domenica 16 luglio 2006

 Andare_peggioBESTIARIO

 
Betulla l'incauto e la sua doppia vita
di Giampaolo Pansa - L'Espresso
 

Il vicedirettore di 'Libero', Renato Farina, e i Soliti Ignoti del Sismi tra una montagna
di dossier taroccati, documenti fasulli e carte sporche

 
Dico subito che voglio bene a Renato Farina, il giornalista di 'Libero' che, a sentir lui, si era arruolato nei nostri servizi segreti per combattere la guerra mondiale contro il terrorismo islamico. Gli voglio bene perché è un uomo candido e generoso. L'ho constatato nei rapporti con me, che la penso all'opposto di come la pensa Renato. Quando stavo sotto la grandine per i miei libri sulla guerra civile, mi è rimasto accanto, ha scritto dei miei lavori, è venuto a presentarli. Gli devo molto e non lo dimentico. Però non posso offrirgli nessuna solidarietà per come si è mosso da quando è diventato 'Betulla', una fonte (retribuita) del Sismi.

Ridotta all'osso, la storia è la seguente. Farina ritiene che l'Italia rischi le bombe di Bin Laden e gli attentati del terrorismo islamico. Per questo si mette a disposizione del servizio segreto militare. Lo fa da persona zelante, vogliosa di strafare, incurante dei limiti che dovrebbe porsi, incautamente militante. E che proprio per questo non si rende conto di commettere due errori fatali.

Il primo è di mutarsi nella 'fonte Betulla' senza abbandonare il giornalismo. Chi si è assunto l'impegno di informare i cittadini in modo corretto, e in totale autonomia, non può essere un centauro: metà giornalista e metà agente dei servizi. Sono due mestieri che confliggono. Il secondo è la negazione del primo. Ti obbliga a osservare regole che uccidono la tua imparzialità, la dedizione all'interesse dei lettori, la ricerca della verità.

Volgare C'è chi sostiene che questo giornalismo, se mai è esistito, oggi non esiste più. È una stupida illusione di pochi romantici. Il giornalismo odierno sarebbe tale e quale la politica: faziosità all'eccesso, furbizia continua e schierata a vantaggio di qualche padrone dei media e dei suoi protettori partitici. Lo vedo anch'io questo pericolo. Ma se rinunciamo a contrastarlo, allora tanto vale chiudere i giornali. E correre ad arruolarci in qualche parrocchia di partito o in qualche servizio segreto.

Farina ha lavorato per il Sismi senza lasciare il giornale. E senza neppure avvisare il suo direttore, Vittorio Feltri. Qualcuno ha definito questo modo di agire con un'espressione secca: fare il doppiogioco. O avere due vite. L'altra vita di Farina, lo scopriamo adesso, sarebbe iniziata ben prima dell'attacco alle Torri Gemelle: nel 1999, al tempo della guerra in Serbia. Con un'intensità di azioni, tutte retribuite, che lascia sbalorditi chi ha conosciuto soltanto la sua figura palese: mediazioni con Milosevic, affare Telekom Serbia, scandalo Parmalat... Certo, oggi Farina sta ricevendo lettere di solidarietà e di consenso. Ma temo che gli serviranno poco. Si troverà sempre alle prese con chi si chiederà: debbo credere a quel che scrive 'Betulla'?
 
...certo Farina potrà spiegarci cosa c'entrino Parmalat e lo sporco affare Telekom Serbia con la difesa del patrio suolo dal terrorismo islamico; attendiamo fiduciosi...

Il secondo errore di Farina è anche più grave del primo. Lui pensava di combattere la quarta guerra mondiale nei ranghi del Sismi. Ma non si è accorto che il baraccone guidato da Nicolò Pollari era il posto meno adatto a quello scopo. Oggi, grazie all'inchiesta milanese, sappiamo molte cosacce sul Sismi. A cominciare dallo spionaggio telefonico e dai pedinamenti contro due colleghi di 'Repubblica', Giuseppe D'Avanzo e Carlo Bonini. E per finire con la sorveglianza dei pubblici ministeri che indagano sul sequestro di Abu Omar: Armando Spataro e Ferdinando Pomarici. Due servitori dello Stato da mandare al tappeto, secondo l'inaccettabile strategia del Sismi.

Cacca_sporca Ripeto: questo lo sappiamo adesso. E tuttavia Farina avrebbe dovuto avvertire subito la puzza di bruciato: l'incompetenza dei suoi arruolatori, la loro faciloneria, l'eccessiva disinvoltura. Quando gli hanno ordinato di fare una finta intervista ai due magistrati, non si è chiesto se aveva di fronte degli spioni pataccari, che avevano bisogno di quel trucco grottesco per sapere come si stava muovendo la procura di Milano? Se si fosse posto questa domanda, non sarebbe finito in una storiaccia alla 'Soliti ignoti', sia pure in divisa e con tanti soldi da buttare. Per di più così tonti da non prevedere che i finti intervistatori sarebbero stati messi nel sacco da due magistrati accorti.

Questi Soliti Ignoti hanno poi fatto di peggio che usare 'Betulla' e forse altri giornalisti. C'è un bubbone da incidere: l'ufficio coperto di via Nazionale a Roma, sorvegliato dal magico Pompa, l'istruttore di Farina, ma dove Pollari era il padrone di casa. Undici stanze zeppe di dossier taroccati contro politici sgraditi, Romano Prodi per primo, di documenti fasulli, di carte sporche, un impasto di fango e di patacche pericolose. Eppure, più di un governo ci aveva garantito che i nostri servizi erano stati riformati, e poi riformati ancora, e poi riformati un'ennesima volta. Una bufala suprema.

Anche per questo, il governo Prodi ha l'obbligo di mandare a casa tutto il vertice del Sismi, Pollari compreso. Non capisco perché stia aspettando. Forse dovrò chiamare 'Betulla' per farmelo spiegare da lui.

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