domenica 9 luglio 2006

Forza Ladri

Cesalorenzo_1 PARLAMENTO POCO ONOREVOLE - Modello Cesa
L'Espresso
 

Quasi un parlamentare su dieci è nei guai con la giustizia. Lo denuncia un libro sugli 'onorevoli wanted'

 
I numeri dei "diversamente onesti" o se preferite delle "quote marron", come le chiamano i due autori, tolgono il fiato. Su 900 e rotti rappresentanti del popolo italiano, 82 hanno guai con la giustizia. Come dire: quasi uno su dieci. Nel nuovo Parlamento (italiano ed europeo) siedono 25 condannati definitivi, otto condannati in primo grado, 17 imputati, 19 indagati, dieci prescritti più un pugno di miracolati da immunità, leggi vergogna e giudici distratti. Un lunghissimo elenco di nomi, storie e delitti puntualmente ricostruito in 'Onorevoli Wanted', il nuovo libro di Peter Gomez e Marco Travaglio (Editori Riuniti, prefazione di Beppe Grillo).

Il primo contribuente alle quote marron è Forza Italia, con 29 eletti; seguono An con 14, l'Udc con dieci, la Lega con otto. Nell'Unione svettano Ds e Margherita (sei più sei), seguiti a distanza da Udeur e Rifondazione (due più due) e Rosa nel Pugno (uno). Quanto ai reati c'è solo l'imbarazzo della scelta. Si va dalla corruzione (18 casi), al finanziamento illecito (16), passando per truffa (otto), abuso d'ufficio e falso (nove), associazione mafiosa (otto), bancarotta fraudolenta e turbativa d'asta (sette). Più una miriade di reati ai limiti dell'incredibile: omicidio, istigazione a delinquere, incendio, calunnia, concussione, abuso edilizio, attentato alla Costituzione, voto di scambio, fabbricazione di esplosivi, plagio e persino adulterazione di vini.

Un campionario di vicende umane e giudiziarie che in qualunque paese avrebbero stroncato carriere pubbliche e private. Ma non Italia, dove il passaggio per le aule di tribunale (e spesso per le patrie galere) diventa invece un viatico per il successo. In questo senso è esemplare, secondo Gomez e Travaglio, la storia di Lorenzo Cesa, dall'ottobre del 2005 segretario dell'Udc al posto di Marco Follini. Formalmente incensurato (dopo la condanna per corruzione in primo grado il suo processo nel 2003 è stato annullato a causa di un errore procedurale della magistratura romana), Cesa non solo è stato arrestato nel 1993 perché accusato di essere uno dei collettori delle tangenti Anas versate all'ex ministro dei Lavori pubblici Gianni Prandini, ma ha pure confessato. Tanto che uno dei suoi lunghissimi (e fin qui inediti) verbali si apre con un significativo preambolo: "Intendo puntualizzare alcuni episodi che non ho riferito ai pm perché, per comprensibili ragioni, ero stordito e frastornato. Oggi mi sento più sereno e intendo svuotare il Marco_travaglio sacco...". Segue l'elenco particolareggiato di una decina di tangenti. Qualche esempio: "Ebbi modo d'incontrarmi con il ministro al quale segnalai la pratica. (...) Chiesi al ministro che cosa dovevo riferire al Cozzani (un imprenditore, ndr) e mi sentii rispondere che gli dovevo chiedere il 5 per cento dell'importo dell'appalto... Successivamente ci portammo presso lo studio del ministro Prandini. Io prelevai la borsa che mi consegnò contenente il denaro (...). Da solo mi portai nell'ufficio del ministro, nelle cui mani consegnai la capiente borsa. Trattavasi di una borsa in plastica rigida di colore grigio piuttosto spessa". E ancora: "Ricordo che una prima volta il Petrucco (un altro imprenditore, ndr) venne da me e mi consegnò una cartella rigida contenente denaro, il cui importo non mi fu detto né io lo contai. Cartella che io, senza nemmeno aprirla, portai al ministro e nelle cui mani consegnai. La seconda volta mi telefonò, venne di nuovo nel mio studio privato con una cartella analoga come la prima, era sigillata con dello scotch, e che parimenti portai al ministro".

All'epoca dei fatti Cesa era un semplice consigliere comunale di Roma, considerato molto vicino all'allora segretario dc Arnaldo Forlani. Scomparso dalla scena politica viene recuperato alla politica attiva dall'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini che, dopo essere stato ascoltato come testimone nel suo processo, lo candida prima al Parlamento europeo, poi alle segreteria del partito e infine alla Camera.

Commentando questa e le altre storie raccontate in 'Onorevoli Wanted', Beppe Grillo scrive: "Che i pregiudicati mi rappresentino in Parlamento e che siano pure pagati con le mie tasse non l'ho mai mandato giù. Le Camere sembrano comunità di recupero. Un nuovo inferno di Dante con i suoi gironi, o meglio, il paradiso dei delinquenti, dei prescritti, degli imputati e degli indagati. Gente che fa le leggi dopo averle violate, o mentre le viola, o prima di violarle. La via giudiziaria alla politica...".

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