lunedì 12 ottobre 2009

Immunità Parlamentare - Berlusconi e Alfano trovano la testa di legno disposta a far figuracce al posto loro: Tale Sen. Lucio Malan nato "Lega Nord"

Tafanus ...avete capito bene: la Lega Nord. "Quella che Roma Ladrona". Quella che agitava in aula i cappi da forca, per mano dell'Onorevole (si fa per dire) Luca Leoni Orsenigo mentre il neo-garantista Ignazzzio La Rutta, tutto Dio-Patria-Famigghia, faceva tintinnare le manette. Ecco come Il Fatto Quotidiano di ieri ricorda quelle giornate eroiche, quando il mondo non si era ancora capovolto:

Come è lontano il tempo in cui La Russa agitava le manette e la Lega i cappi... Quando lo sdegno popolare costrinse il Parlamento ad abolire l’immunità che si era trasformata in impunità.

 Il 29 aprile 1993, di buon mattino, i ministri del nuovo governo Ciampi, subentrato ad Amato, giurano davanti al presidente Scalfaro. Nel pomeriggio la Camera deve votare pro o contro cinque richieste di autorizzazione della Procura di Milano contro Bettino Craxi, accusato di corruzione, concussione e finanziamento illecito. La giunta di Montecitorio ha già detto sí, escludendo che le accuse del pool siano viziate da fumus persecutionis. Craxi si difende per 53 minuti. Intona il “così fan tutti”, strilla contro i “processi sommari di piazza”, evoca complotti.

...quando la Lega sventolava cappi...

Orsenigo-cappio A favore dell’autorizzazione a procedere si dichiarano Rifondazione, Pds, Rete, verdi, radicali, Pri, Lega e Msi. La Camera vota a scrutinio segreto e per quattro volte respinge le richieste dei magistrati. Accolta (e per appena due voti) solo una richiesta.

 

L’aula diventa una bolgia. ”Ladri! Ladri!”, gridano in coro le opposizioni di destra e sinistra. “Elezioni! Elezioni!”. Tra i socialisti c’è chi piange di gioia. Amato non è presente in aula e ci tiene a farlo sapere: “Per me sarebbe stato particolarmente difficile decidere come votare”. Gridano i leghisti, urlano i missini, che lanciano in aria pacchi di volantini. I commessi corrono cercando di sedare le risse, poi formano un cordone umano che divide in due l’emiciclo. Giorgio La Malfa protesta: “Abbiamo scavato un abisso con la pubblica opinione”. Il dc Francesco D’Onofrio accusa Msi e Lega di aver salvato Craxi nel segreto dell’urna, per delegittimare il Parlamento e scatenare la piazza. Gli risponde urlando Gianfranco Fini, suo futuro alleato: “È una mascalzonata, siete stati voi ladri a difendere un ladro”. E Bossi: “È una mascalzonata dei porci democristiani”. I socialisti si trasferiscono in massa all’hotel Raphael a festeggiare Craxi. Arriva anche Berlusconi. Maroni invoca “elezioni subito. Diego Novelli annuncia che la Rete si autosospende dal Parlamento “per non confondersi con la palude del regime della corruzione” . Occhetto ritira dal governo neonato: i ministri Visco, Barbera e Berlinguer, seguiti a ruota dal verde Rutelli. Il “popolo dei fax” si mobilita. In piazza sventolano di bandiere rosse miste a quelle verdi della Lega e tricolori dell’Msi. Sul Corriere, il giustizialista Galli della Loggia si straccia le vesti: “E’ ormai chiaro che sulla scena pubblica italiana esiste un nocciolo duro di malaffare politico… Dc-Psi sufficientemente forte per tentare una battaglia di resistenza contro il cambiamento”. (...in seguito, qualcosa di devastante dev'essere successo nella testa del Prof. Dott. Galli della Loggia... NdR)

Perciò intima a Ciampi di “mettere con le spalle al muro il nucleo della sua stessa maggioranza, spingerla a viva forza, con le buone o con le cattive, verso il suicidio politico di se medesima”. Craxi viene bersagliato di monetine e banconote false da una piccola folla riunita dinanzi al Raphael.

...le monetine del Raphael per Craxi...         

Craxi-raphael Da tutto il Paese, un solo urlo: basta impunità. E la classe politica, nel tentativo disperato di salvare la faccia, abolisce l’autorizzazione a procedere, nata per proteggere le opposizioni da processi per reati politici e trasformata in un salvacondotto per coprire i delitti più infami, dalla mafia alla corruzione, giù giù fino agli assegni a vuoto e alle percosse.

Nella legislatura finita nel ’92, il Parlamento ha respinto 186 richieste su 229. E in un anno di quella nuova ne sono piovute ben 540: 107 per corruzione, 89 per concussione, 46 per ricettazione, 116 per finanziamento illecito, 108 per abuso. Così ben 11 gruppi parlamentari propongono l’abrogazione di quello che Fini, Gasparri e La Russa definiscono “un privilegio medievale” e uno “strumento per sottrarsi al corso necessario della Giustizia”, mentre la Lega (che ha appena sventolato un cappio da forca a Montecitorio) lo bolla con Bossi, Maroni e Castelli come “immotivato e ingiustificato privilegio senz’altra giustificazione se non un corporativo interesse di parte”, con “conseguenze aberranti e inaccettabili” (...ora devono aver cambiato idea, visto che ripropongono, papale papale, il privilegio medioevale,,, NdR) Tutti i partiti di maggioranza e opposizione votano a favore. Il 12 ottobre la Camera approva con 525 sí, 5 no (fra cui Sgarbi) e un astenuto. Il Senato fa altrettanto il 27 ottobre, con 224 sí, 7 astenuti e nessun no. Oggi i superstiti sono quasi tutti per l’immunità. Anzi, per l’autoimmunità.

(da "Il Fatto" dell'11 Ottobre)

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Ora, finita l'era del giustizialismo di massa, si torna all'antico. Si torna ai tempi belli dell'impunità parlamentare. In tutta la storia della Repubblica Italiana - la repubblica dei fichidindia, dove anche un mafioso può diventare Governatore - solo a tre disonorevoli è stata negata l'impunità: Longo, Tanassi, Previti. Tutti finiti ai servizi sociali, a fare opera educativa verso il prossimo, mica a pulire i cessi delle carceri (anzi, "dei carceri", come dice la Gelmini, prima autorità culturale italiana).

Bocciato l'ignobile Lodo Alfano (prima legge in assoluto voluta ed approvata dal governo Berlusconi, e varata in pochi nanosecondi dall'incollamento alla poltrona), c'era da rimediare, alla svelta. La storia recente è tanto recente da essere solo definibile come miserabile cronaca. Prima della bocciatura, uno spavaldo Gasparri ci illumina: se bocciano il lodo Alfano, cambiamo due virgole e lo rifacciamo. Poi forse Gasparri parla con "qualcuno che se ne intende", e capisce che il tal caso la bocciatura del Colle, della pubblica opinione, e infine della Corte, sarebbero certe e rumorose. Uno schiaffone la lasciare l'impronta delle dita sul faccione non da Nobel di Gasparri in Marcoré.

Angelino Alfano, che è uno stupido veloce, capisce invece l'antifona, ed assicura: "...non ripresenteremo il lodo...". E dell'immunità parlamentare, della cui reontroduzione qualcuno parla con sempre maggior insistenza? "...non è nei nostri programmi, ma se ci fosse un largo consenso, e il PD fosse d'accordo, se ne potrebbe riparlare.."

Malan-lucioPeccato... il largo consenso "non ci fosse", e il PD "non fosse d'accordo". Che fare? Il Padrone vuole garanzie, ma per presentare una proposta di legge e poter dare la colpa non al Governo, ma al Parlamento, serve una testa di legno. Una di quelle senza vergogna, senza coerenza, senza memoria e senza dignità. Detto-fatto, in soccorso del Padrone arriva una figurina Panini della Lega Nord, uno di quei senatori nominati, che se esistesse ancora il voto di preferenza prenderebbe forse 12 voti. Il prode senatore Lucio Malan. Uno di quelli che ci ricorda Caligola. Se qualcuno ha nominato senatore un cavallo, costa osterebbe mai alla nomina di Malan a senatore?

Malan, nella sua incontrollata, agiografica autobiografia, spiega di discendere da un papi antifascita; un papi che descrive con parole toccanti sul suo sito [luciomalan.it] :

"...Mio padre si chiamava Aldo, e fu falegname, operaio, camionista e impiegato in azienda siderurgica. Alpino, arruolato nel febbraio 1940, combatte nella campagna di Francia e dei Balcani, dove lo coglie l’8 settembre; il suo reparto combatte con gravi perdite contro i tedeschi che alla fine fanno i prigionieri i superstiti; deportato in Germania, rifiuta di aderire alla Repubblica Sociale cosa che gli avrebbe permesso di tornare in Italia; nella primavera del 1945 è liberato dalle truppe americane. Mia madre si chiama Enrica Benech, già apprezzatissima (spero che non legga queste righe perché rifugge le lodi) insegnante elementare, impegnata nelle attività della Chiesa Valdese. Grazie al loro esempio, tra le altre cose, so che è meglio essere in pochi, criticati, ma nel giusto, che in tanti, lodati, ma nell’ignavia. Grazie a loro (e grazie a Dio!) sono cristiano e valdese, e con loro ho militato nel movimento di Testimonianza Evangelica Valdese che si impegnò per un risveglio spirituale e contro la politicizzazione della chiesa..."

Insomma, il Lucio Malox ha ereditato dal padre la cognizione, in corpore vili, delle malefatte del nazi-fascismo". E' per quello che si è alleato, già da 15 anni, cogli eredi del nazifascismo... in memoria di papi. Per controllarli dall'interno. Dalla madre ha ereditato la grande carica morale. Lui non accetta divorzi, priapismi, puttanesimi e la cultura di "più puttane per tutti" perchè questa cultura gli venga in alcun modo imposta dalla "Testimonianza Evangelica Valdese" che si impegnò per un risveglio spirituale. Niente di tutto questo. Lucio Malan ha imparato dall'ambiente altamente spirituale nel quale è cresciuto che uno dei sentimenti più nobili del testimone evangelico dev'essere quello della carità: raccogliere le pecorelle smarrite, ma anche i maiali. Perchè le pecorelle possono smarrirsi ed essere soccorse, e i maiali no?. Questo dev'essersi chiesto, il Malan post-cappista, prima di trasferirsi nel ruolo, scomodo ma indispensabile, di testa di legno, caritatevole verso gli animali smarriti (di tutte le specie).

Alfano-berlusconi Malan ha quindi fatto ciò che neanche Angelino Alfano o Daniele Capezzone avrebbe osato fare: ha presentato un DDL per la reintroduzione della magnifica impunità parlamentare. Si, proprio quella abolita nel '93 col tintinnio di manette fasciste, e con lo sventolio di cappi da forca leghisti. Roma, Ladrona, la Lega non perdona.

Malan non si è sforzato molto, per scrivere un testo suo. Per due ragioni. In primo luogo, molti dubitano che Malan saprebbe scrivere un testo di DDL. Molti sono infatti i provvedimenti di cui è "cofirmatario", mentre non esiste alcuna proposta di legge "Malan" che sia passata alla storia. Che ti fa, il nostro? Potrebbe rivolgersi per un aiutino a Ghedini, o a Pecorella, ma non si fida più. Gente che ha dettato e difeso presso l'Alta Corte una porcheria come il Lodo Alfano... al massimo puoi affidar loro qualche bega condominiale, purchè di portata limitata. 

Allora il Lucio da Luserna ha una grande idea: non scrive un DDL. Ne prende in rosticceria uno già pronto. Riscaldare per due minuti in forno a micro-onde. Prende la legge ammazzata nel '93 a furor di Lega, e con un rutto alla bagnacauda prova ad insufflarle una nuova vita. Galan scopre l'art. 68, voluto dai Padri Costituenti nel 47, e scritto nella Carta Fondamentale. Con quale rispetto, questa camicia verde parla dei Padri Costituenti e della Carta Costituzionale! Basta con le minchiate  della Padania Libbbera, del tricolore dieci piani di morbidezza... si ritorna all'antico. Si ritorna agli un tempo odiatissimi Padri Costituenti (tutto maiuscolo, nel testo di Galan)

Ed ecco il DDL proposto da Galan per la resurrezione dell'art. 68

"I membri del Parlamento non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e per i voti dati nell'esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale; né può essere arrestato, o altrimenti privato della libertà personale, o sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, salvo che sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio il mandato o l'ordine di cattura. Eguale autorizzazione è richiesta per trarre in arresto o mantenere in detenzione un membro del Parlamento in esecuzione di una sentenza anche irrevocabile". FINE.

Fatto il conto? sono 6/7 righe, copiate dalla odiata Carta Fondamentale. Oddio... non è che Lucio Magliaverde Malan non sarebbe capace di aggiungere una riga di suo, ma perchè rischiare, magari avventurandosi in qualche perla giuridica che nemmeno Niccolò Mavalà Ghedini partorirebbe? Meglio stare sull'usato sicuro. Certamente non si deve dubitare della "qultura" di Lucio Mavaquà Malan. Il suo curriculum è più lungo di quello della Rita Montalcini. Leggere per credere:

"...Istruttore e allenatore di nuoto; corrispondente di vari giornali locali; insegnante; tutor-assistant presso la University of Nevada Las Vegas; Guest Speaker di Italian History and Culture presso la University Studies Abroad Consortium; cambista valutario nella sala cambi internazionali del Sanpaolo; membro della Chiesa Valdese, sono deputato nel Sinodo del 1983; conduttore di trasmissioni sportive in una Tv locale e a Radio Italia Uno di Torino; docente federale di salvamento a nuoto e primi soccorsi e rianimazione, collaboratore scientifico del centro iperbarico dell’Università di Chieti; romanziere; autore di lettura (una) teatrale; coautore di libri; autore di articoli su vari argomenti politici su Giornale, Opinione, Avanti, sito Internet di Forza Italia e altre testate di notevole prestigio internazionale, come le precedenti..."

Ci chiediamo, con forte senso di ammirazione, dove cazzo abbia trovato il tempo per fare copia&incolla di quelle sei righe del '47 e di presentarle come nuove...

Ma ecco le sentite parole con le quali il Senatore Mavaquà Malan razionalizza la riproposizione dell'ex Art. 68 sull'impunità parlamentare, affossato nel '93 col contributo della culturale della Lega di cappio armata (...altri tempi. Allora Malan discendeva eroico dalle valli che dal Monviso portavano verso Roma Ladrona. Roma delenda est. Ora il senatore mavaquà risale la valle del Tevere in direzione del Billionaire. Ogni epoca ha i suoi eroi e i suoi guitti. Lega Deridenda Est.

LA PERORAZIONE DI LUCIO MAVAQUA' MALAN

"Onorevoli Senatori!, Il presente disegno di legge esprime la volontà di riportare l’equilibrio e l’armonia tra le istituzioni. La stessa volontà che animò i membri dell’Assemblea Costituente nel 1947 quando scrissero l’articolo 68 della Carta Fondamentale della Repubblica (...il maiuscolo è di Malan, ma non osa dire "Italiana"...  a Monte Pellice sono tosti, potrebero accoglierlo, al rientro al paesello, armati di forconi... NdR)

Modificarlo sull’onda della piazza nel 1993 fu un errore, determinato da una temperie che non deve tornare. Come era stato un errore, negli anni precedenti, farne quell’uso indiscriminato che contribuì al determinarsi di tale temperie. È venuta l’ora di cancellare quell’errore. Coloro che intendessero opporsi a questa iniziativa dando fondo all’arsenale del becero antiparlamentarismo e del giustizialismo forcaiolo, sono invitati ad andare a rileggere gli atti del dibattito in Assemblea Costituente e i nomi di coloro che approvarono l’articolo 68. (Caro mavaquà, sul "becero antiparlamentarismo  e sul giustizialismo forcaiolo non rileggeremo nulla. Tutto è stampato nella nostra mente.  Sia il "becero antiparlamentarismo, sia i trecentomila "armati" bossiani delle valli bergamasche, sia il cappio sventolato dal suo compagno di merende, l'Onorevole (si fa sempre per dire) Luca Leoni Orsenigo - da cui la esatta allocuzione di "giustizialismo forcaiolo". Questa era roba sua, Mavaquà, non roba nostra... NdR)

Per questo si propone qui, senza alcuna modifica, il medesimo testo di allora. Se fosse possibile, lo si vorrebbe stampare sulla stessa carta e negli stessi caratteri usati allora. Ma credo sia possibile e doveroso provare a tornare allo spirito di quei tempi, preoccupandosi non di ciò che nell’immediato può parere conveniente all’una o all’altra parte politica, ma di ciò che è bene per la Repubblica. (Italiana, mavaquà, Italiana... NdR)

I senatori che lo sosterranno e lo voteranno, a cominciare dal proponente, assumono contestualmente l’impegno a vigilare in ogni modo affinché questo strumento sia usato esclusivamente a salvaguardia delle istituzioni democratiche". Lucio Mavaquà Malan

(...non dimentichi di aggiungere un emendamento che spieghi che le alte cariche sono autorizzate ad andare a puttane, anche con l'uso di scorte, escort, aerei ed elicotteri di status - più che di stato. Punto... due punti! Ma sì, faccia vedere che abbondiamo..., adbondandis adbondandum. NdR e del Principe Antonio De Curtis)

Con la consueta disistima, Tafanus

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