lunedì 6 dicembre 2010

Requiem per la morte del Popolo Viola

Tafanus ...avremmo potuto stupirvi con effetti speciali.. per esempio titolando "Noi l'avevamo detto", e linkando alcune decine di nostri posts di un anno fa, a dimostrazione dell'assunto.... Abbiamo rinunciato, non solo perchè sarebbe stata una cosa antipatica ed inelegante, Abbiamo utilitaristicamente scelto di far cantare la messa da Requiem a chi il Popolo Viola aveva linkato, promosso, sostenuto, pompato, sopravvalutato: il "Fatto Quotidiano", che ancora oggi, nel cantare la messa in suffragio del PV, non rinuncia, come si fa col "caro estinto", ad esaltare post mortem qualità che il defunto non ha mai avuto in vita. Per esempio riprendendo la fola del movimento "nato dal basso", ampiamente smontata per acta, già dal novembre 2009, da questo blog. Oppure moltiplicando per tre volte e mezza le cifre di partecipazione dell'anno scorso fornite dalla questura, o per due volte e mezza le cifre della Reuter...

Peccati veniali... comprensibili debolezze umane. Ma non è il caso di infierire. Non possiamo pretendere che i "talent scouts" del PV formato 2005 possano, all'improvviso, confessare che un anno fa avevano scambiato dei ronzini per dei purosangue. Diamo ai talent scouts il tempo di metabolizzare l'errore, e intanto incassiamo l'articolo odierno di Federico Mello sul [Fatto Quotidiano], con la stessa malcelata soddisfazione con la quale avevamo già incassato la discesa dal carro di MicroMega, un paio di mesi fa. Cavallo che perde, si cambia... Tafanus

 La triste parabola del popolo viola

Un anno fa in piazza San Giovanni a Roma arrivarono 300mila persone (sic). Era il No B. Day, il primo, lanciato all’indomani della bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale.

La richiesta del No Berlusconi Day al governo era chiara: dimissioni. Organizzandosi su Internet, e in particolare su Facebook, semplici cittadini, militanti della sinistra e dei partiti, riempirono Roma del colore viola. Fu una battaglia vinta su più fronti: l’autorganizzazione dal basso senza mezzi economici (sic!); la voglia di essere in piazza contro il governo in un periodo in cui Berlusconi era fortissimo; la scelta stessa del viola che si rivelò vincente: diventò un collante tra persone di età, provenienza geografica e credo politico diverso.

Oggi, 365 giorni dopo, cosa rimane di quell’onda viola? A guardare la “convention” che si è celebrata ieri a Roma per il primo anniversario della manifestazione, rimane molto poco – e quel poco che rimane è molto poco stimolante.

Al Teatro Vittoria, nel cuore del quartiere Testaccio, si sono ritrovati un centinaio di militanti. Ma se sul palco del No B. Day i politici non furono fatti salire – il “mattatore” della giornata fu Salvatore Borsellino – un anno dopo, la convention è tutta per loro, i politici (e molti di questi, con rispetto parlando, non solo sono già visti e stravisti nel panorama nazionale, ma anche in aperta contraddizione gli uni con gli altri).

Al netto di Di Pietro e di Vendola che sono intervenuti via Webcam, e al netto di un ottimo intervento di Beppe Giulietti, il palco di oggi è stato tutto per Marco Ferrando del Partito Comunista dei lavoratori; Angelo Bonelli dei Verdi; Marco Staderini dei Radicali; Oliviero Diliberto del Pdci; Vincenzo Vita del Pd. Si è fatto vedere anche Marco Pannella che ha cazzeggiato tutto il tempo senza spiegare se i suoi radicali sono davvero intenzionati – come ventilato nei  giorni scorsi – a votare la fiducia al morente governo Berlusconi. La platea non ha fatto mancare applausi ad ognuno, al diavolo e all’acqua santa, al comunista e al liberista (...quando si dice avere le idee chiare... NdR)

Da sottolineare, infine, come in apertura della mattinata, i viola abbiamo presentato un sondaggio Ipr Marketing sulla loro composizione intera: intorno a questo benedetto sondaggio è ruotata tutta la convention, tutte le domande ai relatori. La fiducia di questo movimento spontaneo in un banale sondaggio, con tanto di slide e torte, come nessun partito politico oggi si sognerebbe di fare, appare un ulteriore segnale di confusione e di mancanza di idee.

Il teatro Vittoria, oggi, ci consegna una proposta viola che appare una poltiglia, anzi, una polpetta, un polpettone non in grado di esprimere né idee né visioni politiche autonome, né tanto meno di farsi bandiera dell’innovazione e di numerose istanze del paese (a cominciare da quelle dei giovani e degli universitari).

In tanti, compreso chi scrive, credono che Internet sia una strumento straordinario per diffondere conoscenza e informazione (e wikileaks lo dimostra). Ma forse è stata eccessiva – e faccio anche un mea culpa – la fiducia cieca in uno strumento reticolare e orizzontale per creare un’alternativa e una politica credibile (...alla buonora...)

Se il protagonismo dei troll vieni trasferito di sana pianta dai siti web ai teatri; se non ci sono spazi per il confronto democratico sulla base di regole comuni; se non ci sono luoghi e riti ufficiali di dibattito e deliberazione, il risultato finale rischia di essere la poltiglia, appunto, il polpettone.

Dovremmo forse capire come usare al meglio Internet per migliorare la politica, non per appiattirla e annacquarla fino a distruggerla. Siamo ancora in tempo per rifletterci. E il contributo generoso dei viola può essere una prima esperienza, ormai al capolinea, per capire gli inevitabili errori commessi e ripartire su basi più solide.

Federico Mello

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