sabato 16 luglio 2011

Se facciamo squadra... Il parere imperdibile di Claudio Scajola, quello che cerca ancora chi gli ha regalato la casa

Angelino qua, Angelino là. Claudio Scajola, uomo dalle sette vite risorto più forte che pria dalla gaffe su Marco Biagi all'ignota mano che firmò assegni per il suo appartamento romano, col primo segretario Pdl eletto per acclamazione è tutto un fiore:

"Ambedue di ispirazione cattolica, abbiamo una visione ideale molto simile. Lui neoparlamentare e io ministro nel 2001, colleghi al governo quando lui era alla Giustizia e anch'io spesi una parola in suo favore, per quel che poteva contare, s'intende...".

Contrasti, differenziazioni?
"Mai, fin dagli anni della traversata nel deserto dopo la sconfitta del '96, quando giravo l'Italia in cerca di una nuova classe dirigente e ad Agrigento conobbi quel giovane promettente consigliere provinciale".

Lei era responsabile dell'organizzazione: su un partito leggero, dissero i critici, gettò una colata di cemento.
"Mai stato per un partito pesante. Solo contro un partito evanescente".

Ma quando lei lascia e diventa ministro, il partito si spappola di nuovo. Oggi il Pdl si ritrova nella stessa situazione di evanescenza di allora?
"Se Berlusconi non avesse fatto questa scelta coraggiosa, avremmo rischiato la frammentazione, la balcanizzazione. Un partito deve essere radicato sul territorio, dove negli ultimi anni ho la sensazione che il Pdl fosse assente. Deve selezionare in base al merito ed eleggere i dirigenti. È questo il partito che mi aspetto Angelino costruisca: nel suo discorso ha compiutamente recepito la necessità di uscire da una fase di provvisorietà. E sono ben lieto di collaborare".

Lei ha detto che "il percorso dev'essere includente". Che ruolo si aspetta per lei?
"Ma mica abbiamo parlato di questo! Angelino, e prima di lui Berlusconi, hanno detto che per un compito così complesso e che richiede tempo c'è bisogno dell'impegno di tutti coloro che hanno capacità e esperienza. Naturalmente mi fa piacere se in tanti pensano che anch'io, dopo aver a lungo diretto Forza Italia, possa far parte della squadra che Angelino si appresta a mettere insieme".

Il "direttorio" degli ottimati che dovrebbe affiancarlo?
"Ne ho sentito parlare da Frattini, ma che brutto termine, non appartiene alla mia tradizione. Modi e formula li troverà Angelino. Conta arrivare alla Costituente di un partito dei moderati in cui si riconoscano le tradizioni cattolica, liberale e riformista. Con un ruolo centrale nello schieramento politico".

Nel senso del centro? Una novella Dc?
"La Dc ebbe meriti incredibili, ma è una fase storica finita. Di centro, sì, e Angelino ha tutte le doti necessarie: ha una linea centrista, capacità di mediazione, toni equilibrati, non è un estremista...".

Come invece chi? La Russa, gli ex An?
"No, non li ho mai considerati tali".

In effetti nel gruppo a lei più vicino sono contati Alemanno e la Polverini, insieme a Augello, Caldoro, Formigoni...
"Sì, ma non facciamo correnti. In un partito che funziona non sono necessarie".

E allora chi sarebbero gli estremisti?
"Esempio: quanti nel Pdl a Milano hanno fatto vincere Pisapia come se la coalizione della moderazione fosse la sua e non noi".

Veramente f(Colloquio con Claudio Scajola di Roberto Di Caro - l'Espresso)u Berlusconi a parlare di giudici come brigatisti rossi...
"Con gli attacchi che ha subìto, certe reazioni sono talvolta giustificate".

Chi sono, nel Pdl, i nemici di Alfano?
"I raccomandati".

Vengono in mente vari ministri e ministre.
"No comment".

(da un'intervista all'Espresso del 7 Luglio)

 

lunedì 11 luglio 2011

Addio Tav Torino-Lione. Approvato - con discrezione - il progetto ridotto (ma è inutile anche quello)

La notizia viene data in silenzio, ma non si fa più la Tav Torino-Lione, che è il ponte di Messina dell’Italia del Nord. O meglio, la si vuol fare a rate, molto molto diluita nel tempo, e soprattutto la si vuol fare in formato mignon. Spesa più che dimezzata, lunghezza dei nuovi binari ridotta a un terzo e loro raccordo con la linea storica. Questo l’accordo che è stato raggiunto ieri con la Francia [...]

(continua su informarexresistere.fr)

Grazie a Sabino Balducci per la segnalazione

mercoledì 6 luglio 2011

La lezione di Francesco Merlo a Bruno Vespa: una lettera del conduttore di "Porta a Porta" e la risposta di Merlo

Vespa Premessa: Merlo, reo di aver stigmatizzato il "mettersi sull'attenti" di Bruno Vespa (metaforicamente, s'intende...) davanti alla mitica "Struttura Delta" che pretendeva che i risultati delle regionali del 2005 (10-2 per il centro-sinistra) fossero "addoilciti" su RaiSet, scrive al direttore di Repubblica una lettera alquanto incarognita. Merlo risponde per le rime, aumentando la dose di quanto aveva scritto nei giorni scorsi. Riportiamo sia la lettera di Bruno Vespa, che la replica di Francesco Merlo, senza commenti. Che ognuno si faccia la propria opinione. Tafanus

La lettera di Bruno Vespa ad Ezio Mauro - Signor direttore, su Repubblica del 4 luglio Francesco Merlo prima mi dà atto di correttezza professionale nella gestione dei risultati elettorali del 2005, e poi, sulla base di una frase del tipo «va bene, basta dirlo», sostiene che mi sarei messo agli ordini di Deborah Bergamini con tanto di sbatter di tacchi per non so bene quale nefandezza. Nel ricordare che Francesco Merlo è stato rinviato a giudizio dinanzi al tribunale di Roma per diffamazione per un articolo scritto sullo stesso tema negli anni scorsi, desidero informare i lettori che in sede processuale ho chiesto di non distruggere i nastri con le intercettazioni ben sapendo di non aver pronunciato una sola sillaba che potesse suonare come condiscendenza a qualunque obliquo disegno. La mia gestione di quella vicenda è stata professionalmente ineccepibile. Mi chiedo perciò se non esista da qualche parte un'altra struttura Delta finalizzata alla mia diffamazione aggravata e continuata.
Bruno Vespa

La replica di Francesco Merlo - Bruno Vespa manipola tutto, anche i complimenti che riceve. Non gli ho mai «dato atto di correttezza professionale» come lui dice, ma ho scritto che «possiede un vecchio istinto professionale». Ed è, con tutta evidenza, un’aggravante. Vespa infatti conosce il mestiere, ed è proprio questo che lo rende abile nel manipolare. Lo penso e lo scrivo, com’è mio diritto e dovere, da quando ero ancora praticante, in tutti i giornali nei quali ho lavorato.

E questo per dire che non è Berlusconi che ha inventato Vespa: c’era già. Berlusconi l’ha usato al meglio (o, se volete, al peggio), ma non l’ha inventato. Nel caso in questione, Vespa ha telefonato alla Bergamini perché voleva il permesso di mandare in onda una tabella della Nexus sui dati elettorali regionali del 2005, negativi per il centrodestra, che invece, secondo gli ordini di scuderia, la Rai, in sintonia con Mediaset, avrebbe dovuto attenuare, anestetizzare, in sintesi manipolare. Ed ha telefonato - attenzione! - non al suo direttore (di rete, di telegiornale…) ma a Deborah Bergamini, che non aveva nessun titolo per imporgli e neppure per spiegargli nulla, salvo che, prima di essere mandata in Rai come funzionaria, era stata la segretaria di Berlusconi ed era a capo di quella combriccola di manipolatori che abbiamo chiamato, e ora tutti chiamano, “Struttura Delta”.

Nessuno può imporre ad un giornalista di manipolare una notizia, neppure un direttore. Figuriamoci poi la Bergamini. Eppure Vespa domanda proprio a lei che gli dice: «E’ un ordine di Cattaneo». E aggiunge con tono ammiccante: «E’ un ordine… istituzionale». Ebbene, Vespa non reagisce rinfacciandole tutte quelle belle cose sulla deontologia, sulla moralità e sulla correttezza professionale che si attribuisce di solito, e anche in questa lettera. Non si indigna e non la manda a quel paese. Le riconosce il ruolo di direttore d’anima e risponde, da sottoposto: «Perfetto, basta». E ancora: «Volevo soltanto che non ci fossero equivoci». I lettori giudichino se questo non è «un subalterno sbattere di tacchi compiacenti». Al telefono è così che si sbattono i tacchi.

Ma non è tutto. C’è un' altra telefonata, quella tra Carlo Nardello e la Bergamini. Ebbene, Nardello, che era un collaboratore della Bergamini, le annunzia «ho trovato la soluzione» vale a dire il trucco linguistico, l’astrusa formula lessicale - «subtotale per il centro­sinistra» - per sottovalutare, velare e dunque tentare di manipolare con sapienza, nei programmi della Rai, la tabella riassuntiva dei dati elettorali favorevoli al centrosinistra: numeri, attenzione!, non opinioni. E aggiunge: «Subtotale per il centrosinistra: non ci può dire niente nessuno. Così è corretto, lo dice anche Vespa». Ecco che torna dunque "la correttezza" come espediente artificioso, scappatoia formale, dentro la quale ingabbiare una sostanza. Ebbene, non mi risulta che Vespa abbia querelato Nardello e la Bergamini. Ha invece querelato me.
Francesco Merlo

L'idea che possa esistere una "Struttura Delta" finalizzata alla distruzione dell'immagine di Bruno Vespa è alquanto singolare, per non dire esilarante. Noi riteniamo che Bruno Vespa abbia raggiunto, su questo terreno, una completa autosufficienza, e che non abbia bisogno di strutture di supporto. Troppo modesto, Vespa... Tafanus

Tafanus: Ricciardi inchioda Meloni in Aula: “Ma cosa festeg...

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