Jessica è arrivata nel porto di Sydney dopo aver percorso 42.000 chilometri in 210 giorni in mare, battendo così il primato che apparteneva a un connazionale e risaliva al '99
Sydney, 15 maggio 2010 - La sedicenne australiana Jessica Watson è diventata la persona più giovane a completare il giro del mondo in barca a vela in solitario, senza scalo e senza assistenza. Dopo 210 giorni in mare e con 42.000 chilometri alle spalle, Jessica è arrivata nel porto di Sydney con la sua barca di 10 metri, "Ella's Pink Lady", battendo il primato che apparteneva al connazionale Jesse Martin che nel 1999 aveva circumnavigato il globo a 18 anni.
L’arrivo è stato ritardato di alcune ore per il mare mosso. Ad accogliere la giovane c’erano migliaia di fan che come milioni di australiani hanno seguito la sua impresa sul web. Jessica era partita da Sydney il 18 ottobre 2009 e aveva fatto rotta verso est, mantenendosi per lo più nell’emisfero orientale e doppiando le punte meridionali di America e Sudafrica. Un percorso abbreviato che, probabilmente, le costerà la mancata omologazione ufficiale del primato.
A giugno uscirà il suo libro "Jessica Watson-True Spirit", accompagnato da un tour pubblicitario in tutta l’Australia. L’impresa di Jessica, che martedì compirà 17 anni, è stata accompagnata da polemiche per la sua giovane età. Un viaggio analogo programmato da una tredicenne olandese era stato bloccato da un tribunale nei mesi scorsi. E un’altra sedicenne, l’americana Abby Sunderland, sta tentando di circumnavigare il globo in solitaria ma ha dovuto rinunciare a farlo senza assistenza perchè la sua barca ha avuto bisogno di riparazioni in Sudafrica.
Sul [Quotidiano.Net] le altre foto dell'impresa
Sydney, 15 maggio 2010 - La sedicenne australiana Jessica Watson è diventata la persona più giovane a completare il giro del mondo in barca a vela in solitario, senza scalo e senza assistenza. Dopo 210 giorni in mare e con 42.000 chilometri alle spalle, Jessica è arrivata nel porto di Sydney con la sua barca di 10 metri, "Ella's Pink Lady", battendo il primato che apparteneva al connazionale Jesse Martin che nel 1999 aveva circumnavigato il globo a 18 anni.
L’arrivo è stato ritardato di alcune ore per il mare mosso. Ad accogliere la giovane c’erano migliaia di fan che come milioni di australiani hanno seguito la sua impresa sul web. Jessica era partita da Sydney il 18 ottobre 2009 e aveva fatto rotta verso est, mantenendosi per lo più nell’emisfero orientale e doppiando le punte meridionali di America e Sudafrica. Un percorso abbreviato che, probabilmente, le costerà la mancata omologazione ufficiale del primato.
A giugno uscirà il suo libro "Jessica Watson-True Spirit", accompagnato da un tour pubblicitario in tutta l’Australia. L’impresa di Jessica, che martedì compirà 17 anni, è stata accompagnata da polemiche per la sua giovane età. Un viaggio analogo programmato da una tredicenne olandese era stato bloccato da un tribunale nei mesi scorsi. E un’altra sedicenne, l’americana Abby Sunderland, sta tentando di circumnavigare il globo in solitaria ma ha dovuto rinunciare a farlo senza assistenza perchè la sua barca ha avuto bisogno di riparazioni in Sudafrica.
Sul [Quotidiano.Net] le altre foto dell'impresa
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Tutti i miei amici conoscono il mio sconfinato amore per la vela. Eppure in questa storia di Jessica - ferma restando l'ammirazione per l'impresa sportiva - c'era qualcosa che mi suonava stonata, ma non riuscivo a metterla a fuoco. Poi, improvvisamente, è riaffiorata. Si tratta di un libro, che ho comprato oltre 30 anni fa, ed ho dovuto disseppellire dalla mia disordinatissima libreria. E' un libro-inchiesta scritto dal giornalista Renato Prinzhofer, e si intitola "Dossier Fogar".
E' un libro scritto da Pronzhofer subito dopo la tragedia della traversata del '78 col piccolo "Surprise", finita male per il compagno di viaggio di Fogar, Mauro Mancini, anti-eroe del mare, che profondamente conosceva, amava e rispettava. Mauro Mancini era un mito, fra i diportisti del Mediterraneo, perchè aveva scritto una serie di libri. che potremmo definire "portolani non ufficiali": piccoli tesori di informazioni pratiche sui trabocchetti del Mediterraneo, ma anche sulle sue infinite opportunità. Li avevamo tutti, in barca, e li chiamavamo familiarmente "i mancini", così come parlavamo dei bignami, del devoto-oli, del georges...
Come alcuni ricorderanno, l'avventura finì male. Il Surprise affondò per l'incontro non amichevole con un cetaceo (questa la versione di Fogar, della quale non abbiamo ragione di dubitare). I due trascorsero 74 giorni nell'autogonfiabile, prima di essere miracolosamente ritrovati, quando nessuno ormai li cercava più. Fogar, più giovane e forte, sopravvisse. Mauro, più provato, più debole, morì dopo due giorni.
Ambrogio Fogar non aveva ancora avuto l'incidente - che ebbe durante la Parigi-Dakar del '92, e che lo ridusse su una sedia a rotelle. Quindi Prinzhofer scrisse il suo libello, molto informato, libero da obblighi di pietà. Non fu un bel libro, per Fogar. Prinzhofer avanzò l'ipotesi che dopo la falla, se Fogar avesse subito chiamato i soccorsi, forse si sarebbero salvati. Ma c'era in ballo, come in quasi tutte le imprese di Fogar, un evento librario, o giornalistico, o televisivo, "prevenduto". (Nel caso specifico, una esclusiva per "Gente"). Insomma, l'analisi di Prinzhofer portò molti a pensare che gli scritti di Ambrogio non raccontassero le imprese, ma che fossero le imprese ad adeguarsi ai racconti.
Molti, troppi "guasti" alla radio, dopo i quali sistematicamente Fogar riappariva in aree molto lontane (forse troppo) da quelle dalle quali aveva avuto gli ultimi contatti radio. E' successo più volte in mare, è successo sulla banchisa polare quando col cane Armaduck era impegnato in un'impresa con esclusive già vendute. Ecco, quello che non mi veniva in mente, a spiegazione del mio disagio, era il "sistema Fogar", come descritto da Prinzhofer. Con tutto il rispetto per questa giovane, coraggiosa ragazza, mi lascia perplesso il fatto che un mese dopo la fine dell'impresa ci sia, già bell'e pronto, un libro che narra l'impresa stessa, e sia già pronto un "tour" mediatico attraverso l'Australia, paese nel quale la vela è quello che da noi è il calcio.
Il giro fatto dalla ragazza, giovanissima, è certamente una prova che richiede coraggio, preparazione, bravura. Ma c'è anche la passione? su questo, rimango col mio disagio, e coi miei dubbi, forse ingenerosi. Ma io ho vissuto nel mito di altri velisti:
Joshua Slocum: "...La sera del 24 aprile 1895, Slocum salpò con lo Spray da Boston senza una meta precisa. Tre anni, due mesi e due giorni dopo, il 27 giugno del 1898, dopo una traversata di circa 46.000 miglia, alle 01:00 gettò l’ancora a Newport. Aveva circumnavigato il globo, da est verso ovest, passando per lo stretto di Magellano e la Terra del Fuoco. Il suo terzo libro, "Solo intorno al mondo" ebbe un buon successo e permise a Slocum di acquistare la sua prima casa in terraferma. Come tutti i grandi miti della storia, la sua morte è avvolta nel mistero. Nel 1909, all'età di 65 anni, Joshua Slocum salpò per l'ultima volta con lo Spray verso le Indie Occidentali. Non arrivò mai. Né Joshua Slocum né lo Spray furono più ritrovati..."
Bernard Moitessier: "...proprio mentre stava organizzando un ambizioso viaggio, venne indetta dal Sunday Times nel 1968 la prima regata intorno al mondo in solitario, la Golden Globe Race, con partenza da un qualsiasi porto inglese e ritorno dopo aver passato i tre capi. Moitessier, titubante per il rischio di declassare una impresa eroica a semplice competizione sportiva, vista la posta in palio accettò e decise di partire da Plymouth il 22 agosto 1968. Dopo aver doppiato i tre capi e superato Knox che era partito con circa un mese di anticipo ed era sempre stato primo, con grande stupore del mondo intero, annunciò di non voler ritornare in Europa, abbandonando così la gara e le 5000 sterline del premio a vittoria praticamente sicura.
Proseguì quindi la rotta meridionale superando per la seconda volta il Capo di Buona Speranza e percorse un altro mezzo giro del mondo, senza scalo, fino a raggiungere il 21 giugno del 1969 dopo aver percorso 37455 miglia ( 69367 km ), Tahiti, nella Polinesia francese perché, come scrisse: «... perchè sono felice in mare, e forse anche per salvare la mia anima...»
Sir Francis Chichester: nato nel 1901, nel 1970, con una diagnosi di carcinoma polmonare, tenta di navigare 4000 miglia in 20 giorni, ma fallisce l’obiettivo di un giorno. In ogni caso riesce a percorrere 1000 miglia in 5 giorni, nel Mar dei Caraibi, dimostrando così che è possibile navigare oltre la soglia delle 200 miglia al giorno, ancor oggi un traguardo di tutto rispetto per monoscafi da crociera. Morirà due anni dopo, nel 1972.
(Note tratte da Wikipedia, e dai libri originali, editi dalla Mursia)
Ma Chichester è stato un mio mito anche per la sua capacità di prendersi in giro. Celebre una sua frase, sfuggitagli mentre carica casse di gin a bordo: «Ogni sciocco potrebbe fare il giro del mondo a vela, ma ci vuole un marinaio con gli attributi per riuscire a farlo da sbronzi»
Tafanus
E' un libro scritto da Pronzhofer subito dopo la tragedia della traversata del '78 col piccolo "Surprise", finita male per il compagno di viaggio di Fogar, Mauro Mancini, anti-eroe del mare, che profondamente conosceva, amava e rispettava. Mauro Mancini era un mito, fra i diportisti del Mediterraneo, perchè aveva scritto una serie di libri. che potremmo definire "portolani non ufficiali": piccoli tesori di informazioni pratiche sui trabocchetti del Mediterraneo, ma anche sulle sue infinite opportunità. Li avevamo tutti, in barca, e li chiamavamo familiarmente "i mancini", così come parlavamo dei bignami, del devoto-oli, del georges...
Come alcuni ricorderanno, l'avventura finì male. Il Surprise affondò per l'incontro non amichevole con un cetaceo (questa la versione di Fogar, della quale non abbiamo ragione di dubitare). I due trascorsero 74 giorni nell'autogonfiabile, prima di essere miracolosamente ritrovati, quando nessuno ormai li cercava più. Fogar, più giovane e forte, sopravvisse. Mauro, più provato, più debole, morì dopo due giorni.
Ambrogio Fogar non aveva ancora avuto l'incidente - che ebbe durante la Parigi-Dakar del '92, e che lo ridusse su una sedia a rotelle. Quindi Prinzhofer scrisse il suo libello, molto informato, libero da obblighi di pietà. Non fu un bel libro, per Fogar. Prinzhofer avanzò l'ipotesi che dopo la falla, se Fogar avesse subito chiamato i soccorsi, forse si sarebbero salvati. Ma c'era in ballo, come in quasi tutte le imprese di Fogar, un evento librario, o giornalistico, o televisivo, "prevenduto". (Nel caso specifico, una esclusiva per "Gente"). Insomma, l'analisi di Prinzhofer portò molti a pensare che gli scritti di Ambrogio non raccontassero le imprese, ma che fossero le imprese ad adeguarsi ai racconti.
Molti, troppi "guasti" alla radio, dopo i quali sistematicamente Fogar riappariva in aree molto lontane (forse troppo) da quelle dalle quali aveva avuto gli ultimi contatti radio. E' successo più volte in mare, è successo sulla banchisa polare quando col cane Armaduck era impegnato in un'impresa con esclusive già vendute. Ecco, quello che non mi veniva in mente, a spiegazione del mio disagio, era il "sistema Fogar", come descritto da Prinzhofer. Con tutto il rispetto per questa giovane, coraggiosa ragazza, mi lascia perplesso il fatto che un mese dopo la fine dell'impresa ci sia, già bell'e pronto, un libro che narra l'impresa stessa, e sia già pronto un "tour" mediatico attraverso l'Australia, paese nel quale la vela è quello che da noi è il calcio.
Il giro fatto dalla ragazza, giovanissima, è certamente una prova che richiede coraggio, preparazione, bravura. Ma c'è anche la passione? su questo, rimango col mio disagio, e coi miei dubbi, forse ingenerosi. Ma io ho vissuto nel mito di altri velisti:
Joshua Slocum: "...La sera del 24 aprile 1895, Slocum salpò con lo Spray da Boston senza una meta precisa. Tre anni, due mesi e due giorni dopo, il 27 giugno del 1898, dopo una traversata di circa 46.000 miglia, alle 01:00 gettò l’ancora a Newport. Aveva circumnavigato il globo, da est verso ovest, passando per lo stretto di Magellano e la Terra del Fuoco. Il suo terzo libro, "Solo intorno al mondo" ebbe un buon successo e permise a Slocum di acquistare la sua prima casa in terraferma. Come tutti i grandi miti della storia, la sua morte è avvolta nel mistero. Nel 1909, all'età di 65 anni, Joshua Slocum salpò per l'ultima volta con lo Spray verso le Indie Occidentali. Non arrivò mai. Né Joshua Slocum né lo Spray furono più ritrovati..."
Bernard Moitessier: "...proprio mentre stava organizzando un ambizioso viaggio, venne indetta dal Sunday Times nel 1968 la prima regata intorno al mondo in solitario, la Golden Globe Race, con partenza da un qualsiasi porto inglese e ritorno dopo aver passato i tre capi. Moitessier, titubante per il rischio di declassare una impresa eroica a semplice competizione sportiva, vista la posta in palio accettò e decise di partire da Plymouth il 22 agosto 1968. Dopo aver doppiato i tre capi e superato Knox che era partito con circa un mese di anticipo ed era sempre stato primo, con grande stupore del mondo intero, annunciò di non voler ritornare in Europa, abbandonando così la gara e le 5000 sterline del premio a vittoria praticamente sicura.
l'ultimo Gypsy Moth di Chichester
Sir Francis Chichester: nato nel 1901, nel 1970, con una diagnosi di carcinoma polmonare, tenta di navigare 4000 miglia in 20 giorni, ma fallisce l’obiettivo di un giorno. In ogni caso riesce a percorrere 1000 miglia in 5 giorni, nel Mar dei Caraibi, dimostrando così che è possibile navigare oltre la soglia delle 200 miglia al giorno, ancor oggi un traguardo di tutto rispetto per monoscafi da crociera. Morirà due anni dopo, nel 1972.
(Note tratte da Wikipedia, e dai libri originali, editi dalla Mursia)
Ma Chichester è stato un mio mito anche per la sua capacità di prendersi in giro. Celebre una sua frase, sfuggitagli mentre carica casse di gin a bordo: «Ogni sciocco potrebbe fare il giro del mondo a vela, ma ci vuole un marinaio con gli attributi per riuscire a farlo da sbronzi»
Tafanus
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