venerdì 7 novembre 2025

I fantastici (o fantasiosi?) records della "pesciarola" Meloni

Non passa giorno che su Tele Meloni non ci sia un défilé della Meloni con un minimo di sei "mises" diverse. E dati i suoi gusti estetici, sembra di assistere al giorno dei saldi alla Conad. Naturalmente Tele Meloni ad ogni apparizione della pesciarola non dimentica mai di esporre il cartello 

"PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI"

Saggia decisione. Se non ce lo ricordasse ogni giorno, faremmo fatica a non inquadrarla, piuttosto, come "Presidente del Coniglio", data la sua propensione ad eseguire ogni giorno gli ordini del suo pigmalione Donald Tromb (incluso quello di "baciare" le sue parti basse?). Non è una affermazione; è una domanda. 

Non passa giorno senza che la Meloni non ci ricordi del suo "milione di posti di lavoro". Un vero miracolo economico, dal momento che da ben 31 mesi, senza un solo mese di pausa,  scende inesorabile il valore della produzione industriale. Un vero "miracolo economico". Mentre la Meloni vanta ogni giorno la "durata record" della sua presidenza, i giornali economici seri (a partire dal Wall Street Journal), documentano la tragedia di una nazione che è ormai quasi la "maglia nera" di un'Europa che non brilla certamente per crescita... Anzi.

Una totale sprovveduta in economia. Forse l'unica persona al mondo (fra le titolari almeno di un diploma) che straparlano di spread e dimostrano ogni giorno di non aver capito cosa sia lo spread. Già... la pesciarola è (recidiva)  l'autrice di una dichiarazione esilarante. Quando la Germania è entrata in crisi economica (che è tutta da ridere, rispetto alla crisi italiana), ha iniziato a spiegarci ogni giorno (quindi non era distratta, ma convinta), che il calo dello spread fosse la prova che le istituzioni internazionali ormai si fidassero più dell'economia italiana che di quella tedesca (e io sono stato in dubbio se risolvere ridendo o piangendo).

Verde, signora economista.. Le spiego, come si farebbe con un bambino di terza media inferiore, cosa sia lo spread: dicesi SPREAD la DIFFERENZA fra i tassi d'interesse italiani per i titoli di stato a 10 anni, e i tassi tedeschi, espressa in centesimi di punto. Spieghiamoci con un esempio: se lo spread è parti a 200, significa che prestare i soldi allo stato per dieci anni, i mercati prestano soldi alla Germania - poniamo - accontrntandosi di un rendimento dell'1%. All'Italia chiedono il triplo: il 3%. Chiedono cioè un tasso più alto di due punti, cioè di duecento centesimi di punto, cioè di 200 c.d. "punti-base".

Vede, lo spread è una cosina che - contrariamente alle sue dichiarazioni (che possono essere dovute o ad ignoranza, o a disonestà) indicano che finchè il numeretto sarà positivo (come ora, prossimo a 100) vorrà dire che per ora gli investitori chiedono all'Italia un interesse pari - a spanne - al doppio di ciò che chiedono alla Germania. Con buona pace per la cazzata sparata di recente, che gli investitori sarebbero ora più tranquilli comprando titoli dell'italietta meloniana, madrina dell'evasione fiscale, e delle tasse assimilate al "pizzo".

E veniamo ora al "record di durata" della sua legislatura. Vede, signoramia, potrà vantarsi solo quando e se batterà "i nemici" per SOMMA delle legislature. Per farla contenta, le elenco chi ha avuto tempi di legislatura complessivi superiori, a volte in misura imbarazzante, ai suoi circa 1100 giorni:

Mussolini--7532
Depretis----3197
Berlusconi-3088
Andreotti---2678 
Giolitti------2669
De Gasperi-2591
Moro--------2279
Crispi--------2098
Fanfani------1888
Prodi---------1608
Minghetti----1543
Di Rudini----1403
Lanza---------1304
Zanardelli----1165
Meloni--------1108

 

La "BELLISSIMA" di Donald Tromb

 

 

sabato 1 novembre 2025

"Ce ne freghiamo della galera camicia nera trionferà!" (...ma per adesso trionfano solo solo stupidità e atti criminali...)

Quei «bravi ragazzi» di Parma

Manifestazione di Gioventù nazionale
(Credit: IlManifesto.it)

«Ce ne freghiamo della galera camicia nera trionferà! E se non trionfa sarà un macello con il manganello e le bombe a man! Duce! Duce! Duce!». 

A cantare, si capisce dalle voci, è un gruppo di ragazzi giovani e giovanissimi. Il cellulare che riprende si trova a qualche decina di metri dalla sede di Fratelli d’Italia di Borgo del Parmigianino, a Parma, ma le voci che provengono dall’interno rimbombano tutto intorno. Dalla finestra si vede sventolare una bandiera tricolore, sulla porta, ben visibile, un manifesto elettorale con la foto della premier e la scritta «Meloni».

OGNI VOLTA CHE SI APRE uno spiraglio sulla vita interna di Gioventù Nazionale, l’organizzazione erede di Azione Giovani, il copione è sempre lo stesso: saluti romani, slogan fascisti, teorie e parole d’ordine appartenenti a un immaginario nostalgico più che a una destra conservatrice e democratica come si vuole presentare Fratelli d’Italia. Dopo l’inchiesta di fanpage.it, che mostrava il doppio volto della gioventù meloniana, tutto lo stato maggiore del partito si è dato da fare per riabilitare l’immagine dell’organizzazione giovanile, dalla premier in giù. Ma ogni volta un nuovo caso riapre la questione della formazione politica, dei simboli e delle mitologie in cui crescono i ragazzi e le ragazze di FdI.

Subito dopo la diffusione del filmato sono iniziate le prese di posizioni politiche. «È molto grave, aspettiamo di sentire una presa di distanza dalla presidente del Consiglio Meloni, o forse tacerà anche questa volta?», ha commentato la segretaria del Partito democratico Elly Schlein. Da Avs è Angelo Bonelli a incalzare, ricordando come Meloni da una parte definisce l’opposizione «peggio di Hamas», mentre se in una «sede del suo partito si cantano cori fascisti, si inneggia al Duce» allora «improvvisamente tace».

DA VIA DELLA SCROFA subito hanno messo le mani avanti. Il primo a parlare è il responsabile nazionale dell’organizzazione Giovanni Donzelli. «Da noi, chi sbaglia paga. A sinistra non so. Gioventù nazionale aveva provveduto a commissariare la federazione di Parma autonomamente e ben prima che il video venisse pubblicato e circolasse sui media. Da noi non c’è spazio per la nostalgia dei totalitarismi», ha spiegato Donzelli, ributtando la palla nel campo della sinistra, accusata di coprire i violenti e i nostalgici della stagione della lotta armata. Sarà, ma intanto il responsabile cittadino di Gioventù nazionale, Jacopo Tagliati, fino a ieri mattina continuava a postare sulla propria pagina social e nulla trapelava sulla sua rimozione dall’incarico (forse per questo la pagina è finita offline).

Alle ultime elezioni comunali Fratelli d’Italia si è presentata da sola, candidando come primo cittadino Priamo Bocchi, senza superare il 7,5% dei consensi. È lui l’uomo forte del partito a Parma. Capogruppo in consiglio comunale, nel 2024 ha conquistato anche un seggio in regione Emilia Romagna, mantenendo il doppio incarico. A pochi mesi dall’elezione ha fatto parlare di sé per alcune dichiarazioni in aula sui femminicidi: «L’uomo ha perso virilità ed è troppo dipendente dalla donna, quando viene respinto va in tilt». E poco tempo dopo, a proposito dell’utilizzo della Ru 486: «Consente l’aborto a domicilio, si consente a una donna di abortire da sola nel bagno di casa, espellendo il feto e tirando lo sciacquone».

Ma a Parma Fratelli d’Italia non è l’unico partito a far parlare di sé per gli inni a Mussolini e le parole sui femminicidi. Nell’ultimo anno anche l’estrema destra neofascista si è riorganizzata. A marzo CasaPound ha rilanciato la sua presenza in città con un grande concerto e successivamente con l’organizzazione di ronde per la sicurezza. Il raduno neofascista aveva mobilitato la reazione della società civile e democratica. A difenderlo, il solito Bocchi, che in una lettera alla Gazzetta di Parma aveva parlato «dell’isterica e anacronistica reazione» dei «gendarmi della libertà e della democrazia».

QUELLO DI MELONI E LA RUSSA è il più novecentesco dei partiti italiani. Il tesseramento, la militanza di sezione e la gavetta nell’organizzazione giovanile fanno parte del cursus honorum che tutti gli attuali parlamentari, ministri, sottosegretari hanno fatto per arrivare dove sono oggi. Eppure la musica, gli slogan, i libri che si leggono, le idee che circolano nelle sezioni giovanili del partito sono sempre gli stessi. Un bagaglio che arriva dritto dagli anni Settanta e che è rimasto fermo. Così è accaduto che l’incongruità tra quello che si professa in pubblico e quello che si fa nel privato della vita della propria comunità politica, non sia più percepito come una contraddizione, ma come un discorso codificato. Il fascismo viene condannato con i giornalisti, mentre fa parte della propria identità in sezione. E tutto si tiene. In serata, un centinaio di persone ha partecipato al presidio indetto dal collettivo Azione Antifascista. Intano la Procura di Parma ha aperto un fascicolo per ora senza indagati e senza ipotesi di reato.