martedì 30 marzo 2010
domenica 28 marzo 2010
Riusciranno i nostri giornalisti a capire la differenza fra calo dei votanti in "punti percentuali" e in percentuale?
Stesso dato leggo, sul mitico Corrierone (non sulla "Gazzetta di Cocomaro di Cona"), per le provinciali di Roma, e per le regionali del Lazio. Per la provinciali di Roma, il Corriere ci informa che alle 19,00 ha votato il 30,9% degli elettori, contro il 40,4% della tornata precedente. Quindi, un calo del "9,5%". Sbagliato, perchè 9,5 è esattamente il 23,5% in meno della precedente tornata. Stesso discorso per le regionali in Lazio: Dato di oggi, 31,5%; dato della precedente tornata, 41,0%; calo del 9,5%. Sbagliato, perchè 9,5 punti, su una base di 41,0. rappresentano un calo del 23,2%.
Insomma, secondo i nostri valorosi giornalisti, in Lazio mancano all'appena meno di un elettore su dieci della precedente tornata elettorale. Secondo ciò che si insegna alla scuola dell'obbligo, manca all'appello, in Lazio, circa un elettore su quattro della precedente tornata.
Da dove viene questo enorme calo dell'affluenza al voto? Forse da una certa disaffezione al voto in generale (che peraltro è tendenza di lungo termine in tutti i paesi del mondo occidentale). Ma ci sono segnali che lasciano ben sperare:
-a) in Francia, dove Sarkozy ha perso alla grande, il fatto è stato accompagnato da un vero e proprio crollo dell'affluenza al voto. Forse, chi è deluso dalla destra, ma non è pronto per votare a sinistra, si rifugia nell'astensionismo. Questo discorso vale anche da sinistra a destra, ma in genere è il paese che governa, che viene punito dall'astensionismo.
-b) in Italia, un calo generalizzato in tutto il paese, in media, di circa il 17%, sale in Lazio al 23-24%. Cosa c'è stato di speciale, a Roma? un black-out elettrico? uno sciopero del metrò? Niente di tutto questo: mancava, per le note peripezie del paninaro Milioni, la lista del PdL. Sembra quindi che molti romani non se la siano sentita di andare a votare per un'altra lista qualunque "collegata" alla Polverini. Non per il partito fascista "Forza Nuova", non per l'UDC dell'odiato Casini, non per l'UdEur dell'inaffidabile ed impresentabile Mastella.
-c) Infine, una terza ipotesi: cui prodest una sconfitta della Polverini nel Lazio? e se l'astensione fosse concentrata nella componente italoforzuta del PdL? Lunedì il Cav., nella sua ormai quotidiana guerra con Fini, potrebbe tentare di caricare la sconfitta dolo sulle spalle degli ex aennini di Fini.
La conclusione è che io, da stasera, sono molto più fiducioso in una possibile vittoria della Bonino nel Lazio.
P.S.: un dato appena arrivato dice che alle 22,00 a livello nazionale il calo dei votanti alle regionali è stato del 15,5% ( dal 56,7 del 2005 al 47,9 di oggi. Non abbiamo ancora i dati per il Lazio.
Da Emma Bonino, mi arriva un invito alla ragione e ai sentimenti degli elettori laziali
Ciao Antonio,
Abbiamo predisposto un sistema che consente di inviare il tuo messaggio ai tuoi contatti email tramite il nostro sito, consentendoti di scegliere i destinatari direttamente dalla rubrica del tuo servizio di posta elettronica.
Grazie, Emma Bonino
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Cara Emma,
purtroppo questo messaggio mi arriva troppo tardi perchè io possa predisporre un mailing decente ai miei contatti, anche perchè non ho un database che separi i singoli aderenti per regione. Come inoltre sai, non ho mai votato per il Partito Radicale sotto qualsiasi denominazione, perchè non ho mai condiviso la totalità delle battaglie radicali.
Ma questa è un'altra storia: oggi tu sei la candidata, voglio sperare, di tutto coloro che sono a sinistra di Berlusconi, e troverei logico, essendo tu la candidata di tutta la coalizione, che i miei amici laziali rafforzassero la tua candidatura alla presidenza della regione, con un voto dato alla lista che porta il tuo nome, o almeno a dare un segnale personale di apprezzamento nei tuoi confronti, ricorrendo al voto disgiunto (anche se col voto disgiunto l'errore è sempre in agguato).
Tantissimi auguri, e un abbraccio
Antonio
P.S.: in base ai dati di accesso del Tafanus, questo post sarà letto, fra oggi, domenica, e la mattinata di lunedì, da circa 500 persone. Non penso che il Tafanus possa fare miracoli, ma spero che i pochi voti che potrebbe portarti servano a qualcosa.
giovedì 25 marzo 2010
Se Benedetto XVI si fosse chiamato Francesco I o Zeffirino I - di Paolo Farinella, prete
Signore e Signori, donne e uomini d’Irlanda,
non vi chiamo «Carissime e carissimi figlie e figli», come è usanza edulcorata nei documenti ecclesiastici, anche perché non posso rivolgermi a voi con espressioni affettuose come se nulla fosse successo. Mi rivolgo a voi, non con distacco, ma con timore e tremore, con rispetto, stando a debita distanza, in punta di piedi e consapevole che nessuna parola può lenire la vostra rabbia, il vostro dolore e il marchio che in modo indelebile è stato impresso sulla vostra carne viva. Io non sono degno di rivolgermi a voi con parole di affetto.
Vi scrivo per dirvi che presto verrò a trovarvi, verrò solo, senza seguito e senza fanfare: a piedi nudi e a capo scoperto, umile e penitente, sì, come si addice al «servo dei servi di Dio». Verrò per inginocchiarmi davanti a voi e chiedervi perdono dal profondo del cuore perché su una cosa non possiamo, voi ed io, avere dubbi: la responsabilità di tutto ciò che ha coinvolto i vostri figlie e figlie, virgulti innocenti, rovinati per sempre, è mia, solo mia, esplosivamente mia. Mi assumo totalmente la responsabilità della colpa di pedofilia di cui si sono macchiati molti preti e religiosi in istituti e collegi sotto la giurisdizione della Chiesa cattolica.
In quanto vescovo della Chiesa universale non ho parole e sentimenti per alleviare il tragico giogo che è stato posto sulle vostre spalle. Sono stato per oltre un quarto di secolo a capo della congregazione della dottrina della fede e non ho saputo valutare la gravità di ciò avveniva in tutto il mondo: negli Stati Uniti, in Irlanda, in Germania e ora anche in Italia e, ne sono certo, anche in tutti gli altri paesi del mondo. La piaga è enorme, estesa e dilagante e io non sono stato capace di leggerne la gravità, la pericolosità e l’ignominia.
Ho preferito salvare la faccia dell’Istituzione e a questo scopo nel 2001 ho emanato un decreto con cui avocavo a me i casi di pedofilia e imponevo il «silenzio papale»: ciò significa che chiunque avesse parlato era scomunicato «ipso facto», cioè immediatamente. Se vi è stata omertà, se vi è stata complicità dei preti, religiosi, vescovi e laici, la colpa è mia e solo mia. Per salvare la faccia, ho finito di dannare uomini e donne, bambini e bambine che sono stati macellati nell’ignominia dell’abuso sessuale che è grave quando accade tra adulti, ma è terribile, orribile, blasfemo e delinquenziale quando avviene su minori.
Non si tratta di poche persone che hanno sbagliato. Mi ero illuso che fosse così, invece ora prendo atto amaramente che la responsabilità sta principalmente in quella struttura che si chiama «seminario» i cui criteri di formazione, io e gli altri responsabili della Chiesa abbiamo varato, mantenuto e preteso che fossero attuati. Con i nostri metodi educativi poco umani e disincarnati, abbiamo creato preti e religiosi devoti, ma avulsi dalla vita e dalla problematicità di essa, uomini e donne inconsistenti, pronti ad ubbidire perché senza spina dorsale e senza personalità. In una parola abbiamo creato mostri sacri che si sono avventati sulle vittime innocenti, appena si sono scontrati con la realtà che non hanno saputo reggere e con cui non hanno potuto confrontarsi. Personalità infantili che hanno abusato di bambini senza nemmeno averne coscienza.
Oggi ritengo che una grande responsabilità sia da mettere in conto al celibato obbligatorio per preti e religiosi, un sistema che oggi non regge, come non ha mai retto nella storia della Chiesa: dietro la facciata formale, ben pochi hanno osservato questo stato che in se stesso è un valore, ma solo se voluto per scelta di vita, libera e consapevole. Su questo punto, prendo l’impegno di mettere all’ordine del giorno il senso del celibato perché si arrivi ad un clero coniugato, ma anche celibe per scelta e solo per scelta.
Vengo a voi, spoglio di ogni autorevolezza, perché l’ho perduta, e con le mani vuote, per chiedervi perdono, e subito dopo, nella curia romana e nelle chiese locali, licenzierò tutti coloro che in qualsiasi modo sono stati implicati in questa dramma. Infine, mentre la giustizia umana farà il suo corso, affiderò il personale responsabile di queste ignominie per curarlo perché si tratta di menti e cuore malati.
Infine, rassegnerò le dimissioni da papa e lo farò dalla terra d’Irlanda, il paese, forse più colpito. Mi ritirerò in un monastero a fare penitenza per i giorni che mi restano perché ho fallito come prete e come papa. Non vi chiedo di dimenticare, vi supplico di guardare avanti, sapendo che il Signore che è Padre amorevole, di cui siamo stati indegni rappresentanti, non abbandona alcuno e non permette che l’angoscia e la sofferenza abbiano il sopravvento. Che Dio mi perdoni, e con lui, se potete, fatelo anche voi. Con stima e trepidazione.
Francesco I, papa (ancora per poco) della Chiesa cattolica
lunedì 22 marzo 2010
Piazze & Minchiate - Le "Piazze Piramidali" di Verdini & Gasparri
Il giorno 16, quattro giorni prima della manifestazione del "Partito dell'Ammmore", organizzata per certificare l'odio che ormai divide Berlusconi da Fini, l'ANSA ha pubblicato un resumé della piazze storiche di Roma, con la superficie lorda calcolata al metro quadro. Poi, ignorando il fatto che durante le manifestazioni ci sono zone transennate, palchi, a volte gazebo, vie di fuga, ambulanze, camionette della polizia, camerini per le veline e quant'altro, ed adottando il "parametro Giannattasio" (il mitico Generale Italoforzuto che nelle piazze di Berlusconi ficcava ben quattro persone al mq.), e mettendo manifestanti anche NEGLI alberi, nelle fontane, sopra i lampioni, calcolava la capienza massima teorica delle piazze. Ecco l'articolo:
ROMA (16 marzo) - La fisica, con il principio della impenetrabilità dei solidi, insegna che due oggetti non possono occupare lo stesso spazio. Eppure c'è chi ritiene che questo classico teorema non si applichi alle persone, soprattutto se convocate in un determinato luogo ad esprimere pubblicamente la loro opinione politica. Fuor di metafora: quando si tratta di conteggiare i partecipanti alle manifestazioni, i partiti «danno i numeri».
Nessuno dotato di un minimo di senso delle proporzioni potrebbe mai ritenere vero che 25 persone possano stare tutte in un metro quadro... a meno che non siano artisti del circo che si esercitano in una improbabile piramide umana di una ventina di metri d'altezza. Eppure è proprio quanto si tenta di accreditare quando l'oratore di turno di una qualsiasi manifestazione a piazza San Giovanni, a Roma, proclama sicuro che ad ascoltarlo c'è un milione di persone. Se si mettono a confronto le dichiarazioni degli organizzatori, qualunque sia il colore, con i dati che emergono dalle planimetrie delle piazze romane, risulta evidente la disparità tra realtà e fantasia.
Eppure il conto è semplice, dato che in un metro quadro entrano non più di quattro persone: si prende la superficie totale e si moltiplica per quattro. Tenendo conto, ovviamente, che palco e vie di fuga «rubano» qualcosa. D'altronde, le vie circostanti alla piazza possono invece aumentare il totale oltre la soglia teorica: tesi quest'ultima che però difficilmente può giustificare presenze quattro o cinque volte superiori a quelle possibili.
- Circo Massimo: è la «piazza» romana più capiente è ha una superficie di 140.000 metri quadri. Quindi, la capienza massima è di 560.000 persone. Non è molto usata per manifestazioni politiche. Fu però scelta da Walter Veltroni, nell'ottobre 2008, per il Pd-Day: allora, secondo gli organizzatori, c'erano 2,5 milioni di persone, circa 5 volte la capienza teorica del «bacino». Cioè una densità di circa 20 persone a metro quadro.
- Piazza San Giovanni: è seconda per grandezza. Ha una superficie di 39.100 mq, con una capienza totale, quindi, di 156.000 persone. Piazza un tempo tradizionalmente «sindacale» è oggi utilizzata dai confederali per il concerto del Primo Maggio. Ormai da anni è invece la location delle manifestazioni del centrodestra a Roma, come avverrà infatti sabato 20. [...]
- Piazza del Popolo: è al terzo posto, con una superficie di 17.100 mq e, quindi, una capienza di 68.400 persone. Sabato scorso, alla manifestazione promossa dalle opposizioni, gli organizzatori dichiararono 200 mila presenze, «solo» quattro volte quelle possibili.
- Piazza Navona: è la quarta in ordine di grandezza, con una superficie di 12.970 mq. La capienza teorica è di 51.880 persone. Sarà il punto di arrivo, sempre sabato 20, della manifestazione del Forum che lotta contro la privatizzazione dell'acqua. È stata teatro dell'ultimo Viola-Day, lo scorso 27 febbraio, quando furono dichiarate 200 mila persone presenti.
(da Aldo Puthod, ANSA, per Il Messaggero - 16 Marzo)
Vogliamo stigmatizzare l'ormai notissimo "Primo Principio di Giannatasio", che mette quattro persone in un metro quadro, adottato per pigrizia mentale dall'ANSA. Quattro persone a mq. (una per ogni piastrella da 50 cm. di lato), non ci stanno neanche se anoressiche, e vestite solo con una calzamaglia attillatissima. Due persone ci stanno, a patto di non avere zainetti, borse, cartelli, striscioni e tutto l'ambaradan che si porta in piazza.
Ma ammettiamo pure che siano piazze costituite da gente molto affezionata, che ama strusciarsi, e mettiamo tre persone al mq., dopo aver ridotto la superficie lorda della piazza del 10% (palco, parterre, vie di fuga, alberi, fontane, camionette, ambulanza etc.). Fatto questo, rifacciamo il calcoletto della capienza delle piazze storiche di Roma:
CIRCO MASSIMO: Superficie netta, 126.000 mq. Capienza massima, 378.000 persone. Veltroni, ottobre 2008, ha dichiarato 2,5 milioni di persone. Piramide Verdini a 7 livelli.
PIAZZA SAN GIOVANNI: Superficie netta: 38.200 mq. Capienza massima: 114.600 persone. Verdini (Forza Italia, inventore della piramide omonima, era riuscito a metterci dentro "più di un milione" di popolidell'ammore. Diciamo 1.100.000? Siamo a 29 persone al mq., piramide a 10 livelli. Ma meglio di lui aveva fatto Gianfranco Mascia il 5/12, mitico No-B-Day, quando, in un momento di orgasmo incontrollabile, aveva scolpito: "Siamo un milione e mezzo!". Ben 39 persone al mq., oppure "piramide Verdini a 13 livelli. Neanche il Circo di Pechino.
PIAZZA del POPOLO: Superficie netta, 15.400 mq. Capienza massima: 46.200 persone. Manifestazione dell'opposizione, sabato 13 marzo: 200.000 partecipanti dichiarati (13 persone al mq). Piramide a quattro livelli.
PIAZZA NAVONA: Superficie netta: 11.700 mq. Capienza massima: 35.000. 9 Luglio 2008: durante la famosa manifestazione de
lla Compagnia di Giro (Grillo, Di Pietro, Travaglio, Dandini), una dichiarazione "quasi" seria: Giulietto Chiesa su Megachip: siamo circa 50.000. Un po' strettini, ma insomma, niente piramide umana. Invece il 27 febbraio scorso manifestazione del Popolo Viola, con abituale pisciatina fuori dal vaso di Gianfranco Mascia Precario: "siamo 200.000!". Insomma, "siamo" 17 al mq. Piramide a 6 livelli.
Insomma, al Prode Gasparri, che ha accusato il questore di Roma di essere in stato etilico per aver smentito i fascisti e i media "embedded", che straparlavano di "oltre un milione" di presenti, non possiamo che dar ragione, per una volta. Il Questore era in stato etilico, ma solo per aver avallato, dopo lunga trattativa col Governo, la incredibile cifra di 150.000 presenti. Il 50% in più della capienza massima, nonostante (lo documentano le foto dall'elicottero e quelle di Alessandro Gilioli) gli spazi di servizio fossero molto generosi, e i manifestanti molto "comodi".
E se facessimo la prova del palloncino a Gasparri? Tenendoci naturalmente a debita distanza da "fiamme libere"...
Tafanus
venerdì 19 marzo 2010
La Posta del 19 Marzo: una lettera speciale, da un giovane amico
Ciao caro Taf,
quanto tempo che non ci si sente. Da un po' non commento molto sul blog, ma continuo a leggerti con attenzione ed interesse.
Ti scrivo questa lettera perché voglio sfogare la mia rabbia, oggi davvero cosmica, e non so a chi altro scrivere. Prima, però, ti chiedo un favore: se deciderai di pubblicare questa lettera, per favore evita di mettere il mio nome e il mio nick in calce, perché potrebbe crearmi qualche problema... tanto, chi mi conosce (quasi) sicuramente capirà senza fatica chi è che sta scrivendo. Ecco, se anche voi che capirete evitate di fare commenti pubblici che possano ricondurre a me, preferisco. Tanto come contattarmi in privato penso lo sappiate.
Beh, forse è meglio se passo ai fatti... vedi, qualche giorno fa mi è capitata una cosa bellissima. Ho incontrato una persona, e tutti e due abbiamo cominciato a credere nei colpi di fulmine... beh, è finita che ci siamo fidanzati. Ho trovato una persona speciale, che mi fa sentire bene e con la quale sento una sintonia - caratteriale e, non lo nego, anche fisica - che credo di non avere mai provato. Questa persona è un uomo, come uomo sono io. Peccato che non posso vivere questa storia con tutta la serenità che vorrei. Perché dobbiamo stare attenti a camminare mano nella mano in piazza Duomo a Milano, perché se si scopre che lui sta con un ragazzo più giovane di 13 anni potrebbe avere qualche "casino" (ma la gente, una carrettata di ***** suoi no? Siamo tutti e due maggiorenni, possiamo decidere da soli?); così come potrei averlo io...
Perché nel posto dove, per motivi di studio, vivo, mi tocca già sorbirmi un bel repertorio di "frocio di merda" e di battute molto pesanti, e senza che nessuno sappia con certezza della mia omosessualità. E quando sono in camera mia, qui in studentato, al telefono con lui, meglio se parlo piano ed accendo anche la radio, le pareti sono sottili e hanno le orecchie. Perché innamorarsi non si fa... E se - saltando tra un treno mio e l'altro suo - io e il mio ragazzo vogliamo darci un bacio, ci tocca scendere nelle toilette di un bar con le orecchie tese per sentire se qualcuno scende le scale... perché altrimenti potrebbe succedere come domenica sera, mentre eravamo in metropolitana mano nella mano, che un grandissimo idiota si metta a sfottere ad alta voce, e ti tocca lasciar correre perché il vagone è quasi vuoto, sono le dieci di una domenica sera ancora invernale.
Basta, la smetto con gli sproloqui. D'altronde, io sono solo un giovane peccatore immerso nella via della perdizione, e il mio amore è solo un pedofilo, no? Chiedo scusa per lo sfogo, anche se spero che qualcuno si renda conto, leggendo, di quanto può pesare una situazione come questa sulla libertà di vivere normalmente un rapporto, una cosa bellissima come l'amore che mi è capitato. A me e ad E. dedico questa frase: "I don't care what they say, I'm in love with you..." (Non mi importa quello che dicono, io ti amo). Se però sai che potrebbe arrivarti una coltellata o uno sputtanamento, un po' di attenzione la fai. Un abbraccio a te, a Marisa, e a tutti i tafani, quelli che ho conosciuto e quelli che no.
(Lettera firmata)
Caro amico,
iniziamo dal facile. Mi scuso per il ritardo, ma le risposte difficili le rimando, di giorno in giorno, finchè arriva il giorno in cui DEVO rispondere. La tua lettera mi ha fatto male, per i motivi che puoi immaginare: non per aver appreso della tua omosessualità (sai che ho amici omosessuali, ho amiche trans, e che gli uni e le altre sono fra le persone che stimo di più). Mi ha fatto piacere, invece, perchè hai scelto me per scrivere questa lettera, per fare questo outing, e di questo - che leggo come un attestato di amicizia e, perchè no, di stima, ti sono grato. In fondo, la fatica che mi costa il mandare avanti questo blog, è in parte ripagata anche da queste manifestazioni di affetto e di fiducia, che superano, e di gran lunga, le delusioni che a volte ne ho ricavato. Ed ho trovato stupendo che per questo sfogo tu abbia scelto una persona così distante da te, per numero di decenni, anzichè qualche tuo coetaneo... Mi sono sentito, con emozione, ma anche con un certo sense of humour (al quale non rinuncio MAI), come può sentirsi un vecchio bacucco noiosamente saggio, che scopre di essere scelto, come depositario di questo sfogo, da un ragazzino di due generazioni più giovane...
Sulle tue pulsioni sessuali non ho assolutamente nulla da dire, come puoi immaginare. Della tua storia d'amore, invece, che improvvisamente ha riempito la tua vita, non posso che gioire. Vivila con pienezza, finchè dura (e spero che duri a lungo); senza né complessi di colpa, né, tanto meno, con senso di vergogna. Chi si deve vergognare sono coloro che che ancora si realizzano nell'insulto, senza capire che insultano se stessi, e la loro bestialità ed idiozia.
Un consiglio da vecchio bacucco? parlane con libertà con coloro che hai imparato a riconoscere come amici, ma stai al riparo da coloro dietro ai quali potrebbero nascondersi quintali di pregiudizi. Tu a loro non devi niente. Non hai chiesto niente della loro sessualità, quindi a loro non devi nulla circa la tua. Non sfidare inutilmente il mondo, perchè non tutto il mondo è pronto ad una accettazione che non sia solo di facciata di ciò che è spesso giudicato con un metro abbastanza farisaico.
Lo so, nascondersi non è bello, non è giusto, ma il mondo è fatto così. Negli anni settanta si poteva vivere o morire a seconda che si indossasse un monclair o un eskimo. Quindi non temere i pregiudizi, ma non cercare volontariamente lo scontro con essi. Sai bene che il tafanus, salvo lo sporadico passaggio di qualche idiota che ogni tanto capita anche qui, è un'isola di tolleranza. Se ti serve l'indirizzo di qualche vecchio amico o amica, chiedimelo.
Io questa lettera la pubblicherò, salvaguardando la tua privacy, perchè è una lettera che fa riflettere. Almeno così spero. Un abbraccio a te e ad E, che non conosco, da parte mia e di Marisa. E se per caso passate sa Milano... beh, avvertimi per tempo.
Antonio
martedì 16 marzo 2010
Perdchè giudico Di Pietro "populista" (e non è un complimento)
"...ma come... se Di Pietro è l'unico a fare opposizione seria, per te è un populista? ...ma scusa... cos'è per te il populismo?..."
Ieri sera, all'Infedele, in una serie di interviste volanti fatte a diversi uomini politici, è stata fatta a tutti la stessa domanda: "di quali istituzioni si fida?"
Ebbene, tutti hanno citato delle istituzioni. Molti hanno citato la Presidenza della Repubblica; molti hanno citato il Parlamento; molti hanno citato la Giustizia; alcuni hanno citato la Corte Costituzionale. Uno, uno solo, ha dato una risposta a cazzo, citando "la ggente". Cosa immediatamente notata da me (che sono prevenuto), ma "dopo la pubblicità", con maggior ironia rispetto al sottoscritto, notata da Gad Lerner: "...stasera abbiamo appreso da Di Pietro" che fra le istituzioni rientra "la ggente".
Ecco, chi voleva sapere cosa sia il populismo, adesso dovrebbe avere le idee chiare, in proposito....
P.S.: Tonino Robin Hood, secondo dati di ieri di AdnKronos, è il più ricco (ovviamente dopo Berlusconi) fra i leaders di partito italiani, C'entreranno qualcosa le "strane commistioni" fra beni immobili del partito e beni immobili personali, di cui si parla da qualche tempo? [La notizia AdnKronos]
[La storia del massaggio di Bertolao Meravigliao]
sabato 13 marzo 2010
Piazze a confronto: Piazza Farnese, Piazza del Popolo
3 Marzo: Piazza Farnese, manifestazione della destra pro-Polverini
3 Marzo 2010: per oggi la Polverini e lo statista Alemanno avevano invitato i romani a scendere in piazza, per "manifestare tutta la rabbia dei cittadini" (Alemanno). Appuntamento in Piazza Farnese, per la "prova di forza. Ma il soufflé non è venuto molto bene... Nel momento clou della "manifestazione di popolo", in Piazza Farnese erano almeno in venti... Tafanus
mercoledì 10 marzo 2010
Decreto "interpretativo": la grande "sòla". Il parere della costituzionalista Caldassare
(di Silvia Truzzi - l'Antefatto)
Chiedere a un giurista di commentare un golpe (parola di Di Pietro) sembra un controsenso. E infatti Lorenza Carlassare, professore emerito a Padova, avverte: "Come costituzionalista sono molto restia a parlare dell’ultimo decreto del governo. È tutto illegittimo: il giurista non ha niente da dire perché non esiste un modo legale per sanare la situazione".
Professoressa, il decreto è incostituzionale?
Sì, per molti versi. Ma c’è una prima cosa da dire: come si può sostenere che si tratta di una "norma di interpretazione autentica"? Il provvedimento stabilisce che la presentazione delle liste può avvenire anche nel giorno non festivo successivo all’entrata in vigore del decreto. Cosa si interpreta qui? Questa è una disposizione nuova che introduce una proroga dei termini.
Cos’è precisamente una norma interpretativa?
È uno strumento che interviene quando c’è un contrasto e il governo sente la necessità di chiarire. Diceva il professor Pugiotto che il decreto-legge interpretativo si rivela un formidabile cavallo di Troia: consente l’intromissione dell’esecutivo nelle definizioni di cause pendenti, condizionate nel loro procedere dall’interpretazione comandata retroattivamente. Queste norme di solito vengono emanate con forma di legge non di decreto e si pensa possano essere retroattive proprio perché non introducono nuove disposizioni ma illuminano su una legge già esistente. Però nel sancire una proroga di termini non c’è nessuna esegesi: abbiamo a tutti gli effetti una norma nuova e retroattiva in materia elettorale.
Il Consiglio dei ministri può con un decreto introdurre nuove regole elettorali?
La legge 400 dell’88 elenca alcune materie sottratte ai decreti legge, tra cui quella elettorale. Qual è l’obiezione un po’ squallida dei sostenitori dei decreti legge a ogni costo? Che la legge 400 è una legge ordinaria quindi ha la stessa forza di un decreto. Ma il mio discorso è più radicale. La legge 400 non è nuova, rende semplicemente più chiari i principi costituzionali. C’è una riserva di legge: le norme elettorali - cioè le regole del gioco - non possono essere fatte dal governo, devono essere definite dal Parlamento. In quelle materie – è mia ferma convinzione e l’ho sostenuto anche in sede scientifica – il decreto legge dev’essere escluso.
Il primo profilo di illegittimità riguarda la proroga del termine per la presentazione delle liste. Ce ne sono altri?
La maggioranza vuole orientare l’interpretazione che il Tar deve dare a una legge. Il governo non può suggerire, anzi imporre, ai giudici come interpretare la legge: è inammissibile. Ma non è finita.
Cioè?
C’è il contenuto di questo decreto. Si spiega che "il rispetto dei termini orari di presentazione delle liste si considera assolto quando, entro gli stessi, i delegati, muniti della prescritta documentazione, abbiano fatto ingresso nei locali del Tribunale". Ora, l’ingresso nei locali del tribunale è un fatto giuridicamente privo di significato. Entrare non vuol dire avere la documentazione. Io posso entrare e avere buste vuote.
Poi c’è la questione delle firme.
Il decreto dice: "La regolarità dell’autenticazione delle firme non è inficiata dalla presenza di una irregolarità meramente formale quale la mancanza o la non leggibilità del timbro dell’autorità autenticante, dell’indicazione del luogo di autenticazione, dell’indicazione della qualificazione dell’autorità autenticante, purché autorizzata". E’ chiaro che non si tratta di formalità: può addirittura mancare il timbro o la certezza dell’autorità autenticante.
Il presidente Napolitano ha firmato proprio perché si trattava di una norma interpretativa. Era obbligato a farlo?
Probabilmente il capo dello Stato si è fatto carico del problema di mandare i cittadini alle urne senza una parte politica. Ma bisogna andare a ritroso per capire. C’è una assoluta e continua mancanza di rispetto per le regole da parte della maggioranza.
Il governo ha detto: la sostanza deve prevalere sulla forma. Cosa ne pensa?
Nel diritto la forma quasi sempre è sostanza. Facciamo un esempio: se lei deve presentarsi a un concorso e non arriva in tempo perché si fa male per la strada, anche in questo caso noi potremmo dire che la sostanza deve prevalere sulla forma. L’esercizio di qualsiasi diritto o potere ha delle modalità tra cui c’è sempre un termine temporale. E questi sono tutti termini perentori. Perché non stiamo parlando di dettagli: avere o no la certezza che la firma sulle schede sia di una determinata persona, un cittadino elettore in possesso dei diritti per farlo, non è una minuzia burocratica.
Il decreto legge deve essere convertito in legge. E se non succede?
E’ difficile che accada. Queste Camere sono obbedienti, lo ha detto anche il premier in campagna elettorale parlando di un “parlamento di figuranti”. Che quindi convertirà il decreto. Ma se non dovesse essere così, tutto perderebbe efficacia.
Le elezioni però ci sarebbero già state. Che effetto avrebbe sul voto?
Noi insegniamo questo: il decreto legge, lo dice l’articolo 77 della Carta, se non convertito perde efficacia dall’inizio. Ed è come se non fosse mai sorto. Ma forse sbagliamo noi: ho l’impressione che i costituzionalisti è meglio che tacciano sempre.
domenica 7 marzo 2010
giovedì 4 marzo 2010
Crisi d'identità del PdL o del Corrierone? Alcune domande imbarazzanti a Ferruccio De Bortoli
Ovvio che tutte le persone di normale buonsenso pensino ad un atto di censura (anche se appare paradossale persino il sospetto che si possa censurare chi, da anni, provvede alla bisogna da solo. Ernesto, come è noto, non è mai stato un sadico fustigatore di potenti. E' piuttosto inquadrabile fra i Grandi Maestri della Scuola Cerchiobottista. Insomma, è uno che "tiene famiglia". E allora? Cercheremo di capirlo, leggendo l'articolo incriminato, uscito ieri, a patatrak avvenuto. Seguito da un patetico, quanto incredibile, pistolotto di De Bortoli, a "spiegazione" (per chi si accontenta), dell'accaduto. Eccolo:
Sempre per lo stesso errore tecnico, è stata inviata a Sky, nella notte di lunedì per la rassegna stampa di ieri, una bozza provvisoria della prima pagina, poi cambiata, che non è mai stata data alle stampe nelle edizioni italiane. Un numero limitato di copie è stato tuttavia stampato nelle tipografie estere. La Direzione, assumendosene la responsabilità, si scusa con i lettori e con l’autore..."
(Ferruccio De Bortoli)
Ed ecco l'articolo che secondo De Bortoli è stato vittima di un disguido, e che per noi, che siamo malpensanti, è stato censurato. Et pour cause... per l'attuale, paludato, attentissimo Corrierone di De Bortoli, persino un articolo di Galli della Loggia, che "scopre" banalità che sono sotto gli occhi di tutti, diventa un pericoloso atto rivoluzionario e sovversivo:
La crisi d'identità del PdL: il fantasma di un partito
La plastica si sta squagliando? Sembrerebbe. Certo è che coloro che si erano illusi dopo le elezioni del 2008 che il Pdl fosse diventato un partito più o meno vero, qualcosa di più di una lista elettorale, sono costretti ora a ricredersi. Non era qualcosa di più: spesso, troppo spesso, era qualcosa di peggio. Una corte, è stato autorevolmente detto.
Ma a quel che è dato vedere pare piuttosto una somma di rissosi potentati locali riuniti intorno a figuranti di terz’ordine, rimasuglio delle oligarchie e dei quadri dei partiti di governo della prima Repubblica. E tra loro, mischiati alla rinfusa — specie nel Mezzogiorno, che in questo caso comincia dal Lazio e da Roma— gente dai dubbi precedenti, ragazze troppo avvenenti, figli e nipoti, genti d’ogni risma ma di nessuna capacità. E’ per l’appunto tra queste fila che a partire dalla primavera dell’anno scorso si stanno ordendo a ripetizione intrighi, organizzando giochi e delazioni, quando non vere e proprie congiure (e dunque non mi riferisco certo all’azione del Presidente Fini, il quale, invece, si è sempre mosso allo scoperto parlando ad alta voce), allo scopo di trovarsi pronti, con i collegamenti giusti, quando sarà giunto il momento, da molti dei cortigiani giudicato imminente, in cui l’Augusto sarà costretto in un modo o nell’altro a lasciare il potere.
Da quel che si può capire, e soprattutto si mormora, sono mesi, diciamo dalla famigerata notte di Casoria, che le maggiori insidie vengono a Berlusconi e al suo governo non già dall'opposizione, ma proprio dalla sua stessa parte, se non addirittura dalle stesse cerchie a lui più vicine. Al di là di ogni giudizio morale tutto ciò non fa che mettere in luce un problema importante: perché mai la destra italiana, durante la bellezza di quindici anni, e pur in condizioni così favorevoli, non è riuscita che a mettere insieme la confusa accozzaglia che vediamo? Perché non è riuscita a dare alla parte del Paese che la segue, e che tra l’altro è quasi sicuramente maggioritaria sul piano quantitativo, niente altro che questa misera rappresentanza? Certo, hanno influito di sicuro la leadership di Berlusconi e la sua personalità.
Il comando berlusconiano, infatti, corazzato di un inaudito potere mediatico-finanziario, non era tale da poter avere rivali di sorta, assicurandosi così un dominio incontrastato che almeno pubblicamente ha finora messo sempre tutto e tutti a tacere; la personalità del premier, infine, ha mostrato tutta la sua congenita, insuperabile estraneità all’universo della politica modernamente inteso. E dunque anche alla costruzione di un partito. La politica, infatti, non è vincere le elezioni e poi comandare, come sembra credere il nostro presidente del Consiglio; è prima avere un’idea, poi certo vincere le elezioni, ma dopo anche convincere un paese, e infine avere il gusto e la capacità di governare: tutte cose a cui Berlusconi, invece, non sembra particolarmente interessato e per le quali, forse, un partito non è inutile.
Ma se è vero che il potere e la personalità del leader sono state un elemento decisivo nell’impedire che la Destra esprimesse niente altro che Forza Italia e il Pdl, è anche vero che né l’uno né l’altra esauriscono il problema. Che rimanda invece a caratteristiche di fondo della società italiana che come tali riguardano tanto la Destra che la Sinistra. In realtà, il verificarsi simultaneo della caduta del Muro di Berlino e di Mani pulite ha significato la fine virtuale di tutte le culture politiche che la modernità italiana era riuscita a mettere in campo nel Novecento (quella fascista avendo già fatto naufragio nel ’45). È quindi rimasto un vuoto che il Paese non è riuscito a colmare. Non si è affacciata sulla scena nessuna visione per l’avvenire, nessuna idea nuova, nessun’indicazione significativa, nessuna nuova energia realmente politica è scesa in campo. Niente.
Il risultato è che in Italia i capi politici più giovani hanno come minimo superato la cinquantina. Ma naturalmente il vuoto è più sensibile a destra, e più sensibili ne sono gli effetti negativi, perché lì la storia dell’Italia repubblicana non ha costruito nulla e dunque non ha potuto lasciare alcun deposito; che invece è rimasto solo nel centro-sinistra, erede di un ininterrotto sessantennio di governo del Paese tanto al centro che alla periferia. Così come nel centro-sinistra sono rimasti quasi tutti i vertici della classe politica che fu cattolica o comunista, portando in dote la propria esperienza e le proprie capacità. Mentre alla Destra è toccato solo il resto: a cui poi, per il sopraggiunto, generale, discredito della politica, non si è certo aggiunto il meglio del Paese.
Ernesto Galli della Loggia
Ecco, questo è il pericoloso pezzo da sovversivo che "per un disguido" non era uscito. E che, senza il secondo "disguido" (la stampa per errore e l'invio alle rassegne-stampa delle TV), forse non avremmo visto mai. Caro De Bortoli, si può fare di meglio. Lo dico io che non conto nulla, ma lo hanno detto tanti opinionisti di grande peso (anche economico), e infine oggi lo dice un giornalista che stimo a targhe alterne - Marco Travaglio - che ieri aveva la targa giusta: quella dispari. Ecco cosa scriveva ieri Travaglio sul Fatto:
Un colpo al cerchio e l'altro pure - di Marco Travaglio
Dieci anni fa il Corriere della Sera pubblicava in prima pagina Montanelli, Biagi, Sartori e poi, per bilanciare, Galli della Loggia, Panebianco, Ostellino, Romano e Battista. Era il Corriere cerchiobottista. Ora che Montanelli e Biagi non ci sono più e Sartori è confinato alla settimana dei tre giovedì, il cerchiobottismo è divenuto bottismo: niente colpi al cerchio, solo alla botte. Il Pompiere della Sera.
Ma il Banana è ingordo, bulimico, non s’accontenta. Così persino Ernesto Galli della Loggia diventa un pericoloso sovversivo, solo perché ribadisce una sua vecchia analisi, alla luce delle ultime faide e gaglioffate del centrodestra: Forza Italia, o come diavolo si chiama, è un partito di plastica. Anticipato nelle rassegne stampa di tarda sera, l’editoriale scompare dalla prima pagina nel breve tragitto fra la direzione e le rotative. Poi, ieri, la toppa peggiore del buco: "Errore tecnico, il pezzo esce domani”.
Chissà, senza le rassegne stampa, che fine avrebbe fatto. Così il regime, dopo il black-out dell’informazione tv, riesce a sbianchettare le ultime pallide critiche da un giornale comunque amico. In attesa che l’irriconoscibile De Bortoli venga rimpiazzato direttamente da Feltri o Rossella (Belpietro sarebbe troppo) e che all’uscio di via Solferino sorga il monumento equestre al Banana, meritano un encomio solenne Pigi Battista, anzi Bottista, e Massimo Franco.
Fedeli alla linea fino all’ultimo, impermeabili a quest’arietta da fine impero, sordi agli scricchiolii del regime, seguitano impavidi e imperterriti a suonare le trombette per il Banana, pronti a seguirlo ovunque, anche nell’ultimo bunker. Ieri i due praticanti dello studio Ghedini ce l’avevano entrambi col Tribunale di Milano, reo di aver proseguito il processo Mediaset nonostante il Consiglio dei Ministri convocato in contemporanea dal Banana per svignarsela un’altra volta. Secondo Bottista, i giudici "sostengono che presiedere il Cdm non è legittimo impedimento", e così "autorizzano il premier a scorgere un accanimento" ai suoi danni e "delegittimano il governo agli occhi dell’opinione pubblica", considerandolo "un optional, un passatempo, una cerimonia vuota, una copertura", accecati dalle loro "antipatie politiche".
Franco, in stereofonia, oltre a scambiare il Tribunale per la Procura, scrive che i magistrati "contestano gli impegni del governo" e aprono "un conflitto istituzionale pericoloso e scivoloso". Poi mette sullo stesso piano "due verità inconciliabili": "il pregiudizio dei magistrati, convinti che il premier si stia sottraendo alla giustizia inventando scuse" (pensa un po’ alle volte cosa vanno a pensare); “e quello di Berlusconi per il quale la Procura lo perseguita per motivi politici dal 1994, costringendolo a difendersi”. A questo punto il lettore dirà: se le due verità sono inconciliabili, una delle due è una bugia e Franco, essendo un giornalista, è pagato apposta per dire la verità. Invece lui le butta lì entrambe, le chiama “scontro fra Palazzo Chigi e Procure”, dice che non si sa “chi abbia cominciato”. Ma poi, da buon bottista, dà ragione al Banana: se ha spostato il Cdm nel giorno dell’udienza “è possibile che siano sorti problemi tali da cambiare il giorno”. Quali? Franco non li sa, del resto è solo il notista politico del Corriere. Li dà per letti. Se lui e Bottista leggessero almeno il giornale su cui scrivono, scoprirebbero da Ferrarella che il Tribunale non nega che il Cdm sia un legittimo impedimento, anzi afferma che lo è, e pure “assoluto”. Infatti ha chiesto a B. una data libera, cancellando tre udienze; B. ha indicato il 1° marzo; i giudici hanno fissato l’udienza; il 24 febbraio B. ha piazzato un Cdm proprio il 1° marzo senz’alcuna urgenza (sei giorni prima) e senza dimostrarla; dunque, siccome per la Consulta le esigenze di giustizia e di governo sono di pari livello, l’impedimento stavolta non è legittimo. Cioè: Bottista e Franco, come Minzolingua, hanno raccontato balle. Che infatti sono rimaste in pagina. Non si censurano le balle, ma la verità.
lunedì 1 marzo 2010
1° Marzo 2010 - Migranti: "Un giorno senza di loro, e l'Italia si ferma"
Il Tafanus aderisce alla giornata di solidarietà in difesa dei migranti ospiti del nostro paese. In un paese civile, i migranti hanno doveri, ma hanno anche diritti. In un paese civile.
...non c'è legge Bossi-Fini che possa fermare tutto questo...
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Scaricate e fate circolare il rapporto Civati sulla realtà dell'immigrazione del nostro paese, e sulla percezione del fenomeno, alimentata dai media di regime.
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