Il Montenegro è indipendente - La Serbia accetta la separazione - I risultati della Commissione elettorale: sì col 55% dei voti - Il presidente serbo riconosce il voto del referendum
(da Repubblica.it)
PODGORICA - Con il 55,5% dei voti, il popolo di Montenegro ha detto sì all'indipendenza dalla Serbia e alla fine dell'ultimo Stato unitario tra republiche ex jugoslave. Lo confermano i dati finali dello spoglio delle schede del referendum di domenica, resi noti oggi dalla commissione elettorale dopo il riconteggio dei verbali di 37 seggi residui (su circa 1.120) contestati dall'opposizione unionista.
L'indipendenza sancita dal referendum è stata accettata dal presidente serbo, Boris Tadic, nella prima reazione ufficiale al voto. "Come presidente della Serbia accetto i risultati preliminari ufficiali annunciati dalla commissione'', ha detto Tadic in conferenza stampa a Belgrado.
Nel giorno in cui la commissione elettorale ha confermato la vittoria degli indipendentisti il presidente della Serbia-Montenegro, Svetozar Marovic, ha annunciato che si dimetterà la prossima settimana. "Andrò a Belgrado per presiedere l'ultima sessione del Consiglio dei ministri e poi mi dimetterò da presidente", ha dichiarato Marovic.
Intanto la festa per l'indipendenza è durata fino all'alba. E tra balli, spari, brindisi e luci, la piccola città montenegrina, oggi capitale di un nuovo Stato, pareva illuminata a giorno. Il Montenegro comincia ora la marcia per formalizzare il suo status. Presto una Costituzione rinnovata e in autunno le elezioni. Anche se di pochi decimali, Montenegro ha superato la soglia del 55 per cento fissata dall'Unione Europea per riconoscere la secessione dalla Serbia.
L'indipendenza sancita dal referendum è stata accettata dal presidente serbo, Boris Tadic, nella prima reazione ufficiale al voto. "Come presidente della Serbia accetto i risultati preliminari ufficiali annunciati dalla commissione'', ha detto Tadic in conferenza stampa a Belgrado. Nel giorno in cui la commissione elettorale ha confermato la vittoria degli indipendentisti il presidente della Serbia-Montenegro, Svetozar Marovic, ha annunciato che si dimetterà la prossima settimana. "Andrò a Belgrado per presiedere l'ultima sessione del Consiglio dei ministri e poi mi dimetterò da presidente", ha dichiarato Marovic.
Intanto la festa per l'indipendenza è durata fino all'alba. E tra balli, spari, brindisi e luci, la piccola città montenegrina, oggi capitale di un nuovo Stato, pareva illuminata a giorno. Il Montenegro comincia ora la marcia per formalizzare il suo status. Presto una Costituzione rinnovata e in autunno le elezioni. Anche se di pochi decimali, Montenegro ha superato la soglia del 55 per cento fissata dall'Unione Europea per riconoscere la secessione dalla Serbia.
Secondo le cifre fornite oggi dal presidente e garante della commissione elettorale, il diplomatico slovacco indicato dall'Ue Frantisek Lipka, i no si sono fermati al 44,5%: 11 punti tondi in meno rispetto al partito degli indipendentisti. L'affluenza alle urne è stato alto, oltre l'86% dei 485.000 aventi diritto. Nei prossimi giorni sono previsti altri controlli di rito - vi sono tre giorni di tempo pr ulteriori eventuali contestazioni formali - ma il risultato appare ora un punto fermo, anche perché Lipka ha sottolineato l'accuratezza del calcolo, precisando che è stata la stessa commissione centrale a scrutinare sotto la sua responsabilità i i 37 seggi controversi, concentrati nella capitale Podgorica, dopo che a livello locale i rappresentanti di lista non erano riusciti a mettersi d'accordo.
Uno scrutinio che ha attribuito nei seggi in questione una prevalenza di voti indipendentisti superiore rispetto alla media nazionale (oltre il 56%). Interpellato sulla possibilità di un riconteggio generale dei voti, evocato dall'opposizione unionista, il diplomatico slovacco ha tagliato corto, affermando che la commissione finora "non ha ricevuto obiezioni" tali da giustificarlo.
Il destino finale dei dati - completi, ma considerati formalmente ancora preliminari in attesa della pubblicazione ufficiale - è quello di essere trasmessi al Parlamento locale, a cui spetterà la proclamazione dell'indipendenza, attesa a inizio giugno.
Uno scrutinio che ha attribuito nei seggi in questione una prevalenza di voti indipendentisti superiore rispetto alla media nazionale (oltre il 56%). Interpellato sulla possibilità di un riconteggio generale dei voti, evocato dall'opposizione unionista, il diplomatico slovacco ha tagliato corto, affermando che la commissione finora "non ha ricevuto obiezioni" tali da giustificarlo.
Il destino finale dei dati - completi, ma considerati formalmente ancora preliminari in attesa della pubblicazione ufficiale - è quello di essere trasmessi al Parlamento locale, a cui spetterà la proclamazione dell'indipendenza, attesa a inizio giugno.
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...non è fantastico? la Serbia accetta di perdere un pezzo del territorio, sulla base di un referendum vinto dai separatisti con lo 0,5% di voti in più del quorum necessario, fissato al 55%. Dopo un primo, timido tentativo di imitare Silvio e chiedere la "riconta" dei voti, in 24 ore si sono democraticamente rassegnati alla sconfitta, ed hanno riconosciuto la regolarità del referendum. Eppure perdono qualcosa in più dei una tornata elettorale: perdono un pezzo di territorio, e lo perdono irreversibilmente....
...da noi, Silvio continua a straparlare di "riconta", di "brogli", e di analogo pattume, mentre persino uno come La Russa (il che è quanto dire) inizia a dissociarsi. Ci viene in mente una vecchia aspirazione di D'Alema, che auspicava che l'Italia diventasse almeno un paese normale... beh... chiedere che l'Italia diventi un paese normale è eccessivo, però chiedere che diventi un paese il cui livello di democrazia si avvicini a quello della Serbia, non ci sembrerebbe richiesta eccessiva...
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...diceva, credo, Ennio Flaiano: "...tentare di educare gli italiani non è impossibile; è inutile..." Aveva già conosciuto il Cipria?
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