martedì 26 aprile 2016
sabato 16 aprile 2016
L'invito renziano a disertare le urne? una caduta nel vuoto per stile istituzionale. E per la cassazione, un atto criminale
Renzi querelato
Nel 1985 la Corte di Cassazione, terza sezione penale, riaffermò la validità del principio, mentre si dibatteva sul referendum sulla scala mobile. Una notizia riportata da un ritaglio de La Stampa dell'epoca, che da alcuni giorni sta girando sui social network. La decisione della Cassazione arrivò mentre l'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi stava invitato pubblicamente gli elettori a non votare. Pochi giorni Mario Capanna, leader di Democrazia Proletaria, presentò una denuncia contro Craxi, richiamando la sentenza (Fonte: Andrea Palladino - Il Fatto)
“Inutile”. “Costoso”. Addirittura “una bufala”. Il referendum, fin dal 1971, è stato lo spauracchio di chi occupava il governo pro-tempore. Famosa fu la frase del 1991 di Bettino Craxi: “Domenica andate al mare”. Si votava per la preferenza unica, e quell’uscita non portò fortuna al leader socialista, che – nel giro di poco più di un anno – venne travolto dalle inchieste giudiziarie. Ultimo in ordine temporale è il referendum su nucleare e acqua pubblica. Era il 2011 e Silvio Berlusconi invitava apertamente all’astensione. Perse il referendum, sommerso da 29 milioni di voti (27 milioni furono i Sì),che ne anticiparono di pochi mesi la fine politica (...fusse ca fusse @lavortabbona?...)
Invitare a non votare porta decisamente male. Non solo. Le norme sulle elezioni politiche (del 1957) e sul referendum (del 1970) spiegano come indurre all’astensione gli elettori sia vietato dalla legge, almeno per chi ricopre un incarico pubblico. Nel 1985 la Corte di Cassazione, terza sezione penale, riaffermò la validità di quella legge, mentre in Italia si dibatteva sul referendum sulla scala mobile. Una notizia riportata da un ritaglio de La Stampa dell’epoca, che da alcuni giorni sta girando sui social network.
La decisione della Cassazione arrivò mentre l’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi stava invitato pubblicamente gli elettori a non votare, su suggerimento di Marco Pannella. Pochi giorni Mario Capanna, leader di Democrazia Proletaria, presentò una denuncia contro Craxi, richiamando la sentenza della Cassazione. Nel giro di pochi giorni il segretario del Psi cambiò idea, schierandosi per il No (voto che poi prevalse) (...non male, il ricordo di Pannella, padre putativo dei referenda, e della loro bellezza istituzional-democratica, che invitava a boicottare l'istituto col quale ci ha sfrantumato le palle per decenni, fino al mitico "mazzo" di 23 quesiti presentati insieme... NdR)
A due giorni dall’appuntamento sulle trivelle elettorale Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, ripercorre la via di Capanna, presentando un esposto alla Procura di Roma contro Matteo Renzi, ipotizzando la violazione delle norme elettorali. La denuncia richiama le dichiarazioni del premier dello scorso 5 aprile: “Speriamo che questo referendum fallisca”; parole che sono state rafforzate anche nelle scorse ore, quando Renzi ha apertamente definito l’appuntamento elettorale “una bufala”. La questione – dal punto di vista strettamente giuridico – non è semplice, perché la stessa legge spiega che l’invito all’astensione deve avvenire abusando della propria funzione. Ed è questo il punto che ora i magistrati romani, destinatari della denuncia di Ferrero, dovranno valutare. Una seconda denuncia dovrebbe arrivare anche dal Movimento 5 Stelle (allargata a Napolitano), mentre lo stesso governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha commentato: “Non era mai successo nella storia d’Italia che l’arbitro della partita, cioè il presidente del Consiglio, consigliasse di renderla nulla non giocandola, o giocandola in maniera sleale”.
La discussione sull’invito all’astensione e l’obbligo del voto era iniziata già negli anni ’60. Nel 1963 un gruppo di anarchici di Foggia finì sotto processo per “istigazione a disobbedire alle leggi”, per avere propagandato l’astensione dal voto in occasione delle elezioni politiche. Dopo quattro anni di processi vennero condannati in via definitiva a nove mesi di reclusione (...e non avevano "cariche istituzionali - occorre ricordarlo - quindi ciò che sta facendo Renzi, Presidente del Consiglio, appare più criminale dell'episodio che ha condannato alla reclusione il "gruppo di anarchici". ma si sa... "La Legge è Uguale per Tutti". Ma per alcuni è "più uguale". NdR)
La norma che rendeva obbligatorio il voto è stata abrogata nel 1993; prima di allora l’astensione era riportata nei certificati di buona condotta. E’ rimasta intatta, invece, la disposizione di legge che vieta ai pubblici ufficiali di indurre all’astensione gli elettori o di condizionare il voto, richiamata dalla sentenza della Cassazione del 1985 e dalla denuncia presentata dal segretario di Rifondazione comunista. Quello stesso articolo è riportato nelle istruzioni inviate ai componenti dei seggi elettorali per il voto di domenica prossima, compilate solo dieci giorni fa. In questo caso il richiamo al divieto di “induzione all’astensione” è rivolto direttamente agli scrutatori, ai segretari, ai presidenti e ai rappresentanti di partito presenti nei seggi elettorali, che svolgono un ruolo di pubblici ufficiali. Sulla questione si è creata una certa giurisprudenza tra gli anni ’70 e ’80, quando – con diverse sentenze – alcune preture condannarono amministratori pubblici che avevano condizionato il voto. Nell’enciclopedia giuridica, alla voce reati elettorali, l’articolo 98 del testo unico del 1957 viene commentato evidenziandone il senso di difesa del principio della libertà del voto: “E’ evidente che il legislatore ha inteso, con la norma in esame, impedire e punire lo svolgimento di un’attività politica svolta da colui che eserciti una pubblica funzione, o abbia la veste di ministro di culto o sia comunque investito di un potere pubblico, e ciò per evitare l’efficacia suggestiva e l’influenza persuasiva o cogente che possono derivare dall’attività in parola in materia di elezioni”.
Quanto erano persuasive le parole di Renzi quando preannunciava la perdita di migliaia di posti di lavoro in caso di vittoria del Sì al referendum?
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Domenica, prima di recarvi a votare, fareste cosa utile per voi, e per noi, se dedicaste 10 minuti a leggere questo documento del WWF, che riporta e spiega dati sul prezioso bene delle trivelle tratte non da un tweet di Renzi, ma dall'analisi di dati di fonti ufficiali e governative. Si tratta di 5 paginette pdf scritte belle larghe. Così potrete apprendere che circa la metà della piattaforme sono pezzi fatiscenti di ferro arrugginito, inattivi, o fermi fa anni per "manutenzione". Roba che prima o poi si affloscerà in mare, producendo danni ambientali gravissimi. La legge proposta dal governo, e che il referendum chiede di abrogare, propone di vietare questa ulteriore "marchetta" ai petrolieri, i quali vorrebbero lasciare questi ferri vecchi arrugginiti in eterno in mare. Demolire delle piattaforme fatiscenti cosa, quasi quanto costa costruirle. Quindi tanto vale far finta che siano ancora in produzione, o in manutenzione.
Questo il frontespizio del documento in questione:
Se volete "viaggiare informati", trovate al link seguente il documento completo del WWF
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P.S.: Aggiungo in calce la email che ho appena ricevuto dall'amico prete Paolo Farinella sull'argomento:
TRE MOTIVI PER VOTARE SI AL REFERENDUM SULLE TRIVELLE
di Paolo Farinella, prete
Genova 15-04-2016. – Il primo motivo sta nell’invito del presidente del Consiglio, seguito a ruota dal presidente emerito della Repubblica che protegge il primo come una chioccia, perché hanno commesso un reato e continuano a commetterlo perché violano due leggi in vigore. Ecco il testo.
D.P.R. 361 del 30 marzo 1957,“Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per l’elezione della Camera dei deputati” (recepisce il D.P.R. 5 febbraio 1948, n. 26, Titolo VII, art. 98 e altri). Testo attualmente in vigore.
Il pubblico ufficiale, l’incaricato di un pubblico servizio, l’esercente di un servizio di pubblica necessità, il ministro di qualsiasi culto, chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell’esercizio di esse, si adopera a costringere gli elettori a firmare una dichiarazione di presentazione di candidati od a vincolare i suffragi degli elettori a favore od in pregiudizio di determinate liste o di determinati candidati o ad indurli all’astensione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000199.
(nota)199 La misura della multa è stata così elevata dall'art. 3, L. 12 luglio 1961, n. 603, nonché dall’art. 113, primo comma, L. 24 novembre 1981, n. 689. La sanzione è esclusa dalla depenalizzazione in virtù dell'art. 32, secondo comma, della citata L. 24 novembre 1981, n. 689
Il secondo motivo è molto semplice, senza doverci addentrare in questioni tecniche: N. 40 trivelle dentro le 12 miglia sono inattive o perché esaurite o perché non convenienti economicamente. Se passa il NO, le compagnie petrolifere non avranno l’obbligo di smantellarle, ma resteranno come mostri in mezzo al nostro mare senza produrre petrolio o gas, ma inquinando il nostro mare fino alla consunzione totale. Se vince il SI come ci auguriamo, il governo dovrà pretendere che siano smantellate, cessando d’inquinare, non subito, ma dallo scadere della concessione (dal 2018 al 2030 circa).
Il terzo motivo è imperativo: Se Renzi dovesse vincere questo referendum, mette le premesse per vincere le amministrative e in ottobre anche il referendum sulla riforma costituzionale «Renzi/Boschi/ Verdini/Alfano».
Donne e uomini di buon senso, non permettiamo con la nostra rassegnazione di permettere che costoro distruggano quello che è costato sofferenza, dolore, sangue e morte. Il 25 Aprile è l’anniversario della LIBERAZIONE. Con quale coraggio ne faremo memoria se restiamo a casa o ci disinteressiamo di questo referendum che lo stesso governo e l’ex presidente della Repubblica boicottano, commettendo un reato? Significa che hanno paura. Facciamogli venire lo spavento che fa 90 e mandiamoli a casa. Senza indugio, in nome della LEGALITÀ, DELL’ONESTÀ, DELLA NOSTRA DIGNITÀ.
Chi non vota o vota NO, sappia che diventa complice di costoro che si stanno pappando lo Stato, la Carta, il nostro presente e il nostro futuro. Diamo una lezione di educazione civica all’ometto di Rignano, ignorante in fatto di diritto, disastroso in fatto di governo, peggiore di tutti quelli che lo hanno preceduto.
Mi appello alla base sana del PD, non tollerate che Renzi vi spenga l’anima, tornate a casa vostra e VOTATE SI, come avrebbero votato PERTINI, BERLIGUER, DE GASPERI, NENNI. Non volevate morire democristiani, ma state asfissiando dorotei renziani.
DOPO DOMANI DOMENICA 17 APRILE 2016 AL REFERENDUM VOTIAMO SI
Paolo Farinella, prete
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