sabato 7 marzo 2009

La diplomazia al posto del vangelo - di Paolo Farinella, prete

Caro Bagnasco la crisi dei valori non è una password per tutte le stagioni

Paolo-Farinella Sabato 21 febbraio 2009 si è svolta a Genova l’inaugurazione dell’anno giudiziario del tribunale ecclesiastico ligure con una relazione del Vicario giudiziale, mons. Paolo Rigon. A latere , ha parlato il cardinale Angelo Bagnasco che di diritto è il moderatore del tribunale. La diagnosi riguarda la regione ecclesiastica ligure per il 1° grado (tutta la Liguria) e la diocesi di Milano di cui il tribunale è istanza di appello. I dati sono tragici: diminuiscono drasticamente i matrimoni religiosi e anche le richieste di dichiarazione di nullità sono in calo rispetto allo scorso anno; il cardinale ha detto che interverrà con aiuti economici per non gravare ulteriormente su persone sofferenti, già gravate dalla crisi economica in atto (per una panoramica della relazione cfr. Donatella Alfonso «Matrimoni, il flop della Sacra Rota», in La Repubblica/Il Lavoro di domenica 22 febbraio, p. VII). Oltre l’analisi dei dati, a me preme una valutazione di fondo che mai viene presa in considerazione perché sia il cardinale che il vicario giudiziale e gli organi di stampa cattolici amano svolazzare sulla solita e comoda «caduta dei valori» e la sua variante «vuoto di valori». Ormai il termine «valori» (plurale) è diventato la password di ogni approccio ecclesiastico alla vita, alla società, all’etica, al pensiero, alla modernità. Il cardinale Bagnasco ha colto l’occasione per parlare anche di «sicurezza», di «eutanasia» e della doppia crisi «matrimonio ed economia», tre realtà di grandi rilievo sociale ed ecclesiale.

Mi sarei aspettato dal vescovo un approccio non dico «profetico», che è un aspetto che i vescovi hanno eliminato dal loro orizzonte, ma almeno evangelico. Riascoltandolo, ho avuto la sensazione di trovarmi davanti ad un discorso diplomaticamente misurato ed equilibrista. Non una parola sulle ronde istituite dal governo, perché appaltare ai privati uno dei compiti più delicati di uno Stato di diritto significa abdicare al proprio statuto costituzionale. La commissione vaticana Migrantes non ha fatto in tempo a balbettare di «abdicazione dello stato di diritto» che subito la sala stampa vaticana ha bacchettato l’incauto monsignore perché non si deve disturbare il governo «amico» con il quale però è lecito commettere atti impuri.  

Il card. Bagnasco tuona a ruota libera sul modello culturale e sociale occidentale che «scombina le carte per quanto riguarda il concetto di amore». Potrei essere d’accordo sull’analisi, ma non posso più esserlo quando constato che lo stesso Bagnasco, da presidente della Cei, in solido con la Segreteria di Stato, è un autorevole sostenitore di un governo che è la definizione stessa della caduta dei valori o meglio, una causa della frantumazione dei valori del diritto e della civiltà, senza scomodare quelli religiosi, usati solo come indecorose foglie di fico.  La celebrazione dell’80° anniversario dei Patti Lateranensi ne sono stati un esempio visivo: stavano accanto ridenti e soddisfatti (in ordine) Bagnasco, Berlusconi, Bertone (le tre B) e il capo dello Stato, girato dall’altra parte.

Come si può parlare di etica e di rispetto della vita se si sostiene e ci si accorda con uno che moralmente è stato condannato dal tribunale della Repubblica per corruzione di testimone in giudizio (v. processo Mills)? Il governo non ha una politica della casa o della famiglia e ha affossato quella della scuola,  poiché le sue priorità stanno altrove. Dal presidente della Cei vorremmo sentire un «si,si – no, no» evangelico e non assistere ad uno sfruculiare con corrotti e amorali che conoscono solo il «valore» dell’interesse privato e dell’odio razziale con la benedizione della gerarchia romana che non ha esitato ad attaccare vilmente la più alta Magistratura dello Stato di diritto, il Presidente della Repubblica, pur di stringere un’alleanza diabolica con il governo degli atei e dei miscredenti baciapile, banchettando addirittura sulle spoglie tragiche di una ragazza morente e di una famiglia lapidata a colpi di rosari blasfemi e di Crocifissi vilipesi da chi dovrebbe esserne il segno vivente in terra.
(Paolo Farinella, prete - Pubblicato su la Repubblica/Il Lavoro - Edizione della Liguria - 2 marzo 2009)).


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