giovedì 30 luglio 2015
mercoledì 22 luglio 2015
Sulla nuova "Unità", la "Posta del Cuore" di Matteo Renzi
Caro Leader ti scrivo, e Renzi gli risponde un po'... ogni sabato, sull'Unità. Il premier inaugura un filo diretto con i militanti tra politica, calcio e diete.
Ieri l'esordio. In cima alla paginona c'è l'icona di lui, assorto e intenso, camicia bianca e maniche rimboccate, che scrive. C'è anche il suo autografo, tipo rotocalco anni 80, calligrafia a occhio piuttosto volitiva, con tanto di svolazzi e sottolineatura (di Filippo Ceccarelli - Repubblica)
...a dire il vero, non è una grande novità... "svolazzavano" e "sottolineavano" anche Mussolini e Berlusconi"... ma qui stiamo davvero toccando il fondo. Ci aveva già spiegato nel numero inaugurale il Direttore (tale D'Angelis) che la nuova Unità avrebbe dovuto ben spiegare al volgo tutte le cose buone che il Governo Renzi aveva fatto. Poi, per iniziare bene (il buongiorno si vede dal mattino) un box in italglese, intitolato "Quotes" (gli italiani avrebbero faticato a capire la parola "Citazioni", con tre "quotes" molto ben assortite, per evidenziare il pluralismo che avrebbe caratterizzato la "nuona Unità": "quotes" dello stesso Renzi, circondato e protetto da "quotes" delle amazzoni Debora(h) Serracchiani e Maria Elena Boschi. Uno spasso. Ieri anche la "Posta del Cuore della Contessa Mattea" ribadiva in concetto:
"Forse abbiamo avuto meno tempo per raccontare tutto quello che stiamo facendo, o forse non è stato raccomtato benissimo" (M.R.)
O forse ha più "annuncitato" che fatto? Chi può dirlo? Ora, caso mai, ce lo spieghi meglio. Ma non pensi che qualcuno di noi possa andare a comprare questa "cosa" che Renzi chiama "l'Unità" per subire a pagamento il discorsetto. Se vuole, ci metta un pieghevole nella cassetta delle lettere. Ma mi raccomando: crespatina fine, in pura cellulosa...
Matteo... (posso chiamarla Matteo?) Mi consenta un'ultima raccomandazione. E la prenda sul serio, perchè le viene da uno che sulla comunicazione ci ha "campato la vita": ne faccia pure un giornaletto di destra, ma eviti di farne un giornaletto di destra cretino, come si evincerebbe da questo ignobile box chiamato "scintilla":
L'Unità, se può, ci risparmi cretinate del genere. L'Italia è già piena di giornaletti di destra che è difficilissimo battere sul piano delle battute cretine. Se è possibile, faccia de l'Unità un giornaletto di destra, ma meno cretino di quelli già su piazza.
In calce, il godibilissimo articolo di Filippo Ceccarelli su Repubblica cartaceo di oggi.
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Quasi tutti brevi i testi delle 23 lettere, ancora più secche le repliche del segretario premier, a volte appena una battuta. Il record della cripto-concisione inclusiva a proposito di Marchionne. Scrive Rita: «Pentito dell'appoggio a Marchionne?». Risposta di Matteo: «Io no. Tu?».
Figlia di questa temperie, la rubrica rispecchia l'impostazione verticale, leaderistica e nel contempo transmediale del renzismo. Il quale renzismo seguita a proiettarsi in tal modo senza alcuna remora di saturazione o di sovraesposizione, per cui ai libri, alle interviste e ai discorsi in Parlamento, alla partecipazione ai programmi radiofonici e a quelli televisivi d'intrattenimento, agli interventi in streaming e alle newletter, a Facebook e a Twitter, agli auto-selfie e alla produzione by Filippo Sensi, ecco che l'onnipresente e infaticabile leader aggiunge oggi le risposte ai lettori dell'Unità.
Che poi magari un domani potrebbero restare delusi nell'apprendere che in realtà non le scrive proprio lui, ma qualche ghost-writer. Pazienza, queste di ieri sembrano davvero autenticamente renziane. Come d'altra parte appaiono tali le domande: secondo le norme dello storytelling firmate con il solo e semplice nome di battesimo. Chiara, Francesco, Marco, Luigi, Maria, il massimo dell'eccentricità onomastica riducendosi a Romeo e Tina.
Sul piano più strettamente politico e di governo, limitati paiono gli spunti di questo primo carteggio. Il premier annuncia generiche "novità" sulle partite Iva; conferma una certa avversione per i talk-show e ammette, sia pure sdrammatizzandone la portata, la crisi di comunicazione. Rimarchevole a tale proposito la duplice formula semi-dubitativa: «Forse abbiamo avuto meno tempo per raccontare tutto quello che stiamo facendo, o forse non è stato raccontato benissimo...».
Quindi Renzi benedice il ritorno di Veltroni sulle pagine dell'Unità («Bella idea: Veltroni si legge e si ascolta sempre volentieri»); approva il rimescolamento effettuato da Oliverio nella giunta calabrese («Dai Mario, il Pd è con te»). Riguardo ai gufi, il premier gli contrappone gli incoraggianti progressi dell'economia concedendosi di citare il più risoluto Califano: «Tutto il resto è noia». A tutti cerca di trasmettere entusiasmo ( «ci riusciremo» ), a molti chiede di dare «una mano».
Per quanto attiene agli sviluppi di un certo stile post-politico di comando, basta dare un'occhiata a un piccolo saggio appena uscito dei professori e politologi Marco Mazzoni e Antonio Ciaglia, "Il gossip al potere. Il politico celebrità nell'era della politica pop" (Apogeo), per comprendere il senso di alcune risposte. Così, invitato da un iscritto a una non meglio identificata Festa dell'Unità per mangiare lo gnocco fritto, Renzi ha colto il destro per negare di essere ingrassato. Allo stesso modo, da tifoso, ha ritenuto opportuno intervenire sulla campagna acquisti della Fiorentina - e qui ne ha approfittato per riconoscere positivamente l'opera del presidente Della Valle.
Più difficile la valutazione dell'impatto sui lettori del giornale di Gramsci. Ma nel complesso - ed è forse un'impressione più significativa delle stesse risposte - quelli che gli fanno domande nulla da Renzi sembrano aspettarsi, se non una verità calata dall'alto, senza intermediazioni, né niente. Chi lo ringrazia, nel frattempo, chi si dice fiducioso, chi gli scrive "bravo", chi gli scappa addirittura fuori un mezzo inno di Forza Italia («Avanti, siamo in tanti a crederci»). La massima critica compatibile è che lui «esagera» ; «non ti capisco più», scrive uno, che pure nel congedarsi lo saluta «con affetto».
In realtà, e al netto di sforbiciate domesticamenti redazionali, ancora una volta questa paginona annuncia e sanziona la fine del partito come luogo di discussione. Tutto è affidato al capo, anche la posta del cuore. E per quanto Renzi ammetta, come ieri, che "un premier da solo non fa niente" e che il Pd deve fare "il suo mestiere", beh, bisogna vedere che significa - e magari per ora è più comodo lasciare che tutto vada avanti così.
Filippo Ceccarelli
1104/0700/1200 edit
lunedì 20 luglio 2015
L'Italia è un popolo di poeti, navigatori e cialtroni
Ormai l'Unirenzità sta scadendo a livelli infimi di qualità. Un bollettino con la summa della cialtroneria. Prendete la "Scintilla" (si chiama così, il "lampo di genio", nel nuovo geniale renzino...)
Già... sarà per questo che l'Italia ha il terzo debito pubblico al mondo, in valori assoluti, e continua a crescere... Forse perchè abbiamo un premier che si permette di ironizzare su coloro che - a fronte di promesse da "Contratto cogli Italiani" da firmare presso il Notaio Vespa, vorrebbero sapere dove pensa di prendere i soldi.
Noi invece apparteniamo orgogliosamente alla categoria di coloro che quando i "nostri" straparlano, col terzo debito pubblico al mondo, di ridurre questo e quello, di ragalare a cani e porci, e di ironizzare su coloro che gradirebbero "dettagli", diciamo che l'Italia è un popolo di poeti, navigatori, santi, ministri del Tesoro, e statisti cialtroni. Senza offesa, s'intende...
P.S.: Uno statista come lei (un non-cialtrone, per capirci) dovrebbe sapere che il Ministero del Tesoro non esiste più da un pezzo. Vorremmo ricordare al Capo del Governo che ha nominato Carlo Padoan "Ministro dell'Economia e delle Finanze", e che non esiste un "Ministro del Tesoro". Oppure sbagliamo noi, e lei vorrà cortesemnete ricordarci il nome del suo "Ministro del Tesoro"??? Così... giusto per evitare che qualcuno scambi lei per un poeta o per un navigatore, poco esperto. Di quelli che prima o poi portano la barca a sbattere sugli scogli del Giglio...
Chi offre di più?
giovedì 9 luglio 2015
La crisi greca: "Prossima fermata , Italia"
La foto del pensionato greco che piange appoggiato alla saracinesca di una banca inesorabilmente chiusa ha fatto il giro del mondo, ma non sembra - a leggere ciò che passa nei social networks - essere arrivata nella testa e nel cuore di un mondo che ormai è diventato egoista "a prescindere", pronto solo a difendere coi denti (e con argomentazioni che sembrano mutuate dl "Manuale del Piccolo Salvini") il proprio benessere. Purtroppo ho l'impressione che corriamo verso un mondo in cui se uno cade, non sarà aiutato, ma scavalcato, non senza una certa manifestazione di fastidio. Fermate il mondo! Voglio scendere...
Il pensionato greco e la banca chiusa
Non guardiamo a ciò che sta succedendo in Grecia con la sufficienza dei ricchi turisti italiani che come "ricordo delle vacanze" riempiono la memoria della macchina fotografica con cento foto di straccioni morenti per le strade di Nuova Dehli. Cerchiamo di ricordarci chi e come eravamo, e come potremmo ridiventare. Il peggior paese d'Europa dopo la Grecia, e peggiore persino, per molti aspetti, di Spagna e Portogallo. Non neghiamo oggi ad altri l'aiuto e la solidarietà che forse domani saremo NOI a dover elemosinare da altri. Il mondo gira, e anche la "ruota della fortuna". Oggi tocca alla Grecia, ma....
PROSSIMA FERMATA: ITALIA
Ecco perchè dopo la Grecia toccherà a noi
Mi chiedo, da settimane, quale sia la ragione vera dell'accanimento terapeutico di Merkel & C (con contorno di inutili comparse) nei confronti della Grecia. Intorno all'ipotesi di "Grexit" si sta sviluppando una bagarre borsistica mondiale, sulla quale gli "insiders", fra tuffi verso il precipizio e rimbalzi stratosferici, stanno lucrando fantastiliardi di euro...
Nel primo giorno di conclamata crisi dei mercati, tutte le borse mondiali hanno perso. La peggiore in Europa è stata quella di Milano, che ha perso oltre 5 punti in un giorno, e l'area euro ha bruciato in una mattinata più di TUTTO il debito nazionale greco. L'italia ha bruciato 36 miliardi, a fronte di un cerdito verso la Grecia di 40 miliardi.
Le borse cinesi, che erano già "gonfiate" da assurdi rialzi speculativi, da quando è iniziata l'esplosione del problema greco, hanno bruciato in meno di un mese oltre 3.000 miliardi di euro di capitalizzazione (il doppio del PIL italiano; o, se preferite, circa 10 volte l'indebitamento totale della Grecia).
I 317.000 € di debiti della Grecia rappresentano il 3,25% del debito complessivo dei paesi UEM. Per confronto, i 2.172 miliardi del debito italiano rappresentano il 22,30% dei debiti complessivi della UEM.
Purtroppo la Grecia nei rapporti coi creditori ha la debolezza del piccolo insolvente a confronto con qualsiasi banca italiana. Se sei un artigiano esposto per 10.00 euro che non riesci a pagare a scadenza, partono le ingiunzioni di pagamento, e le procedure fallimentari. Se sei la Fininvest 1994, con oltre 5.000 miliardi di lire di debiti, sei in una botte di ferro. Too big to fail.
Non vorrei essere frainteso. La Grecia ha imbrogliato i conti per entrare nell'area euro. Lo abbiamo fatto anche noi, in maniera più sofisticata. Ma in questa faccenda non è colpevole solo la Grecia, ma anche le teste d'uovo della UE e della BCE, che non sono state in grado (o non hanno voluto?) scoprire i trucchi nei conti. La Grecia ha mantenuto privilegi insostenibili di carattere previdenziale, ha favorito in ogni modo l'industria dell'armamento, ha avuto un numero pletorico di impiegati statali. Questo il mantra. O almeno lo era, perchè di impiegati la Grecia ne aveva, in rapporto alla popolazione, meno dell'Italia, e ne ha licenziati un quarto. La Grecia mandava - è vero - la gente in pensione parecchio prima dell'Italia, ma in compenso negli ultimi tre anni le pensioni sono state drasticamente tagliate (fino al -40%) nell'importo. L'esenzione quasi totale degli armatori è una realtà, ma gli armatori, gestendo "fabbriche galleggianti", che "si muovono", hanno purtroppo il diritto di metterci su la "bandiera" più conveniente dal punto di vista fiscale. D'altronde Renzi non è quello che mitizza Marchionne, che ha portato la sede della Fiat a Londra e Amsterdam? Di Marchionne ci vogliamo scandalizzare, o no?
Ma veniamo agli aspetti meno "numerici": qualunque malefatta abbiano compiuto i greci (intesi come classi dirgenti e "digerenti") per portare il paese in queste condizioni, possiamo far pagare il conto ai bambini, alle donne, ai giovani, agli anziani, a tutti i deboli che ormai non hanno neanche i soldi per piangere? Facebook è piena di commenti che denotano un egoismo spaventoso, mascherato da "senso di giustizia". Capirei, se fosse possibile far pagare il conto a chi ha rovinato la Grecia. Ma qui adesso il conto è stato trasferito su altri, che non hanno avuto il potere di prendere decisioni clientelari e sballate, esattamente come in Italia stanno pagando i nostri giovani - col precariato e un tasso di disoccupazione giovanile che è doppio rispetto alla media europea, i conti della politica della "Milano da bere", "la barca va", "i ristoranti sono pieni e non si trova più un passaggio aereo per i Caraibi", e infine il renziano "Italia locomotiva d'Europa".
Le classi dirigenti greche hanno tutte le colpe di questo mondo. Ma noi che non abbiamo voluto o saputo controllare i conti, abbiamo le nostre. Leggo che la Grecia costerebbe ad ogni italiano 600 euro. Vero, se non togliessimo dalla esposizione italiana sulla Grecia quanto per anni gli italiani (banche e privati) hanno lucrato comprando titoli di stato greci che rendevano il 15%, invece di comprare titoli italiani che rendevano niente. La storia si ripete. Vedere alla voci Cirio, Parmalat, Argentina.
E poi, quando e dove il premier greco ha detto di non voler restituire nulla o di voler dimezzare il suo debito??? La Grecia ha chiesto di rinegoziare le scadenze e i tassi d'interesse a livelli compatibili con la sua disastrata situazione, in modo tale da avere almeno una minima speranza di "farcela". Magari in vent'anni.
Facciamo un altro passettino avanti: il debito greco ha un "valore facciale" che è una frazione di quanto quotidianamente gli insiders e i caimani della finanza guadagnano speculando sul mercato dei premi al ribasso o al rialzo.
MA POI LA GRECIA E' L'UNICO PAESE AD AVER VIOLATO LE REGOLE???
Andiamoci piano. Prendiamo il mitico (ed idiotissio) limite invalicabile del 3% di rapporto deficit/PIL: la Grecia è allo 0,2%. L'Italia al 2,6% se si crede alla legge di stabilità; la Francia è al 3,8% (con uno sforamento si quasi un terzo, e sfora da anni; anche la virtuosa Germania ha sforato, quando le è servito. Vogliamo aprire una seria procedura d'infrazione a carico della Francia? E della virtuosa Germania della Merkel possiamo dire qualcosa, o è candida come la neve? Parlate con qualsiasi economista, e vi dirà che la virtuosa Germania viola da anni il limite superiore di surplus commerciale ammesso dai trattati europei, superando sistematicamente il 6% consentito. E stendiamo per ora un velo pietoso sui danni di guerra che firmando il protocollo di Londra del 1953 la Germania si era impegnata a pagare a tutti i paesi invasi, ma ha faticosamente pagato, solo in una fase iniziale, meno di un quarto di quanto dovuto. Poi ha avuto uno "sconto" del 50%, ma ha detto "adesso basta".
La Germania può dire "adesso basta", e contestualmente "irritarsi" se "adesso basta" lo dice una Grecia in mutande che non saprebbe dove prenderli, questi soldi?
E veniamo all'altro mitico paletto della UE: quello che statuisce che il debito totale accumulato non possa superare il 60% del PIL Bene. La Grecia è al 171%, ma indovinate da chi è inseguita? Dall'Italia, col 133%. Siamo secondi, davanti a paesi che nella vulgata dei politicanti italiani da talk show dovrebbero - dopo la Grecia - subire l'affondo della speculazione prima di noi: Portogallo e Spagna. Ebbene, l'indebitamento del Portogallo è al 125% (8 punti meno di quello italiano) e quello spagnolo addirittura al 100% (meglio del Belgio e dell'Irlanda, e quasi uguale a quello francese). D'altrone basta guardare alle turbolenze dei mercati finanziari di questi giorni: nei giorni di crollo, la borsa italiana è sempre quella che porta la maglia nera in tutta l'area euro. Ci sarà una ragione?
Si, la ragione c'è (anzi, ce ne sono diverse):
- l'Italia, dopo la Grecia, è il paese più indebitato della UEM;
- L'Italia è il paese UEM col pià alto debito in valori assoluti (quasi 2200 miliardi: più della Germania, che però ha un PIL di oltre 3.000 miliardi, contro il nostro che è di 1.639 miliardi;
- L'Italia "annuncia" una crescita del PIL, nel 2015 di ben l'1,4%! Peggio di noi solo la Finlandia (1,3%); la crescita MEDIA della UEM è quasi al doppio (2,7%) di quella dell'Italia, "locomotiva d'Europa;
- Qualsiasi ragazzotto al primo anno di Economia e Commercio potrà spiegarvi che con una crescita inferiore al 2,5/3,0% non si crea un solo posto di lavoro;
- La Grecia cresce ad un tasso del 3,2%, ma qui il "merito" è tutto degli eurocrati che l'hanno fatta piombare in una "foiba economica" dalla quale o si risale, o si muore.
- L'Irlanda - altro paese che ha conosciuto una crisi molto seria solo pochi anni fa, cresce a tassi da "tigre asiatica": +6,9%
- L'Italia (col concorso di destra e sinistra) è l'unico oaese coglione in Europa che ha costituzinalizzato il vincolo del pareggio di bilancio. Bene; quando cominciamo?
- L'Italia ha firmato il maledetto "fiscal compatc", che ci costringerà a ridurre ogni anno di un ventesimo il gap fra debito reale e limite del 60% imposto da Maastricht. Fatti i conticini? Noi dovremmo diminuire i nostri debiti di di 3,65 punti di PIL all'anno, pari a 60 miliardi all'anno. Qualcuno, per usare un francesismo, sa dirmi da dove cazzo li tiriamo fuori??? Mettiamo una stampante laser ad alta definizione in ogni casa, e ce li stampiamo?
- L'Italia ha firmato, da autentica cogliona, il protocollo di Dublino, secondo il quale adesso siamo costretti a farci carico della maggior parte dei costi del contrasto, dell'accoglienza, del salvataggio, dell'assistenza di ciò che arriva dall'Africa in Europa. Si, arrivano in Europa, ma sbarcano in Italia, e quindi sono cazzi nostri.
Se il Governo Renzi avesse i coglioni, farebbe due cose:
- -a) Inizierebbe a detrarre dalla quota annuale dovuta alla UE l'80%, a copertura dei costi che l'Italia sopporta "per conto terzi" a causa del protocollo di Dublino;
- -b) Inchioderebbe la UE al totale immobilismo, mettendo il veto a qualsiasi provvedimento (ce ne sono molti) che richiedono l'approvazione all'unanimità.
E ora cerchiamo di tranquillizzare i Salvini, e tutti i "leghisti a loro insaputa, sul "danno economico che in teoria avrebbero gli abitanti dell'eurozona anche se dovessimo azzerare il debito greco: 336 milioni di abitanti dell'eurozona si dovrebbero accollare 317 milioni di debiti greci. La follia di 0,94 € (meno di un caffè al banco) per ogni abitante dell'eurozona.
Lo so, lo so... Prima che me lo dicano altri... Perchè dovremmo pagare per i debiti greci? Lo so, non dovremmo... Ma quando vedo un bambino senza il minimo indispensabile, o il vecchio pensionato seduto in lacrime, appoggiato con la schiena alla saracinesca abbassata di una banca chiusa, non mi chiedo "perchè dovremmo". Lo faccio e basta, perchè per me il sogno europeo non era solo la moneta unica. C'era già, ed era un regime di cambi fissi. Si chiamava ECU. L'Europa che la mia generazione ha sognato (una generazione dopo quella di Altiero Spinelli, di Ernesto Rossi, di Spaak), non era quella degli idiotissimi vincoli di bilancio pro-ciclici, che aggravano e allungano sempre di più i periodi recessivi, e nemmeno quella dei muri, degli egoismi, delle furbate alla "Dublino". Era un'altra cosa.
O ritorniamo a quell'altra cosa, o piomberemo irreversibilmente in un mondo nel quale la parola "solidarietà" sparirà persino dai vecchi vocabolari. Un mondo nel quale l'avranno vinta i Salvini e gli Orban, le Le Pen e le Merkel. Un mondo nel quale offrire una volta nella vita un caffè a un greco sembra che possa cambiare il nostro tenore di vita. E quando rivedrò, ancora una volta, quel pensionato che piange appoggiato alla saracinesca inesorabilmente chiusa di una banca, non mi chiederò se sia giusto o meno, pagare per gli errori delle vecchie e nuove oligarchie greche. Nel mio piccolo, cercherò di alleviare le pene di chi paga un prezzo terribile alla disonestà ed alla incompetenza altrui.
Tafanus
P.S.: Quanti "caffè" da 0,94 € si comprano coi 120 miliardi di evasione fiscale mai scovata, o coi 60 miliardi di costo della corruzione?
0804/0700/1400 edit
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