(Prima parte)
Una riforma stile "Jurassic school", dove la scuola paga per tutto e paga per tutti.
Sono bastati pochi mesi a questo governo per mettere in moto una macchina distruttiva della scuola, dell'università e della ricerca pubbliche. Dopo un inizio molto soft, la furia destruens ha raggiunto l'apice tra luglio e agosto, nel momento di maggiore distrazione (secondo una prassi ormai consolidata) dei cittadini, insegnanti e non, e durante la chiusura delle attività didattiche.
Quella che viene definita pomposamente la rivoluzione nella tradizione – grembiulini, maestro unico, voto in condotta – è solo lo specchietto per le allodole di una pesantissima restaurazione da nascondere con un finto dibattito (per chi ci casca) sugli effetti disastrosi del sessantotto sulla scuola e la sua dequalificazione.
Gli effetti più nefasti sulla scuola – peggiori dell'era Moratti – li provocheranno la manovra economica e il decreto Gelmini.
La prima prevede risparmi superiori a 8 miliardi di euro, pari ad un terzo dell'intera manovra finanziaria dello stato. Si dà ad intendere che l'istruzione migliore si ottiene con meno insegnanti. Al tanto peggio, insomma, s'aggiunge il sempre meno. Così, la classe politica scarica sui lavoratori del comparto scuola responsabilità e costi della retrocessione agli ultimi posti delle classifiche OCSE (relativamente a medie e superiori) occultando le colpe di quella sequela di ministri incompetenti ed incapaci che hanno (s)governato l'istruzione nell'ultimo ventennio.
Gli insegnanti - sempre più sottoccupati, sottopagati e sottostimati - sopporteranno il prezzo più alto del contenimento della spesa pubblica o della cosiddetta razionalizzazione delle risorse. Intanto, assistono impotenti alla politica dei troppi segni meno: meno risorse, meno tempo scuola, meno classi, meno cattedre e diritti. Pochi, invece, i segni più: più alunni per classe, più ore per singolo docente, più precarietà. Gli effetti più devastanti della manovra Tremonti-Gelmini si spalmeranno nel tempo e si rifletteranno su tutti. Segare così la scuola significa compromettere il futuro dei giovani, l'equità sociale e l'unità nazionale. Ma si sa, la lungimiranza non appartiene ai jurassici (s)governanti. Non è un caso che la mannaia colpisca prima di tutto la nostra scuola migliore, l'elementare (ora “primaria”), quella che sta ai primi posti nei confronti internazionali (dati OCSE 2008).
La ministra ha mostrato da subito la sua "competenza nell' incompetenza". A prescindere dal fatto che non ha ancora spiegato agli italiani il perché dei suoi esami di stato per diventare avvocato da Brescia a Reggio Calabria. Lei per coprire le sue "debolezze", visto che alcune "dritte" le sono arrivate direttamente dal ministro tremonti, s'è nascosta dietro il dito affermando che nella sua famiglia madre e sorella sono delle docenti, per cui lei, per la proprietà transitiva, ha acquisito quelle competenze (incompetenze) che le permettono di dirigere un dicastero così importante.
Alla "ministra" io sento di dire che pur non essendo medico, considerato che nella mia famiglia vi sono tanti bravi medici, io, per la stessa proprietà transitiva, ho acquisito quelle competenze tecniche che fanno di me un altrettanto bravo medico e quindi presumo di poter essere un bravo ministro della sanità (attendo la nomina….). La migliore testimonianza di incompetenza la ha fornita quando ha definito gli insegnanti “sudici” peggiori di quelli “nordici” e pertanto “bisognosi di sostegno” Si ritiene che il ministro debba avere rispetto per tutti e ricordi (visto che ha “studiato”in quelle stesse scuole che si accinge a demolire con piglio da panzer) che il nord e stato "costruito" con la mente (gli insegnanti, che ancora vi operano) e le braccia (la famigerata classe operaia) di tanti meridionali, nonché con le loro tasse.
E veniamo al grande inganno che si cela quotidianamente dietro le dichiarazioni del trio berlusconi-tremonti-gelmini: quello relativo al tempo pieno (TP) e alle 40 ore. E' qui che casca l'asino. La Gelmini può anche non conoscere la storia del Tempo Pieno in Italia. Tuttoscuola, rivista pedagogica (assolutamente filogovernativa), e l'Aprea, già direttrice didattica in provincia di Milano, dovrebbero invece conoscerla molto bene. E sapere che è cosa molto diversa - come modello pedagogico, organizzativo e didattico - dalla proposta delle 40 ore di Moratti-Gelmini.
Il maestro unico delle 24 ore antimeridiane comprensive di inglese (e religione?) potrà essere affiancato a copertura delle rimanenti ore, eventualmente della mensa e, sulla base del tempo richiesto dalle famiglie(!!! Abbiamo trasformato un’istituzione della Repubblica in servizio a domanda, sul modello di quello fornito da luce, gas e telefono) fino a 40 ore da altre “figure”: in buona sostanza si torna al doposcuola puramente assistenziale di 25/30 anni fa. Quindi un docente è il titolare unico o principale (prevalente) nella classe, attorniato da qualche altra figura destinata a coprire la rimanente quota oraria.E' evidente che si tratta di un tempo scuola aggiuntivo e non più "unitario". Uno "spezzatino" pedagogico, come è stato a suo tempo definito in maniera appropriata.
Il Tempo Pieno ha invece l'impianto fortemente unitario. Innanzi tutto la "pari dignità" fra i due docenti assegnati alla classe che si suddividono le principali aree disciplinari e le educazioni,quindi il "doppio organico"(2 insegnanti su 1 classe) che è sempre stato, storicamente, un elemento strutturale del TP, confermato anche di recente da un provvedimento legislativo del governo Prodi, ministro della P.I. Fioroni (vedi art. 1 della legge 25 ottobre 2007, n.176 ).
Il TP è caratterizzato dall’unitarietà del progetto educativo e l'unitarietà didattica tra mattino e pomeriggio (l'alternarsi di attività curricolari, di insegnamenti disciplinari e di attività educativo-espressive nell'arco della giornata) consentono il rispetto dei ritmi di apprendimento dei bambini in tempi distesi. Inoltre sono previste da 4 a 6 ore di compresenza durante le quali si possono fare attività di laboratorio o di recupero o potenziamento, dividendo la classe in 2 gruppi, oppure accompagnando i bambini in visite di istruzione fuori dalla scuola.
Tutto questo non sarà più possibile, con grave pregiudizio per la didattica. Insomma, quello che cambia, che è radicalmente diverso tra il modello pedagogico del Tempo Pieno (tempo scuola 40 ore, due insegnanti contitolari) e quello delle "40 ore" (semplice copertura oraria con l'emergere di una figura di docente prevalente) sta proprio nella diversa organizzazione della didattica, nel rapporto docenti/alunni, e quindi nei processi di insegnamento/apprendimento. Si tratta di due "cose" completamente diverse. La "quantità" oraria è la stessa, la "qualità", il potenziale didattico è ben diverso!!!
L'obiettivo principale di questo governo é il risparmio della spesa per l'istruzione, a scapito della qualità dei modelli e dei processi organizzativi e didattici. Tremonti l'ha esplicitato chiaramente, dicendo “sì, è vero è la migliore che abbiamo” ma "è un lusso che non ci possiamo permettere". Qualcun altro (la Gelmini, Tuttoscuola e altri nostalgici della maestrina dalla penna rossa) cerca di indorare la pillola con motivazioni di carattere psicopedagogico assolutamente deboli e pretestuose. Sarebbe più onesto non parlare più di Tempo pieno, allora. E infatti, in uno sprazzo di verità, nel Piano programmatico questa parola non viene mai usata. Lapsus freudiano?
Morale? Al governo dei nostri figli (=interessi degli italiani) non gliene importa un fico secco, e, se è vero che, come diceva compiaciuto un manager ai promotori finanziari, “la società è divisa in due, i ricchi e i poveri, la classe media non c’è più, quindi voi dovete andare a cercare i ricchi”, la conclusione è semplice: chi potrà permettersi le scuole private avrà un’istruzione, gli “altri” andranno a ingrossare le fila del popolo bue che obbedisce ai comandi e agli impulsi di chi governa.
" Bisogna evitare che il caso scuola degeneri al punto da farne un'altra Alitalia". Per l'Alitalia noi tutti italiani ci siamo caricati di debiti, e non certo pochi, per la scuola pubblica, per il sistema formativo dei nostri ragazzi, per i nostro futuro, non ci sono fondi?! Paghiamo gli aerei per pochi e risparmiamo sugli insegnanti per tutti?! (In tutto questo, una cosa non mi torna: ho assistito esterrefatta alla conferenza stampa del trio berlusconi-brunetta-gelmini, che presentavano “per migliorare la qualità della scuola” le lavagne interattive multimediali, come sostitutive della spesa degli italiani per i libri di testo: un investimento di 30mln di €, se ricordo bene.
Nelle scuole mancano le lavagne “normali” i gessi per scriverci sopra e la carta igienica, (per non parlare dello stato degli stabili, alla faccia della 626) per citare solo le cose più comuni: spesso sono i genitori a inizio anno a quotarsi per l’acquisto di cartucce per fotocopiatori, risme di fogli, pennarelli e quant’altro.
(Continua)
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