sabato 31 gennaio 2009

Off Topics del 31 Gennaio 2009

Tremonti Mentre non riesco a dormire, chiacchiero in chat con un uccellino di Davos, il quale mi racconta che il nostro comico in seconda Tremonti, quest'anno è riuscito a far ridere solo due volte:

La prima quando ha parlato di ennesima riforma delle pensioni, subito smentito da Maroni (anche Tremonti è corso a rifugiarsi sotto la tonaca di Frà Inteso).

La seconda quando ha proposto, fra l'ilarità generale, di emettere titoli di stato EU. Titoli buoni e merda italiana impacchettati nella stessa carta. Non si può, ragioniere. Ogni nazione ha il suo rating, e quello dell'Italia di Treconti, detto Quintino Sella, è pessimo. Per questa volta non si divide.

Sporchi immigrati - ...le frasi rivolte ai lavoratori stranieri sono più o meno queste: “Sporchi immigrati. Tornate a casa vostra. Togliete lavoro a gente di qui che ne ha bisogno”. Quante volte si sentono ripetere espressioni simili, in Italia, da chi non sopporta la vista degli immigrati di un colore o di un altro. Be’, in questi giorni le stesse frasi sono state pronunciate qui in Inghilterra all’indirizzo di lavoratori italiani.,,

Devo dire che questa frase mi ha fatto molto piacere. Solo prendendo qualche secchiata di merda in faccia, forse, noi italiani "norapperi" ("...non siamo razzisti, però...") riusciremo a capire com'è duro salir per le altrui scale...

Maeform-borriello Una bella notizia (per me) di cui probabilmente frega qualcosa solo a pochissime persone: "la mia nipotina abbronzata" Mae, 9 anni, ha appena guadagnato l'accesso alla finale nazionale dei 100 m. dorso, che disputerà domani al Foro Italico, a Roma. Auguri alla mia piccola "sporca immigrata". Peccato non poterci essere... Avrei fatto un tifo osceno!


Nani, ballerile, e campionese in erba - Maeform Borriello (al secolo "Pataleta") in vasca

Tremonti Mentre non riesco a dormire, chiacchiero in chat con un uccellino di Davos, il quale mi racconta che il nostro comico in seconda Tremonti, quest'anno è riuscito a far ridere solo due volte:

La prima quando ha parlato di ennesima riforma delle pensioni, subito smentito da Maroni (anche Tremonti è corso a rifugiarsi sotto la tonaca di Frà Inteso).

La seconda quando ha proposto, fra l'ilarità generale, di emettere titoli di stato EU. Titoli buoni e merda italiana impacchettati nella stessa carta. Non si può, ragioniere. Ogni nazione ha il suo rating, e quello dell'Italia di Treconti, detto Quintino Sella, è pessimo. Per questa volta non si divide.

Sporchi immigrati - ...le frasi rivolte ai lavoratori stranieri sono più o meno queste: “Sporchi immigrati. Tornate a casa vostra. Togliete lavoro a gente di qui che ne ha bisogno”. Quante volte si sentono ripetere espressioni simili, in Italia, da chi non sopporta la vista degli immigrati di un colore o di un altro. Be’, in questi giorni le stesse frasi sono state pronunciate qui in Inghilterra all’indirizzo di lavoratori italiani.,,

Devo dire che questa frase mi ha fatto molto piacere. Solo prendendo qualche secchiata di merda in faccia, forse, noi italiani "norapperi" ("...non siamo razzisti, però...") riusciremo a capire com'è duro salir per le altrui scale...

Maeform-borriello Una bella notizia (per me) di cui probabilmente frega qualcosa solo a pochissime persone: "la mia nipotina abbronzata" Mae, 9 anni, ha appena guadagnato l'accesso alla finale nazionale dei 100 m. dorso, che disputerà domani al Foro Italico, a Roma. Auguri alla mia piccola "sporca immigrata". Peccato non poterci essere... Avrei fatto un tifo osceno!


venerdì 30 gennaio 2009

E' meglio "Froci" o "Checche"? Chiedere ad Alenano

20090129 Roma: una città sempre più aperta e democratica - A Roma un omosessuale, in un locale pubblico, è stato massacrato di botte dai gorilla del locale, al grido di "brutto frocio, ti faremo pentire di essere venuto qui". Ora il sindaco Alenano (che era nello stesso partito di Storace, quello che gli omosessuali li chiamava "froci" ("checche" quando era in vena di gentilezze), vuole assolutamente i responsabili. Non dovrebbe essere difficile. Basta fermare tutti i gorilla del locale, e far fare dal "frocio" massacrato un riconoscimento all'americana.

Alenà.... svejate! ...cchè cce vò!


Dedicato a Tremonti e a tutti gli "economisti della domenica" - A quelli che "l'Italia è messa meglio degli altri" arriva la smentita della UE: "crisi grave per tutti; momito particolare a Italia e Grecia". Intanto Il Giappone vede la catastrofe. Crollano consumi e produzione, calata del -9,6%; crolli per Honda, Hitachi e Nec; sale la disoccupazione ( 4,4%) e scendono i consumi delle famiglie (-4,6%). Perdite record e massicci licenziamenti anche in colossi come Honda o Hitachi. Per la prima volta in 40 anni perde pesantemente anche la Toyota.

giovedì 29 gennaio 2009

I giorni della vergogna, fra Franco Frattini, Bettino Craxi, Jan Palach, Silvio Berlusconi e "và a Kakà"...

Tafanus Ieri, 19 Gennaio, si sono "consumati", senza grande clamore, due anniversari che avrebbero meritato ben diverso risalto:

Il primo, che mi lascia del tutto indifferente, è il 9° anniversario della morte "in esilio" ad Hammamet del cinghialone latitante, che solo la figlia e qualche altro post-socialista di complemento si ostinano a considerare come una specie di "eroe resistente" morto in esilio, cacciato da concittadini ingrati, ed assassinato dai magistrati milanesi brutti, sporchi e cattivi.Jan palach

Il secondo è il 40° anniversario della morte di un ben diverso personaggio: Jan Palach, che nel gennaio del 1969 decide, insieme ad altri studenti universitari, di darsi fuoco, per protestare contro l'invasione della Cecoslovacchia da parte dell'Unione Sovietica. Tireranno a sorte per stabilire l'ordine della "esecuzione". Il "primo estratto" è Jan Palach, 21 anni, studente di Filosofia. Si cosparge di benzina e si da fuoco ai piedi della scalinata d'ingresso dell'Università di Praga, in Piazza San Venceslao. Morirà dopo tre giorni di atroce agonia, il 19 Gennaio 1969.

Anche i suoi colleghi si daranno fuoco, uno alla volta, ma il sacrificio incredibile di Jan Palach ha messo tutti in allerta, e quindi tutti gli altri saranno "spenti" e salvati in tempo.

Ieri la TV di regime RaiSet ne ha parlato poco o niente. Troppo impegnata a cantare la "chanson de geste" di Berlusconi e di Kakà: una bella "favola di regime": dove si narra di un nano generoso che rinuncia, per generosità nei confronti dei fedeli rtossoneri, ad una barca incredibile di milioni. Tanto incredibile, che non è vera. La Favola del Nano Generoso, diffusa solo dal sito del Milan, e ripresa senza il minimo senso critico dai media italiani embedded, è prontamente smentita da tutti i principali giornali inglesi, e dallo stesso sceicco "impazzito".

Berlusconi-ultra Ieri la TV di regime era anche impegnata a mostrarci il maestro di sci Frattini, che a momenti si fa calare anche lui, imbragato insieme al pacco dono col tricolore, penzolante da una gru,, in favore di telecamere, mentre consegna i generosi doni italiani ai disgraziati di Gaza. A quegli stessi disgraziati ai quali, fino al giorno prima (...settiamana bianca oblige...) è riuscito ad offrire solo lo spettacolo indecente della totale, supina accettazione di tutte le tesi israeliane.

Insomma, una delle tante, troppe giornate da dimenticare, in questo paese da operetta che è ormai diventata l'Italia.

La distruzione di Gaza: ne valeva la pena?

"...mentre i bulldozer cominciano a rimuovere le macerie dalle strade delle poverissime città della Striscia e da Gaza City, si cominciano a fare i conti delle vittime e dei danni. Il bilancio dei 22 giorni di fuoco sulla Striscia è drammatico: 1300 persone sono morte, di cui almeno 700 civili. Secondo Hamas, i militanti uccisi sono 112, mentre 180 sarebbero i poliziotti morti. Sul fronte di Israele, le perdite sono dieci soldati e cinque civili. Cinquemila le case distrutte, 16 edifici governativi e venti moschee rasi al suolo dai bombardamenti..."


20090119 Ora sarà il caso che qualcuno cominci a porsi e a porre delle domande. I 112 miliziani di Hamas uccisi, se la calcolatrice non mi inganna, rappresentano lo 0,75% del totale dei miliziani. Ripeto la domanda: ne valeva la pena? Più della metà delle persone uccise sono civili,e, di questi, il 60% sono bambini. Feriti e mutiliati si stimano in oltre 5.000. L'80% della popolazione è ridotta alla fame nera. Moltissimi hanno perso tutto, a cominciare dalla casa.

Israele ha ucciso 1300 persone, subendo la perdita di 15 persone. OK, il prezzo è giusto! Alle Fosse Ardeatine, il rapporto fra SS uccise ed italiani scelti a caso è stato di uno a 10,15; a Gaza il rapporto è stato di uno a 87. La Linvi è tranquilla. Ha detto che gli obiettivi sono stati raggiunti. Quali? C'è da scommettere che ora diventa tutto più difficile, e che per ogni morto palestinese ci saranno due nuovi militanti di Hamas. Non è stato un grande affare.

Noi, italiani "brava ggente", con la differenza della sinistra "estrema" e di D'Alema", che ha parlato di azione di vendetta e non di guerra, dovremmo vergognarci. L'invio di medicine, derrate ed altri beni di prima necessità a Gaza è stato ritardato fino ad oggi, perchè solo oggi Frattini, finita finalmente la settimana bianca, e cessato il fuoco, è riuscito ad andare a Gaza, senza ruschiare nulla,  per assistere personalmente allo scarico degli aiuti decorati col tricolore italiano, e con lui nell'inquadratura, ad uso dei TG di regime.

Il nano "manderà i Carabinieri", a controllare il valico di Gaza con l'Egitto. Si preannunciano esilaranti interrogatori alla frontiera fra arabi, casertani e veneti. Lo spasso è assicurato, il risultato è incerto. In compenso, il nano potrà arricchire il suo repertorio di barzellette sui Carabìnieri, da usare nei prossimi vertici internazionali. "La sapete quella del Carabiniere, del Palestinese e dell'Egiziano?". Si, Cavaliere... l'ha già raccontata otto volte...



mercoledì 28 gennaio 2009

Palestina: una bomba caricata ad acqua - a cura di Alessandro Cariani

Un siberiano liscio…

Alessandro-cariani Siete mai andati al bar per ordinare un bel siberiano liscio ? Oppure siete mai andati in piazza al drago verde ? Va bene, al di là delle scemenze che risalgono al cretaceo inferiore e curiosamente coincidenti con la mia spensierata gioventù, la possibilità di bersi un bel bicchierone di acqua gelata (il famoso siberiano liscio) oppure di andarsi a dissetare alle ormai quasi scomparse fontanelle delle piazze lombarde (di colore rigorosamente identico ovunque, da cui la denominazione “drago verde”) oggi non è un elemento garantito in tutto il mondo.

Giusto giusto per fare un esempio, parliamo ora dell’ineffabile comportamento tenuto dal governo Israeliano (ma anche dalle varie banche di investimento ONU ed europee) relativamente allo sfruttamento della falda della west bank, esattamente sotto la zona attribuita al controllo del governo Palestinese.

Come ben noto, l'acqua e il controllo delle risorse idriche potabili e dolci rimane uno dei punti sensibili nel mediterraneo e nella regione del Medio Oriente, con particolare attenzione alle zone interne alla striscia di gaza e nelle zone di insediamenti colonici Israeliani.

Poiché questa risorsa è così scarsa, e la competizione per il controllo della sua risorsa e' così feroce, che fa pensare che il controllo sulle provviste di acqua fornirà il contesto per i futuri conflitti nella regione.

SiccitaUn equa e sostenibile distribuzione e' diventata un punto critico nel contesto regionale di pace e sicurezza non solo per Israele e Palestina, ma per tutta l'intera area.

Sin dall'inizio dell'occupazione israeliana della West Bank e della Striscia di Gaza nel 1967, le provviste di acqua concordate per l’utilizzo palestinese non coprivano il fabbisogno in primis per l’uso domestico, quindi sostanzialmente per gli abitanti di Gaza risulta impossibile anche realizzare culture per l’autoconsumo dipendendo in questo modo da Israele direttamente per quanto riguarda le forniture alimentari (spesso pagate a caro prezzo da UNICRATT) ed indirettamente per quanto concerne le autorizzazioni al passaggio delle merci.

Inoltre, a partire dal 1995, Israele ha sfruttato l'85% dell'acqua di superficie palestinese incanalando questa risorsa verso gli insediamenti dei suoi coloni presenti nella West Bank e nello stesso territorio di Israele, garantendosi in questa maniera una qualitativamente ottima e vantaggiosamente autoctona fornitura di prodotti della terra altamente interessanti dal punto di vista della bilancia dei pagamenti.

Nel quadro degli accordi di Oslo nel 1995, Israele e l'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) avevano cercato di definire i modi tramite cui i palestinesi potessero aumentare il consumo di acqua, e sulla base dell'Art. 40 degli accordi (qui riprodotto), l'Agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID), aveva commissionato uno studio esteso sullo sviluppo idrico nella West Bank e nella striscia di Gaza.

Nel 1998, fu raggiunto un accordo tra l'Autorità Palestinese per le Acque (PWA) e un gruppo di finanziatori internazionali, fra cui la Banca Mondiale, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), la USAID ed alcuni investitori minori, per un grande progetto di investimento per lo sviluppo idrico della West Bank di quasi 300 milioni di dollari.

ARTICOLO 40

Acqua e sistema idrico:

Sulla base dei buoni legami, entrambe le parti hanno raggiunto il seguente accordo nel campo dell'acqua e del sistema idrico:

Principi:
1) Israele riconosce il diritto all'acqua per i palestinesi nella West Bank. Questi saranno negoziati in uno stato permanente di negoziazione, e stabiliti in uno Status di accordi permanenti relativi alle varie risorse idriche.

2) Entrambe le parti riconoscono la necessità di sviluppare accessori idrici per vari usi 


3)Nel rispetto del potere e delle responsabilità di entrambe le parti nell'ambito dell'acqua e dei sistemi idrici nelle rispettive aree, entrambe le parti si accordano per coordinare la gestione delle acque e dei sistemi e delle risorse idriche nella West Bank, durante il periodo degli accordi ad interim secondo i seguenti principi:

a) Mantenimento delle quantità esistenti di utilizzazione dalle risorse, prendendo in considerazione la quantità di acque secondarie per i palestinesi dalle falde acquifere orientali e di altre fonti di accordi nella West Bank come è descritto in questo articolo.

B) Omissis...

Acque secondarie:

6) Entrambe le parti si sono accordate che le future necessità dei palestinesi nella West Bank sono stimati per essere tra i 78- 80 milioni di metri cubici per anno.

7) In questo quadro e per venire incontro alle immediate necessità dei palestinesi di acqua per usi domestici, le due parti riconoscono la necessità di rendere disponibile per i palestinesi, durante il periodo ad interim una quantità totale di 28.6 milioni di metri cubici annuali.

Il dettato dell'art. 40 dell'Accordo per aumentare i livelli di consumo idrico palestinese è seriamente compromesso dal fatto che l'articolo non tratta della riduzione del consumo di acqua israeliano o dello spostamento delle sue colonie dalla West Bank, dove gli stessi consumano una quantità massiccia delle tre falde acquifere della West Bank.

Inoltre il governo israeliano ha ufficialmente dichiarato che delle tre falde solo una, quella orientale, ha la possibilità di essere ulteriormente sfruttata.

Acqua-palestina Questa falda si trova completamente nel sottosuolo della West Bank ed è l'unica fonte di acqua esclusiva della Palestina: lascio a voi tirare alcune interessanti conclusioni relative all’interesse che il governo Israeliano ha in quella zona.

Ora, da appassionato di fantascienza, faccio alcune ipotesi interessanti relative all’interessantissima ipotesi che veda uno stato Palestinese sovrano nella zona di Gaza e della West Bank, ove (udite udite) risultano essere presenti tre falde acquifere di cui una (guarda caso la più grande, di portata stimata in 172 milioni di metri cubi…) esattamente sotto il bombardatissimo sedere di Hamas.

Ahi… ma guarda un po’ che sfortuna, direte voi, proprio lì doveva stare un bene che oggi attira molto più del petrolio… resta il fatto indiscutibile che ad oggi secondo il famigerato articolo 40 circa 120 mmc di acqua vengono sfruttati dai territori e solo il restante volume viene teoricamente inviato a Gaza, ovviamente quando l’esercito lo ritiene “strategicamente utile”.

Cioè sostanzialmente circa due ore al giorno.

La maggioranza degli esperti, inclusi quelli coinvolti nei negoziati, sono d'accordo nell'affermare che la Falda Acquifera Orientale non può fornire gli ulteriori 78 mmc che il team israeliano aveva sostenuto fossero disponibili, ed uno sfruttamento addizionale senza dati reali ed una politica globale di gestione delle acque, potrebbe portare un grave danno dovuto all'eccessivo sfruttamento della falda.

Parte dell'acqua estratta dalla falda dei pozzi vicino al Mar Morto era già salmastra al tempo della firma, e ci sono ora prove di contaminazione sia del bacino superiore che di quello inferiore.

Secondo gli esperti la falda potrebbe produrre soltanto ulteriori 20 - 30 mmc per anno ( un ammontare che non coprirebbe i bisogni idrici di base della popolazione palestinese della West Bank).

Il prestito della BEI di 30 milioni di Euro è destinato alla costruzione di due ulteriori pozzi di produzione nell'area del Bacino Orientale, con due stazioni di pompaggio, e l'estensione del sistema di canalizzazione e di distribuzione delle acque nel sud della West Bank.
La BEI si è proposta di finanziare il progetto al 50%, e il restante 50% è finanziato dalla Banca Mondiale tramite i gruppi di IBRD (.....), la Francia e la Gran Bretagna.

Chi gestirà questa operazione ? non ci crederete, il ministero per la attività produttive… ISRAELIANO ! (vedi [sui furti d'acqua ai danni dei palestinesi] )

Ora, vi faccio una domanda: secondo voi che fine faranno le volumetrie estratte dal governo Israeliano nei territori Palestinesi ? Bambolina premio a chi indovina (offre il Tafanus…).

Resta il fatto che nell’accordo si è imposto l’utilizzo di 28,6 milioni di metri cubi annuale per la popolazione, che secondo la CRI non sono stati erogati negli ultimi tre anni con volumi inferiori di circa il 50%.

Facciamo qualche facile conticino (che volete, sono ingegnere…): circa 3 milioni di abitanti palestinesi si possono bere un totale di 28 miliardi di litri d’acqua all’anno. Che sono circa 9.534 litri d’acqua all’anno, pari a 26 litri al giorno se tutto va bene, mentre se a qualche omuncolo in grigioverde girano gli zebedei, ciccia.

Se poi effettivamente ha ragione la CRI il consumo diventa circa pari a 13 litri… con cui, come appare abbastanza chiaro, non si sopravvive: giusto per la cronaca, a Milano si utilizzano mediamente 246 litri d’acqua calda al giorno per una famiglia di 4 persone, e circa 80 di acqua fredda, per un totale di circa 80 litri pro-capite.

Capite bene ora che la querelle che viene indicata come di tipo religioso nasconda in effetti motivi di ben altra natura, o meglio di ordine squisitamente economico e politico: che ne sarebbe infatti del Likud nel momento in cui uno stato Palestinese tagliasse l’erogazione di acqua alle colonie ed in parte anche ai territori Israeliani?

Vedi anche: [Crisi idrica nei territori della West Bank]

domenica 18 gennaio 2009

Manifestazione romana pro-Palestina: l'insostenibile prevalenza del cretino

Tafanus Il Cretino è come la microparticella nel cielo di Milano. Anche in quelle rare giornate nelle quali "il cielo di Lombardia è così bello quando è bello", il Cretino trova il modo di infiltrarsi in qualche fessura, e di macchiare il cielo limpido. Alla fine, l'assessorato all'ambiente non parlerà di una delle giornate più limpide dell'anno, ma ci dirà quale fosse il tasso di microparticelle presenti.

Prendete la Manifestazione di Roma di ieri (per la quale mi sento "responsabile" di aver invitato un sacco di gente a partecipare - cosa che rifarei senza la minima esitazione): è stata una bella, partecipata, ordinata manifestazione. Civilissima. Tantissimi palestinesi, com'è poco meno che ovvio, ma anche tantissimi italiani (e questo era meno ovvio). Il solito balletto di numeri: 150.000 secondo gli organizzatori, 15.000 secondo la questura. Ma che importanza ha? Se i questurini di Maroni dicono "15.000", dovevavo essere davvero tantissimi. Quindi una grande, bella, partecipata, ordinata, civile manifestazione. Ma tant'è: oggi i titoli di moltissimi giornali (per non parlare dei TG), non parlano della bellissima giornata. Parlano di quei quattro stronzi che per finire nella foto, o nel teleobiettido di RAI Dux, arrivano col la solita bandiera da bruciare, con la svastica sulla bandiera israeliana. Palestina4

La mamma degli imbecilli è sempre incinta, e non si ferma davanti a niente e nessuno. Nell'autunno del 2007 il frutto di uno di questi parti venuti male, sul Tafanus, a puri fini di piccola polemica personale, è andato avanti per un mese a firmarsi "SeQuestoEunUomo". Questo nick gli era piaciuto molto, e lo aveva adottato contro il sottoscritto, senza chiedersi se ci fosse una "proporzionalità" fra le nostre micro-diatribe, e la evocata tragedia della shoah. Nessuno, fra i suoi attuali seguaci, ebbe l'ardire di farglielo notare.

Oggi altri cretini, con la loro irrilevante presenza numerica, hanno dato i titoli di testa e di coda ai nostri schieratissimi media, e fornito la solita, fornitissima bisaccia di scorregge, ai nostri "artiglieri della minchiata". La bandiera, si sa, è come la mamma. Non si tocca, non si brucia. Peccato che nessuno si sia preoccupato di ricordare a questi minchioni che uno dei loro leaders (quello più colto) proclamò che "col tricolore si pulisce il culo". Nel silenzio assordante delle teste d'uovo sue alleate. Zitti i fascisti di AN (quelli tutti "Dio, Patria e Famiglia": mi raccomando, tutto maiuscolo); zitto lo statista col tacco a pompetta.

Riporto stralci della cronaca che della manifestazione ha dato Repubblica, giornale certamente non fascista. Il titolo, è quello che è...

Corteo pro Gaza, preghiera al Colosseo e stelle di David con svastiche

Palestina2 Manifestazione contro la guerra in Palestina organizzata da associazioni, centri sociali e alcune forze della sinistra radicale. In piazza migliaia di persone dietro lo striscione 'Fermiamo il massacro dei palestinesi a Gaza'. Cartelli a sostegno del conduttore di 'Annozero': 'Giu' le mani da Santoro'. Spuntano anche stelle di David con sopra stampate svastiche.

Partito da Piazza Vittorio Emanuele, si è concluso alla Piramide Celsia il corteo delle comunità arabe a Roma, dei centri sociali, e di diverse sigle della sinistra con in testa i comunisti italiani che raggiungerà in serata Porta San Paolo. Per le vie della capitale hanno sfilato 150 mila persone per gli organizzatori (15 mila per la questura). Ad aprire il corteo lo striscione '"Fermiamo il massacro dei palestinesi a Gaza'" Tantissime le kefia e le bandiere palestinesi. Ma anche stelle di David con sopra stampate svastiche e anche una bambola insaguinata per ricordare i bimbi morti sotto i bombardamenti. E davanti al Colosseo alcuni manifestanti si sono raccolti in preghiera.

Preghiera islamica al Colosseo. Alcuni manifestanti del corteo pro Palestina si sono raccolti in preghiera davanti al Colosseo inginocchiandosi in direzione della Mecca. A "chiamare" la quarta preghiera del giorno è stato un improvvisato muezzin sistemato sul camioncino della delegazione palestinese. Il gruppo, circa cinquanta persone, ha rivolto le spalle all'Anfiteatro Flavio e ha recitato le preghiere in ginocchio. In terra una fila di bandiere palestinesi. La parte del corteo che precedeva e seguiva i manifestanti in preghiera si è fermata e ha assistito alla funzione in silenzio. [...]Palestina1

Slogan contro Israele e pro Santoro. Tanti gli slogan contro la guerra e per la pace, ma non sono mancati quelli contro Israele 'Israele assassino uccide donne e bambini'. 'Palestina libera', si è ripetuto lungo il corteo. C'è stato anche qualche riferimento al caso Santoro con cartelli a sostegno del conduttore di 'Annozero': 'Giu' le mani da Santoro', 'Santoro santo subito'. 

Scarpe in mano per chiedere la pace. Uno degli slogan più ripetuti dagli esponenti della comunità palestinese in Italia è stato "Israele, Bush, Barak assassini". I palestinesi hanno gridato "viva Hamas" e "Allah Akhbar" e hanno tenuto stretta nella mano destra una scarpa, inneggiando al gesto del cronista iracheno Montazer Al-Zaidi, che lanciò le sue calzature contro il presidente Bush nel corso di una conferenza stampa. In molti cartelli è stati ricordato l'elevato numero di bimbi morti in seguito ai raid israeliani e una donna ha portato in braccio un bambolotto avvolto in un sudario insanguinato [...]

Palestina3 I centri sociali, invece, si sono riuniti sotto la sigla di "sport contro l'assedio", un progetto che si propone di regalare un pò di normalita agli abitanti di Gaza attraverso la promozione di tornei di calcio, maratone, ed altro alle quali hanno partecipato ragazzi italiani ed immigrati.

Al ghetto, presidio dei "no al corteo". Contemporaneamente alla manifestazione pro-Palestina, al Ghetto di Roma, presidiato dalle forze dell'ordine, si sono riunite circa 300 persone per dire simbolicamente "no al corteo". Sono tutti rappresentanti della comunità ebraica romana e hanno affisso ai muri di via Portico d'Ottavia le bandiere israeliane e un vessillo italiano con una stella di David. Tanti i cartelli contro il conduttore di Anno Zero, Michele Santoro. A spiegare le ragioni dell'iniziativa il responsabile del circolo culturale "Quarantotto", Angelo Sermoneta: "è una in simbolica contrapposizione alla manifestazione pro-Palestina, siamo indignati. È vero che i morti ci sono ma bisogna capire perché. Vogliamo ribadire il nostro attaccamento alla democrazia e il nostro essere cittadini italiani e romani di religione ebraica".

Ecco, pochissimi giornali (forse nessuno, tranne Repubblica) hanno dato quest'ultima notizia, che nel suo genere è molto peggiore di quella del solito cretino che fa la solita pisciatina, prevedibilissima fuori dal vaso: trecento ebrei che democraticamente di riuniscono in corteo per dire (sempre democraticamente), NO al corteo degli altri. Fiammeta Nierenstein, dove sei? Ci manchi tanto... Tafanus


venerdì 16 gennaio 2009

Caos centro-destra - Il ritoreno alla politica

Fini-berlusconi Nell'analisi della sconfitta che il Tafanus ha tentato di fare in aprile dell'anno scorso, non c'erano attenuanti per nessuno. Non per Veltroni, la cui strategia si era dimostrata nettamente perdente. Non per il Tafanus, che quella strategia aveva sostenuto, come "strategia del voto utile". Non per Di Pietro, che con una scarpa stava nel PD, e con l'altra era già fuori, pronto a fare la propria corsa solitaria. Non per la Sinistra Arcobaleno, che pure aveva fatto un generoso tentativo di aggregazione di un pezzo di sinistra. Non per i quattro micro-partitini che si sono presentati alla sinistra della Sinistra Arcobaleno. Questi, come i cretini del Prof. Cipolla, sono riusciri a danneggiare gli altri, senza produrre alcun beneficio per se stessi.

Adesso ci risiamo, con Rifondazione Comunista, che era ciò che avanzava dalla scissione dal PDCI dopo la scissione della Bolognina dal PDS, che si scinde ancora. Stiamo arrivando, ormai, alla politica delle nano-particelle. Speravo di più. Speravo di meglio. C'erano, a sinistra, persone che stimavo: Salvi, Mussi, Angius... Che fine hanno fatto? chi li ha visti? CONTRO chi lotteranno, fra tre mesi?

Nell'analisi di aprile 2008 non avevo azzardato la proposta di un disegno fine-di-mondo per rovesciare il tiranno alto un metro e un cazzo, e riconquistare il Palazzo. In un sistema bloccato come quello italiano, quando un tizio conquista cento deputati e 50 senatori di maggioranza, sperare che alcuni peones, che hanno finalmente assaporato il Gilda, qualche "troianette" televisiva, e magari anche un'auto blu (lasciando nel paesello della bergamasca la Panda del 1998), è pura fantascienza pensare che possano rinunciare a tutto ciò, e vogliano tornare a fare gli assessori alla viabilità di Cassano Magnago, a pianificare ed appaltare rotonde agli incroci.

Eppure un'dea, una piccolissima idea, l'avevo lanciata: era quella di infilare dei cunei nelle contraddizioni insite in un centro-destra che mette insieme di tutto, pur di far quadrare i numeri che portano al bollettino della vittoria, e di pestare su questi cunei, provando ad allargarli. Esiste nei regolamenti parlamentari una norma, voluta a suo tempo da Violante, che permette alle opposizioni una quota, sia pure piccola, di provvedimenti che le opposizioni possono calendarizzare per la discussione in aula "a prescindere" dalla volontà della maggioranza. Avevo fatto anche un esempio concreto: Fini aveva a suo tempo - e solo per rompere i coglioni a Bossi - proposto, a parole, il voto amministrativo per gli immigrati regolari. E' chiaro che questo avrebbe potuto innescare una polemica dirompente fra i due partiti. Perchè abbiamo lasciato cadere la cosa? per fare un favore a Fini e a Bossi, che così sono stati esentati dallo scannarsi in pubblico e in aula?Letizia_moratti

Bene! la sinistra, avvalendosi della norma "salva-panda", bene avrebbe fatto a riprendere pari pari la proposta di Fini, e ripresentarla, farla propria. Fini non avrebbe potuto sconfessare se stesso, se non a patto di rimediare l'ennesima figura da zerbino; Bossi non avrebbe potuto fare altro che mettersi di traverso, per non fare incazzare tutto l'elettorato patano. I nostri politici sanno dare una, una sola spiegazione di perchè non l'abbiano fatto?

Adesso, per fortuna, qualche "cuneo" i Tre-Tre della destra ("Il Nano", "Scuola Radio Elettra" e "La Voce del Padrone"), se lo stanno piazzando da soli, senza un nostro intervento. E se li aiutassimo? Poichè qualsiasi nostra proposta NON PASSERA' MAI, se non altro perchè viene dall'opposizione (la testa di questa maggioranza, purtroppo, è fatta così...) perchè non mettere noi benzina e fiammiferi in situazioni di pericolosa prossimità? I motivi di dissenso potenziale, anche esplosivo, in questi giorni non mancano di certo. Ecco un breve e non esaustivo elenco:

-1) Riproporre il voto amministrativo agli immigrati: la rissa fra Lega e Fascisti sarebbe assicurata.

-2) Proporre insieme ai "cattolici" dell'UDC l'abrogazione delle infami norme che tassano il permesso di soggiorno dei poveracci: se l'UDC riesce a motivare la chiesa (già per conto suo contraria a questa norma) la rissa fra Forza Italia da una parte e Lega dall'altra è assicurata.

-3) Fare proposte contraddittorie sul federalismo fiscale: proposte di volta in volta distruttive per il Nord e per il Centro-Sud. Rissa assicurata fra AN e Lega.

-4) Fare proposte volte, di volta in volta, a danneggiare i ceti sociali di riferimento delle tre formazioni. Una bella patrimoniale pesante sui super-ricchi farebbe incazzare Forza Italia; una bella proposta seria di controllo fiscale feroce sulle "partite IVA farebbe incazzare la Lega; una bella proposta contro gli statali farebbe incazzare AN.Bossi-berlusconi

-5) Proporre una calendarizzazione della riforma della Giustizia (che sta così a cuore al Nano) molto dopo - o molto prima - della discussione sul Federalismo. In un caso si incazzerebbe Forza Italia, nell'altro caso la Lega.

-6) Allargare la frattura fra la Brichetto Arnaboldi Moratti e l'Alenano sul tema Malpensa - Fiumicino.

-7) Allargare la frattura che si sta aprendo fra Berlusconi (che vuole finanziare città "amiche" come Catania e Roma - e liberare addirittura la sola Roma dal vincolo di stabilità sulla spesa pubblica) ed i sindaci di altre città, di sinistra e di destra.

Insomma, non credo che manchi la fantasia, ai nostri parlamentari, per inventare cunei di tutte le forme e di tutte le dimensioni. Just in case, lascino il compito a noi del Tafanus: sono sicuro che in usa settimana di cazzeggio potremmo fornir loro un sacco di esilaranti proposte "chiavi in mano"...

giovedì 15 gennaio 2009

Buricrati, vergognatevi!

Brunetta-gigantidellapoliticaChe mestiere fa il tuo papà?
Una cosa pubblica.

Mi dispiace. Spero che tu non ti vergogni. Dopo tutto è il tuo papà.
Un po’ mi vergogno. Ma lo ha detto lui.

Ti ha detto che devi vergognarti del tuo papà? Non è possibile.
Non lo ha detto proprio a me. Lo ha detto ad altri bambini che hanno il papà che fa un lavoro pubblico.

Ha detto proprio così?
Sì, ha detto: Se il tuo papà è impiegato al catasto invece che alla Ferrari ti devi vergognare.

Perché alla Ferrari? E’ uno che corre in auto tuo papà?
Noooo… lui corre in televisione.

E’ una gara tipo "L’isola dei Famosi"?
Sì. Si chiama "Porta a Porta". Lui grida di più che nell'isola dei Famosi.

Ma il tuo papà grida o corre?
Grida e corre, Signora maestra. Corre in televisione e lì grida che anche del suo lavoro di maestra suo figlio deve vergognarsi.

Ma come si permette? Mentre lui corre e grida io insegno ogni giorno a quaranta bambini di tutte le razze.
Sì, lui dice che è una vergogna per suo figlio avere una madre così perché non è al tornio della Ferrari. Però ho capito che devo vergognarmi anch’io

Perché dovresti vergognarti tu? E’ lui che corre e grida. Si vergogni lui…
Mi devo vergognare io. L’ha detto mio papà. Primo perché lui non è tornitore della Ferrari, secondo perché è nella funzione pubblica.

Che cosa fa il tuo papà nella funzione pubblica invece di essere al tornio di una Ferrari?
Fa un brutto mestiere, da non dirlo a nessuno.

Su, coraggio, la funzione pubblica è grande. Magari ci sono anche cose rispettabili li dentro.
No, Signora maestra. Lui è proprio nel mestiere da vergognarsi di più.

Ma che cosa sarà mai?
E’ il Ministro della Funzione Pubblica. E’ proprio il più pubblico e il meno tornitore della Ferrari di tutti...

Ah beh, allora, povero bambino, ha ragione il tuo papà. C’è proprio da vergognarsi. Su, coraggio, studia. Da grande farai un altro mestiere. E di tuo papà, non dirlo a nessuno. Promesso?

martedì 13 gennaio 2009

che tristezza, questa sinistra...

Tafanus ...quante volte ci siamo divisi? qualcuno ha voglia e tempo di fare una breve cronologia? Io no, sinceramente. Quando, a furia di suddivisioni successive, si arriva alla scissione dell'atomo, a "scindere" entità che hanno ormai raggiunto il dono dell'invisibilità, io mi chiamo fuori, e mi affido agli occhi(ali) ed alla memoria altrui. Da parte mia, voglio solo cercare di tenere aggiornato il pallottoliere: dopo il tragico Aprile 2008, le "formazioni" a sinistra del PD, che erano otto, sono diventate nove. Ancora un piccolo sforzo, e facciamo cifra tonta...

Scissioni e unficazioni nella sinistra italiana.
(da un articolo di Piero Ignazi - Il Sole24Ore - 12/12/07)

PCI Pds "...la storia della sinistra italiana è fatta di innumerevoli scissioni. Incompatibilità teoriche, scomuniche ideologiche, irrigidimenti sulla purezza rivoluzionaria, ma anche faide personali e tatticismi di bassa lega hanno piagato la vita del socialismo e del comunismo italiano. Non è vero che il Pci fosse un monolite: al suo interno scoppiavano assai di frequente forti contrasti; il fatto che si concludessero invariabilmente con l'espulsione dei dissidenti serviva a salvare la faccia, ma non per questo la diaspora dei "rivoluzionari" o dei "revisionisti" si arrestava [...]

Ds_l PdciA rileggere le vicende del socialismo italiano, dalla scissione saragattiana di palazzo Barberini (1947) in poi, per almeno un decennio ci si perde in un labirinto di sigle e formazioni che si scindono, si accorpano e si dividono ancora. Lo stesso fenomeno, in scala molto più ridotta, si ritrova lungo tutti gli anni '70, quando la ventata neo-marxista produce una infinità di gruppuscoli "rivoluzionari", tutti rigorosamente alla sinistra del Pci: Potere Operaio, Partito Comunista Marxista-Leninista, Lotta Continua, Manifesto, Pdup, Movimento Lavoratori per il Socialismo, Avanguardia Operaia, per non citare che i più noti. Il progressivo isterilimento politico-ideologico della sinistra extraparlamentare, e la concorrenza nel mondo giovanile del Partito Radicale prima e dei Verdi poi, hanno portato quelle formazioni politiche a un processo di aggregazione "residuale" in un unico contenitore, Democrazia Proletaria, al fine di mantenere un minimo di visibilità.

Avanguardia_operaia Lotta-continua La nascita di Rifondazione Comunista dalla costala cossuttiana del Pci, al momento della sua trasformazione in Pds, offre un rifugio sicuro agli ultimi epigoni della stagione movimentista degli anni 70. I successi elettorali di Rifondazione e la sua solidità organizzativa (nei primi anni reclutava più di 100 mila iscritti suddivisi in più di 2 mila sezioni) avrebbero potuto sedare le inquietudini ideologiche. Invece no: fin da subito il partito si rivela irrequieto, in parte riproponendo antiche fratture ereditate dalle precedenti esperienze dei leader (Cossutta ex-Pci contro Magri ex-Pdup, ad esempio), in parte lasciando libero corso alle variegate espressioni della sinistra antagonista.

Partito-azione-comunista PCIML Un quadro che viene ulteriormente arricchito, e frammentato, all'inizio degli anni 2000, dall'apertura del partito ai movimenti, dai pacifisti ai no-global. Con una tale cacofonia, peraltro mai sanzionata all'interno, in linea con la grande apertura e tolleranza praticata dal partito, diventa quasi irresistibile riprendere l'antica strada delle divisioni: nel 1995 con l'uscita del gruppo dei Comunisti Italiani poi confluiti nei Ds, e nel 1998 con la scissione che da vita al Partito dei Comunisti Italiani (Pdci) di Cossutta, Diliberto e Rizzo.

A completare cronologicamente il quadro arriva infine la "non adesione" al Partito Democratico da parte di una cospicua minoranza dei Ds guidata da Mussi e Salvi che promuovono il gruppo di Sinistra Democratica [...]

Rifondazione si divide: cronaca di un addio
(di Matteo Bartocci - Il Manifesto)

Rifondazione comunista Verdi Più che un sipario un sudario. La parola fine su Rifondazione comunista così com'è stata fino a oggi viene pronunciata nella sala intitolata a Lucio Libertini, una catacomba gelida e stretta sotto la sede di via del Policlinico, a Roma. Perché la sostituzione di Piero Sansonetti alla guida di "Liberazione" viene interpretata dalla minoranza «vendoliana» sconfitta di misura al congresso di luglio (47,3 per cento) come «uno strappo incolmabile», sintetizza dal palco per tutti gli «scissionisti» una commmossa Graziella Mascia. Via via si alternano uno dopo l'altro gli addii di una larga parte del gruppo dirigente più vicino a Bertinotti, mescolati ad affondi personali e politici durissimi e livorosi con accuse di stalinismo e nostalgia del muro di Berlino. Interventi nervosi più che appassionati. Un palcoscenico per vecchi e nuovi rancori. La scissione a lungo vagheggiata, evidentemente, è ormai metabolizzata almeno ai vertici. Da Nichi Vendola in serata arriva un gelido addio a distanza, che benedice le dimissioni dagli organismi dirigenti del partito di buona parte della sua mozione (anche se con eccezioni significative).

Per-il-bene-comune Sinistra criticaIntervenendo in apertura, il segretario Paolo Ferrero spiega che i motivi a favore della sostituzione di Sansonetti sono essenzialmente due. «L'insuccesso editoriale, per usare un eufemismo», e una divergenza di linea politica secondo cui «Piero ha diretto il giornale sulla base di un progetto opposto a quello della Rifondazione Comunista che invece ha vinto democraticamente il congresso». La sua sostituzione, promette Ferrero, non scalfirà l'autonomia del giornale e di chi ci lavora, «ma è chiaro a tutti che se si prosegue così il Prc rischia di scomparire per mancanza di fondi». Le cifre sono ormai note. "Liberazione" vendeva circa 10mila copie nel 2004 e arriva a stento a 6mila. Il suo deficit pesa sul bilancio del partito per circa un terzo: 3-3,5 milioni di euro su 10 [...]

...e ora, sotto a chi tocca. Uniti si vince. Appunto...
 

Per la serie “L’Italia dei parassiti”, seconda puntata: l’Arcoro della Scabbia - a cura di Charly Brown

Charly-brown Stiamo assistendo ad un ritorno di questa malattia infettiva soprattutto nelle grandi città. Non è pericolosa solo per le famiglie povere e con condizioni igieniche carenti, ma anche e soprattutto per coloro che pensano con la propria testa. Il primo segno è il prurito alle mani e la voglia di tirar sberle al primo che passa.
     
La scabbia è una malattia infettiva altamente contagiosa. L’agente causale è l’Arcoro (SARCRIPANTES  SCABIEI - vedi foto) che è in grado di vivere e di riprodursi solo su ospiti a testa vuota: ciucci e ominidi. Gli arcori della scabbia sono diffusi in tutto il Paese. La scabbia non è una malattia limitata alle classi povere, come vuole erroneamente la credenza popolare, ma tende a manifestarsi in individui di qualsiasi livello sociale, con qualsiasi tipi di occupazione e in ogni fascia di età.

La trasmissione interumana necessita di contatti intimi, prolungati, come può avvenire nei rapporti sessuali consumati davanti a Canale 5, o per individui a stretto contatto “cogliuni” e con gli altri, come avviene nelle caserme, nei dormitori e nelle aule di Montecitorio. Gli arcori sopravvivono per molto poco tempo al di fuori dell’uso di mazzette, ecco perchè il contagio diretto per mezzo di spontanea adesione,  per esempio, è raro. Oltre all’arcoro strettamente adattato all’Homo italicus esistono numerose varietà che infestano la povera gente succhiando loro le ultime stille di sangue, ma evitando accuratamente di farlo col benestante e il ben pasciuto. La trasmissione di queste scabbie di interesse massonico all’Homo Ministerialis  è un evento abbastanza comune, per via dello stretto adattamento di ogni varietà di parassita ministeriale al loro padrone. La scabbia si manifesta con epidemie cicliche a distanza di qualche anno l’una dall’altra. Il periodo di incubazione dura in media un lustro (nel caso di primo contagio); è molto più lungo , anche fino a (toccandoci le palle) 20 anni, in caso di reinfestazione.
 
La scabbia è caratterizzata da un sintomo soggettivo importate: il prurito al portafogli e la conseguente necessità di grattarsi, in assenza coatta di attività più proficue. Necessità inizialmente localizzata in prossimità dei testicoli e degli spazi intervaginali. In seguito diviene generalizzata e si aggrava di giorno in giorno.Acaro Sarcoptes scabiei

L’eruzione scabbiosa è caratterizzata clinicamente da un elemento patognomonico della malattia: il ridicolo. Questo corrisponde al percorso scavato dell’arcoro dominante quando si reca all’estero a raccontare che Cristo è morto di freddo. Sempre a carico delle palle del suddito dissidente, è frequente il riscontro di tutta una serie di manifestazioni aspecifiche: lesioni da grattamento, crisi depressive, vomito a go-go e tendenze suicide...  Nell’homo arcorensis è frequente l’interessamento ai capezzoli, e costituisce un elemento utile per la diagnosi, la presenza di lesioni palpatorie molto pruriginose a livello dei glutei e dei genitali.

TRATTAMENTO: Il prodotto più utilizzato in genere è il partito d’opposizione, esso deve essere applicato per quattro o cinque sere consecutive dopo il bagno e la consueta blanda lagna su tutto il corpo di governo, capo escluso. Dopo aver completato il primo ciclo di tenere lagne può essere necessario ripetere il trattamento per altre quattro o cinque volte per ottenere una completa ritrattazione e marcia indietro da parte del capo. Importante e’ anche la disinfestazione dei lavaggi del  cervello  mediante controinformazione. E’ importante che il trattamento sia esteso a tutte le persone che compongono i nuclei “famigghiari” delle varie cosche da cui dipendono.

(Charly Brown, parassitologo)

domenica 11 gennaio 2009

Se i musulmani si incazzano

Manifestazione La politica di Israele a Gaza, fra le tante nefandezze morali, ne sta compiendo una tattica, da non sottovalutare: sta resuscitando la rabbia, mai del tutto sopita, del mondo islamico (anche di quello moderato), che inizia a manifestarsi non solo nei paesi arabi, ma, per la prima volta in misura così massiccia, anche nei paesi occidentali. Persino in una città storicamente di destra (o almeno di "maggioranze silenziose"), come Milano, si è svolta una enorme manifestazione pro-Palestina.

Due le novità: la prima sta nei numeri dei partecipanti, davvero importanti: la seconda, e più significativa, sta nel fatto che la maggior parte della popolazione di Milano ha accolto questa manifestazione con grande comprensione e tolleranza, quando non addirittura con esplicite solidarietà e simpatia.

Olmert e Livni, se non fossero completamente rincretiniti, dovrebbero capire che non si possono ammazzare 900 persone, di cui un terzo bambini, senza risvegliare pulsioni razziste che credevamo sopite. D'accordo, fra un mese si vota, ed Israele adesso si accinge a mandare i soldati strada per strada, casa per casa. Quanti morti ancora, prima delle elezioni?

venerdì 9 gennaio 2009

Com'è sicura, l'Italia di Berlusconi e Maroni!

Tafanus L'Italia della "tolleranza zero". Città più sicure. I soldatini di La Russa. Il Carabiniere di Quartiere. Il Poliziotto di Prossimità. I Pulsanti Antistupro alle fermate del tram. La Bossi-Fini. La guerra alle puttane. Dimentico qualche minchiata, delle tante sparate in campagna elettorale? Ecco come è cambiata (in peggio) la sicurezza delle città dopo otto mesi di governo "low and order".

Bluff Sicurezza
(di Gianluca Di Feo - l'Espresso)

Espresso In aumento stupri, rapine ai negozi e sbarchi di clandestini. La tanto sbandierata lotta al crimine del governo Berlusconi non ha cambiato la situazione. Ma nessuno lo dice. Potevano stupirci con giochi di luce ed effetti speciali, con i soldati nelle strade e retate spettacolari. Ma alla fine le cose non cambiano: il primo bilancio della sicurezza nell'era Berlusconi è un bluff. La situazione migliora, certo. Ma i reati diminuiscono nell'identica maniera in cui stavano calando negli ultimi mesi del governo Prodi. Sì, perché i record annunciati in pompa magna da prefetti e questori sono tali solo grazie al confronto con il 2007, l'anno nero segnato dal boom dei crimini per effetto dell'indulto. La contabilità reale dell'Italia a mano armata non cambia. Anzi, in certi settori peggiora. C'è un picco di rapine contro i negozi. C'è un aumento in diverse città di quelle violenze sessuali che soltanto un anno fa avevano contribuito a far dilaniare il senso di insicurezza. E c'è un peggioramento drammatico dell'immigrazione 'clandestina' dall'Africa: 36.800 persone sbarcate nel 2008, la cifra più alta negli ultimi dieci anni. Insomma, una débâcle proprio su quel tema cavalcato dal centrodestra nell'ultima campagna elettorale.
Roma-cambia
Banditi alla cassa Partiamo dal risultato migliore. Tutti i bilanci sbandierati per il capodanno mettono in evidenza un dato di sicuro effetto: il crollo delle rapine in banca. Tutto vero. Le statistiche che l'Ossif, l'osservatorio per la sicurezza dell'Abi (vedi box e tabella a pag.32), ha elaborato per 'L'espresso' mostrano da giugno a ottobre - i primi mesi del governo Berlusconi - un calo del 26,7 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precente. Complimenti? Pochi. Perché già nell'ultimo semestre prodiano il miglioramento era stato netto: oltre il 23 per cento di colpi in meno. Insomma, persino in questo caso il cambiamento è minuscolo. E la medaglia al valore va soprattutto agli istituti di credito, che hanno incrementato le protezioni spingendo i banditi verso obiettivi meno difesi. Sono così finiti nel mirino uffici postali, supermercati e negozi. Le rapine agli esercizi commerciali sono in crescita quasi ovunque. A Milano i dati ufficiosi della questura, segnalano un boom: a metà dicembre ne erano state censite 626 contro le 460 dell'intero nefasto 2007, un terzo in più.  Nella capitale invece tocca alle Poste pagare il prezzo più caro. In tutta Italia però il primato negativo spetta alle farmacie. A Roma e Milano i colpi sono triplicati. Nel capoluogo lombardo si è passati da 131 a 267. Mentre i farmacisti si mobilitano, chiedendo più sicurezza, le altre categorie non danno visibilità all'allarme. Eppure erano state proprio le organizzazioni dei commercianti ad animare le proteste di piazza più clamorose contro il crimine.

Indulto L'Italia delle statistiche criminali è un labirinto dove si fatica a trovare dati omogenei: di anno in anno cambiano i riferimenti territoriali e persino i criteri. È come se i numeri rispecchiassero la nostra atavica incapacità di coordinamento tra i responsabili dell'ordine pubblico. "È un caos, senza serie storiche, con procedure che risalgono all'epoca fascista", sintetizza il professor Giandomenico Amendola, autore per Liguori di 'Città, criminalità, paure': "Nessuno riesce ad avere basi per impostare una politica di sicurezza". "Quella che emerge è una criminalità a macchia di leopardo, senza aree omogenee. I dati sono controversi: diminuiscono i reati ma aumentano le persone denunciate", puntualizza Ernesto Savona, docente di criminologia alla Cattolica e direttore di Transcrime.

Sbarchi-lampedusa Così 'L'espresso' ha dovuto attingere a fonti diverse. I bilanci, provvisori e parziali, di fine anno delle forze dell'ordine sono tutti positivi. C'è un dato però che tende ad uniformare le città del centro-nord: un calo dei reati totali nel 2008 tra il 15 e il 20 per cento, su cui incide soprattutto il crollo di furti e borseggi. Ed è sorprendente notare come questa flessione coincida in linea di massima con l'effetto determinato nel 2007 dall'indulto, la scarcerazione di massa senza prospettive di reinserimento che provocò un aumento dei reati predatori. A crollare ora sono le rapine in banca, i borseggi, i furti di auto: gli stessi misfatti che subirono la maggiore impennata dopo la clemenza del 2006.

Spot marziale Il principale provvedimento show del governo è stato l'invio dei soldati nelle strade cittadine, sostenuto dal ministro Ignazio La Russa. Sono stati utili? Sicuramente, ma si è trattato di una misura essenzialmente di immagine. Il ministero dell'Interno ritiene che i tremila militari abbiano 'liberato' 1100 agenti e carabinieri. Per l'esattezza, con mille fanti davanti agli obiettivi sensibili sono stati recuperati 369 uomini delle forze dell'ordine; altri mille soldati hanno 'riscattato' 778 poliziotti dalla sorveglianza dei centri immigrati; infine altri mille sono andati di ronda nei quartieri. Mille è un numero evocativo, ma contrariamente allo spirito garibaldino di rivoluzionario si è visto poco. A Milano, per esempio, i 170 alpini che si sono alternati nei controlli di fatto hanno permesso di schierare una ventina di pattuglie al giorno. "Che senso ha impiegare l'esercito contro i piccoli spacciatori in una realtà come Torino?", commenta Fabrizio Battistelli, docente di sociologia alla Sapienza che ha appena pubblicato per Franco Angeli 'La fabbrica della sicurezza': "Non dimentichiamo che abbiano già le forze dell'ordine più numerose di tutta Europa, sarebbe assurdo pensare che tremila militari cambino la situazione".

"Le ronde miste non possono risolvere i problemi di metropoli complesse come Napoli", aggiunge il professor Amendola: "Anche un'innovazione positiva come il poliziotto di quartiere poi è stata applicata in modo sbagliato. A Napoli ce ne sono sei per vigilare su due quartieri con 200 mila abitanti". Quanto ai carabinieri e ai poliziotti 'liberati' dall'intervento dell'Esercito, senza addestramento e riqualificazione è difficile che diano contributi significativi. Ma alle forze dell'ordine mancano mezzi e uomini in tutti i reparti chiave. E non ci sono fondi nemmeno per rimpiazzare i vuoti. Berlusconi-carcerato

Violenza senza notizia L'episodio della ragazza stuprata a Roma durante il party di Capodanno patrocinato dal Campidoglio, conquistato dal Pdl grazie a una campagna martellante sulla sicurezza, ha riacceso i riflettori su questo reato, dimenticato dopo gli slogan elettorali. Ma l'anno appena chiuso non ha visto miglioramenti degni di nota. Nella Capitale il questore ha riconosciuto l'aumento degli abusi sulle donne. In Lombardia i carabinieri nel 2008 hanno registrato 583 casi, stesso numero del 2007, 22 in più del 2006. Nella provincia di Milano a fine novembre erano 208, contro i 228 dell'intero 2008. 'L'espresso' si è rivolto alla Mangiagalli, la struttura del Policlinico milanese che gestisce il Servizio di soccorso sulla violenza sessuale. Al 12 dicembre i casi erano stati 325, la stessa cifra dell'intero 2007 molti più del 2006.

Assalto alle coste Il ministro leghista Roberto Maroni ha fatto del contrasto all'immigrazione clandestina una delle priorità di governo. Finora però è stato sfortunato. Nel 2008 gli sbarchi dall'Africa sono moltiplicati, segnando un vertiginoso più 75 per cento: a Lampedusa e sulle coste di Calabria e Sardegna sono arrivati in 36.900. Sono cifre senza precedenti: i picchi del '98-'99 erano dovuti soprattutto all'emigrazione dai Balcani lungo la rotta albanese, in rapporto con il conflitto del Kosovo. Adesso invece i migranti arrivano dal Maghreb o dalla disperazione dell'Africa nera, partendo dagli scali libici riaperti dal governo di Tripoli dopo la vittoria elettorale di Berlusconi. In forte passivo anche il risultato dei rimpatri: nei primi sette mesi erano stati 4.082 su 14.420 nuovi arrivi e in tutto l'anno non dovrebbero avere superato gli ottomila. Mentre i bollettini delle questure sono pieni di espulsioni decretate ma teoriche, gli sforzi del ministro hanno permesso di noleggiare solo 38 voli charter per portare via 1199 extracomunitari.

Paura repressa Se i reati non cambiano perché la percezione di insicurezza appare in calo? "Semplice: c'è un blackout nelle informazioni. I tg e i grandi quotidiani non ne parlano quasi più". "Si è parlato molto meno di sicurezza e quindi si è creata sicurezza. Oggi la percezione del problema è di gran lunga inferiore rispetto a quanto accadeva in campagna elettorale, [...] mentre i dati oggettivi sono sostanzialmente stabili. Ma non è un metodo solo italiano, accade così in tutti i paesi occidentali". Il professor Amendola pone l'accento su un altro aspetto: "Questo governo abbassa l'ansia tentando di contestualizzare i delitti. Se c'è un omicidio e viene presentato come una vendetta privata, un litigio passionale o un'esecuzione di mafia, così non si crea senso di insicurezza". Molti omicidi restano così con moventi sospesi. Il tabaccaio ucciso nel Lodigiano a Capodanno: rapina o vendetta? Il gioielliere ammazzato nella sua villa da una gang romena alle porte di Roma: razzia o punizione? L'effetto silenziatore è stato paradossale a Napoli con l'omicidio di Antonio Metafora, avvocato settantenne molto noto ucciso nel suo studio in pieno centro. La versione iniziale? Lite per uno sfratto: un giovane si è vendicato per l'ingiunzione contro la madre. Insomma un caso banale. Solo in un secondo momento è stato fornito un quadro diverso: il legale aveva dato lo sfratto a un garage di Secondigliano gestito dalla camorra e il killer era genero del boss Licciardi. Metafora era stato già minacciato, conosceva il pericolo ma non si era arreso, venendo punito con tre colpi di revolver: ai funerali è stato paragonato a Giorgio Ambrosoli, ma la storia è rimasta nelle cronache locali.

La crisi criminogena Gli esperti sono convinti che il nuovo anno comporterà una sfida pesante: l'aumento dei reati predatori - furti e rapine - legato alla disoccupazione. Il questore di Treviso Damiano ha presentato lo scenario con chiarezza: "In quattro mesi hanno perso il lavoro 2500 persone, metà delle quali straniere. Mi pare evidente che gente senza lavoro, per mangiare, si deve arrangiare in qualche modo". "Il fenomeno sta emergendo con forza in Gran Bretagna, dove ci sono meno ammortizzatori sociali: la crisi sta facendo aumentare i reati di strada", spiega Savona. Ma l'impatto è stato misurato da uno studio di due professori, Riccardo Marselli e Marco Vannini: l'aumento di un punto del tasso di disoccupazione provoca 118 furti, 12 rapine e 0,2 omicidi in più ogni 100 mila abitanti. La loro analisi si spinge anche a calcolare il costo su scala nazionale per questi crimini da impoverimento: un miliardo di euro l'anno. E pensare che c'è chi teme un aumento della disoccupazione di due punti: una prospettiva, quella sì, da vera emergenza. Criminale, ma soprattutto sociale.
(Hanno collaborato Giorgio D'imporzano e Paolo Tessadri)

mercoledì 7 gennaio 2009

Israele e Palestina: le colpe e le ragioni/2

Tafanus Continuiamo il nostro excursus sugli avvenimenti che hanno condizionato il fallimento di tutte le trattative volte al raggiungimento di un accordo duraturo fra le due parti, e che hanno portato a quest'ultimo, duraturo scontro fra Israeliani e palestinesi.

Gli accordi di Wye: un nuovo punto di svolta?

Nel ’98 il processo di pace si trova nuovamente a un punto morto, e ancora una volta è la Casa Bianca a prendere l’iniziativa. L’incontro questa volta si svolge a Wye Mills, nel Maryland: Netanyahu insiste affinché venga cancellata dallo statuto dell’OLP la clausola che prevede la distruzione di Israele. Inoltre riguardo alla questione “sicurezza” non è disposto a scendere a compromessi, così dopo sei giorni di colloqui ordina alla sua delegazione di fare i bagagli.

Gli Americani però lo convincono a rimanere e così si arriva agli “accordi di Wye” che, tra le altre cose, prevedono: lo scambio “terra contro pace”, la repressione dei gruppi terroristici, il ritiro parziale dell'esercito israeliano, il trasferimento del 14,2 per cento della Cisgiordania sotto il controllo palestinese, corridoi di libero passaggio tra Gaza e la Cisgiordania, la liberazione di 750 detenuti palestinesi e la costruzione di un aeroporto palestinese a Gaza.

Sebbene entrambe le parti non attueranno completamente le clausole, il 7 settembre un nuovo fatto alimenta maggiormente le speranze di pace: Clinton, infatti, si reca a Gaza: è un gesto importante in quanto l’evento viene visto come una visita di Stato, come il riconoscimento di Arafat e dell’Autorità palestinese. In quella occasione, di fronte al Presidente degli Stati Uniti, il Consiglio palestinese, con un’alzata di mano, compie un gesto storico e vota la rescissione della clausola dello Statuto dell’OLP, in cui si chiede la distruzione dello Stato di Israele. (...che peraltro Arafat aveva già tolto dallo statuto dell'OLP fin dal 1988...)

17 maggio 1999, Barak è il nuovo Primo Ministro israeliano

Condoleezza-rice-ehud-barak Ehud Barak, leader del partito laburista, vince con largo margine contro Netanyahu e a settembre firma con Arafat un accordo per attuare gli accordi di Wye Mills: Israele libera 199 detenuti e comincia a passare il controllo di una parte della Cisgiordania ai Palestinesi. Riguardo questo ultimo punto il negoziatore israeliano, Oded Eran, suggerisce a Barak di fare una mappa con un’ipotesi di divisione della Cisgordania: si tratta di un progetto generale, ma i Palestinesi non lo apprezzano perché interpretano la proposta come un tentativo di spezzare la Cisgiordania stessa; questa la reazione del negoziatore palestinese Yasser Abed Rabbo: «Israele decideva unilateralmente il futuro della nostra terra, confiscando le terre. Dividere la Cisgiordania in tre parti e prevedere al loro interno comunque degli insediamenti…se è così, sanno che non accetteremo!». (...prima dell'arrivo di Barak, Netanyhau aveva provveduto, tanto per non sbagliare, a centuplicare gli insediamenti di coloni israeliani nei "territori" - da 2.000 a 200.000 - tanto per mettere i palestinesi e i futuri, eventuali negoziatori, davanti al fatto compiuto. Stronzo fino all'ultimo momento...)

Intanto Barak vuole rispettare la promessa fatta alle elezioni e porre fine, dopo 22 anni, all’occupazione delle terre in Libano meridionale, ma la trattativa non sembra avere sviluppi. È ancora l’America a “smuovere le acque” con un summit a Camp David.

Il summit di Camp David

Clinton, 10 luglio 2000: «Sono in partenza per Camp David per unirmi con il Primo Ministro Barak e il Presidente Arafat, con il tentativo di porre fine ai problemi tra Israele e Palestina. I due leader devono affrontare temi molto complessi, un successo sarà possibile solo in virtù di un compromesso basato su dei princìpi; entrambi avvertono il peso della storia ma sono certo che saranno all’altezza di questo momento storico. La strada per la pace, come sempre, è una strada a doppio senso di marcia».

Ma proprio nella prima fase del negoziato il Ministro degli Esteri israeliano presenta la mappa che precedentemente i Palestinesi avevano rifiutato di prendere in considerazione; Abu Ala, Primo Ministro Autorità Palestinesi, ricorda: «Fu uno shock, vedere quella mappa a Camp David! C’erano tutti e loro presentavano le stesse mappe!». Per uscire dall’empasse Clinton suggerisce uno scambio di terra in relazione al fatto che Israele vuole mantenere una parte della Cisgiordania per i suoi coloni. Arafat accetta, ma in cambio vuole della terra utilizzabile: «Non accetto che in cambio mi diano il deserto!».

Intanto in Medioriente la reazione di Ebrei e Palestinesi riguardo l’ipotesi di un compromesso sulle terre è simile: in Israele viene organizzata, contro Barak, la più grande manifestazione di destra della storia ebraica, mentre a Gaza e in Cisgiordania scoppiano numerosi disordini. L’ultima notte dei negoziati Clinton fa un’ultima proposta: la restituzione ai Palestinesi del 92 % dei territori occupati (inclusa la valle del Giordano) e di contro uno Statuto per Gerusalemme che avrebbe concesso il controllo israeliano della Montagna del Tempio.Bush-sharon

Abed Rabbo ricorda: «Arafat disse chiaramente: “Lei vuole partecipare al mio funerale?” Disse proprio così a Clinton: “Vuole che diventi un traditore? Lo vuole veramente?”». L’intermediario americano Dennis Ross, afferma: «Il problema con Arafat fu, con tutte le critiche che posso fare a Barak, che Barak era pronto ad affrontare la storia e la mitologia, il massimo che puoi chiedere a un leader, mentre Arafat non era disposto a fare i conti né con la storia né con la mitologia e creava un nuovo mito dicendo che non esisteva nessun tempio».

Il punto di vista di Arafat viene espresso invece in questi termini: «C’erano alcuni punti che nessuno al mio posto avrebbe potuto accettare. Avrei dovuto dar loro il controllo dello spazio aereo, che vuol dire? Insistevano per avere delle grandi basi navali complete di armamenti in una valle del Giordano soggetta al loro controllo, e poi dei confini fra noi e l’Egitto; chi può accettarli?!».

Fallisce così il summit di Camp David, definito da molti come “la grande occasione persa” da Arafat. Barak torna in Israele e comunica il fallimento, mentre Arafat viene accolto come un eroe da una folla che invoca una nuova intifada. Sharon si reca alla Montagna del Tempio, nasce l’intifada di al-Aqsa. Ma il 25 settembre del 2000 i due leader si incontrano nuovamente: Arafat si reca da Barak con tutta la leadership palestinese, da Abu Ala ad Abu Mazen. (...la ormai famosa "passeggiata" si Sharon è un altro segno di stupida provocazione, esattamente come l'apertura della galleria sotto la Via Dolorosa voluta da Netanyahu: a che pro farla, se non per esacerbare gli animi, e far riprendere azioni palestinesi, da poter poi opporre ai palestinesi stessi?...)

Shlomo Ben Ami, Ministro degli Esteri israeliano (2000-‘01), ricorda: «Fu l’incontro più piacevole e cordiale tra Israeliani e Palestinesi, che si possa immaginare. Con Barak e Arafat che sembravano due amanti. Nel bel mezzo di quel delizioso incontro, durante una cena, parlarono al telefono con Clinton, e Barak gli disse: “Riuscirò ad andare d’accordo con questo uomo ancora di più di quanto non abbia fatto Rabin!”».

Al termine della serata Arafat chiede a Barak di impedire a Ariel Sharon, capo della destra israeliana, di compiere la prevista visita alla Montagna del Tempio, dai musulmani altrimenti detta Haram el Sharif, la spianata delle moschee. Ma Barak non può evitarlo. Così il 28 settembre Sharon, si reca a Gerusalemme: «Sono qui con un messaggio di pace: credo che possiamo vivere pacificamente con i Palestinesi, sono qui in un luogo sacro per avere un’idea della situazione e vedere se è possibile compiere dei passi in avanti».

Nonostante Sharon utilizzi parole di pace, per i Palestinesi la sua è solo una provocazione e così subito dopo nasce l’intifada di al-Aqsa. Già nella prima giornata si registreranno 7 morti e 160 feriti. La rivolta si estende rapidamente in tutta la Cisgiordania e la striscia di Gaza. In una sola settimana muoiono 50 Palestinesi e 5 Israeliani. Il 12 ottobre del 2000 due riservisti israeliani sconfinano incidentalmente nel territorio palestinese e vengono arrestati. Poco dopo vengono linciati da una folla inferocita. Israele accusa l’Autorità palestinese: elicotteri israeliani distruggono la centrale della polizia palestinese, e lanciano numerosi attacchi su altri obiettivi in Cisgiordania e nella striscia di Gaza. La situazione ormai è precipitata; queste le parole di Arafat: «Il nostro popolo continua a camminare sulla strada per Gerusalemme, la capitale del nostro Stato indipendente! Accettare, non accettare…ma che vadano all’inferno!».

Sharon vince le elezioni

6 febbraio 2001 alle elezioni, il leader del Likud, Ariel Sharon, vince sul laburista Barak e diventa Primo Ministro. Intanto l’antica spirale di violenza continua a mietere vittime: non c’è giorno in cui un attacco kamikaze non uccida qualcuno, mentre le rappresaglie israeliane lasciano a terra centinaia di Palestinesi.Strage-scuola-ONU

Il 29 marzo 2002 Israele lancia l’operazione “scudo difensivo”: forte della sua schiacciante superiorità militare Israele rioccupa le principali città palestinesi, dando la caccia ai terroristi e alle loro infrastrutture. A Ramallah le forze israeliane entrano nel quartier generale di Arafat e tengono il leader palestinese in isolamento per 31 giorni. Quando le forze si ritirano, del processo di pace sono rimaste solo le macerie.

Il 20 dicembre 2002 l’Unione Europea, Usa, Russia e Onu si incontrano a Washington dove elaborano una prima bozza per una nuova trattativa di pace, la “Road map”. Il 30 aprile la “Road map” viene consegnata a Sharon, che la definisce “il male minore”, e ad Abu Mazen.

Il meeting di Sharm el-Sheik

Nel giugno del 2003
finalmente a Sharm el-Sheik Sharon e Abu Mazen si stringono la mano davanti a Bush. Ma ben presto anche la “Road map” si rivela in tutta la sua fragilità. Nel frattempo in Israele gli attentati continuano a spargere sangue; la politica di Sharon ha portato alla costruzione di un muro tra Israele e i territori occupati dai Palestinesi, ma allo stesso tempo anche al ritiro israeliano da Gaza, tra le proteste dei coloni.

Oggi, nel dopo Arafat, pesano ancora numerosi interrogativi: quali saranno gli uomini della nuova leadership palestinese? E soprattutto, in che direzione porterà l’intera “questione Mediorientale”? Pochi mesi prima di morire Arafat ha detto: «Per quanto mi riguarda io sarò o libero o martire». La storia darà la sua sentenza.

Purtroppo adesso le prime risposte stanno arrivando dalla "cronaca". Dalla cronaca nera.

lunedì 5 gennaio 2009

Israele, Gaza, e il rischio latente del razzismo

Tafanus ...facendo l'ennesima, inutile, superflua premessa che NON SONO RAZZISTA, cosa comprovata dai posts che Tafanus ha dedicato alla shoah, ribadisco, motivandolo, il pericolo che molte persone del mio tipo possano passare, a causa degli ultimi avvenimenti, da uno stato di latente ma crescente avversione verso le politiche israeliane, ad una viscerale generalizzazione razzista verso gli ebrei. Chi stamattina ha ascoltato le parole forsennate di Fiamma Nierenstein su RaiNews24, o le tesi di un Gasparri sempre più simile a Marcoré, che ripete "a pappagallo" le tesi dei falchi israeliani, capisce cosa voglio dire...

Ho passato l'ultima sera dell'anno a casa di un amico di sinistra, col quale ho "discusso animatamente" per tutta la sera, perchè sosteneva la tesi che Israele fa bene a fare ciò che sta facendo, NEI MODI in cui lo sta facendo, perchè hamas continua a rompere le palle coi tubi kassam. Vero: Israele ha il diritto di difendersi, ma nella civiltà occidentale (e nella mia morale personale), esiste un criterio ineludibile, che è quello della proporzionalità fra mezzi d'offesa, e mezzi di reazione. Se uno mi spara con un fucile ad aria compressa, io non posso rispondere con un fucile a pompa, o con un cannone..

Poi, esistono aspetti cronologici, che non possono essere ignorati: Hamas non ha "rotto la tregua": semplicemente, i termini di durata della tregua siglata nel 2006 sono scaduti. Nel frattempo, sono continuate le demolizioni delle case dei sospetti simpatizzanti di hamas, i razzi aria-terra sparati da elicotteri israeliani su cortei di nozze, perchè "forse" c'era un vice-sotto capo di hamas, la sordità di Israele a tutti gli appelli lanciati dal "mondo ragionevole", il mancato rispetto delle risoluzioni ONU, l'innalzamento di muri in calcestruzzo, ostacoli fisici e simbolici al ritrovamento non solo di una qualche normalità di rapporti, ma persino alla possibilità di riaprire un serio discorso sull'argomento. Difficile trattare con chi esercita solo la politica della sopraffazione.

Non è un caso che durante il periodo della tregua ci siano stati oltre 500 morti palestinesi, e 19 israeliani. Poi, da dieci giorni, i morti palestinesi sono diventati mille (di cui circa cento bambini), quelli israeliani sono diventati venticinque. Vogliamo ricordarlo? nel sud del Libano il rapporto fra morti ammazzati israeliani ed hezbollah è stato di uno a dieci (come alle Fosse Ardeatine); a Gaza, gli israeliani hanno migliorato le loro performances, portandosi alla ratio di uno a quaranta. Un esercito fra i più potenti del mondo, contro una colonia di straccioni.

Ho sentito da più parti dire che è colpa dei palestinesi di Gaza, che non tarpano, essi stessi, le ali di hamas. Facile a dirsi. Sfugge che i terroristi di hamas non sono TUTTA la popolazione che ha votato per Abu Mazen, ma una minoranza. Minoranza, però, armata, addestrata, nascosta, determinata. Chi dovrebbe combatterla, questa banda? i ragazzi che costituiscono la metà della popolazione di Gaza? le donne? gli sconfitti e minoritari seguaci di Al Fatah?

Ecco cosa scrive "La Stampa" [articolo "La Stampa] , giornale non classificabile come "sovversivo":

[...li esperti calcolano che l'ala militare, denominata brigate Izz-al-Din al Qassam disponga di circa 15.000 combattenti, anche se a questa cifra andrebbe aggiunto il sostegno di quasi tutta la popolazione della Striscia. Piuttosto, le tattiche usate negli ultimi tempi, il ricorso a gallerie sotterranee per i rifornimenti e l'occultamento dei missili nonché la perizia dimostrata dai militanti sul terreno paiono certificare che i guerriglieri hanno ricevuto un nuovo addestramento sull'esempio degli Hezbollah sciiti del Libano. In vent'anni, un movimento che fu registrato in Israele come costola dei Fratelli Musulmani e inizialmente il governo Begin tollerò, incoraggiò quasi in chiave anti-Fatah (allora a condurre i giochi era ancora Yasser Arafat), è cresciuto e si è «incistato» proprio in quei luoghi che sessant'anni di guerre hanno ridotto sempre più a sentine del mondo.

Adesso le organizzazioni islamiche insorgono da tutti gli angoli del globo in difesa di Hamas, nell'intero Occidente si moltiplicano i cortei di protesta, da Beirut risuona perfino l'anatema di Hassan Nasrallah, e gli stragisti rischiano di tramutarsi in campioni dell'Islam...]

Vogliamo ricordarlo? Hamas nasce anche col favore degli USA (non lo dimentichi neanche Obama). Nasce per contrastare il terrorista Yasser Arafat. Qualcuno ricorda ancora l'assedio ad Arafat, condotto da Israele con la piena approvazione di USA e Gran Bretagna? Non ricordo questo per elogiare Hamas. Lo ricordo per sottolineare il fatto che ad Israele non piace NULLA che possa anche lontanamente ostacolare il suo disegno di crescente egemonia nell'area. Non piaceva Arafat, non piacevano e non piacciono le risoluzioni dell'ONU, non piacevano i kamikaze (è giusto e logico), ma non piacevano neanche i ragazzini con le fionde, ai quali spezzavano le braccia, con un grosso sasso, dopo averle poggiate su un ceppo. Ormai, a difesa di questa politica-bidone, che non porta da nessuna parte, sono rimasti solo un gruppo di "giapponesi nella giungla": i governanti israeliani (of course), Fiamma Nierenstein, gli epìgoni di Oriana Fallaci, Berlusconi, Bush, Frattini lo Sciatore, Gasparri il Pappagallo, il neo-ebreo Fini con kippa in testa, e pochi altri.

I cosiddetti arabi moderati (a cominciare dalla Giordania) si stanno rivoltando contro. Le manifestazioni anti-israele in occidente si moltiplicano. Gordon Brown prende le distanze. L'Iran attende fiducioso gli sviluppi. Ogni bambino ammazzato, porta migliaia di moderati occidentali a schierarsi a favore dei palestinesi (si sa, i figli "sò  piezze 'e core"). I risultati in termini di politica estera e di immagine internazionale che Israele sta ottenendo sono disastrosi. Quelli militari, se è vero che hanno ammazzato 250 "soldati" di hamas su 15.000, e se è vero che non hanno trovato un solo deposito di razzi kassam, sono nulli. Se riusciranno a far fuori Abu Mazen, consegneranno la protesta palestinese a ben cinque gruppi, a sinistra di Hamas, ben più estremisti (ad iniziare dalla famigerata "jihād islamica"). Ecco, viene il feroce sospetto che, a due mesi dalle elezioni, Israele abbia scatenato questa battaglia "a chi ce l'ha più duro" per fini quasi esclusivamente di politica interna. Cosa fare "dopo" si vedrà. Per ora, sfugge non il senso dell'attacco a hamas, ma i modi,

Che senso ha bombardare una moschea? Gli israeliani sanno benissimo che i razzi kassam sono sottoterra, dove nessuna bomba israeliana può arrivare. Che senso ha prendere a cannonate un'auto con una famiglia dentro? Che senso ha sparare su qualunque cosa si muova, incluse le ambulanze che cercano di trasporare migliaia di feriti da Gaza Nord (dove non c'è più un letto in ospedale, una confezione di antibiotici, una garza) verso gli ospedali del Sud? Se il comportamento dell'esercito israeliano dovesse essere passato al setaccio della convenzione di Ginevra, credo che dovremmo arrivare a delle conclusioni alle quali, per il momento, non vogliamo arrivare. Qualcuno li fermi, prima che la critica diventi razzismo diffuso.

Prima di sparare su Abu Mazen, proviamo a ricordare come si sia comportata la Repubblica Democratica di Israele?

Di seguito si riportano le principali risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che esprimono condanna dell'operato di Israele. Le risoluzioni sono citate per numero e data; se ne indicano inoltre degli estratti che ne illustrano il contenuto.Sabrachatila

Risoluzione n. 93 (18 maggio 1951)
Il CS decide che ai civili arabi che sono stati trasferiti dalla zona smilitarizzata dal governo di Israele deve essere consentito di tornare immediatamente nelle loro case e che la Mixed Armistice Commission deve supervisionare il loro ritorno e la loro reintegrazione nelle modalità decise dalla Commissione stessa.

Risoluzione n. 101 (24 novembre 1953)
Il CS ritiene che l'azione delle forze armate israeliane a Qibya del 14-15 ottobre 1953 e tutte le azioni simili costituiscano una violazione del cessate-il-fuoco (risoluzione 54 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU); esprime la piu' forte censura per questa azione, che puo' pregiudicare le possibilita' di soluzione pacifica; chiama Israele a prendere misure effettive per prevenire tali azioni.

Risoluzione n. 106 (29 marzo 1955)
Il CS osserva che un attacco premeditato e pianificato ordinato dalle autorità israeliane e' stato commesso dalle forze armate israeliane contro le forze armate egiziane nella Striscia di Gaza il 28 febbraio 1955 e condanna questo attacco come una violazione del cessate-il-fuoco disposto dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU.

Risoluzione n. 111 (19 gennaio 1956)
Il CS ricorda al governo israeliano che il Consiglio ha già condannato le azioni militari che hanno rotto i Trattati dell'Armistizio Generale e ha chiamato Israele a prendere misure effettive per prevenire simili azioni; condanna l'attacco dell'11 dicembre 1955 sul territorio siriano come una flagrante violazione dei provvedimenti di cessate-il-fuoco della risoluzione 54 (1948) e degli obblighi di Israele rispetto alla Carta delle Nazioni Unite; esprime grave preoccupazione per il venire meno ai propri obblighi da parte del governo israeliano.

Risoluzione n. 162 (11 aprile 1961)
Il CS chiede urgentemente ad Israele di rispettare le decisioni delle Nazioni Unite.

Risoluzione n. 171 (9 aprile 1962)
Il CS riscontra le flagranti violazioni operate da Israele nel suo attacco alla Siria.

Risoluzione n. 228 (25 novembre 1966)
Il CS censura Israele per il suo attacco a Samu, in Cisgiordania, sotto il controllo giordano.

Risoluzione n. 237 (14 giugno 1967)
Il CS chiede urgentemente a Israele di consentire il ritorno dei nuovi profughi palestinesi del 1967.

Risoluzione n. 248 (24 marzo 1968)
Il CS condanna Israele per il suo attacco massiccio contro Karameh, in Giordania.

Risoluzione n. 250 (27 aprile 1968)
Il CS ingiunge a Israele di astenersi dal tenere una parata militare a Gerusalemme.

Risoluzione n. 251 (2 maggio 1968)
Il CS deplora profondamente la parata militare israeliana a Gerusalemme, in spregio alla risoluzione 250.

Risoluzione n. 252 (21 maggio 1968)
Il CS dichiara non valido l'atto di Israele di unificazione di Gerusalemme come capitale ebraica.

Risoluzione n. 256 (16 agosto 1968)
Il CS condanna gli attacchi israeliani contro la Giordania come flagranti violazioni.

Risoluzione n. 259 (27 settembre 1968)
Il CS deplora il rifiuto israeliano di accettare una missione dell'ONU che verifichi lo stato di occupazione.

Risoluzione n. 262 (31 dicembre 1968)
Il CS condanna Israele per l'attacco all'aeroporto di Beirut.

Risoluzione n. 265 (1 aprile 1969)
Il CS condanna Israele per gli attacchi aerei su Salt in Giordania.

Risoluzione n. 267 (3 luglio 1969)
Il CS censura Israele per gli atti amministrativi tesi a cambiare lo status di Gerusalemme.

Risoluzione n. 270 (26 agosto 1969)
Il CS condanna Israele per gli attacchi aerei sui villaggi del Sud del Libano.

Risoluzione n. 271 (15 settembre 1969)
Il CS condanna Israele per non aver obbedito alle risoluzioni dell'ONU su Gerusalemme.

Risoluzione n. 279 (12 maggio 1969)
Il CS chiede il ritiro delle forze israeliane dal Libano.

Risoluzione n. 280 (19 maggio 1969)
Il CS condanna gli attacchi israeliani contro il Libano.

Risoluzione n. 285 (5 settembre 1970)
Il Cs chiede l'immediato ritiro israeliano dal Libano.

Risoluzione n. 298 (25 settembre 1971)
Il CS deplora che Israele abbia cambiato lo status di Gerusalemme.

Risoluzione n. 313 (28 febbraio 1972)
Il CS chiede che Israele ponga fine agli attacchi contro il Libano.

Risoluzione n. 316 (26 giugno 1972)
Il CS condanna Israele per i ripetuti attacchi sul Libano.

Risoluzione n. 317 (21 luglio 1972)
Il CS deplora il rifiuto di Israele di rilasciare gli Arabi rapiti in Libano.

Risoluzione n. 332 (21 aprile 1973)
Il CS condanna i ripetuti attacchi israeliani contro il Libano.

Risoluzione n. 337 (15 agosto 1973)
Il CS condanna Israele per aver violato la sovranità del Libano.

Risoluzione n. 347 (24 aprile 1974)
Il CS condanna gli attacchi israeliani sul Libano.

Risoluzione n. 425 (19 marzo 1978)
Il CS ingiunge a Israele di ritirare le sue forze dal Libano.

Risoluzione n. 427 (3 maggio 1979)
Il CS chiama Israele al completo ritiro delle proprie forze dal Libano.

Risoluzione n. 444 (19 gennaio 1979)
Il CS deplora la mancanza di cooperazione di Israele con il contingente di peacekeeping dell'ONU.

Risoluzione n. 446 (22 marzo 1979)
Il CS determina che gli insediamenti israeliani sono un grave ostacolo alla pace e chiama Israele al rispetto della Quarta Convenzione di Ginevra.

Risoluzione n. 450 (14 giugno 1979)
Il CS ingiunge a Israele di porre fine agli attacchi contro il Libano.

Risoluzione n. 452 (20 luglio 1979)
Il CS ingiunge a Israele di smettere di costruire insediamenti nei territori occupati.

Risoluzione n. 465 (1 marzo 1980)
Il CS deplora gli insediamenti israeliani e chiede a tutti gli stati membri di non sostenere il programma di insediamenti di Israele.

Risoluzione n. 467 (24 aprile 1980)
Il CS deplora con forza l'intervento militare israeliano in Libano.

Risoluzione n. 468 (8 maggio 1980)
Il CS ingiunge a Israele di annullare le espulsioni illegali di due sindaci e un giudice palestinesi, e di facilitare il loro ritorno.

Risoluzione n. 469 (20 maggio 1980)
Il CS deplora con forza la non osservanza da parte di Israele dell'ordine di non deportare Palestinesi.

Risoluzione n. 471 (5 giugno 1980)
Il CS esprime grave preoccupazione per il non rispetto da parte di Israele della Quarta Convenzione di Ginevra.

Risoluzione n. 476 (30 giugno 1980)
Il CS ribadisce che le rivendicazioni israeliane su Gerusalemme sono nulle.

Risoluzione n. 478 (20 agosto 1980)
Il CS censura con la massima forza Israele per le rivendicazioni su Gerusalemme contenute nella sua "Legge Fondamentale".

Risoluzione n. 484 (19 dicembre 1980)
Il CS formula l'imperativo che Israele riammetta i due sindaci palestinesi deportati.

Risoluzione n. 487 (19 giugno 1981)
Il CS condanna con forza Israele per l'attacco alle strutture nucleari dell'Iraq.

Risoluzione n. 497 (17 dicembre 1981)
Il CS dichiara nulla l'annessione israeliana delle Alture del Golan e chiede ad Israele di annullare immediatamente la propria decisione.

Risoluzione n. 498 (18 dicembre 1981)
Il CS ingiunge a Israele di ritirarsi dal Libano.

Risoluzione n. 501 (25 febbraio 1982)
Il CS ingiunge a Israele di interrompere gli attacchi contro il Libano e di ritirare le sue truppe.

Risoluzione n. 509 (6 giugno 1982)
Il CS chiede che Israele ritiri immediatamente e incondizionatamente le sue forze dal Libano.

Risoluzione n. 515 (19 giugno 1982)
Il CS chiede che Israele tolga l'assedio a Beirut e consenta l'entrata di rifornimenti alimentari.

Risoluzione n. 517 (4 agosto 1982)
Il CS censura Israele per non aver ubbidito alle risoluzioni dell'ONU e chiede ad Israele di ritirare le sue forze dal Libano.

Risoluzione n. 518 (12 agosto 1982)
Il CS chiede ad Israele piena cooperazione con le forze dell'ONU in Libano.

Risoluzione n. 520 (17 settembre 1982)
Il CS condanna l'attacco israeliano a Beirut Ovest.

Risoluzione n. 573 (4 ottobre 1985)
Il Cs condanna vigorosamente Israele per i bombardamenti su Tunisi durante l'attacco al quartier generale dell'OLP.

Risoluzione n. 587 (23 settembre 1986)
Il CS ricorda le precedenti richieste affinchè Israele ritirasse le sue forze dal Libano e chiede con urgenza a tutte le parti di ritirarsi.

Risoluzione n. 592 (8 dicembre 1986)
Il CS deplora con forza l'uccisione di studenti palestinesi dell'Università di Birzeit ad opera delle truppe israeliane.

Risoluzione n. 605 (22 dicembre 1987)
Il CS deplora con forza le politiche e le pratiche israeliane che negano il diritti umani dei Palestinesi.

Risoluzione n. 607 (5 gennaio 1988)
Il CS ingiunge a Israele di non deportare i Palestinesi e gli chiede con forza di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra.

Risoluzione n. 608 (14 gennaio 1988)
Il CS si rammarica profondamente che Israele abbia sfidato l'ONU e deportato civili palestinesi.

Risoluzione n. 636 (14 giugno 1989)
Il CS si rammarica profondamente della deportazione di civili palestinesi da parte di Israele.

Risoluzione n. 641 (30 agosto 1989)
Il CS deplora che Israele continui nelle deportazioni di Palestinesi.

Risoluzione n. 672 (12 ottobre 1990)
Il CS condanna Israele per violenza contro i Palestinesi a Haram al-Sharif/Tempio della Montagna.

Risoluzione n. 673 (24 ottobre 1990)
Il CS deplora il rifiuto israeliano di cooperare con l'Onu.

Risoluzione n. 681 (20 dicembre 1990)
Il CS deplora che Israele abbia ripreso le deportazioni di Palestinesi.

Risoluzione n. 694 (24 maggio 1991)
Il CS deplora la deportazione di Palestinesi ad opera di Israele e ingiunge ad Israele di assicurare loro un sicuro e immediato ritorno.

Risoluzione n. 726 (6 gennaio 1992)
Il CS condanna con forza la deportazione di Palestinesi ad opera di Israele.

Risoluzione n. 799 (18 dicembre 1992)
Il CS condanna con forza la deportazione di 413 Palestinesi da parte di Israele e chiede il loro immediato ritorno.

Risoluzione n. 904(18 marzo 1994)
Il CS: sconcertato dallo spaventoso massacro commesso contro fedeli palestinesi nella Moschea Ibrahim di Hebron il 25 febbraio 1994, durante il Ramadan; gravemente preoccupato dai conseguenti incidenti nei territori palestinesi occupati come risultato del massacro, che evidenzia la necessita' di assicurare protezione e sicurezza al popolo palestinese; prendendo atto della condanna di questo massacro da parte della comunita' internazionale; riaffermando le importanti risoluzioni sulla applicabilita' della Quarta Convenzione di Ginevra ai territori occupati da Israele nel giugno 1967, compresa Gerusalemme, e le conseguenti responsabilita' israeliane. Condanna con forza il massacro di Hebron e le sue conseguenze, che hanno causato la morte di oltre 50 civili palestinesi e il ferimento di altre centinaia e ingiunge ad Israele, la potenza occupante, di applicare misure che prevengano atti illegali di violenza da parte di coloni israeliani, come tra gli altri la confisca delle armi.

Risoluzione n. 1402 (30 marzo 2002)
Il CS alle truppe israeliane di ritirarsi dalle città palestinesi, compresa Ramallah.

Risoluzione n. 1403 (4 aprile 2002)
Il CS chiede che la risoluzione 1402 (2002) sia applicata senza ulteriori ritardi.

Risoluzione n. 1405 (19 aprile 2002)
Il CS chiede che siano tolte le restrizioni imposte, soprattutto a Jenin, alle operazioni delle organizzazioni umanitarie, compreso il Comitato Internazionale della Croce Rossa e l'Agenzia dell'ONU per l'Assistenza e il Lavoro per i Profughi Palestinesi in Medio Oriente (Unwra).

Risoluzione n. 1435 (24 settembre 2002)
Il CS chiede che Israele ponga immediatamente fine alle misure prese nella città di Ramallah e nei dintorni, che comprendono la distruzione delle infrastrutture civili e di sicurezza palestinesi; chiede anche il rapido ritiro delle forze di occupazione israeliane dalle citta' palestinesi e il loro ritorno alle posizioni tenute prima di settembre 2000.

Fonti:

1. Paul Findley, Deliberate Deceptions: Facing the Facts about the US/Israeli Relationship (Chicago: Lawrence Hill, 1993)

2. http://www.un.org/documents/scres.html

A cura del Comitato contro la Guerra dell'Universita' di Roma "Tor Vergata"

                                                                   [Forum Palestina]

Gazachild Il commento di Vittorio Zucconi

C’è poi un’altra domanda da porsi di fronte all’eterna tentazione della risposta militare forte al tormento del terrorismo, con gli “effetti collateriali” che bombardamenti e cannoneggiamenti inevitabilmente producono, per quanto nobili siano le intenzioni, come questo atroce ragazzino palestinese con la mano contratta dal dolore o dalle lesioni cerebrali subite: non è che per caso, storia alla mano, le bombe producano sempre più nemici di quanti ne eliminino? Tutti gli studi condotti dagli Alleati dopo la Seconda Guerra Mondiale, come mi disse l’economista John Kenneth Galbraith che li aveva condotti per conto della US Air Force, hanno concluso che i bombardamenti a tappeto delle città non avevano affatto piegato, ma al contrario indurito, il morale degli abitanti di città vittimizzate come Berlino, Dresda o Londra.
 

Tafanus: Ricciardi inchioda Meloni in Aula: “Ma cosa festeg...

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