martedì 30 giugno 2009

Per fatto personale: congratulazioni alla mia pronipotina Mae, italo-honduregna "molto abbronzata"

MaeQualcuno di voi ricorderà la storia di mio nipote napoletano 'Aitano (in italiano: Gaetano), che alcuni anni fa si è trasferito con due suoi amici a Roatan, un'isola dei Caraibi honduregni, per aprire un piccolo villaggio turistico. A Roatan 'Aitano, autocertificato di destra, ha sposato Lydia, una honduregna "piuttosto abbronzata" (per dirla con Calderoli), dalla quale nel '99 ha avuto una bambina, sempre "abbastanza abbronzata", di nome Mae, riprodotta qui in una foto di due anni fa, al matrimonio di mia figlia Marianna.

Mae, durante una vacanza a Formia, è andata a fare il bagno in piscina. Aveva 7 anni, e doppio passaporto, italo-honduregno. Cresciuta a Roatan quasi allo stato brado, è stata notata, mentre nuotava, dal responsabile del centro federale della federazione nuoto, che praticamente l'ha "sequestrata", ed ha convinto la bimba ed i genitori a farle fare le scuole a Formia, e a farle fare nuoto agonistico sotto la guida della FIN.

Adesso Mae vive per 9 mesi all'anno a Formia, e ieri è diventata "famosa", perchè ha vinto la medaglia di bronzo ai campionati nazionali italiani per bambini nati nell'anno '99 e successivi, specialità delfino. Non chiedetemi su quale distanza, perchè non lo so. Oggi le ho parlato a telefono, e mi sono dimenticato di chiedere. Mae, che è perfettmente trilingue (spagnolo, inglese e italiano), mi ha spiegato che l'altro giorno avevano "giocato a fare i giochi", e che non aveva vinto. Beata fanciullezza!

 

lunedì 29 giugno 2009

...e berlusconi corteggia la corte (o viceversa?)

Tafanus ...questa repubblica delle banane ha smarrito il senso del limite fra pubblico e privato. Sempre Lui. Sempre questo nanerottolo della politica e dell'etica. A poche settimane dalla decisione della Consulta sul lodo Alfano (quello che rende papi intoccabile anche in caso di omicidio volontario premeditato) le istituzioni in blocco si dimostrano incapaci di recuperare un minimo di dignità ed autonomia. Questo il  nuovo, imbarazzante scoop dell'Espresso...

Silvio fa la corte

(di Peter Gomez - l'Espresso)

Espresso La cena segreta con Alfano e due giudici costituzionali. Parlando di riforme per azzerare i pm. Mentre proprio la Consulta si dovrà pronunciare sull'immunità del premier
 
Le auto con le scorte erano arrivate una dopo l'altra poco prima di cena. Silenziose, con i motori al minimo, avevano imboccato una tortuosa traversa di via Cortina d'Ampezzo a Roma dove, dopo aver percorso qualche tornante, si erano infilate nella ripida discesa che portava alla piazzola di sosta di un'elegante palazzina immersa nel verde. Era stato così che in una tiepida sera di maggio i vicini di casa del giudice della Corte costituzionale Luigi Mazzella, avevano potuto assistere al preludio di una delle più sconcertanti e politicamente imbarazzanti riunioni, organizzate dal governo Berlusconi. Un incontro privato tra il premier e due alti magistrati della Consulta, ovvero l'organismo che tra poche settimane dovrà finalmente decidere se bocciare o meno il Lodo Alfano: la legge che rende Silvio Berlusconi improcessabile fino alla fine del suo mandato.

Del resto che quello fosse un appuntamento particolare, gli inquilini della palazzina lo avevano capito da qualche giorno. Ilva, la moglie di Mazzella, aveva chiesto loro con anticipo di non posteggiare autovetture davanti ai garage. "Non stupitevi se vedrete delle body-guard e se ci sarà un po' di traffico, abbiamo ospiti importanti...", aveva detto la signora Mazzella alle amiche. Così, stando a quanto 'L'espresso' è in grado ricostruire, a casa del giudice si presentano Berlusconi, il ministro della Giustizia, Angiolino Alfano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini. Con loro arriva anche un altro collega di Mazzella, la toga Paolo Maria Napolitano, eletto alla Consulta nel 2006, dopo essere stato capo dell'ufficio del personale del Senato, capo gabinetto di Gianfranco Fini nel secondo governo Berlusconi e consigliere di Stato.

    ...carlo vizzini, galantuomo...
Vizzini_berlusconi Più fonti concordano nel riferire che uno degli argomenti al centro della riunione è quello delle riforme costituzionali in materia di giustizia. Sul punto infatti Berlusconi e Mazzella la vedono allo stesso modo. Non per niente il giudice padrone di casa è stato, per scelta del Cavaliere, prima avvocato generale dello Stato e poi, nel 2003, ministro della Funzione pubblica, in sostituzione di Franco Frattini, volato a Bruxelles come commissario europeo. Infine l'elezione alla Consulta a coronamento di una carriera di successo, iniziata negli anni Ottanta, quando il giurista campano militava in un partito non certo tenero con i magistrati, come il Psi di Bettino Craxi, diventando quindi collaboratore e capo di gabinetto di vari ministri, tra cui il suo amico liberale Francesco De Lorenzo (all'epoca all'Ambiente), poi condannato e incarcerato per le mazzette incassate quando reggeva il dicastero della Sanità.

La cena dura a lungo. E a tenere banco è il presidente del Consiglio. Berlusconi sembra un fiume in piena e ripropone, tra l'altro, ai presenti una sua vecchia ossessione: quella di riuscire finalmente a riformare la giustizia abolendo di fatto i pubblici ministeri e trasformandoli in "avvocati dell'accusa".

L'idea, con Mazzella e Napolitano, sembra trovare un terreno particolarmente fertile. Il giudice padrone di casa non ha mai nascosto il suo pensiero su come dovrebbero funzionare i tribunali. Più volte Mazzella, come hanno in passato scritto i giornali, ha ipotizzato che la funzione di pm fosse svolta dall'avvocatura dello Stato. Solo che durante l'incontro carbonaro l'alto magistrato si trova a confrontarsi con uno che, in materia, è ancora più estremista di lui: il plurimputato e pluriprescritto presidente del Consiglio. E il risultato della discussione, a cui Vizzini, Alfano e Letta assistono in sostanziale silenzio, sta lì a dimostrarlo.

'L'espresso' ha infatti potuto leggere una bozza di riforma costituzionale consegnata a Palazzo Chigi un paio di giorni dopo il vertice. Una bozza che adesso circola nei palazzi del potere ed è anche arrivata negli uffici del Senato in attesa di essere trasformata in un articolato e discussa. Si tratta di quattro cartelle, preparate da uno dei due giudici, in cui viene anche rivisto il titolo quarto della carta fondamentale, quello che riguarda l'ordinamento della magistratura. Nove articoli che spazzano via una volta per tutte gli 'odiati' pubblici ministeri che dovrebbero essere sostituiti da funzionari reclutati anche tra gli avvocati e i professori universitari.

Per questo è previsto che nasca un nuovo Consiglio superiore della magistratura (Csm) aperto solo ai giudici, presieduto sempre dal presidente della Repubblica, ma nel quale entrerà di diritto il primo presidente della Corte di cassazione, escludendo invece il procuratore generale degli ermellini.

L'obiettivo è evidente. Impedire indagini sui potenti e sulla classe politica senza il placet, almeno indiretto, dell'esecutivo. Del resto il progetto di Berlusconi di incrementare l'influenza della politica in tutti i campi riguardanti direttamente o indirettamente la giustizia trova conferma anche in altri particolari. Per il premier va rivisto infatti pure il modo con cui vengono scelti i giudici della Corte costituzionale aumentando il peso del voto del parlamento. Anche la riforma della Consulta è un vecchio pallino di Mazzella [...]

Oggi, negli anni dell'impero Berlusconi, un imputato che fonda buona parte del proprio futuro politico sulle decisioni della Corte, che dovrà pronunciarsi sul Lodo Alfano, può persino trovare due dei suoi componenti disposti a discutere segretamente a cena con lui delle fondamenta dello Stato. E lo fa sapendo che non gli può accadere nulla. Al contrario di quelli dei tribunali, le toghe della Consulta, non possono ovviamente essere ricusate. E dalla loro decisione passerà la possibilità o meno di giudicare il premier nei processi presenti e futuri. A partire dal caso Mills e dal procedimento per i fondi neri Mediaset.
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Chi è Carlo Vizzini - Nel 1993 viene indagato per lo scandalo delle tangenti Enimont con l'accusa di aver ricevuto un finanziamento illecito di 300 milioni di lire. Condannato in primo grado, il reato si estingue per prescrizione in appello. Viene invece assolto dal Tribunale dei ministri dall'accusa di aver percepito illecitamente denaro quando era in carica al Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni (oggi Ministero delle Comunicazioni). Il pentito di mafia Massimo Ciancimino (figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino) lo accusa di avergli pagato tangenti per 900 mila euro, per questo è iscritto nel registro degli indagati della DDA di Palermo per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra assieme ai politici dell'Udc Totò Cuffaro, Saverio Romano e Salvatore Cintola. Con la ricezione dell'avviso di garanzia, è costretto a rassegnare le dimissioni dalla Commissione Parlamentare Antimafia

sabato 27 giugno 2009

26 Giugno - La stampa komunista (Financial Tiimes ed Economist) all'attacco del Cav.

20090625 Gli ultimi carichi da novanta arrivano al Cavaliere da due noti giornali comunisti: il Financial Times e l'Economist, che nei loro "retroscena" parlano ormai senza mezzi termini di un futuro "senza Berlusconi", dal quale anche molti affezionati "clientes" iniziano a prendere le distanze, prima di lasciarsi sorprendere a bordo di un'auto che, nel pieno di una discesa mpzzafiato, resta improvvisamente senza freni... Primi segnali della serie "i topi che abbandonano la nave che affonda" Comunque, nessuna preoccupazione: sono solo fandonie. Tutti sanno che questi due giornali sono manovrati da Franceschini e da D'Alema. [Sunto degli articoli]

mercoledì 24 giugno 2009

Buon Compleanno a Roberto il Partigiano, decano del Blog

Fattoressa-17Caro Roberto, volevo regalarti una bella foto con le candeline, ma non sono riuscito a trovare, su piazza, 85 (ottantacinque) candeline, quindi spero di farti cosa gradita ricordandoti in questa storica foto di Firenze, emblematica della nostra STORIA, che va a spasso col nostro tenerissimo FUTURO, il grande-piccolo Riccardino.

Spero che tu riesca anche solo lontanamente ad immaginare quale coltre di affetto e di riconoscenza tu ti sia conquistato nella nostra grande famiglia. Ieri quelli come te ci hanno resi liberi dai  maiali nazifascisti. Oggi tocca a noi e ai nostri figli liberare il paese dai maiali di produzione locale. Speriamo di farcela, anche perchè lo dobbiamo a te, e a quelli come te. Viva Roberto, Viva tutte le lotte di liberazione.
Tafanus Antonio

martedì 23 giugno 2009

Il "dossier papi" sulla stampa estera: Tutti i links agli articoli dei maggiori giornali, dal 16 maggio ad oggi. Un documento da conservare.

Papy-e-pappa.

Dal 16 maggio ad oggi, decine di giornali e di TV di tutto il mondo hanno considerato l’affaire “papi – Noemi – troiette varie” qualcosa di devastante per la politica e l’immagine dell’Italia. Tutti, tranne il nuovo maggiordomo del TgUno Augusto Minzolini,  che “non parla di voci prive di riscontri.  Pensavamo che nessuno potesse fare peggio di Mimun, di Fede, di Vespa. Sbagliavamo.

Ecco l’elenco (parziale) delle testate estere (solo di quelle scritte in lingue a noi abbastanza note) che non la pensano come Minzolini. E’ un elenco di circa QUARANTA testate. Tutte serie. Nessuna di gossip. Scelti solo in sei delle 200 lingue nelle quali si pubblicano giornali nel mondo. Per un totale di 110 articoli.

Minzolini-berlusconi

Il "dossier papi-noemi" sulla stampa estera, con tutti i links ed i sommarietti dal 16 maggio al 22 giugno, possono essere scaricati in formato word al seguente [link], perchè altrimenti il post diventa troppo lungo.

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...a beneficio di Mingiolini e di J. Clemente Minimum...

L'elenco delle quaranta testate maggiori (solo nelle lingue più conosciute) che, al contrario di questi due giornalisri a libro-paga di Berlusconi, pensano che l'affaire PUTTANOPOLI abbia un rilievo politico, e non gossipparo.

ABC, BBC World, Bild, Brisbane Times, Christian Science Monitor, Daily Mail, Daily Telegraph, Economist, El Clarin, El Mundo, El Paìs, Financial Times, France Soir, International Herald Tribune, La Nacion, La Vanguardia, Le Figaro, Le Monde, Le Soir, Liberation, Open Democracy, Paris Match, Politiken, Reuter, San Francisco Examiner, Slate, Stern, Tha Australian, The Guardian, The Independent, The New York Times, The Observer, The Statesman, The Telegraph, The Times, The Sun, Tribune de Génève, Washington Post

[Un programma TV americano prende per il culo il "poverosilvio]

venerdì 19 giugno 2009

Quando eravamo noi italiani i "puzzoni"

...c’era una volta…

“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.

Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti”.


“Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.

Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro”.

“I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali”.

“Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia”.
“Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.

Il testo è tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.
Emigranti-italiani  
Ringrazio Agazio Sinatora che mi ha inoltrato questo testo e la foto allegata.
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Scusate per l'autocitazione, ma voglio ricordare uno storico post del Tafanus, dal titolo ]La memoria corta degli italiani], che grazie all'amica Livia - romena - è stato tradotto e pubblicato anche in romeno, sia da Livia che da noi.

Quanto alla "carne da emigrazione", Veneto e Lombardia hanno fornito più "carne"  e sangue, all'emigrazione, di Sicilia e Calabria: Ecco i fatti, separati dalle pugnette:

Veneto: 3.300.000
Campania: 2.700.000
Sicilia: 2.500.000
Lombardia: 2.300.000
Calabria: 1.700.000

Insomma, il Veneto e la Lombardia da sole (le due regioni a più elevata "propensione al razzismo" delle loro classi dirigenti e di parte troppo grande della popolazione, hanno inviato in giro per il mondo 5.600.000 migranti: meno di tutti gli extracomunitari - inclusi i regolari - presenti oggi in Italia.

mercoledì 17 giugno 2009

Off Topics del 17 Giugno

Tenda-montecitorio ...abruzzesi, la vaselina è finita, ed ora tutto avverrà "in corpore vili"... Quando si è votato, era già chiaro che la prima minchiata del nano era stata mancata: il famoso "restituiremo all'agibilità il 75% degli edifici dell'Aquila entro il 18 Maggio. Quando c'è stato il primo turno, la "data fatale" era passata da tre settimane, e di dare l'abitabilità a qualcosa (fosse pure una sola) nessuno parlava più. Ciononostante a Teramo (unica città-capoluogo abruzzese nella quale si sono svolte le comunali, dove il PdL aveva vinto le precedenti elezioni con 6 punti di scarto, ora le ha vinte con VENTI punti di scarto. Se non avessi rispetto per le vostre rovine e per la perdita delle vite umane, dovrei rinviarvi alla mitica PRIMA LEGGE DEL MENGA: chi l'ha preso in quel posto, se lo tenga... Tradotto: vi è piaciuto, il pedonano? Fottetevi!...

Ieri un migliaio di abruzzesi sono calati su Roma, ha nno piantato una tendina in Piazza Montecitorio, sono stati impediti di avvicinarsi al Quirinale, hanno urlato qualche slogan, e sono tornati in Abruzzo, nelle loro tende sempre più roventi. Non potranno vendicarsi neanche coi ballottaggi, avendo dato la maggioranza al loro saltimbanco preferito già al primo turno.


[Il video della protesta a Roma]
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Sign for Abolizione del quorum nei referenda

lunedì 15 giugno 2009

La polemicuccia sul referenduccio balneare - di Charly Brown

Ricevo da Charly queste considerazioni sui referenda, e le pubblico volentieri, anche, o forse "proprio perchè", non coincidono con le mie. E' interesse di noi tutti che non cantiamo in coro, ma che offriamo un quadro delle diverse posizioni, che alla fine ci aiuti a fare la scelta migliore, o almeno più informata. Tafanus

Charly-brown Porcata si. Porcata no. Questo in sintesi quanto il cittadino italiano sarà chiamato a decretare il 21 giugno prossimo venturo. Nel momento in cui scrivo, ad una settimana esatta dalla data stabilita, la maggioranza di noi non sa ancora che pesci pigliare. Nel senso che, se i  pesci debba andarli a pescare sul molo di Riccione o di Varazze o se invece pescarli rinchiudersi per qualche minuto in una afosa cabina elettorale e far fruttare quei 400 milioni che comunque, in parte, anche sono usciti dalle sue tasche ed infine per cercare di rispondere ponderatamente e secondo coscienza, a quanto sopra.

Invero, se la domanda si fosse limitata ad un si od un no, circa l’opportunità  di abolire la legge Calderoli – porcata, per gli amici – non vi sarebbe stato dubbio alcuno. A parte i sostenitori della Lega, non vi sarebbe stato nessuno, o quasi, interessato a mantenere in vita il suino espiatorio. Le cose invece si sono messe in un assetto ingarbugliato: votare si, significherebbe non solo abolire la legge, ma aprire  una trappola amministrativa, che permetterebbe al partito di maggioranza relativa di salire al trono dell’italico bordello.

E’ evidente che allo stato attuale, anche se il Partito Dei Lestofanti non ha sfondato alle europee, secondo i pedonanopronostici, ottenendo il 178,1% dei voti, è messo ancora in una posizione di determinante vantaggio rispetto agli altri partiti. Questo è in pratica il grosso rischio della vittoria del si. Le cose, però, non sono necessariamente da pronosticarsi esclusivamente in questa direzione: gli scenari a seguito di una eventuale vittoria del si sono diversi e contrastanti. Il nodo della questione è insito nell’atteggiamento della Lega, che oggi arricchitasi di una buona secchiata di voti, potrebbe mettere in crisi il governo (sport ben conosciuto sia ai radicalismi di destra, quanto a quelli di sinistra)  e portarci prematuramente ed impreparati a elezioni anticipate. Ciò significherebbe la definitiva bastonata alla democrazia ed il Paese d’o sole, andrebbe ad ingrassare definitivamente le fila dei paesi canaglia, con tanto di dittatore in divisa da bertuccia e berretto a tuba con visiera, alla De Grulle, per apparire più  imponente.

Questa squallida visione, tuttavia, annovera una solida alternativa: Bossi sarà un tantino cerebroleso, ma fesso del tutto non lo è ancora. Anzi sembra che le sue capacità cerebrali stiano migliorando. Così che, prima di far cadere il governo, dare lo scettro al cercopiteco e rischiare di mandare a rotoli il suo agognato federalismo, ci penserebbe non una, ma almeno 112 volte. Sulla scia di questo scenario, sono prevedibili risse intestine, polemiche interne, sgambetti reciproci fino ad esaurimento della pazienza del pio popolo-bove ed a rafforzamento e coalizione omogenea della Micronesia delle sinistre. (il che sarà da vedere, ma vabbè, facciamo finta di essere ottimisti).

La vittoria del no non è prevedibile in nessun modo. Non vedo per quale ragione uno si debba privare di una soleggiata deriva marittima per andare a dire che la troiata gli sta bene così.

Sulla vittoria del NI c’è da riflettere più a lungo. Anche se, credo, allo stato attuale delle cose sia la soluzione più probabile. Non che sia la più giusta, anche perché l’immobilismo mostra sempre, come la luna, la stessa faccia e nel nostro caso è  una faccia che diventa ogni giorno più brutta ed aggressiva. La coalizione Pdl/Lega è e rimane quanto di più deleterio e subdolamente malefico ci possa essere. Pur di disfare questo binomio devastante, sarebbe preferibile lasciare tutto nelle mani di un demente che si assumesse tutte le responsabilità del suo agire demenziale, autodistruggendosi anche nell’opinione di chi, se ne avesse una, sarebbe già morta di solitudine.

Le vie del referendum non sono infinite, ma solo due: si o al mare. La prima getta zizzania nell’idillio del cdx e annulla una porcata. La seconda lascia le cose come stanno e che Dio abbia misericordia del Popolo italiano.

(charly brown)

giovedì 11 giugno 2009

Che fine ha fatto l'amante di Veronica Lario? Iniziano le Grandi Retromarce della "irrinunciabile" Lara Comi

...che tempi... sembra di assistere ad un'inguardabile piéce del Teatro Margherita (Film + Spettacolo, bibita nell'intervallo)... eh!... Signora Mia!... non ci sono più quelle belle troie di una volta!...
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ATTO PRIMO: Personaggi e interpreti: Daniela Santanché, nella parte della maggiordoma; Littorio Feltri, nella parte del giornalista libbbero e fedele:

Santanche_dito A detta della Santanchè la vicenda che vede coinvolti il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e la diciottenne Noemi Letizia è stato solo un pretesto che Veronica Lario ha deciso di non farsi sfuggire per vivere alla luce del sole il suo presunto nuovo amore. A fare luce sulla vicenda che da giorni è al centro dell’attenzione mediatica è stata appunto Daniela Santanchè che, durante un’intervista a Libero, ha rivelato che Veronica Lario da molto tempo ha un amante.

Si tratta di Alberto Orlandi, quarantasettenne a capo del servizio di sicurezza di Villa Macherio ma per la famiglia Berlusconi non si tratta affatto di una novità, soprattutto per il Premier. La Santanchè, infatti, ha spiegato che Berlusconi è venuto a conoscenza della vicenda e ha tentato ugualmente di tenere in piedi la famiglia, rinunciando ad avere una donna al suo fianco e con estremo coraggio ha deciso di mettere da parte il suo orgoglio di uomo per il bene di figli e nipoti.

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ATTO SECONDO: Personaggi e Interpreti: Lara Comi, nella parte della "Irrinunciabile servetta":

Lara-comi Nel corso del programma Speciale Iceberg, trasmesso su Telelombardia,  Lara Comi (meglio nota come "l'Irrinunciabile") ha confermato quanto detto dalla Santanchè affermando che anche lei era a conoscenza della love story tra Veronica Lario e Alberto Orlandi, aggiungendo che oltre a lei e alla Santanchè ne erano a conoscenza in molti all’interno del mondo politico.

Alberto Orlandi, tuttavia, ha smentito tali dichiarazioni definendosi un professionista e affermando di provare grande amarezza per queste dichiarazioni. Il bodyguard, inoltre, si è detto timoroso che tali dichiarazioni possano danneggiare la sua immagine. Dalla sinistra nel frattempo sono giunte pesanti critiche rivolte alla Santanchè, accusata di inventarsi storie per elemosinare dei voti. Berlusconi, invece, ha preferito non commentare ribadendo il suo desiderio di lasciare fuori dalla campagna elettorale questioni private.

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ATTO TERZO: Personaggi e interpreti: Lara Comi, nel ruolo  della "irrinunciabile servetta fraintesa":

"...voglio solo precisare che non l'ho detto di mia iniziativa, mi hanno fatto una domanda a Telelombardia, a Iceberg, e io ho risposto con onestà quello che sapevo, che avevo sentito già quella notizia durante la campagna elettorale. Ma che sia vera o falsa non è un problema mio..."

[dal Corsera]

...AIUTO::: qualcuno spieghi a questa "irrinunciabile" Cretinetti con 5 lauree e dieci lingue, che, in buon italiano (lasci stare le altre quattro lingue) "non l'ho detto di mia iniziativa" significa "sono stata imbeccata. Da chi? Perchè ha accettato di fare da "trombona" in questa squallida operazione? (...pardon... trombetta, più che trombona, vista la statura mentale...)

Cretinetti (quella che non ha mai visto una foto del Presidente emerito Leone e di Pietro Nenni), conclude con questa perla: "...che sia vera o falsa non è un problema mio...". Grandiosa!!! una idiozia di questa portata ne segna a vita la statura intellettuale e morale. A lei, che la notizia del "tradimento" di Veronica con la guardia del corpo sia vera o falsa, non fotte un cazzo. Basta "servire". Un altro caso di elevata moralità e di grande indipendenza alla corte del nano viagrato.
Tafanus

martedì 9 giugno 2009

Debora batte Papi di 10mila voti

Serracchiani2 Debora Serracchiani, candidata del Pd alle europee nel nord est, ha ottenuto in Friuli Venezia Giulia più preferenze del premier Silvio Berlusconi. «Mi sveglio, un occhio ai dati e ... in Friuli Venezia Giulia Debora batte Papi 73.910 a 64.286», ha esultato la trentanovenne avvocatessa romana, trapiantata a Udine, scrivendo il suo 'status' su Facebook. «Una giornata memorabile: merita di essere vissuta se non altro perchè in Friuli Venezia Giulia ho battuto Berlusconi»: così Debora Serracchiani, la candidata del Pd alle europee nella circoscrizione del Nordest ha commentato il risultato elettorale che sta per portarla al Parlamento europeo. «Un risultato straordinario - ha detto - che mai avrei potuto immaginare. Un risultato costruito dal partito e dal web. Battere Berlusconi - ha concluso con un sorriso - mi dà una gioia immensa».

Comincia la giornata dei consuntivi, che non sono belli. E' già iniziata la caccia al 6% di Casini. Di Pietro, che prende l'8% alle europee, ma meno del 6 alle provinciali, ha già deciso che detterà la linea a partiti come il PD, tre volte e mezzo più frandi del suo. Vivremo brutti mesi, in attesa di rinsavire.

domenica 7 giugno 2009

Le soldatesse alle grandi manovre: di papi

(di Sara Menafra - Il Manifesto)

Manifesto Soldi pubblici per i festini del presidente del consiglio. Prima per i tanti voli di stato che l'hanno accompagnato a Villa Certosa. E, poi, perché durante quelle stesse passeggiate la presidenza del consiglio impiegava addirittura l'esercito sia all'interno, sia all'esterno di villa Certosa. Militari italiani spediti in missione di pace a sorvegliare bagni in piscina, belle ragazze che passeggiano o che fanno il bagno, ospiti più o meno autorevoli e più o meno vestiti.

 

Foto-manifesto Le foto scattate da Antonello Zappadu di cui il manifesto è entrato in possesso chiariscono proprio questo. Che per sorvegliare i festini in villa, Silvio Berlusconi ha chiesto l'intervento delle forze armate. Nel tentativo di evitare che qualche occhio indiscreto potesse registrare quel che accadeva nel suo paradiso sardo.

 

L'immagine centrale è scattata pochi attimi prima di uno dei fotogrammi pubblicati ieri da El Pais e reperibili ormai su migliaia di siti internet, anche se col sequestro disposto dalla procura di Roma pubblicarle in Italia rischia di dare il via ad una accusa di ricettazione. Nell'immagine spagnola si vede piuttosto bene una ragazza col cappotto rosso (nel ritratto qualcuno ha riconosciuto Noemi Letizia) che passeggia a bordo piscina, sullo sfondo c'è un uomo armato, poco visibile. Pochi attimi dopo c'è lo scatto pubblicato in questa pagina: l'uomo armato diventa più nitido. E' un militare dell'esercito italiano, che viene subito affiancato da un collega. Altri sono appostati, le mostrine ben in vista, anche attorno alla villa.

 

E' il fratello del fotoreporter, il cronista Salvatore Zappadu a spiegare com'è andata: «Durante il reportage sulle feste del premier, Antonello si è accorto della presenza dei militari attorno alla villa. Una presenza che negli anni passati non aveva mai notato, ma che è diventata consistente dopo la pubblicazione delle foto di due anni fa, sul settimanale Oggi». Allora, la foto incriminata ritraeva il premier con cinque ragazze che lo circondavano, tre more, una castana e una bionda. Di quel reportage avrebbero fatto parte anche delle foto più piccanti, in cui l'attuale presidente del consiglio palpeggiava le ragazze con atteggiamenti piuttosto intimi. E foto analoghe esisterebbero pure nel reportage sotto sequestro. Se El Pais ritrae sempre e solo Silvio Berlusconi accanto a donne vestite, nell'archivio di Zappadu sequestrato dalla procura della repubblica di Roma ce ne sarebbero altre più «piccanti». Per dirla come direbbe lui.

venerdì 5 giugno 2009

Lettera aperta al cardinale Angelo Bagnasco - da Paolo Farinella, prete

SENZA LA PROFEZIA, RIMANE LA COMPLICITA'
(di don Paolo Farinella, prete)

Egregio sig. Cardinale,

Paolo-Farinella viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E’ il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città.

Ho letto la sua prolusione alla 59ma Assemblea Generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato – o meglio non ha trattato – la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati  in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.

Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di «frequentare minorenni», dichiara che deve essere trattato «come  un malato», lo descrive come il «drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio». Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell’omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull’inazione del suo governo e sulla sua pedofilia. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale.

Bagnasco1 Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la «verità» che è la nuda «realtà». Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell’Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi «principi non negoziabili» e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono «per tutti», cioè per nessuno.

Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all’integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi. Non date forse  un’assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi «parlate per tutti»? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l’immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E’ forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l’attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l’8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell’inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.

I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra all’accusa di pedofilia, stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull’odio dell’avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con «modelli televisivi» ignobili, rissosi e immorali.

Bagnasco2 Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che taciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l’altro 50% sotto l’influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d’interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica?

Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa? Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita «dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale»? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall’eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l’etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant’Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché «anche l'imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa». Voi onorate un vitello d’oro.

Io e, mi creda,  molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da «mammona iniquitatis», si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio  che – è il caso di dirlo –  è un silenzio d’oro?  Quando il vostro silenzio non regge l’evidenza dell’ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: «troncare, sopire … sopire, troncare».

Berlusconi-brambilla1 Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? «Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo ... si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest’urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti... A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent’altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire» (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una «bagatella» per il cui perdono bastano «cinque Pater, Ave e Gloria»? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: «Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupafemmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupafemmine. Ecclesia casta et meretrix» (La Stampa, 8-5-2009).

Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l’integerrimo sant’Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell’imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: «Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga;  non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro» (Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore Costanzo 5).

Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei «per interessi superiori», lo faccia almeno il 50%  di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile. 

Lei ha parlato di «emergenza educativa» che è anche  il tema proposto per il prossimo decennio e  si è lamentato dei «modelli negativi della tv». Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l’arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del «velinismo» o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull’altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l’Italia.

Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all’Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: «Non licet»? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro «tacere» porta fortuna.


In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.

Paolo Farinella, prete

(Paolo Farinella è prete della diocesi di Genova, biblista, scrittore e saggista, collabora con MicroMega, con Missioni Consolata di Torino e con l’Editore Gabrielli, ha pubblicato: "Bibbia, parole, segreti, misteri"; "Ritorno all’Antica Messa"; "Crocifsso …Dio e la civiltà occidentale". NdR)

mercoledì 3 giugno 2009

"Elogio della recessione", di Anonimo Lombardo

Libri Ricevo dall'amico Luigi Lunari, commediografo e scrittore, questo "consiglio di lettura":

"...cari amici del Tafanus,

mando anche a voi, nel tentativo di dargli la diffusione che a mio avviso merita, il sommario e i risvolti di copertina dell'ELOGIO DELLA RECESSIONE (ed Time Book, Milano). Lieto se vorrete diffondere il tutto... Sono a vostra disposizione per eventuali chiarimenti, approfondimenti et similia. Cordiali saluti

Luigi Lunari

A N O N I M O    L O M B A R D O

ELOGIO DELLA RECESSIONE

(Manuale di sopravvivenza al tempo della crisi)

Nota biografica

L’Anonimo Lombardo – autore di questo libretto – possiede come ciascuno di noi precisi dati anagrafici. Ha compiuto studi regolari ed ha condotto e conduce vita del tutto normale. Da un punto di vista sociale, appartiene al ceto dei privilegiati,, creato e mantenuto in vita da un sistema di clamorose ingiustizie. Dalla percezione di queste ingiustizie nascono le riflessioni contenute in questo libretto: ma poichè si tratta di cose fortemente sgradite ai padroni del vapore (come appunto l’elogio della recessione, il benvenuto alla crisi, la drastica critica della democrazia) ha pensato bene di nascondersi dietro la formula dell’anonimato, inteso come la soluzione ideale per mettere in circolo certe idee “rivoluzionarie” senza subirne personalmente le conseguenze. Di solito, di fronte a certe idee scomode, si crocifigge o se ne delegittima l’autore. Qui – questa volta – non è possibile. Gettato il sasso, l’autore ha nascosto la mano. Nessuno potrà prendersela con lui, che è come se non esistesse. Restano le idee: povere e nude, come la vera filosofia. E difficilissime da crocifiggere.  

Sunto

La  crisi è inevitabile.  Abbiamo prodotto troppo, e le vetrine sono stracolme di merci invendute e invendibili. Il loro prezzo è magari alquanto basso, poiché per economizzare siamo andati a produrle nei paesi “a basso costo di mano d’opera”.  Ma così facendo abbiamo creato disoccupazione in casa nostra, e il potere d’acquisto del consumatore italiano si è ridotto. Il potere politico sta facendo i tripli salti mortali (incentivi, credito facile, inviti all’innovazione) per tentare di rianimare la produzione e i consumi, ma la verità rimane quella: abbiamo prodotto troppo, bisogna fermarsi, svuotare le vetrine, tornare a una produzione che risponda ai bisogni della gente, e non che la seduca con capricciosi ed inutili gadget secondo la logica del consumismo sprecone e spendereccio. Il fermarsi, il fare un “passo indietro” nella produzione e nei consumi, è quello che oggi viene chiamato “recessione”.

Per il sistema in cui viviamo la recessione è un mostro che incombe minacciosamente e che va combattuto con tutti i mezzi; in questo libretto non solo se ne dimostra l’inevitabilità (come logica conseguenza dell’inevitabile crisi), ma la si interpreta anche come la provvidenziale occasione per il recupero di una dimensione umana della vita, liberata dallo stress della produzione , del consumo, della concorrenza, della guerra economica di tutti contro tutti. Smontati gli artifizi con i quali il sistema in cui viviamo difende e incoraggia gli sprechi del consumismo, queste pagine anticipano il ritratto di un mondo saggiamente ripiegato su se stesso, che rifiuta ogni forma di concorrenza schiavizzante, che anteponga la vita al lavoro, che divida le cose da fare secondo il principio del “lavorare meno, lavorare tutti”, ciascuno recuperando se stesso nella conquista del tempo libero che si renderà disponibile.  Una realtà a misura d’uomo, guidata dall’ideale presenza di un “buon padre di famiglia”, che regoli con giudizio e misura coloro che da lui dipendono.

[Riferimenti per l'acquisto]

Caro Luigi,  

In attesa di poter leggere il libro, mi piacerebbe solo sapere chi si nasconde dietro “l’anonimo lombardo”: per caso sei tu? E in tal caso, perché un libro “anonimo”? Un abbraccio

Antonio Crea, alias Tafanus 

lunedì 1 giugno 2009

Ma quale crisi... va tutto ok

Espresso Gli italiani che non credono all'ottimismo del governo Berlusconi sono forse un po' ignoranti e soprattutto ingrati. Vivono nel migliore dei mondi possibili e non lo sanno, né lo vogliono riconoscere. Il loro peccato più grave - secondo i ministri Renato Brunetta e Giulio Tremonti - è di non avere un minimo di nozioni di analisi matematica e, in particolare, di non conoscere i prodigiosi effetti della 'derivata seconda'. Mese dopo mese, questi poveri incompetenti si lasciano allarmare dal continuo arretramento del Pil e dei posti di lavoro senza rendersi conto che la velocità di caduta dell'economia sta rallentando. Non capiscono, insomma, che se in un mese il Pil è calato del 10 per cento e in quello successivo del 5 non devono pensare che le cose continuano comunque ad andare male per loro. Così non è: infatti, con la mirabile 'derivata seconda', che registra il minore rallentamento, si è passati da un valore negativo a uno positivo.

Brunetta-fannullone Niente musi lunghi, dunque, e allegria, come predicava Mike Bongiorno. Sì, certo, c'è l'inconveniente che anche con la recessione in frenata l'emorragia di posti di lavoro non si ferma, semmai registra un continuo aumento che neppure il ricorso alla portentosa derivata seconda sarebbe in grado di nascondere, anzi. Ma neppure questo turba i novelli Pangloss del roseo governo Berlusconi. Proprio il ministro Brunetta rassicura che "in Italia non c'è conflitto, né sofferenza né tensione sociale". E questo perché "la somma di cassaintegrati e disoccupati è di 500 mila persone, che sono il prezzo della crisi che dura da quattro mesi". A fronte dei quali però - soggiunge il nostro - "vi sono oltre 14 milioni di occupati che mantengono, e si spera manterranno, il loro posto di lavoro".

A questo punto, premesso che simili parole di speranza suonano piuttosto stonate sulla bocca di un ministro che ha in programma di licenziare al più presto parecchie migliaia di precari della Pubblica Amministrazione, credo sia anche necessario uscire dalle trappole del linguaggio grottesco. Dire che in Italia non c'è sofferenza sociale perché licenziati e cassintegrati sarebbero al momento solo mezzo milione significa riproporre - e peggio ancora se inconsapevolmente - una visione dei rapporti sociali e, in particolare, dell'esercizio del potere non dissimile da quella dei generali della Prima guerra mondiale che, vantandosi di meglio difendere così il grosso delle truppe, trattavano da 'carne da cannone' le altre migliaia e migliaia di soldati mandati allo sbaraglio.

Attenzione, quindi: dietro l'ottimismo ostentato da Berlusconi e dai suoi ministri non c'è soltanto l'evidente fine mediatico di diffondere fiducia nell'operato del governo. C'è piuttosto una cinica ed efferata concezione classista della società che punta a gestire i costi della crisi alleviando in mille modi (anche fiscali) i contraccolpi per il lavoro autonomo, ma abbandonando a se stesse le fasce più deboli del lavoro dipendente, a cominciare dagli operai e dai giovani precari. Cosicché, con buona pace della derivata seconda, la chiave per capire davvero quel che succede torna ad essere il vecchio "Dai e dai, sempre in tasca agli operai".
(di Massimo Riva - l'Espresso)

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