venerdì 26 febbraio 2010
martedì 23 febbraio 2010
sabato 20 febbraio 2010
La scala dei (dis)valori del berlusconismo - Dai mariuoli ai birbantelli
Birbantelli sarebbero, per intendersi, questi individui che a tal punto smaniano per i quattrini da fregarsi le mani durante le scosse di terremoto, e si agitano, brigano, impicciano, volteggiano sulle disgrazie altrui, instancabili come sono, e corrompono funzionari dello Stato e ingaggiano prostitute, e ridacchiano delle loro prestazioni e insomma: "gli sciacalli", per taluni, o "la cricca", per altri, o tutte due le parole insieme, che non saranno carine, però, insomma, considerati i morti, il dolore, la crisi, la miseria, gli sprechi...
E invece ecco che Berlusconi se ne esce addirittura con un vezzeggiativo, birbantelli, e sembra quasi di vederlo sorridere mentre fa il gesto delle tottò con la mano, ah, birbantelli, ahi-ahi! Trattasi di epiteto scherzoso e benevolo, il Devoto-Oli (Le Monnier) conferma la regressione all'infanzia, "ragazzacci" suonerebbe già più serio, siamo vicini a "monelli", l'indulgenza è un lampo che rischiara il messaggio, il premier è il più avveduto e operoso specialista di semantica applicata alla vita pubblica, e quando dice birbantelli sposta i reati del codice penale e l'immoralità più nera e cannibalesca in un mondo di favole, fumetti, cartoni animati, nomignoli per chattare ("Ho gli ormoni birichini e birbantelli") o scherzi da nonnetto allegro, cu-cù, cu-cù, bu-bu-set-tete!
Ma poi è anche vero che gli italiani, certo meno di un tempo, ma hanno sempre abbastanza paura di sentirsi fessi, per cui capiscono benissimo che il senso politico di quella parola è sdrammatizzare, ridimensionare, minimizzare e anche porsi al di sopra chiamandosi fuori da quelle schifezze lì. E' il potere che durante le sue crisi possiede connaturato questo codice di riduzionismo e di estraneità funzionale. Andreotti era così bravo a sminuzzare i problemi da alleggerirne non solo la portata, ma anche l'intensità - almeno fino alla primavera del 1993, quando fu accusato di essere un mafioso e di aver fatto uccidere Pecorelli.
Molto meno bravo fu Bettino Craxi, il cui potere infatti durò circa un quarto del tempo andreottiano, ma qui la faccenda si fa delicata per il Cavaliere. Perché se c'è un precedente che può richiamarsi a proposito dei birbantelli, viene subito in mente il modo sbrigativo in cui il 3 marzo del 1992, per cavarsi fuori dai guai, il leader del garofano volle designare il presidente del Pio Albergo Trivulzio Mario Chiesa, che tanto aveva fatto per il Psi a Milano, e anche per la sua corrente, e addirittura per il figlio che muoveva i primi passi in quella giungla di tessere e magheggi. Disse dunque il grande Craxi, rispondendo a una domanda dei telespettatori del Tg3, che Chiesa era "un mariuolo".
...birbantelli...
Ora, in uno sconsolato torneo d'indulgenza lessicale dinanzi alle ricorrenti ladrerie, birbantelli è parecchio più bonario di mariuolo, così come il modo in cui l'ha messa ieri il presidente Berlusconi appare molto più trullallà rispetto alla solenne intemerata sul "mariuolo che getta un'ombra su tutta l'immagine di un partito che a Milano, in cinquant'anni, non in cinque, ma in cinquant'anni - ribadì uno sdegnatissimo Craxi - non ha mai avuto un amministratore condannato per gravi reati contro la pubblica amministrazione".
Il punto è che da allora l'Italia non è che sia molto migliorata, anzi, e la regressione non è solo infantile, ma in qualche modo si avverte anche sul piano morale, civile e addirittura su quello del linguaggio e del costume, con le sue frivolezze terribilmente serie, con le sue novità capricciose che arrivano a far rimpiangere la cupa piattezza del brutto tempo che fu.
mercoledì 17 febbraio 2010
E nella "autoprotezione civile" salta fuori di tutto: mazzette, mignotte, cognati, mafiosi, italoforzuti... ma Bertolaso è inamovibile.
Quello che lascia di sale nella performance di Bertolaso a Ballarò è la genuina (e quindi grave) manifestazione di arroganza. Il reiterato "le mie dimissioni sono state respinte", come se fosse vietato per legge dare dimissioni irrevocabili; il sincero, attonito stupore perchè la Procura di Firenze non lo ha informato delle intercettazioni in corso; il puntiglioso enumerare degli elogi ricevuti, insieme al rifiuto di accennare alla grande figura di merda di Haiti, con contorno di incidente diplomatico sfiorato; il muro di gomma sulle massaggiatrici da 1000 euro a prestazione, pagate da altri; l'assoluta refrattarietà a capire che il cognatino Piermarini può essere anche il più grande architetto del mondo, ma è l'UNICO, proprio perchè cognatino, al quale NON si possono e NON si devono affidare lavori pubblici miliardari.
Patetico il suo continuo tentativo di mixare l'immagine - bellissima - dei volontari della protezione civile, con la sua, devastata dall'arraffamento di commissariati a tanto a commissariato), dalla parentopoli, dalle massaggiatrici alle mignotte, e questo continuo, meschino rivendicare a se i successi, ed attribuire ad altri i suoi fallimenti. Chi vuole onori, si assuma anche gli oneri. Perchè quando ci sono in galera quattro compari, ce ne sono altri 25 inquisiti (fra cui lui stesso), ci sono 20.000 pagine di intercettazioni devastanti, non si può tentare di cavarsela dicendo "forse mi sono distratto un pochettino... " Distratto un cazzo. A me non è mai capitato, in anni di aziende, di avere sconti su eventuali errori di previsione, o su mancati controlli, accampando "attimini di distrazione".
Nell'inchiesta, che si allarga a macchia d'olio, sta entrando davvero di tutto, e l'aria si sta impregnando di un puzzo insopportabile. Bertolaso non scherzi. Il problema non è, come vorrebbe far pensare per spostare il tiro sul terreno lui più favorevole, sui "massaggi" della Francesca. Semmai sulle mignotte, ma anche questo sarebbe un problema morale personale, da sbrigarsi fra lui, la sua moralità, e sua moglie. Il problema è che queste mignotte figurano assoldate e pagate da appartenenti al giro stretto degli appalti di questa repubblica delle banane.
"...un imprenditore di Cosa Nostra che arriva a Palazzo Chigi. Un giudice, Giuseppe Tesauro, in società con un funzionario ministeriale e anche imprenditore legato al clan dei Casalesi. Un commercialista mafioso, Pietro Di Miceli, che fa da mediatore con la Provincia di Frosinone per procurare un appalto a Riccardo Fusi, presidente di Btp [...]
Tutto o molto ruota intorno alla figura di Antonio Di Nardo - considerato vicino al clan dei casalesi - al quale si lega anche il personaggio più scomodo delle storie ricostruite dagli investigatori. Quello che in una telefonata sostiene di essere stato "alla presidenza del consiglio". Lui è Mario Fecarotta, imprenditore affiliato a Cosa Nostra e legato, in particolare, alla famiglia Riina, arrestato nel 2002 per mafia e per estorsione aggravata (una mazzetta da 500 milioni) [...] Dice l'imprenditore mafioso: "... no è importante perché poi il 25 abbiamo ... fra il 10 e il 25 abbiamo questa cosa.. poi siamo stati pure da Gianfranco lì.. alla... Consiglio.. alla Presidenza del Consiglio e abbiamo due appuntamenti in Sicilia in questa settimana abbastanza importanti.. tu devi vedere con quell'amico tuo...". A quale Gianfranco si riferiscano non è specificato. Un voluminoso dossier giudiziario sulla nuova mafia corleonese contiene il virgolettato di una vecchia telefonata tra Fecarotta e l'allora viceministro dell'economia Gianfranco Micciché. E' l'11 giugno 2001. Fecarotta, socio di Giuseppe Salvatore Riina, figlio di Totò, chiama Micciché al cellulare chiedendogli di intercedere per l'apertura di un conto corrente bancario.
C'è poi il nome di Giuseppe Tesauro, giudice costituzionale dal 2005 e presidente dell'Antitrust fino al 2004. Stando alle carte Tesauro risulta socio dal 2007 (nella Paese del Sole Immobiliare) di Antonio Di Nardo, funzionario del Ministero delle infrastrutture e socio occulto del consorzio di costruttori "Stabile Novus". Nelle 20mila pagine del rapporto del Ros saltano fuori, questa volta esplicitamente, anche i nomi di Gianfranco Micciché e Marcello Dell'Utri. Citati sempre in riferimento a Riccardo Fusi. Il 5 maggio 2009 Elena David dell'UNA Hotel - una catena riconducibile a Riccardo Fusi - dice di aver ricevuto una richiesta di sconto per l'alloggio negli alberghi della catena da parte di Francesco Costanzo (definito "quello che organizza la roba per Dell'Utri e Micciché").
Ancora Fecarotta e Di Nardo. E' il 12 marzo 2009. "Vorrei portare una persona con me a Bruxelles, un interlocutore valido, solo che non ho potuto parlare con la persona che volevo portarmi con me.. Penso che ci parlerò lunedì", dice Di Nardo. Buscemi richiama Di Nardo per sapere se va a Bruxelles. "Sì, però richiamami domani". Secondo i carabinieri l'"interlocutore valido" destinatario dell'invito di Di Nardo sarebbe il provveditore alle opere pubbliche del Lazio Giovanni Guglielmi.
...e poi salta fuori, pesantemente, Denis Verdini: non uno qualsiasi, ma il coordinatore nazionale del PdL di Berlusconi e Fini. Fini il Moralizzatore ha qualcosa da osservare? intende chiedere al socio in affari Berlusconi la cacciata a calci in culo di Verdini? Per ora Fini tace... c'est plus facile... Ma non dovrebbe tacere! E' appena stato nominato del "Riformista" "Miglior politico dell'anno, micacazzi... Un premio serio, se si pensa che "miglior amministratore locale è stato nominato Galan, detto il "Banal Grande", e miglior conduttore di talk-shows TV è stato nominato Floris, quello che si fa dare pesci in faccia da tutti (da Tremonti, da La Russa, e persino da Bondi). D'altra parte tempo fa è stato assegnato un premio giornalistico persino al dottor Forbice (omen nomen), conduttore di "Zapping". Quindi non è il caso che Emilio Fede e Straccio Liguori perdano le speranze. Un premio, prima o poi, arriverà anche a Paragone e a Diagonale. Basta aspettare.
Leggiamo [dall'articolo di Bonini su Repubblica]: "...nell'informativa dei carabinieri del Ros il nome del coordinatore di Forza italia. Contatti con i funzionari pubblici e gli imprenditori coinvolti nello scandalo degli appalti. A pranzo il patto Verdini-Balducci: "Sono qui per risolvere i problemi"
[...] Luglio 2008, febbraio 2009. Sono i sette mesi che precipitano l'onorevole Denis Verdini nell'indagine della Procura di Firenze, trascinandolo in un'accusa di concorso in corruzione. Perché? Cosa è accaduto? Un'informativa dei carabinieri del Ros del 15 ottobre (duemila pagine per tre volumi), colloca il coordinatore di Forza Italia al centro di un gioco che ha due poste.
La prima: riconsegnare i cantieri di Firenze per la realizzazione della scuola dei Marescialli dell'Arma (210 milioni di euro il valore dell'appalto. 2001, l'anno di aggiudicazione. Costruzione a metà dell'opera) alla "Baldassini Tognozzi Pontello" (Btp) di Riccardo Fusi, che, subito dopo l'aggiudicazione, li ha persi a vantaggio della "Astaldi" e per questo è a un passo dal fallimento. La seconda: assicurare alla "cricca della Ferratella" (i funzionari pubblici Angelo Balducci, Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola, gli imprenditori Diego Anemone, Francesco Piscicelli, Antonio Di Nardo), alla cui porta ha bussato la "Btp" in cerca di disperato aiuto, la conquista definitiva del governo tecnico dei Grandi appalti nel nostro Paese. Per venire a capo del gioco - annotano i carabinieri - serve un uomo che sia insieme "garante" e playmaker. E la scelta cade su Denis Verdini, coordinatore del Pdl e Presidente del "Credito Cooperativo Fiorentino", la banca che ancora tiene in piedi la "Btp" [...]
L'incipit è il 30 luglio del 2008. In piazza Fontanella Borghese. "Il circolo della caccia". Intorno a un tavolo "prenotato dal conte Piscitelli", si appartano - documenta con fotografie il "servizio di pedinamento e osservazione" disposto dal Ros - Denis Verdini, Francesco Piscicelli, Antonio Di Nardo e un tale Leonardo Benvenuti, 38 anni di Gela, "personaggio - scrivono i carabinieri - inserito nel sottobosco politico-amministrativo, facente capo all'onorevole Rocco Girlanda (Pdl) e all'onorevole Denis Verdini" [...]
Alle 19.15 del 30 luglio, Angelo Balducci (B), al telefono con Fabio De Santis, riassume infatti così il suo incontro, appena concluso, con il coordinatore del Pdl. "...Fabio, sono appena uscito... È molto amico degli ex marescialli...(il riferimento è alla Btp, verosimilmente ndr.). Una bella figura. Un toscanaccio di questi. Ma terribile. È andata al di là di ogni aspettativa, perché lui sapeva già tutto... programma... eccetera. E mi ha passato al telefono... diciamo il collaboratore di Salvo (Salvo Nastasi, attuale capo di gabinetto del ministro Sandro Bondi ndr.). Gli ho detto dei problemi di... insomma... un po' tutto. Lui mi ha detto: "Io sono qua per risolvere insieme a lei... insieme a chi dice lei questi problemi... sul piano, chiamiamoli così, del territorio. Per il resto andiamo avanti come dei treni". È anche uno godereccio. Nel senso, simpatico. Sai, no? Il toscano... ".
IL PRANZO DA "ORAZIO"
Si va dunque avanti "come treni" sul "programma". Che, cinque mesi dopo, 17 dicembre 2008, ha una sua "verifica" a Roma. Questa volta ai tavoli del ristorante "Orazio", in via di Porta Latina, dove, fotografati ancora dai carabinieri, si incontrano Angelo Balducci, Fabio De Santis, l'onorevole Rocco Girlanda, Denis Verdini e Riccardo Fusi. La "cricca" è su di giri. Balducci, da due mesi, è Presidente del Consiglio Nazionale dei lavori pubblici (organo tecnico di vertice delle opere pubbliche). Mauro Della Giovampaola è diventato responsabile, quale "capo struttura di missione", della supervisione degli appalti per i 150 anni dell'Unità d'Italia (torta che la "cricca" intende aggredire). E le notizie che, quella mattina, arrivano da Napoli registrano la caduta di uno dei nemici ancora in piedi all'interno del Ministero delle Infrastrutture. È stato arrestato nell'inchiesta Romeo Mario Mautone, già provveditore alle opere pubbliche in Campania, ma soprattutto "funzionario del Ministero che - annota l'informativa - in quel momento si sta opponendo alla riassegnazione alla Btp del cantiere della scuola dei Marescialli".
Alle 12.11 Francesco Piscicelli (P) informa Fusi (F):
P: "Riccardo".
F: "Francesco"
P: "Quel ladro schifoso di Mautone l'hanno arrestato. Vaffanculo. Hai capito? Quel ladro fetente".
F: "Così ora starà un po' calmo".
Già, Mautone starà un po' calmo è può cominciare la partita delle nomine al Ministero delle Infrastrutture cui la "cricca" tiene. Quella dal cui esito dipendono le sorti della Btp e dei cantieri della scuola dei Marescialli. Non è dato sapere cosa discutano i commensali da "Orazio". Ma l'informativa dà conto del commento che del pranzo dà Fabio De Santis (D.) a Mauro Della Giovampaola, che attende notizie alla "Ferratella".
D: "È andato tutto molto bene".
Denis Verdini chiede, Altero Matteoli esegue. Fini ha niente da obiettare?
È un fatto che dopo l'incontro da "Orazio", il 30 dicembre 2008, De Santis venga nominato nella commissione tecnica che il ministero delle infrastrutture investe della questione dei cantieri della scuola dei Marescialli. È un fatto che, nel gennaio 2009, Denis Verdini si mette in moto per issare Fabio De Santis sulla poltrona di Provveditore alle opere della Toscana. Una mossa necessaria a riconsegnare alla "Btp" proprio quei cantieri [...]
Verdini: "Altero mi ha chiesto se è di prima fascia o meno (...) Io domattina parlo di nuovo con il nostro (Matteoli ndr.) Però è meglio se tu ti facessi fare una nota tecnica nella quale si dice che è possibile. Perché questa cosa gliela aveva chiesta... Fini addirittura ad Altero. Altero però ha detto: "Io sai con Denis bisogna che ci faccia... e me l'ha chiesta anche lui"".
F: "Bisogna gestirla bene".
Il 20 gennaio la promozione di De Santis a Provveditore delle opere pubbliche in Toscana è cosa fatta. Verdini (V) ne parla con Fusi (F):
V: "Mi ha chiamato Altero. Dice..."fatto" quella cosa".
Il 21, la "cricca" è in festa. Anche perché, come si dicono al telefono Francesco Piscicelli (P) e Antonio Nardo (N), a casa non porta soltanto un provveditore, ma due. Anche quello di Lazio e Abruzzo, dove è arrivato Gianni Guglielmi.
N: "Hai visto Gianni (Guglielmi ndr.)?
P: "Si, Gianni è andato là. Fabio è andato lì, a Firenze".
Piscicelli (P) non sta nella pelle e commenta anche con il cognato Pierfrancesco Gagliardi (G), quello con cui riderà del terremoto dell'Aquila la mattina del 6 aprile.
P: "Provveditore... una cosa importantissima. Perché è anche un segnale. E' anche un grande segnale di risposta a quelle aggressioni che stanno sui giornali. Cioè questa è la risposta... dice: "Voi cacate 'o cazzo? E io tengo pure un altro Provveditore oltre quello di Roma"".
La vittoria nel domino dei Provveditori che fa felice e ancora più potente la "cricca", che dovrebbe salvare dal fallimento Btp, naturalmente ha avuto un costo. Il 23 gennaio 2009, Verdini (V) lo dice a Fusi (F) senza starci a girare intorno.
V: "Ti volevo dire, quella cosa romana è andata a buon fine... Ma è stata dura, eh. Diglielo ai nostri".
F: "Eh so tutto.... ".
V: "Poi lui (Matteoli ndr.), devo dire, è stato molto corretto con me. Il piacere me l'ha fatto. Tra l'altro ha parlato con il suo capo".
F: "Uhm..."
V: "Il quale ha detto... "va beh, se è per Denis allora si fa" [...]
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L'album di famiglia della "cricca della Ferrarella" (sede della Protezione Civile) - Ecco le intercettazioni contenute nell'informativa dei carabinieri dei Ros: nelle telefonate moglie, cognati e figli... e i nomi di Lotito, Rutelli e Leone [dalll'articolo di Bonini]
Per apprezzare la vertigine, sarebbe sufficiente annotare quanto scrivono i carabinieri del Ros nell'informativa del 15 ottobre 2009, quando scoprono che "due cognati importanti" girano intorno alla figura, non proprio specchiata, dell'imprenditore Diego Anemone: Francesco Piermarini, cognato di Bertolaso e ingegnere nei cantieri del G8 della Maddalena. E Paolo Palombelli, cognato del senatore Francesco Rutelli. Perché? Angelo Balducci e Diego Anemone dei due parlano con un linguaggio carbonaro?
B: "Tra un po' devo vedere il cognato Paolo".
A: "Lui mi aveva detto che passata questa buriana ci saremmo visti per quel programma che lui conosce bene. Nel frattempo lui ci ha già un discorso in corso".
B: "Senti, no, il cognato...".
A. "Di F R".
B: "E poi c'è quell'altro cognato".
A: "Oddio, quanti ce ne sono di cognati?"
B: "Guido... il cognato di... Noi lo stiamo utilizzando lì. Lui invece lo vorrebbe spedire laggiù".
"Utilizzato lì"; "Spedito laggiù". "Programma". "Discorso in corso". L'allusione è regola dell'esprimersi. Tranne quando c'è da chiedere o da promettere. L'8 maggio del 2008, Carlo Malinconico, allora segretario generale uscente della Presidenza del Consiglio, chiede a Balducci una parola buona che gli garantisca la sopravvivenza politica nella nuova stagione di centro-destra che va a cominciare [...]. Per prudenza, lascia che a chiamare sia un funzionario di Palazzo Chigi, Calogero Mauceri, restando in ascolto accanto alla cornetta.
M: "Sono qui un attimo con Carlo che aveva piacere di salutarti, ma ci chiedevamo se... Diciamo un po' da Oltretevere (il Vaticano, ndr) ci fosse un piccolo segnale... Insomma, forse... Non vorrei che poi si pensi.... A parte che andiamo a messa la domenica e ci facciamo pure la comunione (ride). Però non vorrei che qualcuno dicesse che siamo dei comunisti e che mangiamo i bambini...".
B: "Come no".
M: "Aspetta che ti passo Carlo".
Malinconico: "Angelo carissimo, innanzitutto era solo per abbracciarti. Nei prossimi giorni mi auguro abbiamo occasione anche magari brevemente di fare il punto della situazione. Pensaci un attimo, perché siccome ci sono buoni propositi... Tutto sommato una spintarella...".
Balducci promette di occuparsi del Segretario generale che esce, ma cura con attenzione quello che entra. Manlio Strano. L'uomo diventa cruciale quando la Procura di Roma sequestra gli impianti del "Salaria sport Village" di Anemone (il centro massaggi di Bertolaso). È il 25 giugno del 2009 e "la cricca" aspetta l'ordinanza libera-tutti del Consiglio dei ministri, la cosiddetta salva-piscine e condona-abusi. Balducci chiede e ottiene da Strano un appuntamento e insiste sui tempi della firma. Così:
S: "Sai le ordinanze non passano in Consiglio. Vengono portate qui e firmate. Ma non in Consiglio".
B: "Ah ho capito, perché dovrebbe... Siccome sapevo che era pronta".
S: "Sicuramente allora domani mattina gliela fanno firmare a Berlusconi. Vigilerò al riguardo. Va bene?".
Il giorno successivo, per Balducci (in conto Anemone, visto che il "Salaria sporting" è suo), si scomoda il capo dell'ufficio legislativo della Protezione civile, l'avvocato Giacomo Aiello. Con un sintetico sms: "Opc firmata. Giacomo". La "cricca" esulta e nel comunicarlo ai suoi amici in Comune, svela che anche nell'Aula Giulio Cesare c'era il partito del condono. Il consigliere Antonello Aurigemma parla con Anemone. "Il provvedimento l'hanno modificato proprio per non far intervenire il Comune. Ne ha preso atto il sindaco, perché l'ordinanza fatta la settimana scorsa non andava bene. Perché lui non voleva prendere nessun provvedimento in merito. E così l'hanno modificata".
Nella gelatina del Sistema galleggiano - lo sappiamo dall'ordinanza - i consiglieri della Corte dei Conti Antonello Colosimo e Mario Sancetta. Ma anche - si legge ora negli allegati - l'avvocato generale Giancarlo Mandò, cui Balducci chiede lumi su una "pratica di interesse" e il presidente del Tar Lazio, Pasquale De Lise. Per venire a capo della rogna del ricorso di Italia Nostra, che chiede di sospendere l'ordinanza salva-piscine e appalti per il Mondiali di nuoto 2009, Balducci pensa bene infatti di coinvolgere come avvocato Patrizio Leozappa, il genero di De Lise. "Ti chiederei di essere in supporto", gli dice. Dagli atti non si capisce se Leozappa abbia mai ricevuto un incarico formale. È un fatto che, il 27 agosto 2009, Italia Nostra perda il suo ricorso. Ed è un fatto che De Lise ai primi di settembre chieda un incontro con Balducci. "Ti devo mostrare una carta", gli dice.
Non c'è problema che non possa essere risolto. Porta che non possa essere aperta. Balducci, che ha una moglie produttrice cinematografica e un figlio attore, coltiva un rapporto di amicizia con Gaetano Blandini, direttore cinema del ministero dei Beni Culturali. Quando un'inchiesta dell'Espresso comincia a frugare sul lato debole di Balducci (i rapporti societari della moglie con la consorte di Anemone e i film in cui ha lavorato il figlio), Blandini, con un sms, lo rassicura: "Male non fare. Paura non avere. Trattasi di spazzatura estiva". Già, Balducci non ha di che preoccuparsi. Lorenzo, il figlio, non rimarrà disoccupato. Ha lavorato in "Distretto di polizia" e fa parte della scuderia Falchi. Con Anna, passata al ruolo di produttrice, ha realizzato due film, il mediocre "Ce n'è per tutti" e "Due vite per caso". Entrambi hanno ottenuto finanziamenti pubblici, da parte del ministero dei Beni culturali. Anemone, la sera del 5 novembre 2008 chiama Giancarlo Leone, vicedirettore della Rai, presidente di Rai Fiction [...]
Nella "cricca", del resto, c'è un posto al sole per tutti. Persino per un tipo come Simone Rossetti. Quello che apparecchia il set per l'incontro di Monica e Bertolaso al Salaria Sport Village. Che risolve il problema di qualche "stellina di qualità" con cui rendere dolci le notti veneziane al Gritti e individua nel "Fenix", un 3 stelle in viale Gorizia, lo scannatoio per gli appassionati della "Ferratella". Il 26 settembre Rossetti avverte Anemone di un incontro "importante": "Sto andando a Formello perché mi vuole incontrare il presidente Lotito (Lazio calcio ndr.)". "A te?". "Poi ti spiego. Comunque porta soldi a noi". "Attento perché quello è un figlio di una mignotta".
Il "sistema Verdini" e i summit a via dell'Umiltà
[da Peter Gomez - Il "Fatto"]
Corruzione, indagato coordinatore del Pdl Verdini: "Gianni Letta ha portato tutto a Guido"
Pur di restare sulla poltrona chiave di presidente del Credito Cooperativo Fiorentino, nell’aprile del 2008 ha rinunciato un posto di ministro. Tutti lo volevano all’Ambiente, ma lui, Denis Verdini da Fivizzano (come Sandro Bondi), classe 1951 e coordinatore nazionale del Pdl, sapeva bene che con un dicastero del genere in mano, sarebbe stato costretto a rinunciare alla sua vera passione: gli affari. E così eccolo qua il Verdini, come lo chiamano a Firenze, mentre in centinaia di telefonate, intercettate per caso dal Ros dei Carabinieri, organizza incontri imprenditori, parlamentari e ministri, utilizza la sede del partito di via dell’Umiltà a Roma per parlare di appalti e di soldi, e si spinge persino fino a Palazzo Chigi, dove il 12 maggio del 2009, fa entrare l’uomo che più di tutti ha nel cuore: Riccardo Fusi, patron della Baldassini Tognozzi Pontello, mega impresa toscana delle costruzioni, in quel momento interessata a entrare nel business della ricostruzione post terremoto a L’Aquila.
E visto che un abruzzese nel governo c’è, e si chiama addirittura Gianni Letta, i carabinieri intercettano Fusi mentre spiega di star facendo anticamera davanti alla porta del potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio. L’incontro, che spiega bene perchè Letta si sia precipitato ad affossare la Protezione Civile Spa, è come minimo un monumento al conflitto d’interessi. Il fratello di Verdini, Ettore, è da sempre il commercialista di fiducia di Fusi. Sul finire degli anni ‘80, anzi, il professionista e il patron della Baldassini sono pure finiti in manette assieme, per una storiaccia di tangenti legata al piano casa fiorentino [...]
Anche per questo il legame tra le due famiglie, quella dei Fusi e quella dei Verdini, ha finito per rafforzarsi. Tanto che ora gli investigatori considerano il coordinatore del Pdl come una sorta di socio di fatto dell’impresa. E non è una bella cosa. Perchè Fusi è indagato per associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa. Mentre Verdini deve rispondere di concorso in corruzione, un’accusa che ieri lo ha spinto a restare per due ore in procura assieme al suo avvocato. In ogni caso quel 12 maggio Fusi è, invece, negli uffici della presidenza del Consiglio. Con lui ci sono il direttore della cassa di Risparmio de L’Aquila e altri due imprenditori abruzzesi con i quali, tre giorni dopo, il 15 maggio darà vita al consorzio "Federico Secondo". Scopo dell’associazione: aggiudicarsi gli appalti della ricostruzione. Cosa che puntualmente avviene. Fusi per telefono è al settimo cielo. "Oggi ho fatto un lavoro straordinario", esulta, “da stamani ad ora...se non ne va in porto nemmeno una allora vuol dire che che deve essere destinata. Anche quello che s'è visto ieri (riferimento all’on. Denis Verdini, ndr) oggi...se facesse sempre come oggi … si sarebbe i primi in classifica...operativi più che così non c'è verso".
Dieci giorni dopo, il 26 maggio, Verdini e Fusi fanno il punto della situazione: "Buongiorno", gli dice il cordinatore Pdl, "Allora ho parlato con Gianni (Letta, ndr) che ha portato tutto a Bertolaso". Poi però consiglia all’amico (e forse socio) di chiedere anche ai suoi compagni di cordata imprendtori abruzzesi di "sollecitare" pure un faccia a faccia con il capo della Protezione Civile: "(Letta ndr) mi ha detto...gli ho portato tutto...sta comandando...vedrai...ti chiama [...]
Intanto dall’Abruzzo arrivano gli sms esultanti dei dipendenti della Baldassini. Roba del tipo: "Abbiamo vinto un appalto da 7,5 milioni di euro", e via dicendo. Dell’ottimo rapporto Fusi-Verdini, hanno piena contezza pure i famigliari del politico. Più volte i figli di Verdini chiamano Fusi per farsi prenotare e pagare camere di alberghi, per loro e i loro amici, a Milano, a Venezia e in Versilia. Anche all’ultimo momento. Anche cinque persone per volta.
Il legame è insomma fortissimo e diventa imbarazzante visto che con Fusi, lavora in associazione d’impresa in altri appalti con Francesco Piscitelli, uno dei due imprenditori che la notte del sisma già esultavano al pensiero di quali appalti si sarebbero aggiudicati. Del resto, quello che ruota intorno a Verdini, è un sistema. E lo si capisce quando di scopre che lui fa da fulcro per una serie di parlamentari azzurri, ciascuno dei quali è o il riferimento di un’azienda o addirittura il proprietario.
Per questo la politica, letta attraverso i rapporti di carabinieri, diventa solo un gigantesco comitato di affari. Con l’europarlamentare Vito Bonsignore che chiama per costruire strade e autostrade. Con il deputato Rocco Girlanda, ufficialmente editore del Corriere dell’Umbria e di altre testate locali, che si occupa di forniture di calcestruzzo per conto della Barbetti spa. Con Massimo Parisi che discute di business a più non posso. E poi ancora ecco gli interventi di Guido Viceconte e Mario Pepe. Tutti piazzati su un’enorme ragnatela che se anche fosse penalmente irrilevante, spiega bene come mai la spesa per le opere pubbliche in Italia è ormai fuori controllo. Chi dovrebbe tentare di ridurla, partecipa al banchetto.
domenica 14 febbraio 2010
Bertolaso Story/1 - La resistibile ascesa di Rambolazzo
Gli inizi di Bertolaso Superman sono pieni di [omissisi], o di capitoli che non siamo riusciti a trovare. Di certo c'è che Bertolaso sia nato (nel 1950), e che suo padre sia un Generale dell'Aeronautica). Si laurea a Roma in medicina nel 1977 (non proprio un grande exploit, metterci 8 anni dove ne servono 5). Sempre nel '77, fresco di laurea e senza specializzazione, parte per l'Africa. Le storie patrie non dicono chi ce lo mandi, quanto tempo ci resti, a fare cosa. Non ha ancora alcuna specializzazione. Sappiamo che fa un giretto per il Mali, il Senegal, il Burkina Faso, il Niger, la Somalia. Quanti anni, o giorni, o ore si fermi in ciascun paese, l'agiografo di Guido Bertolaso (tale Bertolaso Guido) non dice. E' un uomo riservato.
Poi, dopo l'invasione vietnamita e la caduta di Pol Pot (1978) Bertolaso viene inviato in Cambogia ad amministrare il nuovo ospedale nella giungla. Quando arriva scopre che l'ospedale non c'è, così si dà da fare per costruirlo. Le autoreferenziali biografie non dicono chi abbia mandato in tutti questi posti un giovane medico laureato dopo tre anni di fuori corso; non spiegano come abbia fatto, neolaurearto senza specializzazione in nulla, ad "operare" in un anno in sei paesi africani, e in Cambogia; chi, quando e come gli abbia affidato la costruzione di un ospedale in Cambogia (ricordiamo che nel '78 Rambolazzo è un mediconzolo senza alcuna esperienza). Rambolazzo racconta di se, nella sua fanta-grafia, di aver curato nientemeno che i "khmer rossi". Nessuno che gli spieghi, nel suo entourage, che quando e se lui arriva in Cambogia, i "khmer rossi" e Pol Pot sono ormai solo un rèfuso della storia. Dove li avrò trovati? in qualche album di figurine Panini?
Poi, nella vita di Rambolazzo, fra il '78 (anno degli eroismi cambogiani che si scazzottano con la storia), e il 1987, si apre un "buco nero" di 9 anni. Rambolazzo scompare dai pur dettagliatissimi archivi dei maggiori quotidiani e settimanali. Ma forse ci chiarirà.
Le prime "tracce" politiche le troviamo in un convegno medico del dicembre '87. Così piccolo, e già così ammanicato coi democristiani... Cotè Donat Cattin e Ruberti. Piccolo ruolo. Solo un inizio. Non una carriera da luminare. Ha già 37 anni, non sappiamo come, dove, quando si sia specializzato in "infettivologia", ma lo ritroviamo non già come assistente di un luminare della medicina, ma come galoppino di democristiani.
Nel 1989 lo ritroviamo come factotum di un convegno che interessa "i paesi dell'area caraibica e quelli dell'America Latina". E noi che c'entriamo? C'entriamo, perchè il convegno, anzichè essere organizzato ai Caraibi o in un paese del Centro-America, è organizzato a Roma, a cura dell'attivissimo Ministero degli Esteri italiano. E chi è il Ministro? Toh! Il Divino Giulio Andreotti. Bertolaso, così giovane, e già così andreottiano!
Passa un anno, siamo nel 1990, e ritroviamo il "medico infettivologo" nel ruolo di "funzionario" del Governo, in una missione in Iraq (ostaggi italiani versus medicinali); e chi è il presdelcons? Ma si, ancora lui, il divino Giulio!
E siamo al febbraio '92: "...E si torna daccapo: le nomine. Dei diciassette dirigenti che il consiglio dei ministri ha promosso in gran fretta nelle ultime tre sedute di fine legislatura ci sono oltre alle due interpreti e ai due segretari dei ministri, sei funzionari molto in basso nella graduatoria per i passaggi in ruolo, ripescati d'autorità dal fondo della classifica e promossi con pochissima soddisfazione di chi se li è visti passare sulla testa a dispetto di una graduatoria costata tre anni di lavoro. A livello di dirigenti generali di livello B, uno dei massimi gradi della burocrazia, è stato nominato tale Guido Bertolaso, medico, da un anno in forze alla presidenza del consiglio. L'ha voluto Andreotti. Dice Stefani Vannucci: "Quando chiedevamo chi fosse ci dicevano: è un medico eccellente ha curato gli khmer rossi..." (...raccontare stronzate evidentemente paga...in fondo queste stronzate il giovane medico le aveva raccontate ad una classe politica che ancora oggi chiama "Afanistan" l'Afghanistan, ed è convinta che il Darfur sia uno "stile di vita"... NdR)
Marzo '93: scoppia il caso San Patrignano, e Bertolaso, che nel frattempo è già Capo Dipartimento agli Affari Sociali, deve affrontare per conto del governo la difesa d'ufficio di Muccioli, sulla cui comunità gravano pesantissimi indizi di violenze "coercitive" che avrebbero causato la morte di un affidato.
Settembre 1993: L'Onu accusa l'Italia di "ospitare" i trafficanti d'organi. A Bertolaso (che da marzo a settembre è già andato avanti - ora è vice-direttore generale dell'Unicef - il solito compito di prendere schiaffi per conto del governo. Praticamente una vocazione).
Passano ancora due mesi (novembre '93) e Rambolaso è già più in alto: Direttore Generale per le Relazioni Esterne dell'Unicef. Un fenomeno. Da baraccone.
Luglio '95: una piccola battuta d'arresto: all'Unicef avanza la candidatura di Margherita Bonazza Boniver in sostituzione di Bertolazzo:
"...Margherita Boniver vice-direttore esecutivo dell'"Unicef? Anche se non è ancora stata formulata ufficialmente, l'ipotesi di un passaggio di consegne tra l'attuale numero due del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia Guido Bertolaso e l'ex ministro socialista è nell'aria da tempo e ha già suscitato un vespaio tra articoli di fuoco, querele e interrogazioni parlamentari. Il manifesto di ieri ha puntato il dito contro il ministro degli Esteri Susanna Agnelli: "Ci vuole un bel coraggio a presentare quale candidato italiano la signora Margherita Boniver", scrive Maurizio Matteuzzi. La Boniver "pur nella sua attuale versione liberal-socialista, è l'incarnazione del craxismo", dice Matteuzzi e si chiede: "Possibile che non ci fosse una candidatura, diciamo così, più presentabile?". "Va bene che il prestigio dell'Onu è in caduta verticale, ma il segretario generale dell'Onu non ha imparato nulla dal suo predecessore Perez de Cuellar che, anni fa, ebbe la bella idea di nominare Bettino Craxi suo "rappresentante personale" per il debito estero nel Terzo mondo?..."
Nel 1996 è nominato Commissario di Governo per l'apertura dell'Ospedale Lazzaro Spallanzani, specializzato per le malattie infettive e la lotta all'AIDS. Ormai ha scoperto la bellezza del lavoro di commissario... Da questo momento in avanti, Bertolaso sarò "commissario-a-quasi-tutto"
(continua)
giovedì 11 febbraio 2010
Il Grande Merdaio/1 (la Banda Bassotti BBB: Berlusconi, Bertolaso, Balducci)
Apprendiamo stamattina dai verbali di Firenze che anche Santo Bertolaso, il Guaritore di Tutti i Mali, era in vendita. A volte, prima di presentarsi agli appuntamenti con lui, la gente si preoccupava di "passare in banca" a fare un bel prelievo di contanti (semplice coincidenza, magari); a volte invece il Santo preferiva pagamenti in natura. Per esempio, sembra che non disdegnasse la figa di tale Francesca, e se gli cresceva del tempo, non disdegnava di chiedere che gli fosse messa a disposizione, giusto per una ripassata... Evidentemente l'unico valore che questo eroe berlusconiano ha mutuato dal padre Generale è il linguaggio da caserma. Noi iniziamo con oggi la pubblicazione della storia a puntate del Grande Merdaio, Per ragioni di leggibilità, e di abbondanza di materiale, il Grande Merdaio inizia oggi con questo articolo di Bonini su Repubblica, che riporta ampi stralci dell'atto di incriminazione della Procura di Firenze. E' doveroso infatti dare un aggiornamento della situazione ad oggi.
Poi, invece, ci tufferemo nel passato, spesso ignobile, di "personaggi e interpreti". Tafanus
...non è Francesca...
(di Carlo Bonini - Repubblica.it)
Una "cricca dei banditi". Il gip di Firenze racconta la corruzione che ha governato gli appalti della Maddalena e la ricostruzione a L'Aquila. Le escort di Bertolaso e gli imprenditori che la notte del 6 aprile ridono pensando agli appalti.
Il sistema, scrive il gip Rosario Lupo, funzionava così: "Angelo Balducci e Fabio De Santis, pubblici ufficiali presso il Dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri, incaricati della gestione dei "grandi eventi" (Mondiali di nuoto di Roma 2009, G8 della Maddalena, 150° anniversario dell'Unità d'Italia) insieme a Mauro Della Giovanpaola, pubblico ufficiale della struttura di missione per il G8 della Maddalena hanno asservito la loro funzione pubblica (alquanto delicata, attesi gli enormi poteri a loro concessi e i rilevantissimi importi di denaro e risorse a carico della collettività) in modo totale e incondizionato agli interessi dell'imprenditore Diego Anemone (e non solo). Tale asservimento veniva ben retribuito con vari benefit di carattere economico e non, anche di grande rilevanza patrimoniale: utilità indirizzate o direttamente ai tre pubblici ufficiali o a loro parenti o a soggetti a loro amici (in particolare Anemone e i suoi collaboratori si mettevano a disposizione dei tre, in particolare di Balducci per risolvere loro qualsiasi tipo di esigenza, anche la più banale)".
E il sistema, scrive ancora il gip, aveva un nome: "Gelatinoso". "Il caso in questione che ben potrebbe essere definito "storia di ordinaria corruzione" viene qui definito "gelatinoso". E non dagli investigatori ma dagli stessi protagonisti di tale inquietante vicenda di malaffare in una delle tante conversazioni telefoniche intercettate: "Il mio ragionamento è questo... Loro evidentemente stanno immersi in un liquido gelatinoso che è al limite dello scandalo" (...). Ma "sistema gelatinoso" non è l'unica definizione del Dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Infatti la struttura cosiddetta della Ferratella (luogo dove ha sede il Dipartimento e di cui fanno parte Balducci, De Santis e Della Giovanpaola) viene definito - senza mezzi termini - dalle molto istruttive conversazioni telefoniche intercettate: "Cricca di banditi", "Banda di banditi", "Task force unita e compatta", "squadra collaudatissima", "combriccola", e i suoi componenti "bulldozer", "veri banditi", "gente che ruba tutto il rubabile", "persone da carcerare".
Anche l'imprenditore Diego Anemone, del resto, a giudizio del gip, si dimostrava all'altezza della qualità della corruzione assicurata dal sistema in ragione del suo network di rapporti, a cominciare da quello con il Capo della Protezione civile e sottosegretario Guido Bertolaso: "È alquanto inquietante - si legge - che sussistano rapporti di collusione (che definire sospetti è mero eufemismo retorico) tra l'introdottissimo (nonostante la giovane età) Diego Anemone e il potente sottosegretario e capo della Protezione civile Guido Bertolaso (coinvolto nella gestione economica degli appalti aggiudicati con la normativa cosiddetta dei "grandi eventi") che, come risulta inequivocabilmente dalle intercettazioni telefoniche, frequenta spesso e volentieri Anemone e le sue strutture, per così dire, di "relax"".
Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti. Ville, escort, assunzioni e auto di lusso
Angelo Balducci: utilizzo di due utenze cellulari; personale di servizio nella proprietà di Montepulciano; uso di autovettura Bmw serie 5; messa a disposizione di Rosanna Thau (moglie di Balducci) di una Fiat 500; fornitura di mobili per la proprietà di Montepulciano; esecuzione di lavori di manutenzione e riparazione negli immobili di Roma e Montepulciano; assunzione di Filippo Balducci (figlio di Angelo) e della sua compagna Elena Petronela Buchila; messa a disposizione di Filippo Balducci di autovettura Bmw del valore di 71mila euro; lavori di ristrutturazione per l'appartamento di Filippo Balducci in via Latina a Roma con fornitura di materiali di arredo in legno e tessuti; viaggi a bordo di aerei privati; numerosi soggiorni su sua richiesta all'hotel Pellicano di Porto Santo Stefano; assunzione, su sua richiesta, di Anthony Smith e messa a disposizione di un'abitazione.
Fabio De Santis: affidamento di lavori pubblici in subappalto a Marco De Santis; utilizzo di un'utenza cellulare; fornitura di mobili destinati alla sua abitazione; prestazioni sessuali a pagamento a Venezia (17 ottobre e 28 agosto 2008) e Roma (13 novembre 2008).
Mauro della Giovanpaola: prestazioni sessuali a pagamento a Venezia tra il 17 e il 18 ottobre 2008; uso di un immobile con personale di servizio all'isola della Maddalena; messa a disposizione di tre autovetture Bmw; fornitura di mobili per la sua abitazione".
Bertolaso, il giovane Anemone, i contanti e i favori sessuali. L'iscrizione di Guido Bertolaso al registro degli indagati per concorso in corruzione ha - a giudizio del gip - un fondamento probatorio evidente. "Sono emerse dalle intercettazioni telefoniche conversazioni nelle quali il Bertolaso viene menzionato o è uno degli interlocutori (...) È emerso che lo stesso Bertolaso intrattiene rapporti diretti con l'imprenditore Diego Anemone con il quale si incontra spesso di persona e in previsione dei quali Anemone di attiva di persona alla ricerca di denaro contante, tanto che gli investigatori ritengono abbia una certa fondatezza supporre che detti incontri siano stati finalizzati alla consegna di somme di denaro a Bertolaso".
Il 23 settembre 2008 Anemone si sbatte per cercare 50mila euro in contanti in vista dell'incontro con il capo della Protezione Civile, previsto per quella stessa sera. È l'unica traccia dell'ordinanza su un possibile passaggio di denaro. Ma non è chiaro, o quantomeno, gli investigatori non sono riusciti ad accertarlo, se effettivamente i due si vedano e se ci sia o meno consegna di contanti.
È certo al contrario che Guido Bertolaso goda dei favori sessuali messi a disposizione da Anemone. Il 21 novembre 2008 Bertolaso è al telefono con Simone Rossetti (il lenone di Anemone): "Sono Guido, buongiorno... Sono atterrato in quest'istante dagli Stati Uniti, se oggi pomeriggio, se Francesca potesse... io verrei volentieri... una ripassata". "Perfetto". "Perché so che è sempre molto occupata... siccome oggi pomeriggio sono abbastanza libero, ti richiamo fra un quarto d'ora". L'appuntamento viene fissato per le 16.
Una seconda prestazione sessuale è del 14 dicembre 2008 e ha luogo nel centro sportivo che è riconducibile Anemone ed è stato aggiudicatario della fetta più importante degli appalti per i Mondiali di nuoto 2009. "Tale prestazione - scrive il gip - è comprovata da intercettazioni con dialoghi del tutto espliciti e fortemente eloquenti e ha avuto luogo con una ragazza brasiliana presso il centro Salaria Sport Village".
Il 17 febbraio 2009, dalle 15 alle 16, Bertolaso è ancora allo Sport Village, per "fare terapia con Francesca", "per riprendermi un pochettino", "per uno dei soliti massaggi". Anemone lo aspetta fuori dalla cabina e al telefono si lamenta con il suo lenone perché il capo della Protezione civile tarda a congedarsi dalla massaggiatrice: "Mannaggia sto a morì de freddo".
Anemone, Balducci e la ricostruzione dell'Aquila. Le indagini - documenta l'ordinanza - accertano che Anemone "è di casa all'interno della Ferratella, dove oltre a Balducci, De Santis e Della Giovanpaola, ha rapporti con altri funzionari di rango minore che pure hanno piena consapevolezza dell'esistenza del "sistema gelatinoso": Maria Pia Forleo, Francesco Pintus e Fabrizio Ciotti. Fino al punto di alimentare una sorta di "cassa comune" per le piccole spese di rappresentanza". Naturalmente c'è dell'altro. A cominciare - scrive il gip - dai rapporti che si intrecciano tra Anemone e Balducci nella Erretifilm srl, società di produzione cinematografica che - come aveva scoperto un'inchiesta firmata da Fabrizio Gatti sull'Espresso del gennaio 2009 - vede come soci la moglie di Balducci (Rossana Thau) e la moglie di Anemone (Vanessa Pascucci).
L'11 aprile 2009, a pochi giorni dal sisma che ha devastato L'Aquila, Balducci, in una lunga conversazione con Anemone "fa pesare il fatto che si è fatto promotore per l'inserimento delle imprese di Anemone nei lavori post terremoto ("Ti rendi conto? Chi oggi al posto mio si sarebbe mosso?") ed esce allo scoperto pretendendo in cambio che il figlio Filippo goda di qualche ulteriore beneficio ("Tra qualche giorno compie 30 anni e io mi chiedo come padre: che ho fatto per lui? Un cazzo")". Filippo troverà una sistemazione.
Le pressioni sulla stampa e il procuratore Toro - Nelle intercettazioni della primavera 2009 Anemone e Balducci discutono con grande preoccupazione delle inchieste di Fabrizio Gatti e dell'interesse di Annozero e di Milena Gabanelli (Report). Per provare a contenerle - si legge nell'ordinanza - muovono tale "Patrizio La Bella, amico del giornalista Gatti", che a sua insaputa li informa di quello che il cronista ha in animo di fare. Ma "i contatti tra gli indagati si fanno frenetici e fitti il 28 gennaio 2010, quando il quotidiano "La Repubblica" pubblica un'inchiesta a firma di Paolo Berizzi e Fabio Tonacci".
Carlo Malinconico e Mauro Masi - Il giovane Anemone rendeva felice anche Carlo Malinconico, in quel momento segretario generale alla presidenza del Consiglio e poi presidente della Fieg. "Su richiesta di Angelo Balducci l'imprenditore contribuiva all'organizzazione e pagamento di più soggiorni vacanza presso l'hotel "Il Pellicano" di Porto Santo Stefano". Naturalmente Malinconico non deve pagare un euro: "Mi raccomando, non è che si distraggono e gli fanno il conto". Anemone asseconda anche le richieste di Balducci perché assuma tale Anthony Smith, un tipo di Anacapri che Mauro Masi, direttore generale della Rai, gli aveva chiesto di sistemare.
(continua)
lunedì 8 febbraio 2010
Uomini (e donne) "del fare". Expo 2015 impantanata e senza soldi - ora spunta l'ipotesi della rinuncia
Anche se nessuno lo ammetterà mai, anzi tutti lo smentiranno, con le elezioni regionali tra un mese e spiccioli, l'operazione 2015 è infatti al suo ennesimo (forse ultimo) bivio. L'opzione finale: andare avanti o lasciar perdere
[di Giuseppina Piano - Repubblica ediz. Lombardia]
Da qui il mandato affidato da Berlusconi all'uomo delle missioni impossibili: Bruno Ermolli. A lui il compito di salvare in extremis l'Expo dal pantano in cui è invischiata da sempre, o di firmarne il certificato di morte. (Super Ermolli, quello che doveva "salvare" L'alitalia, I suppose... NdR)
Anche se nessuno lo ammetterà mai, anzi tutti lo smentiranno, con le elezioni regionali tra un mese e spiccioli, l'operazione 2015 è infatti al suo ennesimo (forse ultimo) bivio. Nei ragionamenti del premier e del ministro Tremonti, fonti accreditate raccontano con pudore che è spuntata l'opzione finale: andare avanti o lasciar perdere, rinunciando a ospitare l'Esposizione universale che fino al prossimo 30 aprile non è ancora registrata al Bie di Parigi, il Bureau internazionale che assegna ogni cinque anni le fiere mondiali.
Il commissario. In Parlamento è arrivato lo stop agli emendamenti inseriti nel Milleproroghe per anticipare qualche soluzione ai guai della società Expo. Uno su tutti: concedere alla spa di Stanca di spendere anche per la gestione ordinaria parte dei fondi che il governo ha stanziato per le opere. La società ha chiuso il 2009 con un rosso di 8,5 milioni e per il 2010 si stima un disavanzo di 15 milioni. Lucio Stanca ripete che «è chiaro che questa società avrà un disavanzo fino al 2014 e solo allora potrà avere dei ricavi». Verissimo. Il problema è che i creditori non possono aspettare se i soci non ci mettono capitali. A questo punto ci vorrà un decreto del governo: si vedrà se e quando arriverà.
Nel frattempo la presidenza del Consiglio di decreto ne ha fatto un altro, concedendo al sindaco Moratti poteri speciali per velocizzare i cantieri in città. Proprio in vista dell'Expo. Abbinata al progetto di legge per la Protezione civile Spa, la faccenda ha ridato fiato al nutritissimo fronte di chi ormai si è convinto che il destino sia segnato: se l'Expo sarà confermata, arriverà un commissario plenipotenziario che potrà fare e disfare, per dribblare la burocrazia. Che a Roma si siano convinti della necessità del commissariamento in pochi, ormai, dubitano. Che il ruolo sarà affidato proprio a Guido Bertolaso, tanto più dopo l'annuncio sulla sua imminente promozione a ministro, non è invece così scontato (...abbiate fede... per Rambolazzo non è mai troppo tardi... e comunque nessuno al mondo potrebbe fare peggio di Lucio Stanca, quello che doveva colmare il digital divide nel Ruanda, ma nel frattempo lo ha lasciato intatto persino in Lombardia. NdR)
I "fuori di testa"
A volte poter dire (e scrivere, e dimostrare) che di questo atto di demenza pura avevamo scritto già da 23 mesi (Gennaio 2008), fornisce una sorta di balsamo malsano che lenisce in parte le ferite. Il balsamo dell'avevamo detto. Quando tutto il mondo politico (ahimé anche di centro-sinistra) partecipava alla "Grande Festa Aiazzone", con elogi bi-partisan incrociati, sul "successo" dell'assegnazione dell'Expò a Milano noi, come al solito "comunisti e disfattisti", scrivevamo un articolo, dal titolo profetico: [Prima di masturbarci sul fagiolo borlotto], nel quale eravamo stati fin troppo poco ottimisti sulla fine ingloriosa dell'Expò. Ne abbiamo riscritto, in termini sempre più ragionatamente pessimistici, 10 mesi dopo (Marzo 2009), con un secondo articolo: [Prima di masturbarci sul fagiolo borlotto/2]
Per una volta, chiediamo ai lettori del Tafanus di dare uno sguardo a questi nostri due vecchi articoli. Tutto era prevedibile, anzi previsto. Solo la banda dei dementi non era riuscita a fare una piccola divisione: 14 miliardi di investimenti per 28 milioni di visitatori? Un miliardo di lire di investimento per OGNUNO dei visitatori "attesi"?? Una Milano che per 5 mesi, ogni giorno, sarebbe stata capace di affrontare l'impatto di circa 200.000 visitatori, con punte di 260.000??? E a nessuno che sia venuto in mente di chiamare la neurodeliri.., Tafanus
venerdì 5 febbraio 2010
Arrigo Benedetti, l'uomo che inventò l'Espresso
(L'articolo di Nello Ajello - l'Espresso)
Camilla Cederna lo ricordava appena nominato direttore de 'L'Europeo' fondato nel novembre del 1945, a Milano, dall'editore Gianni Mazzocchi. Trentacinquenne, magro, sposato e padre di due figli piccoli, Agata e Alberto, il volto non ancora decorato da quel doppio mento che lo avrebbe fatto soprannominare 'Il tonno', Benedetti le apparve risoluto a imprimere una svolta al mondo delle notizie.
Tafanus: Ricciardi inchioda Meloni in Aula: “Ma cosa festeg...
Tafanus: Ricciardi inchioda Meloni in Aula: “Ma cosa festeg...
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Come annunciato nei giorni scorsi, il glorioso "Tafanus" è stato ucciso, col breve preavviso di tre settimane, dalla piattafor...
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Camila Giorgi lascia L’Isola dei Famosi, spunta una foto che fa sorgere i dubbi sulla reale motivazione ...