...niente di organico... un pot-pourri di sensazioni, buttate giù a caldo...
...arrivo all'inizio di via Melzo con molto anticipo. Rallento il passo, per far scorrere il tempo. E tuttavia, quando arrivo alla redazione del Diario, c'è già un sacco di gente che aspetta. Facce note, facce sconosciute. Un incredibile miscuglio di età. Non mi aspettavo di vedere così tanti giovani...
...la prima persona che mi tocca salutare è Ada, la sorella di Beppe. Metto in funzione i miei occhiali da cieco, formato casco integrale. La moglie rimane defilata, quasi a voler schivare la valanga d'affetto che le precipita addosso. I figli sono travolti dall'affetto di tutti...
... mi faccio forza; vado a salutare Enrico Deaglio, defilato, ci abbracciamo in silenzio, senza quasi scambiare una parola. la "scena" della cerimonia è quanto di più laico e spoglio si possa immaginare: il grandissimo cortile su cui si affaccia la redazione del Diario; due cavalletti sui quali sarà poggiata la bara in arrivo; un trespolo con un'unica foto di Beppe, reiterata tante volte...
...quando arriva la bara, c'è molta compostezza. Che strano... si fa fatica a pensare che in quella cassa ci sia un uomo che è stato tuo amico, che solo qualche giorno fa pedalava spensierato sul lungolago di Lecco...Poi guardi i figli, la moglie la sorella, e ti rendi conto di cosa dev'essere stata quella giornata per loro. Chi li avrà informati? come? Chi e come avrà detto loro che non avevano più un marito, un fratello, un padre, un collega di mille battaglie?...
...inizia la triste sequenza delle rievocazioni. Tante persone che raccontano le loro esperienze umane condivise con Beppe. Inizia il padrone di casa, Enrico Deaglio. Svolge benissimo il suo compito, senza un tremito nella voce. Sembra fatto di calcestruzzo. Poi, però, quando ascolterà le rievocazioni altrui, "mollerà" anche lui. Non avevo messo in bilancio di dover vedere delle lacrime solcare la barba grigia di Enrico...
...Beppe e "l'etica della professione", rievocata da Enrico. I quattro ingredienti che servono per essere un buon giornalista: "occ, gamb. bus de cu, memoria" (occhio, gambe, culo, memoria). In un giornalismo fatto di internet, di taglia, copia, incolla, di un supermarket in cui trovi di tutto, tranne che un serio controllo di qualità, senti parole ed ingredienti d'altri tempi...
...quanta gente, che ha qualcosa da dire... entro quel cortile stracolmo di gente, scorre tutta la sua vita. l'Unità, il Diario, la TV di "Milano, Italia", la Luben, i documentari, le lotte... Beppe era un grande casinista. Viaggiava a pezzettini di carta, ritagli di tutto, appunti che spesso neanche lui riusciva a ritrovare, ma aveva davvero una grande memoria. E una grande curiosità. A volte era assolutamente imprevedibile. Come quella volta che mi mandò una email all'una di notte per chiedermi "come si vive a Bernareggio? quanto costano le case?" Oppure come la volta che, parlando con un amico, confessò, fra il serio e il faceto, che, per quando la sua vita fosse finita, aveva una sola ambizione: quella che gli dedicassero un piccolo busto non al Pincio, ma nei giardinetti di Vimercate... Cazzeggio puro. Chi potrebbe pensare seriamente a queste cose, a 57 anni?...
... Beppe ricordato da amici che gli dicevano "brutto pirla, troppo lavoro, e troppa bicicletta... " e ricordato con commozione da quello scricciolo di Barbara Pollastrini, che Beppe chiamava alternativamente "Barbie" o "tusa" (ragazza, in lumbard). La "tusa", legata da grandissimo affetto a tutta la famiglia, che rivedrò nei prossimi giorni per una chiacchierata a freddo su Beppe e sul resto, spero...
...che strano... Ada, che prima della cerimonia era una cascata del Niagara, man mano che il ritratto di Beppe riaffiora nel ricordo di amici, parenti, colleghi, sembra quasi ritrovare un po' di serenità. Forse capisce di quanta stima, di quanta amicizia fosse circondato il suo Beppe... Forse realizza che chi si è costruito un simile castello di valori intorno, non sarà mai "morto del tutto"...
...qualcuno del clan mi chiede di raccontare anche la mia. Declino. No, grazie. Non potrei. Mi conosco. La mia la racconterò con calma, per iscritto, cosa che posso fare al riparo da occhi indiscreti... Incontro Giusy, che mi presta la sua macchinetta digitale, giusto per fare qualche foto dell'"ultima volta", poi si chiude. Esco. Vado nel primo baretto che trovo a mangiare un panino. Al tavolino accanto, due signore cogli occhi arrossati. Sono di Firenze. Erano venute apposta, per dare l'ultimo saluto a Beppe...
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