martedì 14 novembre 2017

La dura condanna dell'ONU sui "respingimenti" nei campi di concentramento in Libia - Fine del "minnitismo"?

Salvarsi l'anima e la faccia - come fa il governo RenziLoni - appaltando il "lavoro sporco" alla Libia? Per me il minnitismo non è mai nato, e predico da mesi che Minniti non ha risolto il problema delle partenze dalla Libia dei migranti, ma ha solo appaltato - fra gli applausi dei padroni e della stampa "embedded" - il lavoro sporco ai criminali libici. L'Italia sapeva benissimo a quale destino andassero incontro i "respinti" grazie all'esecutore Minniti, destinatario di standing ovations da parte del renzusconismo. Ora ognuno faccia i conti con la propria coscienza. Quello che segue è l'articolo odierno di Repubblica sull'argomento, ma potete trovare la notizia su qualsiasi sito di qualsiasi giornale (tranne che sul sito del PD)

Tafanus

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L'Alto commissario per i diritti umani Zeid Raad al-Hussein: "La sofferenza delle persone detenute in Libia è un oltraggio alla coscienza dell'umanità". Portavoce dell'Unione europea: "Chiudere i campi, situazione inaccettabile. Confronto con le autorità locali perché usino centri che rispettino gli standard umanitari"

Un duro attacco alla politica europea e soprattutto italiana sui migranti arriva oggi dall'Onu. L'Alto commissario per i diritti umani, il principe giordano Zeid Raad al-Hussein ha definito "disumana" la collaborazione tra Unione europea e la Libia per la gestione dei flussi migratori dall'Africa. "La politica dell'Unione Europea di assistere la guardia costiera libica nell'intercettare e respingere i migranti nel Mediterraneo è disumana" sono le parole usate dal funzionario dell'Onu. "La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell'umanità", ha continuato il principe in una nota.

MinnitiNon è la prima volta che l'Onu si pronuncia sul modo in cui la Libia tratta le persone che cercano di imbarcarsi verso l'Europa, denunciando soprattutto le situazioni inaccettabili in cui i migranti vengono trattenuti nel Paese nordafricano. "La comunità internazionale non può continuare a chiudere gli occhi sugli orrori inimmaginabili sopportati dai migranti in Libia e pretendere che la situazione possa progredire solo migliorando le condizioni di detenzione", ha detto Zeid definendo la situazione "catastrofica".

Una portavoce della Ue ha risposto all'Alto commissario Onu affermando che anche l'Unione è decisa a "chiudere i campi in Libia" perché "la situazione è inaccettabile" e la Ue "si confronta regolarmente" con le autorità locali perché usino "centri che rispettino gli standard umanitari". L'Ue, ha spiegato la portavoce, lavora in Libia "in piena cooperazione" con l'Onu "esattamente perché la nostra priorità è sempre stata e continuerà ad essere quella di salvare vite, proteggere le persone e combattere i trafficanti". Ed è la Ue, ha sottolineato la portavoce del servizio esterno dell'Unione, a finanziare Oim, Unhcr e Unicef, "che hanno la capacità di lavorare in Libia per provare di affrontare le drammatiche condizioni umanitarie e aiutare a migliorare la protezione, le condizioni di vita e il rispetto dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati in Libia. Tutte queste agenzie - ha aggiunto - sono parti essenziali del sistema Onu e sono responsabili dell'esecuzione delle politiche migratorie dell'Onu". "I campi di detenzione in Libia devono essere chiusi".

La "situazione inaccettabile" è documentata anche in un reportage esclusivo di Cnn, che in un filmato testimonierebbe una tratta di esseri umani in Libia in tutto paragonabile a quella degli schiavi. Nel video, oggetto della gara all'incanto sono due ragazzi, per i quali piovono offerte e rilanci. "800 dinari... 900, 1.100... venduto per 1.200 dinari (pari a 800 dollari)", così viene "aggiudicato" uno dei due giovani presentato come "un ragazzone forte, adatto al lavoro nei campi". Ricevuto il filmato, Cnn è andata a verificare, registrando in un video shock la vendita di una dozzina di persone in pochi minuti. La troupe ha quindi parlato con Victory, un 21enne detenuto al Treeq Migrant Detention Center di Tripoli dove gli immigrati illegali vengono rinchiusi in attesa di espulsione: il ragazzo dice di essere stato venduto all'asta come schiavo "più volte", dopo che i suoi soldi - tutti usati per cercare di arrivare in Europa - erano finiti. "Pagai (ai trafficanti) più di un milione (oltre 2.700 dollari). Mia madre è anche andata in un paio di villaggi a chiedere soldi in prestito per salvarmi la vita".

L'Alto commissario ha inoltre denunciato l'assistenza fornita dall'Ue e dall'Italia alla guardia costiera libica per arrestare i migranti in mare "nonostante le preoccupazioni espresse dai gruppi per i diritti umani" sul loro destino. "Gli interventi crescenti dell'Ue e dei suoi stati membri non sono stati finora indirizzati a ridurre il numero di abusi subiti dai migranti", ha spiegato Zeid. "Il nostro sistema di sorveglianza mostra infatti un rapido deterioramento della loro situazione in Libia", ha insistito, aggiungendo che "osservatori dei diritti umani" si sono recati a Tripoli dall'1 al 6 novembre per visitare i centri di detenzione e intervistare i migranti detenuti. "Gli osservatori sono rimasti sconvolti da ciò che hanno visto: migliaia di uomini, donne e bambini emaciati e traumatizzati, ammassati l'uno sull'altro, bloccati in capannoni (...) E spogliati della loro dignità" [...]

Campo-libico

 

sabato 4 novembre 2017

Perchè Gianfranco Pasquino - dopo Pietro Grasso - lascia il PdR

Dopo Pietro Grasso, arriva la fuga dal PdR di Gianfranco Pasquino, uno dei più moderati e preparati politologi italiani. Avevamo auspicato: "...l'ultimo che esce, spenga la luce...".  Ebbene, Pasquino è uscito, e non ha spento la luce. Che ci siano altri che si stanno affrettando verso la porta d'uscita? Mi viene in mente una scenetta dei Gufi, risalente al paleozoico, durante la quale uno dei personaggi invocava: "Non spingete! Sto fuggendo anch'io!"

Tafanus

Il politologo Gianfranco Pasquino: “Questa legge elettorale fa felici leader di partito e capicorrente. E il voto di fiducia è una grave forzatura”

Pasquino-gianfrancoLa scelta del governo di porre la questione di fiducia sul Rosatellum rappresenta una forzatura istituzionale. In tema di leggi elettorali deve essere il Parlamento ad assumersi la responsabilità di decidere. Ne è convinto Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna, autore apprezzato e già senatore della Sinistra Indipendente e dei Progressisti. In ogni caso il politologo resta fortemente critico sull’impianto della riforma. «Una legge iniqua e scarsamente democratica – spiega – perché toglie il potere agli elettori e lo consegna a dirigenti di partito e capicorrente».

Professore, alla fine il governo ha autorizzato il voto di fiducia sul Rosatellum. Troppo alto il rischio dei franchi tiratori. C’è chi denuncia una forzatura istituzionale, ma se questa fosse l’unica maniera per superare lo stallo parlamentare?
Per me si tratta di una forzatura istituzionale. Evidentemente il governo ritiene che la propria maggioranza non terrebbe davanti a una brutta legge. Ma è preoccupante, perché è il Parlamento che deve decidere sulla riforma elettorale.

Sarà anche discutibile, ma il voto di fiducia resta una legittima scelta del governo. Non crede?
Guardi, ci sono decisioni che restano in una zona grigia. La richiesta è lecita, ma la legge elettorale è forse materia del governo? Questa riforma si trovava nel programma elettorale di qualcuno dei partiti che oggi sono in maggioranza?

In realtà non è la prima volta che un governo chiede la fiducia su una riforma elettorale. In questa legislatura l’esecutivo Renzi aveva fatto lo stesso con l’Italicum.
Anche quella è stata un’imposizione del Partito democratico. E allora si trattava di una legge elettorale talmente brutta che, in seguito, la Corte Costituzionale ne ha distrutto le parti essenziali.

Come esce da questa vicenda il presidente del Consiglio Gentiloni? Il premier aveva escluso un intervento del governo nel percorso della riforma, deve aver ha cambiato opinione.
Gentiloni non ha cambiato idea, gliel’hanno fatta cambiare. La richiesta di fiducia viene dal segretario del Partito democratico. Comprensibilmente, Gentiloni si è adeguato.

Professore, non si arrabbi. Ma proviamo a osservare la vicenda dal punto di vista di chi sostiene il Rosatellum: questa legge elettorale nasce da un ampio compromesso politico.
Sono un uomo sempre pacato, perché mai mi dovrei arrabbiare? È vero, questa legge elettorale è frutto di un compromesso. Ma un pessimo compromesso. Si tagliano fuori gli elettori che non potranno più scegliere i loro parlamentari. È un compromesso fondato su liste di nominati e impossibilità di voto disgiunto, che consegna il potere totale a segretari di partito e capicorrente.

Nella scheda gli elettori potranno esprimere un unico voto.
Quindi non potranno scegliere il candidato che preferiscono nel collegio uninominale e la lista di un altro partito nella parte proporzionale. E parliamo di liste bloccate: i candidati saranno eletti in Parlamento secondo l’ordine deciso dai segretari di partito.

I detrattori del Rosatellum puntano il dito anche contro le pluricandidature, possibili fino a un massimo di cinque.
Le pluricandidature servono ai capipartito per essere certi della rielezione. Fondamentalmente servono ad Alfano, che non sa in quale collegio sarà eletto. E servono ad alcuni dei candidati che Berlusconi vorrà portare in Parlamento.

Qualcuno teme che anche questa legge elettorale sia incostituzionale. Eppure, lo ha segnalato anche lei, la Consulta potrà intervenire solo a legge approvata e, probabilmente, già applicata. Il prossimo Parlamento sarà delegittimato in partenza?
Temo proprio di sì. Il ricorso alla Corte costituzionale non potrà essere presentato fino all’approvazione della legge. Calendario alla mano, si può immaginare che sarà accolto tra gennaio e febbraio. Molto vicino alla data delle elezioni. A quel punto, per evitare la patata bollente, la Consulta potrebbe posticipare ulteriormente la decisione.

Tema governabilità. Secondo alcuni questa legge elettorale ci consegnerà un Parlamento senza una chiara maggioranza. È d’accordo anche lei?
Qui il discorso si fa più complesso. Le leggi elettorali servono a scegliere un Parlamento che rappresenti gli interessi, le aspettative, forse anche gli ideali, degli elettori. Usciamo da questa idea che la legge elettorale deve per forza eleggere un governo. Questo non succede da nessuna parte del mondo. La governabilità dipende da altro, semmai: dalle competenze e dalla capacità del presidente del Consiglio di trovare un’intesa con i suoi alleati. Dire che la legge elettorale serve alla governabilità è una frase senza senso. La lascerei ad altri, magari a Fiano e Rosato.

Vesto i panni dell’avvocato del diavolo. Arrivati a questo punto, davanti al rischio concreto di andare al voto con il Consultellum, la legge elettorale su cui il governo ha posto la fiducia non è comunque il male minore?
Guardi, forse il diavolo avrebbe bisogno di un altro avvocato… La legge elettorale deve scriverla il Parlamento, sono i parlamentari che se ne devono assumere la responsabilità. Ecco perché sono contrario al voto di fiducia, ma sono contrario anche al voto segreto. Avrei voluto una legge elettorale diversa, che si poteva fare. Ma se i capi di partito vogliono nominare i loro parlamentari….

Intanto a Montecitorio è scoppiato il caos. I Cinque Stelle gridano al golpe, denunciano la scelta eversiva del governo e chiamano il popolo in piazza per difendere la democrazia. Forse la temperatura è salita un po’ troppo?
Il clima è surriscaldato, certo. Ma li capisco i Cinque stelle, devono alzare la voce. Molti aspetti di questa riforma elettorale sono contro di loro. Questa legge non è fair, come direbbero gli inglesi. È una legge iniqua. Se fossi un avvocato davanti alla Corte costituzionale direi che le candidature multiple e le liste bloccate rompono il principio di uguaglianza. Non è una riforma immorale, come ha detto qualcuno. Ma riconosce più potere ai dirigenti di partito che agli elettori. È una legge scarsamente democratica perché dà poco potere al popolo.

(Credits: Marco Sarti - linchiesta.it)

 

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