Quinto giorno di camera di consiglio. I giudici potrebbero emettere la sentenza oggi
lunedì 28 giugno 2010
Mafia - Dell'Utri: la sentenza potrebbe arrivare oggi (...e potrebbe non piacergli...)
martedì 22 giugno 2010
Lega, cogliona! Roma non perdona!
...a volte ti chiedi se siano prevalentemente dei cretini provocatori, o dei provocatori cretini... In questo mare magnum di idiozie, c'è da farsi venire le vertigini... una sorta di incontrollabile labirintite. Poi all'improvviso capisci. E' quel senso di nauseato stupore che ti prende quando rifletti sul fatto di avere lo stesso passaporto di un Luca Zaia, della famigghia Bossi, del disaparecido Speroni, del dentista Calderoli, del nonsocosa Borghezio, dei giovani cretini parlamentari ed europarlamentari specializzati in talk-shows televisivi. Ecco perchè sono grato - ma non troppo - all'amica nonnaMana, per avermi segnalato questo irresistibile articolo. Che serve, come direbbe "Il Trota", a lanciare un monitor ai potenziali cretini in arrivo, e a spezzare un'arancia a favore di coloro che finora hanno resistito al cretinismo dilagante in camicia verde muffa. Tafanus
Di Alberto da Giussano, ferisce più la penna della spada. Satinata, punta extrafine, dannatamente pericolosa, è l'ultima trovata propagandistica della Lega nel suo feudo del Nord-est. Centinaia di biro griffate con il "Sole delle Alpi", che sparano litri di peperoncino sugli immigrati pericolosi. E soprattutto fanno campagna elettorale nelle borsette firmate delle elettrici. Le donne non devono più temere, perché nel lungo elenco di sprechi targati Carroccio c'è pure questo sofisticato arnese. Il veleno è un estratto di pepe rosso in percentuali conformi alla normativa comunitaria, recitano le istruzioni. Il getto spara fino a due metri con precisione svizzera. E come al solito, a pagare ci penserà Pantalone.
Che mai volete che sia qualche migliaia di euro magari tagliati dai bilanci della polizia, se nel corpo a corpo con l'aggressore si potrà sfoderare l'arma con le insegne di Bossi? Non sono le cattedrali nel deserto a cui ci ha abituato la Prima Repubblica. Né le maxi tangenti girate all'imprenditore di turno. Il verbo leghista ha un accento diverso da Roma anche quando spende male. Sembrano pochi spiccioli, ma quei rivoli di denaro pubblico che si sommano ad altri rivoli senza farsi notare, una volta a valle formano un lago di sprechi local sempre più profondo.
C'è di tutto nelle pieghe dei bilanci targati Lega Nord. E il colpo di grazia lo danno quasi sempre i capitoli caldi del gergo padano: cultura, prodotti locali e sicurezza. Che non scatenano solo le polemiche, come nel caso dell'Inno di Mameli sostituito in Veneto con il Va' Pensiero. Ma soprattutto esborsi di soldi. Sempre pubblici. Gli scolari lombardi forse non sanno che il fumetto camuffato da libro di storia che si sono visti distribuire qualche tempo fa è costato alla Regione 105 mila euro per 10 mila copie. Un bell'elenco di refusi storici, forse non voluti, ma pagati a caro prezzo: le incisioni rupestri dei Camuni datate 3000 dopo Cristo (sic!), un passaggio che sembra attribuire la strage di piazza Fontana ai sessantottini, i galli che cantano "we are the padan cocks" e Garibaldi che scompare dalla storia dell'Unità d'Italia.
A Trieste c'erano arrivati per primi con una legge ad hoc sulle origini celtiche del popolo friulano, costata 6 miliardi di vecchie lire e documentari etnici da 200 mila euro a botta. Senza contare lo studio della lingua locale nelle scuole, costato finora oltre 35 milioni anche grazie ai baracconi come l'Arlef, l'Agenzia regionale che lo gestisce, dove fra presidente e cda le poltrone sono cinque volte i dipendenti, per un costo mensile di quasi 100 mila euro.
In Veneto le polemiche sono esplose lo scorso marzo in piena campagna elettorale. Nemmeno l'ex ministro leghista Luca Zaia, eletto governatore a furor di popolo, lesinava in quanto a spesa pubblica proprio nei giorni in cui il Senatùr tuonava da Gemonio ordinando ai suoi di "portare le forbici in Regione per tagliare gli sprechi".
Chi ha sfogliato la rivista "Il Welfare", stampata da Buonitalia spa (società partecipata dal ministero delle Politiche agricole) e costata alle casse pubbliche 5 milioni di euro, avrà di certo apprezzato il book fotografico del nuovo Doge, distribuito a migliaia di famiglie venete. Ritraeva Zaia in differenti mise: dal gessato allo sportivo, fra bottiglie di vino, formaggi e salumi. Se poi qualcuno non l'avesse ricevuto, bastava dare un'occhiata al portale del ministero. Fino alla notte del 18 marzo, denuncia un esposto alla Procura di Padova, vi comparivano i manifesti elettorali del ministro. Cliccandoci sopra, poi, l'utente-navigatore veniva collegato al sito della campagna elettorale sotto lo slogan "Prima il Veneto". Sempre al ministero, gli statali in orario di lavoro garantivano la visione in rete di spot elettorali, messaggi politici, materiali personali del candidato leghista. Caricati dall'utente "Mipaaf", che altro non è che la sigla del dicastero romano.
C'è pure un taglio del nastro che ha scatenato la bufera. Quello, sempre voluto dalla Lega, del faraonico palazzo della Provincia di Treviso all'ex manicomio di Sant'Artemio. Un appalto che doveva costare 35 milioni di euro, ma che è lievitato fino a 80 milioni. E se qualcuno ripete che sono aumenti fisiologici, lo scontrino degli arredi parla chiaro: 12.840 euro sonanti per un solo tavolo e 531.426 euro per le sedie. Al punto che l'Italia dei Valori proclamò il "No spreco day", ricordando i tanti, si fa per dire piccoli, sperperi leghisti: la grigliata da 70 mila euro per lanciare le vacche venete o i tour promozionali dei prodotti Doc con sponsorizzazioni milionarie.
(di Tommaso Cerno - l'Espresso)
venerdì 18 giugno 2010
La "prima volta" della piccola Mae (10 anni ) al Foro Italico
...no... non sarà facile... e credo che le gambette tremeranno anche e soprattutto alla madre, al padre, agli zii, alle cugine... Perchè in fondo (e per fortuna) ho avuto l'impressione che per Mae questa cosa sia ancora una specie di gioco. Comunque tutti i tafani ronzeranno per lei, come tante vuvuzelas sudafricane. In bocca al lupo, Mae! Tafanus
giovedì 17 giugno 2010
Di Pietro e Berlusconi, così lontani così vicini - "Fenomenologia di Antonio Di Pietro", di Pierfranco Pellizzetti
Fino al giorno in cui (10 Febbraio 2010) MicroMega pubblica un numero monografico, dedicato all'ex idolo Di Pietro, dal titolo, premonitore del contenuto, [C'è del marcio in Danimarca - L'IdV regione per regione].
Quel giorno ho scritto un messaggio a Flores d'Arcais, il cui nocciolo era, grosso modo: "...bentornato fra di noi. Da oggi, mi sento meno solo..."
Oggi arriva la recensione di Emilio Carnevali, che tratta del saggio di Pierfranco Pellizzetti, [Fenomenologia di Antonio Di Pietro], e quindi mi correrebbe l'obbligo di scrivere lo stesso messaggio a Pellizzetti ed a Carnevali. Non lo farò, perchè non ho le coordinate., e perchè non condivito TUTTO ciò che Carnevali scrive. Spero che capitino per caso sul Tafanus.
Ma ecco, in sintesi, cosa scrive Carnevali su [MicroMega del 15 Giugno 2010]:
"...nella sua celebre conferenza del 1919, "La politica come professione", Max Weber definisce le tre qualità che possono dirsi “sommamente decisive per l'uomo politico: passione, senso di responsabilità, lungimiranza”. Quest’ultima caratteristica è ciò che permette al vero politico di non confondersi con quei “dilettanti della politica che semplicemente si agitano a vuoto”. In tal senso la politica ha a che fare tanto con la dedizione appassionata a un causa, quanto con un processo ragionato e sottile di confronto dialettico con la realtà: è la politica intesa come “lento trapanare tavole dure” che ci rimanda alla tangibile “materialità” dei rapporti sociali e della loro concreta articolazione nella prospettiva del mutamento. (...si sa. Max Weber è Max Weber, ma questa sua colta definizione mi ricorda molto, nella sostanza, come da anni definisco, in volgare, la politica: un mix consapevole di lavoro, sudore e merda... NdR)
Il “fenomeno Berlusconi” viene spesso analizzato senza quella “lungimiranza” necessaria ad intravederne la filigrana culturale, sociale, antropologica, a cogliere il fitto intreccio fra ordine simbolico e dinamica degli interessi che attraversa quel mondo e giustifica un successo politico altrimenti inspiegabile per i “palati fini” di un certo ceto medio riflessivo.
La medesima assenza di lungimiranza è anche alla base dell’errore in cui incorre l’opposizione antiberlusconiana (tanto nelle sue forme partitiche quanto nelle sue componenti di società civile organizzata) quando affida le sorti della propria controffensiva agli “abracadabra comunicazionali” e al variegato star system dell’industria dell’indignazione."
Secondo Pellizzetti, Silvio Berlusconi ed Antonio Di Pietro sono più simili di quanto i loro ruoli di irriducibili antagonisti possano far pensare: “La verità è che i due miracolati della Seconda Repubblica – il riccone e il magistrato del popolo – sono espressione della stessa mentalità di destra. Precisando che nel loro caso non si tratta di un pensiero compiuto, con precisi riferimenti culturali e ideologici (entrambi dichiarano di detestare gli ‘ismi’; e – tra l’altro – Di Pietro avrà modo di confessarlo: ‘A volte non capisco appieno nemmeno il significato di questa desinenza’). Semmai Destra ‘profonda’” che si estrinseca in un miscuglio casereccio di “ipermoderno mediatico” e “contenuti premoderni”: “Per Di Pietro, l’iconografia di un Ordine occhiuto e repressivo del tempo che fu; tipo i carabinieri in alta uniforme e baffi a maniglione che portano via in ceppi il reprobo Pinocchio. Per Berlusconi un vitellonismo machista e un individualismo anarcoide malamente americanizzati”.
L’affinità fra il capo della destra italiana e l’eroe di Mani Pulite si era del resto palesata in esplicita e reciproca simpatia all’inizio delle loro vicende politiche. Ancora nel 1995 il futuro leader dell’Italia dei Valori dichiarava alla Repubblica: “Berlusconi sa – anche per averglielo confidato io direttamente – come mi senta vicino col cuore agli elettori di Forza Italia. Ho detto a lui ciò che è sotto gli occhi di tutti: molti cittadini italiani hanno dato fiducia a questa nuova formazione politica appunto perché dava l’impressione di rappresentare una svolta nel panorama politico italiano… Questo desiderio di rinnovamento ha contagiato molti e, confesso, anche me”.
La fascinazione per Di Pietro da parte di tanta parte di elettori italiani di sinistra si colloca per Pellizzetti entro quella tendenza al “bisogno di eroi, sempre più evidente oggigiorno, che dalle nostre parti ha finito per arrestare il disincantamento della Modernità: l’idea kantiana de ‘l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso’ formulata nel celebre saggio "Che cos’è l’illuminismo", del 1789”.
Il libro esce contemporaneamente ad un altro volume della manifestolibri che ha fatto molto scalpore, quello di Alessandro Dal Lago dedicato a Roberto Saviano, "Eroi di carta". Il ragionamento da cui parte Dal Lago non è troppo dissimile da quello sotteso al libro di Pellizzetti, e rimanda al pericolo contenuto nella trasformazione del “conflitto politico in una dimensione morale e moralistica fondamentalmente diversiva e consolatoria” (parole di Dal Lago), oltre che alle conseguenze deresponsabilizzanti della logica dello star system introiettata negli ambienti antiberlusconiani.
La differenza sta però nel bersaglio, ed è una differenza non di poco conto. Saviano, a parere di chi scrive, non incarna affatto posizioni “unanimistiche ed apolitiche” (per quanto lui stesso tenda spesso a presentare la sua battaglia come una battaglia prepolitica nel nome del concetto trasversale della legalità). In Gomorra è contenuta una ricostruzione dei processi dell’accumulazione capitalistico-criminale nel Mezzogiorno italiano (e non solo) che attinge a categorie di analisi non derubricabili a semplice epopea fumettistica dei buoni contro i cattivi. Epopea che invece informa chiaramente la narrazione dipieterista, così da rendere l’analisi di Pellizzetti più convincente.
[Di Emilio Carnevali - MicroMega - 15 Giugno 2010]
Nella recensione di Carnevali ci sono cose che, avendo letto il libro di Pellizzetti, non condivido appieno (ad esempio alcuni tentativi - almeno questo mi sembrano - di associare il libro di Pellizzetti a quello di Dal Lago: per sminuire il primo, o per elogiare il secondo? confesso di non averlo capito). Ma sul colore predominante dell'affresco non credo che vi siano possibilità di dubbi.
Non potrò invece mai valutare appieno ciò che è stato scritto sul confronto fra Pellizzetti e Dal Lago, autore di un miserabile saggio non già para-politico, ma para-culo, su Gomorra e su Saviano, tutto teso a distruggere l'immagine di Saviano. Per fare un piacere a chi? Ma qui mi fermo. Chi ha stomaco, legga il libro di Dal Lago. Io non ne ho abbastanza. Ma intatto mi piace incassare il fatto che MicroMega, un tempo prodotto da laudatores a tutto campo di Tonino, per la seconda volta in quattro mesi gli dedichi un articolo, diciamo così, problematico. Chi vivrà, vedrà. In fondo, se siamo un popolo che "ha bisogno di eroi" (e quindi, secondo Brecht, un popolo non beato), non possiamo distruggere gli eroi a colpi di machete. Gli eroi, col tempo, riescono quasi sempre a distruggersi da soli.
Tafanus
domenica 13 giugno 2010
Grandi Asini e Piccoli Statisti Crescono: Zaia, Governatore della Repubblica Veneta, sostituisce Mameli col "Va pensiero" - Imbarazzo alla inaugurazione di una scuola.
Oggi l'ufficio del governatore tenta di chiudere la polemica sostenendo che il cerimoniale non è stato sconvolto. L'ex ministro precisa in una nota di non essere "intervenuto sul programma della manifestazione". "L'Inno di Mameli è stato regolarmente cantato dal coro al momento del taglio del nastro - sostiene Zaia - credo che queste precisazioni siano utili per chiudere definitivamente una polemica che non aveva e non ha ragion d'essere".
La scuola, realizzata dal sindaco leghista Paolo Quaggiotto, è stata costruita con un progetto innovativo all’insegna delle nuove tecnologie e del risparmio energetico. Anche per questo a inaugurarla ieri mattina erano arrivati addirittura il presidente della Regione, assieme al presidente della Provincia, Leonardo Muraro. Il programma prevedeva che il coro di Salvarosa, frazione della vicina Castelfranco, avrebbe salutato l'arrivo delle autorità eseguendo proprio l'inno di Mameli ma, scrive oggi La Tribuna, una ventina di minuti prima del taglio del nastro, il portavoce del governatore, l'avrebbe fatto sostituire con la celebre aria del Nabucco di Verdi. "Niente inno italiano finché ci sono io" avrebbe detto l'ex ministro dell'Agricoltura, già presidente della provincia di Treviso, al suo uomo. Meglio il Va' pensiero.
Tra gli indignati, sottolinea il quotidiano di Treviso, c'è anche il deputato del Pdl Fabio Gava, anche lui presente all’evento, che sarebbe pronto a presentare un’interrogazione parlamentare sul tema. Per i prossimi giorni si preparano già le polemiche tra Pdl e Lega, ma l'episodio è diventato l'argomento principale anche in paese e nei dintorni, alla vigilia della prima partita dell'Italia ai mondiali.
...per quanto tempo ancora dovremo sopportare di essere governati da una simile risma di cazzoni con l'auto blu?...
giovedì 10 giugno 2010
Il Rag. Grillo in vacanza, nella Repubblica di Cafonal
domenica 6 giugno 2010
Urge premio per la satira politica: "Un uomo solo al Comando"
Mentre lui fa tutte queste cose insieme, i suoi alleati, amici, famigli, camerieri e Cicchitto si agitano per assicurarsi almeno qualcosa di quel che rimarrà dopo il disastro, fosse anche soltanto la comproprietà di Ronaldinho e le cravatte di Galliani. Nel tempo libero fondano correnti politiche il cui programma dice al primo punto: basta con le correnti.
Ora, io vi prego di capire il mio dramma: come fare satira su una cosa simile? Come creare un paradosso più potente di questa catastrofe umana e politica di nome Silvio Berlusconi? Mi arrendo, gente: ci vuole uno più bravo, un principe dell’umorismo, un maestro della satira. E dunque gli cedo volentieri la parola. Ecco qui:
«la determinazione con cui questo governo ha saputo affrontare la crisi economica e finanziaria e alcune riforme importanti come il federalismo e l’università dimostra che, senza scuse e accuse di complotti, le cose positive sono alla sua portata».
Ragazzi, questa sì che è satira politica. La prendo di peso dal fondo del Corriere di ieri. Da collezione. Perché chiedere ancora, nel 2010, «riforme liberali» a un tizio che sta per abbattere la libertà di stampa, o che si vanta dei suoi successi economici mentre un giovane su tre non ha lavoro, è come chiedere a uno squalo di diventare vegetariano di colpo. Su, mangia le alghe, amico! E già che ci sei, fai le riforme. Delizioso. Urge premio per la satira politica.
(di Alessandro Robecchi - Il Manifesto)
Parafrasando le celebri parole del giornalista Mauro Ferretti, potremmo dire: "...c'è un uomo solo al comando. La sua maglietta è azzurra, la sua scatola cranica è asfaltata all'esterno, vuota all'interno. Il suo nome non è Fausto Coppi...". Tafanus
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Come annunciato nei giorni scorsi, il glorioso "Tafanus" è stato ucciso, col breve preavviso di tre settimane, dalla piattafor...
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