mercoledì 31 agosto 2011

Ricordate la teoria della «rottamazione» di Pd e centrosinistra, formulata da Renzi & Co.? Puff, sparita nel nulla

...ma qualche mese prima di "Europa" (anche se molti mesi dopo il Tafanus) dell'auto-rottamazione dei ggiovani rottamatori si era accorto anche il Riformista... Tafanus

Cala il sipario sui Rottamatori. C’è uno splendido cinquantaduenne che ha rilanciato il centrosinistra.

Renzi-civati
E quel variopinto movimento dei Rottamatori, che s’era raccolto attorno a Matteo Renzi e Pippo Civati? Evaporato. Infatti dell’idea di «rottamare» la classe dirigente del Pd e del centrosinistra partendo da un controllo sulle carte d’identità dei big (o presunti tali), almeno per qualche tempo, non si parlerà più.

La «rottamazione», insomma, è stata rottamata prima che il primo rottamando finisse sotto il compattatore. E come nell’antico adagio attribuito a Pietro Nenni («A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura»), i Rottamatori in quanto tali hanno trovato qualcuno più rottamatore di loro che li ha rottamati.

Questo qualcuno è il Mister X che è appena riuscito nell’impresa di spingere Silvio Berlusconi sull’orlo del precipizio. La stessa persona che ha creato le condizioni perché tutto il centrodestra finisse per sedersi sopra una polveriera.

Il Mister X in questione è un signore che ha più di 52 anni. E si chiama Giuliano Pisapia (anni 62) ma anche Luigi de Magistris (anni 44), Massimo Zedda (anni 35) e pure Piero Fassino (anni 62), e ancora Roberto Cosolini (anni 55), e Virginio Merola (anni 56). Dalla media aritmetica delle età dei neo-sindaci che nei sei campi centrali (Milano, Napoli, Cagliari, Torino, Trieste, Bologna) hanno messo il berlusconismo all’angolo, viene fuori uno «splendido cinquantaduenne». Per la precisione, un Mister X che ha 52 anni e quattro mesi esatti.

È il segno che puoi essere trentenne o sessantenne, l’importante è vincere. E lo stesso Renzi, che rimane una delle principali risorse del Partito democratico, adesso l’ha capito perfettamente.

La prova? Basta guardare la differenza tra il Renzi dell’estate scorsa e il Renzi di pochi giorni fa. «Se vogliamo sbarazzarci di nonno Silvio, dobbiamo liberarci di un’intera generazione di dirigenti del mio partito. Non faccio distinzioni fra D’Alema, Veltroni e Bersani… Basta. È il momento della rottamazione. Senza incentivi», metteva a verbale il sindaco di Firenze in un’intervista rilasciata a Repubblica a fine agosto 2010.

Dopo l’ultima tornata elettorale, invece, Renzi ha cambiato idea. E quel Bersani che andava rottamato (tra l’altro senza incentivi) adesso è diventato "un segretario rafforzato e con un carico di responsabilità su di sé molto bello" (questa volta, l’intervista è stata rilasciata al Corriere della sera del 31 maggio.

Morale della favola? In un centrosinistra in cui vincono tutti, il segretario del Pd appare come il massimo comun denominatore che mette tutti d’accordo. Non a caso, nell’analisi sulla necessità di rompere con «capicorrente e schemini sulle alleanze» che ieri ha affidato ai taccuini di Maria Teresa Meli del Corriere, Nicola Zingaretti lo dice chiaramente: «Bersani, che io ho sempre difeso anche quando era “cool” dire che era un leader finito, adesso ha attorno a sé un clima molto più sereno». Non solo. Il segretario del Pd, aggiunge il presidente della provincia di Roma, «ha una grande chance: quella di promuovere una profonda innovazione dello strumento partito».

L’innovazione della vittoria, insomma, rottama la rottamazione dell’anagrafe. Anche perché i ballottaggi si sono portati via quell’atmosfera da redde rationem che poteva nascondersi dietro la «verifica» chiesta da Veltroni (sul Foglio) prima del voto. E pure perché, all’interno del centrosinistra, l’aria pare talmente serena che persino Antonio Di Pietro s’è affrettato (durante l’ultima puntata di Ballarò) a lanciare con un bel po’ d’anticipo la corsa di Bersani verso la premiership. Il tutto mentre Vendola, forse per la foga di attribuirsi un risultato che comunque era in parte suo, ha finito addirittura per trascinarsi in un’«amichevole» disputa nientemeno che con Giuliano Pisapia.

Il cantiere del centrosinistra trainato dal cinquantaduenne Mister X si gioca il tutto per tutto al referendum del 12 e 13 giugno, voluto fortemente da Di Pietro l’anno scorso e rilanciato da Bersani dopo il primo turno delle amministrative. L’ascesa al Monte Quorum è più dura del Mortirolo o dello Zoncolan. Ma l’obiettivo è comunque raggiungibile. Soprattutto se i militanti della Lega Nord, come anche l’orientamento della Padania lascia immaginare (titolo in prima pagina di ieri: «Referendum, l’acqua è un bene pubblico»), si recheranno in massa alle urne. Magari benedetti da un segnale del loro leader, Umberto Bossi. Se quel colpaccio riesce, torneranno i «rottamatori». Ma non quelli di Renzi e Civati. Se venisse raggiunto il quorum, infatti, tutto il cantiere del centrosinistra avrà tra le mani la possibilità storica di rottamare una stagione politica. Che non si evince tanto dall’età del suo protagonista (75 anni e mezzo). Quanto dal suo nome di battesimo: «Silvio».

(di Tommaso Labate - Il Riformista)

...la vita, grande maestra... Anche i ggiovani, quando credono di essere diventati dei padreterni - dimenticando chi li ha issati su quelle cadreghe - possono trarre benefici effetti da qualche bella facciata contro una saracinesca... La vendetta del "vecchio che retrocede"? No, solo la sconfitta del "nuovo che crede di avanzare". Ed ora, cari rottamatori, cosa ne direste di un bel corso di recupero in "Modestia", magari alla CEPU? Tafanus

domenica 21 agosto 2011

...ma quanti sono, questi "papa buois"?...

Papi-mobile
Per giorni abbiamo sentito ripetere che in Spagna sarebbero stati Un Milione (si sa... le cifre tonde fanno sempre un certo effetto... Un Milione di Papa Buois, Un Milione di posti di lavoro, Un Milione la pensione minima a tutti...)

Poi ieri RaiNews24 impudente, riporta le stime della polizia spagnola: 500.000.

Passano pochi minuti, ed un piccato ufficio stampa dei papa-buois rettifica: sono almeno un milione e mezzo, forse due. Ancora un attimo, ed Emilio Fede esagera: dicono che fossero due milioni, ma erano sicuramente di più... Poi, però, si lascia sfuggire la dimensione del luogo dell'ultimo raduno: l'aeroporto. Quanto è grande lo spazio attrezzato per la woodstock dei papa-buois? 

Dirlo in mq. non è immaginifico. Allora arriva la notizia "visiva": lo spazio è uguale alla superficie di 48 stadi di calcio! Ora, dato che le dimensioni medie dei campi omologati sono di 105 metri per 70, 48 campi hanno una superficie complessiva di 352.800 mq. Togliamone pure un 20% di arredi fissi, spazi per le vie di fuga, il maxi-palco, le forza dell'ordine, i servizi si assistenza, i cessi, le ambulanze, le bancarelle... Restano circa 282.000 mq (sono generoso!)

Ora, ficcare più di due milioni di papa-buois in questa superficie, significa metterne più di sette per metro quadro. Questa notizia, a seconda del carattere dell'ascoltatore, può produrre effetti devastanti:

-a) morte per soffocamento;

-b) morte per schiacciamento;

-c) attacchi di claustrofobia;

-d) attacchi di ilarità.

Quale busta scegliete? Tafanus

giovedì 11 agosto 2011

La mensa aziendale dei poveri parlamentari (più scadente di quella dei ferrovieri!)

...chi lo ha detto che i nostri parlamenrari sono spreconi e spendaccioni??? Guardate, poverini, cosa sono costretti a mangiare alla mensa del posto di lavoro, e a che prezzi! Nemmeno alla mensa dei ferrovieri di Milano i dipendenti vengono sottoposti a simile trattamento!...

Menù-senato
...scusate, il menù è incompleto perchè metà me lo sono ingoiato per la rabbia...

(da un suggerimento di Pasionaria su Facebook)

 

martedì 9 agosto 2011

Gli assoluti di nuoto in Honduras, e le piccole disavventure burocratiche di Mae. Tutto è bene quel che finisce bene

Ricevo da mio nipote Gaetano questa divertente racconto:

Caro Zio Tafano,

NACIONALES 08  11 020 i nazionali sono finiti. I problemini iniziali comunque sono stati piu' da ridere che altro. Sai, parliamo di 11 anni quindi ci si fa due risate più che altro. La questione del tesseramento te la avevo accennata già, però poi si è risolta. La cosa è stata comunque comica e divertente, nulla di molto serio. A parte magari qualche hondureno che faceva una inutile polemica, ce n'erano tanti (tutta la squadra di Mae, allenatore compreso) che la appoggiavano, la hanno accolta con un calore immenso e una disponibilità commovente.

A parte le gare, è stata molto bella l'atmosfera. E' una cosa che porterà nel suo cuore per sempre. I miei commenti su FB erano ironici, nulla di serio. Comunque è vero che alla prima batteria dei 100 SL, Mae, che non avendo tempi registrati in Honduras, partiva sempre con le peggiori, fa chiaramente il vuoto. Man mano che aumentava il suo vantaggio, il pubblico si zittiva e cominciava a chiedersi da dove fosse spuntata fuori questa....

Nel silenzio si sente solo la voce di Lydia che grida: Vai Mae Vai!... Dei signori si avvicinano e ci chiedono: "...ma e' vostra figlia???" Noi rispondiamo si. E da dove e' uscita ???... Io li guardo e dico: "...beh, da me e mia moglie, almeno credo!!!"  E giù una risata...

Poi effettivamente la responsabile della squadra di Tegucigalpa chiama il giudice di gara, e nasce la questione. Grazie a Dio mi ero portato il passaporto honduregno e il carnet di tesseramento di Mae alla Federazione Honduregna. La giudice (molto gentile) me li chiede, e indice una riunione con i capitani delle altre squadre. Alla fine la giudice viene da me ridendo e mi dice: "...nulla da fare, l'ho detto a tutti, non preoccuparti, la bimba e' nata in Honduras, ha il passaporto ed è tesserata da almeno 6 mesi, tutto liscio, tutto regolare..."

Comunque il livello e' molto più alto di quello che pensavo. La media no, però 3/4 atleti per categoria non sono affatto male, si difendono bene.

NACIONALES 08  11 018Mae ha fatto tutte le gare. Ha vinto l'oro nei 100 farfalla (gara mai fatta in Italia) e 2 bronzi nella 4x100 SL e nella 4x100 mista. Poi una caterva di piazzamenti. Due quarti posti, due quinti posti, due sesti posti, un nono e un quattordicesimo. E' stata brava, ha anche migliorato qualche record personale, e non era facile. La situazione nuova, la temperatura (calda) della piscina, il fatto di dovere sempre stare nelle batterie più scarse, quindi senza punti di riferimento, non aiutava. Però tutto bene. Si è sopratutto divertita, ha fatto nuove amicizie ed è molto contenta dell'esperienza, lo siamo tutti.

La squadra di Mae - il San Pedro Sula - ha vinto il campionato nazionale assoluto con 71 punti di vantaggio sul Tegucigalpa: praticamente quasi i punti che ha apportato Mae con le sue gare !!!

Tutta la sua squadra è stata contenta, e l'allenatore anche. E' stata già convocata per i giochi Panamericani a squadre in El Salvador a inizio dicembre (partecipano le prime 3 di ogni stile). Vedremo se sarà possibile andare.

Vorrei ringraziare (tramite il tuo blog, se è possibile) tutti gli honduregni che ci hanno appoggiato, che hanno tesserato "a rischio" una bimba sconosciuta, avendo fede solo nelle mie e-mail e nei risultati fatti in Italia. Poi le piccole polemiche sono anche comprensibili, la rivalità tra le due squadre è del tipo Lazio-Roma, per intenderci, quindi nulla di grosso.

Un caro saluto da Gaetano, Mae Mae e Lydia.

P.S.: Le due foto pubblicate mostrano le due "straniere" (Mae hondu-italiana, e Josimar hondu-americana), ed una foto, tenerissima,  di Mae che quasi "scompare" dentro l'omaccione che è il suo allenatore honduregno, Leonardo "El Coronel" Gonzales.

Auguri a Mae Mae per i campionati panamericani, che spero ardentemente possa fare. Sarebbe una bellissima esperienza, ed un forte stimolo a continuare. Zio Tafanus

giovedì 4 agosto 2011

Quando si può proclamare la morte clinica di un blog?

Encefalogramma-piatto
E' una domanda che mi faccio da un pezzo, osservando il decorso clinico di un blog nato per insegnare al Tafanus la buone maniere, ed anche il modo di costruire un blog di successo... Non me ne occupo da più di un anno, e non me ne occuperò più. Questa è una messa da requiem...

Un blog strano... nato a fine 2008, con una grande vitalità... Cinque stelle della rete, ognuna un'autorità nel suo campo, che si riuniscono per fare qualcosa di grande...

Un grande successo iniziale: non meno di 100 accessi al giorno, cinque autori che sudavano a turno o in sincrono, e qualche stranezza...

La prima stranezza era che tre dei cinque autori venivano dal serbatoio del Tafanus, che nel 2008 aveva avuto una media di 1.432 visitatori unici al giorno, e questi autori avevano acquisito una certa presenza sui motori di ricerca... Probabilmente è nato un dilemma allora irrisolto, ma oggi chiarissimo: erano questi autori ad aver portato a certi numeri il Tafanus, o era il fatto di scrivere sul Tafanus ad aver dato una certa notorietà sui motori di ricerca a questi autori? Non saprei... So solo che da allora, anche senza il prezioso apporto di questi autori, il numero dei visitatori del Tafanus è raddoppiato, mentre la presenza di questi autori sui motori di ricerca ha avuto una lieve diminuzione, ...dell'ordine del 97%...

La seconda stranezza: gli autori sparivano come i piccoli indiani di Agatha Christie... Uno di loro - che ancora figura ufficialmente fra gli autori - ha scritto, forse, un post ogni sei mesi. Un secondo autore (che poi era stato l'iniziatore della guerra al Tafanus), dopo aver complottato - non sempre con metodi limpidi - per la nascita del NewBlog e per l'affosamento del Tafanus, per non meno di un anno, è sparito dal quadro dopo un paio di mesi dal coronamento dei suoi sogni. Motivazioni ignote. Un terzo autore è sparito dopo un anno circa. A scrivere, dai cinque iniziali, sono rimasti in due.

E' utile, essere in due, perchè così uno può scrivere, e l'altro può commentare. Poi, ci si scambiano i ruoli. Ma dev'essere un gioco che gratifica sempre meno, se è vero, come è vero, che è dal 28 giugno che non si scrive una riga, che è dal 15 giugno che non arriva un commento, che in due mesi sono arrivati non più di 4/5 commenti, TUTTI provenienti da 2/3 ex frequentatori del Tafanus.

A voler giudicare impietosamente questo quadro clinico, si può solo affermare che - per usare un eufemismo - non è provato il determinante apporto di questi autori alla crescita del Tafanus (che, dopo la loro dipartita, è raddoppiato). Ma chi può dirlo? magari, se fossero rimasti, oggi il Tafanus, anzichè avere una media di 2700 visite uniche al giorno, potrebbe averne 5400...

Però una domanda sorge spontanea: perchè questi talenti, messisi "in proprio", sono riusciti a produrre un blog che vale (lo dice Alexa) 1/130° del Tafanus??? E quando un blog arriva ad avere UN commento in 50 giorni, può definirsi clinicamente morto? E il mantenerlo in vita in queste condizioni, attaccato al polmone d'acciaio, può configurarsi come "accanimento terapeutico? Ai posteri l'ardua sentenza... Tafanus

martedì 2 agosto 2011

Niente traccia il profilo dei lettori del Geniale meglio dei loro commenti sulla morte di Giuseppe D'Avanzo.

Questo è un estratto dei colti commenti dei lettori del "Geniale" su un articolo sulla morte di Giuseppe D'Avanzo.

marystip il 31.07.11 alle ore 13:40 scrive:
Sarà morto di cattiveria.

scriba il 31.07.11 alle ore 14:44 scrive:
RIEN VA PLUS. Odiare porta sfiga perchè si vive male e si muore presto facendo la felicità di chi ti ha sopportato a fatica. Una penna rossa di meno ma tante maestrine ancora in attività. Lo spettacolo deve continuare.

vyncy58 il 31.07.11 alle ore 18:34 scrive:
giacobinismo avete presente? per tutti coloro che non sanno cosa voglia dire il giacobinismo prego andare sul webb noi napoletani ne sappiamo qualcosa  (...forse voleva dire "sul web"... Tafanus)

Dulcamara il 31.07.11 alle ore 18:37 scrive:
Parce sepultis. Però é molto difficile tirar fuori, solo perché é morto, dei sentimenti buoni, dopo che in vita si é tirato addosso, con la sua cattiveria e malafede, tutto l'odio e il disprezzo possibile. Al massimo possiamo fare di tutto per domenticarlo al più presto.

Roberto Casnati il 31.07.11 alle ore 22:50 scrive:
Per fortuna c'è la "livella". Morto D'Avanzo? Ma chi se ne frega! E' solo un ipocrita in meno ed un inquilino dell'inferno in più.

MARCO45 il 31.07.11 alle ore 22:51 scrive:
Sul sito internet di un mio amico c'è scritto che quando muore un uomo e come bruciasse una foresta. E' un paragone un pò strano in quanto salverei sempre l'uomo e farei bruciare la foresta. In certi casi, però, preferisco salvare una foresta. E' solo un pensiero istintivo ma odio chi odia.

Wolf il 31.07.11 alle ore 22:55 scrive:
Personaggio squallido e dunque, evitando retorica ed ipocrisia, non gli concedo alcun ossequio.

Acquastanca il 01.08.11 alle ore 7:00 scrive:
Ipocrisie melense. D'Avanzo era un pessimo soggetto, e l'unico vuoto lo avrà lasciato - forse - fra i pari suoi. Tutti peraltro ansiosi di riempirlo con uguali o maggiori veleni facendo a gara per chi ne sputa di più. Gentaglia da vivi, il sol fatto d'essere morti non è valida ragione d'un benchè minimo riscatto.

Lucio Ronco il 31.07.11 alle ore 23:35 scrive:
Ekkisenefrega

filippini il 31.07.11 alle ore 23:05 scrive:
Era uno che 'odiava' Bberlusconi ed è morto ancora giovane. Pace all'anima sua, ma quanto al resto (perdita di un grande giornalista ecc. ecc.), da romano dico che 'nun me ne può fregà de meno'.

(dal "Geniale")

...come siamo fortunati, ad essere diversi da loro...

lunedì 1 agosto 2011

Mediaset: c'era una volta Re Mirda, il Luigi Malabrocca della Brianza

Malabrocca-luigiRicordate? Il più grande statista degli ultimi 150 anni. Quello che "se mi guardo intorno, non vedo nel mondo un imprenditore che possa confrontarsi con me". Il sedicente Re Mida della Brianza, che trasformava in oro zecchino tutto ciò che sfiorava,  si è trasformato in Re Merda (mi scuso per il francesismo). Tutto ciò che tocca, diventa cacca.

Ricordate? qualche giorno fa avevo parlato del titolo Mediaset, collocato in borsa in Aprile 2008 alla modica cifra di 10,55 € ad azione, e che oggi vale 2,42 €. Non è da tutti riuscire a far perdere alla propria azienda-modello il 77% del valore in tre anni e mezzo, pur avendo a propria disposizione - come Direttore Marketing Strategico dell'impresa tale Deborah Bergamini, per anni impegnata a concordare i palinsesti RAI coi responsabili Mediaset. A vantaggio di chi? Non è dato saperlo, ma è lecito avere dei piccoli, malevoli sospetti.

Così come non è da tutti avere a disposizione domestici della statura di Mauro Masi, o di Minzolini, o di Bruno Vespa, che Dio creò con l'unico scopo di nuocere alla RAI, unico concorrente di Mediaset.

Eppure Il Più Grande Imprenditore di Tutti i Tempi è riuscito nell'impresa. Da un anno la borsa italiana è quasi sempre maglia nera in Europa e nel mondo.Quando le borse salgono (fenomeno sempre più raro) quella di Milano arranca. Quando le borse scendono, quella di Milano precipita. Sempre ultima fra i primi, e prima fra gli ultimi.

Oggi, dopo giorni di relax, torno e mi trovo nella posta le recriminazioni di un sedicente commentatore economico di una nota testata non ostile al Re Mirda, il quale - chiedendo di restare anonimo per "ovvie ragioni di opportunità" (???) contesta il mio articolo, ma senza prendersi la briga di fornire cifre a contestazione delle mie. Quindi mi obbliga a ritornare sull'argomento, e a scrivere ancora di peggio.

In un annus horribilis, durante il quale la borsa italiana ha perso in media il 18,75%, Re Mirda è riuscito, col suo titolo-principe (quello che vendeva in conferenza stampa come un qualsiasi imbonitore da Festa del Santo Patrono) a fare - da par suo - molto, ma molto di più. E' riuscito a far perdere, al suo gioiello Mediaset (consigliato come dote per la figliola), il 50,35%. Insomma, è riuscito a fare quasi tre volte "meglio del mercato". Un fenomeno. Non ci credete??? Ebbene, guardate il gradico a 12 mesi dell'indice FTSE-Mib, e quello relativo a Mediaset, entrambi fatti  pari a 100 il 19 Agosto 2010:

Mediaset-1anno

Perdite comparate a 12 mesi (Mediaset vs FTSE-Mib

Luigi Malabrocca, professione Maglia Nera - Re Mirda mi ha fatto venire in mente il mitico Luigi Malabrocca (nella fotina il alto), che nell'immediato dopoguerra si era abbonato, al Giro d'Italia, alla Maglia Nera (spettante all'ultimo in classifica, e remunerata con ricchi premi). Rinvio a Wikipedia, a beneficio dei più giovani, per delle brevi note biografiche sul mitico Malabrocca:

"...era soprannominato "il Cinese" a causa dei suoi occhi a mandorla, non era un grande campione, ma divenne popolare perché indossò per due anni consecutivi la "maglia nera" al Giro d'Italia. Grande amico del conterraneo Fausto Coppi, vinse 138 corse, di cui 15 da professionista, ma il suo nome rimane ancora oggi legato al Giro d'Italia dei tempi in cui l'ultimo classificato si aggiudicava la "maglia nera e, soprattutto, un cospicuo premio in denaro, che faceva gola a molti.

Riuscì ad aggiudicarsi la maglia nera nel 1946 (pur arrivando quarto in volata al termine dell'ultima tappa, la Mantova-Milano) e nel 1947, cercando di perdere più tempo possibile tra una tappa e l'altra nascondendosi dove poteva, forando le gomme della sua bici e fermandosi per lungo tempo nei bar. Nel 1949 rimase vittima del suo stesso gioco: aspettò troppo tempo e quando tagliò il traguardo dell'ultima tappa a Milano i cronometristi e i giudici spazientiti avevano già lasciato le loro postazioni, assegnando all'ignaro Malabrocca lo stesso tempo del gruppo e al vicentino Sante Carollo (che si ritirò presto dal ciclismo) la maglia nera con relativo premio. Da allora Malabrocca decise di abbandonare quella singolare corsa all'ultimo posto..."

Tafanus

Muore a 51 anni una "pietra miliare" del giornalismo d'inchiesta: Giuseppe D'Avamzo

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Giuseppe D'Avanzo

Benissimo ha fatto Repubblica a raccogliere, in un unico elenco, le più grandi inchieste di Giuseppe D'Avanzo. Tutti dovremmo ricopiare questo elenco, e tenercelo a portata di mouse, come sorgente di brutte notizie per gli eventuali, sfortunati momenti di "carestia".

Quando la Cia non credette ai nostri 007 (8 gennaio 2001)
 
Quelle e-mail rubate dal computer di Biagi (29 giugno 2002)

Cosa Nostra, rapporti segreti: "Previti e Dell'Utri nel mirino" (7 settembre 2002)

Telekom, il ruolo degli 007 così inquinarono l'inchiesta (9 ottobre 2003)

Quattro destini incrociati tra armi, segreti e misteri (17 aprile 2004)
 
L'imam rapito dalla Cia, silenzi e complicità con Washington (28 giugno 2005)

Doppiogiochisti e dilettanti, tutti gli italiani del Nigergate (24 ottobre 2005)

Le responsabilità italiane nella guerra sporca Usa (11 maggio 2006)

Quella patacca del Sismi per infangare Prodi (7 luglio 2006)

La riscoperta dell'America, nuovo fronte di Cosa Nostra (12 luglio 2007)

E Tronchetti mi disse: "Le abbiamo chiesto troppo" (21 luglio 2008)

Le dieci domande a Berlusconi (15 maggio 2009)

Su Boffo una velina che non viene dal tribunale (30 agosto 2009)

Ruby: "La mia verità sulle notti di Arcore"  (28 ottobre 2010)

Berlusconi corruttore: illegalità per comprare un impero (10 luglio 2011)

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Anche se la memoria di Giuseppe è affidata a ciò che ha fatto, a ciò che ha scritto, voglio chiudere questo ricordo di Giuseppe D'Avanzo col bellissimo articolo dell'amico e collega che ne ha raccolto l'ultimo respiro: Attilio Bolzoni.

LA MORTE DI D'AVANZO - Dalla lotta alla mafia all'ultima pedalata. i miei venticinque anni accanto a Peppe

Falcone non parlava molto con i giornalisti, ma quando lo conobbe rimase affascinato dal suo modo di lavorare. Giorgio Bocca, seduto con lui nell'aula bunker al processo Andreotti gli chiedeva: "Ma tu come le sai tutte queste cose?" (di Attilio Bolzoni)

ROMA - L'ultimo pezzo di strada che abbiamo fatto insieme è stato lungo venticinque anni. L'amico di una vita. Al giornale e fuori dal giornale. È cominciato tutto a Palermo tanto tempo fa e sarebbe ricominciato tutto un'altra volta a Palermo fra qualche settimana. A Peppe piaceva la mia Sicilia, Palermo lo rapiva. C'eravamo conosciuti prima ma amici siamo diventati dopo. Quando lui era già venuto in cronaca a Roma - da Napoli, dove prima era alla redazione di Paese Sera e poi corrispondente di Repubblica - e io stavo ancora laggiù a farmi mangiare dalla paura. Scrivevo di mafia. Solo Peppe aveva capito sino in fondo la mia solitudine e con la sua generosità aveva fatto capire a tutti gli altri cosa significava fare quel mestiere a Palermo. Era l'inizio del 1987, forse primavera. Sulla sua pelle c'erano ancora i segni di chi era sopravvissuto in terra di camorra. Lui il Natale di due anni prima l'aveva passato nel carcere di Carinola, arrestato per avere pubblicato un articolo su capi crimine e neri coinvolti nella strage del rapido 904. Uno scoop. Il primo di tantissimi altri scoop che hanno fatto la storia di Repubblica.

Viveva per quello Peppe. Era giornalista. Un vero giornalista. Con il carattere che aveva, la sua lealtà, il suo metodo - non a caso si era laureato in filosofia - era il migliore di tutti noi. Cronisti che viaggiavano nel profondo Sud per descrivere le facce sconce di coloro che se n'erano impossessati, denunciare i maneggi di quei politicanti amici dei boss. Ma Peppe andava sempre oltre,

scavava di più, "vedeva" sempre più lontano. Arrivava su una strada per un omicidio eccellente o entrava in una stanza per intervistare qualcuno, con cura maniacale prendeva appunti, non perdeva mai tempo in cerimonie: "La palla: dobbiamo seguire sempre la palla", mi diceva scherzando quando io o altri colleghi ci concedevamo una piccola distrazione.

Di questo suo stile - asciutto, rigoroso - se ne accorse un giorno Giovanni Falcone, uno che con i giornalisti non parlava molto. Diffidente com'era, fu una sorpresa per tutti scoprire che il giudice istruttore più famoso e più guardingo d'Italia era rimasto affascinato da Peppe. "Proprio tu che sei napoletano?", lo prendevamo in giro noi amici siciliani, sempre superbi nei confronti degli altri meridionali. Sarà stato anche napoletano ma Falcone intuì che lui aveva capito tanto della Sicilia. E sapeva quanto era svelto di cervello, intransigente, determinato. Così Peppe cominciò a scendere sempre più spesso a Palermo. Per la Tangentopoli siciliana che scoppiò prima di quella milanese, per gli intrighi dei reparti speciali contro la procura di Caselli, per rintracciare i grandi pentiti di Cosa Nostra. Memorabile la sua intervista a Tommaso Buscetta appena tornato dagli Usa, firmata a quattro mani con Eugenio Scalfari.

Le incursioni a Corleone per ricostruire la vita di Totò Riina, le sue denunce sul sistema giudiziario corrotto, i commenti incisivi sui pentiti manovrati. E poi le cronache delle udienze al processo Andreotti, con Giorgio Bocca seduto nell'aula bunker che lo guardava stupefatto e gli chiedeva: "Ma tu, come le sai tutte queste cose?". Peppe si lisciava il baffo folto e cominciava a raccontare i retroscena dell'ultimo mistero palermitano, il vecchio Bocca ogni tanto scriveva qualcosa su un quaderno e poi a cena lo tormentava con le domande. Aveva fonti di primissima mano. Ed era autorevole con le sue fonti. Da Palermo si spostava a Milano, scendeva nella sua Napoli, tornava in Sicilia. Quando uccisero Giovanni Falcone è come se avesse perso un fratello.

In quei mesi c'era Palermo ma c'era anche Milano. Il pool di Mani Pulite, le inchieste sulla corruzione, i ritratti dei grandi protagonisti. Tutti pezzi in prima pagina con la sua firma. Un passo sempre avanti agli altri. Un giorno mi chiama e dice: "Devi venire subito a Roma". Era il 19 marzo del 1994. Anche quella volta Peppe aveva la notizia. Il giorno dopo Repubblica titolò in prima pagina: "Quell'affare di mafia e mattoni". Aveva ricevuto la notizia giusta: qualcuno faceva il nome di Silvio Berlusconi alla vigilia della sua "discesa in campo". E raccontava di latitanti "in una tenuta fra Milano e Monza" amministrata dal boss di Publitalia Marcello Dell'Utri, degli "interessi" palermitani del Cavaliere, delle sue frequentazioni sospette. Era l'inizio di quell'indagine infinita su Berlusconi e la mafia che è ancora sospesa. È stato Giuseppe D'Avanzo a cominciarla. E a continuarla poi sul fronte di Milano, le dieci domande a Berlusconi su Noemi Letizia, gli altri scoop su Ruby. E poi sempre a fare da cane da guardia al potere. Su Gladio e Telekom Serbia, sul Nigergate e il rapimento di Abu Omar.

Con Carlo Bonini aveva scritto un libro sul mercato della paura e la guerra al terrorismo islamico, con lui avevo pubblicato tre libri negli anni '90 su mafia e dintorni. L'ultima nostra passione erano le bici da corsa. Dove avremmo mai potuto passare le vacanze pedalando? In Sicilia, naturalmente. Ma Peppe ieri mattina se n'è andato, sulla strada che ancora una volta facevamo insieme per raggiungere una montagna dove non eravamo stati mai.

...e da oggi, saremo tutti meno informati, e quindi più deboli e poveri..." Tafanus

Tafanus: Ricciardi inchioda Meloni in Aula: “Ma cosa festeg...

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