venerdì 14 luglio 2006

La giustizia secondo l'avvocato di Berlusconi Pecorella

GIUSTIZIA / FA DISCUTERE UNA NORMATIVA PER RIVEDERE I PROCESSI
Aprite la porta ai boss
 
di Francesco Bonazzi - L'Espresso

Una proposta di legge. E due articoli. Firmati da Forza Italia. E molto attesi dai mafiosi

 
Pecorella Puntuale come una cambiale in scadenza, la proposta di legge più amata dai boss si è già guadagnata la rampa di lancio a Montecitorio: secondo provvedimento in discussione sul fronte giustizia dopo l'amnistia. Si tratta di due articoletti presentati il 26 maggio dall'avvocato di Forza Italia Gaetano Pecorella, sotto il titolo rassicurante di 'Modifiche al codice di procedura penale in materia di revisione a seguito di sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo'. Il fine nobile sarebbe quello di riaprire i processi a carico di condannati che abbiano ottenuto una sentenza favorevole a Strasburgo, facendo valere "il diritto a un processo equo" sancito dalla Convenzione europea sui diritti dell'uomo.
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L'effetto più immediato sarebbe il ritorno della speranza per decine di mafiosi condannati all'ergastolo con sentenza definitiva. Non quelli che hanno sulle spalle una dozzina di ergastoli, come Totò Riina e Leoluca Bagarella, ma quelli che ne hanno due o tre. O soltanto uno, come il ventinovenne Giovanni Riina, figlio di Totò, che nel 2005 si è visto confermare dalla Cassazione il carcere a vita.

Oggi la revisione di un processo è ammessa in pochissimi casi: in sostanza, se emergono nuove prove d'innocenza o 'crolla' l'ipotesi di un altro reato dal quale dipende l'attuale condanna. Con il primo articolo della nuova legge, invece, basterebbe tornare da Strasburgo con una pronuncia favorevole su questioni procedurali come la pubblicità di un'udienza o il contradditorio con un pentito. Ma la vera perla è la 'norma transitoria' incastonata nell'articolo 2: la revisione può essere chiesta anche se la sentenza di Strasburgo è stata emessa prima dell'entrata in vigore della nuova legge. Una clausola di retroattovità che ha già fatto capolino in tutte le cosiddette leggi-vergogna della passata legislatura (dal falso in bilancio alla prescrizione abbreviata). Per allontanare ogni dubbio, Pecorella ha inserito un comma che esclude la retroattività per condanne di mafia, terrorismo e traffico di essere umani. Tutto a posto? Non proprio. Nella scheda allegata al provvedimento, l'ufficio studi della Camera avverte i legislatori che questa esclusione è a serio rischio di incostituzionalità, perché la maggior gravità di un reato può giustificare diverse regole processuali, ma non certo "una minor tutela del valore dell'innocenza del condannato". Insomma, le probabilità che la Corte Costituzionale travolga quella piccola cautela di Pecorella sono elevate. Poi c'è una stranezza: l'esclusione della retroattività non indica direttamente gli articoli del codice penale che puniscono i reati più gravi (ad esempio il 416 bis per la mafia), ma rimanda tortuosamente a una norma sui poteri del Pm che negli ultimi anni è stata cambiata più volte (art. 51 del codice di procedura).

Riina Merito a parte, la proposta Pecorella non è nata ieri. Ricalca quasi alla lettera una bozza di Forza Italia (primo firmatario Mario Pepe) della passata legislatura. E soprattutto evoca uno dei quattro punti della famosa 'agenda Provenzano' che spiegherebbe la pax mafiosa degli ultimi anni. Come risulta dai verbali di almeno due pentiti eccellenti (Nino Giuffrè e Giovanni Brusca) e dalla sentenza emessa a carico di Pino Lipari, il 'ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra', ai capi della mafia interessano l'abolizione del carcere duro e dell'ergastolo, l'abrogazione della legge sui collaboratori di giustizia e la revisione dei processi. Nella scorsa legislatura, i deputati dell'Ulivo e la commissione Antimafia guidata dal forzista Roberto Centaro raccolsero l'allarme lanciato contro la revisione dei processi da Pietro Grasso, all'epoca procuratore capo di Palermo. Ma ora, a differenza della Casa delle libertà, il centrosinistra ha portato in commissione Giustizia tutte facce nuove. E la commissione Antimafia non è stata ancora costituita perché entrambi gli schieramenti si stanno accordando su come ridurne fondi e poteri. Ciliegina sulla torta, alle anime belle della sinistra più garantista è stata fatta balenare l'idea che la legge Pecorella aiuterebbe anche qualche 'caso umano' condannato per terrorismo.
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...e bravi tutti... Pecorella, dopo aver attivamente contribuito a devastare i codici nella passata legislatura, in nome e per conto del Cipria, adesso vorrebbe giustamente proseguire nell'opera intrapresa, approfittando dell'ignoranza, o della inspiegabile collusione, dei nuovi arrivati di centro-sinistra; qualcuno può spiegarci cosa succede, e perchè succede?...

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