domenica 25 ottobre 2015

Caprotti (Esselunga) indagato dalla Procura di Milano: “Campagna diffamatoria contro le Coop”

Secondo i pm il patron di Esselunga avrebbe acquistato un cd-rom di telefonate illecitamente registrate sulla linea del direttore della coop di Vigevano (Fonte: La Stampa)

Caprotti
Bernardo Caprotti, patron di Esselunga

Bufera giudiziaria sul patron di Esselunga, Bernardo Caprotti. La Procura di Milano gli ha notificato un avviso di fine indagini. Caprotti è accusato di essere il «finanziatore d’una campagna diffamatoria» contro Coop Lombardia tramite l’acquisto di un cd-rom di telefonate illecitamente registrate sulla linea del direttore della coop di Vigevano (Pavia).

La notizia, riportata dal Corriere della Sera in edicola, spiega che Caprotti avrebbe agito al fine di consentire al direttore e cronista di Libero, Maurizio Belpietro e Gianluigi Nuzzi di sfruttare le telefonate per realizzare servizi contro Coop Lombardia, concorrente commerciale di Esselunga.

Secondo quanto riferito, l’avviso è stato notificato «nel giorno in cui il Tribunale ha condannato a tre anni per calunnia ai danni di un manager di Coop Lombardia due investigatori privati, ex fornitori di Coop tramite la loro società di sicurezza». I due, secondo il Corriere, avrebbero approfittato del loro ruolo per intercettare illecitamente conversazioni poi finite ai giornalisti.

Belpietro-nuzzi

P.S.: Noi ci siamo già occupati del Signor Caprotti, con tre post del 2007, e uno del 2008, dal titolo "Esselunga", "Etica Corta", nel quale ultimo si tratta del cronometraggio delle pisciate delle cassiere dell'azienda modello. Chi volesse rinfrescarsi la memoria, può cliccare sul link, e "ripassare" tutta la storia oscena. Chissà perchè Belpietro e Nuzzi non fanno una bella inchiesta giornalistica sulle relazioni umane in Esselunga e Coop...

Tafanus

Incipit del post "Esselunga", "Etica Corta"

[...] Quello che invece qui mi interessa fare, è associarmi alla denuncia che su questo padrone delle ferriere molti giornali hanno già fatto. La storia è nota ai nostri lettori, anche perchè ne avevamo già parlato: dunque, una signora peruviana di 44 anni, cassiera alla Esselunga, una settimana fa si piscia addosso, di fronte ai clienti. La vescica (anche quella delle peruviane), ha le sue esigenze, ed a volte i suoi incontrollabili tempi. Non alla Esselunga, non nella "famigghia" del signor Caprotti. La filosofia delle relazioni "umane" del signor Caprotti (quello che ha estromesso il figlio dalla società perchè tentava di introdurre in azienda un sistema di relazioni "umane" meno disumane) è nota da decenni. "Chi piscia troppo spesso o troppo a lungo danneggia anche me: digli di smettere" [...]

venerdì 23 ottobre 2015

P3: Show di Verdini al processo: "Dell'Utri? un'icona, figura carismatica" (sic!)

Verdini-01
Verdini lascia il tribunale di Roma

L'ex esponente di FI, interrogato per sei ore dai pm di Roma, nega ogni accusa e definisce la presunta associazione segreta "un coacervo di millanterie". Leva (sinistra Pd): "Parole che pongono un problema a Renzi" (Fonte: Repubblica.it)

Marcello Dell'Utri? "Un'icona". La P3? "Un coacervo di millanterie". Denis Verdini risponde con un vero e proprio show alle accuse dei pm di Roma. E crea qualche imbarazzo alla maggioranza del Pd. Il processo, uno dei cinque in cui è coinvolto l'ex esponente di Forza Italia, è quello sulla P3, che lo vede imputato per corruzione insieme ad altri, tra i quali Dell'Utri e Flavio Carboni.

Da qualche settimana l'ex fedelissimo di Silvio Berlusconi ha spostato il proprio peso politico a sostegno delle riforme renziane. Un peso numerico non da poco, per la maggioranza al Senato, quello guidato, con Ala, da un Verdini che, nell'interrogatorio, non esita a paragonarsi a quel Mr. Wolf che, nel celebre Pulp Fiction, aveva proprio il compito di "risolvere i problemi". Ma qualche problema l'ex coordinatore del Pdl sembra averlo creato al premier Matteo Renzi. A partire dai rapporti con la minoranza Pd (e non solo), a dir poco allergica alla sola eventualità di un'alleanza strutturale con i verdiniani. E non è un caso che, a pochi minuti dall'interrogatorio di oggi, sia l'esponente della sinistra Pd, Danilo Leva, a riportare il "problema" sul tavolo del premier-segretario: "Non si può fare una battaglia per la legalità, dichiarare ogni giorno guerra aperta alla corruzione e poi, nello stesso momento, allearsi con chi si schiera così platealmente a favore di persone condannate per reati tanto gravi".

Stoccata che fa riferimento proprio alle dichiarazioni in tribunale di Verdini che, in vista del processo, ieri ha tra l'altro disertato la Festa del Nuovo Centrodestra, quasi a fotografare la complessità di un'operazione unitaria tra i due gruppi. "Dell'Utri? Era il fondatore di Forza Italia, un'icona e un punto di riferimento per me, una figura carismatica, provavo per lui amicizia e stima", dice il leader di Ala. Poi passa a un altro degli imputati dell'inchiesta P3, l'imprenditore Carboni: "Un personaggio vulcanico, pieno di fantasia e di voglia di fare, un po' troppo insistente a volte...".

E rispondendo alle domande del pm Mario Palazzi, Verdini nega qualsiasi accusa, a partire da quella relativa all'incontro del 23 settembre 2009 nell'abitazione del senatore toscano e nel quale, secondo l'accusa, furono poste le basi di un'associazione segreta. "Un pranzo da niente, da non ricordare", al quale giunsero "a mia insaputa, in otto", racconta l'ex uomo-macchina di Forza Italia definendo quell'incontro e la presunta loggia un "coacervo di millanterie".

Secondo l'accusa, la P3 fece pressioni sulla Consulta riguardo al Lodo Alfano. Nell'interrogatorio, durato sei ore, il senatore smentisce categoricamente anche questo: "Nessuno mi ha chiesto di intervenire sulla Consulta in merito al Lodo Alfano". E ripete che il suo unico compito era "occuparsi dell'organizzazione del partito". Anche perché "sono un facilitatore, risolvo i problemi come Wolf: sono rapido", sottolinea Verdini, quasi a cavalcare il suo stesso personaggio.


...MA CON CHI CAZZO CI VUOL FARE ALLEARE, RENZI...

VERDINI-DELLUTRI
Tutti gli affari sospetti di Verdini e dei fratelli Dell'Utri - La P3 non era soltanto una loggia che "condizionava le istituzioni" ma anche "una centrale d'affari". Il ruolo di Bankitalia sulle segnalazioni delle operazioni anomale. Tra i finanziamenti poco chiari anche bonifici a un casinò di Las Vegas (Fonte: Fabio Tonacci, Francesco Viviano, Corrado Zunino - Settembre 2011)

Seguire i soldi. Come suggeriva Giovanni Falcone. Ripercorrere a ritroso il fiume di denaro che transita nelle mani dei manovratori, per poi dipanarsi in mille torrenti, in Italia e all'estero. Solo così si riesce a ricomporre la ragnatela di affari della P3. Interessi che partono da società editoriali a Firenze, sbarcano in Sardegna per l'eolico, si allungano a sorpresa fino a un casinò di Las Vegas.

I conti bancari dei ventiquattro indagati - con particolare attenzione per quelli del deputato Denis Verdini e del senatore Marcello Dell'Utri, per la Procura i veri punti di riferimento dell'associazione segreta - sono stati scoperchiati e scandagliati. Sul tavolo dei pm romani Capaldo e Sabelli sono arrivate, negli ultimi mesi, decine di segnalazioni di "operazioni sospette" da parte dell'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia. Carte che hanno allargato gli orizzonti d'azione dei magistrati.

La P3 non era soltanto una loggia che "condizionava le istituzioni", ma anche "una centrale d'affari" che gestiva passaggi oscuri di denaro. Bonifici milionari non giustificati, come i nove milioni e mezzo girati da Silvio Berlusconi a Dell'Utri. Operazioni immobiliari sospette. Assegni a cifra tonda senza l'intestatario. Tutto è nelle 66 mila pagine depositate l'8 agosto per la chiusura delle indagini.

I FRATELLI DELL'UTRI - Marcello Dell'Utri deve ancora spiegare perché il premier, beneficiario ultimo di molte operazioni della P3, gli abbia fatto a titolo di "prestito infruttifero" tre bonifici (il primo il 22 maggio del 2008, gli altri due tra febbraio e marzo di quest'anno) per un totale di nove milioni e mezzo di euro. Ma non è l'unico nodo che il senatore del Pdl dovrà sciogliere.

Ci sono i due assegni da 50 mila euro pagati il 5 e l'8 gennaio 2010 da Antonella Pau, la compagna del faccendiere sardo Flavio Carboni, anche lei indagata. Per la Procura sarebbero una mazzetta per oliare l'ingresso di due imprenditori di Forlì nell'affare dell'eolico in Sardegna.

E vengono segnalate nove cambiali per un totale di 55.454 euro che il 29 marzo del 2010 Dell'Utri ha ricevuto senza giustificazione apparente dalla cagliaritana Publiepolis Spa, una società che si occupa della raccolta di pubblicità per il network Epolis.

Nelle carte depositate dai pm spunta anche un finanziamento tutto da chiarire per un casinò di Las Vegas da parte di Dell'Utri. Non Marcello, ma Alberto. Il fratello del senatore, che non è indagato nell'inchiesta P3. I tecnici della Banca d'Italia hanno deciso di segnalare ai magistrati un passaggio di 500 mila euro da Alberto a Marcello datato 7 aprile 2006.

Poi hanno indicato "tre operazioni sospette, partite dalla Banca Popolare di Milano che non trovano riscontro nelle causali dei trasferimenti". Sempre a nome Alberto Dell'Utri. Sono due bonifici a vantaggio del Wynn Las Vegas Resort, un hotel extra lusso con casinò, a Las Vegas.

Il primo è datato 17 settembre 2007 per un valore di 246 mila euro. Il secondo, da 232 mila euro, è del 18 novembre. Entrambi sono giustificati con un inverosimile "saldo soggiorno". Il fratello del senatore ha anche aperto un conto sulla Bank of America di Las Vegas, sul quale il primo febbraio del 2008 ha depositato 150 mila euro.

VERDINI E PARISI - Denis Verdini finisce nelle informative della Banca d'Italia per i bonifici da 8,3 milioni di euro arrivati dal re delle cliniche e senatore Antonio Angelucci a estinguere il mutuo per l'acquisto di Villa Gucci a Firenze. Ancora, per la presunta mazzetta da 800 mila euro ricevuta per l'eolico dagli imprenditori forlivesi. Nelle 66 mila carte depositate compaiono, poi, tre segnalazioni dell'Uif riferite ad altrettanti prestiti erogati dal Credito Cooperativo Fiorentino, cioè la banca di cui Verdini è stato presidente: servivano per finanziare preliminari d'acquisto di appartamenti.

"Sono operazioni - scrivono i tecnici della Banca d'Italia - messe in piedi solo per creare le condizioni per erogare da parte della banca finanziamenti a favore di soggetti che poi trasferiscono tutto a società del Gruppo Fusi-Bartolomei".

Ruota attorno a uno di questi contratti preliminari di vendita fasulli la posizione di Massimo Parisi, coordinatore del Pdl in Toscana, indagato nell'inchiesta P3 per finanziamento illecito ai partiti. I sospetti dell'Uif partono da un bonifico da 595 mila euro fatto da Parisi sul conto di Denis Verdini e di sua moglie Maria Simonetta Fossombroni con causale "restituzione anticipazioni".

Dietro a questa somma si ricostruisce una complessa operazione di cessione di un contratto preliminare di vendita, sottoscritto l'8 settembre 2004. Con questo contratto la Società Toscana di Edizioni, editrice del Giornale della Toscana, si impegnava ad acquistare da Denis Verdini e Massimo Parisi il 70 per cento delle quote della Nuova Toscana Editrice, per un importo pari a 2,6 milioni di euro.

"Il contratto però non verrà mai perfezionato. Soltanto nel 2009 risulterebbe ceduto dalla Società Toscana Edizioni al signor Giuseppe Tomassetti, conosciuto come un imprenditore collaboratore di Flavio Carboni, per un importo di appena 300 mila euro, registrando così una perdita di 2,3 milioni di euro". Dove sono finiti quei soldi?

L'AZIENDA P3 - Era una holding industriale criminale, quindi, l'organizzazione messa su da Flavio Carboni. Aveva separato le due branche: affari e industria da una parte, rapporti con le istituzioni e la magistratura dall'altra, affidata questa ai "due pensionati" Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino (illustrati in altre zone del poderoso dossier investigativo).

Sul fronte "ramo industria" il maggiore del nucleo speciale di polizia valutaria, Andrea Salpietro, ha individuato le aree di business del gruppo di potere e segnalato come la banda avesse radicato la sua forza nel business emergente: l'energia eolica. Parchi eolici da creare nella provincia di Carbonia-Iglesias, decine di pale progettate sulle coste. In parallelo il cartello segreto portava avanti una politica di acquisizione di discariche da bonificare, alcune addirittura tra i siti di interesse nazionale (in condizione di grave crisi, quindi). Ecco la Calancoi di Sassari, le Saline di Cagliari e quelle dei Conti-Vecchi.

Il senatore Marcello Dell'Utri e il deputato Denis Verdini, asseriscono gli investigatori, "sono direttamente cointeressati negli affari dell'organizzazione di cui rappresentano il punto di riferimento. Sono altresì attori di interferenze a livello politico per le quali hanno ottenuto dall'organizzazione somme di denaro e contributi illeciti per il partito cui appartengono".

Il "gruppo Carboni" usa la sua forza con protervia intimidatoria: affianca società che già lavorano nel campo delle energie alternative offrendo loro di realizzare l'intero investimento per garantire al suo sodalizio illegale la metà degli utili. Senza il minimo rischio. Inoltre, il "gruppo Carboni" si scopre attivo in operazioni immobiliari a Porto Rotondo e nell'hinterland di Cagliari, nella compravendita (e il riciclaggio) di opere d'arte. In un appunto sequestrato al grande collettore Carboni si legge, "per piazzare lo stock del maestro Alberto Burri bisogna attendere alcuni mesi".

N.B.: Questo articolo di Repubblica sugli "affari" di Verdini & Dell'Utri sono noti da più di quattro anni. L'articolo riprodotto sopra è di Repubblica del 2 settembre 2011. E noi stiamo ancora qui a parlare dei 120 euro di Ignazio Marino???

Tafanus

mercoledì 14 ottobre 2015

Off Topics del 14 Ottobre

20151014

Degli "scontrini" di Renzi sindaco di Firenze vogliamo parlarne?

Il ristoratore fiorentino: “Renzi? Era sempre qui, fatturavo al Comune”

Renzi, il ristoratore fiorentino: “Era sempre qui, fatturavo al Comune”

Politica

Lino Amantini, titolare del ristorante alle spalle di Palazzo Vecchio preferito dal premier quando era sindaco e presidente della provincia: "Non era mai solo e portava la qualunque. Sa quante tavolate, feste, pranzi e cene di lavoro qui dentro? Un’infinità. E poi si mandava la fattura direttamente al municipio. Da quando Matteo è andato a Roma m'è calato parecchio l'incasso"

 

Ricorda con chi Matteo Renzi venne a pranzo il 5 giugno 2007 quando spese 1.050 euro per un unico pasto?
Scherza?

E invece nell’estate del 2013…
Stop: non mi ricordo nulla, per carità. Ci mancherebbe pure questa: mica schedo i clienti, figurarsi.

Lino Amantini è il titolare del ristorante “Da Lino” il rifugio preferito da Matteo Renzi per pranzi e cene negli anni in cui era presidente della Provincia prima e sindaco di Firenze poi. Sono molte le ricevute di questa toscanissima trattoria alle spalle di Palazzo Vecchio finite all’attenzione della Corte dei Conti tra le spese di rappresentanza dell’attuale premier. Nei quattro anni alla guida della Provincia, in soli pasti Renzi raggiunse circa 600.000 euro, mentre dell’epoca da sindaco ancora il dettaglio non esiste perché gli scontrini sono al vaglio dei magistrati contabili salvo poche delibere reperibili da Palazzo Vecchio. Lino capisce immediatamente il motivo di queste domande e le anticipa. “Marino vero?”

Marino, sì
Marino deve aver toccato qualche armadio che non doveva aprire perché non s’è mai visto che un sindaco va a casa per qualche cena, stiamo parlando di 20 mila euro in due anni, giusto? Cioè niente.

Avrebbe mentito su alcuni commensali e il ristoratore, per quanto il sindaco non fosse cliente assiduo, ha una memoria ferrea.
Marino io non lo conosco, ma da quel che ho potuto leggere credo che non abbia il 100 per cento delle colpe, anzi. Lì c’è un mondo dietro, un mondo strano dal quale per fortuna io son lontano. Ma mi deve dire quale sindaco non va a cena fuori con le persone? Amici, familiari, politici, imprenditori. È normale, stupisce piuttosto tutto questo clamore per due cene, siamo seri.

Siamo seri. Lei non ricorda i giorni specifici ma si ricorda di Renzi come suo cliente?
Ma scherza? Matteo era sempre qui, mai solo e portava la qualunque. Amici, familiari. Ricordo benissimo che tre giorni prima di avere l’ultimo figlio venne con l’Agnese qui, aveva il pancione. Non toccatemi l’Agnese, eh, che è proprio bravissima, una persona meravigliosa guardi ed è rimasta quella di sempre, non è cambiata d’una virgola, first lady o no.

Leggenda vuole che in questo ristorante ci sia la “saletta Renzi”.
Leggenda un corno, è questa dove siamo seduti ora. Sa quante tavolate, feste, pranzi e cene di lavoro qui dentro? Un’infinità. E poi si mandava la fattura direttamente in Comune. Infatti da quando Matteo è andato a Roma m’è calato parecchio l’incasso. Gliel’ho mandato a dire da Luca che ogni tanto passa ancora: ‘digli che gli fo causa uno di questi giorni’.

Luca immagino sia Luca Lotti, anche lui suo cliente?
Lui e tutti gli altri. Eran bimbetti, li ho visti crescere. La Boschi, la Bonafè, Lotti, Bonifazi. Ancora? La Manzione. Tutti quanti, pensi che Carrai io lo chiamo ‘fratello’. Marco è un bravo ragazzo, ora viene con la moglie, bella coppia, gente proprio perbene. Con la moglie e la famiglia veniva anche Nardella.

Lui è rimasto
Sì, ora è sindaco lui ma non c’è paragone con i tempi di Matteo. Prima qui era sempre pieno e c’era la coda fuori di gente che voleva mangiar qui solo nella speranza di poter parlare due secondi con Matteo. Ora macché.. Oh per carità: Dario è intelligentissimo, preparato ma Matteo era un’altra storia.

E le fatture le manda ancora direttamente in Comune?
No, no. Ora chi viene paga di tasca sua, poi non lo so se chiedono i rimborsi o come funziona. Certo vengono molto meno, son cambiati i tempi. Nessuna tavolata e zero fatture al Comune. Poi Renzi spesso riusciva a far pagare l’ospite al posto suo, qualcuno da fuori, ma non mi chieda i nomi di politici o altro perché non me li ricordo: né che saldassero loro o lui. Comunque sembra passata una vita.

Ora sta a Roma
Io glielo dissi: non andarci a Palazzo Chigi senza prenderti i voti, lì ci devi andare legittimato dal voto popolare e portare i tuoi parlamentari altrimenti poi non sai chi ti ritrovi.

Verdini è mai venuto qui?
Esatto… infatti deve fare alleanze e gli tocca farle con Verdini. Lasciamo perdere, dire che noi romantici di sinistra siamo delusi è dire poco. Ma vabbè, ‘sto Paese va sistemato e se serve pure Verdini, come dice lui, amen. Vede però la stranezza?

Quale?
Per raddrizzare il Paese ci tocca digerire persino Verdini e quindi significa che deve essere di parecchio storto ‘sto Paese, però il sindaco di una città importante e difficile come Roma viene messo in croce per due cene.

Quindi?
Quindi nulla, a me non torna però se serve. E comunque ‘forza Matteo’, sempre. Il ragazzo ci sa fare, vedrà, è in gamba.

Sa dove cena a Roma?
No, ma sicuro s’è sistemato pure lì. Lasciatelo lavorare.

Lei condivide le riforme che sta facendo?
Mi lasci andare via, ora devo mettermi in cucina.

Ultima cosa: nel menu c’è ancora il piatto Renzi?
Certo, l’aveva inventato lui: salmone e melone.

Davide Vecchi - Il Fatto Quotidiano

...già... Marino ladrone per 120+150 euro. Va benissimo, per carità! anche chi ruba una caramella è un ladro, tecnicamente parlando... e un poveraccio che ruba una mela per fame dal banco di un "fruttarolo" è passibile di una condanna per "furto aggravato" dal fatto che la mela era esposta al pubblico e quindi sostanzilmente incustodita.

Ma cosa volete farci... Io resto dell'avviso che 120 euro per una cena siano meno di 1.050, e 20.000 euro siano meno di 600.000. Sarò mica malato? E ora mi metto comodo, in attesa del ninomastro di turno che mi spieghi che "tutto va bene" per attaccare Renzi. No, egregio. Come dimostrano ad abundantiam i fatti, "tutto va bene" per attaccere chi non si adegua a Renzi (per esempio Marino)

Ma un'altra domanda sorge spontanea...  Renzi che aveva "in comodato gratuito" un bell'attico a due passi da Piazza della Signoria, gentilmente offerto da tale Carrai, che poi (naturalmente, per pura coincidenza) ha avuto un mare di appalti dal Comune di Firenze, non suscita nessuno scandalo nei "ninomastri uniti" di tutta Italia?

P.S.: Qualcuno che è in buoni rapporti coi gestori della "Enoteca Pinchiorri" di Firenze, potrebbe chiedere qual era il vino preferito di Renzi durante e sue cene di "rappresentanza", e quanto costava la bottiglia? Più o meno di 55 euri?

Tafanus

___________________________________________________________

Non siamo gentili... Conosciamo l'Enoteca Pinchiorri (una delle "mense" preferite dal Sindaco Emerito di Firenze), perchè un paio di volte ci è capitato di essere invitati a cena da alcuni "contatti" di lavoro.

Pubblichiamo in calce uno dei "menù fissi" della Mensa Aziendale Pinchiorri. Un menù, come si può osservare, assolutamente accessibile. A mezzogiorno, da Pinchiorri, c'è la fila fin fuori dal locale, di impiegati e segretarie in pausa pranzo che vanno a mangiare il menù fisso da Pinchiorri.

Pinchiorri

Naturlmente il menù è "vino escluso", ma possiamo assicurare, per esperienza diretta, che i prezzi dei vini della pregiata Enoteca Pinchiorri sono assolutamente in linea, in termini di convenienza, con quelli del proletrio "menù a prezzo fisso".

Ecco spiegato come Renzi sia riuscito a star dentro, frequentando questi modesti locali da "pausa pranzo", a "contenere le spese" entro i 600.000 euro. Altro che quello sprecome di Marino, giustamente cacciato a pedate nel culo!

Tafanus

lunedì 12 ottobre 2015

Degli "scontrini" di Renzi sindaco di Firenze vogliamo parlarne?

Il ristoratore fiorentino: “Renzi? Era sempre qui, fatturavo al Comune”

Renzi, il ristoratore fiorentino: “Era sempre qui, fatturavo al Comune”

Politica

Lino Amantini, titolare del ristorante alle spalle di Palazzo Vecchio preferito dal premier quando era sindaco e presidente della provincia: "Non era mai solo e portava la qualunque. Sa quante tavolate, feste, pranzi e cene di lavoro qui dentro? Un’infinità. E poi si mandava la fattura direttamente al municipio. Da quando Matteo è andato a Roma m'è calato parecchio l'incasso"

 

Ricorda con chi Matteo Renzi venne a pranzo il 5 giugno 2007 quando spese 1.050 euro per un unico pasto?
Scherza?

E invece nell’estate del 2013…
Stop: non mi ricordo nulla, per carità. Ci mancherebbe pure questa: mica schedo i clienti, figurarsi.

Lino Amantini è il titolare del ristorante “Da Lino” il rifugio preferito da Matteo Renzi per pranzi e cene negli anni in cui era presidente della Provincia prima e sindaco di Firenze poi. Sono molte le ricevute di questa toscanissima trattoria alle spalle di Palazzo Vecchio finite all’attenzione della Corte dei Conti tra le spese di rappresentanza dell’attuale premier. Nei quattro anni alla guida della Provincia, in soli pasti Renzi raggiunse circa 600.000 euro, mentre dell’epoca da sindaco ancora il dettaglio non esiste perché gli scontrini sono al vaglio dei magistrati contabili salvo poche delibere reperibili da Palazzo Vecchio. Lino capisce immediatamente il motivo di queste domande e le anticipa. “Marino vero?”

Marino, sì
Marino deve aver toccato qualche armadio che non doveva aprire perché non s’è mai visto che un sindaco va a casa per qualche cena, stiamo parlando di 20 mila euro in due anni, giusto? Cioè niente.

Avrebbe mentito su alcuni commensali e il ristoratore, per quanto il sindaco non fosse cliente assiduo, ha una memoria ferrea.
Marino io non lo conosco, ma da quel che ho potuto leggere credo che non abbia il 100 per cento delle colpe, anzi. Lì c’è un mondo dietro, un mondo strano dal quale per fortuna io son lontano. Ma mi deve dire quale sindaco non va a cena fuori con le persone? Amici, familiari, politici, imprenditori. È normale, stupisce piuttosto tutto questo clamore per due cene, siamo seri.

Siamo seri. Lei non ricorda i giorni specifici ma si ricorda di Renzi come suo cliente?
Ma scherza? Matteo era sempre qui, mai solo e portava la qualunque. Amici, familiari. Ricordo benissimo che tre giorni prima di avere l’ultimo figlio venne con l’Agnese qui, aveva il pancione. Non toccatemi l’Agnese, eh, che è proprio bravissima, una persona meravigliosa guardi ed è rimasta quella di sempre, non è cambiata d’una virgola, first lady o no.

Leggenda vuole che in questo ristorante ci sia la “saletta Renzi”.
Leggenda un corno, è questa dove siamo seduti ora. Sa quante tavolate, feste, pranzi e cene di lavoro qui dentro? Un’infinità. E poi si mandava la fattura direttamente in Comune. Infatti da quando Matteo è andato a Roma m’è calato parecchio l’incasso. Gliel’ho mandato a dire da Luca che ogni tanto passa ancora: ‘digli che gli fo causa uno di questi giorni’.

Luca immagino sia Luca Lotti, anche lui suo cliente?
Lui e tutti gli altri. Eran bimbetti, li ho visti crescere. La Boschi, la Bonafè, Lotti, Bonifazi. Ancora? La Manzione. Tutti quanti, pensi che Carrai io lo chiamo ‘fratello’. Marco è un bravo ragazzo, ora viene con la moglie, bella coppia, gente proprio perbene. Con la moglie e la famiglia veniva anche Nardella.

Lui è rimasto
Sì, ora è sindaco lui ma non c’è paragone con i tempi di Matteo. Prima qui era sempre pieno e c’era la coda fuori di gente che voleva mangiar qui solo nella speranza di poter parlare due secondi con Matteo. Ora macché.. Oh per carità: Dario è intelligentissimo, preparato ma Matteo era un’altra storia.

E le fatture le manda ancora direttamente in Comune?
No, no. Ora chi viene paga di tasca sua, poi non lo so se chiedono i rimborsi o come funziona. Certo vengono molto meno, son cambiati i tempi. Nessuna tavolata e zero fatture al Comune. Poi Renzi spesso riusciva a far pagare l’ospite al posto suo, qualcuno da fuori, ma non mi chieda i nomi di politici o altro perché non me li ricordo: né che saldassero loro o lui. Comunque sembra passata una vita.

Ora sta a Roma
Io glielo dissi: non andarci a Palazzo Chigi senza prenderti i voti, lì ci devi andare legittimato dal voto popolare e portare i tuoi parlamentari altrimenti poi non sai chi ti ritrovi.

Verdini è mai venuto qui?
Esatto… infatti deve fare alleanze e gli tocca farle con Verdini. Lasciamo perdere, dire che noi romantici di sinistra siamo delusi è dire poco. Ma vabbè, ‘sto Paese va sistemato e se serve pure Verdini, come dice lui, amen. Vede però la stranezza?

Quale?
Per raddrizzare il Paese ci tocca digerire persino Verdini e quindi significa che deve essere di parecchio storto ‘sto Paese, però il sindaco di una città importante e difficile come Roma viene messo in croce per due cene.

Quindi?
Quindi nulla, a me non torna però se serve. E comunque ‘forza Matteo’, sempre. Il ragazzo ci sa fare, vedrà, è in gamba.

Sa dove cena a Roma?
No, ma sicuro s’è sistemato pure lì. Lasciatelo lavorare.

Lei condivide le riforme che sta facendo?
Mi lasci andare via, ora devo mettermi in cucina.

Ultima cosa: nel menu c’è ancora il piatto Renzi?
Certo, l’aveva inventato lui: salmone e melone.

Davide Vecchi - Il Fatto Quotidiano

...già... Marino ladrone per 120+150 euro. Va benissimo, per carità! anche chi ruba una caramella è un ladro, tecnicamente parlando... e un poveraccio che ruba una mela per fame dal banco di un "fruttarolo" è passibile di una condanna per "furto aggravato" dal fatto che la mela era esposta al pubblico e quindi sostanzilmente incustodita.

Ma cosa volete farci... Io resto dell'avviso che 120 euro per una cena siano meno di 1.050, e 20.000 euro siano meno di 600.000. Sarò mica malato? E ora mi metto comodo, in attesa del ninomastro di turno che mi spieghi che "tutto va bene" per attaccare Renzi. No, egregio. Come dimostrano ad abundantiam i fatti, "tutto va bene" per attaccere chi non si adegua a Renzi (per esempio Marino)

Ma un'altra domanda sorge spontanea...  Renzi che aveva "in comodato gratuito" un bell'attico a due passi da Piazza della Signoria, gentilmente offerto da tale Carrai, che poi (naturalmente, per pura coincidenza) ha avuto un mare di appalti dal Comune di Firenze, non suscita nessuno scandalo nei "ninomastri uniti" di tutta Italia?

P.S.: Qualcuno che è in buoni rapporti coi gestori della "Enoteca Pinchiorri" di Firenze, potrebbe chiedere qual era il vino preferito di Renzi durante e sue cene di "rappresentanza", e quanto costava la bottiglia? Più o meno di 55 euri?

Tafanus

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Non siamo gentili... Conosciamo l'Enoteca Pinchiorri (una delle "mense" preferite dal Sindaco Emerito di Firenze), perchè un paio di volte ci è capitato di essere invitati a cena da alcuni "contatti" di lavoro.

Pubblichiamo in calce uno dei "menù fissi" della Mensa Aziendale Pinchiorri. Un menù, come si può osservare, assolutamente accessibile. A mezzogiorno, da Pinchiorri, c'è la fila fin fuori dal locale, di impiegati e segretarie in pausa pranzo che vanno a mangiare il menù fisso da Pinchiorri.

Pinchiorri

Naturlmente il menù è "vino escluso", ma possiamo assicurare, per esperienza diretta, che i prezzi dei vini della pregiata Enoteca Pinchiorri sono assolutamente in linea, in termini di convenienza, con quelli del proletrio "menù a prezzo fisso".

Ecco spiegato come Renzi sia riuscito a star dentro, frequentando questi modesti locali da "pausa pranzo", a "contenere le spese" entro i 600.000 euro. Altro che quello sprecome di Marino, giustamente cacciato a pedate nel culo!

Tafanus

venerdì 2 ottobre 2015

La vita a targhe alterne di Fabrizio Rondolino, detto Pendolino

Maggiordomo-rondolinoLa ricca biografia dell'ex comunista trinariciuto Fabrizio Rondolino di arricchische ogni mese di nuovi capitoli, ignoti ai più. Mi viene un dubbio: che di Rondolino non freghi niente a nessuno???

Oggi, per esempio, ho scoperto che è stato cacciato da un paio d'anni persino dal "Geniale" di Berlisconi (Paolo), nell'indifferenza dell'ingrato mondo. E sapete chi gli ha dato asilo politico? Ma si!!!! Proprio lui, il renzino, che lo ha ingaggiato per l'appena nata e già morente Unirenzità... Che Rondolino riesca ad affrettarne il suicidio? Intanto l'Unirenzità di oggi dedica ben tre spazi in homepage al Pendolino...

Dal 1986 al 1988 ha fatto parte della Direzione nazionale della FGCI.

Dal 1988 al 1996 ha lavorato come cronista politico al quotidiano l'Unità (quella vera, kominista e trinariciuta).

Dal 1996 al 1999 ha lavorato come responsabile della comunicazione nello staff di Massimo d'Alema, prima alla segreteria nazionale del Pds (in seguito Ds), poi alla presidenza del Consiglio (Insomma, elogiava quotidianamente l'opera del trinariciuto "Lider Maximo").

Dal 1999 al 2010 ha prestato, per ben 11 anni, la sua preziosa opera agli Agnelli de "La Stampa", e ha fatto cose di alto prestigio politico come "prestare la propria opera" a prestigiose testate cpme "Vanity Fair" e "Donna Moderna". Non è chiaro se in questa testata abbia tenuto la rubrica di cucina, o di lavori all'uncinetto.

In between, nel 2000, è stato consulente speciale per la comunicazione della prima edizione italiana del reality show Grande Fratello. WOW

Nel 2004 e 2005 è stato anche coautore, con Simona Ercolani, delle fiction sperimentali "Amori"  e "Walter e Giada",e autore del talk show sulla spiritualità "Il Cielo e la Terra" (sull'argomento non esprimo giudizi, perchè non solo non ho mai visto questa roba, ma non ne ho mai sentito parlare)...

Nel 2009 ha aperto con Claudio Velardi il blog di analisi politica TheFrontPage.it
Beh... non ci crederete... ma questo sito, creato e gestito per anni da due divi della politica e dei talh-show come Clauio Velardi e Fabrizio Rondolino, "tira" molto meno del minuscolo Tafanus (vedi dati Alexa in calce):

Ranking od "TheFront Page"

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Ranking of Tafanus

Alexa-tafanus

Il 15 aprile 2011 inizia la sua collaborazione con Il Geniale di Berlusconi (Paolo). Interessante dare uno sguardo ai titoli di cosa scriveva di Renzi, ancora nell'autunno del 2013, sull'ora adoratissimo Matteo Renzi...

Nel 2012, grazie al suo essere genuinamente di sinistra, viene scelto da Daniela Santanché (detta la Pitonessa) come consigliere per la sua campagna elettorale nelle primarie del centrodestra poi non svoltesi (a Napoli direbbero: ...cchè s'a da fà pé campà...)

...quello che scriveva Pendolino di Renzi...

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L'esperienza col "Geniale" si conclude nell'ottobre 2013, quando passa, previa dichiarazione d'amore e voto di fedeltà al regime, al defunto giornaletto della Margherita "Europa Quotidiano" di Stefano Menichini e Fabrizio Pendolino, meritevolmente fallito nel dicembre 2014.

Ora, dal 18 settembre, accolto dal tripudio delle folle contadine ed operaie, è in forza nell'Unirenzità, giornaletto appena nato e già moribondo, visto che ieri è arrivato già all'operazione di "accattonaggio molesto, invitando i parlamentari del PD fedeli a Renzi ad abbanarsi al caro estinguendo...

Unirenzità

New-deal-pendolino

Nella Homepage odierna dell'Unirenzità a Pendolino erano dedicati ben tre strilli in home page...

P.S.: L'Unirenzità non sottoscrive più i dati dell'ADS (Istituto per l'Accertamento della Diffusione della Stampa). Ho scritto alla segreteria dell'Unirenzità chiedendo i dati aggiornati della diffusione. Non mi risponderanno. A questo punto, sarebbe utile che in un giorno concordato (magari verso fine settimana prossima) facessimo piovere un diluvio di email alla direzione dell'Unirenzità, chiedendo tutti a gran voce i dati aggiornati sulla diffusione del ciclostile di Renzi & Rondolino. Fra un po' dovranno dare uno spazio fisso anche a Verdini...

Tafanus

giovedì 1 ottobre 2015

Perle Musicali - Roberta Gambarini e i miei "chissà perchè"...

...chissà perchè una musicista (cantante sarebbe riduttivo) come Roberta Gambarini debba essere un mito negli Stati Uniti, e la si possa ascoltare quasi solo da quelle parti, in Cina, a Singapore, in Giappone, in Lituania, in Svezia, in Germania... dovunque, tranne che in Italia, dove quasi nessuno l'ha mai sentita nominare...

 N.B.: non perdetevi per nessun motivo l'assolo di Roberta fra il minuto 2 e il minuto 4...

Roberta e Roy Hargrove
Il suo punto di forza  è senz'altro la tenacia  e la determinazione che ha dimostrato nel credere nelle proprie aspirazioni, nell' impegno che ha dedicato alla sua evoluzione di cantante e musicista. "Quando scelgo qualcosa generalmente è per la vita".

Roberta Gambarini nasce a Torino, in una famiglia dove la musica jazz e' molto amata e seguita. Le sue doti vocali emergono fin da giovanissima e già a 17 anni si  esibisce nei jazz club del nord Italia. Nel 1998 vince una borsa di studio di due anni presso il New England Conservatory di Boston e decide di partire per provare questa nuova esperienza. Pochi mesi dopo il suo arrivo negli States, si classifica al terzo posto nel Thelonious Monk International Jazz Vocal Competition.
 
Comincia così l'avventura musicale di questa artista che in poco tempo ha saputo conquistare popolarità e consensi del pubblico e critica e  dei più importanti musicisti del mondo. Il Boston Globe l'ha definita  "vero successore di Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, e Carmen McRae". E' stata nominata due volte ai Grammy Awards, nel 2006 con il suo album di debutto Easy to Love e nel 2009 nella categoria Best jazz vocal album per il suo ultimo cd "So in Love!"

Nel 2010  il referendum indetto dal Jazz Journalists Association (JJA) l'ha eletta   miglior voce femminile.

Roberta ha affinato il suo mestiere e costruito la sua reputazione e le relazioni “lungo la strada” - come tutti i grandi musicisti - in tour ed esibendosi tra gli altri con Ron Carter, Herbie Hancock, Slide Hampton, Roy Hargrove, Jimmy Heath, Hank Jones, Christian McBride, James Moody, Mark O 'Connor e Toots Thielemans.
 

Tafanus: Ricciardi inchioda Meloni in Aula: “Ma cosa festeg...

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