martedì 30 settembre 2025

Matteo Renzi, e i "Cento Passi" verso l'affondamento del buonsenso e del Paese . Quarta puntata

Devo affrettarmi, perchè il giorno delle elezioni si avvicina, e non vorrei far mancare a nessuno (neanche a Maria Teresa Meli) delle ottime ragioni per non votare per il Bischero... Non vale la pena di esaminare tutti i punti. Moltissimi non si possono neanche analizzare perchè non vengono forniti né i dati sui costi, né quelli sulle fonti di finanziamento. Che vuoi discutere??? Allora esaminiamo le più demagogiche ecretine delle idee.

 

I "passi cretini"

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In questa schermata, uno dei passi più demagocici e cretini è quello sulle colonnine per la ricarica delle auto elettriche. Riportiamo un test fatto da  "Altro Consumo" sull'autonomia delle auto elettriche, e sui tempi di ricarica.

Auto elettriche: l'autonomia non è quella dichiarata

Abbiamo testato tre modelli di auto elettriche (Opel Ampera-e, Nissan Leaf e Renault Zoe) e tutti hanno un’autonomia nettamente inferiore a quanto dichiarato dalle case automobilistiche. Colpa dei test di omologazione, poco verosimili.

Abbiamo testato, in collaborazione con il TCS (Automobile Club Svizzero), tre auto elettriche: Nissan Leaf, Opel Ampera-e e Renault Zoe. A differenza di quanto fatto nei test di omologazione, le abbiamo portate su strada, simulando delle condizioni di utilizzo realistiche: quello che abbiamo scoperto è ben diverso da quello dichiarato dalle case automobilistiche.
 

L'autonomia reale è ben diversa 

Tutte le auto hanno mostrato un’autonomia reale molto più bassa del dichiarato. Nelle condizioni del test, Nissan Leaf può percorrere un massimo di 144 km contro i 250 km dichiarati; Opel Ampera-e 304 km invece di 520; Renault Zoe 232 km al posto di 400. Queste auto erano state omologate con il ciclo NEDC, un test su rulli (non su strada) poco realistico, perché accelerazioni e decelerazioni sono troppo modeste e non prevede l’accensione del climatizzatore né la presenza di carico a bordo: insomma un'auto in vetrina, non su strada.

I consumi sono falsati 

Un altro dato falsato è quello sui consumi. Tra i consumi dichiarati e quelli misurati nel nostro test ci sono forti differenze: questi ultimi sono sempre più alti di quanto dichiarato dalla casa automobilistica (problema che riguarda sempre anche le automobili a benzina o diesel).

Tempi di ricarica lunghi

Infine, c'è il problema dei tempi di ricarica: ci vogliono diverse ore se pensiamo di fare il pieno di elettricità a casa (a una potenza di 230 V, utilizzabile con i normali impianti elettrici domestici). Il tempo di ricarica dipende anche dalla capacità della batteria dell’auto (più è grande, più tempo ci vuole per riempirla). Installando nel box sistemi di ricarica a potenza maggiore si può risparmiare tempo, ma è necessario sostenere costi maggiori per l'impianto potenziato. Durante il rifornimento si disperde in media un 5-10% di energia e anche questo incide, seppur indirettamente, sui consumi dell'auto.

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Ma parliamo adesso di cose serie in rapporto al "passo" renzino n° 42:

-a) Lasciamo fuori dal calcolo le auto ibride, utilizzate quasi esclusivamente a benzina, e solo in casi eccezionali e su brevissime distanze in modalità elettrica. Le immatricolazioni di auto elettriche in Italia, dopo clamorosi "incrementi percentuali", sono la follia di... 150 al mese.

-b) Cosa significano 15.000 colonnine di ricarica sul territorio nazionale?. Il conto è presto fatto: la rete stradale italiana è composta da 6.800 chilometri  di autostrade, e da 858.000 chilometri di strade statali. NESSUNO conosce il chilometraggio di strade provinciali e conunali, ma le stime ad cazzum fanno salire il totale delle strade a circa 10.000.000 chilometri.

-c) Mano alla calcolatrice! Renzi promette, per fine legislatura (altrui) l'installazione di 15.000 colonnine, cioè di UNA colonnina ogni 67 chilometri. Come dire: Partite da Milano per andare a Parma, e in tutto il percorco trovate UNA colonnina. Mi direte: ma tanto le macchine elettriche sono poche, quindi quasi sempre si arriva alla colonnina e non cìè da aspettare : si mette la spina, si carica, e si riparte.

-d) E sti cazzi! La ricarica dura ORE, non minuti. L'autonomia è quella che è. Un'auto di prezzo abbordabile ha un'autonomia di circa 200 chilometri. E se dovete andare da Milano a Napoli?. Nessun problema: ogni ora e mezza di viaggio, vi fermate per un paio d'ore per ricaricare, e poi ripartite: freschi, riposati e incazzati. Proviamo a immaginare: partiamo da Milano, e venti chilometri prima di Bologna ci fermiamo. Un paio d'orette se tutto va bene, e poi possiamo fare un bel tratto da Bologna a poco dopo Firenze. Altre due orette di sosta, e siamo pronti a ripartire fino a Orte. Ancora due ore di ricarica, e siamo a metà strada fra Roma e Napoli. Qui ci fermiano solo un'ora, perchè siamo quasi arrivati. Fatto il conticino? 8 ore vi viaggio, più  9 ore di ricariche, seduti comodamente nella nostra bella auto elettrica a bestemmiare. In fondo, però, non è tanto scomodo! Basta partite alle 8 da Milano, e all'una di notte siamo già a Napoli.

-e) Però non inquinano! E sti ricazzi! Perchè, guarda caso, l'elettricità che compriamo nelle mitiche 15.000 colonnine, sono prodotte per due terzi non dal vento, dall'acqua, dal sole o dal mago Zurl', ma da comsudtibili fossili (petrolio e carbone). L'anidride carbonica che non produciamo noi, è prodotta dalle centrali a gasolio o a carbone. Noi spostiamo solo i punti di produzione di CO2 dalle nostre macchinette, a Vado Ligure. O no? Poi dobbiamo aggiungere i costi (e l'inquinamento ambientale) per il trattamento delle batterie morte. In fondo, si tratta solo di trattare robetta come il piombo, il litio, il manganese, il cadmio... e cché ce vò...

Caro Renzino, l'auto elettrica ha un senso solo come auto da città, per i pendolari che fanno massimo - per alcuni modelli - un centinaio di chilometri fra andata e ritorno dal posto di lavoro. Poi mettono la macchina nel box, e durante la notte ricaricano. Oppure per le signore che potranno andare a prendere l'aperitivo in centro anche nei giorni di blocco del traffico. E se così non fosse, resterebbe da spiegare perchè l'auto elettroica-elettrica rappresenti solo un mercato da meno di 2000 auto all'anno vendute, contro un milione e mezzo di auto vere. Comunque suona bene: "abbiamo (?) aumentato le vendite di auto elettriche, in un anno, del 20%! (traduzione: siamo passati da 125 auto al mese a 150. Un successone).

Andate avanti voi, che a me scappa da ridere, e sono morto di stanchezza, a furia di occuparmi delle minchiate di Renzi. Solo, per oggi un ultimo esempio sul valore degli aumenti percentuali delle spese: se Renzi dice: "Raddoppieremo i contributi per le famiglie con un disabile in casa", tutte le marieteresemeli d'Italia fanno clappete clappete. Nessuna di loro si accorgerà che Renzi starebbe parlando di portare i contributi PER OGNI DISABILE da 13 euro all'anno a 26.

Mi raccomando, adesso non correte a comprare per l'invalido di casa una sedia a rotelle elettrica firmata Pinin Farina, con cuscini Gucci e fodere Prada. Contenetevi

Tafanus 

 

D'Alema: «Negoziato surreale, intesa dannosa. Il voto utile alla fine schiaccerà il Pd»

Ebbene si, lo confesso! Non riesco a condividere l'odio diffuso, anche a sinistra, nei confronti di Massimo D'Alema. E non è una non-antipatia di pancia. E' una condivisione di pensiero che ho avuto spesso. L'ho avuta quando - unico esempio in Italia - si è dimesso perchè aveva perduto le elezioni regionali. Dimissioni: lemma pressocchè sconosciuto nel mondo luccicante del renzismo. E l'ho avuta persino (adesso mi farò qualche altro centinaio di nemici), quando "ha fatto la guerra".

Si, lo confesso. Ma a qualcuno di quelli "che la guerra mai" i termini "Serajevo, Mostar, pulizia etnica, fosse comuni, stupri di massa, massacro di Matkale, Karadzic, Mladic, Srebrenica" (potrei continuare per due pagine) dicono o ricordano qualcosa??? Io sulla guerra alla Serbia della UN e della NATO (Italia inclusa) rimprovero due cose: hanno aspettato troppo (più di tre anni) per farla, e l'hanno fatta in maniera troppo morbida. Per la cronaca (e per i teorici del D'Alema Guerrafondaio): la "Guerra di D'Alema" è stata dicìhiarata tardi, e questo ha fatto sì che in un paese di 23 milioni di abitanti il bilancio di chiusura facesse contare più di 210.000 cadaveri, e circa un milione di feriti. In 15 famiglie su cento c'è stato un morto o un ferito., e nessuno è riuscito ancora a tentare un conteggio dei profughi, e delle donne (specie di religione musulmana) stuprate dalle bestie di Karadzic e di Mladic. Il tutto a mezz'ora d'aereo dalle nostre confortevoli case.

Ora questa intervista (arrogante? Si. Arrogante. Arrogante, ma stiamo al merito: D'Alema dice palle o dice verità inconfutabili? Se dice palle, mi si dica QUALI).

Un'ultima cosa, per salvare qualcuno dal dire che "io la penso sempre a rimorchio di D'Alema": due giorni fa ho scritto UN POST (quello precedente a questo) molto critico su Fassino, che una volta stimavo, e che adesso si è lasciato mandare allo sbaraglio a fare il ruffiano (pardon... "il mediatore") di Renzi, lanciandosi a capofitto in una impresa che ha finito col devastare non l'immagine di Renzi (chi potrebbe ancora peggiorarla?), ma la sua. Peccato. Oggi (due giorni dopo) nella sua intervista, con parole leggermente diverse, D'Alema esprime su Fassino esattamente lo stesso parere che avevamo espresso noi due giorni fa. Siamo fantastici, non vi pare??? Riusciamo a fare i lecchini di D'Alema addirittura in anticipo sui fatti.

Tafanus

L'intervista del Corsera a D'Alema

L’ex premier: «Basta appelli all’unità, ma cerchiamo di rispettarci in campagna elettorale». E precisa: «Dopo il voto non ci sarà una maggioranza. Un governo del presidente? La prospettiva è di una forte centralità del Parlamento e noi ci saremo» (di Aldo Cazzullo - corriere.it)


20171124-dalemaD’Alema, è proprio impossibile l’alleanza con il Pd? - «Sarebbe stata necessaria una svolta radicale di grande impatto sull’opinione pubblica. Non modeste misure di aggiustamento, che ci hanno proposto a parole mentre ce le negavano nei fatti in Parlamento. Un negoziato surreale».

Affidato a Fassino, che lei conosce da una vita - «Mi stupisco che una persona seria come Piero si sia prestata a un’operazione priva di senso. Non è con questi pannicelli caldi che si ricostruisce l’unità del centrosinistra. Ci vuole una temperatura, come per saldare metalli spezzati».

Ma così vi presentate divisi contro il centrodestra unito e contro Grillo - «Questa è una sciocchezza fatta scrivere ad arte ai giornali. Non è vero che il centrosinistra perde perché è diviso. Il Pd si è separato da una parte del suo popolo, e non c’è nessuna coalizione che possa porvi rimedio. Il centrosinistra unito ha perso ovunque. Io stesso sono stato a Genova a fare campagna per il candidato del Pd. Mi rispondevano: “È un bravo compagno, ma non possiamo votarlo; perché così voteremmo per Renzi».

Ecco il vero problema: Renzi - «No. Sono le scelte politiche del Pd a guida renziana. Questa storia del rancore personale è un’altra sciocchezza. Io ho lavorato fianco a fianco con persone che mi stavano antipatiche. Non si può dividere la sinistra per questioni personali. Se noi abbiamo deciso di dar vita a una nuova esperienza politica, ci sono ragioni profonde. Abbiamo un’idea del tutto diversa del Paese, del partito, della democrazia».

E se dopo le elezioni Renzi si facesse da parte, il dialogo potrebbe ricominciare? - «Non dipende solo dal leader, per quanto il Pd si stia caratterizzando come partito personale; dipende dalle politiche. Evitiamo che la campagna elettorale sia dominata da una polemica tra di noi. Finiamola con questo tormentone, questo assillo dell’appello unitario; perché così si creano le premesse per le recriminazioni successive. Se noi avremo dei voti, non saranno tolti al Pd, ma recuperati all’astensionismo. Smettiamola con queste sciocchezze che fanno soltanto del male, e cerchiamo di rispettarci. Non siamo dei matti, vogliamo riaprire una prospettiva di governo del Paese, ricostruire un centrosinistra autentico. Se avremo una forza consistente, costringeremo il Pd a dialogare con noi. E daremo maggior forza a quelli che dentro quel partito dicono che bisogna cambiare strada. Ce ne sono tanti».

Non è possibile neppure una desistenza nei collegi uninominali, come tra Ulivo e Rifondazione nel 1996? - «Noi avevamo fatto una proposta di buon senso: introdurre il voto disgiunto. Un conto è votare una persona nei collegi, un altro è votare una lista nel proporzionale. Ci hanno chiuso la porta in faccia. Hanno risposto di no con arroganza e cecità politica, ponendo la fiducia sulla nuova legge elettorale».

Cazzullo-aldo-01Di cui lei è grande estimatore - «È una legge mostruosa, pasticciata, confusa. Il Pd l’ha voluta pensando che il voto utile ci avrebbe schiacciato; poi in Sicilia hanno visto che il voto utile schiaccia loro. Sono rimasti imprigionati nella trappola che avevano preparato per noi. Mi chiedo che gruppo dirigente sia questo: dovrebbero essere gli eredi, oltre che di nobili tradizioni, di una certa professionalità politica. Ma se il bipolarismo diventa tra 5 Stelle e il centrodestra, la cui riunificazione è stata favorita da questa legge scritta dal Pd sotto dettatura di Forza Italia, allora chi non vuole Berlusconi voterà Grillo, e chi non vuole Grillo voterà Berlusconi».

Lei chi sceglierebbe? - «Io voterò per la nostra lista. Non partecipo a questo gioco di società. È inutile fingere che le prossime elezioni siano una sfida finale per il governo: tutti sanno che non ci sarà una maggioranza in grado di governare da sola».

A maggior ragione avrebbe senso riunire il centrosinistra, per dargli maggior forza - «Perché dobbiamo entrare in una dinamica suicida? I nostri elettori reali e potenziali non ci seguirebbero. Non è che, se ci alleiamo con il Pd, quelli che votano per noi votano per il Pd; chi lo pensa vive sulla luna; quelli che votano per noi sono in forte dissenso con il Pd. Quando un partito piccolo si allea con un partito grande, agli occhi degli elettori ne condivide l’ispirazione e ne accetta la leadership. Se una coalizione di questo genere dovesse vincere le elezioni, cosa altamente improbabile, sarebbe naturale che il capo dello Stato desse l’incarico al leader del partito principale. Da cui però ci divide tutto: la politica economica, estera, istituzionale. Anche il populismo».

Renzi è populista? - «A intermittenza, come ha scritto Stefano Folli. Promettere meno tasse per tutti e nel contempo più investimenti: questo è il populismo».

Vede che il problema è lui? -  «Prima della scissione disse che gli dispiaceva, ma sul piano elettorale eravamo irrilevanti. Se siamo irrilevanti, non vedo perché dobbiamo essere tormentati in questo modo, come se dipendesse da noi il futuro dell’umanità».

Con Fassino almeno vi siete parlati? - «I giornali hanno scritto di una telefonata di 47 minuti. È durata 4 minuti e mezzo. Ho detto a Piero la verità: non decido io, parla con Speranza. Capisco che scrivere la verità sarebbe stato deludente. Occorreva evocare la presenza del cattivo».

Lei non sarà cattivo, ma Mdp dà l’idea di un’operazione di ceto politico. - «Fassino e Martina da dove vengono? E Renzi? Questa nostra fase costituente è caratterizzata da un’enorme partecipazione della società civile, del cattolicesimo popolare. Le nostre liste saranno le più aperte. La fondazione Italianieuropei ha collaborato all’organizzazione di due convegni con l’Associazione Elpis e la Romana di Studi e Solidarietà, vicine al mondo dei gesuiti e a quello dell’Opus Dei, per parlare di disuguaglianze e migranti. Questi sono gli interlocutori, questi i temi».

E il leader chi sarà? - «Lo decideremo al momento opportuno».

Lei chi vorrebbe? Grasso? -  «Attendo disciplinatamente. Se il presidente del Senato decidesse di impegnarsi, sarebbe un valore aggiunto straordinario. È una delle personalità più stimate del Paese».

Pisapia-giuliano1E Pisapia cosa farà? - «Non lo so. Mi pare un uomo tormentato, incerto. Nelle dichiarazioni è stato molto più radicale di me, ha chiesto al Pd netta discontinuità di programmi e di leadership. Ora leggo che Campo Progressista sta negoziando con il Pd. Mi aspetto siano coerenti. Discontinuità è una parola forte, non un elenchino di promesse per la prossima legislatura».

Pisapia si batte per l’unità a sinistra - «Capisco il suo afflato, ma questo progetto unitario non ha nessuna consistenza politica né programmatica. Sarebbe stato un segnale esaminare seriamente il provvedimento sull’articolo 18 che avevamo proposto; c’è una certa schizofrenia tra il dire e il fare».

L’abolizione dell’articolo 18 l’avete votata anche voi - «Io non sono in Parlamento. Molti sono usciti proprio per non votarla. Altri l’hanno votata per una logica di disciplina di partito, cui non intendiamo tornare. Quella controriforma ha contribuito a umiliare il mondo del lavoro. Se togli la tutela contro i licenziamenti ingiusti, cambi il rapporto di forza: la conseguenza infatti è il dilagare della precarietà. Il mio amico Padoan dice che la priorità sono i giovani…».

Invece? - «Invece abbiamo il record europeo di disoccupazione giovanile. E il record di stagisti che lavorano 12 ore al giorno e guadagnano 300 euro al mese. Il governo ha fatto affluire un fiume di soldi verso imprese e banche, e ora non trova 300 milioni per i pensionati. Ho provato una stretta al cuore nel vedere Renzi alla corte di Macron, mentre la Francia colonizza il nostro sistema economico, scala Telecom, fa incetta di marchi; e appena noi tentiamo una mossa in casa sua, nazionalizza i cantieri navali. Io sono un federalista europeo convinto, come Ciampi, Prodi e la Bonino. Renzi ha una visione dell’Europa intergovernativa, rivendicativa, da pugni sul tavolo. È all’opposto».

Per il dopo-voto lei ha parlato al «Corriere» di un possibile governo del presidente. Mdp ci sarebbe? - «Quello che stiamo costruendo non sarà più Mdp, sarà qualcosa di significativamente più ampio. La prospettiva per il dopo-voto è di una forte centralità del Parlamento. E noi ci saremo».

Intervista di Aldo Cazzullo

Caso biglietti ultrà: Andrea Agnelli squalificato per un anno

20170925-GAgnelliUn anno di inibizione (la Procura aveva chiesto 30 mesi e due turni a porte chiuse per la società) per il presidente della Juventus. Al club bianconero ammenda di 300 mila euro (di Matteo Pinci - Repubblica.it)

ROMA - Agnelli è colpevole. E dopo 10 giorni di attesa, l'inibizione arriva davvero: un anno di stop e una multa da 20mila euro, questo ha deciso il Tribunale nazionale della Figc, accogliendo l'accusa della procura federale sul bagarinaggio. Non le richieste: il pm della Federcalcio Pecoraro e i suoi uomini avevano infatti chiesto 30 mesi di squalifica per il presidente del club campione d'Italia. La sentenza - leggi squalifica - è effettiva da subito: Agnelli non potrà presentarsi in Lega, scendere negli spogliatoi e rappresentare il club in ambito federale. Ma lo stop, non superando i 12 mesi, se pure fosse confermata nei 3 gradi di giudizio non comporterà l'impossibilità di ricoprire incarichi federali per 10 anni. Colpevoli e sanzionati nello stesso modo anche gli altri deferiti: Francesco Calvo, ex direttore marketing, e Stefano Merulla, responsabile ticketing. Per il security manager Alessandro D'Angelo, invece, 1 anno e 3 mesi di inibizione e 20 mila euro di ammenda.

Nonostante lo "sconto" rispetto alle richieste della Procura, il verdetto è pesante. Per il giudice Cesare Mastrocola e la sua commissione giudicante, "sono emersi elementi di chiara colpevolezza a carico degli odierni deferiti, e, conseguentemente della Società" Juventus. E soprattutto, "La invocata estraneità del Presidente non possa ritenersi tale". Insomma, è colpevole. E il Tribunale riscontra come "l'Agnelli, con il suo comportamento abbia agevolato e, in qualche modo avallato o comunque non impedito le perduranti e non episodiche condotte illecite". Anche se a Agnelli viene scontato forse il più imbarazzante dei capi d'imputazione: quella sulla frequentazione con gli ultrà e con esponenti della criminalità organizzata. "Non é stata fornita prova concreta", la chiosa nella sentenza Figc, che aggiunge come Agnelli fosse "inconsapevole del presunto ruolo malavitoso. Il Tribunale non ritiene quindi sufficientemente provato che una simile frequentazione fosse dotata della contestata "consapevolezza" riferita allo status di quei tifosi".

Ma questo non ha impedito la sanzione, per la violazione dell'articolo 12, che regola i rapporti con gli ultrà, la prevenzione di fatti violenti e il divieto di contribuire al mantenimento dei gruppi organizzati. Per il primo grado di giudizio, il fatto che il club riservasse agli ultrà pacchetti di biglietti consentendone la cessione in numero superiore al consentito con la consapevolezza che diventassero oggetto di bagarinaggio, è "oltremodo preoccupante anche in ragione del fatto che non sono stati fenomeni sporadici e occasionali; in realtà le vicende contestate assurgono a vero e proprio modus operandi di una delle Società più blasonate a livello europeo per un lunghissimo arco di tempo ed hanno trovato la loro conclusione non già a seguito di un volontario cambio di rotta societario, ma esclusivamente per l'avvenuta conoscenza delle attività di indagine della Procura della Repubblica di Torino". Per poi puntare l'accento sulle "tessere abbonamento gratuitamente distribuite al gruppo Viking".

Esclusa invece sia la possibile estorsione da parte dei gruppi nei confronti della società, che "non trova conferma". E la presunta consapevolezza dell'appartenenza di alcuni ultrà a gruppi della criminalità organizzata cade anche per gli altri deferiti: "La notizia ufficiale riferita alla presunta appartenenza dei citati soggetti a cosche illecite - ricorda il giudice - venne resa pubblica in epoca successiva rispetto ai rapporti intercorrenti tra la dirigenza e la tifoseria". Respinte però tutte le tesi difensive del club e dei vari deferiti, "pienamente consapevoli delle "utilitá" finalizzate al mantenimento dei gruppi dei sostenitori ai quali avevano riconosciuto i predetti benefici in dispregio della normativa". Parole che pesano sull'immagine del presidente della Juventus, Agnelli: per questo, lui e il club - che se l'è cavata con una ammenda di 300mila euro, evitando la chiusura dello Stadium per due turni e quella della curva per un'altra gara, chieste invece dalla Procura - è pronto a presentare ricorso in appello. "Sono parzialmente soddisfatto perché siamo riusciti a provare la colpevolezza di tutti, ma i fatti sono talmente gravi che secondo me andavano sanzionati di più: per questo presenteremo ricorso". Il capo della Procura Figc, Giuseppe Pecoraro commenta così la sentenza. "Credo sia utile la valutazione di un'altra corte, tenendo presente che le risorse derivanti dal bagarinaggio sono andate alla criminalità organizzata, e questo è gravissimo".

Anche la Juventus, con un cominicato, ha annunciato che ricorrerà in appello: "Juventus Football Club, preso atto dell'odierna decisione del Tribunale Federale Nazionale, - è detto nella nota - preannuncia ricorso presso la Corte Federale di Appello nella piena convinzione delle proprie buone ragioni, che non hanno ancora trovato adeguato riconoscimento. La società esprime la propria soddisfazione perché la sentenza odierna, pur comminando pesanti inibizioni nei confronti del Presidente e delle altre persone coinvolte, ha 'dopo ampia valutazione del materiale probatorio acquisitò escluso ogni ipotesi di legame con esponenti della criminalità organizzata. Juventus Football Club ha fiducia nella giustizia sportiva e ribadisce di aver sempre agito in un percorso condiviso con le Forze dell'Ordine con l'obiettivo di contribuire alla piena salvaguardia della sicurezza e dell'ordine pubblico".

Matteo Pinci - Repubblica.it

Confesso che nonostante tutta l'antipatia viscerale che nutro per Andrea Agnelli, non sono riuscito a capire quali siano esattamente le accuse che gli vengono rivolte. Concorso in bagarinaggio??? Meaning? Andrea Agnelli, carico di immagine e di relazioni col "mondo che conta", si sarebbe messo a rifornire i bagarini di biglietti a gogò? A che pro? Per dividersi gli eventuali guadagni coi bagarini? Tutto è possibile, ma mi riesce assolutamente difficile pensare ad una cosa simile.

Oppure di aver affidato migliaia di biglietti ad agenzie di ticketing, che poi avrebbero fatto (accade spesso, per i grandi concerti) azioni di prevendita a prezzi esorbitanti? E in tal caso la colpa sarebbe di chi cede biglietti in prevendita alle varie ticket.one o booking.com (come è normalissimo), o ad eventuali profittatori nella "catena lunga" dello smercio dei biglietti?

Premetto che non è nelle mie corde assolvere nessuno "a prescindere", ma neanche condannare, a prescindere. Aspetto di saperne di più, perchè l'accusa mi sembra abbastanza incredibile.

Tafanus

 

L'inchiesta - "Quel cemento è colla" Le grandi opere pilotate con escort e bustarelle

Trenta arresti per il Terzo Valico e la Salerno-Reggio. Arrestato il figlio di Monorchio (ex Ragioniere Generale dello Stato), indagato il figlio di Lunardi (ex Ministro dei Lavori Pubblici di Berlusconi) (di Fabio Tonacci e Giuseppe Scarpa - Repubblica)

20161027-renzi-salini-impregiloRenzi alla Salini-Impregilo - "E' qui la festa"?


ROMA. Nell'amalgama di imprese colluse, di relazioni tecniche taroccate per illudere sul rispetto delle tempistiche, di funzionari corrotti, affonda il segreto del perché, in Italia, le grandi opere pubbliche non finiscono mai. E del perché, quelle volte che arrivano a conclusione, si scoprono giganti con piedi di cemento scadente. «Cemento che sembra colla», come dicono al telefono gli uomini che tale "amalgama" hanno creato attorno a due infrastrutture vitali per il paese - la linea dell'Alta Velocità Milano-Genova, l'autostrada Salerno-Reggio Calabria - e al progetto del "People Mover" (...englishish d'obbligo...), che dovrà collegare l'aeroporto Galilei e la stazione di Pisa.

Due inchieste separate dei pm di Roma e Genova, "Amalgama" e "Arka di Noè", condotte dal Nucleo Investigativo Provinciale del comando di Roma e dal Tributario dalla Finanza, hanno portato all'arresto di 30 persone in tutta Italia, con le accuse di associazione a delinquere, corruzione, turbativa d'asta, tentata estorsione. Quattro di loro figurano in entrambe le indagini: il direttore tecnico Giampiero De Michelis, l'imprenditore Domenico Gallo (che pare avere legami con le 'ndrine di Piatì), Michele Longo e Ettore Pagani.

Non due nomi qualunque, questi ultimi. Oltre ad avere ruoli apicali nella Salini-Impregilo, il colosso delle costruzioni asso pigliatutto dei lavori pubblici in Italia (tra le altre cose, il Ponte di Messina), sono anche direttore e presidente del consorzio Cociv cui le Ferrovie dello Stato hanno affidato la realizzazione del Terzo Valico della Tav, un'arteria strategica tra Genova e Milano (del costo di 6,2 miliardi, fine lavori nel 2021). Nel consorzio, oltre a Impregilo, c'è la Condotte d'Acqua spa. Gli stessi attori del sesto macro-lotto della Salerno-Reggio Calabria, che ha richiesto un investimento per lo Stato di 632 milioni di euro.

Questo è il quadro. Ciò che racchiude la cornice è desolante, ma spiega molte cose. Il personaggio chiave è il "mostro", come è soprannominato De Michelis, il tecnico della Sintel di Giandomenico Monorchio chiamato per fare il direttore dei lavori delle tre opere, assumendo il ruolo di pubblico ufficiale. Il "mostro" conduceva le danze: invece di controllare le imprese subappaltatrici (tra cui anche la Rocksoil dell'indagato Giuseppe Lunardi, figlio dell'ex ministro del Pdl), ometteva. I procuratori aggiunti Michele Prestipino e Paolo Ielo l'accusano di non aver segnalato «le irregolarità nelle forniture di prefabbricati e nell'ingresso nei cantieri di mezzi e materiali non autorizzati», di essersi "dimenticato" di applicare penali per i ritardi, di aver permesso che venissero montati cordoli costruiti con calcestruzzo sbagliato. La sua "cecità" aveva un prezzo: ottenere appalti per aziende (Breakout, Oikodomos, Tecnolab, Mandrocle) riconducibili a lui e a Gallo. Per ottenere la compiacenza e chiudere qualche occhio, giravano anche mazzette e escort.

«Quel cemento sembrava colla, abbiamo rimandato indietro tre betoniere», si lamenta l'impresario Paolo Piazzai, quando si accorge di cosa erano fatte le miscele mandate dalla Breakout. Un suo collega aggiunge: «L'iniziale fornitura era acqua, la seconda non scendeva nemmeno dalla canalina e si intasava pure la pompa». In un altro caso il gruppo cerca di nascondere una gettata di calcestruzzo malfatta, priva delle le previste strutture di contenimento. «La cassaforma non c'era! Perché avete firmato una cosa così», sbraita al telefono un imprenditore con Jennifer De Michelis, la figlia del direttore d lavori. «Valuteremo se ci sono le condizioni per chiedere il commissariamento di alcuni appalti: se necessario, siamo pronti a farlo», spiega il presiden delI'Anac, Raffaele Cantone.

Proprio così. Cantone, un #OrgoglioItaliano portato da Obama come una Madonna Pellegrina in processione, è sempre pronto a commissariare DOPO, quando il danno è stato già fatto. E fa un certo effetto veder entrare in un cellulare quegli stessi managers Impregilo che solo poche settimane fa erano alla festa della Impregilo stessa, con Renzi che - quando si dice il caso - proprio in quell'occasione riesumava la salma del Mitico Ponte... Ma si sa, Renzi è "uomo del fare", che a furia di fare, adesso forse dovrebbe capire che si può (o si deve?) anche imbattersi in uomini del malaffare... Se Renzi togliesse il disturbo, credo che due terzi degli italiana (la c.d. "maggioranza qualificata) stapperebbe quella bottiglia di Dom Pérignon gelosamente conservata per anni...

Tafanus

 

Lo "sgub" di Michele Serra: "La UE mente! In Italia c'è più PIL per tutti!

Michele-serraUn accurato riconteggio del valore degli album di francobolli custoditi nelle case degli italiani ha permesso all'Istat di rivalutare dello 0,01 per cento il Pil nazionale. Un ulteriore 0,01 per cento potrebbe provenire dai corredi di nozze dimenticati nei bauli, spesso ricchi di ricami e merletti, copriletto di ciniglia gialla, federe con le iniziali dei nonni: un inestimabile patrimonio sentimentale al quale - spiega l'Istat - è ora di attribuire anche il dovuto valore economico. Questo permetterà all'Italia, nel corso dei prossimi centotrent'anni, di rientrare lentamente nei parametri previsti dalle autorità economiche europee. Centesimo su centesimo, goccia di sudore dopo goccia di sudore.

Nel frattempo -  Ogni venti minuti la finanza internazionale guadagna settemila fantastiliardi digitando sugli smartphone, spesso con un dito solo, così non devono neanche appoggiare il sigaro. E un quindicenne di Silicon Valley, anche se non abita affatto a Silicon Valley, vendendo una app per la chat senza slip sullo smart, guadagna più di Alessandro Magno con il saccheggio della Persia. Il suo business crea zero posti di lavoro. Anzi no, uno, ma solo in prospettiva: quello del suo psicanalista.

I rimedi - Chiedere l'elemosina alla finanza internazionale: sarebbe questa la via più diretta attraverso la quale i governi europei potrebbero provare a ripianare i loro debiti. In via sperimentale, in tutti i negozi al dettaglio della City di Londra (pub, tabaccherie, fioristi, mercerie, cartolerie) sono stati messi, accanto alla cassa, grossi salvadanai per raccogliere le monete del resto in favore degli Stati europei. Per impietosire i clienti, portano impresse le fotografie dei primi ministri di tutti i paesi membri dell'Unione. Un'altra possibilità è ritoccare il rapporto tra Pil e debito pubblico cancellando la cifra reale e ritoccandola con una grossa matita copiativa: Renzi si sta allenando a Palazzo Chigi ma, per carattere, è troppo frettoloso e i ritocchi a mano sui suoi fogli sono troppo visibili.

La terza via - C'è poi la famosa "terza via", molto praticata dalla sinistra più dinamica: consiste nel fare finta che tutto vada benissimo, fischiettando con aria disinvolta anche quando i cortei di disoccupati danno fuoco al ministero dove ci si è rinserrati. Scendendo di corsa per le scale di sicurezza si scopre che sono invase da profughi che dormono: l'importante è continuare a fischiettare anche mentre li si scavalca.

Gli esperti - Può funzionare un mondo nel quale l'uno per cento della popolazione possiede, solo in accessori per il cane e il gatto, quanto il restante novantanove per cento dell'umanità? Ed è legittimo che il cane e il gatto siano chiamati a fare parte del Consiglio d'Amministrazione della holding di famiglia, indossando un collare regimental? La risposta dei centri studi è stata positiva fino al febbraio del 2015: «Può funzionare con qualche ritocco, un paio di riforme e molto culo». A partire dal febbraio del 2015, in concomitanza con il mancato pagamento delle loro parcelle, la risposta degli centri studi è diventata «No, non può assolutamente funzionare».

I populismi - I leader populisti si rafforzano in tutti i continenti, compresa l'Artide dove l'esquimese Ikuk, addestratore di cani da slitta, si batte contro la casta delle motoslitte, rappresentata dall'unico concessionario presente sul territorio, suo cugino Akik. Di prossima convocazione, in un motel sulla circonvallazione di una città che sarà estratta a sorte tra le più brutte d'Europa, la prima Internazionale populista: decine e decine di delegazioni raccolte dallo slogan "Basta con gli stranieri". Si temono gravi disordini tra i convenuti già durante le presentazioni. La proposta principale di quasi tutti i leader populisti è l'impiccagione dei governanti come indispensabile segno di cambiamento. Ma è molto importante valutare con la massima precisione quanta corda di canapa serve, senza che ne avanzi nemmeno un metro: il rischio è che, se ne avanza, i prossimi a essere impiccati siano i leader populisti nel frattempo saliti al governo.

(di Michele Serra - l'Espresso)

 

I Miracoli del Renzismo non finiscono mai

Porcellino1Oggi ho appreso di un altro miracolo, che mi ha reso felice.

TUTTI abbiamo sentito il Renzino spiegarci che la sua riformona, con la riduzione del numero dei senatori, farà risparmiare 500 milioni all'anno. CINQUECENTO.

Senonchè, mi capita sotto gli occhi un dato bellissimo (dato da prendere con le molle, però, perchè proviene da quel covo di komunisti trinariciuti e di grillacei vaffaankulisti che si annidano, sotto mentite spoglie, nella Ragioneria Generale dello Stato. Il dato è questo: il costo globale dell'attuale Senato (315 senatori, funzionari, barbieri, baristi e quant'altro), è di 58 milioni (CINQUANTOTTO). Ma Renzino (miracolo!) riesce a farci risparmiare 500 milioni su una spesa di 58. Non è bellissimo????

E' come se qualcuno ci dicesse che i nuovi "ripartitori di calore" sui termosifoni, che saranno obbligatori dal 1° gennaio 2017, su 2.000 euro di spese di riscaldamento all'anno, ci faranno risparmiare 17.241 euro all'anno.

Cosa non succede, nel Meraviglioso Mondo dei Fandonisti"!

Tafanus

 

L'Unirenzità, se Dio vuole, corre ormai senza freni verso l'eutanasia

20160908-unirenzita-suicidio

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L'Unirenzità ri-ri-rinasce. Scordatevi dei tempi belli quando si chiamava l'Unità, era un giornale aperto a tutte le anime della sinistra, ed anche al dissenso, tirava 70.000 copie, e i militanti erano orgogliosi di portarlo, bene in vista, nella tasca della giacca.

Non chiedetemi quanto "tiri" adesso l'Unirenzità. Da quando era ri-rinato, circa un anno fa, coi soldi dei fratelli Pessina (ramo "palazzineria" e acque minerali), licenziando 30 giornalisti su 59 della penultima ri-nascita), per pudore l'Unirenzità non aderisce più all'ADS (l'Istituto che verifica e pubblica i dati di diffusione dei giornali). Ma indiscrezioni "affidabili" parlano ormai di tirature da ciclostile, intorno alle 5.000 copie.

Non chiedetemi neppure come possa fare un giornale con un personale di 29 persone a fare un buco, in un anno, di due milioni di euro (4 miliardi di lire). O, se vi torna più facile, un buco di 333 milioni di lire al mese: oltre 11 milioni di lire a persona al mese... Caso mai, chiedete spiegazioni al Grande Manager Erasmo D'Angelis

Ma chi è Erasmo d'Angelis??? Potremmo definirlo, a scelta, un "Uomo Per Tutte Le Stagioni", o anche "Un Uomo per Tutte le Mansioni". Con una costante: lui è anima e corpo per Renzi, e Renzi ricambia. Nei primi anni '70 è stato tra i partecipanti al Movimento di Animazione Cristiana (MAC) di Formia. Laureatosi in Psicologia, ha lavorato come giornalista presso media quali RAI ed Il manifesto. Attivo in Legambiente, ha organizzato la rassegna "Ecolavoro". È stato promotore dei due Raduni internazionali degli Angeli del Fango (1996 e 2006).

Nel dicembre 2009 è stato nominato Presidente di nomina pubblica di Publiacqua, la società pubblico-privata che gestisce il servizio idrico integrato di Firenze, provincia e aree limitrofe. Durante la sua gestione sono ripartiti i lavori per la costruzione del nuovo collettore fognario di Firenze, ma non sono mancate dure polemiche dopo il referendum del 2011 sulla liberalizzazione dei servizi idrici.

Il 30 giugno 2015 è stato nominato direttore della nuova edizione del quotidiano L'Unità. A causa della pesante crisi di vendite, dopo un solo anno viene rimosso - e nuovamente spostato come dirigente a Palazzo Chigi (...insomma... non sarà fra quelli che dovranno far ricorso, dopo il fallimento-tris dell'Unirenzità, né ai pasti caldi della Caritas, né al sussidio per i poveri da 80 euri a persona/mese....)

In occasione delle elezioni regionali in Toscana del 2000 è eletto Consigliere Regionale nel listino bloccato Toscana Democratica; aderisce poi a La Margherita di Rutelli (e di Renzi) ed è riconfermato alle elezioni regionali del 2005 con la lista Uniti nell'Ulivo. È stato Presidente della Commissione Ambiente, Infrastrutture e Trasporti. Ha inoltre guidato la Commissione del Consiglio Regionale della Toscana che si occupa di Alta Velocità ferroviaria. All'interno del Partito Democratico è considerato molto vicino a Matteo Renzi. Matteo Renzi lo vuole a capo della struttura di missione sul dissesto idrogeologico. Ha scritto numerose pubblicazioni su temi come l'ambiente, gli Angeli del Fango, l'acqua e la tutela del territorio.

Come direbbero i "Tre Tre": ...quasi cosa, a esposizione...

Dal 15 settembre il quotidiano sarà firmato dal vignettista e da Andrea Romano. Più pagine e integrazione carta-web. Tra le firme arriva Adriano Sofri. "E' la fase del rilancio". Ma la redazione teme ulteriori tagli all'organico (...ancora??? un altro rilancio???? e a farlo sono chiamati Sergio Staino - quello che ormai disegna vignette che hanno bisogno del foglietto illustrativo - e Andrea Romano, uno che passa più tempo sui divanetti de "La7" che in Parlamento???? Auguri vivissimi... Se l'Unirenzità targata Erasmo D'Angelis non ha conseguito neanche l'obiettivo minimo di far sottoscrivere UN abbonamento ad ognuna delle 7.000 "sedi-fantasma" del PD, quello targato Andrea Romano si avvia - parere nostro - ad una morte ancor più rapida di quello morto in un anno. Ma questa volta, si spera, IL DECESSO POTREBBE ESSERE DEFINITIVO).

Ma ecco come riporta la notizia: Renzubblica

Cambio alla guida dell'Unità. Dopo Erasmo D'Angelis, il direttore ultra renziano che ha guidato la riapertura del giornale nel giugno 2015, arriva una coppia di direttori: Sergio Staino e Andrea Romano, che firmeranno il quotidiano fondato da Antonio Gramsci dal 15 settembre.

Una "strana coppia", quella formata dal vignettista simbolo col suo Bobo della base del Pci-Pds-Ds transitata nel Pd, e l'intellettuale e deputato Pd Romano, già collaboratore di Massimo D'Alema e Luca di Montezemolo e della casa editrice Einaudi, eletto alla Camera nel 2013 con Mario Monti e ora tra i parlamentari più vicini al premier (...Franza o Spagna, purchè se magna... D'Alema, "ma anche" Montezemolo, Rutelli, Mario Monti, Renzi...)

Nelle intenzioni di Renzi e della coppia di direttori, entrambi toscani (...ma va???...) così come toscano di adozione è l'uscente D'Angelis (che torna a occuparsi di dissesto idrogeologico a Palazzo Chigi e collaborerà al piano "Casa Italia"), il cambio non è solo questione di nomi. "Per l'Unità si tratta di una fase 2, di un rilancio", spiegano fonti vicine all'operazione. Il giornale di carta "sarà consolidato e le pagine aumentate, rivoluzionata la redazione web" che finora è stata appaltata alla società Eyu controllata dal Pd. Nelle prossime settimane anche il sito unita.tv sarà diretto da Staino e Romano, nell'ottica di una maggiore integrazione tra carta e web. Resta il legame col Pd renziano, ma "sarà una Unità più larga ed accogliente", con una maggiore attenzione alla cultura e alla società e un taglio "meno politicista" (...oddio, NOOOOOOOO... meno "politicista" di così??? Di cosa si occuperà??? di gossip, Miss Italia, corsa nei sacchi, meteo???).

"Sarà un giornale con l'ambizione di accompagnare la costruzione di un nuovo Pd, a partire dalla cultura politica", il ragionamento. "Più spazio" sarà garantito alle ragioni della minoranza dem, "ma non in termini di manuale Cencelli". "L'obiettivo è ampliare il respiro del racconto sul Pd e sull'Italia". Tra le firme confermato Gianni Cuperlo, mentre altri sono in arrivo, a partire da Adriano Sofri. "Sarà un giornale tenda, in grado di ospitare opinioni diverse" (Opinioni diverse??? Perchè, finora non lo ha fatto??? Ma va???? Cosa vuol essere, una "confessione piena" di cosa sia stato, questo foglietto, negli ultimi 12 mesi???? E davvero si pensa che col "Franza o Spagna" in arrivo andrà meglio???? Ma allora viviamo davvero in un'epoca di "fuori di testa"... NdR)

Staino sarà il direttore, Romano il condirettore con il ruolo di direttore responsabile (...cioè il vero direttore... A Staino basta e avanza il biglietto da visita... NdR) e non percepirà compensi oltre a quello di deputato. Cambio anche alla guida della società Unità srl che edita il giornale, gravata da un rosso di circa 2 mili, già firma di punta del quotidiano, con l'obiettivo di attrarre nuovi azionisti. (Chicco Testa: un altro komunista trinariciuto che aiuterà l'ulteriore spostamento a destra del "Giornale dei Contadini e del Lavoratori. Fondato, of course, da Antonio Gramsci"...)

Tra i dipendenti del giornale, che hanno scioperato il primo luglio denunciando il mancato pagamento dei contributi Inpgi e chiedendo parole certe su un piano di rilancio, c'è grande preoccupazione per le ricadute occupazionali del nuovo progetto. Si annunciano infatti tagli per i 35 tra giornalisti e poligrafici, ancora non quantificati. "Una razionalizzazione della redazione", viene spiegato, che inquieta i giornalisti, che oggi si riuniranno in assemblea per analizzare le novità scaturite dal cda che si è riunito mercoledì a Milano per varare il cambio di direzione. Dal Nazareno negli ultimi mesi sono arrivati segnali rassicuranti sui livelli occupazionali, ed è stata ribadita l'intenzione di rafforzare il giornale. L'Unità, dopo la chiusura del luglio 2000, ha chiuso una seconda volta il 31 luglio del 2014. Nel 2015, alla riapertura, solo 29 dei 59 giornalisti sono stati riassorbiti. Per gli altri, al netto dei pensionamenti, dopo due anni di cassa integrazione è scattato il licenziamento il 31 luglio 2016 (Il Contributo Renziano alla crescita del PIL e dell'occupazione)

 

L'Unità del 25 Aprile 1945

Torino

L'Unirenzità dell'8 Settembre 2016

20160908

...tanto per celebrare la nascista del "pluralismo"...

Ancora su Pinelli

 
UN ASSASSINIO DI STATO RIMASTO IMPUNITO - Interviste a Licia, Claudia e Silvia Pinelli
 
Alberto Roveri, giornalista della rivista Panorama attualmente in pensione, e da sempre amico della famiglia Pinelli, ha prodotto un interessante documentario sui fatti che portarono all’assassinio di Giuseppe Pinelli (Milano, 21 ottobre 1928/15 dicembre 1969), partigiano antifascista

lunedì 29 settembre 2025

@labuonascuola del Renzino... Micacazzi!

Apprendiamo dal sito ufficiale del renzino che dall'anno prossimo (parliamo sempre del futuro, mai del presente), gli insegnanti, con 100.000 nuove assunzioni (di vecchi precari) saranno 1.350.000, ed avranno a disposizione un mare di soldi per la propria crescita professionale... Ecco lo screen-shot della notiziona:

Buonascuola-01

Bando alle ciance! Impugnate la macchinetta calcolatride da due euro del cinese (funziona benissimo!) Se 100.000 insegnanti rappresentano un incremento dell'8%, l'anno venturo il parco-insegnanti de #labuona scuola conterà 1.350.000 addetti.

Se la macchinetta del cinese non imbroglia, questa gente dall'anno prossimo si dividerà (per la formazione che diventerà strutturale e basata su priorità nazionali), la bellezza di 40 milioni di euri.

Fatti i conticini? 40.000.000 / 1.350.000 / 12 = 2,47 euri al mese pro-capite.

Tremate, ignorantoni della mitteleuropa! dall'anno prossimo sarà l'Italia - e solo l'Italia - a fare incetta di Premi Ignobel

Tafanus

 

 

 

L'Unirenzità, e il "lecca-lecca" quotidiano di Sergio Staino al renzismo

20151105

Ormai le quotidiane pugnettine di Sergio Staino a Matteo Renzi stanno diventando un patetico, imbarazzante fenomeno patologico.

E' Chiamparino che si allontana da Renzi? Macché! E' Renzi che è sempre mille miglia davanti a tutti! Nessuno riesce a stargli dietro!

Riesce difficile credere (ma è pura verità storica), che in un'epoca della sua vita costui abbia avuto qualcosa da spartire con "Tango", con Ellekappa, con Michele Serra... Invece credibilissimo (tanto che è storia) che nel 2009, pur iscritto al PD, abbia accettato una candidatura da SEL... Come recita quel famoso detto?

...Franza o Spagna, purchè se magna...

Unirenzità

Nel frattempo, nonostante la mia ben nota capacità di insistere e di non mollare l'osso, sto continuando a chiedere (senza avere risposte) a l'Unirenzità i dati aggiornati sulla diffusione (in alternativa, just in case, mi piacerebbe sapere perchè sono usciti dalle misurazioni ADS. Non sarebbe neanche superfluo conoscere le differenze fra la diffusione de l'Unità pre-fallimento, e quella de l'Unirenzitù finanziata dai costruttori Pessina, note colonne portanti della Sinistra.

Tafanus

 

 

Off Topics del 22 Settembre - Il miracolo di San Matteo Renzi

Resuscitare la Destra e il M5S

Sondaggio-0922

Off Topics del 26 Novembre

20141126

Off Topics del 2 Luglio

L'ottimismo della sragione

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Fare debiti per pagare i debiti: una politica che non funziona… (di Axel)

Angela-merkelNel 2012 i paesi dell’Unione Europea - esclusi Regno Unito e Repubblica Ceca - hanno firmato un patto di bilancio, noto come "fiscal compact", che prevede  il divieto per il deficit strutturale di superare lo 0,5% del Pil nell’arco di un ciclo economico, e un percorso di diminuzione del debito pubblico in rapporto al Pil: che dovrà scendere ogni anno di 1/20 della distanza tra il suo livello effettivo e la soglia del 60%.

Per i meno abili in aritmetica significa che, se il PIL Italiano rimanesse fisso, il deficit complessivo dovrà ridursi del 5% annuale per i prossimi 20 anni: con un debito pari a 2.067.500 milioni di euro significherebbe abbattere il debito di circa 47 miliardi di euro l’anno, opzione sostanzialmente impossibile perlomeno in questa contingenza.

In realtà, se la si analizza matematicamente, questa regola sul debito è meno severa di quanto non appaia in prima istanza e certamente meno difficile da rispettare rispetto a quella relativa all’obbligo di pareggio di bilancio: se in effetti questo nodo venisse rispettato non si genererebbe nuovo debito, mentre ogni incremento di Pil nominale si tradurrebbe in una variazione del rapporto debito/Pil.

Vi risparmio i conti, ma per rispettare la regola della contrazione del debito in ragione di 1/20 ogni anno per 20 anni con un debito al 127% del Pil ed il pareggio di bilancio sarebbe sufficiente che il Pil nominale crescesse del 2,75%; con un debito al 100% del Pil basterebbe una crescita nominale del 2%; con un debito all’80% risulterebbe sufficiente l’1,25%.

In tempi appena normali questi valori di crescita del PIL sono valori medio-bassi, e basterebbe in realtà un po’ di inflazione per fare in modo di garantire questa crescita (si badi bene: più apparente che oggettiva, in quanto non basata su un incremento della produzione ma sul semplice depauperamento del valore del denaro).

Tanto per dare un’idea, nel 2000-2007, anni di crescita reale molto bassa, la crescita nominale del Pil in Italia è stata in media del 3,6% l’anno, per cui in effetti una condizione inflattiva relativamente bassa permette di mantenere i bilanci relativamente sotto controllo: anche per questo motivo tutti i governi temono la fase di deflazione perché in mancanza di perdita di valore del denaro il debito relativo cresce anziché diminuire.

Questo è esattamente ciò che accade quando c’è una fase di recessione: il Pil nominale può anche diminuire (in Italia è accaduto solo nel 2009) o crescere molto poco (dell’1,7% nel 2011 e, secondo le previsioni ufficiali di aprile 2012, dello 0,5% nel 2012 e auspicabilmente tra il 2,4 e il 3,2% nei tre anni successivi, ammesso che le stime dei governi Italiani non vadano considerate alla stregua di carta straccia).

Ovviamente la deflazione va considerata per quello che è, un adeguamento del mercato a condizioni esterne che ne perturbano le dinamiche: prosaicamente si tratta di valutare quale sia il punto di equilibrio fra prezzi ed offerta che permetta a chi vende di mantenere una marginalità sufficiente a rendere appetibile l’attività svolta.

Nell’istante in cui un qualunque attore finanziario (per esempio il pollivendolo sotto casa) si accorge che tenendo i prezzi troppo alti il suo negozio rimane vuoto, dovrà o rendere più appetibili i suoi polli oppure abbassare i prezzi, tenuto conto del fatto che sotto un determinato prezzo non vale la pena di continuare a tenere aperto il negozio a causa della tassazione e delle spese fisse.

Come ogni sistema, anche quelli economici sono generalmente autostabili (per fortuna): un effetto di deflazione permette in realtà ai salari di incrementare il loro potere di acquisto limitando a sua volta il valore della deflazione, e viceversa, mentre per chi governa ed ha tutto l’interesse ad aumentare l’inflazione per diminuire il valore complessivo del debito questa viene percepita come un disastro.

Basta fare un raffronto con gli altri Paesi europei per rendersi conto che il debito pubblico è il fulcro su cui si deve far leva: nel periodo 2007-2013, la Francia ha accumulato 699,8 miliardi di nuovo debito, la Germania 588,1 miliardi e l’Italia 435,4 miliardi. Nel complesso, la Francia è arrivata ad uno stock di debito pari a 1911,4 miliardi, la Germania a 2176,4 miliardi e l’Italia a 2.040,5.

Questi sono i dati che risultano dalle ultime previsioni del World Economic Outlook del Fmi. Il punto decisivo, per comprendere l’importanza dell’abbattimento del debito pubblico italiano, è rappresentato dalla spesa degli interessi sul debito pubblico: sempre nel periodo 2007-2013, la Francia ha pagato 331,8 miliardi di euro, mentre la Germania ha messo mano al portafogli dei propri cittadini per l’importo di 391,3 miliardi, il costo per i contribuenti italiani è stato assai più elevato: 522,6 miliardi di euro.

Visto che il nostro pil nominale nel 2013 è stato di 1557 miliardi ed il debito di circa 2040 miliardi, è come se in sette anni avessimo pagato per interessi  una somma pari ad un terzo del pil e ad un quarto dell’intero debito… Furbo, vero ?

Come detto prima, se la logica di abbattimento del debito è quella basata sulla creazione di un avanzo primario annuale realizzato attraverso l’aumento delle entrate fiscali e la riduzione delle spese pubbliche in un contesto di recessione e di elevati tassi di interesse: dal 2007 al 2013, la Francia ha accumulato un risparmio primario negativo di 338 miliardi euro, mentre la Germania ha realizzato un saldo positivo di 194 miliardi. L’Italia ha registrato un saldo positivo di 161 miliardi di euro.

Ciononostante, il debito italiano è cresciuto in valori assoluti ed in rapporto al pil, che è diminuito. Solo Germania ed Italia, tra l’altro, in tutta Europa, hanno avuto saldi positivi, ma l’Italia è stata penalizzata dall’enorme debito pubblico di partenza: è la zavorra che ci manda a fondo appena un onda increspa il mare dei mercati.

Gran parte dei sacrifici dei contribuenti italiani sono serviti innanzitutto a remunerare il debito pubblico, che alla fine del terzo trimestre del 2013 era detenuto dall’estero solo per 746 miliardi, una somma pari al 36,6% dei titoli in circolazione, e spannometricamente, degli 80 miliardi di euro spesi nel 2013 per interessi sul debito pubblico, circa 29 miliardi sono andati agli investitori esteri mentre 51 miliardi a quelli italiani…

L’incapacità dei precedenti governi (e temo anche dell’attuale) si evidenzia proprio in queste logiche: mancando di qualsiasi vera politiche di sviluppo, è facile capire che qualunque dilettante allo sbaraglio (descrizione perfetta dei politicanti 'de noantri) pensi di portare sviluppo nel paese spendendo del denaro (in genere ad uso e consumo suo, della sua poltrona e della corte dei miracoli che lo attornia) in maniera tale da poter dichiarare di “favorire i consumi” senza rendersi conto di quanto queste logiche poi determinino un appesantimento dei conti pubblici.

Appare chiaro a questo punto che il rispetto  della regola del pareggio di bilancio appare decisamente più critica ma anche più importante del cosiddetto fiscal compact, in quanto un effetto di aumento del PIL (e con una disponibilità economica derivante da una maggiore occupazione nel settore privato il PIL salirebbe infallibilmente) assicurerebbe un automatico decremento percentuale del fatidico rapporto debito/PIL.

In una condizione dove il PIL reale risulta essere sceso del 13% dal 2008 e del 9% dal 2009 (al lordo degli effetti inflattivi, per cui dovremmo aggiungere un 4-6% circa), un ritorno entro quattro anni riportando il livello di marginalità delle aziende al valore pre-2009 potrebbe suonare ragionevole, ovviamente al netto delle attività spostate all’estero, attirate da un livello fiscale e burocratico più vantaggioso.

Nel caso Italiano la regola della riduzione del debito si tradurrebbe (partendo dalle stime ufficiali al 2015 contenute nel "Documento di economia e finanza" di aprile 2012) in una discesa del rapporto debito/Pil a un ritmo decrescente: da una riduzione di 3,3 punti nel 2014 a 2,5 punti nel 2018 a 1,3 punti nel 2030: in altri termini, diversamente da quello che a volte si dice, la regola non richiede una riduzione del debito di 3 punti l’anno (un ventesimo della differenza tra 120 e 60) per vent’anni.

Man a mano che il debito/Pil scende, la differenza tra il suo valore e la soglia del 60% si riduce e, quindi, si riduce anche 1/20 di quella differenza: naturalmente ciò allunga il periodo necessario per avvicinarsi al fatidico 60%. Partendo dal livello attuale, la regola comporterebbe per l’Italia nel 2034 un rapporto ancora all’80%.

Quale saldo di bilancio sarà necessario in futuro per ottenere questi risultati? Naturalmente dipenderà dal tasso di crescita del Pil e dal tasso di interesse sul debito, per questo risulta così importante che i tassi di interesse sui prestiti vengano mantenuti bassi, fattore impossibile in una situazione ove si voglia incrementare il PIL tramite la creazione di debito: in questo caso immediatamente la spinta inflazionistica comporterebbe un rialzo dei tassi di interesse e quindi del costo degli interessi passivi da debito.

L’avanzo primario e il saldo totale (indebitamento netto) necessari per rispettare la regola sul debito, proiettando nel futuro le ipotesi ufficiali per il 2015 sono quelli di una crescita reale del Pil all’1,2%, crescita nominale al 3,2%, costo medio del debito al 5% (quest’ultimo maggiore di 0,8 punti rispetto al livello del 2011).

Sono ipotesi che non appaiono particolarmente ottimistiche in un’ottica di lungo periodo: sotto queste ipotesi, l’avanzo primario dal 5,7% previsto per il 2015 potrebbe scendere al 4,8% l’anno successivo, al 4% nel 2021 e così via. Ciò non richiederebbe il pareggio di bilancio, bensì sarebbe coerente con un disavanzo totale tra lo 0,8 e l’1,4% del Pil lungo il periodo considerato.

Il quadro ovviamente cambia se si adottano ipotesi più o meno favorevoli rispetto a quelle ufficiali: ipotesi più pessimistiche, con tassi di crescita nominali intorno al 2%, comporterebbero la necessità di avanzi primari più elevati e quindi richiederebbero, in questo caso sì, un pareggio e anzi un avanzo complessivo ben oltre il 2020.

Con ipotesi più favorevoli, quale sarebbe una crescita nominale del Pil in linea con quella registrata in media nel periodo 2000-2007 (un periodo certo non particolarmente felice per la nostra economia), il disavanzo complessivo potrebbe mantenersi su livelli vicini al 2% lungo tutto il periodo.

Insomma ipotesi anche di poco più ottimistiche sulla crescita del Pil e sul mantenimento dell’attuale livello dei tassi di interesse renderebbero il mantenimento del pareggio di bilancio una regola tutto sommato meno gravosa e renderebbero possibile finanziare le spese di investimento mantenendo gli obiettivi di riduzione del debito.

Ve lo vedete il buon Renzie fare questi ragionamenti? No, vero? E in effetti dichiarazioni del tipo “il ministro delle finanze deve essere un politico, non un tecnico” dichiarano già un indirizzo chiaro…”

(di Axel)

Tafanus...renzie fare questi "raggionamendi"??? Renzi chi? quello che prima che noi approfondissimo la questione, scriveva sul suo curriculum dettato a Wikipedia di aver "fondato" a 19 anni un'azienda che con tre milioni di fatturato aveva tre sedi, quindici dipendenti e circa 2000 collaboratori esterni? Oppure quello che ancora l'altro giorno confondeva 10 miliardi con 10 punti di IRAP? O magari ti riferisci a quello che ha scritto un "libro dei sogni" che prevede risorse per 130 miliardi all'anno? O Forse a "trecartaro" che pensava di coprire il libro dei sogni coi fondi strutturali europei non spesi? No, no... forse ti riferivi a quello che pensava di farsi dare altri fondi strutturali non già per affrontare spese strutturali, ma per dare la marchetta di 78 euri all'anno a chi guadagna meno dei 15.000 euro all'anno...? Vedi, Axel, per essere certo che renzie possa capire questi discorsi, avresti dovuto fare uno di quei libretti divulgativi a fumetti, che usavano nelle vecchie classi differenziali.

Mi viene in mente anche Gianni Clerici (unico giornalista di tennis italiano conosciuto in tutto il mondo). Quando parlava delle tenniste russe capaci solo di "scoppiare la palla" a randellate, che ogni tanto tentavano qualche "finezza" come un drop-shot, o un lob, mandando la palla in tribuna, Gianni Clerici - che allora commentada con Rino Tommasi le partite su Sky, usava dire: "La pastora siberiana, chiamata a giocare di fino, dimostrò tutta l'umiltà delle sue origini". Ecco, renzie, chiamato a muoversi nei meandri della politica, sta dimostrando tutta la sua nullità. In poche settimane, colui che "abbiamo fatto in otto giorni ciò che gli altri non hanno fatto in otto anni", non ha ancora messo la sua firma non dico du qualcosa di pubblicato in G.G., ma neanche sul "Giobatta", né sulla "legge elettorale", e sta rapidamente affondando nelle sabbie mobili che pensava presuntuosamente di poter dominare. Oggi sta completando l'opera di uccidere il PD, senza che la resurrezione di Berlusconi possa portargli alcun beneficio. Pensava di ammazzare la Camusso lisciando il pendo a Landini, e oggi è stato scaricato dall'una e dall'altro. Ieri si è capito perfettamente a quale banda appartenessero i 101 che hanno affossato Prodi. Oggi Rosy Bindi gli ha dato il benservito. Domani al Senato, dove i numeri sono molto stretti, rischia grosso. Anzi, no. Perchè arriverà - in una squallida politica del "do ut des" - il "soccorso nero" di Forca Italia. Complimenti a renzie, e ai renzini da riporto (che da qualche giorno, pur non essendo "bannati" su questo blog, ci stanno assordando col loro rumoroso silenzio.

Tafanus

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domenica 28 settembre 2025

...da qualche tempo, empiricamente, ho appreso una cosa molto importante: quando qualcosa che non posso controllare mi genera ansia, l'ansiolitico migliore non è da ricercare in qualche filmetto allegro, o in qualche musichetta travolgente, ma esattamente in antidoti opposti...

Prendete questo bellissimo "standard" di Thelonius Monk... Fino a ieri, la più bella interpretazione che ne conoscessi era quella di Carmen MacRae. Poi di recente ho scoperto Roberta Gambarini, famosa dappertutto, tranne che in Italia. Un mito negli USA, nell'Europa centrale, in Asia, persino nei paesi baltici... Dappertutto tranne che in Italia. Quella di Roberta Gambarini è una interpretazione superba.

Questo pezzo è il tema dell'omonimo film (bellissimo) di Tavernier, al quale ha dato anche il titolo. Tutto, in questo standard, contribuirebbe a farne un film ansiogeno. Ebbene... non ci crederete, ma su di me produce l'effetto opposto: mi distende, mi toglie ansia, calma la mia impazienza... Provare per credere. Anche le parole, in questa bellissima canzone, non sono propriamente un inno all'ottimismo. Eppure... funziona...

Tafanus

It begins to tell 'round midnight,
midnight I do pretty well, till after sundown
Suppertime I'm feelin' sad
But it really gets bad 'round midnight
 
Memories always start 'round midnight
Haven't got the heart to stand those memories
When my heart is still with you
And old midnight knows it too
 
When a quarrel we had needs mending
Does it mean that our love is ending
Darlin', I need you, lately I find
You're out of my heart and I'm out of my mind
 
Let our hearts take wings 'round midnight, midnight
Let the angels sing for your returning
Till our love is safe and sound
And old midnight comes around
 
 
Feelin' sad really gets bad '
Round, 'round, 'round midnight

Off Topics del 10 Settembre

20150910

Anche il Compagno Sergio Staino "tiene famiglia"

Della vecchia compagine di giornalisti dell'Unità (quando non era ancora diventato il tazebao di Renzi), solo Sergio Staino è "rientrato", ma è rientrato con delle vignette che da quando è tornata in edicola quella "cosa" abusivamente chiamata l'Unità, hanno bisogno del foglietto illustrativo che ne spieghi il significato.

Capita a quasi tutti gli ex-migliori. Prima di Staino, era successo a Vincino, Una volta era "Cuore" e le sue vignette si capivano senza leggere il manuale d'istruzioni. Poi, da quando è passato al berlusconiano "Il Foglietto", la complessità della convivenza fra la sua vecchia storia di sinistra e le esigenze dei nuovi padroni, ha reso le vignette di Vincino stantie, come certe barzellette che te le devono spiegare, e ti devono fare un segno per farti capire dove si ride.

Ieri, prima che Staino aprisse una sterile ed incomprensibile polemica nei confronti di Cuperlo, avevo preparato questa "composizione", destinata agli "off-topics" di domani. Le circostanze mi spingono ad utilizzarla "hic et nunc":

20150809-3

"Mi consenta", Staino... come direbbe uno dei suoi nuovi "referenti"... Prendersela coi dissidenti di sinistra (e cioè con ciò che resta della sinistra) dalle pagine del giornaletto di Renzi, è già una cosa squallida. Prendersela con Cuperlo, che fra i "vietcong" che osteggiano il Senato dei Nominati, è una delle persone più civili, educate, moderate, e farlo con un livore degno di miglior causa, mi dice che la sua "vincinizzazione" è un processo ormai compiuto.

Dall'attuale "Unirenzità" è sparita la sinistra, anche in tracce. Via Maria Novella Oppo e il suo "Fronte del Video", via vignettisti seri e coerenti come Maramotti, via editorialisti colti come Furio Colombo, ormai dovremmo accontentarci di Sergio Staino 2.0, e del Direttore D'Angelis (quello che ha dedicato una marchetta di oltre 5 pagine word a Maria Elena Tacco12 Boschi, ed alla sua trionfale giornata ad una c.d. "Festa dell'Unità": l'unità del renzismo.

Si rilassi, Staino. Noi che siamo rimasti di sinistra (e senza per questo essere definibili vietcong, palude, gufi ed altre carinerie del genere) se proprio saremo costretti a scegliere fra lei, Renzi, Verdini, Berlusconi, Alfano, e i "vecchi" d'Alema, Bersani, e i giovani servi come Fassina e Cuperlo, non avremo la minima esitazione. Non saliremo MAI su quel "treno per lecco", con terza fermata ad Arcore. Noi prenderemo il treno che viaggia in direzione opposta, in allontanamento da Arcore, chiunque sia a condurlo.

Questo resoconto della sua polemichetta  unilaterale contro Cuperlo mette i brividi, perchè fa capire, meglio di un trattato di psichiatria, come il mammifero Homo Sapiens (?) possa essere pronto a tutte le nefandezze pur di difendere il suo territorio. Vecchio o nuovo che sia.

Mi stia bene. Tafanus

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Sergio Staino: "Non sono renziano, Gianni al guinzaglio di D'Alema"

Il vignettista: "La minoranza rischia di fare la fine di Ingroia. Non si rendono conto che Matteo è il frutto dei loro errori" (di Giuseppe Alberto Falci - Repubblica)

Sergio Staino: "Non sono renziano, Gianni al guinzaglio di D'Alema"

Sergio Staino, a destra: "Non mi sono venduto a Renzi e non sono un renziano".

Sergio Staino, perché questa lettera al suo "ex" amico Gianni?
"Nasce da una delusione profonda che ho avuto da lui e dalla sinistra dem. Io sono sempre amico di Gianni. Mi sono speso per lui in occasione dell'ultimo congresso del Pd. Ho sperato che attorno a lui si coagulasse un partito nuovo e di sinistra. Era la nostra unica speranza".

E adesso?
"Da come si comporta tutto lascia presagire che sia sempre al guinzaglio di Massimo D'Alema".

Ancora D'Alema?
"D'Alema e Bersani si sentono spodestati ingiustamente. Continuano a sentirsi due persone estromesse non dal gruppo dirigente ma da un marziano che si chiama Matteo Renzi".

Lo stesso premier che aveva proposto Gianni Cuperlo direttore de L'Unità.
"Ecco, Renzi mi mandò un sms che recitava così: "Voglio un direttore che non si schiacci sul governo". E Gianni cosa fa? Si consulta con D'Alema e Bersani, i quali gli sconsigliano di accettare. Un gesto di apertura quello di Renzi".

Staino, allora è vero: è diventato renziano?
"Renzi è il risultato della loro politica. Insomma, se il segretario è un danno, è stato provocato da questo gruppo dirigente".

A questo punto come dovrebbe comportarsi la minoranza del Pd?
"Sono due le strade: o diventano compagni del partito a tutti gli effetti, come fanno Matteo Orfini, Maurizio Martina e Andrea Orlando. O faranno la fine di Pippo Civati. Si pesino, però. Perché non contano nulla in Italia. Così otterranno percentuali pari a quelle di Antonio Ingroia e di Paolo Ferrero".

TafanusSIAMO TUTTI CUPERLO - Caro Staino, se è ridotto ormai a misurare il valore delle idee dal "peso" elettorale, fra un po' sarà costretto a traslocare nel M5S o nella Lega... Nella seconda metà del secolo scorso avrebbe dovuto ritagliarsi un posticino nella Balena Bianca anzichè fra gli Azionisti, e nel "ventennio" avrebbe fatto #lasceltagiusta a schierarsi con eia eia alalà anzichè con Matteotti. I numeri sono numeri, si sa. Misurano il valore delle idee. Vuole mettere quei quattro gatti di dissidenti PD col glamour dell'appartenenza alla parrocchia delle Boschi, delle Paita, delle Madia, delle LadyLike e delle Alessie Rotte?

0105-0715-1730

 

 

Off Topics del 1° Luglio

20150630

Fine del conflitto d'interessi

20131022

I "falchi" del PdL: rapaci senza artigli. Senza i soldi di Berlusconi, non vanno da nessuna parte

Lo abbiamo scritto da tempo: i c.d. "falchi" del PdL, senza i soldini del Berluskaiser, non vanno da nessuna parte. Non hanno i soldi neanche per affittarsi una sede di quattro locali più cesso, o di pubblicare un giornaletto in ciclostile. Figuriamoci se hanno i soldi per fare una campagna, o per comprarsi qualche parlamentare... Ora questa mia tesi, che sembrava bislacca, è certificata da una persona al di sopra di ogni sospetto: il responsabile elettorale del PdL. Tafanus

Abrignani: "88 milioni di debiti, senza Silvio falliamo"

Su Forza Italia l'allarme del responsabile elettorale del Pdl: un motivo in più per continuare a credere in Berlusconi (Fonte: Repubblica.it)

Abrignani: "88 milioni di debiti, senza Silvio falliamo"

Ignazio Abrignani

Forza Italia deve ancora prendere il largo, ma in stiva c'è già un carico di debiti da 88,2 milioni di euro. Lo dicono i libri contabili di fine 2012, lo documentava ieri un'inchiesta di Libero. Il "senatore Silvio Berlusconi" ha rilasciato fideiussioni a copertura di spese e debiti della vecchia creatura per 102 milioni di euro.

Insomma, tutta la baracca, tanto per cambiare, si regge sul suo portafogli. Conclusione: se il Cavaliere decidesse di ritirarsi dalla scena (e ritirare le garanzie), l'esposizione ricadrebbe per intero sulle spalle di Alfano o Fitto o coloro che ne raccoglierebbero l'eredità politica. "Un motivo in più, non certo il primo e l'unico, per continuare a credere nella leadership di Silvio Berlusconi" spiega con schiettezza Ignazio Abrignani. Deputato, responsabile elettorale del Pdl, adesso è organico ai "lealisti" che si contrappongono ad Alfano e ai governativi giurando fedeltà al capo.

Dunque si scopre che ad essere bad company, almeno sul piano finanziario, è Forza Italia e non il Pdl?
"Dove sta il mistero? I libri contabili dei partiti sono pubblici. Un disavanzo c'è, è vero".

Anche consistente, si parla di 90 milioni.
"Sì, più o meno quella cifra lì".

Chi paga?
"È tutto coperto dalle fideiussioni del presidente Berlusconi. Ma va detto che il partito sta lavorando a un meccanismo che porti all'autonomia finanziaria, predisponendo forme di autogestione territoriale, con fund raising, affidato ai coordinatori locali e a tutti i parlamentari".

D'accordo, in futuro. E adesso che il finanziamento pubblico sarà cancellato?
"Dovremo trovare altre forme di sostegno. Tutti i partiti, non solo noi. Evitando possibilmente di demonizzare chi dona soldi ai partiti, da considerare non furfanti in cerca di tornaconto, ma salvatori della democrazia. Come avviene nel mondo anglosassone, per esempio. Dove tutto è retto dalla finanza privata".

Altro che affrancarvi. Dipendete e dipenderete sempre da lui. Dove andreste senza le "garanzie" del leader?
"Noi non vogliamo prescindere da Berlusconi e non per i soldi, ma per il consenso che lui e solo lui può garantirci".

Consenso, cioè voti, che poi portano altro rimborso elettorale.
"Ecco, appunto, una cosa tira anche l'altra".

Insomma, passare dal Pdl a Forza Italia potrebbe non essere così conveniente. Sarà per questo che l'operazione tarda a partire?
"Sicuramente oggi il Pdl gode di rimborsi elettorali, Forza Italia no. Ma sappiamo che in questa fase la volontà di Berlusconi sarà determinante. Per cui, se lui vorrà ritornare a Forza Italia si troveranno i modi e i mezzi perché quel partito abbia un futuro e una solidità".

Che mezzi? I debiti non si cancellano.
"Per esempio, sappiamo che il Pdl dovrà ricevere circa 50 milioni di euro di rimborso elettorale. Ecco, i debiti di Forza Italia sono il doppio, ma intanto sarebbero dimezzati col passaggio. Poi, se il presidente ha deciso così, si farà

Tafanus: Ricciardi inchioda Meloni in Aula: “Ma cosa festeg...

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