giovedì 30 aprile 2015

Un paese di "male-educati": le dimissioni dalla direzione del Corsera di Ferruccio De Bortoli

Stamattina, nonostante le decine di rassegne-stampa e talk-show che affliggono le nostre albe, ho dovuto attendere fin oltre le nove per sapere delle dimissioni di Ferruccio De Bortoli dalla direzione del "maggior quotidiano italiano", il Corriere della Sera.

Da quando esistono i quotidiani, la notizia delle dimissioni del Direttore di un grande quotidiano è, tradizionalmente, una notizia accompagnata da un editoriale messo in grande evidenza in prima pagina. Un editoriale a volte polemico, a volte meno, del direttore uscente.

Non questa volta. La notizia non è arrivata in TV fin oltre le nove del mattino, perchè le rassegne-stampa (fotocopia una dell'altra) mostrano solo la prima pagina dei quotidiani. Quindi se l'arroganza e la mala-educazione degli "editori di riferimento" (nel nostro caso il gruppo Agnelli-Marchionne in primis, e a seguire il gruppo Montedison - il tutto manovrato da Mediobanca) decidono stupidamente di tenere la notizia seminascosta, basta "nasconderla a pag. 7 del cartaceo, dove le rassegne-stampa TV non arrivano mai.

Tentativo non solo maleducato, ma assolutamente stupido, perchè il risultato finale è esattamente l'opposto rispetto a quello desiderato. Oggi, infatti, le persone avvertite trovano più rumoroso il tentativo di sminuire le dimissioni di Ferriccio De Bortoli, che non le dimissioni stesse (delle quali peraltro si "sussurra" da circa nove mesi).

E' chiaro fin dall'inizio del renzismo che l'autonomia di giudizio di De Bortoli avrebbe difficilmente trovato un modus-vivendi col renzismo peloso degli Agnelli e dei Marchionne. Il motto di Casa Agnelli è sempre stato: "Noi siamo governativi per definizione". Lo sapevamo, anche senza che gli Agnelli ce lo dicessero. E De Bortoli purtroppo non è "governativo a prescindere". E' uno che pretende ancora di capire, e persino di criticare.

Un ulteriore esempio di pessimo giornalismo arriva anche dalla versione online del Corrierone ex-P2. Ci saremmo aspettati di trovare la notizia che il cartaceo aveva nascosto a pag. 7, almeno nella home-page di Corriere.it, in "first scroll" (cioè - per i non addetti ai lavori - nella parte alta della home-page, visibile senza bisogno di "scendere" in altre schermate. Non è stato così. E per documentarlo, pubblichiamo lo screen-shot del "first-scroll" della home-page odierna del corriere.it:

Debortoli-scroll-homepage
Home-page Corriere.it, first scroll

Come ognuno può constatare, nella parte immediatamente visibile della home-page non c'è alcun riferimento alle dimissioni di Ferruccio De Bortoli. Il titolo d'onore (iol primo) è dedicato al "trionfo" del Renzino che incassa la fiducia. Il secondo ai cattivoni che vogliono rovinare la festa dell'Expò; il terzo ai "Mille Ministri" che da tutto il mondo arriveranno per rendere omaggio al fagiolo borlotto.

Per trovare un riferimento alle dimissioini di De Bortoli, dobbiamo scendere nel sito, e troviamo uno "strillino" che solo un occhio allenato e attento riesce a trovare. Pubblichiamo questa sezione con la stessa larghezza dedicata alla foto di cui sopra:

Debortoli-2-scroll-homepage
Secondo scroll

Lo "strillino" dedicato a De Bortoli è quello in basso a sinistra. Per realizzare che si sta parlando di dimissioni, si dev'essre capaci di individuare l'occhiello evidenziato:

IL COMMIATO DEL DIRETTORE

Chi riesce nell'impresa, vince una bambolina di pelouche...

A me non appare neanche come una grande, educatissima genialata la vignetta di Giannelli che è inserita nell'occhielo: godetevela, se potete...

20150430

Ma forse è il caso di passare alla pubblicazione di un ampio stralcio della lettera di De Bortoli, perchè sono certo che fra pochi giorni sarà introvabile persino nell'archivio del Corsera...

Il bilancio di questi anni di direzione: risultati e prospettive - Il saluto di Ferruccio de Bortoli ai lettori del Corriere della Sera «I giornali devono essere scomodi» «Via Solferino è una meravigliosa comunità civile. Un confronto continuo di idee» (Fonte: Ferruccio De Bortoli, Corriere.it )

Devo ai lettori del Corriere, una meravigliosa comunità civile, un piccolo rendiconto della mia seconda direzione. Ho avuto l’onore di guidare questa straordinaria redazione per dodici anni complessivi. Un privilegio inestimabile. All’editoriale Corriere della Sera fui assunto, giovanissimo praticante, la prima volta nell’ottobre del ‘73. La proprietà era ancora Crespi. I Rizzoli sarebbero arrivati l’anno dopo. Il Corriere era stato il mio sogno giovanile, è diventato la mia casa, la mia famiglia. Il rapporto di lavoro con gli editori pro tempore si conclude oggi, come è ormai noto da nove mesi. Il legame sentimentale con il giornale era e resta indissolubile.

Nell’aprile del 2009, al momento di assumere la seconda direzione, scrissi che il Corriere - lungo il solco della sua tradizione liberaldemocratica - ambiva a rappresentare «l’Italia che ce la fa». Credo che vi sia riuscito perché è stato indipendente, aperto e onesto. Ha svolto il ruolo che compete a un grande organo d’informazione, orgoglioso dei suoi valori e di una storia di ormai 140 anni. Ha dato spazio e rappresentatività a un’Italia seria, laboriosa, proiettata nel futuro e nella modernità. Il Corriere non è stato il portavoce di nessuno, tantomeno dei suoi troppi e litigiosi azionisti. Non ha fatto sconti al potere, nelle sue varie forme, nemmeno a quello giudiziario. Ha giudicato i governi sui fatti, senza amicizie, pregiudizi o secondi fini. E proprio per questo è stato inviso e criticato. Chi scrive ha avuto lunghe vicende giudiziarie con gli avvocati di Berlusconi, con D’Alema e tanti altri. Al nostro storico collaboratore Mario Monti - che ebbe, per fortuna dell’Italia, l’incarico dal presidente Napolitano di guidare il governo - non piacquero, per usare un eufemismo, alcuni nostri editoriali. Come a Prodi, del resto, a suo tempo. Pazienza.

Del giovane caudillo Renzi, che dire? Un maleducato di talento. Il Corriere ha appoggiato le sue riforme economiche, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo di interpretare il potere. Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche. Personalmente mi auguro che Mattarella non firmi l’Italicum . Una legge sbagliata.

Ad alcuni miei - ormai ex - azionisti sono risultate indigeste talune cronache finanziarie e giudiziarie. A Torino come a Milano. Se ne sono fatti una ragione. Alla Procura di Milano si sono irritati, e non poco, per come abbiamo trattato il caso Bruti-Robledo? Ancora pazienza. L’elenco potrebbe continuare.

Con il tempo, cari lettori, ho imparato che i giornali devono essere scomodi e temuti per poter svolgere un’utile funzione civile. Scomodi anche quando sono moderati ed equilibrati come il Corriere . La verità è che i bravi giornalisti spesso ne sanno di più di coloro che vorrebbero zittirli. In questo Paese, di modesta cultura delle regole, l’informazione è considerata da gran parte della classe dirigente un male necessario. Uno dei tanti segni di arretratezza. Piaccia o no, le notizie sono notizie. I fatti sono i fatti, anche quando smentiscono le opinioni di chi scrive. E le inchieste sono un dovere civile, oltre che professionale. Perché le democrazie si nutrono di trasparenza e confronto, di attenzione e rispetto. Dove c’è trasparenza c’è riconoscimento del merito, concorrenza e crescita. Nell’opacità si regredisce. Una società democratica non deperisce solo se ha un’opinione pubblica avvertita e responsabile, alla quale - come diceva Luigi Einaudi, collaboratore del Corriere e presidente della Repubblica - devono essere forniti gli ingredienti utili per scegliere. Non solo nelle urne ma nella vita di ogni giorno. Conoscere per deliberare. L’opinione pubblica, architrave di una democrazia evoluta, è composta da cittadini con spirito critico non da sudditi che se le bevono tutte. E le opinioni vanno rispettate. Tutte [...]

fedebortoli2@gmail.com    

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mercoledì 29 aprile 2015

Legge Acerbo, legge truffa, Italicum: somiglianze impressionanti

pssttt!!!! nessuno faccia rumore! Mattarella potrebbe svegliarsi!...

Chiappori-1

 

PER NON DIMENTICARE


LA LEGGE ACERBO/MUSSOLINI - Il disegno di legge, redatto da Giacomo Acerbo (Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), fu approvato il 4 giugno 1923 dal Consiglio dei Ministri presieduto da Mussolini [...] Il successivo 9 giugno venne presentato alla Camera dei Deputati e sottoposto all’esame di una commissione nominata dal presidente Enrico De Nicola, secondo il criterio della rappresentanza dei gruppi.

La commissione fu composta da Giovanni Giolitti, Vittorio Emanuele Orlando, Antonio Salandra, Ivanoe Bonomi, Giuseppe Grassi, Luigi Fera, Antonio Casertano, Alfredo Falcioni, Pietro Lanza di Scalea, Alcide De Gasperi, Giuseppe Micheli, Giuseppe Chiesa, Costantino Lazzari, Filippo Turati, Antonio Graziadei, Raffaele Paolucci, Michele Terzaghi e Paolo Orano.

MussoliniLa Legge Acerbo/Mussolini modificava il sistema proporzionale in vigore da 4 anni, inserendo un premio di maggioranza a favore del partito più votato, che avesse anche superato il quorum del 25%, aggiudicandogli i 2/3 dei seggi. Durante la discussione in commissione, i popolari avanzarono numerose proposte di modifica, prima cercando di ottenere l'innalzamento del quorum al 40% dei votanti e poi l'abbassamento del premio ai 3/5 dei seggi. Ogni tentativo di mediazione fu però vano e la commissione licenziò l'atto nel suo impianto originale, esprimendo parere favorevole a seguito di una votazione terminata 10 a 8 (...ricordate... premio al PARTITO, non alla COALIZIONE).

Il ddl venne quindi rimesso al giudizio dell'aula, dove le opposizioni tentarono nuovamente di modificarlo: esse confluirono attorno ad un emendamento presentato da Bonomi, che proponeva ancora di alzare il quorum per lo scatto del premio di maggioranza dal 25% al 33% dei voti espressi. Il tentativo fallì, anche per la rigida posizione assunta dal governo, che, opponendo la fiducia, riuscì a prevalere (seppur di stretta misura): su 336 presenti in 178 votarono a favore della fiducia e contro l'emendamento, 157 a favore dell'innalzamento della soglia e contro il governo. Decisivo risultò il numero degli assenti - ben 53 - che avrebbero potuto orientare in modo diverso l'esito del voto (...già... non votare non cambia un cazzo, cara sinistra "opposizione immaginaria". LE LEGGI SI CAMBIANO VOTANDO CONTRO, non NON VOTANDO. Capito, Bersani, Fassina & C.?)

Il 21 luglio del 1923 il ddl Acerbo venne infine approvato con 223 sì e 123 no. A favore si schierarono il Partito Nazionale Fascista, buona parte del Partito Popolare Italiano, la stragrande maggioranza dei componenti dei gruppi parlamentari di tendenze liberali e la quasi totalità degli esponenti della destra, fra i quali Antonio Salandra.

Don_sturzoNegarono il loro appoggio i deputati dei gruppi socialisti, i comunisti, la sinistra liberale e quei popolari che facevano riferimento a don Sturzo (Don Sturzo, lo stesso nome col quale si sciacquavano Berlusconi, Renzi, e il peggio della DC di destra, sempre stata organica al potere economico, e con una singolare idea della democrazia rappresentativa (Fonte: Wikipedia)

LA LEGGE-TRUFFA - Voluta dal governo di Alcide De Gasperi (si, proprio lo stesso della legge Acerbo/Mussolini), venne proposta al Parlamento dal ministro dell'Interno Mario Scelba e fu approvata solo con i voti della maggioranza, nonostante i forti dissensi manifestati dalle altre formazioni politiche di destra e sinistra. Vi furono grandi proteste contro la legge, sia per la procedura di approvazione che per il suo merito.

Il passaggio parlamentare della legge vide un lungo dibattito alla Camera, ma una lettura fulminea al Senato, i cui presidenti Paratore e Gasparotto in sequenza si dimisero quando capirono che la maggioranza aveva intenzione di forzare la mano per ottenere la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale in tempo per svolgere le elezioni in primavera con la nuova legge. Il nuovo Presidente della Camera alta, Meuccio Ruini, approfittò della sospensione domenicale dei lavori per la domenica delle Palme del 1953 per riaprire la seduta e votare l'articolo unico della legge: ne scaturì un tumulto d'aula, che secondo Roberto Lucifero produsse l'uscita dall'aula del segretario generale Domenico Galante alla testa dei funzionari parlamentari. Il gruppo del PCI contestò la regolarità della seduta, preannunciando che non avrebbe mai votato a favore del processo verbale di quella seduta: non ve ne fu bisogno, perché il Einaudigiorno dopo il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi firmò il decreto di scioglimento delle Camere ed il Senato si riconvocò solo nella nuova legislatura. In ogni caso, quel processo verbale non fu mai approvato.

Quanto al merito, la polemica s'è riaperta negli ultimi anni. Secondo gli oppositori l'applicazione della riforma elettorale avrebbe introdotto una distorsione inaccettabile del responso elettorale. I fautori invece vedevano la possibilità di assicurare al Paese dei governi stabili non ritenendo praticabili alleanze più ampie con i partiti di sinistra o con i monarchici e i missini.

Si noti che la legge andava a innovare una materia che, almeno nell'Europa di diritto latino, era tradizionalmente regolata secondo le elaborazioni di alcuni giuristi, principalmente Hans Kelsen, i quali vedevano in un sistema elettorale strettamente proporzionale (e con pochi correttivi o aggiustamenti) la corretta rappresentatività politica in Stati di democrazia. Se anche appare scorretto sostenere che la Costituzione del 1948 recepisse un favore per il proporzionale, è però vero che già da allora il sistema del premio di maggioranza era considerato assai rudimentale, per conseguire le esigenze di governabilità delle democrazie moderne, da buona parte della dottrina politologica. Queste critiche sono riemerse, a cinquant'anni di distanza, nei confronti della legge n. 270 del 2005 (il cosiddetto "Porcellum", dall'epiteto denigratorio rivoltole dal suo stesso proponente, l'allora ministro Calderoli), che contiene al suo interno un premio di maggioranza nazionale alla Camera e regionale al Senato.

Le reazioni alla legge - Nel tentativo di ottenere il premio di maggioranza, per le elezioni politiche di giugno, effettuarono fra loro l'apparentamento la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Democratico Italiano, il Partito Liberale Italiano, il Partito Repubblicano Italiano, la Südtiroler Volkspartei e il Partito Sardo d'Azione.

Con l'obiettivo contrario si mossero importanti uomini politici, tra i quali Ferruccio Parri, proveniente dal Partito Repubblicano che, insieme a Piero Calamandrei e Tristano Codignola, provenienti dal Partito Socialdemocratico, partecipò alla fondazione di Unità Popolare: tale movimento aveva proprio lo scopo di avversare la nuova legge elettorale. Non mancarono infatti, all'interno dei partiti che appoggiarono la nuova norma, forti contrarietà. Da una scissione nel partito liberale si costituì Alleanza Democratica Nazionale.

Le forze apparentate ottennero il 49,8% dei voti: per circa 54.000 voti il meccanismo previsto dalla legge non scattò. Unità Popolare e Alleanza Democratica Nazionale raggiunsero l'1% dei voti riuscendo entrambe nel loro principale proposito. Rispetto alle elezioni del 1948 si constata una riduzione dei voti verso i partiti che avevano voluto e approvato la legge: la DC perse l'8,4%; i repubblicani arretrarono dello 0,86%, più di 200.000 voti; perdendo circa 34.000 voti il Partito Sardo d'Azione dimezzò il suo consenso, anche liberali e socialdemocratici dovettero registrare perdite. Il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista Italiano aumentarono i consensi ottenendo 35 seggi in più; il Partito Nazionale Monarchico aumentò da 14 a 40 deputati e il Movimento Sociale Italiano aumentò da 6 a 29 deputati.

Come si vede, un grande risultato. Ottenuto non già "non votando", ma votando contro, facendo scissioni, combattendo con fucili armati a pallettoni e non con tappini di sughero. Altra opposizione. Una volta gli oppositori avevano i nomi (e la statura) di Don Sturzo, di Ferruccio Parri, di Piero Calamandrei, ed avevano un garante come il Presidente della Repubblica di nome Luigi Einaudi.

Renzi-crozzaOggi i fautori sono gli stessi di sempre (cascami della DC come Matteo Renzi, leccaculo di varie estrazioni a caccia di benevolenza e poltrone, veline e velini dove il dolce YES suona, e il peggio dell'opportunismo politico dell'ultimo mezzo secolo). Se Don Sturzo potesse sentire questi piccoli caimanini di provincia dichiararsi ispirati a lui, credo che vomiterebbe nella bara.

Ora ci risiamo con una legge ancora peggiore, voluta da piccoli politicanti in sedicesimo, appoggiati da cacciatori e conservatori di prebende, e purtroppo non ci sono più i Luigi Einaudi, i Ferruccio Parri, i Calamandrei, ma un'armata Brancaleone di braccia rubate all'agricoltura, e un Presidente della Repubblica che fino a questo momento si è limitato a fare discorsetti commemorativi, visitare vedove, e fare concorrenza - quanto a invisibilità sui problemi reali della conservazione della democrazia - al Cossiga prima maniera: quello che Chiappori illustrava come il riquadro nero della finestra del Quirinale. Da quella finestra cieca e nera non si affacciava nessuno: era Cossiga. Adesso continua a non affacciarsi nessuno: è Mattarella.

Ma oggi accade qualcosa si sconvolgente! UN EDITORIALE! Un editoriale di Ezio Mauro, che si sveglia da un lunghissimo letargo, succhiando le ruote di un Eugenio Scalfari (il cui letargo è stato solo "lungo), contro le attuali forme di renzismo. Meglio tardi che mai, ma forse molti si stanno svegliando fuori tempo massimo: dopo aver consegnato un Parlamento di yes-man ad un serial-twitter, che col Parlamento in mano sta tentando si appropriarsi anche di tutti gli strumenti di controllo, dui tutti i contrappesi, e di tutti gli altri strumenti tipici delle dittaure. E noi dobbiamo ormai ritenere Grandi Eroi gli Speranza, i Bersani, i Cuperlo, i Fassina, e gli altri Campioni Mondiali di Penultimatum.

Forse solo Crozza potrà salvarci.

Tafanus

Quello che segue è l'editoriale di stamattina di Ezio Mauro su Repubblica. Ha avuto bisogno di più di un anno per uscire dal letargo. Risveglio lento. Pressione bassa?

La prova di debolezza (di Ezio Mauro - Repubblica)

Mauro-ezioTRAVESTITA da prova di forza, ieri è andata in scena alla Camera la prima, pubblica e plateale prova di debolezza di Matteo Renzi. Mettere la fiducia sulla legge elettorale è sbagliato sul piano del metodo, perché dimostra l'incapacità di costruire un ampio e sicuro consenso politico su una regola fondamentale, ed è sbagliato soprattutto nel merito perché come diceva lo stesso premier a gennaio  -  per far accettare l'alleanza con Berlusconi  -  non si cambia il sistema di voto a colpi di maggioranza, tanto più se quella maggioranza riottosa è tenuta insieme dalla minaccia del voto anticipato.
Perso per strada Berlusconi, Renzi sembra aver perso anche la politica, sostituita da una continua prova muscolare. Che non può però nascondere la rottura evidente tra la sinistra del Pd e il presidente del Consiglio, che è anche segretario del partito.

È contro la minoranza interna, infatti, quel voto di fiducia: che diventa così un attestato di sfiducia reciproca tra Renzi e la sinistra Pd, una sfiducia così forte da finire fuori controllo, fino a una decisione che sfida il Parlamento, ma soprattutto il buon senso. Renzi ha il diritto di portare avanti le sue riforme, anche la legge elettorale, e il Paese ha bisogno di cambiamento. In politica però non conta solo il "quanto", cioè il saldo del voto finale, ma anche il come, vale a dire il percorso, le alleanze, il consenso che si sa costruire.

Qui si porterà a casa la legge, dissipando però il patrimonio accumulato col metodo seguito per l'elezione di Mattarella, che ha fatto per un breve momento del Pd non solo il partito di maggioranza relativa, ma la spina dorsale del sistema politico e istituzionale. Tutto gettato al vento, perché la minoranza continua a considerare Renzi abusivo (mentre ha vinto legittimamente le ultime primarie, così come aveva perso le precedenti) e perché il leader preferisce comandare il suo partito piuttosto che rappresentarlo nel suo insieme.

Così non si va lontano, prigionieri di due mentalità minoritarie. Ma come leader e premier, Renzi ha oggi una responsabilità in più. Può avere i numeri: ma dovrà capire che senza il Pd nel suo insieme, il governo è nudo di fronte a se stesso, perché i partiti sono cultura, valori, storia e tradizione: quel che fa muovere le bandiere.

A patto di non usarli come un tram.

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I COMMENTI

charly brown ha detto: 
Forse è meglio leggerne prima il programma: http://www.pclavoratori.it/files/index.php?obj=NEWS&oid=676 la solita aria fritta. Belle cose del mondo dei sogni. Poi arrivano le solite diaboliche domande (che si fa il cittadino scrupoloso): COME? CON CHE MEZZI? CON QUALI COPERTURE? Domande cha cui , come sempre, non c'è mai una risposta. 
Patty ha detto: non so se avrò voglia di votare ancora alle primarie ...  

annarosa ha detto: 
Io al voto non ci rinuncio, voterò Partito Comunista Lavoratori. 
Rispondi | Modifica | Visualizza | 01/mag/2015 on Legge Acerbo, legge… 

maria ha detto: 
io ho pensato anche di scrivere: matteo staisereno. alla fine deciderò al momento, ma mai più, mai più pr la vita pd. 

maria ha detto: 
dispetto votando lo sfidante di renzi nel ballottaggio, sapendo che non vincerà(grillino, probabilmente), ma intanto si riduce la strepitosa vittoria del bullo. ricordatevi di parma e pizzarotti. 

lucio sorge ha detto: 
Vince, è fuor di dubbio che Renzi ha preferito il m.c.m. che il m.c.d. perchè era la strada migliore per giungere alla meta velocemente. Le sabbie mobili di cui parlo non sono quelle forse di tre mesi fa, ma quelle certe di oggi, viste le argomentazioni delle opposizioni (non la minoranza Pd) alle quali non gliene fotte assolutamente niente di una nuova legge elettorale. Ma non vedi, per inciso, la cattiveria che c'è in giro ad esempio su Expo ? Sembra quasi che certi personaggi scommettano sul suo fallimento, gli stessi che molto spesso appartengono all'entourage delle camarille sulla costruzione Expo stessa ? Tornando al Renzi certamente l'uomo non fa molto per fare il piacione (direi l'indisponente nel modo ancor prima che nei contenuti), ma è certo che il Pd, sin da quando è nato, purtroppo ha fatto spesso "l'educato" con il prossimo e per questo i predecessori di Renzi, come Veltroni e Bersani li abbiamo castigati oltre misura. Il risultato è stato che le ns maggioranze, quando le raggiungevamo erano risicate (II Governo Prodi)e quando erano un pò più robuste ci tagliavamo l'erba sotto i piedi (I Governo Prodi); anche quelle di questa legislatura stanno in piedi con l'attack per cui il tempo non deve passare invano. Questa volta che sia Renzi o chi altro occorre dare una accellerata se non vogliamo finire nel limbo definitivamente ed impostare una buona volta un modello di sviluppo che ci tiri fuori dalle secche. Quanto al voto il problema lo affronto volta per volta: a maggio in Veneto per chi dovrei votare ? Per Tosi o per Zaia ? Opppure per il Pd (della Moretti, della Bigon e di Fasoli)L'alternativa è andare al mare, ma questo mi ricorda infausti momenti di "statisti" d'un tempo. ... 

Vince ha detto: 
Lucio, non c'era nessuna sabbia mobile, sarebbe bastato accogliere le proposte di modifica della minoranza PD, sulle quali persino Renzi si diceva d'accordo, alcuni mesi fa, aggiungendo però che gli era impossibile farlo perchè c'era il Patto del Nazareno e lui aveva le mani legate. Resta da capire il motivo per cui Renzi non abbia poi voluto cambiare nulla, anche quando il patto del nazareno non c'era più. Per introdurre quelle modifiche bastavano pochi giorni e a quel punto avrebbe avuto il consenso di tutto il partito, proprio come con l'elezione del PdR....ma lui ha preferito percorrere un'altra strada, quella della forzatura...e lo ha fatto per un motivo ben preciso e cioè, ha voluto umiliare la minoranza interna, dimostrare che non contano più nulla e che politicamente non possono fare nulla. Questo è il motivo della fiducia...altro che sabbia mobile. Da questa vicenda Renzi esce vincitore, appare come un decisionista che tira dritto e non guarda in faccia a nessuno...mentre la minoranza PD esce con le ossa rotte, cioè proprio quello che voleva Renzi. Non esistono più i presupposti per restare nello stesso partito di Renzi...a meno che in alcuni non ci sia la vocazione al martirio. 

charly brown ha detto: 
Ho risposto al tua suggestiva proposta "Grillo?" Perche per fare dispetto al PD votando Grillo ricorada la famosa vendetta del marito che se lo taglia per far dispetto alla moglie che lo ha tradito. Per quello che mi concerne, e non pretendo di convincere nessuno a seguire il mio esempio, l'ho già reso noto: restando le cose come si presentano ora, alle prossime politiche voterò scheda nulla, iscrivendoci sopra lo slogan "FATE TUTTI SCHIFO" 

lucio sorge ha detto: 
Scusate tanto, ma ho la forte sensazione che a troppi sullo scenario politico e nell'opinione pubblica interessi di più trovare il sistema per liquidare l'attuale Premier, piuttosto che proporre valide proposte di cambiamento. Oltre a quanto scrivevo su topics del 29 c.m. mi sembra che si stia innalzando un grande polverone a dimostrazione del fatto che dei fatti importanti contingenti come la nuova legge elettorale non interessi alla fine ben poco. Vi premetto che Renzi non mi convince ed mi auguro che giunga un'ondata buona per raddrizzare la rotta, ma le argomentazioni che ci riportano i media ogni giorno più volte sono molto spesso strumentali; si parla di legge elettorale e qualche opposizione rilancia proponendo la repubblica presidenziale o semi presidenziale, il premio di maggioranza non piace più a molti, e via discorrendo per cui la sensazione che ho sempre di più è quella che si voglia mettere i bastoni tra le ruote all'attuale premier non per affinare la nuova legge in gestazione, ma per poterlo attaccare, come abbiamo attaccato in molti i suoi predecessori anche nel partito per non averla cambiata tempestivamente. Del resto se ci pensate per chi sa ragionevolmente di perdere conviene molto di più il consultellum che l'italicum perchè di riffe o di raffe anche se conterà , che so il 3, il 7 o il 15 per cento, una occasione per ritornare in gioco ci potrà essere senz'altro! Inoltre tirandola il più in la possibile, non si sa mai che sorprese ci potrà dare il futuro (se non si hanno i numeri per bocciarla). Questo evidentemente Renzi l'ha capito e ribadisco, non vuol fallire come hanno fatto fallire il tentativo di Bersani che franò, guarda caso, proprio sull'innalzamento della soglia minima per avere il premio di maggioranza e sulla lista (tanto cara a M5S)e non sulla coalizione. Il fatto di porre la fiducia è certamente una forzatura non da poco, ma mi domando se fossi stato io al suo posto (scusate la presunzione) che cosa avrei fatto ? ASvrei forzato o avrei rischiato di finire nelle sabbia mobili ? Dico questo a ragion veduta, poichè sarebbe parecchio interessante conoscere tutti i 140 emendamenti per capire che percorso avrebbe avuto la preparazione della legge (da ri sottoporre poi al Senato con il rischio di ulteriori emendamenti). Quanto alle problematiche interne del Pd mi sembra troppo facile liquidare i dissenzienti come dei pavidi inconcludenti: in politica da sempre alle estreme ratio ci si ricorre con logica ferrea, quando tutto è veramente precluso facendo molta attenzione però a non farsi del male (il giochino dei 101 fu fatto in modo spregiudicato perchè vi erano possibili alternative e troppo a ridotto delle elezioni per rischiare ulteriori elezioni anticipate). Questo non perchè si tiene alla poltrona (troppo facile liquidarla così), ma perchè (l'autoflagellazione è dei santi) regalare pure il via libera uscendo dal partito o dal gruppo parlamentare sarebbe troppo comodo, un bel regalo, per chi resta. Del resto se notate i gruppi parlamentari in corso sono stati per la stragrande maggioranza (60/65%) eletti dalla sinistra PD, ma con il cambio di vento (al quale hanno contribuito anche loro liquidando Bersani) alla nuova segreteria hanno fatto buon viso ed hanno cercato di collaborare ed anche convincersi della nuova linea voluta dagli iscritti. Inutile dire che nel PD ci resto eccome, rompendo le palle se mi sarà possibile: se non mi volessero che chiamassero il 112 ! 

Patty ha detto: 
LA MIA DOMANDA ERA CON CHI SI FA DISPETTO A RENZI. CON CHI SI FA DISPETTO STANDO AL QUADRO POLITICO ATTUALE ? 

Vince ha detto: 
C'è un problema politico grosso come una casa. Ormai è diventata quasi una barzelletta la minoranza PD, si sa benissimo come va a finire, fin dal primo momento che si agitano...e oltretutto non capiscono nemmeno che Renzi è proprio per umiliare loro, che fa questi strappi. Fino a quando hanno intenzione di portargli le borracce? Questo è il nodo politico e da qui non se ne esce. Secondo me poi era sulla questione del lavoro che avrebbero dovuto smarcarsi definitivamente, perchè risulta molto più comprensibile agli italiani, rispetto alla legge elettorale, che è una questione che la maggior parte degli italiani, non conosce per niente e non capisce. Io non conosco nemmeno un elettore di sinistra disposto a votare per questo PD, che dice una cosa e poi puntualmente ne fa un'altra...quindi non credo nemmeno ai sondaggi, che gli danno più del 35%. E per quale motivo poi un elettore di sinistra dovrebbe votare per un partito che fa una politica di destra? Tra la riforma del senato e questa legge elettorale il PD sta aprendo le porte all'autoritarismo in Italia. Ma ci rendiamo conto che se le avesse fatte Berlusconi, le cose che sta facendo il PD, avremmo avuto le piazze piene di cortei, girotondi e quant'altro tutti i fine settimana? 

gianlu ha detto: 
ho seguito le vicende di questi mesi senza commentare e sono giunto a maturare un’opinione un po’ differente rispetto a qualche mese fa. Ritengo sempre questa legge elettorale una porcata, e Renzi un buffone che sta riuscendo nell’arduo compito di essere più spregiudicato e non curante delle regole democratiche del suo amico B. Quello che penso adesso però, è che spero i suoi progetti nefasti vadano in porto e anche più in fretta possibile. L’alternativa, a cui avevamo affidato le nostre speranze (poveri noi!), si è dimostrata infima, codarda, attaccata a quella sedia del parlamento che non lascerebbero neanche sotto tortura. Si gonfiano il petto per non aver votato. Per non aver votato! Siamo al punto in cui la classe dirigente alternativa, si sente dalla parte giusta solo per “non votare” e continuare a sedersi sulla stessa poltrona come nulla fosse. La conclusione a cui sono giunto è che alla fine non ha senso opporsi. E’ come quando Nietzsche affermava che Dio era morto. La sua non era una constatazione personale, era un prendere atto di quello che stava succedendo nelle coscienze delle persone e che avrebbe cambiato la storia dell’uomo occidentale. E che una volta accettato da tutti che Dio è morto, allora e solo allora, sarebbe stato possibile costruire nuovi valori. Bisognava accettare il fatto di vivere senza alcun Dio per poter poi un giorno ricostruire un uomo nuovo. Ecco a questo punto spero che Renzi spazzi via più in fretta possibile i residui democratici e i residui di sinistra che esistono ancora in questo Paese. Forse solo anni di senza Dio (che si chiami Democrazia, Rappresentanza, Sinistra,…) ci sarà un risveglio delle coscienze, che porti a ricostruire questo Paese dalle fondamenta culturali e etiche. Forse è proprio la democrazia rappresentativa che non funziona più, sembra infatti non interessare più, non solo nel nostro Paese. Ci bastano le fiction in tv, 80 euro in più al mese, magari un condono e chissenefrega di chi ci rappresenta. Questo lo aveva già capito B, ma si chiamava B e allora giù a fare manifestazioni, girotondi, 10 domande ecc. Ora si chiama Renzi e va tutto bene o al massimo ci si oppone a parole o a interviste. Con questa legge elettorale (ma anche con il Porcellum) non andrò più a votare. Non è più un esercizio democratico. Non c’è nessuna rappresentanza. Meglio rifiutare, che esercitare un falso diritto, che credere a un falso dio. 

charly brown ha detto: 
Grillo chi? Quello che in Europa è in combutta con Farage e in Italia con casa Pound? No grazie. 

Marco G. ha detto: 
Io pure! 

Patty ha detto: 
Il dispetto sarebbe ? E' veramente un dilemma. Grillo ? 

Tafanus ha detto: 
Anch'io 

Gatto Nero ha detto: 
Come da programma, molto rumore per nulla. Un lotto di "dissidenti", responsabilmente si adegua. Un altro lotto, inutilmente, non partecipa al voto. 

maria ha detto: 
non sono così competente nel merito, ma il modo offende ogni democratico. speriamo ci sia un giudice a berlino, cioè la corte costituzionale. la minoranza pd fa proprio schifo, capisco perchè renzi si è appropriato del pd e ha fatto fuori letta in modo ignobile. per me il pd è morto, se non ci sarà un'alternativa di sinistra rischio di votare per dispetto. 



 


lunedì 27 aprile 2015

Italiani: popolo di navigatori, poeti ed evasori fiscali


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Siamo davvero un popolo fantastico! quasi un "dichiaratore" su tre rinuncia alle detrazioni fiscali su farmaci (e magari su interessi del mutuo, donazione e altro), pur non non correre il rischio (peraltro minimo, visto il numero di accertamenti annuali possibili), di un'ispezione fiscale. Italiani bbrava ggente...

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domenica 26 aprile 2015

Nuovi fascismi - Quattro voti di fiducia su una porcata elettorale chiamata "Italicum"

...non succedeva da sessant'anni... dai tempi della "legge-truffa"...

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La Bindi all'attacco: "Non voto la fiducia". L'ex capogruppo Speranza: "Nessun fatto politico nuovo, confermo le dimissioni". Di Battista: "Pronti ad azioni extraparlamentari

"La fiducia sull'Italicum tradisce la nostra vita democratica". Dopo Pierluigi Bersani è Rosy Bindi la prima a rinfocolare lo scontro tra il premier Matteo Renzi e la minoranza del suo partito. E se l'ex segretario parlava di "pressioni indebite" la presidente della commissione Antimafia fa un passo avanti e chiama in causa anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "Il capo dello Stato - dice la Bindi - conosce bene le prerogative del Parlamento e del governo. Io comunque non faccio previsioni né do consigli a Capo dello Stato ma mettere la fiducia vuol dire tradire i rapporti fra governo e Parlamento e tradire la nostra vita democratica". E poi aggiunge: "La richiesta di fiducia sull'Italicum sarebbe una prova di debolezza da parte del governo e da Renzi non ce lo aspettiamo, ci aspettiamo prove di coraggio".

Anche il capogruppo dimissionario Roberto Speranza pianta un altro paletto: "Confermo senz'altro le dimissioni, non ci sono stati fatti politici nuovi, mi sono dimesso perché penso che le idee vengano prima delle poltrone". Nel merito Speranza è chiaro: "Penso che Renzi stia commettendo un errore grave nel procedere con questa legge elettorale senza alcuna modifica". E sulla fiducia aggiunge: "La scelta della fiducia è irricevibile, sarebbe errore politico madornale, una violenza vera e propria al Parlamento italiano".

E se il fronte interno continua ad essere caldo per il premier-segretario ancora più violente sono le bordate che arrivano dalle opposizioni. I 5 Stelle minacciano "azioni extraparlamentari", e lo fa con Alessandro Di Battista a "l'Intervista di Maria Latella" su SkyTg24. "Nel Pd c'è solo un giorco delle parti - dice il deputato - l'opposizione interna non è vera, io non mi fido di questa gente". "Con tutti i problemi che l'Italia ha, la priorità è l'Italicum... Il fatto che si scannino fa capire che a loro interessano solo le regole per farsi eleggere", ha aggiunto. Di Battista ha poi affermato che se il dibattito verrà compresso dal governo, il M5S "userà mosse extraparlamentari perché il Parlamento sarebbe completamente esautorato".

E un appello a tutti i deputati lo fa Arturo Scotto, capogruppo di Sel e Montecitorio.  "La fiducia sulla legge elettorale è un'aberrazione; è una legge di rango costituzionale e sulla Costituzione nessun governo guidato dal buonsenso porrebbe mai la questione di fiducia. Se il premier, come sembra ormai chiaro a tutti, dovesse optare per questo strumento, cambierebbe in un colpo solo la natura della nostra Repubblica: da parlamentare a neo presidenziale. Ci appelliamo a tutti quei depurati liberi che in tutti questi mesi hanno espresso rilievi critici sull'Italicum: non consentiamo questo stupro della Costituzione" [...]

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giovedì 23 aprile 2015

Il motto del PD in Campania: candidare "cani e porci"

...ma Renzi e i suoi cari sanno niente, di queste candidature? Speriamo di perdere!...
 

Ex berlusconiani, ex nostalgici, figli di, sindaci autodecaduti, persone inquisite e sotto processo. Vincenzo De Luca è un politico generoso. Accoglie tutti a braccia aperte. Il candidato Pd alla Regione Campania è pronto a dare ospitalità anche ai dem che, per una ragione o l’altra, non dovessero entrare nella lista di partito. Per loro ci sarà un posto nelle civiche ‘De Luca presidente’ e ‘Campania Libera’. A cominciare da Franco Alfieri, imputato di corruzione in una vicenda di appalti, sindaco Pd di Agropoli che si è fatto decadere con l’artificio del ricorso a una multa, l’apripista di un escamotage copiato da altri colleghi, come il sindaco di San Sebastiano al Vesuvio, Pino Capasso, le cui ambizioni di carriera in Regione però non hanno trovato sbocco.

Al contrario di Alfieri: la direzione Pd di Salerno ha detto sì alla sua candidatura, interpretando in maniera garantista il codice etico. Ma da Roma hanno fatto sapere che non sarebbe il caso. La direzione regionale di domenica scioglierà il nodo. Mal che vada, Alfieri si candiderà in una delle civiche deluchiane. Farà compagnia a Paola Raia, ex cosentiniana, poi confluita in ‘Forza Campania’, il movimento di Nicola Cosentino e Vincenzo D’Anna, ed ora indipendente. Secondo più fonti qualificate la consigliera regionale uscente ha sostenuto Andrea Cozzolino alle primarie democrat. I 6 x 3 della Raia con lo slogan deluchiano “Mai più ultimi” già sono affissi a Napoli.

Tra i consiglieri regionali un tempo con Caldoro e oggi con De Luca, ecco poi Carlo Aveta, eletto nella Destra. Nelle foto sui social ricorda le gite a Predappio. Aveta ha rinunciato al vitalizio (gli sarebbe maturato tra una ventina d’anni) ed è uno dei pochissimi consiglieri neanche sfiorato dalle indagini della Procura di Napoli sulla Rimborsopoli della Campania: ha contrattualizzato i collaboratori, li ha pagati regolarmente. Persino la Corte dei conti lo ha tenuto fuori dagli inviti a dedurre. Passa dal centrodestra al centrosinistra di De Luca anche l’ex questore e parlamentare Franco Malvano, che fu il candidato sindaco di Forza Italia a Napoli nel 2006 e su nomina di Caldoro è il presidente della commissione antiracket regionale. Con De Luca inoltre troviamo Tommaso Barbato. L’ex senatore mastelliano che nel 2008 quasi mise le mani addosso a Nuccio Cusumano durante le votazioni per la sfiducia a Romano Prodi, ha annunciato tramite Facebook la candidatura in ‘Campania Libera’. E’ sotto inchiesta per un presunto voto di scambio alla vigilia delle ultime elezioni politiche, mentre le indagini sulle clientele Udeur nell’Arpac gli attribuirono 43 raccomandazioni.

Capitolo lista Pd. Sgomita per un posto a Salerno il sindaco di Giffoni Valle Piana Paolo Russomando. Si è fatto decadere in un modo più fantasioso di quello del primo cittadino di Agropoli: ha fatto causa al Comune per danni da buca stradale. Ha già aperto un comitato elettorale di fronte a piazza della Concordia. A trenta metri da quello di Alfieri. Poi c’è l’elenco dei ‘rampolli’. E’ quello più ricco. E al suo intero, forzando un po’, c’è pure Mario Casillo, che in verità ha una consiliatura alle spalle e punta, legittimamente, alla riconferma. Ma fino a quando andrà alle riunioni politiche accompagnato dal padre Franco Casillo, un potente ex consigliere regionale del vesuviano dai trascorsi demitiani, se ne ricorderà la parentela. Casillo, che con la sua corrente ‘areadem’ è stato determinante per la vittoria di De Luca alle primarie, è tra gli indagati della Rimborsopoli della Regione Campania: il pm Novelli ne ha chiesto il rinvio a giudizio per peculato. Potrebbero entrare nelle liste dem tra Napoli e Salerno Enza Amato, segretaria di circolo a Fuorigrotta e figlia del consigliere regionale uscente Tonino Amato, Carmela Fiola, figlia del consigliere comunale di Napoli Ciro Fiola, Federico Conte, figlio dell’ex ministro della Prima Repubblica Carmelo Conte. E’ tramontata la candidatura di Rosa Casillo, figlia dell’ex senatore Tommaso Casillo. Tornerà in campo il padre. Ma in ‘Campania Libera’ (Fonte: Vincenzo Iurillo - Il Fatto)

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Migrazioni: la memoria corta degli italiani

20150423Correva l'anno 2008. Era il 4 Giugno, il problema non era la Libia ma l'Albania, i numeri degli immigrati e dei rifugiati non erano quelli di oggi - ma molto più "maneggevoli", quando noi abbiamo pubblicato il post riprodotto in calce, dal titolo La memoria corta degli italiani

Oggi prendiamo spunto dal semplice post di Gianni Morandi, che riprendeva per conto suo lo stesso tema, ricordando che anche noi siamo stati un paese di "emigranti" e di "clandestini", accolto sui "social" networks (...chissà perchè si chiamano social...) da decine di migliaia di insulti, e prendiamo spunto dall'elogio che di Gianni Morandi ha fatto Michele Serra, perchè ci teniamo ad essere insultati anche noi. 

Speriamo che gli insulti vengano estesi anche a Michele Serra, e a tutti i Morandi, i Serra, e - perchè no - ai tafani che non hanno ancora dimenticato di aver accompagnato, da bambini, maree di zii, cuginetti, e parenti vari, al famoso "Molo Beverello" del Porto di Napoli, dal quale "partivano i bastimenti, 'pe terre assaie luntane...". Terza classe, bliglietto comprato facendo debiti pagati per anni.

Molti non li ho mai più rivisti. Alcuni hanno fatto fortuna, altri hanno avuto una vita semplicemente dignitosa, di altri ho perso qualsiasi traccia.

Australia, Argentina, Venezuela, Stati Uniti... Gran parte dell'uscita dell'Italia dalla grande crisi del dopoguerra la dobbiamo alle famose "rimesse degli emigranti". Ma non abbiamo esportato solo braccia e menti. Abbiano esportato anche criminalità, malattie endemiche, affaristi. Eppure non siamo riusciti ad "ammazzare il mondo". Caso mai, il mondo ha aiutato (magari per egoismo) l'Italia a non affondare nella miseria irreversibile.

Vorrei che i Salvini e le Santanché queste cose non le dimenticassero mai.

La memoria corta degli italiani

(Post del 4 Giugno 2008)

Per non dimenticare. Questo post è dedicato a tutti i "non sono razzista però" che affiorano a valanga. I dati sono tratti in prevalenza da un libro di Gian Antonio Stella ("L'orda: quando gli albanesi eravamo noi"). Il libro mi è stato segnalato da Claudio, che ringrazio. Pur essendo Stella un giornalista stimatissimo, soprattutto dopo aver scritto "La Casta", questo libro precedente è stato di scarso successo. Perchè? Forse perchè La Casta è in grado di giustificare (anche se non era questo l'obiettivo) l'invettiva generalizzata, mentre "L'Orda" ci ricorda impietosamente "come eravamo", e come in generale vorremmo che non ci fosse ricordato di essere stati.

                      "...volevamo braccia, sono arrivati uomini..." (Max Frisch)

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Caseveneto_4 Nel 1961 c'era già il "miracolo italiano", però nel ricco Veneto dei Gentilini alcuni stentavano a vederlo, il miracolo, persino da lontano. Ecco com'erano le case venete nel 1961

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Analfabeti_3 Negli anni del miracolo, un italiano su 12 era totalmente analfabeta

 Esport_analf_ital L'Italia non ha esportato solo Enrico Fermi e Meucci: ha esportato principalmente masse di analfabeti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Emigrazione_regioni Non è vero che i maggiori serbatoi di emigrazione siano state le regioni meridinali. I dati, separati dalle opinioni, raccontano un'altra storia. Friuli, Veneto e Lombardia hanno fornito più carne da emigrazione che Sicilia, Calabria e Campania.

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Criminali_itausa Non è vero che abbiamo esportato solo piastrellisti, pizzaioli e contadini: abbiamo esportato fior di delinquenti, in quantità industriali. Questo è il numero di carcerati negli USA, solo per reati gravi, nel 1908.

 

 

 

Schio: prima del boom, la fame. Rara foto di una famiglia patriarcale contadina di Schio conservata alla Biblioteca Scledense. Da quelle campagne vicentine oggi operose e opulente partirono a decine di migliaia, andando incontro spesso a tragedie come quella raccontata in una lettera, raccolta da Emilio Franzina nel libro "Merica! Merica!", da Bortolo Rosolen: "Il viaggio è stato molto pesante tanto che per mio consiglio non incontrerebbe tali tribolazioni neppure il mio cane che ho lasciato in Italia. (...) Piangendo li descriverò che dopo pochi giorni si ammalò tutti i miei figli e anche le donne. Noi che abbiamo condotto 11 figli nell'America ora siamo rimasti con 5, e gli altri li abbiamo perduti. Lascio a lei considerare quale e quanta fu la nostra disperazione che se avessi avuto il potere non sarei fermato in America neppure un'ora".

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Italiacason Veneto 1930: tracce di medioevo: nella foto dell'archivio del "Gazzettino", marito e moglie davanti al loro "casòn", l'abitazione tradizionale delle campagne venete. Siamo già nel 1930, il treno è stato inventato da 105 anni, il telegrafo da 79, il telefono da 74, il fax da 65, la metropolitana elettrica di Londra da 40, il cinema da 35, l'automobile Mercedes da 30, l'aereo da 27, la radio da 24. Eppure dal nostro paese partono altre 280 mila persone in un anno nonostante il freno del fascismo e nelle terre che diventeranno pochi decenni dopo la "locomotiva d'Italia" c'è chi vive ancora come nel medioevo. Poco è cambiato da quel 1877 in cui il municipio di Padova stimava che su 3187 case coloniche del circondario poco meno di un terzo erano casoni. Cioè: "Gabbie di legname a quattro pareti piane, collocate sopra muriccioli a secco, rifoderati da canne di sorgo turco, dentro e fuori spalmate di creta: superiormente un'intelaiatura di legno a forma di piramide, colle facce esterne intessute e coperte di strame o di paglia, un uscio che permetta l'entrata della gente e dentro l'angusto ambiente un focolare, cui sovrasta una qualsiasi via d'uscita per il fumo, una o due finestrelle, difese da impannate od anco da vetrate; pavimento la nuda terra".

 

Italiascuola Scuole da terzo mondo - Nella foto di Tino Petrelli, una classe delle elementari di Africo (Reggio Calabria) nel 1948. Dicono i censimenti che nel 1951, tra gli abitanti con più di sei anni, erano ancora analfabeti 5.456.005 italiani, pari al 12,9% della popolazione. Una percentuale spaventosa (che saliva al 24% in una regione del Sud non particolarmente arretrata come la Puglia) e che sarebbe scesa molto lentamente all'8,3% nel 1961.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TrogloditiI trogloditi di Mergellina - Nella foto scattata negli anni Sessanta, l'interno di una grotta abitata da alcune famiglie povere a Mergellina. Poco o niente era cambiato dal quel 1951 in cui il sindaco Achille Lauro aveva spiegato: "secondo calcoli molto attendibili e semmai errati in difetto a Napoli si alzano ogni mattina 80.000 persone che non sanno se e in che modo potranno sfamarsi nella giornata". Il reddito italiano pro capite era allora di 235 dollari l'anno, contro i 1.453 degli Stati Uniti. Il meridione poi era così povero che il suo reddito medio (130 dollari) era inferiore a quello della Jugoslavia titina, che secondo la commissione parlamentare d'inchiesta del 1951 arrivava allora a 146.

 

 

 

 

 

 

Vucumpr Venditori di cianfrusaglie - Il banchetto carico di cianfrusaglie di due ambulanti italiani in Francia agli inizi del Novecento. Una foto che somiglia a troppe immagini di cinesi, arabi e africani scattate in questi ultimi anni e fa giustizia da sola di chi dice, come lo scrittore Rino Cammilleri, che "noi non siamo mai stati vu cumpra'".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Emigranti In navigazione verso l'odio - Nella foto Farabola, emigranti a bordo del "Principe di Udine" nel 1926. Alcuni avrebbero fatto fortuna, molti no. Tutti sarebbero stati accolti, in Australia come negli Usa, da forti ostilità. Un giornale di Melbourne del 1925 dedicato agli italiani, in gran parte veneti e piemontesi, titolava: "L'invasione delle pelli-oliva"

 

 

 

AlloggioUna stanza per dormire, lavorare, cucinare - Nella foto di Jacob Riis scattata a Bayard Street nel 1888, un gruppo di italiani ammucchiati in una sola stanza in un condominio di Bayard Street. Scriveva lo stesso Riis nel libro "Così vive l'altra metà": "i rapporti di polizia che parlano di uomini e di donne che si uccidono cadendo dai tetti e dai davanzali delle finestre mentre dormono, annunciano che si avvicina l'epoca delle grandi sofferenze per la povera gente. È nel periodo caldo, quando la vita in casa diventa insopportabile per dover cucinare, dormire e lavorare tutti stipati in una piccola stanza, che gli edifici scoppiano, intolleranti di qualsiasi costrizione. Allora una vita strana e pittoresca si trasferisce sui tetti piatti. [...] Nelle soffocanti notti di luglio, quando quei casermoni sono come forni accesi, e i loro muri emanano il caldo assorbito di giorno, gli uomini e le donne si sdraiano in file irrequiete, ansanti, alla ricerca di un po' di sonno, d'un po' d'aria. Allora ogni camion per la strada, ogni scala di sicurezza stipata, diventa una camera da letto, preferibile a qualsiasi altro luogo all'interno della casa. [...] La vita nei caseggiati, in luglio e agosto, vuol dire la morte per un esercito di bambini piccoli che tutta la scienza dei medici è impotente a salvare".

Noi oggi siamo capaci di indignarci quando veniamo le condizioni nelle quali vivono certi immigrati. Ci indignamo con loro, come se vivere in un porcile fosse una loro scelta. Raramente ci indignamo con noi stessi, che in queste condizioni li facciamo vivere. Ah... la memoria corta...

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Fenicotteri"Fenicotteri" sfracellati al confine - Nella fotografia Judlin-Dalmas ripresa dal settimanale "Settimo giorno" del gennaio 1962, il salto della morte alle spalle di Ventimiglia dove la notte di capodanno del 1962 si era sfracellato Mario Trambusti, un giovane fiorentino che cercava di entrare clandestinamente in Francia. Era l'87° italiano morto esattamente in quel punto. E quel 1962 era l'anno in cui Dino Risi girava il film simbolo dell'Italia che si arricchiva: "Il sorpasso"

 

 

Orfani_di_frontiera Gli "orfani" della frontiera - Nella foto di "Tempo illustrato" n. 7 del 1971, alcuni figli di emigranti alla "casa del fanciullo" di Domodossola. Un orfanatrofio. Ma di 120 ospiti una novantina erano "orfani di frontiera" i cui genitori lavoravano in Svizzera ma avevano per legge il divieto di portare con loro la famiglia.

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Emigranti_fila Sui sentieri dell'esodo illegale - Nella foto di Jack Le Cuziat, pubblicata dall'"Europeo" il 5-3-1963, una lunga fila di italiani che passano clandestinamente il confine con la Francia. I sentieri alpini erano battuti da secoli. Il 9-2-1958, sul "Giorno", il grande Tommaso Besozzi aveva scritto che ("anche se il lettore stenterà a crederlo"), erano stati almeno diecimila dalla sola Calabria a varcare clandestinamente il confine nella seconda metà degli anni Cinquanta "con una lunga marcia sui nevai della Vasubie". Per entrare in Francia bastava allora la carta d'identità ma "non potevano credere che gli uomini potessero andare da un paese all'altro con così poche formalità".

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Bordello1 La tratta delle bianche - La "tratta delle bianche" non è il titolo di un romanzo d'appendice. Il commercio internazionale di donne da avviare alla prostituzione nelle Americhe, in giro per l'Europa e perfino in Africa era a cavallo tra Ottocento e Novecento assai florido e vedeva gli italiani tra i protagonisti. Il fenomeno era così preoccupante che a Parigi nel 1902 fu organizzata addirittura una Conferenza cui l'Italia inviò come suo delegato Raniero Paulucci de Calboli. Il quale in un saggio sulla Nuova Antologia si scagliò furente, per esempio, contro certi loschi "uffici d'emigrazione" che facevano "tratta regolare di ragazze per l'Egitto" dove il console italiano aveva denunciato "il numero sempre crescente di uomini e donne italiane che vivevano con la prostituzione" e riferito che "alcuni speculatori appartenenti alla numerosa classe dei lenoni e degli sfruttatori di donne", approfittando del disastroso terremoto del 1894 in Calabria "e della conseguente miseria di quei luoghi", si disponevano "a indurre giovani donne e fanciulle calabresi a emigrare in Egitto colla speranza di essere collocate a servizio, ma in realtà per essere gettate nella malavita".

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Anastasia Mafia's Brothers, con fratello prete - Nella foto i fratelli Anastasia, una delle tante famiglie mafiose italo-americane: da sinistra seduti Antonio (Tony), Giuseppe (Joe), don Salvatore, Umberto (Albert). In piedi Gerardo (a destra) e il nipote Antonio. Tony era il capo del potente sindacato dei portuali, Albert (destinato a morire falciato da una raffica di mitra mentre era dal barbiere) il creatore dell'Anonima Assassini. Don Salvatore, arrivato a New York dalla Calabria per raggiungere i fratelli dopo essersi fatto prete, giurò fino all'ultimo che non sapeva assolutamente nulla delle loro attività criminali: . "La tragedia della mia vita cominciò con un giornale deposto da una vecchia signora sui banchi della chiesa della Cromwell Avenue." Era il Natale del 1950 e scoprì su quel quotidiano che la Commissione sul Crimine avrebbe interrogato "il ras della malavita newyorkese" Albert Anastasia: "Vidi nero, mi coprii di freddo e di sudore, un fiotto di sangue mi uscì dal naso; ho ripreso conoscenza il giorno dopo, mi tennero per ventiquattr'ore sotto la tenda a ossigeno".

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ArandoraArandora Star: la strage ignorata - Nella foto, l'Arandora Star, un transatlantico da crociera sequestrato dalle autorità inglesi all'inizio del secondo conflitto mondiale. Fu qui che, dopo la dichiarazione di guerra da parte di Benito Mussolini, vennero caricati, con l'accusa di essere spie in servizio o potenziali, oltre 700 immigrati italiani in Inghilterra. Una retata vergognosa: moltissimi erano indifferenti alla politica, molti vivevano in Inghilterra da quarant'anni e avevano figli nell'esercito britannico, altri ancora erano addirittura antifascisti da anni in esilio o ebrei fuggiti dall'Italia dopo le leggi razziali del 1938. La nave, sulla quale erano stati concentrati anche 500 prigionieri tedeschi (tra i quali diversi antinazisti ed ebrei che avevano cercato rifugio oltre Manica) fu intercettata da un sottomarino tedesco il 2 luglio 1940, silurata e affondata. Gli italiani che sparirono tra i flutti, urlando disperati nel tentativo di superare le barriere di filo spinato stese sul ponte, furono 446. Ma sui giornali dell'epoca non uscì una riga. Il primo libro italiano sul tema, di Maria Serena Balestracci, è uscito nel 2002: 62 anni dopo l'ecatombe.

Linciaggio_neworleans New Orleans, eccidio in carcere - Una immagine del linciaggio di 11 italiani a New Orleans tratta dalla rivista Illustreted American del 4 aprile 1891 e ripubblicata da Richard Gambino nel libro "Vendetta" edito da Sperling & Kupfer nel 1975. Racconta Gambino che le mamme con i bambini in braccio si chinavano sui cadaveri per inzuppare i fazzoletti nel sangue come souvenir.

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Commenti

 

lucio sorge
lucio sorge ha detto:
Renzi ha fatto più che bene a chiedere la convocazione del Consiglio d'Europa, ma il risultato ottenuto non è certo confortante. I cari partner europei si son lavati la coscienza nel triplicare i fondi (che son poi quello che l'Italia spendeva da sola con mare nostrum) a disposizione e a dare incarico alla Mogherini di sollecitare l'Onu a prendere decisioni sugli interventi contro la tratta dei migranti. Non ci siamo proprio: ci manderanno anche qualche mezzo navale (come se l'Italia con la sua marina militare girasse in canoa) a presidio delle acque territoriali di Italia e Grecia,ma del vero problema di affrontare questo dramma biblico non ne parlano proprio. Occorre non demordere Renzi, vista la tenacia espressa su altri temi come la riforma elettorale !
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mckiss
mckiss ha detto:
Pane e coraggio ci vogliono ancora che questo mondo non è cambiato...
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lucio sorge
lucio sorge ha detto:
Per non parlare dei grandi stati colonialisti come il Regno Unito che son disponibili agli aiuti, ma non alla accoglienza, dimenticandosi che metà degli stati africani sono anglofoni ! Nel nostro pensiero crediamo ancora che gli stati arabi e sub sahariani siano "quattro gatti", mentre invece dopo la chiusura delle colonie la crescita demografica è esplosa ma è rimasta come eredità l'odio e la violenza subite quando erano in balia dei governi coloniali. La sola Turchia (e siamo in Europa/medio Oriente), sede dell'impero ottomano conta circa 90 milioni di abitanti, ma se passiamo all'Egitto la cifra si ripete; per non parlare della Nigeria (175 mio) o l'Etiopia (oltre 90 mio). Ribadisco che ci vogliono accordi e trattative per governare le migrazioni....
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annarosa
annarosa ha detto:
Ho detto alla mia famiglia se in vecchiaia avanzata diventerò come Paolo Villaggio di mettermi un sacchetto di nylon in testa e di soffocarmi: http://video.corriere.it/paolo-villaggiogli-immigrati-aiutarli-casa-loro/ad3b5f1c-e9d0-11e4-8a77-30fcce419003
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nonnaMana
nonnaMana ha detto:
Bravo Tafà !!! Senza andare troppo lontano io ho parenti sia da parte di mio padre che di mia madre emigrati in America , Argentina ,in Australia ,in Belgio ,in Francia ,in Svizzera ,in Germania e chissà dove ancora....Che gente siamo diventati se abbiamo dimenticato tutto questo ???La fame ,la miseria ,la pellagra ,il tifo ,la tubercolosi che ci decimava come mosche ,i pidocchi ... abbiamo dimenticato tutto ??? Ciò che abbiamo fatto in Africa con Mussolini lo abbiamo addirittura cancellato perfino nei libri di scuola ..." Italiani brava gente " !!!
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 charly brown
charly brown ha detto:
Ma ecco che, puntuale come la cometa, arriva il commento del rappresentante dell'"itaglia" colta e sensibile: http://bologna.repubblica.it/cronaca/2015/04/23/news/salvini_attacca_morandi_accogli_gli_immigrati_a_casa_tua_-112653919/?ref=HRER1-1
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maria
maria ha detto:
senza andare molto lontano: una ventina di anni fa a lione alcuni "raffinati" parigini chiamavano ancora gli italiani maccaronì. ed erano italiani laureati, con un ottimo francese e di aspetto molto "nordico"
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Linosse
Linosse ha detto:
Gia,gia l'mportante è sentirsi ,di tamto in tanto,solo Charlie il resto non importa. Amici,cittadini,europei ,prestatemi orecchi .Non siamo qui per continuare a scazzarci tra di noi ma per ringraziare quelli che con molta pervicacia hanno proveduto a evoluzionare le nostre certezze.Avete tutti sotto gli occhi quanto avviene ,nel mare fatto nostrum,a tanti disperati che per non rischiare di morire nelle guerre sotto il segno della globalizzazione in Mali,Sudan,Nigeria,Burkina, Faso,Etiopia ,Eritrea,Siria scelgono forzatamente le coste libiche per avere una possibiltà in più di morire tragicamente in mare. Tutto in cambio di esportazioni di democrazie forzose e caos inesauribile e incontrollabile Grazie in primo luogo agli ammeregani con il loro gran capo Obama nientepocodimeno che insignito ,per il suo constante impegno ,del premio Nobel della pace ..eterna di tanti ma davvero tanti uomini donne e bambini che ,trovando la pace non del Nobel ma dell’anima loro,non sono più tra noi. Grazie Hollande e Sarkozy e Camerun per il vostro impegno ineguagliabile in Libia,in Mali,Nigeria Burkia Faso nella produzione tragica e senza soste del caos. Trovo l'occasione per ringraziare anche la s.ra Merkel per contracambiare il meritato austericidio con la fessaggie nostrana Grazie Berlusconi ,Monti Renzie per averci sbattuto in faccia la realtà per la quale i vili sono sempre governati dai malvagi, a che altro potrebbero aspirare i pecoroni Grazie,grazie ,grazie cari ittagliani connazionali e compagni di tutti i vizi capitali e della capitale Grazie per ricordarci che "Il male che gli uomini fanno sopravvive loro; il bene è spesso sepolto con le loro ossa" Grazie per le “oculate scelte” nel nominare personaggi di una classe dirigente, o meglio,diggerente che pensa sempre a noi dotati di un inesauribile back(ground) terra tera ,certo non culturale per servire meglio alle loro non caste intenzoni. Il maestro arriva quando gli alunni sono pronti “O senno, tu sei fuggito tra gli animali bruti e noi uomini abbiamo ,ahinoi perduto la ragione. Scusatemi; il mio cuore giace là nella bara con il giusto e l’etico e debbo tacere sinché non ritornino a me.” L. & W. Shakespeare

 

 

 

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