mercoledì 30 agosto 2017

Renzi & Poletti, accattoni perfetti

Da giorni e giorni la RAI (Renzi Audizioni Italiane) ci sfrantuma gli zebedei con la nuova trovata di marketing dei Due-Due: il "Reddito di Inclusione". Con l'aiuto della nostra calcolatrice da due euri, abbiamo analizzato il c.d. "reddito di inclusione", e ci siamo convinti sempre di più della della genialità del detto andreottiano: "...a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina..."

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Accattonaggio molesto di voti

Ormai non siamo più alla "marchetta semplice", ma all'accattonaggio molesto. Lo avrete sentito non meno di duecento volte solo questa settimana. Il governo diretto dal megafono di Renzi ha partorito l'ultima belinata: il "reddito di inclusione". Quando il renzismo da i numeri, io ho un riflesso condizionato, alla "cane di Pavlov": metto mano alla calcolatrice, e spesso faccio delle piccole scoperte, che confermano la statura di questi politici della mutua.

Il "reddito di inclusione" viene finanziato con uno stanziamento di 1,8 miliardi di euro; durata 18 mesi; famiglie interessate: circa 500.000. Ipotizzando una media di tre membri a famiglia, con questo favoloso stanziamento saranno "inclusi" (?) circa 1,5 milioni di individui.

Quanto pesantemente verranno "inclusi"????

Dunque: 1.800.000.000 euri da dividere per 1.500.000 individui, significa che ognuno di questi vincitori della lotteria riceverà 1.200 euri distribuiti su 18 mesi; cioè 66,67 euri al mese; cioè 2,22 euri al giorno. Insomma, roba da essere "inclusi" anche nel jet-set di Cortina e di Courmayeur.

Abbiamo finito??? No. Perchè questi ggeniali utenti della macchinetta si lasciano scappare un'altra notizia: il "reddito di inclusione" potrà variare, in base alle condizioni specifiche del nucleo familiare, da 190 a 490 euri al mese. Media? 350 euri a famiglia/mese. Fabbisogno complessivo? Facile: 350 euri x 18 mesi x 500.000 famiglie. Fatto il conticino??? Si??? dovreste ritrovare un fabbisogno complessivo di 3,150 miliardi di euri, e non di 1,800. Insomma, la "banda dei due" compra una cosa che costa 100 avendo in tasca solo 57.

Gli aspiranti "includendi" possono già fare domanda per essere ammessi nell'empireo degli inclusi? Non subito. Bisognerà avvicinarsi un po' di più alle elezioni politiche. La domanda potrà essere presentata, forse, solo in dicembre (in modo che la risposta possa arrivare una settimana prima delle elezioni? (...memento "marchetta 80 euri" per le europee...)

La marchetta di inclusione riguarda solo le famiglie che hanno un reddito ISEE (Indicatore della "situazione economica equivalente)  non superiore a 500 euro al mese. Insomma, se nella nostra famigliola-tipo di tre persone entrano già 5,55 euro al giorno a persona, costoro sono considerati come "già inclusi" nel jet-set, e non potranno presentare la domanda.

E... ATTENZIONE! Sono considerati già inclusi i nuclei familiari in possesso di "beni immobili" per un valore superiore a 20.000 euro. Ora, dato che oggi con meno di 2.500 euro al mq non si compra neanche una tenda Moretti, i fortunati che hanno in casa un patrimonio immobiliare di 8 metri quadri (e cioè da 2,67 ma a persona, pari ad uno sgabuzzino per le scope... un quadratino da 167 cm di lato) sono ipso facto esclusi dal "beneficio".

P.S.: Ora, io spero che questi ggeniali economisti siano cacciati a calci in culo dagli italiani alle prossime politiche, affinchè non possano arrecare ulteriori danni al paese. Ma prima che spariscano, vorrei che mi facessero un piacere personale: vorrei che mi mandassero l'indirizzo del sarto di Renzi (che credo sia lo stesso di Epifanio), e del parrucchiere di Poletti (che dev'essere il figliolo del parrucchiere di Caterina Caselli).

Tafanus

 

venerdì 18 agosto 2017

Matteo Renzi, specialista in fallimenti

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Con Matteo Renzi, la comunicazione politica della sinistra italiana ritorna al ciclostile, e ai comizi del capo che gira l'Italia peggio di Bruno Vespa per presentare il suo libro, di cui non frega niente a nessuno.

Mettere in fila i fallimenti del renzismo nel campo della comunicazione della sinistra, è forse più doloroso che inutile.  La storia dei fallimenti a ripetizione dell'Unità, dei suoi cugini e figliastri, è quanto di meno edificante si possa immaginare.

Once upon a time... c'era l'Unità, giornale fondato da Antonio Gramsci nel 1924... Il "Giornale degli Operai e dei  Contadini". Giornale "orgogliosamente di sinistra", e al tempo stesso giornale di cui la sinistra era orgogliosa. Negli anni in cui la Sinistra era un partito di sinistra, l'Unità aveva conosciuto i fasti delle 200.000 copie al giorno di diffusione. Altri tempi. I Direttori, nel tempo, avevano nomi di tutto rispetto. Si chiamavano - solo per citare i più noti - Girolamo Li Causi, Mario Montagnana, Pietro Ingrao, Alfredo Reichlin, Giancarlo Pajetta, Aldo Tortorella, Gerardo Chiaromonte, Renzo Foa, Mino Fuccillo, Furio Colombo, Antonio Padellaro, Concita De Gregorio...

Poi venne l'epoca dei "direttori" di provata fede renziana" e di conclamata incapacità. Erano liberi, assolutamente liberi di scrivere ciò che volevano, purchè elogiassero Renzi. Gli studiosi di comunicazione ricordano ancora la comunicazione della "Ford Mod. T", che ha innescato la motorizzazione di massa negli USA, grazie al costo ridotto in tutti i modi (incluso il colore unico messo in vendita). La pubblicità recitava:

Potete scegliere la vostra Ford T in qualsiasi colore, purché nero

Parafrasando quella campagna, i direttori d'epoca renziana hanno potuto esprimere qualsiasi opinione, purchè filorenziana. Concita De Gregorio è l'ultimo sprazzo di "luce giornalistica" all'Unità. Dopo di lei, il diluvio...

Inizia l'epoca delle "Direzioni a ore". L'incompetenza specifica e la distanza siderale dalla sinistra sono la cifra dei nuovi direttori renziani. Tenere in vita un giornale di sinistra facendolo dirigere da democristiani e voltagabbana di vario genere e di piccolo spessore, è il modo migliore per garantire la morte di un giornale di sinistra, e non solo.

I DIRETTORI A ORE

Quelli elencati in calce sono i "direttori" dell'era renziana. Il più longevo è Erasmo d'Angelis (esperto di tutto, e quindi di niente). Organizzatore (forse in onore al suo cognome) di raduni degli "Angeli del Fango", forse per questo viene nominato (da chi?) nel 2009 AD di Pubbliacqua (Acquedotti e Fognature) a Firenze e Provincia. Dopo i suoi provvidenziali interventi, crolla un lungo pezzo di Lungarno, ad uno sputo dal Ponte Vecchio. Catastrofe sfiorata. Erasmo di acquedotti e fogne non sa nulla, ma che vuol dire? Neanche Renzi sa niente di economia, ma ne straparla da mane a sera, e ancpra npn ha capito che chiedere più deficit è un modo infallibile per aumentare il già abnporme debito pubblico italiano...

Non ne sa niente, ma questo non vuol dire... Perchè, la Pinotti dal casco di kevlar e lacca sa qualcosa di difesa?. Ma elenchiamoli, in ordine decrescente, questi "direttori a ore". Sembra che i meno longevi siano stati pagati coi vouchers, come le baby-sitters...

  • Erasmo D'Angelis              (30/06/2015 - 16/09/2016) -  14,5 mesi
  • Sergio Staino & Andrea Romano (17/09/2016 - 28/03/2017) -   6,5 mesi
  • Marco Bucciantini             ( 7/04/2017 - 22/05/2017) -   1,5 mesi
  • Sergio Staino                 (23/05/2017 -   3/062017) -  10 giorni
  • Sergio Staino                 (29/03/2017 -  6/04/2017) -   7 giorni

Sembra che questi "direttori a giornata" siano stati pagati coi vouchers.

In pochissimo tempo (dal dicembre 2013 ad oggi) Renzi riesce a distruggere due volte l'Unità cartacea; uccide "Europa Quotidiano" sia cartaceo che online; uccide Youdem, cacciando Chiara Geloni, e mettendo al suo posto tale Luigi Sensi; uccide unita.tv che avrebbe dovuto sostituire la TV youdem. Se oggi cliccate sul link a unita.tv, venite reindirizzati alla nuova sconcia creatura che si chiama "democratica", nuovo giornaletto online che il tafanus ha recensito il 5 luglio scorso, a pochi giorni dalla prima "apparizione" (LINK)

Un "coso" illeggibile, non solo perchè è l'ennesimo tazebao al renzismo, ma anche perchè è in pdf di qualità talmente bassa che in grandezza naturale è illeggibile perchè il corpo è troppo piccolo, e zoomandolo diventa ancor più illeggibile perchè di definizione talmente bassa che tutto si sgrana e si impasta. E illeggibile sarebbe comunque, perchè è un "Cantico alla Creatura". A proposito: il Tafanus ha presentato questa cagata nel post di cui ho fornito sopra il link poche righe sopra, e il cui titolo è "democratica". In calce la home-page di questa ennesima cagata online, ed una annotazione: "democrartica" nasce dal dominio "unita.tv", tanto è vero che se cliccate sul vecchio indirizzo unita.tv, venite "redirected" a questo blogghino che il PD chiama pomposamente "giornale online". Democratica è nato ufficialmente il 1° luglio 2017, e ha tante cose da dire che il numero pubblicato in calce è l'ultimo uscito, ed è datato (vedi tondino rosso nel logo) Venerdì 28 Luglio. Insomma, dopo 28 giorni di duro lavoro sono già stanchi, e si prendono delle meritatissime ferie.

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Ma perchè questi geni della lampada non hanno creato un dominio per "democratica"??? Semplice: perchè sono così intelligenti e competenti che non hanno avuto il buon senso di verifivare, prima di dare un nome alla "creatura", se di fosse un dominio libero a radice "democratica". Una verifica che dura 5 minuti. Il dominio  "democratica.it" è già registrato da dieci anni, e lo si sarebbe potuto appurare in un minuto. Ma si può essere puiù idioti di così???...

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L'unirenzità a caccia di nuovi fallimenti

Ma facciamo un passetto indietro, e vediamo, per sommi capi, la storia dei fallimenti multipli dell'Unità. Un giornale che per sopravvivere avrebbe avuto bisogno di una diffusione di almeno 30.000 copie. Quando è morto definitivamente, "voci di corridoio" (l'Unirenzità non si faceva rilevare dall'IAD - Istituto Accertamento Diffusione) sembra che il giornaletto di Renzi "tirasse" (si fa per dire) circa 7.000 copie. Non c'è bisogno di Tom Ponzi, per ricostruirne la storia: basta Wikipedia. Ci limitiamo all'era renziana (dal dicembre 2013 - elezione a segretario del Pd) ai giorni nostri:

La Bancarotta (2014) - Il 17 ottobre 2013 Luca Landò, vicedirettore dal 2001 e responsabile dell'edizione web, subentra a Sardo nella direzione del quotidiano, che rimane nel giornale come editorialista. L'11 giugno 2014 la proprietà annuncia di aver messo in liquidazione la casa editrice del quotidiano, a rischio fallimento, per fine luglio. Dal primo di agosto del 2014, a causa della grave situazione debitoria, cessano le pubblicazioni del quotidiano L'Unità. Il numero di mercoledì 30 luglio 2014 esce in bianco, e si fermano gli aggiornamenti del sito Internet.

Il 1º agosto 2014 Nuova Iniziativa Editoriale s.p.a. in Liquidazione - società proprietaria de L'Unità - ha proposto domanda di concordato preventivo avanti al Tribunale di Roma [...]

La bancarotta del quotidiano l'Unità ha lasciato debiti per 125 milioni di euro con le banche creditrici, di cui 107 già versati dallo Stato in base alla Legge 11 luglio 1998, n. 224, varata dal governo Prodi, che ha introdotto la garanzia statale sull'esposizione dei giornali di partito (Una delle poche cose ignobili fatte da Prodi - NdR) [...]

La seconda rinascita (2015-2016) - Il 30 giugno 2015 l'Unità, completamente rinnovata, riprende le pubblicazioni grazie a un notevole afflusso di capitale pubblico (107 milioni di euro), su carta e online, con la direzione di Erasmo D'Angelis. La proprietà del quotidiano è divisa tra alcuni soci privati ed EYU srl, emanazione della fondazione del Partito Democratico. EYU (Europa-Youdem-Unità), che ne detiene una quota del 19,05% [...] La crisi della testata non si arresta, con perdite annunciate di 250 mila euro al mese con solo 8 mila copie vendute contro le 60 mila stampate. Nell'autunno 2016 Erasmo D'Angelis viene sostituito da Sergio Staino e da Andrea Romano, come co-direttore.

La nuova crisi e la terza chiusura (2017) - La situazione del quotidiano all'inizio 2017 è la seguente: sono 29, compreso il direttore, i giornalisti attualmente impegnati nella redazione del quotidiano (cartaceo). Il Partito Democratico (tramite la società EYU) risulta socio di minoranza al 20% di Unità srl, mentre Pessina Costruzioni risulta socio di maggioranza con l’80% del patrimonio azionario. La crisi economica del quotidiano rispetto a un anno e mezzo dal ritorno in edicola si è molto aggravata: con vendite (secondo un dato comunicato in via ufficiosa durante la conferenza stampa convocata dal CDR) di circa 7.000 copie giornaliere (abbonamenti esclusi), con perdite intorno ai 400 mila euro al mese e con una raccolta pubblicitaria quasi inesistente.

L'11 gennaio 2017, alla vigilia dell'assemblea dei soci (poi rimandata), l'amministratore delegato (Guido Stefanelli) ha comunicato ai giornalisti del quotidiano cartaceo l’Unità che bisogna “Procedere immediatamente con una riduzione del personale senza percorrere la strada degli ammortizzatori sociali" (licenziamenti). Nel comunicato si fa anche riferimento a un aumento di capitale oppure alla necessità di aprire le procedure per il fallimento. I costi della ricapitalizzazione dovrebbero avvicinarsi ai 5 milioni di euro (1 milione a carico del PD e 4 milioni a carico del gruppo Pessina). Nei giorni successivi alla comunicazione dei licenziamenti i giornalisti dell'Unità hanno deciso di entrare in assemblea permanente e di indire scioperi (con il conseguente stop delle pubblicazioni del quotidiano).

Nel febbraio del 2017 l'Unità è stata parzialmente ricapitalizzata. Pessina Costruzioni si è occupata della ricapitalizzazione con un versamento di 1.5 milioni di € (dei 4 necessari). Questo ha comportato un aumento relativo alla sua quota azionaria pari al 10% (dall’80 al 90%), con il conseguente calo della quota appartenente al PD (dal 20 al 10%).

Il 29 marzo 2017 Andrea Romano viene sollevato dalla carica di co-direttore dell'Unità e il 4 aprile Sergio Staino lascia la direzione a favore di Marco Bucciantini per poi tornare il 23 maggio dello stesso anno.

Dal 30 maggio il giornale esce solamente in versione online (PDF) a causa dei pesanti debiti, che si potraggono da alcuni mesi, con lo stampatore Bonifazi. Il 3 giugno si interrompe definitivamente la pubblicazione, con la chiusura della testata per la terza volta; decisione quest'ultima, già annunciata dall'editore nella tarda serata di giovedì 1º giugno e poi fatta sapere al comitato di redazione. Qualche mese più tardi viene chiuso anche il sito unita.tv.

Perchè i palazzinari Pessina buttano tanti soldi nel pozzo senza fondo de l'Unità e cugini??? Lo spiega Report

Il 10 aprile 2017 la trasmissione televisiva Report, attraverso il servizio "L'Unità Immobiliare", ha accusato Massimo Pessina di avere rilevato il quotidiano con la sola finalità di trarne un tornaconto: un rapporto privilegiato con il governo PD e le istituzioni. Una della prove, secondo l'inchiesta, consisterebbe in una serie di appalti dati in modo diretto dal governo al gruppo Pessina Costruzioni, mettendo tale azienda in una posizione privilegiata rispetto alla concorrenza.

...che tristezza... di un patrimonio comunicazionale fatto da un giornale con una storia secolare, dal giornale della Margherita, dalla TV diretta da Chiara Geloni, resta un blogghino, "democratica", per ora uscito solo per 28 giorni, illeggibile, e con un nome che non può dinire in un "dominio" internet, perchè già registrato da altri dieci anni fa... Un blogghino così, magari più leggibile e con un none trasferibile in un dominio omologo, avremmo potuto farglielo anche noi, "aggratis", in 24 ore... Ma tant'è... Loro ci hanno il Filippo Sensi, e la Alessia Rotta (e mai riparata...) Per i cultori delle non-notizie: chi volesse sapere chi è il Filippo Sensi, piezz 'e  core di Matteo Renzi, si diverta a leggere questo articolo di Scanzi, anche se è sul "Fatto Quotidiano...

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Tafanus 

 

martedì 8 agosto 2017

Camere, salta il tetto agli stipendi d’oro: il barbiere torna ai suoi 136.000 euro. I dirigenti guadagneranno più della Merkel

Fine dell'austerity. A dicembre scade la stretta triennale per i dipendenti e in vista non c'è nessuna proroga. Così il centralinista e l'usciere torneranno a prendere 136mila euro l'anno anziché 99mila, l'informatico 152mila anziché 106. Paradossi della politica: a decretare la fine dell'austerità è stato il Pd che l'aveva promossa (di Thomas Mackinson - Il Fatto)

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I dipendenti di Camera e Senato torneranno presto a incassare i loro stipendi d’oro, anche superiori al famoso tetto dei 240.000 euro riservato ai dipendenti pubblici d’Italia messi a dieta dal governo Renzi: dal primo gennaio 2018 avremo ancora barbieri e uscieri da 136.000 euro l’anno, elettricisti da 156.000 euro e consiglieri parlamentari da ben 358.000 euro l’anno, vale a dire stipendiati più di Mattarella o della Merkel.

Il perché è presto detto: i tagli deliberati dalla Camera a settembre 2014 sono andati a sbattere contro la Commissione giurisdizionale per il personale della stessa Camera che – accogliendo i ricorsi di un sindacato e di diversi dipendenti – ha stabilito che se proprio proprio taglio doveva esser fosse solo temporaneo, appunto valido per tre anni. Ecco perché il 31 dicembre 2017, senza una proroga, le riduzioni salteranno e si tornerà ai magnifici stipendi di cui sopra. La notizia è stata anticipata dal Messaggero e rimbomba nei palazzi ormai deserti causa vacanze. Si trova giusto un questore della Camera che allarga le braccia: “Spiace ammetterlo, ma è così”.

La restaurazione, ed è un punto centrale della storia, non avviene per mano di un giudice del lavoro ordinario ma di alcuni deputati. L’autodichia della Camera rimette la competenza sulle cause a organi interni come appunto la Commissione giurisdizionale per il personale, organo che in questa legislazione è formato soltanto da deputati Pd. Nello specifico Francesco Bonifazi, Fulvio Bonaviticola ed Ernesto Carbone, sono rispettivamente presidente, relatore e componente effettivo di quel “tribunalino” interno che nel 2015 ha sposato la causa dei dipendenti della Camera mostrandosi sensibili alle loro doglianze e finendo per andare contro le decisioni della stessa Camera. Il caso vuole che siano tutti del Pd, ma che lo sia anche la norma contestata, voluta dalla vice presidente della Camera Marina Sereni (Pd).

Dem contro dem, e non una ma due volte. Quando il tribunalino speciale ha dato ragione ai dipendenti il collegio dei questori della Camera ha fatto ricorso e ancora una volta i deputati l’hanno rigettato, lasciando dunque che i tagli rimanessero temporanei. “Fu l’unica soluzione”, spiega un membro della commissione “perché la delibera di presidenza stabiliva un adeguamento ai tagli del pubblico impiego dove però gli incarichi dirigenziali sono temporanei, mentre i dipendenti della Camera hanno meccanismi di progressione stipendiale non legati all’incarico e disciplinati dal concorso che hanno fatto per l’immissione in ruolo”. Insomma il taglio sopra i 240mila per il consigliere sarebbe ingiusto perché la sua retribuzione non è legata a quel che fa e al tempo in cui lo fa ma agli automatismi previsti dai contratti di lavoro interni a Montecitorio. Idem per i sottotetti che – a differenza che nella pa – furono imposti al resto del personale non dirigente (falegnami, commessi, assistenti, segretari…) per evitare che arrivassero al livello dei dirigenti decurtati.

“E’ un bel pasticcio”, commenta ora uno dei questori. “Non so come e se si riuscirà a correre ai ripari”. Il punto è che se anche la Camera prorogasse i tagli “se fanno ricorso come è certo gli daranno ancora ragione e toccherebbe dargli indietro tutte le somme e con anche gli interessi”. Ora si tratta di capire se esista una via d’uscita. Di sicuro non c’è molto tempo per trovarla ed evitare così una restaurazione che manderebbe su tutte le furie i dipendenti pubblici e i cittadini rassegnati al risveglio della Casta.

I tempi li detta la formazione del bilancio. Entro il 30 settembre l’amministrazione della Camera deve fornire al Collegio dei questori le previsioni tendenziali di entrata e uscita per ciascuno capitolo ai fini della predisposizioni di quello di previsione per l’anno prossimo. E lì casca l’asino: se alla voce “contributi e compensi” indicherà una cifra tra i 225 e i 210 milioni di euro significa che l’amministrazione ha inteso prorogare il taglio (che nel 2016 e 2017 ha determinato una minore spesa per 15 e 30 milioni rispetto ai 240 del 2015, cioè prima delle riduzioni). Va da sé che se invece saranno 240 o giù di lì allora si sarà tornati da capo, con grande gioia degli interessati. Ma poi attenzione: il Parlamento riaprirà il 12 settembre dopo 40 giorni di ferie e dunque il tempo utile a trovare la via d’uscita si riduce a una ventina di giorni. Sempre che qualcuno davvero la cerchi.

Fonti vicine alla Presidenza fanno notare infatti che la Commissione giurisdizionale per il personale ha decretato che la temporaneità delle riduzioni coincidesse con la scadenza della legislatura. Il che significa che “il nuovo eventuale tetto dovrà essere stabilito dall’Ufficio di Presidenza della prossima: l’attuale è impedito a farlo da questa pronuncia”. Circostanza che rende inesatto dire che “la Camera ripristina gli stipendi”, come si è letto. Perché deciderlo spetterà ai prossimi organismi politici che la guideranno. Con immensa gioia dei 2mila dipendenti.

Abbiamo trasmesso: "Il Meglio del PdR (Partito dei Rottamatori")

 

Tafanus: Ricciardi inchioda Meloni in Aula: “Ma cosa festeg...

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