lunedì 25 agosto 2014

Per non morire di deflazione (di Massimo Riva)

...il morbo deflazionistico appartiene a quel genere di tumori che si autoalimentano senza dare manifestazioni clamorose fino a quando esplodono in tutta la loro potenza distruttiva... (di Massimo Riva - l'Espresso)

Massimo-rivaAbituati nei decenni della lira a leggere nella continua scalata dei prezzi il sintomo peggiore della febbre domestica, molti italiani stentano ancora a comprendere quali conseguenze rovinose possa avere un'inflazione prossima allo zero o addirittura negativa. Un sentimento consimile è però diffuso un po' dappertutto in Europa, segnatamente in una Germania tuttora ossessionata dalla paranoica memoria dei disastri di Weimar. Cosicché oggi che il temuto spettro della deflazione è diventato una realtà palese in Italia e in larga parte dell'Unione sia le opinioni pubbliche sia i governi nazionali e le istituzioni comunitarie non danno grandi segni di consapevolezza dei pericoli incombenti.

Le fasi di caduta dei prezzi, infatti, comportano effetti depressivi potenti e talora più difficilmente gestibili dei processi di inflazione galoppante. In particolare, perché ne vengono colpiti i due principali fattori di sostegno delle attività economiche. Intanto, i consumi: chi voglia acquistare un qualunque bene è naturalmente sospinto a rinviare la spesa in attesa di poterla realizzare più a buon mercato. E in parallelo gli investimenti: giacché chi potrebbe effettuarne è doppiamente scoraggiato dalla frenata della domanda e dal timore di vedere i suoi margini di guadagno azzerati dalla progressiva caduta dei realizzi.

L'ASPETTO PIÙ INSIDIOSO di questa rincorsa fra minori consumi e minori investimenti è che essa innesca una spirale regressiva su tempi lenti e lunghi. Al contrario delle fiammate inflazionistiche che generano immediato allarme politico e sociale, il morbo deflazionistico appartiene a quel genere di tumori che si autoalimentano senza dare manifestazioni clamorose fino a quando esplodono in tutta la loro potenza distruttiva.

Un'istituzione europea particolarmente sotto pressione su questo punto è la Bce. Il cui presidente, Mario Draghi, ha detto di essere pronto a fare tutto il necessario per riportare il tasso d'inflazione a sfiorare almeno il fatidico tetto del due per cento. La cosa più probabile è che intenda farlo con nuove massicce iniezioni di liquidità verso il sistema bancario. Meglio che niente, s'intende. Ma basterà? E se le banche poi continueranno a impegnare quei soldi nell'acquisto di titoli di Stato? Sì, forse, potrà rallegrarsene qualche contabile di casse erariali. Ma gli effetti sulle dinamiche dei prezzi, quindi su consumi e investimenti, rischiano di essere marginali ovvero imbelli contro la deflazione.

QUEL CHE SERVE OGGI all'economia europea è una svolta radicale di strategia mirata a perseguire la sostenibilità delle finanze pubbliche attraverso il rilancio di consumi e investimenti. Ecco, semmai, un terreno decisivo su cui operare quelle "cessioni di sovranità" che lo stesso Draghi sollecita per consolidare l'unione monetaria. Ci vuole altro che negoziare flessibilità e "sconti" di qualche decimale sui parametri scolpiti nella pietra dei trattati europei, ben altro anche dei 300 miliardi vagheggiati da Jean-Claude Juncker per ingraziarsi la nomina a presidente della Commissione di Bruxelles. Di mezze misure si può solo morire più lentamente.

La deflazione reclama terapie urgenti e prepotenti che superino le logiche meschine da bilancini dei farmacisti con cui si è continuato ad operare fino ad oggi. Occorre, insomma, impegnare al più presto le ben maggiori risorse disponibili nei forzieri delle istituzioni europee, banca centrale compresa, per interventi concentrati sull'economia reale attraverso un robusto piano di investimenti comunitari che faccia da volano per la mobilitazione anche di capitali privati.

Ma qui siamo anche al nodo cruciale delle attuali difficoltà. Si rassegnino gli ottusi fautori del rigore contabile a qualunque prezzo: la loro cura della lesina è servita solo a far peggiorare le condizioni del paziente e a rendere tardive e inutilmente più costose le medicine. Un'efficace azione di rilancio dell'economia continentale postula, quindi, il rapido abbandono della politica seguita finora ai vertici dell'Unione.

Massimo Riva

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giovedì 14 agosto 2014

La Ministra a Sua Insaputa Marianna Madia risponde alla lettera aperta di Belinda Malfetti

Oggi Marianna Madia risponde alla lettera aperta inviatale da Belinda Malfetti, e da noi pubblicata,  sugli allucinanti e kafkiani percorsi del cittadino che cerca di avvalersi di leggi dello stato, che sembrano varate solo per poter andare ad Omnibus o da Bruno Vespa per vendere le pentole in teflon.

Oggi arriva una ancor più kafkiana risposta della Gioconda Ministra, che risponde alla cittadina Malfetti come si potrebbe fare in una di quelle conservazioni qualunquiste che si fanno in treno con degli sconosciuti, tanto poi chi li vede più... Una discussione in cui la Gioconda assume un atteggiamento "maternalistico" (si può dire?) alla Gino Bartali, in puro stile "jè tutto sbagliato, jè tutto da rifare". Scrive alla "Cara Belinda una lettera carica di indignazione per il malfunzionamento della Pubblica Amministrazione.

Qualcuno ricordi a questa ministra per caso  che lei non è la casalinga di Voghera, ma è "LEI, proprio LEI" la Ministra con delega alla Pubblica Amministrazione, e che se la PA non funziona, non può incolpare il destino cinico e baro, il Governo (è LEI, il Governo) o la Spectre. La prima volta che avevamo sentito parlare di questo incredibile personaggio è stato quando, appena nominata responsabile-di-qualcosa nella Segreteria di Renzi, si era precipitata, in un lodevole eccesso di "ghe-pensi-mismo", a tirare per la giacchetta il Ministro sbagliato, nel Ministero sbagliato.

Oggi la sosia della Gioconda risponde alla "Cara Belinda" ("Egregia Signora Malfetti" sarebbe stato troppo poco confidenziale?)

Marianna-madia-gioconda

Cara Belinda,

la sua lettera di donna, madre, e lavoratrice autonoma è l'emblema di ciò di cui dobbiamo occuparci come Governo. Lei ha perfettamente ragione e io la ringrazio perché alla sua indignazione non segue la rassegnazione, altrimenti non avrebbe scritto questa lettera. La maternità non è solo un'esperienza intima, faticosa e meravigliosa, e quindi un diritto che va salvaguardato. È il modo con cui un Paese decide il futuro della sua stessa società. In realtà quello che oggi deve cambiare nella testa di noi legislatori e di chi fornisce servizi è che il precario è diventato il più tipico fra i lavoratori, perché in questa condizione sono ormai milioni di lavoratrici e lavoratori.

Si tratta di una condizione di vita che accomuna moltissimi italiani e italiane, e sono queste ultime le più esposte a un altro dei punti deboli del nostro sistema: la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. È proprio la conciliazione uno degli interventi che ritengo più necessari nel Jobs Act ma anche nella riforma della pubblica amministrazione. Come anche lei ha avuto modo di vivere sulla sua pelle, di leggi ce ne sono molte, ma spesso il problema è l'attuazione; facciamo leggi che non vengono applicate, sanciamo diritti che non possono essere concretamente esercitati, il che è quasi peggio perché assume il sapore della beffa. Lei racconta di file e interlocuzione interminabili, senza il giusto esito, per cercare di vedere riconosciuto un suo diritto, che è il diritto di molte e molti. Se esiste il diritto a percepire un assegno sociale, questo deve poter essere esercitato in tempi rapidi e certi. E la pubblica amministrazione deve essere d'aiuto e non un freno.

L'attuazione delle leggi è una responsabilità politica e non amministrativa ed è esattamente lo scarto rispetto al passato su cui ci stiamo impegnando. Per questo, in Senato, durante la discussione sulla riforma della pubblica amministrazione, ho chiesto a tutti un esercizio di democrazia: impegniamoci nel monitorare, segnalare e quindi garantire che nessuna delle norme che abbiamo scritto rimanga inattuata. Lettere come la sua sono preziose per il nostro lavoro perché è solo con l'aiuto quotidiano dei cittadini che noi riusciamo a migliorare la qualità della nostra azione. Credo non sia solo una questione di norme ma di persone, le quali, ognuna assumendosi il proprio grado di responsabilità - io più di tutti - siano partecipi di questo cambiamento necessario. Le motivazioni, i dinieghi che ha ricevuto danneggiano certamente lei, ma anche i tanti lavoratori che operano con efficienza cercando di risolvere problemi, senza fermarsi alla "risposta più semplice". Le verifiche sono dovute e a questo proposito le chiedo di scrivermi ancora a ministropagoverno. it per indicarmi i dettagli utili per approfondire e dare seguito alla sua lettera.

Ma non basterà a darle le risposte che sarebbero dovute arrivare per tempo e il cui peso dell'urgenza sento molto sulle mie spalle. Quello che posso e desidero dirle è che quando una donna non dovrà scegliere di essere lavoratrice o madre ma potrà esercitare incondizionatamente la propria identità plurima e ricca di diritti, con il rispetto e il sostegno ai tempi della maternità, avremo vinto tutti e tutte insieme. Sentirò, in quel momento, di aver fatto il mio dovere. Anche grazie a lettere come la sua che, nonostante tutto, restituiscono la fiducia nell'altro.

Marianna Madia

A questo punto ho deciso di scrivere anch'io alla Ministra che non sa di esserlo...

Tafanus

Cara Marianna,

posso chiamarla "Cara Marianna", vero, visto che lei può chiamare "Cara Belinda" la Signora Malfetti'? Dunque, sarò breve Cara Marianna: dopo aver fatto un discorsetto da scompartimento del treno a Cara Belinda (...che tempi, signoramia... in questo paese non funziona più niente... sulla burocrazia, poi, meglio stendere un velo pietoso...) spiega a carabelinda che le leggi cxi sono, ma che bisogna farle applicare. Giusto, caramarianna. Ma le hanno spiegato che è compito SUO? Qualcuno le ha detto che noi sappiamo benissimo che ci sono centinaia di leggi approvate, propagandate da Bruno Vespa, e poi rimesse nel cassetto perchè nessuno si poreoccupa di varare i regolamenti attuativi, e chi dovrebbe vegliare affinchè questi regolamenti attuativi vengano varati e messi in opera dorme il sonno del giusto?

Caramarianna, voglio svelarle un segreto (ma non lo dica a nessuno, mi raccomando!)... TOCCA A LEI far si che le leggi che riguardano la Pubblica Amministrazione vengano non solo varate ed illustrate a "Porta a Porta", ma anche dotate di un regolamento di attuazione. E tocca sempre a lei verificare che il regolamento funzioni, tutti gli enti coinvolti lo conoscano e lo rispettino. Non tocca a carabelinda col pancione e tanti problemi logistici ed economici abbatter il muro di gomma.

Esilarante poi la richiesta che lei rivolge a carabelinda:

"... Le motivazioni, i dinieghi che ha ricevuto danneggiano certamente lei, ma anche i tanti lavoratori che operano con efficienza cercando di risolvere problemi, senza fermarsi alla "risposta più semplice". Le verifiche sono dovute e a questo proposito le chiedo di scrivermi ancora a ministropagoverno.it per indicarmi i dettagli utili per approfondire e dare seguito alla sua lettera..."

Eh no, caramarianna! Lei non può caricare altri fastidi burocratici sulle spalle di "carabelinda". La faccia rintracciare, le telefoni, le chieda "se" e "quando" può andare a casa sua un gentile e preparato funzionario, al quale fornire le informazioni che ha già fornito: il municipio è quello di Roma, la Banca è la "Banca di Credito Cooperativo", l'elenco dei CAF "abilitati" è roba vostra e del comune. Sono sicuro che la Signora Malfetti (voglio finalmente restituirle la sua identità) collaborerà pienamente nel fornire al suo funzionario le notizie "utili a eccetera", ma quali siano le "notizie utili a" non deve e non può stabilirlo la Signora Malfetti, le pare? Forse dovrebbe essere il suo Ministero a chiedere il meno possibile, arrecando il minor disturbo possibile a chi già, a causa delle vostra insipienza, di fastidi ne ha avuti abbastanza.

Mi usi una cortesia, caramarianna: quando questa vergognosa storia di "Propaganda & Inefficienza" sarà giunta alla fine, ci faccia conoscere i dettagli, in modo che noi possiamo informare i nostri 12 lettori, che saranno lietissimi di darle atto di aver finalmente capito - almeno in parrte - quali siano i suoi compiti.

Tafanus

1108/0630/1430

Tafanus: Ricciardi inchioda Meloni in Aula: “Ma cosa festeg...

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