domenica 8 novembre 2009

Come hanno ammazzato Stefano Cucchi - La Russa e Alfano: niente da dichiarare?

Unita-cucchi
La "prima" dell'Unità del 7 novembre
Unita C’è una cosa che nessuno ha voluto raccontare finora sulla storia di Stefano Cucchi, arrestato vivo dai carabinieri e restituito morto alla famiglia. Non lo ha riferito il ministro Angelino Alfano. Né la direzione sanitaria dell’ospedale Sandro Pertini. Hanno soltanto detto che Stefano ha rifiutato le cure. Non il motivo. Ve la riferiamo così come è, nella sua crudezza, questa storia. Stefano Cucchi rifiutò l’alimentazione e l’idratazione forzata per protesta. Perché non volevano fargli contattare il suo avvocato di fiducia. Non è una indiscrezione.

 

È scritto in un documento firmato da un dirigente del reparto detentivo dell’ospedale Sandro Pertini, dove il giovane è morto il 22 ottobre scorso. "...Cucchi ha rifiutato espressamente qualsiasi terapia reidratante endovenosa, necessaria per la presenza di un quadro di insufficienza renale da disidratazione. E ha affermato di rifiutare anche di alimentarsi, accettando di bere liquidi e di assumere la terapia orale finché non parlerà con il suo avvocato..."

 

Ignazio-larussa1Cucchi era anoressico, pesava appena 45 chili per un metro e 76 di altezza, ma l’avvocato di fiducia non glielo hanno fatto chiamare neanche di fronte al suo rifiuto del cibo. Né lo hanno fatto parlare con i suoi genitori, andati più volte al Pertini per incontrarlo. Il documento inedito del dirigente sanitario ci viene letto da Luigi Manconi, presidente dell’associazione «A Buon diritto», già sottosegretario alla Giustizia. «È da una settimana - dice Manconi - che segnalo il fatto che già all’atto dell’ingresso in caserma, il 15 ottobre, Cucchi chiede che venga avvertito il suo avvocato di fiducia. La cosa non avviene in quel momento né in seguito, tanto che la mattina dopo se ne lamenta in tribunale, durante il processo per direttissima, con un carabiniere. Ha avanzato di nuovo la richiesta al Pertini e di nuovo gli è stato negato uno dei diritti fondamentali della persona, quello alla difesa».

 

Stefano ha bisogno di parlare con qualcuno di cui si fida, da solo. Forse proprio di quello che è successo dal momento in cui lo hanno arrestato la sera del 15 ottobre al parco dell’Acquedotto mentre piazzava due dosi di hashish, come è scritto nel rapporto dei carabinieri che lo hanno fermato. Un primo tentativo di parlare lo fa con un medico dell’ospedale Fatebenefratelli, dove arriva alle 20.01 del 16 ottobre, il giorno dopo. In pessime condizioni fisiche al medico che lo visita, C.C., Cucchi racconta di essersi provocato «il trauma contusivo» la sera precedente, «il paziente precisa alle 23», si legge nel referto. Alle 23, a ridosso dell’ora dell’arresto. Mentre parla Cucchi non è solo, c’è un agente ad accompagnarlo.

 

La tesi che qualcuno vuole portare avanti è che quelle lesioni risalgono a settimane prima. «Stefano stava bene - dice la sorella Ilaria - e lo dimostra un certificato medico di cui siamo in possesso, rilasciato dal suo dottore il 3 agosto scorso». Una radiografia effettuata all’Isola Tiberina mostra «frattura del corpo vertebrale di L3 sull’emisoma sinistro e frattura della prima vertebra coccigea». Il medico scrive che la deambulazione «è impossibile». La situazione è peggiorata rispetto al mattino, quando Cucchi andò sulle sue gambe in tribunale. «Mi è stato riferito che a Regina Coeli - dice Manconi - Cucchi per alcuni spostamenti utilizzasse una sedia a rotelle». I tre medici di Regina Coeli, ascoltati ieri mattina dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, hanno confermato che al momento del suo arrivo in carcere, Stefano aveva lesioni gravi al volto, lesioni vertebrali e un sospetto di trauma cranico e addominale.

 

Alfano-angelino2«Noi siamo ancora all'inizio della nostra indagine - ha spiegato il presidente Ignazio Marino - ma i medici sono stati molto precisi circa la condizione fisica di Stefano Cucchi nel momento d'ingresso al carcere di Regina Coeli». Hanno spiegato anche che la nausea accusata da Cucchi è stata associata al sintomo come ad un'evidenza di un danno nervoso centrale.

 

A tale proposito doveva essere effettuata una Tac di controllo ma, ha riferito Marino, «apparentemente sembra ci sia stato il rifiuto di Cucchi di sottoporsi a questo tipo di esame".  Su questo punto, la commissione ascolterà mercoledì i medici del Fatebenefratelli. Ma saranno anche quelli del Pertini a dover spiegare cosa è successo. Il direttore sanitario Antonio D’Urso, riferisce che è in corso un’indagine interna.

 

Quanto al diniego di ingresso ai genitori fanno sapere di aver seguito alla lettera il protocollo firmato con il Dap. Senza autorizzazioni non si può vedere il paziente. Neanche se sta per morire. I carabinieri dal canto loro riferiscono che tutto quello che c’era da dire l’hanno detto al magistrato. Sono tranquilli. L’unico «buco nero», fanno notare,risalirebbe dalle 13.30 alle 14.05 quando la polizia penitenziaria lo trasferisce nelle celle di sicurezza del tribunale in attesa di andare in carcere. Si potrebbe definire uno «scaricabarile».

[di Maria Zegarelli - l'Unità]

ULTIM'ORA: Intanto il TgTre delle 19 ci mostra il documento col quale secondo Angelino Alfano, Stefano avrebbe richiesto che i familiari non fossero informati delle sue condizioni di salute. In effetti il documento citato esiste. Il piccolo particolare, però, è che questo documento non è firmato da nessuno: né dai sanitari, né da Stefano Cucchi. Per il resto, il documento è proprio come lo descrive Angelino Alfano... Ma ecco cosa aveva dichiarato "Angelino" Alfano in parlamento:

Alfano: non volle dare sue notizie ai parenti. Il ministro ha detto durante la sua informativa che Stefano Cucchi «ha manifestato ai sanitari la volontà di non rilasciare notizie sul suo stato di salute ai genitori. In base alle notizie che mi sono state comunicate dall'amministrazione penitenziaria i familiari di Cucchi per due volte si sono recati presso la struttura penitenziaria dell'ospedale Sandro Pertini» per parlare con il giovane. Ma in entrambe le occasioni, «è stata rappresentata loro la necessità di munirsi di permesso di colloquio». Quanto al «diniego» sempre opposto ai familiari di incontrare i sanitari per avere informazioni sullo stato di salute del giovane, Alfano ha spiegato che «si è data applicazione all'accordo esistente con la Asl di Roma secondo cui nessuna informazione può essere data ai familiari senza l'autorizzazione del magistrato. Questo divieto può essere superato dall'autorizzazione firmata dal detenuto. Ma - ha aggiunto Alfano, citando informazioni pervenute dal ministero della Salute - da quanto si evince dalla documentazione Stefano Cucchi ha firmato per non autorizzare alla diffusione le informazioni sulle sue condizioni di salute ai familiari».

...informiamo Angelino Alfano, ex segretario di Berlusconi, ministro, che dal documento mostrato dal TgTre si evince che Stefano Cucchi non ha firmato un c.... Tafanus

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