(di Beppe Del Colle - Famiglia Cristiana)
Sul tema della durata dei processi la Banca mondiale ci ha classificati al 156° posto su 181 nazioni.
L'Italia condivide con tutto il mondo la crisi economico-finanziaria, e con Spagna e Francia l’angosciante questione dell’immigrazione. Ma è sola alle prese con un problema Giustizia che fa accapponare la pelle. Tale questione è esplosa negli ultimi mesi ed è questa settimana di fronte al Parlamento, chiamato a discutere e votare su un progetto di legge del Governo. Sul finire della scorsa settimana le aperture dell’Anno giudiziario alla Cassazione e in tutte le 29 Procure della Penisola hanno fornito le cifre di un vero e proprio disastro, culminate in quelle che riguardano l’inefficienza e la lunghezza dei processi: la Banca mondiale ci ha classificati al 156° posto su 181 nazioni.
Le cause di tale disastro sono note da anni. Attualmente le denunce più pesanti che arrivano dal mondo giudiziario riguardano la carenza di mezzi e di personale, la dispersione di tanti piccoli Tribunali in troppe località, i ritardi nell’informatizzazione dei servizi, l’eccesso di burocrazia, la scarsa selettività fra i reati e i conflitti aperti davanti alle corti, molti dei quali potrebbero essere risolti senza ricorso ai processi.
Il risultato è che, come ha detto il procuratore Grechi a Milano, «abbiamo un "debito pubblico" di cause civili pendenti che è quasi il doppio della Germania, più del triplo della Francia, più del quadruplo della Spagna». Per di più, e proprio per questo, solo a Roma ci sono 21 mila avvocati, a fronte di 44 mila in tutta la Francia. Il quadro desolante si arricchisce con l’aumento dei reati, con la pessima condizione delle carceri, con la progressiva crescita della non effettività della pena, e così via.
Di fronte allo sconquasso ci si aspetterebbe un esame parlamentare del progetto di legge governativo libero da pregiudizi ideologici e strettamente politici, ma c’è un ma: si tratta di un progetto che, anziché badare agli aspetti pratici e immediati del sistema, da un lato offre altri tagli di spesa (del 40 per cento in tre anni), dall’altro propone rimedi "ordinamentali", come la riforma del Csm, la separazione delle carriere dei magistrati, un robusto ridimensionamento del ricorso alle intercettazioni telefoniche e ambientali (con microspie).
Moltissimi magistrati sono d’accordo col giudizio drastico del senatore Casson, già Pm a Venezia e ora capogruppo del Pd nella commissione Giustizia di Palazzo Madama: «Nessuna riforma del Csm, o la separazione formale delle carriere, o il taglio delle intercettazioni, potrà abbreviare di un solo giorno nessuno dei milioni di processi pendenti, e non renderà in alcun modo più certa l’esecuzione della pena».
Il conflitto fra Governo e magistratura è stato esacerbato ultimamente dalla sorte programmata delle intercettazioni (accusate di troppe ingerenze ingiustificate nella privacy dei cittadini) di cui si accorcia la durata, e che si consentono solo in presenza di "gravi indizi di colpevolezza", mentre finora si accettavano per "gravi indizi di reato". Bruno Vespa, su Il Gazzettino, ha proposto di limitare i danni sostituendo la parola "gravi" con "sufficienti". Ma rispondono in coro i giudici: con "sufficienti indizi di colpevolezza" si possono già disporre mandati d’arresto, non c’è bisogno di intercettazioni.
Beppe Del Colle
Ancora una volta, per avere un articolo semplice, chiaro, onesto su cosa stanno facendo alla giustizia questi lestofanti, guidati dal duo Alfano - Berlusconi, abbiamo dovuto aspettare Famiglia Cristiana. Ci sarebbero piaciuti degli editoriali di Panebianco, di Galli della Loggia, e di altri Venerati Maestri di questo calibro. Attendiamo fiduciosi. Tafanus
Sul tema della durata dei processi la Banca mondiale ci ha classificati al 156° posto su 181 nazioni.
Le cause di tale disastro sono note da anni. Attualmente le denunce più pesanti che arrivano dal mondo giudiziario riguardano la carenza di mezzi e di personale, la dispersione di tanti piccoli Tribunali in troppe località, i ritardi nell’informatizzazione dei servizi, l’eccesso di burocrazia, la scarsa selettività fra i reati e i conflitti aperti davanti alle corti, molti dei quali potrebbero essere risolti senza ricorso ai processi.
Il risultato è che, come ha detto il procuratore Grechi a Milano, «abbiamo un "debito pubblico" di cause civili pendenti che è quasi il doppio della Germania, più del triplo della Francia, più del quadruplo della Spagna». Per di più, e proprio per questo, solo a Roma ci sono 21 mila avvocati, a fronte di 44 mila in tutta la Francia. Il quadro desolante si arricchisce con l’aumento dei reati, con la pessima condizione delle carceri, con la progressiva crescita della non effettività della pena, e così via.
Moltissimi magistrati sono d’accordo col giudizio drastico del senatore Casson, già Pm a Venezia e ora capogruppo del Pd nella commissione Giustizia di Palazzo Madama: «Nessuna riforma del Csm, o la separazione formale delle carriere, o il taglio delle intercettazioni, potrà abbreviare di un solo giorno nessuno dei milioni di processi pendenti, e non renderà in alcun modo più certa l’esecuzione della pena».
Il conflitto fra Governo e magistratura è stato esacerbato ultimamente dalla sorte programmata delle intercettazioni (accusate di troppe ingerenze ingiustificate nella privacy dei cittadini) di cui si accorcia la durata, e che si consentono solo in presenza di "gravi indizi di colpevolezza", mentre finora si accettavano per "gravi indizi di reato". Bruno Vespa, su Il Gazzettino, ha proposto di limitare i danni sostituendo la parola "gravi" con "sufficienti". Ma rispondono in coro i giudici: con "sufficienti indizi di colpevolezza" si possono già disporre mandati d’arresto, non c’è bisogno di intercettazioni.
Beppe Del Colle
Ancora una volta, per avere un articolo semplice, chiaro, onesto su cosa stanno facendo alla giustizia questi lestofanti, guidati dal duo Alfano - Berlusconi, abbiamo dovuto aspettare Famiglia Cristiana. Ci sarebbero piaciuti degli editoriali di Panebianco, di Galli della Loggia, e di altri Venerati Maestri di questo calibro. Attendiamo fiduciosi. Tafanus
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