mercoledì 29 settembre 2010

Cronaca di una giornata particolare

L'editoriale di ElleKappa

20100929

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Oggi, 29 Settembre, San Michele, Santa Michela. Il sole sorge alle 7,03, tramonta alle 19,40. Auguri bi buon onomastico a Michela Vittoria Autoreggenti, e a Michele l'Intenditore.

Compleanni importanti: Enrico Fermi compirebbe 109 anni. E' morto 29 anni prima del previsto. Compie 59 anni Pierluigi Bersani. Compie 74 anni Silvio Berlusconi, che però biologicamente ne compie 37, e mentalmente 3,7. Qualcuno è vivo, qualcuno è morto, qualcuno speriamo.

Gli appuntamenti storici: oggi alle ore 11,00 il Sire pronuncerà un discorso storico, alla fine del quale nulla sarà più diverso da prima. Il Discorso sarà trasmesso in Mondovisione, e sul Digitale Extraterrestre. Attesissime le dichiarazioni di voto di Massimo Caleari e di Maurizio Gasparri.

Inizia la "seduta storica" - Anche la mia. Seguirò sulla radiolina, facendo la mia quotidiana seduta, poco storica, al cesso. Non mancherò di diffondere il mio pensiero, attraverso il complesso sistema di smaltimento della acque nere del mio paesello.

Senza parole: sta parlando senza dire nulla, ma con voce ottimamente impostata, e interrotto ogni due secondi da scroscianti applausi della clacque. Sulla giustizia ha detto una cosa che non sapevamo: "Il parlamento fa le leggi, ed i magistrati le applicano".

Clandestini: ha ridotto gli sbarchi dei clandestini dell'88% - Adesso li manda a crepare, a cura dell'amico Muammar, nel deserto libico.

Elenco delle grandi opere: sta completando il Ponte, la Palermo - Berlino, la Salerno - Reggio Calabria, ed ha personalmente arrestato 8 mafiosi al giorno.

Finalmente è finito questo strazio: e non ha detto una mazza... Speriamo negli interventi... Standing ovation interminabile dei peones. Gli interventi inizieranno alle 12,15.

Si vota: la parola ai numeri. Berlusconi ottiene la fiducia con 342 voti (meno 35 dei finiani, ne raccatta 307 anziché gli agognati 316). Quindi? Nonostante l'affannoso calcio-mercato, il voto fortemente voluto certifica che il suo destino dipende dai finiani. Da domani, per Berlusconi, TUTTO sarà molto difficile...

domenica 26 settembre 2010

Seveso, uno scolmatore: così si sarebbero evitate le esondazioni sempre più frequenti - Ma "La Donna del Fare" aveva detto NO

Il sindaco aveva detto no - Adesso il Primo Cittadino invoca lo stato di calamità
(di Oriana Liso - Repubblica)

Moratti-da-esposizione "Stato di calamità"? Osservate bene questa donna: questa è la vera calamità di questa città! Le esondazioni del Seveso in zona Niguarda, ormai da trent'anni, a Milano non sono l'eccezione, ma la regola. E quando costruisci delle linee di metrò 20, 30 metri sotto il livello stradale, devi sapere che se piove il Seveso esonda, e se esonda l'acqua, per la legge di gravità non cade verso l'alto, ma verso il basso. Questa volta è andata bene. Nessuno è morto. Ma i danni, da un primo accertamento, ammontano a 70 milioni di euro. Il consuntivo, as usual, sarà molto più alto del preventivo.

 

Per la cronaca, 70 milioni di € era il costo previsto, nel 2004, per la costruzione dello scolmatore. Sarebbe costato quanto UNA SOLA delle periodiche esondazioni del Seveso per danni alla sola linea 3 del metrò. Ora il maledetto scolmatore, se non si vuole distruggere in pochi anni il metrò più costoso d'Europa, bisognerà farlo per forza, e il suo costo si aggiungerà a quello delle esondazioni che, puntuali come la cometa, si verificheranno ogni volta che cadranno 10 mm. di acqua in più della media. Quante volte ancora saremo chiamati a pagare botte di 70 milioni a causa dell'insipienza di questa donnetta? Perchè dal momento in cui si deciderà di fare l'ormai improcrastinabile scolmatore, ci vorranno anni, appalti truccati, blocchi per imprevisti, revisioni dei costi, in una città stremata da decenni di craxismo prima, e di berlusconismo dopo. Questa è la "Milano da bere" che chi verrà dopo di loro erediterà. Tafanus

 

Un canale sotterraneo con tre funzioni integrate: scolmatore delle piene del Seveso; deviatore del flusso di acqua; drenante per il controllo della falda. Ora, dopo l’ennesima esondazione del fiume sulle zone Nord di Milano, il sindaco Moratti ha dato incarico a Metropolitane Milanesi di progettare in tutta fretta un sistema per evitare che si ripeta quello che la città ha subito otto giorni fa. Ma un progetto esaustivo - pagato dallo stesso Comune - esiste già, ed era stato fatto dagli stessi tecnici di Mm ai tempi della giunta Albertini. Quel progetto avrebbe evitato gran parte dei disastri poi puntualmente avvenuti nelle cantine, nei negozi, per le strade del quartiere Niguarda. Ma la giunta Moratti - che avrebbe dovuto soltanto studiare una piccola modifica chiesta dall’Autorità di bacino del Po, e poi realizzare il canale - ha deciso di mandare in soffitta il progetto, eliminandolo con un tratto di penna dal Piano delle opere pubbliche.

 

Ai tecnici di Mm era stato dato incarico di studiare un sistema che servisse non solo come difesa idraulica della città, ma anche per prosciugare corsi d’acqua sotterranei per poter effettuare lavori di pulizia e di consolidamento, dirigendo tutte o in parte le acque verso il Lambro. In questo modo il canale avrebbe avuto sempre un compito, non limitando la sua funzione ai momenti di emergenza degli allagamenti, pur frequenti.

 

L’idea era quella di una galleria di 11 chilometri, che corre interamente nel territorio di Milano a una profondità variabile, da meno 25 metri a Niguarda fino a meno 4 metri a Ponte Lambro (a cielo aperto nell’ultimo tratto), con una portata di 30 metri cubi al secondo (quando ha funzione di scolmatore e deviatore del Seveso).

 

I tecnici premettono che il fiume Lambro debba essere reso «adeguatamente ricettivo», per evitare di spostare il problema in quella zona. La funzione di controllo della falda, spiega la relazione di Mm, serve a «difendere metropolitane e altre opere sotterranee di grande interesse pubblico e privato dall’innalzamento del livello della falda freatica, senza costi di costruzione e gestione di pozzi pubblici». E ancora: il canale avrebbe permesso la salvaguardia delle acque potabili, allontanando gli strati più inquinati. Infine anche i terreni intorno al Lambro sarebbero stati irrigati nei periodi di siccità.

 

Raccontano ora i tecnici di Mm che all’epoca avevano studiato il progetto: «In periodi normali l’infrastruttura si comporta come un lungo canale, con tanti vantaggi ambientali e energetici, mentre davanti all’onda di piena le elettrovalvole permettono di evitare l’esondazione». Oltre al risparmio, il salto da 25 a 4 metri di profondità della galleria avrebbe prodotto anche energia: l’allora Aem aveva stimato un ricavo di circa 500 chilowatt di potenza, con una resa di 400-500mila euro annuali per la gestione a costo zero dell’intera opera. Questo è il progetto definitivo, datato 2004, costo stimato 70 milioni: metà a carico del Comune, l’altra di Mm. La giunta Albertini lo inserì nel Piano delle opere pubbliche e lo sottopose all’Autorità di bacino del Po, che rispose: è fattibile, ma devono essere rafforzati gli argini del Lambro per circa 5 chilometri.

 

Serviva, a questo punto, un accordo di programma con le amministrazioni dei Comuni interessati da questa variante. Un tavolo che la giunta di Letizia Moratti non convocherà, né chiederà che venga convocato. Anzi. Nel 2009 il canale scompare dal Piano delle opere del Comune. Palazzo Marino, infatti, ha bisogno di soldi per pagare il prestito obbligazionario lanciato su A2A, quindi dirotta fondi di opere già in progetto. Come, appunto, lo scolmatore. «Alla fine del mio mandato - spiega l’ex sindaco Albertini - l’avevamo indicato come una delle opere a cui dare priorità, e con le privatizzazioni si erano anche trovati i fondi. Peccato, eravamo riusciti a dar forma a un progetto atteso da anni».

 

 

E ora, milanesi, mandatela a casa. Questa donnetta sta producendo danni irreparabili, e il brutto, con la mitica Expò 2015 sul fagiolo borlotto, deve ancora arrivare. Persone come la Moratti hanno bisogno di tutto il nostro aiuto e di tutta la nostra solidarietà. Un lungo, lunghissimo, meritato periodo di riposo... Tafanus.

Stazion-zara
Stazione "Zara"

giovedì 23 settembre 2010

La qultura in Lombardia - Ammissione all'università: avanti gli asini, purchè lumbard doc. Venghino, Gelmini e Filini...

Università, l'ultima tentazione della Lega: "Precedenza ai giovani lombardi nei test". Emendamento del Carroccio al Pirellone: si valuti la residenza invece del voto di maturità. Ma c'è di più: il partito di Bossi chiede anche una quota di programmi "padani" nelle scuole.

(di Andrea Mintanari - Repubblica)

La Lega in Regione vuole il diritto di prelazione per i lombardi nelle università a numero chiuso e una quota di programmi scolastici padani. È quanto scritto nel testo di due emendamenti al piano regionale di sviluppo presentati dal Carroccio, e approvati dalla settima commissione regionale Cultura e formazione professionale con i soli voti del centrodestra.

«Oggi gli studenti lombardi partono svantaggiati — spiega il consigliere regionale leghista Massimiliano Orsatti — perché nei test di ammissione alle università a numero chiuso si tiene conto anche del voto preso all’esame di maturità, che in alcune regioni del sud è notoriamente dato con generosità» (..."notoriamente"?... Orsatti ha dei dati statistici da proporre? ed è per quello che la ministruzza Gelmini si è fiondata a Reggio Calabria per riuscire a prendere uno straccio di abilitazione? NdR)

Per cui la Lega chiederà che nei test di ammissione non si tenga conto dei voti di maturità. «Successivamente — aggiunge Orsatti — chiediamo una corsia riservata per gli studenti che siano residenti in Lombardia da almeno cinque anni» (..."successivamente": quindi a parte e a prescindere. Su quale presupposto giuridico l'orsetto leghista si basi non è dato sapere... NdR)

Non solo. Gli emendamenti presentati dal Carroccio chiedono di "sostenere in via prioritaria gli studenti lombardi anche sugli interventi a favore del diritto allo studio" e l’effettiva applicazione della legge regionale in cui si stabilisce che il 20 per cento dei programmi deve essere dedicato ad argomenti legati al territorio. «Vogliamo sapere quante scuole lombarde sono a conoscenza di questa possibilità — insiste Orsatti — e quante la stanno applicando. La valutazione dei fondi sul diritto allo studio andrà fatta complessivamente». Insomma, più soldi a chi metterà nei programmi argomenti “padani”. (...cuando si dice essere una città qolta, qalata nella qultura mitteleuropea...)

 

L’opposizione di centrosinistra è già pronta a dare battaglia quando, probabilmente la prossima settimana, il provvedimento sarà votato dal consiglio regionale. «Ai leghisti non basta la scuola di Adro tappezzata di simboli del partito - attacca il consigliere regionale pd Fabio Pizzul  - ora nel mirino del Carroccio è finito addirittura il Piano regionale di sviluppo alla voce istruzione. Gli emendamenti ci fanno pensare che il loro tentativo sia sempre quello di escludere una parte degli studenti. Qui non si parla solo di ragazzi stranieri, visto che potenzialmente saranno penalizzati anche gli studenti novaresi o piacentini, che abitano appena al di là dei confini della regione. L’emergenza di oggi è quella di attuare veramente l’autonomia scolastica, che deve essere anche autonomia dalla politica perché non si ripetano più i casi come quello di Adro».

 

Il testo del secondo emendamento votato in commissione da Pdl e Lega, infatti, sembra andare proprio nel senso opposto, dove stabilisce che «in ambito didattico, la Regione monitorerà attentamente la reale attuazione e implementazione da parte degli istituti scolastici lombardi degli indirizzi regionali per i programmi scolastici». Anche attraverso la verifica degli «effettivi esiti dell’apprendimento degli studenti lombardi».

...un luminoso avvenire si prepara per gli studenti di Paderno Dugnano e di Pessano con Bornago. Finalmente, "sotto l'egìda" del n° 1 della Pubblica Istruzione in Italia, potranno fare una ricerchina "sui carceri minorili", e potranno ripetere l'auspicio del Primo Cittadino di Ader: "Speriamo che non piovi!". Quando chiederemo un'informazione stradale ad un passante, ci sentiremo rispondere: "vadi a sinistra", e il Provveditùr invierà una circolare per spiegare che da oggi, seguendo l'evoluzione della lingua parlata, si potrà dire "a me mi piace", "vieni anche teeeee?", "la scensore è rotta". E finalmente anche il mitico "batti lei, ragionier Filini", avrà diritto di cittadinanza. Insomma, la congiuntivite non sarà più una malattia, ma un vezzo... Tafanus

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domenica 19 settembre 2010

Non vuole uscire dal partito, non vuole spaccarlo, non vuole - per ora - consegnare a Sergio Chiamparino il suo correntone un po' arlecchino. E allora cosa vuole l'ex segretario Pd Walter Veltroni? «Dare un contributo», ripete lui. Un altro contributo così e il Pd rischia di stramazzare. (continua)

via www.ilmanifesto.it

mercoledì 15 settembre 2010

l testo integrale del "Trattato di Amicizia Italo-Libico", festeggiato con "demi-putaines" e cavalli berberi, fra le risate del mondo civile

Nei giorni in cui alcuni parrucchieri per signora di facebook hanno scoperto che Tafanus si occupa di "infotainement", e di non aver mai parlato di Libia, trovo divertente rimettere per alcuni giorni nelle prime pagine del blog questo post del 15/09/2010. Tanto per far vedere a questi aspiranti shampisti che, ad esempio, il Tafanus è stato IL PRIMO blog a pubblicare INTEGRALMENTE il testo del "Trattato di Amicizia Italo-Libico", oggi così drammaticamente scomodo per il nostro presidente Bunga Bunga...

Per la cronaca, vorrei far presente a questi shampisti che se si digita su google "Trattato di Amicizia Italo-Libico", la "voce" trattata sul Tafanus appare nella prima riga della prima pagina degli oltre 65.000 risultati ottenuti. Tanto per rimettere i fatti al posto delle pugnette. Tafanus

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Tafanus Oggi che scopriamo di avere come scudi umani, a bordo delle motovedette italiane regalate ai libici, anche delle impotenti controfigure italiane in divisa, all'occorrenza impiegabili come scudi umani contro gli stessi italiani, la lettura di questo "trattato" che il mondo ci invidia può essere molto, ma MOLTO istruttivo. Ne pubblichiamo quindi, con urgenza, il testo integrale, rinviando a più tardi, in calce al testo e nella sezione dei commenti, eventuali considerazioni aggiuntive. Tafanus

Berlusconi-gheddafi

Trattatto di Amicizia, Partenariato e Cooperazione fra la Repubblica Italiana e la Grande Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista

PREAMBOLO
La Repubblica Italiana e la Grande Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista, qui di seguito denominati “le Parti", consapevoli dei profondi legami di amicizia tra i rispettivi popoli e del comune patrimonio storico e culturale;

decise ad operare per il rafforzamento della pace, della sicurezza e della stabilita, in particolare nella regione del Mediterraneo;

impegnate, rispettivamente, nell'ambito dell'Unione Europea e dell'Unione Africana nella costruzione di forme di cooperazione ed integrazione, in grado dì favorire l'affermazione della pace, la crescita economica e sociale e la tutela dell'ambiente;

ricordando l'importante contributo dell'Italia al fine del superamento del periodo dell'embargo nei confronti della Grande Giamahiria;

tenendo conto delle importanti iniziative già realizzate dall'Italia in attuazione delle precedenti intese bilaterali;

esprimendo la reciproca volontà di continuare a collaborare nella ricerca, con modalità che saranno concordate tra le Parti, riguardante i cittadini libici allontanati coercitivamente dalla Libia in epoca coloniale;

ritenendo di chiudere definitivamente il doloroso "capitolo del passato", per il quale l'Italia ha già espresso, nel Comunicato Congiunto del 1998, il proprio rammarico per le sofferenze arrecate al popolo libico a seguito della colonizzazione italiana, con la soluzione di tutti i contenziosi bilaterali e sottolineando la ferma volontà di costruire una nuova fase delle relazioni bilaterali, basata sul rispetto reciproco, la pari dignità, la piena collaborazione e su un rapporto pienamente paritario e bilanciato;

esprimendo, pertanto, l'intenzione di fare del presente Trattato il quadro giuridico di riferimento per sviluppare un rapporto bilaterale "speciale e privilegiato", caratterizzato da un forte ed ampio partenariato politico, economico e in tutti i restanti settori della collaborazione;

hanno convenuto quanto segue:

Capo I - PRINCIPI GENERALI

Articolo 1
Rispetto della legalità internazionale - Le Parti, nel sottolineare la comune visione della centralità delle Nazioni Unite nel sistema di relazioni internazionali, si impegnano ad adempiere in buona fede agli obblighi da esse sottoscritti, sia quelli derivanti dai principi e dalle norme del diritto Internazionale universalmente riconosciuti, sia quelli inerenti al rispetto dell'Ordinamento Internazionale.

Articolo 2
Uguaglianza sovrana - Le Parti rispettano reciprocamente la loro uguaglianza sovrana, nonché tutti i diritti ad essa inerenti compreso, in particolare, il diritto alla libertà ed all'indipendenza politica. Esse rispettano altresì il diritto di ciascuna delle Parti di scegliere e sviluppare liberamente il proprio sistema politico, sociale, economico e culturale.

Articolo 3
Non ricorso alla minaccia o all'impiego della forza - Le Parti si impegnano a non ricorrere alla minaccia o all'impiego della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica dell'altra Parte o a qualunque altra forma incompatibile con la Carta delle Nazioni Unite,

Articolo 4
Non ingerenza negli affari interni

-1) Le Parti si astengono da qualunque forma di ingerenza diretta o indiretta negli affari interni o esterni che rientrino nella giurisdizione dell'altra Parte, attenendosi allo spirito di buon vicinato.

-2) Nel rispetto dei principi della legalità internazionale, l'Italia non userà, ne permetterà l'uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia e la Libia non userà, né permetterà, l'uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro l'Italia.

Articolo 5
Soluzione pacifica delle controversie - In uno spirito conforme alle motivazioni che hanno portato alla stipula del presente Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione, le Parti definiscono in modo pacifico le controversie che potrebbero insorgere tra di loro, favorendo l'adozione di soluzioni giuste ed eque, in modo da non pregiudicare la pace e la sicurezza regionale ed, internazionale.

Articolo 6
Rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali - Le Parti, di comune accordo, agiscono conformemente alle rispettive legislazioni, agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.

Articolo 7
Dialogo e comprensione tra culture e civiltà - Le Parti adottano tutte le iniziative che consentano di disporre di uno spazio culturale comune, ispirandosi ai loro legami storici ed umani. Le iniziative suddette si ispirano ai principi della tolleranza, della coesistenza e del rispetto reciproco, della valorizzazione e dell'arricchimento del patrimonio comune materiale e immateriale nel contesto bilaterale e regionale.

Capo II - CHIUSURA DEL CAPITOLO DEL PASSATO E DEI CONTENZIOSI

Articolo 8
Progetti infrastrutturali di base

-1) L'Italia, sulla base delle proposte avanzate dalla Grande Giamahiria e delle successive discussioni intervenute, si impegna a reperire i fondi finanziari necessari per la realizzazione di progetti infrastrutturali di base che vengono concordati tra i due Paesi nei limiti della somma di 5 miliardi di dollari americani, per un importo annuale di 250 milioni di dollari americani per 20 anni.

-2) Le aziende italiane provvederanno alla realizzazione di questi progetti previo un comune accordo sul valore dì ciascuno.

-3) La realizzazione di questi progetti avverrà nell'arco di 20 anni secondo un calendario temporale che verrà concordato tra le due Parti, libica ed italiana.

-4) I fondi finanziari assegnati vengono gestiti direttamente, dalla Parte italiana.

-5) La Grande Giamahiria rende disponibili tutti i terreni necessari per l'esecuzione delle opere senza oneri per la Parte italiana e le aziende esecutrici.

-6) La Grande Giamahiria agevola la Parte italiana e le aziende esecutrici, nel reperimento dei materiali accessibili in loco e nell'espletamento di procedure doganali e di importazione esentandole dal pagamento di eventuali tasse. I consumi di energia elettrica, gas, acqua e linee telefoniche saranno pagati con l'esenzione delle tasse.

Articolo 9
Commissione Mista

-1) E' istituita una Commissione Mista paritetica, costituita da componenti designati dai rispettivi Stati. La Commissione Mista individua le caratteristiche tecniche dei progetti dì cui al precedente Articolo e stabilisce l'arco temporale complessivo e le cadenze di realizzazione dei progetti, nel quadro degli importi di ordine finanziario contenuti nello stesso articolo.

-2) La Gran Giamahiria si impegna a garantire, sulla base di specifiche intese a trattativa diretta con società italiane, la realizzazione in Libia, da parte delle stesse, di importanti opere infrastrutturali, progetti industriali ed investimenti. I progetti vengono realizzati ai prezzi da concordare fra le Parti. Queste imprese, secondo le consuetudini esistenti, contribuiscono in maniera volontaria alle opere sociali ed alla bonifica ambientale nelle zone ove realizzano i loro progetti.
La Gran Giamahiria si impegna, inoltre, ad abrogare tutti i provvedimenti e le norme regolamentari che imponevano vincoli o limiti alle sole imprese italiane.

-3) La Commissione Mista individua, su proposta della Parte libica, le opere, i progetti e gli investimenti di cui al paragrafo 2, indicando per ciascuno tempi e modalità di affidamento e di esecuzione.

-4) La conclusione ed il buon andamento di tali intese rappresentano le premesse per la creazione di un forte partenariato italo-libico nel settore economico, commerciale, industriale e negli altri settori ai fini della realizzazione degli obiettivi indicati in uno spirito di leale collaborazione.

-5) La Commissione Mista ha il compito di verificare l'andamento degli impegni di cui all'Articolo 8 e al presente Articolo e redige un processo verbale periodico che faccia stato degli obiettivi raggiunti o da raggiungere in relazione agli obblighi assunti dalle Parti contraenti.

-6) La Commissione Mista segnala ai competenti Uffici degli Affari Esteri delle due Parti eventuali inadempienze, proponendo ipotesi tecniche di soluzione.

Articolo 10
Iniziative Speciali
- L'Italia, su specifica richiesta della Grande Giamahiria, si impegna a realizzare le Iniziative Speciali sotto riportate a beneficio del popolo libico. Le Parti concordano l'ammontare di spesa complessivo per la realizzazione di tali iniziative ed affidano ad appositi Comitati Misti la definizione delle modalità di esecuzione delle stesse ed il limite di spesa annuale da impegnare per ognuna di esse ad eccezione delle borse di studio di cui al punto b).

-a) La costruzione in Libia di duecento unità abitative, con siti e caratteristiche da determinare di comune accordo.

-b) L'assegnazione di borse di studio universitarie e post-universitarie per l'intero corso di studi a un contingente di cento studenti libici, da rinnovare al termine del corso di studi a beneficio di altri studenti. Con uno scambio di lettere si precisa il significato di rinnovare, per assicurare la continuità.

-c) Un programma di cure, presso Istituti specializzati italiani, a favore di alcune vittime in Libia dello scoppio di mine, che non possano essere adeguatamente assistite presso il Centro di Riabilitazione Ortopedica di Bengasi realizzato con i fondi della Cooperazione italiana,

-d) Il ripristino del pagamento delle pensioni ai titolari libici e ai loro eredi che, sulla base della vigente nominativa italiana, ne abbiano diritto,

-e) La restituzione alla Libia di manoscritti e reperti archeologici trasferiti in Italia da quei territori in, epoca coloniale: il Comitato Misto di cui all'articolo 16 del presente Trattato individua i reperti e i manoscritti che saranno, successivamente, oggetto di un atto normativo ad hoc finalizzato alla loro restituzione.

Articolo 11
Visti ai cittadini italiani espulsi dalla Libia
- La Grande Giamahiria si impegna dalla firma del presente Trattato a concedere senza limitazioni o restrizioni di sorta ai cittadini italiani espulsi nel passato dalla Libia i visti di ingresso che gli interessati dovessero richiedere per motivi di turismo, di visita o lavoro o per altre finalità.

Articolo 12
Fondo sociale


-1) La Grande Giamahiria si impegna a sciogliere l'Azienda Libico-Italiana (ALI) e a costituire contestualmente il Fondo Sociale, utilizzando i contributi già versati dalle aziende italiane alla stessa.

-2) L'ammontare del Fondo Sociale sarà utilizzato per le finalità che sono state previste al punto 4 del Comunicato Congiunto italo-libico del 4 luglio 1998 per avviare la realizzazione delle Iniziative Speciali, di cui all'articolo 10 lettere b) e c) del presente Trattato, fino a concorrenza di tale ammontare. In particolare, potranno essere finanziati progetti di bonifica dalle mine e valorizzazione delle aree interessate, programmai di cura in favore di cittadini libici danneggiati dallo scoppio delle mine, nonché altre iniziative a favore dei giovani libici nel settore della formazione universitaria e post-universitaria, sino ad esaurimento del credito del Fondo Sociale. Quindi continuerà il finanziamento dalla Parte italiana, in attuazione del Trattato.

-3) A tal fine, è istituito un Comitato Misto paritetico per la gestione dei Fondo Sociale secondo le modalità previste dal Comunicato Congiunto.

-4) Definite le modalità di gestione dell'ammontare già costituito del Fondo Sociale e le iniziative da finanziare, le due Parti considerano definitivamente esaurito il Fondo Sociale.

Articolo 13
Crediti


-1) Per quanto riguarda i crediti vantati dalle aziende italiane nei confronti di Amministrazioni ed Enti libici, le Parti si impegnano a raggiungere con uno scambio di lettere una soluzione sulla base del negoziato nell'ambito del Comitato Crediti.

-2) Con il medesimo scambio di lettere, le Parti si impegnano a raggiungere una soluzione anche per quanto riguarda gli eventuali debiti di natura fiscale e/o amministrativa di aziende italiane nei confronti di Enti libici.

CAPO III - NUOVO PARTENARIATO BILATERALE

Articolo 14
Comitato di Partenariato e consultazioni politiche


-1) Le due Parti imprimono nuovo impulso alle relazioni bilaterali politiche, economiche, sociali, culturali e scientifiche ed in tutti gli altri settori, con la valorizzazione dei legami storici e la condivisione dei comuni obiettivi di solidarietà tra i popoli e di progresso dell'Umanità.

-2) Nel desiderio condiviso di rinsaldare ì legami che le uniscono, le due Parti decidono la costituzione di un Partenariato all'altezza del livello di collaborazione e coordinamento cui ambiscono sui temi bilaterali e regionali e sulle questioni internazionali di reciproco interesse. A tale scopo, le due Parti decidono quanto segue:

-a) una riunione annuale del Comitato di Partenariato, a livello del Presidente dei Consiglio dei Ministri e del Segretario del Comitato Popolare Generale, da tenersi alternativamente in Italia e in Libia;

-b) una riunione annuale del Comitato dei Seguiti, a livello del Ministro degli Affari Esteri e del Segretario del Comitato Popolare Generale per il Collegamento Estero e la Cooperazione Internazionale, da tenersi alternativamente in Italia e in Libia, con il compito di seguire l'attuazione del Trattato e degli altri Accordi di collaborazione, che presenterà le proprie relazioni al Comitato di Partenariato. Qualora una delle Parti ritenga che l'altra Parte abbia contravvenuto ad uno qualsiasi degli impegni previsti dal presente Trattato, richiederà una riunione straordinaria del Comitato dei Seguiti, per un esame approfondito e al fine di trovare una Soluzione soddisfacente.

-c) il Comitato di Partenariato adotta tutti i provvedimenti necessari all'attuazione degli impegni previsti dal presente Trattato e le due Parti si adoperano per la realizzazione dei suoi scopi;

-d) lo svolgimento di regolari consultazioni tra altri rappresentanti delle due Parti.

-3) Il Ministro degli Affari Esteri e il Segretario del Comitato Popolare Generale per il Collegamento Estero e la Cooperazione Internazionale, ricevuta la segnalazione di cui all'Articolo 9 comma 6, si adoperano per definire una soluzione adeguata.

Articolo 15
Cooperazione negli ambiti scientifici
- Le due Parti intensificano la collaborazione nel campo della scienza e della tecnologia e realizzano programmi di formazione e di specializzazione a livello post-universitario. Favoriscono a tal fine lo sviluppo di rapporti tra le università e tra gli Istituti di ricerca e di Formazione dei due Paesi. Sviluppano ulteriormente la collaborazione nel campo sanitario e in quello della ricerca medica, promuovendo i rapporti tra enti ed organismi dei due Paesi.

Articolo 16
Cooperazione culturale


-1) Le due Parti approfondiscono i tradizionali vincoli culturali e di amicizia che legano i due popoli ed incoraggiano í contatti diretti tra enti ed organismi culturali dei due Paesi. Sono altresì facilitati gli scambi giovanili e i gemellaggi tra città ed altri enti territoriali dei due Paesi.

-2) Le due Parti danno ulteriore impulso alla collaborazione nel settore archeologico. In tale ambito è altresì esaminata, da un apposito Comitato Misto, la problematica concernente la restituzione alla Libia di reperti archeologici e manoscritti.
Le due Parti collaborano anche ai fini della eventuale restituzione alla Libia, da parte di altri Stati, di reperti archeologici sottratti in epoca coloniale.

-3) Le due Parti agevolano, sulla base della reciprocità, l'attività rispettivamente dell'Istituto Italiano di Cultura a Tripoli e dell'Accademia Libica in Italia.

-4) Le due Parti concordano sulla opportunità di rendere le nuove generazioni sempre più consapevoli delle conseguenze negative generate dalle aggressioni e dalla violenza e si adoperano per la diffusione dì una cultura ispirata ai principi della tolleranza e della collaborazione trai Popoli.

Articolo 17
Collaborazione economica e industriale


-1) Le due Parti promuovono progetti di trasferimento di tecnologie e di collaborazione industriale, con riferimento anche a iniziative comuni in Paesi terzi.

-2) Sviluppano la collaborazione nei settori delle opere infrastrutturali, dell'aviazione civile, delle costruzioni navali, del turismo, dell'ambiente, dell'agricoltura e della zootecnia, delle biotecnologie, della pesca e dell'acquacoltura, nonché in altri settori di reciproco interesse, favorendo in particolare lo sviluppo degli investimenti diretti.

-3) Esse sostengono le PMI e la costituzione di società miste.

-4) Le due Parti si adoperano per concordare entro breve una Intesa tecnica in materia di cooperazione economica, scientifica e tecnologica nel settore della pesca e dell'acquacoltura e favoriscono Intese analoghe tra altri Enti competenti dei due Paesi.

Articolo 18
Collaborazione energetica


-1) Le due Parti sottolineano l'importanza strategica per entrambi i Paesi della collaborazione nel settore energetico e si impegnano a favorire il rafforzamento del partenariato in tale settore.

-2) Attribuiscono particolare rilievo alle energie rinnovabili ed incoraggiano la cooperazione tra enti ed organismi dei due Paesi, sia sul piano industriale che su quello della ricerca e della formazione.

Articolo 19
Collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti, all'immigrazione clandestina


-1) Le due Parti intensificano la collaborazione in atto nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all'immigrazione clandestina, in conformità a quanto previsto dall'Accordo firmato a Roma il 13/12/2000 e dalle successive intese tecniche, tra cui, in particolare, per quanto concerne la lotta all'immigrazione clandestina, i Protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007.

-2) Sempre in tema di lotta all'immigrazione clandestina, le due Partì promuovono la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle necessarie competenze tecnologiche. Il Governo italiano sosterrà il 50% dei costi, mentre per il restante 50% le due Parti chiederanno all'Unione Europea di farsene carico, tenuto conto delle Intese a suo tempo intervenute tra la Grande Giamahiria e la 'Commissione Europea.

-3) Le due Parti collaborano alla definizione di iniziative, sia bilaterali, sia in ambito regionale, per prevenire il fenomeno dell'immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori.

Articolo 20
Collaborazione nel settore della Difesa

-1) Le due Parti si impegnano a sviluppare la collaborazione nel settore della Difesa tra le rispettive Forze Armate, anche mediante la finalizzazione di specifici Accordi che disciplinino lo scambio di missioni di esperti, istruttori e tecnici e quello di informazioni militari nonché l'espletamento, di manovre congiunte.

-2) Si impegnano altresì ad agevolare la realizzazione. di un forte ed ampio partenariato industriale nel settore della Difesa e delle industrie militari.
-3) In tale ambito, l'Italia sosterrà nelle sedi internazionali la richiesta della Libia di indennizzi per i danni subiti da propri cittadini vittime dello scoppio delle mine e per la riabilitazione dei territori danneggiati, con tutti gli Stati interessati.

Articolo 21
Collaborazione nel settore della non proliferazione e del disarmo

Le due Parti si impegnano a proseguire e rinsaldare la collaborazione nel settore del disarmo e della non proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei relativi vettori e ad adoperarsi per fare della Regione del Mediterraneo una zona libera da tali armi, nel pieno rispetto degli obblighi derivami dagli Accordi e Trattati internazionali in materia.


Articolo 22
Collaborazione parlamentare e tra Enti locali
- Le due Parti favoriscono lo sviluppo di rapporti tra il Parlamento italiano ed il Congresso Generale del Popolo della Grande Giamahiria, nonché tra gli Enti locali, nella consapevolezza della loro importanza per una più intensa ed approfondita conoscenza reciproca.

Articolo 23
Disposizioni finali


-1) Il presente Trattato, nel rispetto della legalità internazionale, costituisce il principale strumento di riferimento per lo sviluppo delle relazioni bilaterali. Esso è sottoposto a ratifica secondo le procedure costituzionali previste dall'ordinamento di ciascuna delle Parti ed entra in vigore al momento dello scambio degli strumenti di ratifica.

-2) Il presente Trattato sostituisce il Comunicato Congiunto del 4 luglio 1998 e il Processo verbale delle conclusioni operative del 28 ottobre 2002, che pertanto cessano di produrre effetti.)

-3) A partire dal corrente anno, il giorno del 30 Agosto viene considerato, in Italia e nella Grande Giamahiria, Giornata dell'Amicizia italo-libica.

-4) Il presente Trattato può essere modificato previo accordo delle Parti. Le eventuali modifiche entreranno in vigore alla data di ricezione della seconda delle due notifiche con le quali le Parti si comunicano ufficialmente l'avvenuto espletamento delle rispettive procedure interne.
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sabato 11 settembre 2010

Il dono del Signore: Putin? no... Berlusconi! ha fatto ridere mezzo mondo - La cronaca

Berlusconi-putin YAROSLAVL - Tre ore dopo, alla festa di chiusura in piazza Sovetskaja, tra ballerini in costume e matrjoske viventi, l'intervento di Silvio Berlusconi restava l'argomento di conversazione di un Forum noioso e un po' scontato. Politici, politologi, giornalisti di mezzo mondo, si raccontavano l'uno con l'altro i momenti di imbarazzo vissuti poco prima quando seduti in platea con tanto di auricolare per la traduzione, avevano cominciato a scambiarsi sguardi sbalorditi e sorrisi di complicità. Nikolaj Zurbin, accademico russo di nascita e americano di passaporto, si è addirittura esibito in una risata squillante e incontenibile inquadrata a lungo dalle telecamere a circuito chiuso riservate alla stampa.

"Non riuscivo proprio a trattenermi - spiega ridendo ancora - il suo è stato un vero colpo da maestro. Stavamo ancora sbadigliando per il discorso così serioso del presidente coreano quando Berlusconi ci ha svegliato di colpo con quelle cose che non c'entravano niente, con quelle sparate su Putin dono di Dio, con quei riferimenti incomprensibili all'Italia. Politicamente, un livello basso, non adeguato a un premier di un paese importante. Però ci siamo divertiti. Secondo me voleva proprio questo e ci è riuscito perfettamente. Tempi e pause da vero showman".

Ma non sono state solo risate. Il gelo, gli sguardi rivolti al soffitto, sono cominciati subito, appena Silvio Berlusconi ha preso la parola. A cominciare dal presidente russo Dmitri Medvedev che tanto ci tiene a questo Forum globale della politica concepito e organizzato come una creatura personale. L'aria professorale del presidente si è trasformata in una maschera di stupore quando Berlusconi ha svelato il segreto che tutti conoscono ma che tutti fanno finta di ignorare: "Ho un bel discorso preparato dai miei collaboratori". E subito dopo la doccia fredda: "Ma siamo stati male informati e l'argomento è fuori tema". Imperscrutabile il sorriso forzato di Vladislav Surkov, la mente del Cremlino, consigliere politico del tandem Medvedev-Putin e sostenitore dello scivoloso tema del Forum: "I parametri della democrazia".

Poi il discorso "a braccio" con Medvedev più volte sorpreso a guardarsi la punta delle scarpe. Il ricordo dell'amicizia con Eltsin, il merito della riconciliazione con la Casa Bianca, tutto attribuito a "quella volta che vi mi misi a braccetto e vi dissi di andare d'accordo". Fino ai riferimenti tutti italiani ai "professionisti della politica in difesa delle loro aziendine" e alla "oppressione della magistratura comunista". Su quel passo in particolare molti sguardi complici sono andati verso Massimo D'Alema, che ha cominciato a scuotere nervosamente la testa prima di esplodere a fine seduta con le dure dichiarazioni sull'"intervento vergognoso per l'Italia". E mentre l'economista di Harvard Ian Shapiro fissava il vuoto aspettando la fine, e il leader populista russo Zhirinovskij si sfregava le mani in segno di approvazione, il più amareggiato sembrava Sergej Mitrokhin, presidente del partito di opposizione Yabloko che non nascondeva un gesto di stizza davanti alla frase più a effetto di Berlusconi sulla politica russa: "Medvedev e Putin sono un dono di Dio per il vostro Paese". Passaggio che naturalmente è tanto piaciuto a Putin che in serata, a Mosca, ha fatto i complimenti al suo amico Silvio: "Molto bello, un grande discorso seppur improvvisato".

Al leader di Yabloko ha fatto invece un altro effetto. "Sappiamo che Berlusconi è il migliore amico della nostra coppia di potere - spiegava dopo con l'aria delusa - ma stavolta ha proprio esagerato. Credo che lui abbia un concetto oligarchico dello Stato, esattamente come loro. Per questo lo hanno invitato. Per farsi dare una patente di democrazia. Ma un tono così entusiastico è stato proprio fuori luogo. Almeno il Cremlino ha salvato le forme. Mi ha invitato, mi ha lasciato dire che la democrazia da noi non esiste. Medvedev ha pure fatto qualche accenno di autocritica, ha parlato di fase ancora immatura... Ma ora sui giornali che contano vedrete solo la frase a effetto del vostro premier". (...insomma, sulla "semocrazia" in Russia, Berlusconi è stato più elogiastico dei leaders russi... Un verdo "dono di Dio" fatto a Putin dall'unto. NdR)

E sui giornali russi in effetti lo spazio dedicato a Berlusconi non sarà poco. Almeno a giudicare dall'interesse dei tanti inviati locali per l'unico intervento che ha scosso la platea. Un giornalista di "Novaja Gazeta", la testata di opposizione che fu della reporter assassinata Anna PolitovskajaOgni critica al governo ci costa fatica e pericoli, contestare è diventato impossibile, e poi dobbiamo sentirci dire che è tutto un dono di Dio diceva ai colleghi italiani con tono di rimprovero: "".

(Nicola Lombardozzi - Repubblica) (Nicola Lombardozzi - Repubblica)

...quo usque tandem abutere patientia nostra... Signore, non ti sembra che noi italiani abbiamo già goduto fin troppo a lungo di questo dono che hai voluto fare a noi italiani? Forse sarebbe giusto che tu gli concedessi il doveroso riposo ed il giusto riconoscimento, chiamandolo a sedersi alla tua destra... Noi siamo già contenti così... Tafanus

martedì 7 settembre 2010

Il "Buffone del Maghreb" e il "Buffone d'Europa" uniti da solidi soldi e da labili principi etici

In Italia la pagliacciata romana è già finita nel dimenticatoio, mentre Frattini si ostina a parlarne come di una cosa seria. Preciso, a scanso di querele, che la definizione di "Buffone d'Europa" non è mia, ma appartiene ad una copertina dell'Express - celebre settimanale francese. Intanto, mentre la stampa italiana ha già steso un velo pietoso, per sapere cosa succede dobbiamo andare sulla stampa estera. Per esempio The Guardian... Tafanus

Guardian EU keen to strike deal with Muammar Gaddafi on immigration - Commission chiefs to hold talks with Libya over Gaddafi's demand for €5bn a year to stop Europe turning 'black'

Berlusconi-gheddafi

Libyan leader Colonel Gaddafi and Italian prime minister Silvio Berlusconi at a conference in Italy this week, where Gaddafi said the bill for sealing the crossing routes for illegal immigrants from Libya to Europe would be €5bn a year. Photograph: Olycom SPA / Rex Features

 

[...] In a highly theatrical visit to Italy this week, Gaddafi warned that Europe would turn "black" unless it was more rigorous in turning back immigrants. Libya is a key transit point for illegal migration from Africa to Europe. The Libyan leader said the bill for sealing the crossing routes would be at least €5bn a year.

Berlusconi-bouffon While the commission in Brussels said that much could be achieved with Libya "for lesser amounts than that named by Colonel Gaddafi", Franco Frattini, the Italian foreign minister, supported the Libyan leader. He said European government chiefs would discuss the proposed migration pact at the Tripoli summit. Frattini went to Libya today to chair a meeting of Mediterranean-rim countries, five from the EU and five in the Maghreb [...]

[...] In Rome Gaddafi advised Europeans to convert to Islam and sought to bolster his claim for billions from Europe by warning that millions of Africans were seeking to migrate to the EU. "We don't know what will be the reaction of the white and Christian Europeans faced with this influx of starving and ignorant Africans," the Libyan leader told a Rome meeting attended by Silvio Berlusconi, the Italian prime minister. "We don't know if Europe will remain an advanced and united continent or if it will be destroyed, as happened with the barbarian invasions."

Relations between Berlusconi and Gaddafi are strong, based on booming business ties and repression of immigrants. Under a much-criticised deal struck two years ago, Italian border patrols in the Mediterranean are turning back thousands of migrants at sea. They are returned to Libya without being screened for legitimate political asylum cases [...]

[The Guardian]

venerdì 3 settembre 2010

Forza-mafia Era il mio consulente, l'uomo che risolveva i casi più difficili. Parla Costa, imprenditore condannato per riciclaggio. Che i pm ascolteranno dopo Spatuzza  (di Lirio Abbate  - l'Espresso)

La verità sull'avvocato Renato Schifani dice di conoscerla bene l'imprenditore palermitano Giovanni Costa, con un patrimonio di centinaia di milioni di euro posto sotto sequestro e una condanna sulle spalle a nove anni per riciclaggio, accusa per la quale è in corso il processo d'appello. È una verità finora inedita e se fosse riscontrata dalla magistratura potrebbe portare ad attivare nuove indagini. Il nome di Costa, 56 anni, compare nell'elenco delle persone che la Procura di Palermo intende interrogare, insieme al dichiarante Gaspare Spatuzza: dall'imprenditore i pm pensano di ricavare notizie ancora riservate sull'ex avvocato.

In particolare gli inquirenti vogliono far luce su eventuali collegamenti che ci sarebbero stati nei primi anni Novanta tra Schifani ed esponenti di Cosa nostra, in particolare i fratelli Graviano autori delle stragi siciliane del 1992 e di quelle di Roma, Milano e Firenze del 1993. Per il presidente del Senato questa ipotesi "è priva di ogni fondamento", ma ha assicurato "la massima disponibilità con l'autorità giudiziaria qualora decidesse di occuparsi della questione". Alle rivelazioni di Spatuzza si aggiungono ora i retroscena di cui è a conoscenza Costa, che racconta a "L'espresso" una storia che spetterà poi ai magistrati verificare.

Secondo il suo racconto, Costa è stato per anni uno dei clienti dell'amministrativista Schifani incaricato di fargli da consulente in alcuni affari sui quali hanno indagato gli investigatori antimafia."Lui era il mio consulente, la persona che mi consigliava, quello che riusciva a mettere le carte a posto controllando i documenti con i quali chiudere affari senza avere problemi".

Questa volta il dito contro il senatore eletto nel collegio di Corleone non lo punta un ex sicario come Gaspare Spatuzza, bensì un imprenditore che in passato avrebbe avuto contatti con la mafia palermitana e da anni si è trapiantato a Bologna dove ha portato avanti società immobiliari, assicurative e di costruzioni.Il giro d'affari gestito da Costa fra gli anni Ottanta e i primi Novanta era enorme e su questo patrimonio i pm hanno puntato le indagini con le quali hanno accertato che si trattava, in parte, di riciclaggio. "Ho sempre fatto le mie mosse con la consulenza di Schifani, lavoro per il quale gli pagavo dal 1986 uno stipendio mensile di due milioni di lire per seguire i miei lavori a 360 gradi. Era il mio consigliere. Ma nel processo in cui sono stato condannato lui, chiamato a testimoniare, non ha detto la verità. Ha preso le distanze stravolgendo i fatti, sostenendo addirittura che lo avevo inserito nel consiglio di amministrazione di una società di Milano a sua insaputa. E invece era stato lui a chiedermelo perché voleva lasciare Palermo, per questo gli proposi l'incarico di presidente o di amministratore delegato. Poi decisi che non se ne faceva più nulla".

Costa in passato sarebbe stato collegato a un boss di Villabate, cittadina alle porte di Palermo, e secondo l'accusa avrebbe ripulito somme di denaro provenienti da attività degli affiliati a Cosa nostra e da una truffa finanziaria organizzata in Sicilia agli inizi degli anni Novanta da Giovanni Sucato, definito "il mago dei soldi", poi morto carbonizzato nel 1995. Ma l'imprenditore nega ogni contatto con la mafia. E ricorda che Schifani nell'anno in cui la mafia uccide prima Salvo Lima e poi Falcone e Borsellino "voleva andar via da Palermo perché aveva paura. Mi aveva chiesto di venire a Milano e di inserirlo nel consiglio di amministrazione dell'Alpi assicurazioni di Fabbretti. Non voleva stare più a Palermo, sospettavo che avesse paura". Nel racconto lo stesso Costa si chiede: "Ciò significava forse che era "impastato" (colluso con i mafiosi, ndr)?". E si risponde testualmente: "Se hai paura della propria città ci sarà un motivo". Ma alla domanda precisa se Schifani avesse contatti con la mafia, l'imprenditore risponde: "Non lo so. Però lo conoscevano tutti. Era un bravo civilista e lui forse queste persone le conosceva perché trovava le pratiche già allo studio... Lui comunque nel 1992 continuava a ripetermi che voleva andare a Milano, forse perché già era innamorato di Berlusconi...".

Negli anni Ottanta Schifani difendeva i beni dei mafiosi davanti ai giudici per evitare il sequestro e lo faceva con grande professionalità e impegno da avvocato esperto in diritto amministrativo e in urbanistica, "perché quando prendeva una difesa diventava "fedele a te"". "Noto però", aggiunge Costa, "che molti nomi di suoi ex clienti non vengono fatti. Eppure erano persone che all'epoca avevano un peso a Palermo". E aggiunge: "Prima o poi la verità su Schifani la racconterò tutta fin dal primo giorno in cui l'ho conosciuto", perché "la verità viene sempre a galla".

Ma come avvenne il primo incontro con Schifani? E perché lo scelse come suo avvocato? "Me lo indicarono alcuni amici. All'epoca", ricorda Costa, "avevo bisogno di risolvere alcuni problemi amministrativi e lui mi era stato segnalato come la persona che poteva risolvere tutto: oltre che bravo, mi dicevano, aveva conoscenze negli uffici più importanti per un imprenditore, a cominciare da quello per l'edilizia privata del Comune di Palermo, dove aveva lavorato suo padre, fino al Tar. Era bravo, forniva consulenze e dava consigli su come agire in casi di difficoltà". Non svolgeva dunque solo il ruolo di avvocato? "Era anche il mio consulente. Faceva in modo di sistemare i conti e le carte. All'epoca se avevi denunciato un reddito di 300 mila lire e poi ti trovavi ad acquistare un bene da 100 miliardi di lire, era complicato spiegarlo al fisco. Si doveva trovare la forma per concludere l'affare, perché allora eravamo tutti evasori fiscali, non riciclatori. E lui era bravo a trovare le soluzioni per portare a termine l'acquisto".

Gli episodi vissuti da Costa al fianco di Schifani affiorano alla mente dell'imprenditore che li descrive con grande cura, senza tralasciare nessun particolare, compresi gli incontri di lavoro nel suo studio legale: "Schifani sapeva tutto di me e dei miei affari, mi consigliava in quello che dovevo fare. Non facevo nulla se prima i documenti non venivano esaminati da lui. Ogni mossa era concordata con l'avvocato Schifani. Alla fine però sono stato condannato per riciclaggio e lui al processo non è venuto a dire la verità, che lui conosce bene".

A una parte di questa ricostruzione dei fatti, Renato Schifani ha già risposto ai giudici, un anno prima della sua nomina a presidente del Senato, come testimone nel processo a Costa per riciclaggio. Dinanzi alla quarta sezione del tribunale di Palermo, vengono poste a Schifani poche domande dalla difesa che lo ha citato. È qui che sostiene di aver seguito come legale l'imputato "negli anni Novanta per alcune vicende di carattere civile". Costa parla invece di un rapporto di lavoro avviato già nell'86. Il senatore dice che si trattava di "attività extra-giudiziaria, civilistica, contrattualistica" e poi che Costa lo aveva nominato consigliere d'amministrazione della Alpi assicurazioni. "Non accettai", ha precisato Schifani, "perché dissi che questo esulava dal mio ruolo professionale. Lo aveva fatto a mia insaputa, infatti non ho mai accettato, perché ho detto che io svolgevo il ruolo professionale, non ho mai accettato, perché non ho mai frapposto il mio ruolo professionale con altri tipi di ruoli che nascessero da interessi clientelari". Ma Costa insiste: "Non andò così, chiamerò Schifani a testimoniare nel processo d'appello". (...e così il ciclo si conclude... Dopo Scajola al quale regalavano case con vista sul Colosseo a sua insaputa, abbiamo Schifani che si ritrova nel CdA dell'azienda di un riciclatore a sua insaputa. Qualcuno li informi, per piacere... NdR)

 O troppo o niente
 

Solo pochi quotidiani hanno ripreso le rivelazioni dell'"Espresso" riguardo alle dichiarazioni di pentiti di mafia sul presidente del Senato, anche quando questi, senza peraltro poter smentire i fatti raccontati, ha chiarito la sua posizione con una nota ufficiale. Per carità, ciascuno a casa sua eccetera eccetera. Però, quando il presidente della Camera rispose con un comunicato a una martellante campagna di stampa su una casetta piccolina a Monacò, giornali e tv partirono lancia in resta. Quella era una notizia e questa no?

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