Ancora oggi, reo di aver riportato la notizia di grillini doc che abbandonano il guru, mi sono beccato i rimbrotti di qualcuno, con argomentazioni di questo tipo: "Grillo è un cazzaro? sarà... ma che dire di quelli che hanno certificato che Ruby fosse la nipotina di Mubarak?".
Parli di un Arcangelo Vendicatore che poi tira su qualche milione di euro all'anno sulla vendita di spillette ai gonzi e su sette anni di evasione fiscale, e la risposta qual'è? "Si, ma io vedo anche altri far soldi". E comunque mi è simpatico..."
E va bbè.... Se il fatto che Vallanzasca facesse le rapine giustifica anche la Banda della Magliana, siamo messi bene... Oggi apro (con ritardo) Repubblica, e leggo la domenicale articolessa di Eugenio Scalfari, di cui vorrei riportare pochi brani scelti. Faziosamente scelti:
DITO medio per lo "spread" e dito medio per il mercato. Dito medio per le banche e dito medio per la Tav. E infine dito medio per la politica, i partiti, la casta. La Repubblica parlamentare deve scomparire e deputati e senatori insieme con lei. Il popolo sovrano non delega ma decide direttamente con lo strumento del referendum. L'amministrazione sarà gestita a turno dai cittadini. Se è vero che lo Stato siamo noi, applichiamo questa affermazione radicalmente: sei mesi a rotazione di servizio volontario dietro le scrivanie dei ministeri, a tutti i livelli territoriali e gerarchici previo esame di apposite commissioni di controllo scelte anch'esse dal popolo sovrano.
Vi assicuro che non sto inventando nulla, semplicemente sto descrivendo la visione della società futura auspicata da alcuni veggenti che riscuotono un discreto consenso, specie tra i giovani, ma non soltanto. Il movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo è orientato più o meno in questa direzione; i movimenti favorevoli ai "beni comuni" anche; le varie "piazze pulite" pure, Sabina Guzzanti compresa. Il grande partito dei non votanti e degli indecisi condivide e sceglie l'indifferenza, i fatti propri e non quelli degli altri. Ma anche la falange dei corrotti e dei corruttori, anche le lobby che pullulano.
Le mafie vere e proprie no, loro sono un'altra cosa, le affiliazioni e le iniziazioni sono una cosa seria, le regole e i codici mafiosi sono fatti rispettare a colpi di lupara. I nemici però sono comuni: lo Stato, le istituzioni, la legalità. Istituzioni e Stato debbono essere occupati oppure smantellati. In realtà queste due operazioni procedono di pari passo; fino a tre mesi fa erano entrati nella fase decisiva. Ma poi, quasi all'improvviso, quella metà del Paese che aborre questo modo di pensare e di fare ha avuto un sussulto di resistenza ed è riuscita a invertire la tendenza [...]
Nella sua voglia di sintesi, Scalfari dimentica di onorare con una sua citazione un mare di cazzari in servizio permanente effettivo: si dimentica dei Piero Ricca, dei Gianfranco Mascia, dei rottamatori alla Matteo Renzi & Giorgio Gori, dei Mario Adinolfi, dei Paolo Flores d'Arcais, dei Giulietto Chiesa, dei Nichi Vendola... L'elenco sarebbe lungo, ma non si può parlare di mezza Italia.
Ma andand avanti, scopro con piacere che Scalfari, pur essendo costituzionalmente un ammiratore del montismo, non lo è senza se e senza ma, "a tutto tonto": conserva la capacità di distinguere le cose buone dagli errori. E' ciò che distingue un analista politico da un acritico (ed interessato) ammiratore full-time - senza se e senza ma - alla Pierferdi Casini, impegnatissimo a tirare per la giacchetta Mario Monti (ma dove crede di portarlo, nell'UDC di Cuffaro???). Ma continuiamo con brani dell'analisi di Scalfari:
[...] Il processo è lungo e complicato, impone un grande senso di responsabilità, comporta sacrifici per tutti, può indurre in errori e in incidenti di percorso, ma l'obiettivo è di tale importanza da mobilitare tutti coloro che hanno in mente un altro destino per l'Italia e per l'Europa. Noi siamo con loro e speriamo di farcela.
Cominciamo dallo spread, parola ormai entrata nel vocabolario comune. Cento giorni fa quotava 550 punti, venerdì scorso è sceso a 275, si è esattamente dimezzato. Questo significa che i tassi d'interessi (il rendimento dei titoli) sono scesi dal 7 e mezzo al 4 e mezzo per cento. Scenderà ancora e ne avranno beneficio le imprese, la produzione, l'occupazione [...]
(Qualcuno avverta Di Pietro, Vendola, e gli inutili patani. Forse non posseggono una calcolatrice, altrimenti capirebbero che 275 punti-base in meno sulla montagna di 1939 miliardi di € di debito consolidato significano, a regime, minori costi annuali per interessi di circa 50 miliardi all'anno (o, per chi ama ancora ragionare in lire, di circa 100.000 miliardi di lire. NdR)
[...] Quanto alla politica il 6 maggio andranno a votare per Comuni e Province quasi cinque milioni di elettori. La campagna elettorale per le politiche comincerà di fatto dal prossimo ottobre. Segnalo al presidente del Consiglio un errore di valutazione da lui compiuto nell'ampio discorso tenuto ieri al convegno promosso dalla Confindustria. Ha detto che il suo governo di tecnici non deve affrontare le elezioni e questo gli consente provvedimenti impopolari.Di solito c'è molta retorica su questa parola, si esalta il pregio dei provvedimenti impopolari ma il pregio non è automatico. Se si spremono i deboli oltre la tollerabilità e proporzionalmente si risparmiano i ricchi, l'impopolarità non è un pregio ma un grave errore che, se fosse commesso, potrebbe forse non interessare i tecnici ma certamente colpirebbe i partiti che li sostengono in Parlamento.
Un altro errore - di omissione ma non meno rilevante - ci sembra di aver trovato nel discorso di Monti. Riguarda il suo incontro con Marchionne. Un governo democratico e liberale non può e non deve dire al manager di un'industria privata ciò che deve fare, ma deve chiaramente dirgli ciò che non può fare. Nella fattispecie non può ledere i diritti dei lavoratori suoi dipendenti. Quei lavoratori hanno diritto di essere rappresentati in fabbrica. Si tratta di un diritto inalienabile e non può esser impunemente calpestato. Non condivido quasi nulla della "narrazione ideologica" di Landini, ma su questo punto ha piena ragione.
La riforma del lavoro va fatta e le linee fino a ieri esposte da Elsa Fornero sembrano meritevoli di consenso: flessibilità in entrata puntando soprattutto sul contratto di apprendistato, flessibilità in uscita quando vi siano ragioni economiche, possibile arbitrato d'un organo terzo che indaghi sull'esistenza di quelle motivazioni, ammortizzatori sociali che tutelino tutti i disoccupati senza eccezioni. Le tutele non possono essere eterne ma neppure troppo brevi, salvo quando il mercato del lavoro abbia ritrovato una dinamica accettabile. Ottima l'idea di concedere un indennizzo di quattro anni ai lavoratori con la pensione a quattro anni dalla scadenza. Non si parla più di una drastica diminuzione dei contratti "atipici" bisognerebbe invece tornare a parlarne.
Era in vista una "manutenzione" dell'articolo 18 limitata all'abolizione del reintegro obbligatorio del posto di lavoro lasciando all'apprezzamento del giudice la decisione d'un congruo indennizzo. La Cgil sembra abbia mutato la sua posizione su questa materia. Se così fosse, questo sarebbe un errore del sindacato [...]
Bene: su questo Scalfari non la pensa come il prode Pietro Ichino, né come qualche suo piccolo epigono in 16mo, innamorato dei vasetti di vasel(l)ina. Il moderato Scalfari giudica un errore affidare al giudizio di un pretore la scelta fra indennizzi e reintegri, che deve essere regolata per legge. Dal famigerato art. 18. Oggi la scelta eventuale di optare per un risarcimento al posto del reintegro è delegata all'autonoma trattativa fra le parti, e non, per legge, alla decisione di un pretore. Il pretore deve solo statuire se ci sia stata o meno una giusta causa per il licenziamento. Punto. Scalfari bacchetta (e fa bene) persino la Camusso, che ha dichiarato la sua disponibilità a mettere in discussione questo sacrosanto principio, senza per il momento aver avuto in cambio né cifre, né puntuali dichiarazioni d'intenti. Troppa fretta, Cara Camusso
P.S.: il nostro vasel(l)inofilo ufficiale, alla mia terza richiesta di commentare il dato che finora il reintegro ha riguardato solo lo 0,0003% dei lavoratori all'anno, mi chiede: "ma allora, se i numeri sono questi, perchè c'è tanto accanimento da parte del governo e della confindustria sul tema dell'art. 18"?
Caro giuslavorista della mutua, non deve chiedere a me. Deve chiedere a chi si è incanaglito su questa battaglia idiota. Prima Sacconi, Berlusconi e la Marcegaglia, adesso Monti, la Fornero e la Marcegaglia. Con Sacconi abbiamo perso un anno a parlare di questa minchiata, adesso si mette sulla stessa strada il governo Monti-Fornero, appoggiato senza neanche sapere perchè da "porgitori di seconda chiappa". Io non posso che dare un consaiglio alla Marzullo: "Si faccia delle domande, si dia delle risposte, e poi fuori dai coglioni". Tafanus.
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