(Seconda puntata)
Sono porci questi Romani
Milanese, classe 1947, Romani inizia prestissimo a occuparsi di emittenza privata, abbandonando l’università per fondare nel 1975 una delle prime «tv libere» - come si chiamavano allora - nate in Italia: Telelivorno. Tra i suoi compagni d’avventura, il futuro esponente radicale e poi di Forza Italia Marco Taradash, e il futuro dirigente Mediaset Leonardo Pasquinelli.

Da quella prima esperienza pionieristica, Romani passa nel 1976 alla corte di
Alberto Peruzzo, editore di
rete A, celebre per le televendite: dalla grande
Wanna Marchi delle creme miracolose al mobilificio
Aiazzone (...e giovedì, la Grande Festa...), a
Guido Angeli... Famosa, a posteriori, per il telegiornale firmato da
Emilio Fede, nel periodo in cui il Fido Emilio aveva già lasciato la Rai, e non era ancora approdato in Fininvest. Romani ci rimane ben 9 anni. Si vede che o non trovava di meglio, o era di bocca buona.
A metà degli anni Ottanta Romani viene chiamato dall’imprenditore Salvatore Ligresti ai vertici di Telelombardia, di cui diventa amministratore delegato. Il mandato della proprietà è semplice: nella cosiddetta Milano da bere guidata dai socialisti – sulla quale Ligresti ha enormi interessi immobiliari – bisogna creare una televisione che pubblicizzi a ogni ora del giorno le realizzazioni in città del Psi di Paolo Pillitteri e del suo assessore all’urbanistica, Attilio Schemmari (anni dopo finiranno entrambi a San Vittore e verranno condannati per tangenti, mentre lo stesso Ligresti patteggerà due anni e quattro mesi per corruzione).
La TV di Romani è un continuo peana al craxismo, ed un casellario giudiziario ante-litteram della "Milano da bere" (ma soprattutto da spolpare...) I telegiornali sono una staffetta contuinua di Craxi e dei suoi cari. "...le interviste a Pillitteri si alternano a quelle a Schemmari, senza tralasciare gli altri papaveri del garofano meneghino, da Walter Armanini al rampante Mario Chiesa, che ottiene servizi video di quattro o cinque minuti ogni volta che il suo Pio Albergo Trivulzio inaugura una nuova sala.
Ma il ruolo di Romani non si esaurisce qui: tra i suoi compiti c’è anche quello di finanziare l’amante di Bettino Craxi, Anja Pieroni, a cui il segretario del Psi ha regalato una televisione locale a Roma, Gbr. Come funziona il meccanismo? Molto semplice: quando l’ex attrice ha bisogno di soldi li domanda a Bettino, che li chiede al suo amico Ligresti, il quale a sua volta ordina a Romani di acquistare un po’ di programmi prodotti da Gbr, non importa se belli o brutti, se interessanti o no per il pubblico di Milano e dintorni. Sicché gli spettatori milanesi o comaschi, attoniti, facendo zapping su Telelombardia trovano misteriosi approfondimenti sui nuovi negozi della Garbatella o sull’arrivo della primavera alla collina Fleming..."
Segue il periodo più losco dell'imprenditore TV Paolo Romani: "...Nel 1992 Romani fonda una sua emittente, Lombardia 7, nota per i servizi a luci rosse attraverso il 144. Due anni dopo Lombardia 7 verrà condannata dal pretore di Monza per una trasmissione pornografica intitolata "Vizi privati e pubbliche virtù", condotta dalla trans Maurizia Paradiso. Ma quando arriva la sentenza, Romani è già volato altrove: ha venduto Lombardia 7 (che fallirà quattro anni dopo, sommersa da un mare di debiti) e grazie alle sue conoscenze nella concessionaria Publitalia 80 di Silvio Berlusconi è stato chiamato per una candidatura con Forza Italia, a Montecitorio, circoscrizione di Cinisello Balsamo..."

(I virgolettati sono tratti dal libro “I nemici della Rete”‘, Di Corinto-Gilioli, Rizzoli, 2010, ripreso in parte dal Blog di Alessandro Gilioli)
Qualcuno di trans muore, qualcuno di trans vive...
Se di qualcuno si può dire che le trans hanno rappresentato la distruzione professionale, di Paolo Romani si può invece affermare che una trans sia stata il suo miglior investimento. La sua Lombardia 7 aveva un palinsesto che puntava su due pilastri: "Vizi privati, pubbliche visioni", il porno all'amatriciana che doveva gran parte del suo successo alla trans Maurizia Paradiso, e le telefonate a luci rosse ai numeri 144, usati abbondantemente per spellare patetici pollastri, che si rovinavano, a beneficio delle TV "libere", per sentire finti mugolii di finti orgasmi. Nessuna pietà per questi cretini, ma ciò non rende più edificante l'opera di chi su queste scemenze altrui si è ingrassato.
La trasmissione "fiore all'occhiello" di questa TV del Ministro Romani era, già a partire dal titolo, un manifesto programmatico. Il rapporto fra la trans e il Ministro finiva in modo burrascoso. Dice il gossip d'area che sia finito addirittura a mazzate, ma non ho modo di controllare la notizia. La gloriosa "emittente mugolii" finì in un catastrofico fallimento quattro anni dopo, ma Paolo Romani, grazie alla sua efficiente bandieruola segnavento, riuscì a saltare giù dalla barca prima che questa affondasse.
Il "Paradiso" di Paolo Romani: prima Maurizio, poi Maurizia
Si può affermare che la trans che ha animato le belle trasmissioni di "Lombardia 7 Educational" di Paolo Romani sia stata colei che ha pagato alla vita - ed agli sporcaccioni - il conto più alto. Una vita vissuta fra violenze fisiche e psicologiche. Una vita dalla quale "molti" hanno tratto profitto.
Ecco ciò che si ricava dal suo libro autobiografico:
"...figlio di una prostituta diciottenne, abituato a dormire in macchina mentre mamma andava a fare le marchette, Maurizio ha vissuto un’infanza a dir poco atroce. Una "via crucis" di collegi - tutt’altro che un Paradiso - tra abusi psicologici, fisici e sessuali senza posa. Fino a quella volta in cui sua madre gli chiese di sparare alla rivale di strada, meglio nota come la Tigre.
Poi l’omosessualità si fece spazio in modo sempre più prepotente nella vita di Maurizio. Nel 1978 la decisione drammatica: cambiare sesso. Nonostante i prodigi ironicamente cantati dagli Squallor, la medicina non aveva ancora raggiunto standard di sicurezza adeguati. L’operazione era dolorosissima, pericolosissima e costosissima. Al punto che Maurizio, per permettersela, dovette andare a battere a propria volta.
“Fanno tette a Casablanca/ peli in cachemire se li vuoi/ fanno sconti a comitive/ mo’ ci andiamo pure noi“, cantavano sempre gli squallidii "Squallor".
“Più che battere, conoscevo gente. Più che battere diventavo specializzata in psicologia. Io ho fatto un anno di questa specializzazione, per fare i soldi per il seno”. Dopo l’intervento, si aprì per Paradiso un ulteriore calvario. Dosi massicce e dannose di ormoni, a corredo di 13 (TREDICI) operazioni al seno!
Pensavo che questo avrebbe reso più facile la mia vita. “E invece quella sofferenza non è mai sparita. Anzi, si è raddoppiata: se prima portavi la croce, con l’operazione ti viene messa la corona di spine. Nessuno dei motivi per cui mi sono operata ha a che fare con il sesso. Io non amo fare sesso…”
Ma dopo il Calvario, fu resurrezione. Maurizia Paradiso divenne in breve tempo la trans più famosa d’Italia, grazie al trionfo nelle pionieristiche televisioni private... Fino ai vertici toccati con la trasmissione culturale con l'emittente del futuro Ministro dello Sviluppo Mediaset.
Lo stesso ministro che, nell'ambito del tentativo di imbavagliare la rete, ebbe la faccia di bronzo di inserire una proposta, sparita perchè sommersa dalle risate, dell'invio in automatico di un SMS ai genitori di ragazzi detected a navigare su siti porno. Il prode Romani non ha mai spiegato come avrebbe dovuto funzionare, questo prodigio, dal punto di vista tecnico. Né si è mai posto il problema della coerenza fra il suo passato da porno-arricchito, e il presente da fustigatore di costumi (succinti). Ora questo tizio è Ministro. Speriamo che Fini voglia davvero staccare la spina, prima che altri mostri vengano partoriti da questo GdV (Governo della Vergogna). Tafanus