Farinella, e cade bene il ritardo col quale, a causa delle mie brevi vacanze, la pubblico.

Arriba, España! Somos todos madrileños - (Tafanus)

«Giuro sui miei figli!»

PaolofarinellaGenova, 20 giungo 2008 – Per la seconda volta in forma ufficiale, Berlusconi giura sulla testa dei suoi figli: «Sono innocente, lo giuro sui miei figli». Non avendo specificato quali, bisogna intendere «tutti» i figli: i due della prima moglie e i tre della seconda moglie. Non sappiamo se ve ne siano altri segreti, perché nel caso sarebbero anch’essi coinvolti, loro malgrado, in un giuramento che mette a repentaglio la loro vita. Questa insistenza al giuramento sulla testa di «altri» come prova provata della propria innocenza si presta a molteplici interpretazioni. La prima e la più ovvia. Se uno spergiuro (è una ipotesi di scuola, senza alcun riferimento a fatti e persone attuali – absit iniuria verbi! –) giura sulla testa dei propri figli, i casi sono solo due: o i figli non sono suoi, in base al noto principio che «mater semper certa, pater nunquam», per cui dice «giuro sui miei figli», ma intende «giuro su estranei» della cui sorte me ne ridacchio. Oppure, ed è il secondo caso, colui che giura è del tutto pazzo. A volte può succedere  che il «giuratore dal giuramento facile» sia e l’uno e l’altro: non è padre dei sedicenti figli ed è pazzo conclamato. In base alla nostra modesta esperienza, propendiamo per l’en plein: lo spergiuro è pazzo e sicuramente non padre. Sul fatto della paternità «certa» solo la madre (qui in omaggio alla sacralità della famiglia, le madri) dei sedicenti figli possono dirimere la vexata qaestio perché la testimonianza dei padri a riguardo è inattendibile sia perché in genere non sanno se c’erano al momento della fabbrica e con ogni probabilità, se c’erano, probabilmente dormivano.

Un altro problema si pone per un capo di governo fresco fresco di visita papale, durante la quale ha assicurato la sua fedeltà al magistero della Chiesa, la sua compiacenza ai desideri della gerarchia e la piena e totale sudditanza dello Stato che rappresenta al sacro soglio pontificio. L’immagine del capo del governo che si protende, compunto e pio (con furtiva lacrima incorporata), al bacio dell’anello piscatorio, è eloquente da sola tanto è aberrante! E’ mancato solo il coup de théâtre in piena regola che davanti al Sommo Pontefice Romano vuole il suddito «prostrato al bacio della sacra pantofola», rispolverate da papa Ratzinger come omaggio all’umile pescatore scalzo di Galilea, quel Pietro che morì crocifisso a testa in giù perché si reputava indegno di morire come il suo Signore. Altri tempi, altre tempra!

Ratzinger L’insegnamento della religione del papa venerato dallo «spergiuratore» proibisce il giuramento in modo assoluto.Il Catechismo della Chiesa Cattolica, tanto amata dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi, al n. 2152 dice che lo «spergiuro costituisce una grave mancanza di rispetto verso il Signore di ogni parola. Impegnarsi con giuramento a compiere un'opera cattiva è contrario alla santità del nome divino» e al n. 2153 prosegue, citando la Scrittura: «Gesù ha esposto il secondo comandamento nel discorso della montagna: “Avete inteso che fu detto agli antichi: ‘Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti!’. Ma io vi dico: non giurate affatto [...]. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt 5,33-34.37 [cf Gc 5,12]). Gesù insegna che ogni giuramento implica un riferimento a Dio e che la presenza di Dio e della sua verità deve essere onorata in ogni parola. La discrezione del ricorso a Dio nel parlare procede di pari passo con l'attenzione rispettosa per la sua presenza, testimoniata o schernita, in ogni nostra affermazione». Di fronte a queste inequivocabili parole i casi anche qui sono due: o lo spergiuro non conosce la dottrina, come pare ed è evidente, o anche di fronte al papa e alla gerarchia cattolica, dice, garantisce e giura quello che vuole, tanto per lui affermare oggi e smentire domani è come bere un bicchiere d’acqua fresca. A meno che non sia un ripasso della sintassi latina per cui «spero prometto e giuro, vogliono l’infinito futuro».

Se fossimo nelle condizioni dei figli di uno spergiuro, correremmo in tutti i santuari più famosi del Lombardo-Veneto  con una decina di tir carichi di candele (magari made in China, per risparmiare un po’) e faremmo scendere in campo tutte le Madonne libere da apparizioni, chiedendo come segno della benevolenza divina un coccolone allo spergiuro perché impari a mettere a repentaglio la sua vita e non quella degli altri. Poveri figli, non avranno problemi di lavoro e di soldi, ma deve essere una tremenda sfiga vivere con la spada di Damocle sulla loro testa perché non avranno mai la certezza che il padre non abbia frodato, rubato, corrotto e pagato corrotti e spergiuri.

Berlusconi_ratzinger Giuro che non ce l’ho con Berlusconi, ma con il suo sosia che straparla sempre, malato com’è di logorrea a spruzzo. Non mi volete credere? Giuro sulla testa di Berlusconi che sono innocente dei reati ascrittigli e che non conosco affatto l’avvocato Mills a cui qualcuno pagò 600 mila dollari per dire il falso in tribunale a favore di Berlusconi. Per finire, giuro sulla testa di Ratzinger che io da papa non avrei ricevuto uno spergiuro, se prima non si fosse lavato purificato e non avesse restituito quattro volte quello che ha frodato e la metà dei suoi beni rimasti ai poveri. Per verificare se il mio giuramento è vero, basta la prova del nove: è sufficiente che Ratzinger mi cedesse il suo posto «pro tempore» e il gioco sarebbe fatto. Provare per credere perché nel terzo millennio, in uno Stato di diritto, dove vi sono tre gradi di giudizio, il giuramento sui figli è un ritorno alla barbarie della preistoria e non è più ammissibile che sia bastante credere per provare.

Note a làtere:

1. Che ne pensa papa Ratzinger del Berlusconi che ha ritrovato se stesso alla faccia del bon-ton, del dialogo, dell’amore universale che trasuda per se stesso, solo per se stesso ed esclusivamente per se stesso? Cosa hanno da dire i cattolici e coloro che lo hanno votato di fronte al suo voltafaccia a 180°? Lo sapevamo che non poteva reggere e non ha retto più di un mese. Ora sappiamo che nemmeno l’Italia reggerà lo sfacelo che si annuncia.

Paolo Farinella, prete

Tafanus: Ricciardi inchioda Meloni in Aula: “Ma cosa festeg...

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