sabato 28 agosto 2010

La Gallina dalle Poltrone d'Oro: 90 Comitati della Presidenza del Consiglio, che spesso producono solo laute prebende per gli amici

Dalle radio della Guerra Fredda alla "Memoria del Futuro", dal Concordato alla biosicurezza: ecco i 90 comitati della presidenza del Consiglio. Uffici spesso inutili ma con migliaia di poltrone e consulenze

Brunetta-fannullone

Palazzo Chigi: c'è un ufficio a Roma che teme ancora la Jugoslavia comunista. Un comitato, inventato nel 1956, con il compito di regolare le trasmissioni della neonata Rai nel territorio di Trieste. Divisa in zone dopo la seconda guerra mondiale. Bene, quell'ufficio esiste ancora. Poco importa se il muro di Berlino è crollato, i confini non ci sono più, la Slovenia fa parte dell'Unione europea e la Rai si vede bene pure da Lubiana. Ad aprile il governo Berlusconi l'ha rinnovato per l'ennesima volta con precisione svizzera. Un presidente e un drappello di consulenti scelti fra esperti ministeriali, direttori in pensione ed ex politicanti a caccia di un posto al sole. A Trieste nemmeno si ricordavano di doverli indicare: «Non lo dica a noi, stiamo aspettando i nomi dal Comune e dalla Provincia. In più c'è un membro del ministero delle Poste e un esperto nominato dal governo», ribattono alla presidenza del Consiglio. Pure se lo domandi ai triestini del Corecom, il comitato regionale di controllo sulle trasmissione radiotelevisive, cascano dalle nuvole: «Il comitato statale? Era stato abolito. Abbiamo assunto noi quelle competenze ».

Dopo un paio di giorni, però, qualcuno ci ripensa: «Forse ci siamo sbagliati, abbiamo le competenze di un altro comitato che adesso non c'è più. Quello potrebbe esistere ancora». Una svista? Macché. Ne sopravvivono a decine di uffici fantasma alla presidenza del Consiglio. Su Internet ne compaiono una trentina al massimo, quelli più attivi.

Ma un elenco completo esiste. "L'espresso" l'ha trovato: novanta strutture spesso doppioni di altre, passate incolumi lungo le due Repubbliche. Nulla ha potuto il rogo delle leggi obsolete appiccato dal ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli [...]

Così, mentre gli ospedali tagliano letti per far quadrare i conti e la polizia prende il taxi perché non ha i soldi per la benzina, a Palazzo Chigi uno stipendio non si nega a nessuno. Alla faccia della devolution, è a Roma che si studia da decenni la toponomastica di Bolzano. Nomi di strade in tedesco ma conti all'italiana. C'è poi un comitato per la difesa non violenta, uno per l'infanzia e un altro con l'arduo compito di «rafforzare la classe dirigente del Paese». Ci sono gli esperti di sicurezza dei trasporti, quelli del credito agevolato. E c'è un commissario per ogni alluvione, smottamento o temporale si abbatta sull'Italia. Individuarli nel mare dei denari pubblici che annaffiano la Presidenza del consiglio non è impresa facile [...]

«Sono organismi a durata temporanea che si occupano di questioni urgenti», ribattono a Palazzo Chigi. Già. Come quello che ha il compito di attuare gli accordi fra Stato e Chiesa dopo il Concordato del 1929, rivisto nel 1984. Gli uffici sono addirittura due: uno studia l'accordo, l'altro si occupa di interpretare eventuali incomprensioni. Perché, come si dice, due teste sono meglio di una. Soprattutto se a rimborso spese. Quando va bene si riuniscono tre volte l'anno, rivelano alla segreteria, e scavano negli accordi fra Italia e Santa Sede. Se si prova a chiamare Palazzo Chigi per chiedere a che punto siano i lavori e se ci sia qualche nodo irrisolto che ancora sfugge al Paese, la risposta è sempre la stessa: «Le inviamo la pubblicazione prodotta dal comitato. Lì potrete trovare tutte le risposte che vi interessano». Eccola: si intitola "Dall'accordo del 1984 al disegno di legge sulla libertà religiosa". Niente data. In copertina l'immagine di Giovanni Paolo II in preghiera ad Assisi coi capi delle altre religioni. Era il 27 ottobre 1986. L'introduzione è di Giuliano Amato, quand'era presidente del Consiglio. La prima volta era nel 1992.

Se c'è in ballo un'emergenza, non si bada a spese. L'esempio della Protezione Civile fa scuola. La struttura di missione messa in piedi per organizzare gli aiuti a L'Aquila ha fatto schizzare i conti di Palazzo Chigi da 4,2 miliardi a più di 5 miliardi. Un aumento forse indispensabile. Solo che lo stesso meccanismo va avanti da anni anche per la Torino-Lione, che emergenza non è. Nel 2002 fu nominato un comitato per supportare la delegazione italiana per la Tav, nominata già nel 1996 per velocizzare l'opera. A distanza di 14 anni, non soltanto la Torino-Lione ancora non c'è, ma gli organismi pubblici nel frattempo si sono moltiplicati: "Ora stiamo pagando una commissione che fa consulenza a un commissario".

Eppure quel commissario ha già alle sue dipendenze un'altra struttura identica, istituita anche stavolta dalla presidenza del Consiglio, che fa la stessa consulenza», riassumono i giudici contabili. Non bastasse, dal 2005 gli esperti sono cresciuti in numero e costi. Prima ce n'era uno soltanto, poi due, poi tre, fino ai sei attuali. Lo stesso trend della commissione per il recepimento delle direttive europee. Nel 2002, quando l'Italia era appena entrata nell'euro ed era tutto da fare, bastavano 12 esperti per sbrigare le pratiche. Oggi invece ne servono 29. Spesso incompetenti. Secondo la Corte dei conti, infatti, queste figure tecniche «non sempre presentano i requisiti peculiari dell'Istituto, e appaiono sovrapponibili a quelli dell'amministrazione». Dubbi anche sui tempi del mandato: «La durata si protrae a tal punto da non poter essere più definita temporanea» [...]

Per tagliare enti e leggi, infatti, era nata la cosiddetta "Unità per la Semplificazione". Tanto ha semplificato da essere passata da 12 a 16 componenti nel giugno 2008. Una squadra di tre dirigenti, pagati per coordinare quattro funzionari, con la possibilità di assumere altri 12 esperti (...caspita... ogni "dirigente coordina non meno di 1,25 funzionari... NdR)

[...]Per ogni commissione ogni premier sceglie un suo presidente. E così Silvio Berlusconi ha nominato Massimo Romagnoli, un ex deputato di Forza Italia, al posto del prodiano Luigi Olivieri. Nella Finanziaria dei tagli, poi, Tremonti ha lasciato 407 mila euro diretti all'Agenzia nazionale per i Giovani. Una missione sponsorizzata da Bruxelles, spiegano al dipartimento di Palazzo Chigi. Ma sorvolano sulla composizione: 34 membri. Il presidente è un ex dirigente dei giovani di Alleanza nazionale, Paolo Giuseppe Di Caro, rimasto fuori dal Parlamento e ripescato su indicazione governativa all'ANG, che gli passa uno stipendio da 101 mila euro [...]

L'esercito di esperti è quasi sempre fatto di «ex qualcosa»: professore o burocrate, generale in pensione o politico trombato, dirigente o assessore ripescato dal sottobosco dei partiti. Sono loro che mandano avanti la baracca dei comitati. Ce n'è uno per il turismo, che costerà circa un milione. Un altro si occupa di politiche comunitarie e spende 424 mila euro. C'è il comitato per la minoranza slovena, quello per l'accesso ai documenti amministrativi... Una commissione assegna invece i vitalizi agli sportivi, un'altra i premi alla cultura, un'altra ancora aggiorna il protocollo dei ViP. Secondo la Corte dei conti, questi cosiddetti esperti, tanto esperti non sono. Spesso anzi il curriculum è la fotocopia di profili già presenti (e stipendiati) nella pubblica amministrazione. Quei fannulloni, per dirla con Brunetta, che nemmeno volendo potrebbero fare gli straordinari a piazza Colonna, visto che a sbrigare il lavoro ci pensano i sosia a gettone. E se l'etica nella scelta dei consulenti qualche dubbio lo solleva, in fatto di bioetica l'Italia sta in una botte di ferro. Di commissioni temporanee, diventate permanenti, ce ne sono addirittura due. E quella che si occupa di biosicurezza, tecnologie e scienza della vita conta un numero di dirigenti, esperti e consulenti che da soli fanno un consiglio regionale. Dal presidente Leonardo Santi dell'università di Genova, alla pattuglia ministeriale da 14 delegati fino all'immancabile corazzata di esperti: quindici professori in viaggio verso la capitale da Milano, Napoli o Pavia.

L'ultimo nato di Palazzo Chigi ha un nome piuttosto evocativo: "Comitato per la Memoria del Futuro" (...sic...). Dura in carica cinque anni, naturalmente rinnovabili. È datato 2009, dopo la conferenza di Barcellona che si propose di trasformare il Mediterraneo in una spazio comune. Nella pratica gli esperti dovranno «promuovere relazioni internazionali», magari svolazzando nei paesi interessati.

Che sia roba grossa si capisce al volo. Il presidente è Gianni Letta. Per il resto è un elenco di ambasciatori, professori, archeologi e superdirigenti, da Joaquin Navarro Vals, ex portavoce di Giovanni Paolo II, al presidente dell'Ice Umberto Vattani fino a Irene Pivetti. E se mai ce ne fosse bisogno, l'articolo 2 apre le porte ad altro personale.

Stavolta, però, a piazza Colonna mettono le mani avanti: «Non derivano oneri a carico di Palazzo Chigi», spiegano dalla segreteria. E chi paga le missioni? «Le amministrazioni di appartenenza del personale ». Cioè sempre lo Stato. L'obiettivo finale è nobile. Una rete di musei «in cui figurino, l'uno accanto all'altro, elementi costruttivi capaci di testimoniare visivamente l'unitarietà di fondo della cultura mediterranea». E forse prima o poi nascerà l'ennesimo comitato. Stavolta certamente utile, almeno a spiegare a un italiano medio che cosa significhi quella frase.

(di Tommaso Cerno e Primo Di Nicola - l'Espresso)

martedì 24 agosto 2010

Passione offshore: e se parlassimo anche del "bilocale" di Berlusconi? Appello rivolto ai moralizzatori del c.... in servizio permanente effettivo nei giornali del Cipria

"Nonsolofini": forse i vari "Castoni Censori" in S.P.E. sotto le insegne del Biscione, mentre continuano giustamente ad occuparsi della cucina componibile Scavolini, dovrebbero rivolgere un piccolo pensiero, almeno un box su una colonna per 5 cm. a pag. 27, alle cento società-ombra del Cipria. E magari anche ai 700 miliardi di lire che Berlusconi si è regalato con una "leggina" (...700 bilocali di Fini. NdR). Così, giusto per rendere omaggio al "pluralismo nell'informazione", di cui Littorio Feltri e Maurizio BellissimoPietro sono grandi cul tori...

Berlusconi-mills
La Repubblica dei Moralizzatori

Espresso Offshore che passione. Non solo le società che hanno comprato la casa di Montecarlo ereditata da An e ora abitata dal cognato di Fini, ma anche quel centinaio scoperte dai magistrati milanesi nei paradisi fiscali di mezzo mondo e che, secondo le accuse, sono servite a Silvio Berlusconi per nascondere la stratosferica cifra di oltre un miliardo di euro (...circa 1000 volte, a buon peso, l'affaire Montecarlo. NdR). Un tesoro esentasse accumulato per più di vent'anni partendo da uno schema-base: le aziende del premier comprano prodotti tv e film americani a prezzi gonfiati, con triangolazioni di comodo; e la "cresta" così creata veniva depositata su conti esteri non dichiarati.
 
Il primo gruppo di offshore è stato svelato tra il '93 e il '96. I pm di Mani pulite accertano che una società chiamata All Iberian ha versato 21 miliardi di lire sui conti svizzeri di Bettino Craxi. Gli atti delle banche elvetiche documentano che All Iberian appartiene al "gruppo Fininvest". Berlusconi e Craxi, condannati in primo grado, beneficiano della prescrizione in appello. Intanto i pm scoprono che All Iberian è la cassaforte di un sistema di almeno 64 società offshore: una "tesoreria occulta" utilizzata tra l'altro per controllare Telepiù e Telecinco; scalare Mondadori e Standa; strapagare i calciatori del Milan (con 200 miliardi di lire in nero); comprare una villa a Berlusconi alle Bermuda; versare tangenti a politici o all'avvocato Previti che pagava i giudici romani corrotti.
 
L'atto d'accusa contesta fondi neri per complessivi 1.550 miliardi di lire (...altri 1.500 bilocali di Fini. NdR), ma il maxi-processo per falso in bilancio viene annientato nel 2002 dalla nuova legge berlusconiana, che fa cadere l'intera serie di reati in prescrizione. Solo allora arrivano in Italia gli atti di altre offshore, che hanno custodito fondi neri per ulteriori 280 milioni di euro (altri 280 bilocali. NdR) ottenuti sovrafatturando i diritti tv. Le stesse carte incastrano anche l'avvocato inglese David Mills, il creatore delle offshore: in tribunale giurò di aver lavorato solo con i manager Fininvest, ma il processo ha dimostrato che rispondeva a Berlusconi, tanto da aver incassato almeno 600 mila dollari "per tenerlo fuori dai guai". Condannato in primo e secondo grado, Mills ha ottenuto la prescrizione in Cassazione grazie a un'altra legge berlusconiana che ha tagliato a metà i termini dei processi.
 
Dal sistema Mills, infine, l'ultima inchiesta (caso Mediatrade) è risalita a un gruppo di offshore ancora diverse, attive "fino al 2005" e collegate all'intermediario di film americani Farouk Agrama: i pm milanesi lo considerano "socio occulto" di Berlusconi e i magistrati svizzeri gli hanno sequestrato circa 100 milioni di euro (altri 100 bilocali...)

I tre processi al premier ancora aperti (corruzione di Mills, nero sui diritti tv Fininvest/Mediaset e udienza preliminare Mediatrade/Agrama) sono tutti sospesi in attesa che la Consulta decida se sia costituzionale la nuova legge sul "legittimo impedimento automatico e autocertificato" dal governo. I precedenti sono negativi (dal lodo Schifani alla legge Alfano) e l'udienza costituzionale è già fissata per il 14 dicembre. (l'Espresso).

Avete fatto due conticini? Ebbene, solo le "porcheriole" elencate in questo articolo, valgono, mal contati, circa 3600 bilocali di Fini. Siamo certi che adesso che lo sanno, Feltri e Belpietro scateneranno una campagna di almeno 74.000 giorni sul "caso Berlusconi. Esattamente 197 anni e quattro mesi. Tafanus

 

venerdì 20 agosto 2010

Ma il vero scandalo è Schifani - di Antonio Padellaro

PadellaroÈ vero che su Renato Schifani molto ci sarebbe da dire, mentre invece sul presidente del Senato quasi nulla. Ma sarà lecito domandarsi come mai se la cosiddetta seconda carica dello Stato intima al Presidente della Repubblica di fare questo e di non fare quello la cosa passa sotto silenzio?

Riassumiamo. Due anni fa quando, l’ex avvocato palermitano conquista il seggio più alto di palazzo Madama, sui giornali si preferisce non ricordare che razza di clienti frequentavano lo studio legale in cui svolgeva la sua attività. Per averlo rammentato sul “Fatto” nel dicembre scorso siamo stati raggiunti da una richiesta di risarcimento danni di 720mila euro. Motivo? L’aver diffamato un fior di galantuomo accostando il suo nome a quello di incalliti mafiosi. Ma di questo si occuperanno i giudici anche se, come scrive oggi Marco Lillo, c’è un pentito di Cosa Nostra, Francesco Campanella, che qualcosa in proposito ha riferito.

Come presidente del Senato, dicevamo, il nostro eroe fino a qualche giorno fa si era fatto notare per il presenzialismo in cerimonie pompose, tagli di nastri e immancabili appelli al dialogo. Un’attività tutto sommato insignificante, fino a venerdì scorso quando dalle colonne del “Corriere della Sera” il senatore palermitano ha levato alto e forte il suo ammonimento sotto il titolo: “Governa chi vince: no a esecutivi tecnici”. Destinatario (e chi se no?) il presidente Napolitano a cui con il classico ruggito del coniglio Schifani ha rammentato che “nelle democrazie maggioritarie vale il principio che i governi siano scelti dagli elettori”.

Ovvero, poche storie: se cade il governo si va ad elezioni. Poiché lo sanno pure i sassi che la seconda carica dello Stato prende direttamente gli ordini dalla quarta (il presidente del Consiglio) ci saremmo aspettati una qualche reazione del Quirinale. Che infatti è arrivata, ma tre giorni dopo, quando Napolitano se l’è presa con tal Bianconi, un peone berlusconiano che incredulo si è visto accusare di “indebite pressioni”. Insomma è chiaro: l’unica garanzia che Schifani assicura è quella per il Caimano. Altro che il tinello di Gianfranco Fini.

(Antonio Padellaro - Il Fatto)

sabato 14 agosto 2010

Le nostre vacanzenella bellissima Croazia

Lussino02
...our place...
Cres-porto01

..il porticciolo di Cres: una rada all'interno di un'altra rada. Dolci ricordi... approdato alcuni anni fa in barca con carissimi amici...

domenica 8 agosto 2010

PdL, il Partito dei Ladroni (presunti): tutti i "picciotti" del presidente, dalla A alla V

 

Cappio    Manette

Parlamentari e membri del governo cadono uno a uno, ma Berlusconi dice: "La legalità è la mia stella polare". Ecco la lista di indagati e condannati del partito del premier con la stella polare (aggiornamento tratto da [in'inchiesta del "Fatto"] del 28 luglio 2010.

Il giorno dopo le parole di Gianfranco Fini,  “nessun incarico nel partito agli indagati”, Silvio Berlusconi ha lanciato la sua controffensiva, sostenendo impunemente: “La legalità è la mia stella polare”.  Ma dalla carta d’identità con cui il Pdl si presenta a Camera e Senato si direbbe il contrario. Sono almeno 35 gli indagati o condannati che siedono in Parlamento nelle file del partito del premier, una questione morale che  si è allargata con le ultime vicende relative  agli appalti sulle grandi opere e con l’inchiesta sulla P3, che coinvolge moltissimi big: da Verdini a Cosentino, da Dell’Ultri al sottosegretario Caliendo. Eppure  i probiviri vogliono processare l’eretico Fabio Granata. Ecco, in ordine strettamente alfabetico, l'elenco dei presunti galantuomini:

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Abrignani Ignazio (deputato): è stato indagato a Milano per dissipazione post fallimentare nelle indagini sulla bancarotta Cit, agenzia di viaggi dello Stato.

Berlusconi Silvio (premier): 2 amnistie (falsa testimonianza P2, falso in bilancio Macherio); 2 assoluzioni per depenalizzazione del reato (falso in bilancio All Iberian, Sme-Ariosto); 8 archiviazioni (6 per mafia e riciclaggio, 2 per concorso in strage); 6 prescrizioni; 3 processi in corso (frode fiscale Mediaset, corruzione in atti giudiziari Mills, frode fiscale e appropriazione indebita Mediatrade), tutti sospesi in attesa che la Consulta si pronunci sulla legge sul legittimo impedimento.

Berruti Massimo (deputato): condannato a 8 mesi per favoreggiamento per aver depistato nel 1994 le indagini sulle tangenti Fininvest.

Brancher Aldo (deputato): condannato in secondo grado per falso in bilancio e finanziamento illecito, reato prescritto (il primo) e depenalizzato (il secondo). È imputato anche per la scalata Bnl, per la quale i suoi legali hanno chiesto il legittimo impedimento nel breve periodo in cui è stato ministro per il Federalismo.

Caliendo Giacomo (senatore e sottosegretario): indagato nell’inchiesta sulla nuova P3.

Camber Giulio (senatore): condannato a 8 mesi per millantato credito nell’ambito della Kreditna Banka. Era accusato di aver preso 100 milioni di lire.

Cantoni Giampiero (senatore): ha patteggiato 2 anni per corruzione e poi per concorso in bancarotta fraudolenta.

Ciarrapico Giuseppe (senatore): 5 condanne definitive fin dagli anni ‘70 per falso e truffa.Comincioli Romano (senatore): imputato per false fatture e bilanci truccati di Publitalia, poi prescritto. Nel 2008 la giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato respinge la richiesta di usare le intercettazioni delle sue telefonate con Stefano Ricucci per la scalata al Corriere della Sera.

Cosentino Nicola (deputato ed ex sottosegretario): accusato di legami con il clan dei Casalesi, il Parlamento ha negato la richiesta d’arresto. Indagato anche nell’inchiesta sulla P3.

De Angelis Marcello (deputato): condannato a 5 anni per banda armata e associazione sovversiva come dirigente del gruppo neofascista Terza Posizione.

De Gregorio Sergio (senatore): è stato indagato a Napoli per riciclaggio e favoreggiamento della camorra e corruzione.

Dell’Utri Marcello (senatore): sette anni in appello per concorso in associazione mafiosa per le contestazioni precedenti il 1992. È indagato a Roma nell’inchiesta sulla P3. È accusato di calunnia per aver ordito un piano per screditare alcuni pentiti palermitani che l’avevano accusato nel processo per associazione mafiosa. Deve anche riaffrontare il processo per tentata estorsione ai danni dell’imprenditore siciliano Vincenzo Garaffa.

De Luca Francesco (deputato): è stato indagato per tentata corruzione in atti giudiziari: il clan camorristico dei Guida si sarebbe rivolto a lui per un processo in Cassazione.

Farina Renato (deputato): ha patteggiato 6 mesi (pena commutata in una multa di 6.480 euro) per favoreggiamento nel processo per il sequestro di Abu Omar.

Fasano Vincenzo (senatore): condannato a 2 anni per concussione nel 2007, pena indultata.

Firrarello Giuseppe (senatore): arrestato e condannato in primo grado a Catania a 2 anni e 6 mesi per turbativa d’asta per le tangenti sulla costruzione dell’ospedale Garibaldi. Poi prescritto.

Fitto Raffaele (deputato e ministro): rinviato a giudizio per sei reati, prosciolto per altri cinque. Ancora aperti 2 casi di corruzione, un illecito nei finanziamenti ai partiti, 1 peculato da 190 mila euro e 2 abusi d’ufficio.

Grillo Luigi (senatore): L’assemblea del Senato ha negato l’uso delle intercettazioni nell’ambito della Banca popolare di Lodi. Prescritto a Genova per truffa per la Tav.

Landolfi Mario (deputato): è stato indagato per corruzione e truffa. Nella stessa inchiesta 5 pentiti chiamano in causa Nicola Cosentino.

Matteoli Altero (senatore e ministro): rinviato a giudizio per favoreggiamento riguardo un abuso edilizio all’isola d’Elba. La giunta della Camera ha negato l’autorizzazione a suo carico.

Messina Alfredo (senatore): è stato indagato per favoreggiamento nella bancarotta di HDC.

Nania Domenico (senatore): condannato nel 1980 a 7 mesi per lesioni quando militava nei gruppi di estrema destra. Condannato in primo grado per abusi edilizi. Poi prescritto.

Nespoli Vincenzo (senatore): accusato di bancarotta fraudolenta e riciclaggio. L’aula del Senato ha negato l’arresto.

Nessa Pasquale (senatore): accusato di concussione, il pm aveva chiesto l’autorizzazione all’arresto.

Paravia Antonio (senatore): arrestato per corruzione nel 1995, prescritto nel 2004.

Proietti Cosimi Francesco (deputato): è stato indagato a Potenza con Vittorio Emanuele per la truffa ai Monopoli. Roma ha archiviato. È stato indagato anche nella Capitale per il filone legato agli ambulatori della ex signora Fini Daniela Di Sotto.

Russo Paolo (deputato): archiviato per l’ipotesi di reato di concorso esterno in associazione mafiosa quando era Presidente della Commissione parlamentare rifiuti. È stato indagato anche per violazione della legge elettorale.

Scapagnini Umberto (deputato): è stato indagato per abuso di ufficio aggravato per i parcheggi sotterranei a Catania.

Sciascia Salvatore (senatore): condannato a 2 anni e 6 mesi per aver corrotto, quando era capo dei servizi fiscali gruppo Berlusconi, alcuni ufficiali della Gdf.

Simeoni Giorgio (deputato): è stato indagato per associazione a delinquere e corruzione per le tangenti sanità nel Lazio.

Speciale Roberto (deputato): condannato in appello a 18 mesi per peculato da parte della Procura militare perché da comandante della Gdf ha utilizzato per scopi personali aerei della Fiamme Gialle.

Tomassini Antonio (senatore): medico, condannato a 3 anni per falso: durante un parto una bambina nacque cerebrolesa ma lui contraffece il partogramma.

Valentino Giuseppe (senatore): è stato indagato per favoreggiamento, si sospetta che abbia rivelato a Ricucci che era intercettato quando era sottosegretario alla giustizia. Il Senato ha negato l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni.

Verdini Denis (deputato e coordinatore): indagato per l’inchiesta sulle Grandi opere, ora anche per la P3.

Un impegno preciso: città più sicure per tutti

Città-piu-sicure

Tafanus: Ricciardi inchioda Meloni in Aula: “Ma cosa festeg...

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